Author: Marco De Giuli

Technology

Wi-Fi 7, la scommessa di Qualcomm

Rispetto all’attuale Wi-Fi 6, il Wi-Fi 7 vuole offrire più velocità e capacità, con una latenza dimezzata.

Negli ultimi mesi hanno iniziato a comparire router e dispositivi compatibili con il nuovo standard Wi-Fi 6E, ma già si parla di Wi-Fi 7. In realtà le specifiche di quest’ultimo devono ancora essere approvate dall’ente IEEE (si parla di maggio 2022) e i primi dispositivi sono attesi per il 2024. Il nuovo standard risponderà al nome IEEE 802.11be. Nel frattempo c’è dunque spazio per il Wi-Fi 6E, la cui novità principale sta nell’introduzione della banda aggiuntiva a 6 GHz, a fianco di quelle tradizionali da 5 e 2,4 GHz. Una possibilità in più che serve soprattutto a decongestionare il traffico di rete, non tanto ad aumentare la velocità delle singole connessioni.

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Prestazioni mai viste prima

Qui entra in gioco Wi-Fi 7, che promette prestazioni mai viste prima, inizialmente nell’ordine dei 6 Gbps ma con possibilità di arrivare anche a 40 Gbps, in aggiunta a una latenza più bassa e a un’efficienza superiore. Per ottenere lo scopo, Wi-Fi 7 prevede l’uso di un canale a 320 MHz nello spettro dei 6 GHz, combinando due canali a 160 MHz, quindi con un raddoppio delle prestazioni rispetto a uno singolo che è quello che può al massimo utilizzare lo standard Wi-Fi 6E. Le capacità multi-link di Wi-Fi 7 possono essere usate anche in modalità switching, lavorando indifferentemente sulle bande a 2,4, 5 e 6 GHz. Il dispositivo client inizia un trasferimento dati su una banda disponibile, per poi passare a un’altra prima di iniziare un secondo trasferimento.

Il chip Qualcomm FastConnect 7800 sarà la prima soluzione Wi-Fi 7 ad arrivare sul mercato. Supporta il canale a 320 MHz per una velocità teorica di 5,8 Gbps.

Questo serve a ridurre la latenza e decongestionare il traffico di rete, liberando risorse per altri dispositivi che magari non riescono a effettuare lo stesso “trucco”. Sottolineiamo che Wi-Fi 7 è compatibile con tutti gli standard precedenti.

Wi-Fi 7 1
La tecnologia Wi-Fi 7 può lavorare in modalità multi link in aggregazione o in maniera alternata, nel primo caso unendo due bande anche a frequenza diversa (5 e 6 GHz, per esempio).
Wi-Fi 7 2
Nel secondo caso utilizzando l’una o l’altra a seconda della situazione ambientale, migliorando l’efficienza e decongestionando la rete.

Gestione delle interferenze

C’è una migliore gestione delle interferenze nel Wi-Fi 7 grazie alla tecnica Preamble Puncturing, che isola le porzioni di canale con disturbi continuando a operare su quelle contigue; la velocità di trasferimento dati sarà leggermente ridotta ma la connessione sarà più stabile. Viene introdotta la modulazione 4096-QAM, teoricamente presente su Wi-Fi 6E e ora pienamente sfruttata nel Wi-Fi 7, più una serie di ottimizzazioni a carico della tecnologia Mu-Mimo.

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Software

Avg Driver Updater: pc sempre in buona salute

Avg Driver Updater offre strumenti e funzioni che permettono di mantenere aggiornate le periferiche di sistema.

L’aggiornamento dei driver costituisce una tappa fondamentale per avere un Pc sempre in buona salute. Di contro, la presenza di uno o più driver obsoleti può causare problemi nelle prestazioni o nell’affidabilità, rischiando di compromettere l’operatività quotidiana. Questo non solo in termini di velocità, ma anche di sicurezza, considerando che un driver non aggiornato può essere vulnerabile e quindi offrire un punto di accesso a un eventuale attacco virale. Appare allora evidente quanto sia importante disporre di un software che si preoccupi di scansionare il sistema con l’obiettivo di aggiornare automaticamente i driver. Avg Driver Updater è stato progettato proprio per questo scopo. Forte di un archivio che può contare su oltre 1.300 produttori di hardware, promette la piena affidabilità.

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Operazioni con i driver

Avg Driver Updater analizza periodicamente lo stato dell’arte e poi fornisce all’utente un resoconto dettagliato della situazione. L’installazione dell’applicativo è semplice, ed è disponibile anche una versione di prova gratuita, utile per testarne l’interfaccia e le funzioni.

Scansiona

Avg Driver Updater
Completata l’installazione, l’utente inizia a familiarizzare con l’interfaccia dell’applicativo, assai intuitiva. Il primo passo da compiere consiste
nel fare clic su Scansiona driver per avviare il processo di verifica.

Completata l’installazione, il primo passo consiste nel fare clic su Scansiona driver per avviare il processo di verifica. Trascorsi pochi secondi si ottiene il risultato dell’analisi, con il responso che riporta il numero dei driver obsoleti individuati nel sistema, con il relativo elenco delle anomalie riscontrate. Accanto a ogni voce sono presenti una casella di selezione, un’icona per identificare la tipologia del driver (audio, Usb, sistema e così via) e il collegamento Mostra dettagli che permette di accedere a una nuova schermata popup in cui poter approfondire la versione, l’autore e la data di rilascio del driver di riferimento tra quello più aggiornato e quello che invece è installato sul sistema, allo scopo di offrire all’utente tutte le informazioni importanti. Le azioni che l’utente può compiere sono di fatto tre: aggiornare il driver corrente, ignorare l’aggiornamento o escludere il driver da eventuali nuove ricerche.

Aggiorna

Avg Driver Updater oboleti
Il risultato dell’analisi mostra il responso del processo, con il numero dei driver analizzati e, tra questi, l’elenco dei driver obsoleti individuati sul sistema.
Il pulsante Aggiorna selezionati comanda l’avvio dell’operazione di upgrade.

L’attivazione della procedura di aggiornamento, singolarmente per un singolo driver o in maniera massiva, ha luogo attraverso il pulsante Aggiorna selezionati. Parte così un processo la cui durata dipende ovviamente dalla complessità dell’operazione, legata a variabili tra cui il numero e la tipologia dei driver da aggiornare. Ciò che viene raccomandato all’utente è di seguire ogni eventuale indicazione del programma e riavviare il Pc nel corso dell’operazione solo se espressamente indicato a video. In alcuni rari casi, potrebbe capitare che il programma non riesca ad aggiornare un driver in modo corretto, e perciò mostri il messaggio Impossibile aggiornare il dispositivo. Se ciò accade, è buona norma proseguire per completare l’aggiornamento dei driver obsoleti restanti o chiudere l’operazione nel caso in cui non dovessero essercene.

Aggiorna singolarmente

Avg Driver Updater driver obsoleto
L’opzione Mostra dettagli permette di approfondire le ragioni dell’obsolescenza di un determinato driver. L’applicazione informa puntualmente l’utente in merito alla versione, all’autore e alla data di rilascio di ciascuna release.

Avg lascia l’utente libero di operare, consentendo di gestire i driver singolarmente. Tra le altre azioni permesse, si segnala quella grazie alla quale si può salvare una copia di backup delle versioni precedenti del driver, da prendere in considerazione qualora fosse necessario sbloccare una eventuale situazione di stallo. Interessante anche il fatto che l’app avvisi l’utente nel caso in cui tra i driver installati ve ne fossero di vulnerabili, così definiti perché introducono potenziali porte d’ingresso per eventuali attacchi al sistema. Come appare evidente, l’aggiornamento di driver ritenuti vulnerabili ha la massima priorità per garantire la sicurezza.

Nel caso in cui dovessero invece subentrare particolari problematiche a seguito di un aggiornamento, attraverso l’opzione Risolvi subito l’applicazione attiverà un sistema di intervento che, in base al problema riscontrato, indirizzerà l’utente verso la relativa risoluzione, suggerendo di procedere al ripristino dei driver il cui aggiornamento potrebbe aver causato la criticità riscontrata.

Gestire le impostazioni

L’interfaccia del programma è dotata di una sezione Impostazioni, interna alla voce Menu, che ospita le sottosezioni Informazioni generali e Driver Updater. Nella prima trovano posto le opzioni Lingue, che consente di scegliere tra diverse alternative (compreso anche l’italiano) e Notifiche, la cui attivazione abilita l’invio di alert quando il programma rileva driver obsoleti.

Avg Driver Updater 2
Nel caso in cui si dovessero notare problemi dopo un aggiornamento, l’opzione Risolvi subito attiverà un immediato sistema di intervento. Occorrerà indicare anzitutto la tipologia di problema riscontrata dopo l’upgrade.

