Author: Marco De Giuli

Lon Angeles wireless powerfoyle
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Los Angeles: cuffie wireless e ad energia solare

Grazie alla tecnologia Powerfoyle integrata nell’archetto, le cuffie Los Angeles wireless targate Urbanista sono alimentate a energia solare.

Musica senza fili e ad energia solare. Il catalogo di prodotti au­dio targato Urbanista è stato sviluppato per il set­tore consumer e per sod­disfare un pubblico gio­vane, dinamico e al passo con i tempi.

Le cuffie Los Angeles wireless con tecnologia Powerfoyle (ricarica ad energia solare) sintetizzano questa impostazione in un prodotto dal design semplice. Adatto a chi è in movimento, a chi sta all’ aperto e agli amanti della musica ricca di bassi.

Indice

Come sono fatte

Le Los Angeles sono cuffie wireless di tipo on-ear, con il padiglione che appoggia e copre l’intero orecchio sen­za però avvolgerlo in modo completo. La struttura delle cuffie esercita molta pressione a discapito della comodità; la sensazione di schiacciamento è compensata – solo in parte – dalla voluminosa imbottitura dei padiglioni stessi.

Los Angeles on ear cuffie wireless

All’ in­terno di ciascuno di questi è presente un driver da 40 mm. Il collegamento con la sorgente audio è solo di tipo Bluetooth e queste cuffie implementano lo standard 5.0 con supporto ai codec SBC e AAC, ma non a quello AptX.
Sul padiglione sinistro è pre­sente un tasto multi funzione; la pressione ripetuta permet­te di navigare tra le modali­tà ANC con riduzione attiva del rumore, Ambiente o con entrambi questi profili disat­tivati. La pressione lunga ser­ve invece per invocare l’as­sistente virtuale del proprio telefono. Il passaggio da una modalità all’altra è accompa­gnato da w1a conferma vocale. A fianco di questo tasto è pre­sente una porta Usb-C per la ricarica della batteria in caso di necessità. Già perché la par­ticolarità delle Urbanista Los Angeles è quella di integrare una cella per la ricarica solare sulla superficie esterna dell’ ar­chetto delle cuffie.

Powerfoyle: ricarica con la luce del sole

La tecnologia impiegata e de­nominata Powerfoyle impiega una stratificazione di materiali fotosensibili in grado di gene­rare corrente elettrica quando esposti alla luce, in modo si­milare a quanto avviene in un pannello solare. Il vantaggio del Powerfoyle sta nella flessi­bilità: il materiale si adatta così a forme curve e a oggetti fles­sibili. L’integrazione di questa tecnologia permette di avere una fonte di ricarica presso­ché continua e inesauribile: nel corso delle prove l’auto­nomia residua delle cuffie non è mai scesa sotto al 70% del totale.

Los Angeles energia solare

Urbanista stima in circa 80 ore totali l’autonomia complessiva della batteria nelle situazioni la fonte di luce non sia sufficiente alla ricarica. Maggiore è l’intensità della luce maggiore è la capacità di ricarica, ma il materiale Powerfoyle riesce a cattura­re anche la poca luce naturale che filtra da una finestra in un giorno nuvoloso o quel­la di una piccola lampadina.

A proposito di ricarica è in­teressante sottolineare l’inu­suale design adottato per la custodia delle Los Angeles: la forma è quella di una bor­setta aperta in cui inserire le cuffie.

powerfoyle technology

L’apertura, che in altri casi avremmo criticato per la mancanza di protezio­ne a una parte del prodotto e per l’esposizione ad agenti esterni, permette di avere il Powerfoyle sempre pronto a catturare il minimo raggio di luce per ricaricare la batteria.


Riduzione attiva del rumore

La tecnologia ANC (Active Noise Cancellation) delle Los Angeles riduce piuttosto be­ne i rumori bassi e profondi ma non riesce a fare altrettan­to con le frequenze medie e alte. Questo si nota in modo particolare anche nel confronto tra la modalità ANC e quella Ambiente. Infatti quest’ultima esalta le frequenze medie e alte per facilitare la comprensione del parlato.

L’ ANC ha un im­patto evidente anche nella nitidezza delle frequenze medie e alte dell’impronta sonora ge­nerale. Sebbene l’ ANC non sia all’ altezza di prodotti indiriz­zati a un pubblico più esigente dal punto di vista musicale, le Los Angels fanno molto bene per il prezzo a cui sono offerte.



Come vanno

Le Los Angeles presentano un suono con bassi molto presenti e corposi, ovvero con un sound molto vicino ai gusti moder­ni. Questa spinta sui bassi, apprezzabile con alcuni bra­ni o generi musicali, è smaccatamente eccessiva con altri, soprattutto quando a volume medio e alto. Purtroppo l’ app per lo smartphone fornisce so­lo informazione sullo stato di carica mentre non offre alcuna possibilità di intervenire sull’ e­qualizzazione.

È apprezzabile l’uso di tecnologie che sfruttano fonti di energia green. Per quanto riguarda il sound, lontano dall’essere perfetto ed equilibrato, vi consigliamo di valutare queste cuffie solo se vi piace una equalizzazione che enfatizza molto i bassi.

Conclusioni

Le Urbanista Los Angeles sono cuffie molto diverse dallo standard di mercato. Il loro punto di forza è il sistema di ricarica solare che rende l’autonomia pressoché illimitata. Sul fronte audio potrebbe andare meglio: l’equalizzazione dal gusto molto giovanile eccede con i bassi; in alcuni casi i bassi sono così prevalenti da rendere indecifrabili le altre frequenze. Sono un ottimo punto di partenza per un prodotto davvero innovativo.