Ci sono anche le voci Privacy personale, dove si sceglie se condividere i dati sull’utilizzo dell’app con Avg per contribuire a migliorare la ricerca software o a fini di marketing. Risoluzione dei problemi, attraverso cui si possono salvare log degli errori, creare punti di ripristino del sistema e inviare report su eventuali arresti anomali. Ci sono poi le voci Impostazioni sviluppatore e Aggiorna Driver Updater.

Avg Driver Updater causa
In base alla tipologia di problema, AVG Driver Updater indirizzerà l’utente in modo opportuno, suggerendogli di procedere al ripristino dei driver il cui aggiornamento potrebbe aver causato la criticità riscontrata.

La prima permette di mantenere attivo il programma alla chiusura. Azione che consente alle scansioni in background e agli elementi grafici di continuare con l’operatività anche quando si chiude l’app. La seconda consente invece di scegliere tra aggiornamenti in background, controllo delle nuove versioni all’apertura con possibilità di aggiornare il programma in automatico alla chiusura o aggiornamenti manuali. Driver Updater, invece, offre un collegamento alla cartella in cui Avg Driver Updater salva le versioni precedenti dei driver.

Conclusioni

Avg Driver Updater offre all’utente un efficace strumento software di gestione dei driver. Se da un lato l’applicazione copre un vasto ventaglio di produttori e quindi di dispositivi hardware (l’azienda parla di oltre 8 milioni di driver), dall’altro la sua interfaccia semplice e intuitiva permette a chiunque di entrare subito in azione con l’esecuzione automatica delle scansioni. Inoltre, i dettagli offerti sul singolo driver garantiscono un elevato livello di informazione. La funzione di ripristino che permette di ritornare alla versione precedente di un driver, a seguito di criticità successive all’installazione di un aggiornamento, offre la concreta possibilità di sbloccare fastidiose situazioni di stallo.

Avg Driver Updater sviluppatore
Nella sezione Impostazioni sviluppatore si trova l’opzione per mantenere attiva l’app alla chiusura: l’azione consente di garantire operatività alle scansioni in background anche quando si chiude il programma.

Ma c’è anche il rovescio della medaglia, che per dovere di cronaca è giusto evidenziare. Manca per esempio uno strumento di pianificazione, che renda possibile schedulare scansioni automatiche periodiche allo scopo di monitorare lo stato dei driver. Certo, esiste l’opzione che mantiene attive le scansioni in background, ma l’esecuzione permanente non è certo la strada migliore per ottimizzare l’uso delle risorse. Rispetto alla concorrenza, manca anche una funzione di ottimizzazione delle prestazioni del Pc. Alcuni software di gestione dei driver la includono già al loro interno (pensiamo per esempio a Driver Genius o Smart Driver Updater).

Avg Driver Updater aggiornamento
L’opzione Aggiorna Driver Updater, interna al menu Impostazioni, definisce la modalità di aggiornamento del programma: si può scegliere tra aggiornamento automatico in background, controllo della disponibilità di aggiornamenti all’apertura del programma o controllo e aggiornamento manuale.

Prezzo

A questa considerazione se ne accompagna un’altra legata al prezzo del prodotto. Avg Driver Updater offre un periodo di prova gratuita pari a 30 giorni, terminati i quali l’utilizzo sarà soggetto alla sottoscrizione di un abbonamento. Il costo di licenza parte da 39,99 euro all’anno, un prezzo piuttosto elevato rispetto agli altri concorrenti. Per esempio, la licenza annuale del già citato Driver Genius costa 29,95 dollari Usa, mentre per la versione Pro di Smart Driver Updater è previsto un costo di 39,90 euro una tantum.

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Hardware

X1 Nano, il Thinkpad superleggero

Con i suoi 900 grammi l’X1 Nano è il Thinkpad più leggero di sempre, inoltre ha un ottimo display e prestazioni elevate. Il telaio utilizza materiali pregiati ed è un campione di maneggevolezza.

Il Thinkpad X1 Nano è un ultraportatile ancora più “estremo” rispetto al pur compatto X1 Carbon. Ha un display da 13 pollici ma un peso inferiore al chilogrammo, non rinuncia a nulla e anzi offre tanto, come il modem 4G o 5G integrato (su alcune configurazioni). È spesso appena 1,3 cm ma è estremamente robusto: il telaio è costruito in un mix di magnesio e fibra di carbonio e non ci sono flessioni pericolose. Anche premendo con decisione su un angolo del display, molto sottile anch’esso, non succede nulla.

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Tastiera migliorabile

La tastiera ha dimensioni molto ridotte e questo è inevitabile; la corsa è molto corta e il feeling è abbastanza lontano da quello di altri Thinkpad, compreso l’X1 Carbon. Alcuni tasti hanno dimensioni molto più piccole rispetto agli altri, per esempio tutta la fila dei tasti funzione. Il touchpad è ampio e preciso, al centro della tastiera troviamo il classico Trackpoint, segno distintivo di tutti i Thinkpad. La tastiera dell’ X1 Nano è retroilluminata ed è resistente ai liquidi.

Solo due porte Usb

Il monitor Ips ha un rapporto d’aspetto di 16:10, più squadrato rispetto al classico 16:9 e la cosa ha molto senso in un notebook per l’utilizzo lavorativo. Il pannello è di ottima qualità, molto luminoso (450 nits) nitido e ben contrastato, con colori vivi ma realistici. Come opzione è disponibile il touchscreen, ma su un notebook tradizionale ci sembra inutile. L’espandibilità dell’ X1 Nano è minima, troviamo due porte Usb Type-C nel nuovo standard 4 che veicolano anche il segnale Thunderbolt 4 e l’uscita video DisplayPort.

X1 Nano
L’X1 Nano è semplice da aprire e smontare, altro segno di un’attenta progettazione. Wi-Fi
e Ssd sono sostituibili.

Non c’è altro nell’X1 Nano, a parte il jack audio da 3,5 mm; comunque sono le stesse porte che offre il MacBook Air. La parte inferiore del telaio è rimovibile, la Ram è saldata ma si può sostituire il disco Ssd o la batteria in caso di guasto.

Buone prestazioni

La nostra configurazione è di fascia intermedia e prevede un Core i7 di undicesima generazione e un Ssd da 1 terabyte. Il quantitativo di memoria Ram è fissato in 16 GB per tutti i modelli. Il Core i7-1160G7 è un processore con quattro core/otto thread con frequenza massima di 4,4 GHz su singolo core e Tdp configurabile tra 7 e 15 watt. Integra una Gpu Iris Xe con 96 unità di esecuzione, adeguata per un ultraportatile del genere.

La prova sul campo

Questo X1 Nano, nonostante le piccole dimensioni e un processore potente all’interno, è silenzioso e produce poco calore persino con un carico di lavoro importante. Durante i benchmark il Core i7 ha funzionato alle frequenze previste, 4 GHz e oltre con un singolo core impegnato, tra i 2,5 e 3,5 GHz con tutti i core. Diverso il discorso con i giochi 3D, in questo caso si avverte un certo riscaldamento e la ventola aumenta il numero dei giri, ma non in maniera fastidiosa e in ogni caso i giochi non sono certo il settore ideale per un notebook del genere.

x1 nano superleggero
Nano nel nome ma non nelle caratteristiche.

Quello che più si nota è l’ottima velocità del sistema in ogni situazione, a partire da un avvio fulmineo fino al multitasking spinto senza rallentamenti. L’X1 Nano tra l’altro è certificato Intel Evo. I 16 GB di Ram aiutano non poco; l’unità Ssd è di fascia economica e non sfrutta il bus Pci Express 4 del processore, ma nel complesso si comporta bene. Si sente a volte la necessità di una porta Usb full size, è una buona idea pensare a una piccola docking station che aumenti un po’ l’espandibilità. Sorprende il fatto che nel telaio si è trovato spazio per quattro speaker, due tweeter e due woofer, con supporto Dolby Atmos. La qualità è buona, anche se ad alti volumi si sente qualche distorsione. La webcam 720p invece è di qualità molto modesta, ha uno sportellino meccanico per salvaguardare la privacy.

Ottima infine l’autonomia della batteria, che raggiunge le 10 ore con utilizzo da ufficio e navigazione Web. C’è anche la ricarica rapida che in un’ora permette di arrivare all’80%. L’alimentatore è da 65 watt e anch’esso è compatto e leggero.

Superleggero

L’X1 Nano è un vero gioiello che costa come tale, d’altronde è uno dei notebook Windows più leggeri del mondo. Minuscolo e sempre maneggevole, perfetto per l’uso in aereo, ha un pregiato telaio molto resistente e un display da 13” di ottima qualità. Buona l’autonomia della batteria e c’è anche il modulo 4G/5G opzionale. Che dire, un gioiellino superleggero, nano nel nome ma non nelle caratteristiche.

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Social media

Waveful, il social network tutto italiano

Waveful vuole riunire in una sola app il meglio di Instagram, Facebook e TikTok e in più offre la possibilità, a chi pubblica più post, di monetizzare la sua presenza.

Mentre Mark Zucker­berg minaccia di to­glierci Facebook e Instagram se l’Unione Euro­pea non cambierà le proprie regole sul trasferimento dei dati (ma noi non ci crediamo per niente). Una coppia di fra­telli diciottenni lombardi ha messo in piedi un social net­work tutto italiano, con l’am­bizione di prendere il meglio dai social più diffusi. Nata nel 2020 come un modo origi­nale per divertirsi con i loro amici, l’app Waveful è cre­sciuta moltissimo nel 2021 superando i 100.000 down­load e iniziando a diffondersi in tutta Italia. Anche grazie al suo particolare sistema di affiliazione che consente a chi pubblica un gran nume­ro di post di ottenere fino al 50% dei guadagni.

Waveful è, in pratica, una piattafor­ma di contenuti multimediali che imita parte delle funzioni presenti su Instagram, Facebook e TikTok. In altre parole personalizzandole con una dose di giochi e sfide all’italiana. Il simbolo della piattaforma è l’immagine di un’onda, che non a caso in inglese si tra­duce Wave. Nella lingua di Albione Waveful indica il con­tenuto in acqua dell’onda che può crescere enormemente e trasformarsi in uno tsunami.

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Facile e coinvolgente

Come tutti i social network, anche Waveful alla fine non è altro che una sequenza di post che contengono imma­gini, video, testi e volendo an­che solo audio. A differenza degli altri social, Waveful si di­stingue però per la possibili­tà di personalizzare il proprio profilo attraverso dei badge legati al numero dei Like, dei follower e delle visualizza­zioni. Un ‘altra particolarità è la presenza dei Super Like, cioè degli speciali Like che indicano un apprezzamento ancora maggiore per un de­terminato contenuto. I Super Like possono essere ottenuti acquistandoli nello stare o abbonandosi alla versione Premium dell’app e fornisco­no un vantaggio economico per chi Ii riceve. Un’altra ca­ratteristica unica di Waveful è la possibilità di ottenere l’account Creator per chi raggiunge almeno 1.000 vi­sualizzazioni sui suoi post.

I Creator avranno la possibilità di realizzare degli Tsunami, cioè delle comunità divise per categorie, all’interno del­le quali è possibile iscriversi e inserire contenuti legati a specifici settori. Ciascun utente può conversare via chat con le persone che se­gue. Nella prossima versio­ne dell’app è prevista la pos­sibilità di effettuare chat di gruppo anche all’interno dei singoli Tsunami. Oltre ai due fondatori, al momento lavorano su Waveful cinque per­sone, impegnate soprattutto nella gestione degli Tsunami. La speranza naturalmente è che nel 2022 continui la crescita dell’app agli stes­si ritmi del 2021. Anche se a questo punto l’anima italiana dell’app potrebbe iniziare a diventare stretta.

Come usarlo

1 Passo

Dopo avere scaricato l’app Wafeful dagli store di Android e iOS, dovre­mo per prima cosa registrarci inserendo i dati della nostra email oppure utilizzando il nostro account di Facebook o Instagram. Una volta con­fermata la registrazione, con­sigliamo di guardare come funziona l’app facendo clic sull’icona Home presente nel­la barra inferiore e scorrendo i vari post. Ci accorgeremo subito che la maggior parte di questi è costituita da immagi­ni e in qualche caso da brevi video divertenti. Meno fre­quentemente potremo vede­re post solo testuali o anche solo audio, in pratica simili ai vocali di WhatsApp. Nella par­te superiore di ciascun post, accanto all’icona dell’onda, potremo vedere la communi­ty (ovvero lo Tsunami) a cui appartiene.

Waveful post

Se l’argomento ci interessa, facendoci clic so­pra potremo visualizzare tutti i post appartenenti a quello Tsunami. A questo punto po­tremo iniziare a pubblicare il nostro primo post. Basta fare tap sul simbolo + in basso per aprire la finestra che ci farà scegliere il tipo di conte­nuto che ci interessa creare: fotografico, video, da un’im­magine già presente sullo smartphone oppure solo au­dio. Nel nostro caso abbiamo selezionato l’immagine di una bicicletta che avevamo sul te­lefono, abbiamo usato uno dei filtri disponibili e abbiamo in­serito due righe per la descri­zione.

Avremmo potuto inseri­re emoji e testi sull’immagine, esattamente come si può fare sugli altri social e soprattut­to avremmo potuto taggare, cioè collegare, il nostro post a uno Tsunami semplicemente cliccando sul simbolo dell’on­da. Infine facendo tap sul sim­bolo del cronometro è possi­bile impostare il tempo in cui sarà visibile, scegliendo tra 6, 12, 24, 48 ore. Se invece non selezioniamo nulla, il nostro post resterà visualizzato in modo permanente.

2 Passo

Per scoprire gli Tsuna­mi che stanno avendo maggior successo e sufficiente fare tap sull’icona della lente d’ingrandimento presente nella barra inferiore dell’app e selezionare quelli che ci interessano. Potremo così vedere un breve somma­rio e le regole di ciascun grup­po, che di solito riguardano il divieto di inserire contenuti violenti o sessualmente espli­citi.

Waveful tsunami

Per iscriversi al gruppo basta un tap su Unisciti e da questo momento potremo in­viare i nostri contenuti all’interno dello Tsunami. E consigliabile scegliere gli Tsunami più frequentati, in quanto per­mettono di diventare più facil­mente Creator.

3 Passo

Una volta raggiunte le 1.000 visualizzazioni, potremo chiedere di diventare Creator e quindi saremo in grado di realizzare degli Tsunami, cioè delle community personalizzate. E sicuramente questa la principale differenza rispetto ai classici social in cui solamente chi ha un bacino di follower e di vi­sualizzazioni di decine di mi­gliaia di utenti può ambire a monetizzare il proprio lavoro attraverso delle sponsorizza­zioni dirette.

Waveful creator

Con Waveful, in­vece, possono bastare anche solo un migliaio di visualizzazioni, ma occorre precisare che il movimento complessi­vo dei post di Wafeful è enor­memente inferiore rispetto a quello di Instagram e TikTok. La speranza degli sviluppato­ri e dei tanti Creator è che in questo 2022 si metta in moto un vero e proprio ”tsunami social” che porti un numero sempre maggiore di persone a pubblicare e a frequentare la piattaforma. Le premesse ci sono tutte, così come le possibilità di personalizzare i propri contenuti e interagi­re direttamente con gli altri utenti attraverso le chat, cosa non sempre possibile all’in­terno di altri social.

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Social media

Matrix, ovvero messaggiare su più canali

Matrix: un nuovo standard aperto che promette di rivoluzionare il mondo delle comunicazioni online, consentendo di legare insieme le piattaforme di fornitori diversi e messaggiare su più canali.

Una piattaforma di messaggistica unica che permette di mettere tutti in contatto. Utenti fissi e utenti smartphone, utenti di Facebook, WhatsApp, Twitter, Messaggi di Apple, Telegram, SMS. Mille modalità di scambio di messaggi che oggi sono sparpagliate attraverso sistemi e canali proprietari di decine di aziende diverse.

Una babele di messaggi

E questo il sogno della fondazione Matrix.org. Creare un protocollo decentralizzato per la comunicazione, che permet­ta di sfruttare piattaforme e server diversi, in modo da non essere bloccabile e censurabi­le. Ma non è solo questo. I cre­atori di Matrix, il cui nome non a caso è ispirato a uno dei miti più “caldi” del ciberspazio, cioè la serie di film di fantascien­za con Keanu Reeves come protagonista, hanno sogni più ambiziosi.

Quello che vorrebbero, infatti, è creare una rete che permetta a piattaforme diverse di dialogare senza che ci sia un unico “proprietario” del formato e dei dati. Anzi, la ”sovranità digitale”, come la chiamano, sarà quella di chi effettivamente possiede e im­mette i dati in Rete.

Come funziona

La differenza rispetto ai mec­canismi creati dalle piattafor­me commerciali è centrata su un aspetto fondamentale ovvero le conversazioni sono condivi­se tra i vari server. Non c’è un centro che viene controllato da una singola azienda (come accade con Telegram, per esempio). Oppure dove i server di una specifica piattaforma sono controllati da una singola azienda (come accade con lo standard di Discord). Invece, con Matrix se anche un server dovesse andare offline, o esse­re spento per qualche motivo, la conversazione proseguirebbe con gli altri server connessi.

matrix
Matrix nel mondo.
I casi d’uso di Matrix nel mondo sono molti. È stato adottato dal ministero della difesa tedesco, dal governo francese, da produttori di telefonini (Librem), dalla distro Linux KDE e ci sono app gratuite per Android e iOS.

In pratica, un utente può con­figurare Matrix per ricevere i messaggi dai propri account di altri sistemi di messaggistica (come Skype, Discord, Slack e altri), riceverli e rispondere sempre dallo stesso posto. E’ una funzionalità che fa da pon­te tra i diversi sistemi e permette, per esempio, di control­lare più account da un’unica applicazione.

Il client perduto

Per usare Matrix occorre sca­ricare e installare un’app. Ne esistono di varie, tutte svi­luppate dalla comunità Open Source partendo dal proto­collo condiviso di Matrix. Ele­ment (element.io) è quella consigliata dalla fondazione Matrix, ma in realtà ne esi­stono varie altre: Fractal, Ne­oChat, FluffyChat, Mirage. Oltre al software, è necessario anche un server per registrare il proprio account pubblico e questo può essere fatto su un proprio server (ma è compli­cato e richiede competenze tecniche sostanziali). Oppure su uno di quelli gratuiti messi a disposizione dalla comunità, a partire da quello all’indirizzo Web.

Tutti i ponti di Matrix

Matrix supporta il collegamento di servizi di chat diversi al suo interno e permette di comunicare del testo ma anche immagini e video. Il sistema usato da Matrix si chiama “bridge” (“ponte”, in in­glese) e viene offerto di serie per Gitter, Ire, Slack e lo standard Xmpp (cioè Jabber). Essendo un progetto Open Source, anche la commu­nity collabora alla realizzazione di altri “ponti” per altri servizi.

In particolare, oggi sono supportati: WhatsApp, Messaggi di Apple, Facebook e Google, Discord, Mastodon, i feed di Twitter, Skype, Te­legram, WeChat, Signal, GroupMe e anche gli SMS. Una soluzione unica per legare tutti i sistemi di messaggistica. Il vantaggio è che i ponti consentono anche di salvare i messaggi e sfruttare per esem­pio i bot (software automatici che compiono azioni quando arriva un messaggio da un certo canale con un certo testo).

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Applicazioni, Formazione

La Pubblica Amministrazione a portata di app

Grazie alle app disponibili per i tanti servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione, da quelli fiscali a quelli medici o automobilistici, è finalmente possibile dire addio una volta per tutte alle file di ore nei vari uffici per ottenere il certificato che ci serve.

Siamo convinti che gran parte dei nostri lettori possa raccontare esperienze disastrose nei loro rap­porti con la Pubblica Ammini­strazione. Come ad esempio attese di ore al telefono o di persona con in mano un numerino. La buro­crazia è sempre stata una delle bestie nere di noi italiani, ma ora sembra che qualcosa stia finalmente cambiando.

Le nuove app della Pubblica Amministrazione sono sicura­mente complesse. Eppure sembrano funzionare abba­stanza bene, anche quando si tratta di gestire miliardi di dati fiscali, medici o automobilisti­ci. In realtà l’app IO, quella cioè che dovrebbe mettere a dispo­sizione dei cittadini gran parte delle informazioni che li riguar­dano, è probabilmente quella che al momento funziona meno. Si è rivelata utile per controllare l’andamento del cashback e dei vari bonus. Mentre sono ancora pochi i co­muni convenzionati che permettono di utilizzarla per ne­cessità importanti come l’iscrizione dei bambini alla scuola materna o alla mensa.

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­Sicurezza massima

Trattandosi di app che gesti­scono dati riservati è indispen­sabile che siano a prova di pi­rata. Per questo viene richiesta per tutte l’identità digitale SPID. Oppure in alternativa la Carta di Identità Elettronica con il PIN, che pochi però hanno a disposizione. In ogni caso sono ormai oltre 26 milioni (dati uffi­ciali fino a novembre) gli italiani che dispongono dell’i­dentità SPID. Ottenerne una è sempre più semplice: basta recarsi in un ufficio postale o farsi riconoscere da un’app come PostelD.

Stiliamo una breve guida sulle app utili per la Pubblica Amministrazione che a nostro parere sono indispensabili per i cittadini sia in ambito medico (Fascicolo Sanitario), che fiscale (Equi­click), che automobilistico (iPatente). L ‘ultima arrivata, poi, non è nemmeno un app, ma un sito Internet (anpr.in­terno.it) da cui scaricare tutti i certificati anagrafici in carta li­bera e da bollo. Lo abbiamo provato e siamo riusciti ad ave­re in pochi secondi il certificato che ci serviva. Sembra proprio che le file agli uffici anagrafe sa­ranno solo un brutto ricordo!

PosteID

poste id logo
PosteID

Per accedere a tutti i servizi della Pubbli­ca Amministrazione è ormai indispensabile ave­re a disposizione l’identità digitale SPID. Questa richiede il riconoscimento certifica­to e l’accesso protetto at­traverso l’app di un gestore abilitato. Chi ha già un con­to con Poste Italiane o una carta PostePay, e per que­sto ha anche il suo numero di telefono confermato, po­trà ottenere facilmente l’abilitazione all’identità digitale SPID attraverso un codice di verifica SMS.

app posteid
Per chi non ha ancora l’identità digitale SPID, Poste Italiane è uno dei gestori più affidabili e disponibili.

Tutti gli altri potranno recarsi direttamente in un uf­ficio postale per l’identifica­zione (costo 12 euro). Oppure identificarsi con la Carta di Identità Elettronica o con iI Passaporto Elet­tronico direttamente da ca­sa. Lo si può fare utilizzando l’app PostelD, la stessa che poi sarà neces­saria per confermare la pro­pria identità ogni volta che vorremo usare lo SPID per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione. Il servizio è gratuito per chi ha il PIN collegato alla car­ta di identità o al passapor­to. Gli altri invece dovran­no pagare un contributo di 10 euro necessario per il ri­conoscimento attraverso la webcam. Infine c’è anche la possibilità di registrarsi ese­guendo un bonifico di un euro dal proprio conto cor­rente e in questo modo uti­lizzare il riconoscimento ef­fettuato dalla propria banca.

IO

IO logo
App IO

Secondo i piani del go­verno, grazie alI’ app IO dovrebbe essere possibile entrare in contatto con tutti gli enti pubblici della Pubblica Amministrazione. In realtà finora l’app IO si è rive­lata preziosa per consultare il cashback sui pagamenti elettronici, ottenere il bonus biciclette e quello vacanze e per scaricare il certificato Green Pass. La disponibili­tà dei servizi locali per quanto concerne la Pubblica Amministrazione dipende in gran parte dai singoli co­muni. Alcuni ad esempio con­sentono anche di iscriver­si a servizi essenziali come i prescuola, i centri estivi, le scuole materne o gesti­re i tributi locali come rifiu­ti, IMU e ICI. Altri comuni, invece, non sono nemmeno presenti: per accertarsene occorre controllare diretta­mente il menu Servizi Loca­li.

app IO
Dovrebbe diventare l’app principale della PA ma è usata in modo sporadico da enti e comuni

In ogni caso per accede­re all’app è necessario avere l’identità digitale SPID o una carta di Identità Elettronica con il PIN fornito dal comu­ne al momento dell’emissio­ne. Oltre agli enti locali ci so­no quelli nazionali come ACI, Agenzia delle Entrate, lnail, INPS e lstat. Purtroppo però nella mag­gior parte dei casi si viene rimandati ad altre app dei sin­goli gestori. Interessante, invece, la possibilità di pa­gare direttamente gli avvisi di pagamento della Pubbli­ca Amministrazione inqua­drando semplicemente il QR Code presente sul bollettino e utilizzando la carta di cre­dito per pagare.

iPatente

logo ipatente
iPatente

Un’unica app permette di avere sempre sot­tocchio i punti che ci restano sulla patente e lo storico di quelli che abbiamo guadagnato e perso nel cor­so degli anni precedenti. Si tratta di iPatente, l’app uffi­ciale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.­ Direttamente dall’app è possibile conoscere i dati relativi alla revisione e all’assicura­zione non solo dei veicoli che possediamo, ma attraverso una ricerca basata sul nu­mero di targa, anche di tut­ti quelli immatricolati in Ita­lia.

Non solo, ma attraverso il database nazionale potre­mo conoscere la classe am­bientale del veicolo e quindi sapere se può circolare nelle zone soggette a limiti. Inoltre possiamo con­trollare se può essere guida­to dai neopatentati e natu­ralmente accertarci che sia assicurato. Si tratta di da­ti fondamentali per chi vuo­le acquistare un’automobi­le oppure anche solo venirne a conoscenza in caso di sini­stro. È anche possibile verifi­care lo stato di avanzamento del processo di lavorazione delle nostre pratiche presso gli uffici della Motorizzazio­ne Civile. Anche in questo ca­so per accedere all’app è in­dispensabile avere l’identità digitale SPID o in alternati­va una Carta d’Identità Elet­tronica con codice PIN. La precedente possibilità di ac­cedere con nome utente e password non è più valida.

app ipatente
Tutti i servizi per i quali è necessario interagire con la Motorizzazione e i promemoria per patente e veicoli

Equiclick

equiclick app
Equiclick

Non fa piacere a nes­suno mettersi in con­tatto con Equitalia, il gestore delle tasse per tutti i cittadini italiani. E, tuttavia, piuttosto che perdere una giornata di lavoro per ottene­re informazioni di persona, è sicuramente più comodo uti­lizzare un’app come Equi­click. Anche in questo caso per accedere all’area riserva­ta occorre avere un account SPID o in alternativa la Car­ta di Identità Elettronica con il PIN fornito dal comune. O in alternativa le vecchie credenzia­li necessarie per accedere al sito di Equitalia. Nell’area riservata è possibile conosce­re in ogni momento la no­stra situazione debitoria aggiornata, con le cartelle da pagare, quelle che posso­no essere rateizzate e anche quelle già saldate.

app equiclick
Documenti saldati e la situazione debitoria verso Equitalia con la possibilità di essere avvisati con una notifica.

Particolarmente utile la pos­sibilità di consultare la lista dei pagamenti rateizzabili, ottenere la rateizzazione del debito (è possibile rateizzare un debito fino a un massimo di 60.000 euro) e comincia­re subito a pagare dall’app. Inoltre è possibile chiedere di sospendere la riscossione, se possiamo dimostrare di non dover pagare gli impor­ti richiesti dall’ente credito­re. Particolarmente interes­sante è anche la possibilità di attivare il servizio Se Mi Scordo, in modo da esse­re avvisati attraverso SMS o email quando è necessario saldare i pagamenti.

Fascicolo Sanitario

logo fascicolo sanitario
Fascicolo Sanitario

In Italia sono le regioni a gestire la sanità pubblica e per questo non esiste una sola app, ma tanti fasci­coli sanitari regionali. Il Fa­scicolo Sanitario Elettro­nico (FSE) è lo strumento attraverso il quale il cittadi­no può tracciare e consulta­re tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendo­la con i professionisti sani­tari per garantire un servi­zio più efficace ed efficiente.

Tra i servizi disponibili ci so­no le ricette prescritte dal medico di base che possono essere scansionate diretta­mente dalla farmacia. Inoltre è possibile consultare i re­ferti specialistici e di labora­torio e salvarli direttamente sullo smartphone. Sono presenti referti risalenti al 2009, cioè 13 anni fa. E’ pos­sibile comunque filtrarli per categoria e visualizzare, per esempio, solo quelli delle analisi di laboratorio.

app fascicolo sanitario
Tutte le informazioni mediche, gli appuntamenti, i referti dei laboratori, le ricette elettroniche di ogni cittadino in un’app.

Inoltre dall’app è possibile visualiz­zare i dati sul medico di ba­se, consultare e gestire gli appuntamenti e gestire le in­formazioni per eventuali fi­gli minorenni. Infine, sempre dall’app, è possibile consul­tare le informazioni riferite alle varie vaccinazioni e sca­ricare la versione più recente del Green Pass.

Anagrafe Nazionale

anpr logo
ANPR

Da pochi mesi è final­mente disponibile per tutti l’Anagrafe Na­zionale della Popolazione Residente. In questo caso non si tratta di un’app, ma di un servizio Web che permet­te di scaricare gratuitamen­te i certificati dal sito anpr.in­terno.it o di riceverli tramite email. E possibile scaricare o ricevere in pochi secondi tut­ti i certificati anagrafici, da quello di nascita al certificato di matrimonio o di residenza, compresi quelli per altri com­ponenti della propria famiglia anagrafica.

app anpr
Un unico archivio contiene le anagrafi di tutti i Comuni italiani e rende disponibili gratuitamente i certificati

I certificati vengo­no scaricati in formato PDF e possono essere stampati e utilizzati quando necessario. A partire dal primo febbra­io, alcuni Comuni inizieranno inoltre a offrire il servizio per il cambio di residenza o di do­micilio all’interno dello stes­so comune, occorre solo con­trollare dal sito se il nostro comune è tra questi. Per ac­cedere al servizio dell’ Anagra­fe Nazionale è possibile utiliz­zare l’identificazione digitale SPID oppure la Carta d’Iden­tità Elettronica, ma solo se si ha il PIN fornito dal Comune. Una volta selezionato il cer­tificato che ci interessa, per noi o per un altro componen­te della nostra famiglia, po­tremo scegliere se scaricarlo in carta libera o in bollo. Fino al 31 dicembre di quest’anno non sarà necessario pagare nessuna imposta anche nel caso di richiesta di certifica­to in bollo. Quest’ultimo è forse il passo più importante che ha fatto la Pubblica Amministrazione verso la digitalizzazione.

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Metaverso
Technology

Metaverso: siete pronti ad entrare?

I visori 3D, i joypad e le manopole sono solo alcuni degli strumenti utili per entrare nel Metaverso. Ma volendo è possibile accedervi anche solo con un PC Windows

Possiamo considerare il Metaverso come un evoluzione di Internet. Non ci limiteremo come facciamo oggi, a interagire online con schermo e tastiera, ma potremo entrare con tutti e cinque i nostri sensi in una piattaforma virtuale. Per sfruttare al massimo le potenzialità di questo nuovo ambiente è utile, anche se non indispensabi­le, avere un visore 3D. In que­sto momento in commercio i modelli migliori sono l‘Oculus Quest 2 oppure il Lynx R-1, o ancora l’HTC Vive.

Si tratta in tutti i casi di visori nati per giocare, ma che permettono comunque di iniziare a muo­versi nelle prime piattaforme disponibili. La stessa Facebo­ok ha acquisito nel 2014 Ocu­lus, il principale produttore di visori consumer, e dovrebbe presentare entro il 2023 un modello più evoluto e profes­sionale. D’altronde sono or­mai otto anni che Zuckerberg investe moltissimo su questo progetto. Al punto da cambia­re il nome della sua azienda da Facebook in Meta e di as­sumere oltre 10.000 persone per il suo Metaverso.

Indice

Horizon Worlds

In realtà attualmente non esiste un’unica app o un solo sito che permetta di accedere a tutto il Metaverso. Probabil­mente in futuro questo sarà possibile. Esattamente come accade oggi con i vari siti In­ternet che sono tutti connessi tra loro. Tuttavia, fino ad allora con­tinueranno a esistere diffe­renti piattaforme in grado di offrire altrettante esperienze da esplorare e gestire attra­verso il nostro avatar, cioè la nostra rappresentazione vir­tuale.

La piattaforma di Face­book, per esempio, si chiama VR Horizon Worlds (https:// www.oculus.com). Dal dicembre scorso è aperta in versione beta a tutti gli uten­ti Facebook che si trovano negli Stati Uniti e in Canada. Nel corso del 2022 dovrebbe essere possibile collegarsi an­che dall’Europa, a condizione però di avere un visore Oculus Quest 2. Secondo la stessa Facebook, però, in un prossi­mo futuro questo non sarà più indispensabile. Consentendo così di allargare enormemen­te l’utenza, visto che a oggi meno del 4% delle persone possiede un visore 3D.

Tanto divertimento

In questo momento gli ame­ricani e i canadesi che stanno provando VR Horizon Worlds si stanno divertendo soprat­tutto con giochi d’azione come Action lsland Teams. Situazioni paradossali come Ice Cream Frenzy in cui de­vono combattere con gli altri giocatori per catturare palline di gelato. Ci sono poi anche situazioni magiche alla Harry Potter come Wand&Broom (bacchetta magica e manici di scopa) che consentono di volare per l’appunto a cavallo di una scopa sul territorio sot­tostante. Oppure giri in barca sulle cascate in Mark’s Riverboat.

Entrare nel Metaverso senza visore
Anche senza visore! E’ possibile accedere a VRChat anche senza visore 30 e partecipare a festeggiamenti virtuali come quello per il capodanno del 2022 a Times Square, con tanto di fuochi d’artificio e discesa del globo augurale.

In attesa che VR Horizon Worlds diventi disponibile an­che per noi italiani, possiamo iscriverci al gruppo Facebook di Horizon Worlds. Qui infatti è pos­sibile rimanere aggiornati sul­le ultime notizie e sulle esperienze di chi vi è già entrato.

VRChat

E poi c’è chi la realtà virtuale la frequenta già da una decina d’anni. Anche se solo ultima­mente i progressi tecnologici hanno reso possibile un’espe­rienza pienamente immer­siva. Ci riferiamo a VRChat, (qui il sito), una piattaforma virtuale creata nel 2014 per il visore Oculus Rift e successivamente per Oculus Quest e ora anche per Oculus Quest 2, a cui pos­siamo accedere anche noi italiani attraverso la piatta­forma Steam. La struttura è abbastanza simile a quella di Second Life, con tanti mondi virtuali in cui gli utenti intera­giscono attraverso i loro ava­tar personalizzati.

Metaverso, istruttore
Istruttore a domicilio. Grazie agli avatar virtuali sarà possibile seguire lezioni e allenamenti a domicilio, come se avessimo un vero istruttore.

Il motore grafico Unity di ul­tima generazione ha permes­so di realizzare un sistema evoluto di movimento degli avatar che risultano assolu­tamente naturali, con tanto di sincronizzazione del movimento delle labbra e de­gli occhi mentre si parla. Da qualche tempo poi VRChat può essere utilizzata in “mo­dalità desktop”, cioè senza bisogno di utilizzare il visore 3D ma solo con il gamepad o la tastiera. Una volta scarica­to il software disponibile per Windows sulla piattaforma Steam potremo divertirci in­sieme agli amici con giochi di ruolo come Dungeon & Dra­gons, oppure partecipando in prima persona a concerti come quello tenuto da Jean­Michael Jarre o anche assi­stendo a festival come quello del Cinema di Venezia.

I mestieri del Metaverso

Nei prossimi cinque an­ni, le principali azien­de tecnologiche di tutto il mondo investiranno fi­no a 1.000 miliardi di dol­lari nello sviluppo di nuo­vi mondi digitali immersivi, in cui ci troveremo a lavo­rare, fare acquisti, condivi­dere esperienze, gestire at­tività. Ma prima di poterci vivere, questi nuovi mondi andranno creati e a questo scopo saranno necessarie diverse figure professiona­li specializzate.

I creativi per eccellenza, quelli che si possono definire gli archi­tetti del Metaverso, so­no in pratica gli attuali 3D Game Designer. Dovran­no occuparsi della proget­tazione e creazione dei va­ri ambienti virtuali e avere solide competenze di ani­mazione e modellazione 3D. Inoltre dovranno saper padroneggiare software come Unity 3D, Blender, Maya e Unreal Engine.

Metaverso per i creativi
Il Metaverso per i creativi. Esibizioni artistiche, eventi live, mostre d’arte contemporanea sono alla portata di chiunque abbia un visore 30 all’interno della piattaforma Spatial, accessibile dal sito https://spatial.io

Dopo gli architetti, le figure professionali più richieste saranno i Costruttori, cioè programmatori, svi­luppatori, ingegneri del software ed esperti di blockchain. Dovranno ave­re solide competenze in programmazione con i lin­guaggi C, C#, C++, Java­Script, Python, Solidity e Rust.

Ci sono poi tutte le figure di contorno, ma altrettanto indispensabili come i Product e Fashion Designer che dovranno realizzare gli oggetti del Metaverso, gli esperti di cybersecurity per gestire gli enormi problemi legati alla sicurezza come avatar hackerati, furti di NFT, fu­ghe di dati biometrici. Inol­tre serviranno specialisti in Privacy & Data Protec­tion, esperti di marketing, organizzatori di eventi e anche storyteller per spie­gare alle persone cosa sia e come funzioni il Metaver­so. Si parla di alcuni milio­ni di opportunità lavorative che non ci possono trova­re impreparati e per alcune delle quali i tempi iniziano già a essere stretti.

Trovare l’amore nel Metaverso

È da poco disponibile nell’App Sto­re l’app Nevermet, che può essere considerata a buon diritto come la corrispondente di Tinder per il Metaverso. La struttura è molto si­mile a quella della più famosa app di dating, con la differenza che al posto delle nostre foto ci saranno le immagini dei nostri avatar, con tan­to di caratteristiche personali. Se l’abbinamento funziona ci si potrà incontrare su VRChat e da lì creare una vera relazione virtuale che con il tempo potrebbe diventare fisica.

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Sicurezza informatica

Aprire gli allegati senza correre rischi

Vediamo come aprire gli allegati della nostra posta elettronica, utilizzata sempre più spesso per inviare file pericolosi sotto le “mentite spoglie” di file testuali, foto e altri documenti di lavoro, senza correre rischi.

Indice

Sappiamo che per limitare una qualsiasi infezione virale, che sia biologica o informatica, uno dei metodi migliori è la quarantena, cioè ridurre al minimo qualsiasi fonte di contagio. E, in quest’ultimo caso, la quarantena si chiama, anzi si chiamerà, DangerzoneQuarantena, per la precisione, per i file allegati alle email che, come sappiamo, sono il metodo preferito dagli hacker e dai malintenzionati in generale per diffondere malware e virus di qualsiasi tipo.

Nonostante gli esperti di cybersecurity dispendano consigli e raccomandazioni, purtroppo milioni di utenti ancora oggi scaricano allegati contenenti malware con troppa leggerezza anche da email che sono chiaramente pericolose. Ecco, allora, il senso di Dangerzone: permettere agli utenti di aprire e scaricare gli allegati delle email senza correre rischi. Potrebbe accadere, infatti, che a volte siamo costretti a scaricare un allegato nonostante siamo coscienti dei rischi che si nascondono dietro mittenti apparentemente legittimi. Ed è proprio a questo punto che entra in gioco Dangerzone, che consente di scaricare e aprire i file dell’allegato senza correre rischio di contagio. Ma come è possibile?

Aprire gli allegati
Phishing: una particolare tipologia di truffa realizzata sulla rete Internet attraverso l’inganno degli utenti.

Dangerzone: cosa è

Dangerzone è un progetto al momento in versione alfa, quindi ancora ben lontano dall’essere pronto per il mercato. Ma l’idea è buona, perché è semplice: mettere in quarantena gli allegati potenzialmente pericolosi. Il creatore di Dangerzone è Micah Lee, uomo a capo della sicurezza informatica di First Look Media. Che è una media company americana senza scopo di lucro, che pubblica il giornale online The Intercept.

dangerzone
Dangerzone: il file viene trasferito ad una “sandbox”, cioè ad una scatola virtuale, isolata dal resto del sistema operativo

The Intercept è una testata giornalistica specializzata in inchieste politiche, di guerra, sulla corruzione, l’ambiente e molti altri temi caldissimi. E, per questo, si è dotata di un efficiente reparto di sicurezza informatica per difendere gli scambi telematici tra i suoi giornalisti e la redazione. A capo del team di sicurezza che sorveglia su tutto ciò c’è proprio Micah Lee, che ha avuto l’idea di creare Dangerzone.

Dangerzone: come funziona

Quando un utente protetto da Dangerzone apre un allegato di un determinato tipo (una foto, un file del pacchetto Microsoft Office o LibreOffice o un PDF), tale file viene trasferito ad una “sandbox”. Cioè ad una scatola virtuale, isolata dal resto del sistema operativo. Se l’allegato contiene un virus, quindi, il codice malevolo non può uscire dalla sandbox e quindi non può accedere ad altre parti del sistema operativo. Una sorta di acquario: noi possiamo guardare i pesci all’interno, ma i pesci non possono uscire all’esterno.

Dopo aver aperto il file sospetto nella sandbox, Dangerzone utilizza il software open source LibreOffice per convertirlo in formato PDF (a meno che l’allegato non sia già un PDF). Subito dopo utilizza il software open source Poppler e ImageMagick per trasformare ulteriormente quel PDF in una serie di pixel rossi, verdi e blu. Da quei pixel grezzi, successivamente, ricostruisce il documento originale in una seconda sandbox, ricreando un PDF disinfettato senza codice nascosto, animazioni o link potenzialmente pericolosi.

Nel caso di file testuali, Dangerzone utilizza il software di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) Tesseract per convertire lettere e numeri che nel PDF troviamo sotto forma di pixel in un testo leggibile automaticamente, cosa che ci consente dopo di copiare il testo o cercare qualcosa all’interno del file.

I vantaggi

Se usiamo Dangerzone, in realtà, non stiamo scaricando il vero allegato che ci è stato inviato ma una sua copia “decostruita” e “ricostruita“. Ma tra lo smembramento del file e la sua ricostruzione, Dangerzone procede ad eliminare tutto quello che c’è di “estraneo” e potenzialmente pericoloso nel file.

phishing
Per diffondere virus tramite file PDF o fogli di calcolo, ad esempio, gli hacker spesso inseriscono del codice eseguibile o delle finte macro al loro interno.

Per diffondere virus tramite file PDF o fogli di calcolo, ad esempio, gli hacker spesso inseriscono del codice eseguibile o delle finte macro al loro interno: quando il file viene aperto questi codici entrano in funzione e inizia l’infezione. Ma Dangerzone confina l’infezione dentro la sandbox, neutralizzandola, e copia solo il contenuto reale del file ripulito dal codice aggiunto. Questo è molto vantaggioso perché, certe volte, i virus si intrufolano di nascosto in file legittimi che noi stessi possiamo aver creato sul nostro disco rigido per poi condividerli.

Dangerzone: i limiti tecnici

Naturalmente tutto questo procedimento ha dei limiti da non sottovalutare. Innanzitutto, ci vuole tempo, almeno per i documenti più grandi e complessi. Poi si perdono dei dati: le Gif animate, ad esempio, diventano statiche mentre una presentazione in Power Point con un video dentro non potrà che perdere il video. Dangerzone, infine, è ancora in fase di test (la versione alfa è stata appena pubblicata su GitHub) e non è assolutamente pronto per l’uso quotidiano. Ma questo vuol dire anche che, quando lo sarà, forse almeno alcuni dei suoi limiti spariranno.

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Applicazioni

Scaricare video dai siti di streaming

Ecco tutti i modi per scaricare video online dai più noti siti di streaming e conservarli sul proprio PC e per poterli rivedere anche senza connessione.

Internet è letteralmente piena zeppa di video: quella che è considerata la più celebre piattaforma di condivisione video, YouTube, è visitata mensilmente da più di due miliardi e mezzo di utenti attivi, e ogni singo­lo minuto vengono caricate circa 500 ore di nuovi video, che significa 720.000 ore al giorno. Questi video sono molto popolari, soprattutto in ,certe fasce di età, tanto da ottenere anche più successo rispetto ai “vecchi” program­mi trasmessi in TV. Ma, come con questi ultimi, potrebbe venirci voglia di ”registrare” i video nel nostro PC così da rivederli quando vogliamo, anche senza una connessio­ne Internet a disposizione.

Per far ciò, però, dobbiamo considerare due aspetti: il primo è quello legale, ovvero capire se si incorre in qualche illecito effettuando i download di video da piattaforme di condivisione. Ov­viamente non stiamo parlan­do dei servizi di streaming come Netflix, Prime Video o Disney+, che includono materiale rigorosamente co­perto da copyright: in questo caso tutte le app prevedono la possibilità di download dei video, ma solo all’interno delle app stesse in modo che non siano visualizzabili al di fuori di questa, perché pro­tetti da DRM, la protezione digitale dei contenuti. Per tutti gli altri casi, se non indicato diversamente, il download è permesso solo per ”uso personale” e non può essere ceduto o condivi­so online.

Gli add-on per browser

Per scaricare senza ,difficoltà i video dai vari siti di condivi­sione, una delle soluzioni mi­gliori consiste nell’affidarsi a un add-on per il browser Web. Se decidiamo di usare questi add-on, una volta installati non dobbiamo far altro che visitare la pagina con il video che ci interessa, avviarne la riproduzione in modo che il plug-in lo riconosca e ne attivi il download e quindi seleziona­re, nel menu dell’add-on, il tipo di download. Questo perché, nella maggior parte dei casi, i servizi di streaming offrono lo stesso video con risoluzioni di­verse, per adattarsi alla veloci­tà di connessione degli utenti.

Video DownloadHelper

Quindi per ogni video vedremo molto probabilmente diverse opzioni verse opzioni di download, ciascuna con risoluzioni, bitrate e, in alcuni casi, anche codec diversi. Esistono molti add-on per questo scopo, vediamone però uno in particolare, Video DownloadHelper. Esso è uno dei più versatili, perché da un lato è disponibile per tutti i browser più diffusi (Chrome, Firefox ed Edge), e dall’altro supporta ben cinquanta servizi di streaming online. Per installarlo, il metodo più sem­plice è quello di recarsi nel sito Web dell’add-on e di seguire le indicazioni per il proprio browser.

Scaricare video dai video downloadhelper
Per installare l’add-on Video DownloadHelper ,dobbiamo semplicemente visitare la pagina Web downloadhelper.net e cliccare il pulsante lnstall. Poi dovremo indicare il browser che utilizziamo e procedere con l’installazione. Verre­mo reindirizzati nella pagina degli add-on del browser in uso.
Scaricare video dai video downloadhelper2
Per scaricare i filmati con Video DownloadHelper visi­tiamo la pagina con il video. L’icona dell’add-on con le tre sfere, che è fra quelle degli add-,on installati, si colo­rerà quando rileva un video. Clicchiamola e selezioniamo il formato del video che desideriamo scaricare.

Una volta installato, vedremo comparire la sua ico­na, che rappresenta tre sfere colorate, nella barra degli strumenti del browser. Se non fos­se direttamente visibile, pro­viamo a cliccare l’icona degli add-on, solitamente a forma di una tessera di un puzzle. In ogni caso, potremo accedere alle opzioni di ,download del vi­deo di Video DownloadHelper cliccando su questa icona du­rante la riproduzione del video che intendiamo scaricare.

Download senza add-on

Se invece non vogliamo ”sporcare” il nostro browser con add-on, abbiamo a dispo­sizione un’altra opzione, per scaricare i nostri video: utiliz­zare un servizio online. Nel Web, infatti, possiamo trovare molti siti che offrono questa funzione, senza ob­bligarci a installare nulla nel nostro PC. Uno di questi siti è https://savefrom.net, che consente di scaricare un fil­mato semplicemente copian­do e incollando l’indirizzo della pagina contenente il video.

scaricare video da savefrom.net
Per scaricare video senza dover installare .applicazioni o add-on, possiamo servirci del servizio online savefrom.net La versione gratuita non consente il download alla
massima risoluzione, se non eliminando l’audio dal video. Ma è possibile comunque scaricare video fino a 720p di risoluzione.
scaricare video da savefrom.net2
Per utilizzare savefrom.net copiamo l’indirizzo della pagi­na con il video da scaricare e incolliamolo nel box di ricerca­ (nell’esempio, un v’ideo da YouTube). A lato del pulsante Download vedremo le opzioni di download disponibili. Clicchiamo quella scelta e procediamo allo scaricamento.

Savefrom.net, nella versione gratuita, limita il download a una risoluzione media (fino a 720p), mentre per quelle più alte richiede un abbonamento.

E’ però possibile scaricare i filmati in piena risoluzione ma senza audio, che poi possiamo facilmente abbinare all’audio del file in risoluzione standard con un con un software di editing video, per esempio MKVToolNix. Ricordiamo inoltre che legalmente, i video online possono essere scaricati ma non condivisi con altri.

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Apple iPad air 2022
Tech

iPad Air 2022, nuovo tablet di Apple

Grazie all’aggiunta di 5G, chip M1 e USB C più veloce, il nuovo tablet IPad Air 2022 intermedio targato Apple offre il miglior rapporto fra prezzo e caratteristiche tecniche: è il modello da comprare.

Il nuovo iPad Air 2022 di quinta generazione, presentato da Apple durante l’evento Peek Perfomance e disponibile in Italia da venerdì 18 marzo. E’ l’aggiornamento perfetto di un prodotto che possiamo considerare già ottimo. L’azienda di Cupertino aveva rivoluzionato la linea Air a ottobre 2020, con l’introduzione del primo modello dal design analogo a quello degli iPad Pro.

L’intenzione era chiara: portare sul suo tablet intermedio alcune caratteristiche chiave dei modelli di fascia più alta, mantenendo però un prezzo più abbordabile.

Indice

5G, chip M1 e USB ultraveloce

Oggi la filosofia è la stessa, ma viene da pensare che a Cupertino i progettisti si siano lasciati quasi prendere la mano. Sull’iPad Air 2022 arrivano il chip M1, lo stesso degli iPad Pro e dei Mac, il 5G sulla versione Cellular, la fotocamera frontale che abilita Center Stage e l’USB C ultraveloce da 10 Gpbs.

nuovo tablet di Apple

Tutte caratteristiche avanzate che riducono molto il gap tecnologico con i modelli Pro, in particolare quello da 11”. È una strategia che abbiamo visto altre volte, per esempio con l’iPad Mini e il precedente iPad Air. Apple non si fa problemi a scaglionare i cicli di aggiornamento, con il risultato che modelli di fascia più bassa possono risultare più convenienti e allettanti per qualche mese, fino all’arrivo di nuovi modelli aggiornati.

iPad Air, ieri e oggi

Il design del nuovo iPad Air 2022 non cambia: le linee squadrate sono le stesse del modello di precedente generazione. Il tablet rimane leggero e maneggevole, grazie a un ottimo rapporto tra le dimensioni e il peso (461 grammi). Anche lo schermo è lo stesso. Un Liquid Retina da 10.9” (contro gli 11” esatti del modello Pro di base) con tecnologia True Tone, gamma colore P3, e rivestimento antiriflesso. Non è il componente più al passo coi tempi, ma la qualità è ancora molto alta. È luminoso, anche in piena luce, e l’unica vera pecca è la frequenza di refresh a 60 Hz. La differenza la si nota davvero solo se si ha l’abitudine ai 120 Hz variabili dei display ProMotion degli iPhone 13 Pro o degli iPad Pro M1.

5G

Una delle novità più importanti è invece l’introduzione del 5G nella configurazione Wi-Fi + Cellular. Caratteristica che porta finalmente l’iPad Air alla pari con tutta la famiglia dei tablet Apple, escluso il modello base con design smussato.  Abbiamo provato la connessione 5G del nuovo Air con una SIM tedesca a Berlino. Quando la rete offre una buona copertura, le velocità sono superiori all’Adsl di casa, ma non superano mai i 280 Gpbs di picco in download. Potrebbe andare meglio, ma la colpa è di Telekom Deutschland e dello stato pietoso in cui versano le reti mobili tedesche, non dell’iPad Air. Da segnalare che nell’uso prolungato l’effetto del 5G sull’autonomia della batteria si fa sentire, proprio come sui modelli Pro.

5G
Introduzione del 5G nella configurazione Wi-Fi + Cellular

Le restanti caratteristiche di connettività rimangono invariate (a parte l’USB C, di cui diremo più avanti) e offrono tutto quel che serve su un dispositivo del 2022. Wi-Fi 6, Bluetooth 5.0, dual-band simultanea per connettersi al Web e alla Apple TV allo stesso tempo, eSim per attivare il piano dati direttamente dalle opzioni di iOS. Confermato anche il Touch ID sul tasto home, tecnologia che aveva debuttato proprio sul modello 2020 dell’iPad Air per poi arrivare anche su iPad Mini.

Funziona benissimo, con molti meno errori del riconoscimento facciale, e lo sblocco è istantaneo. Continuiamo ad apprezzare molto questa soluzione. Anche se la speranza che arrivi pure su iPhone è stata in parte mitigata dall’aggiornamento 15.4 di iOS, che abilita l’utilizzo del Face ID anche quando si indossa la mascherina.

Fotocamera frontale

Seppure non dotata di sensore di profondità per il riconoscimento del volto, la fotocamera frontale dell’iPad Air fa comunque un salto in avanti rispetto al modello precedente. Ha una risoluzione di 12 MP e monta un obiettivo grandangolare che abilita Center Stage, la funzione che mantiene i soggetti al centro dell’inquadratura durante le videochiamate.

iPad Air 5
Telecamera frontale con risoluzione di 12MP

Anche in questo caso Apple ha messo in pari il nuovo iPad Air con tutti gli altri modelli della gamma, inclusa la versione entry level. Center Stage, che qui apprezziamo molto (ma che secondo alcuni “fa un po’ venire il mal di mare” se ci si muove troppo) è ormai funzionalità ubiqua e trasversale. E’ arrivata pure sul nuovo Apple Studio Display presentato sempre all’evento dell’8 marzo.

iPad Air 5: come va

La differenza più importante fra l’iPad Air 2022 e la precedente generazione del dispositivo la fa il processore. Apple ha sorpreso un po’ tutti portando anche su questa fascia di tablet il suo chip M1, lo stesso degli iPad Pro e dei Mac. Non è neppure la versione base che si trova sul MacBook Air meno costoso, bensì quella con CPU e GPU da 8 core ciascuna e Neural Engine con 16 core dedicati alle operazioni di machine learning.

I numeri ufficiali di Apple parlano di un 60% in più di potenza di calcolo e grafica del doppio più veloce. I benchmark che abbiamo realizzato con Geekbench mostrano una parità assoluta di prestazioni con gli iPad Pro. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la configurazione del chip è esattamente la stessa.

La differenza rispetto all’iPad Air con A14 Bionic non si nota nella fluidità dell’interfaccia, già ottima sul modello precedente, bensì nelle applicazioni che sfruttano al meglio i core multipli e le GPU. È un deja-vu del passaggio dagli iPad Pro con A14 ai primi con chip M1. La ripetibilità prestazionale che i nuovi chip Apple hanno garantito agli ingegneri di Cupertino è impressionante. A differenza dei concorrenti, Apple può garantire una ripetibilità assoluta dei passaggi generazionali tra un dispositivo e il successivo, al punto da poter traslare l’intera esperienza di aggiornamento hardware da una linea di prodotti a un’altra, senza soluzione di continuità. Un vantaggio competitivo straordinario, che nessuno nel settore è in grado di eguagliare nel breve termine.

Grafica

Al netto di considerazioni teoriche e sui benchmark, la differenza si vede nel concreto quando si utilizzano app come Lightroom, Photoshop, LumaFusion (e pure iMovie). Oppure giochi dalla grafica tridimensionale avanzata (come Genshin Impact, che Apple promuove soprattutto per la popolarità sul mercato cinese). Su Lightroom i filtri e le funzioni smart basati sull’intelligenza artificiale ora sono velocissimi. Abbiamo messo a confronto il pennello per la selezione rapida del soggetto su iPad Air di quinta generazione e sul modello del 2022. La differenza è nell’ambito di un paio di secondi, a seconda della risoluzione dell’immagine.

iPad Air 5 design

Lo stesso vale per Luma Fusion, dove l’esportazione e il rendering dei filmati in 4K è visibilmente più veloce, e anche per iMovie, l’app di editing video di Apple. Abbiamo fatto qualche confronto esportando lo stesso filmato in 4K. Anche in questo caso si guadagnano secondi preziosi, con prestazioni migliori quanto più è lungo il rendering.

Su Photoshop per iPad la nostra prova del nove è il cosiddetto Spot healing Brush, il timbro clone che rimuove le imperfezioni e corregge l’immagine sulla base del contenuto circostante. Passando con la Apple Pencil sull’immagine, la correzione è pressoché immediata. Mentre sul modello del 2020 con A14 Bionic è sempre possibile notare un leggero ritardo.

USB 10 Gbps

Per i fotografi c’è infine un dettaglio fondamentale, che abbiamo volutamente lasciato per ultimo: la porta USB C dell’iPad Air non si ferma più a 5 Gbps, ma arriva a 10.

Anche qui la differenza è sostanziale, soprattutto se si lavora con un disco SSD esterno ultra-veloce per salvare e caricare un gran numero di foto. Non solo: grazie a questa opzione di connettività l’iPad Air si può collegare a schermi ad altissima risoluzione (fino a 6K), caratteristica utile per elaborare le immagini in studio.

iPad air 5 e iPad Pro: le differenze

L’aggiunta del chip M1 su iPad Air ha scombinato l’ordine naturale della gamma iPad, con una sostanziale parità prestazionale fra questo modello e gli iPad Pro del 2021. La differenza con il modello Pro da 12,9” è rappresentata soprattutto dal display: ha dimensioni maggiori ed è un Liquid Retina XDR con tecnologia mini-LED.

Le caratteristiche che differenziano l’iPad Air dall’iPad Pro da 11”, cioè quello che ne condivide le dimensioni, sono invece queste:

  • Display: su iPad Pro 11” è un Liquid Retina con Pro Motion, cioè ha refresh variabile da 24Hz a 120Hz; la luminosità massima è 600 Nits, contro i 500 dell’iPad Air
  • Face ID al posto di Touch ID
  • Speaker: su iPad Air sono due, l’iPad Pro ne ha quattro; la differenza si sente soprattutto quando si guardano film e serie (in particolare su Apple TV+)
  • Spazio di archiviazione: iPad Air è disponibile solo nei tagli da 64 e 256 GB, mentre iPad Pro 11” parte da 128 e si può configurare con 256, 512 e ancora 1 o 2 TB; il prezzo sale vertiginosamente di conseguenza.
  • Porta USB C compatibile Thunderbolt 4
  • Doppia fotocamera con grandangolo e ultra grandangolo da 12 e 10 MP. 
  • Sensore Lidar
iPad Air 2022
Differenza con il modello Pro da 12,9”

La domanda è dunque quante e quali di queste caratteristiche sono necessarie per garantire un miglioramento sensibile dell’esperienza d’uso. A nostro parere ben poche, anche nel caso di un utente professionale.

Display

Il display, soprattutto per fotografi ed editor video, non offre un salto qualitativo così evidente (come nel caso del modello mini-LED da 12,9”); Touch ID non è né più lento né meno sicuro di Face ID (si potrebbe dire casomai il contrario); chi ha bisogno di più spazio può comprare un hard disk esterno a una frazione del prezzo; le doppie fotocamere non sono importanti come su uno smartphone e il sensore Lidar è utile per un numero ancora abbastanza ristretto di applicazioni pratiche.

Prezzi, accessori e disponibilità

Va poi considerato il prezzo: la versione base dell’iPad da 64 GB Wi-Fi costa 200 euro in meno dell’iPad Pro da 11” Wi-Fi da 128 GB. Entrambe le versioni da 256 GB dell’iPad Air, sia quella Wi-Fi sia quella Wi-Fi + Cellular fanno risparmiare invece 30 euro sulla corrispondente versione base da 128 GB del modello Pro.

iPad Air 5 (a destra) e iPad Air 4 a confronto
iPad Air 5 (a destra) e iPad Air 4 a confronto 

Considerato che l’iPad Air offre anche un più ampio ventaglio di opzioni cromatiche (Space Gray, Starlight, Pink, Purple e Blue), l’iPad Air è dunque il tablet Apple da 10.9” da comprare in questo momento e almeno fino al prossimo aggiornamento degli iPad Pro, anche per chi voglia usarlo per applicazioni professionali.

Si può già preordinare e arriverà negli Apple Store e nei negozi di elettronica venerdì 18 marzo. È compatibile con la Apple Pencil di seconda generazione (che costa 135 euro), con le cover con tastiera Magic Keyboard (339 euro) o Smart Keyboard Folio (199 euro), e con la Cover Smart Folio per iPad Air (89 euro), disponibile in nero, bianco, English Lavender, Electric Orange, Dark Cherry e Blue Marino.

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