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Pixel Buds-A: gli auricolari di Google pensati per Android

I pixel Buds-A sono gli auricolari pensati per gli smartphone Android di casa Google. Questi auricolari sono economici e pratici. Potrebbero essere la versione Google degli AirPods, ma c’è ancora da migliorare.

I Pixel Buds-A sono gli auricolari true wireless proposti da Google agli amanti degli smartpho­ne Pixel. Per intenderci quelli prodotti e commer­cializzati direttamente dall’azienda di Mountain View e più in generale di quelli basati su sistema operativo Android. L’approccio è quin­di simile a quello adottato da Apple all’interno del proprio ecosistema.

Indice

Come sono fatti

I Pixel Buds-A si presentano con un design essenziale e funzionale, in perfetto stile Goo­gle. Le dimensioni compatte, la buona vestibilità e il peso ridotto – ciascun auricolare pesa circa 5 grammi – garan­tiscono un’esperienza d’uso confortevole.

Nella confezio­ne sono forniti cappucci in tre dimensioni – S, M, L – per adattare il dispositivo al pro­prio orecchio. I Pixel Buds-A non sono progettati per sigil­lare in modo completo il cana­le uditivo, tanto è vero che è presente un apposito foro che serve a mettere in equilibrio la pressione dell’aria all’interno e all’esterno dell’orecchio. La piccola scocca racchiude un driver da 12 mm, le batterie e il SoC che gestisce le funzioni audio e il collegamento Bluetooth con lo smartphone o il dispositi­vo che opera da sorgente audio. Questi auricolari true wireless supportano il protocollo Blue­tooth 5.0 ma non supportano connessioni a più dispositivi in simultanea. Ciò significa che per passare da un dispositivo a un altro è necessario eseguire ogni volta la procedura di ab­binamento.

pixel buds A

All’interno di cia­scun auricolare sono presenti due microfoni che servono sia per intercettare la propria voce mentre si telefona o si usano piattaforme di comuni­cazione – tipo Google Meet – e che supportano la tecnologia Adaptive Sound che approfon­diremo a breve. Le elevate sensibilità dei microfoni e gli algoritmi di analisi audio permettono di isolare in modo eccellente la voce anche in ambienti molto rumorosi.

Pur essendo mol­to compatti, i Pixel Buds-A prevedono due zone sensibili al tocco e configurabili attra­verso l’ app per gestire alcune delle funzioni principali degli auricolari: avvio e pausa della riproduzione audio, risposta e riaggancio delle chiamate vocali e invocazione dell’ As­sistente Google.



Design

ln quest’ultimo caso serve tenere premuto l’auricolare per l’intera durata della richiesta; in questo mo­do l’utente ha un maggiore controllo nel delimitare il te­sto che deve essere analizzato dall’algoritmo Google e ot­tenere così risultati migliori.

La custodia a pillola riprende lo stile di design introdotto anni fa da Apple con i primi AirPods. In questo caso le linee sono molto più curve e rispetto a molti altri prodotti manca il supporto alla ricarica wireless. Se da un lato la scelta di optare per la sola alimentazione via Usb-C può sembrare limitante, dall’altro tale scelta contribui­sce a contenere la complessità e i costi del prodotto.

Pixel Buds-A

Sul fron­tale della custodia è presente un unico led che indica se il prodotto è in ricarica e l’unico modo per conoscere l’autono­mia residua della custodia è quello di consultare l’app sullo smartphone. La batteria inte­grata negli auricolari garanti­sce un’autonomia di circa 5 ore di ascolto musicale – abbiamo misurato un valore simile du­rante le prove – e circa 2,5 ore di conversazione al telefono. La ricarica nella custodia è rapida e in circa 15 minuti si recuperano almeno 2,5 ore di autonomia per la musica. La custodia permette di ricaricare gli auricolari più di tre volte.

Adaptive Sound

I Pixel Buds-A non implemen­tano una tecnologia di ridu­zione attiva del rumore (ANC) ma utilizzano un approccio denominato Adaptive Sound – suono adattivo – abbinato all’isolamento passivo dai suoni e rumori dell’ambiente circostante. In pratica gli au­ricolari compensano il rumore esterno regolando il volume di riproduzione audio in modo sovrastarlo possibilmente con la medesima intensità. Il meccanismo automatico replica in sostanza ciò che facciamo abitualmente quando – ad esempio -alziamo il volume della musica quando siamo sul treno o sulla metropoli­tana e lo abbassiamo quando invece siamo in un luogo si­lenzioso e privo di disturbi.

pixel bud a adaptive sounds

I Pixel Buds-A fanno esatta­mente questo e la presenza di questa funzione è con molta probabilità il motivo per cui non è possibile regolare ma­nualmente il livello dell’au­dio dagli auricolari – dallo smartphone ovviamente sì. Questa soluzione è molto di­versa da quella più comune che sfrutta la combinazione dell’i­solamento passivo – ottenuto sigillando il condotto uditivo – e tecnologie attive di riduzio­ne del rumore (ANC). Queste ultime sfruttano i microfoni degli auricolari per generare un’onda acustica inversa che, sommata a quella del rumore reale, determina un’interferen­za di tipo distruttivo.

Il risulta­to è un abbattimento effettivo del rumore che raggiunge i timpani e ciò permette di man­tenere volumi di ascolto bassi anche in ambienti rumorosi. Al contrario l’approccio Adaptive Sound compete con il rumore esterno alzando il volume d’ a­scolto: il risultato in questo caso non è solo decisamente soggettivo – c’è chi il volume alto pro­prio non lo sopporta – ma anche molto dipendente dal tipo di segnale audio in riproduzione.

Qualità ottima

L’ Adaptive Sound funziona piuttosto bene con le chiama­te telefoniche. La voce di chi parla, infatti, riesce sempre a spiccare sopra il rumore di fondo e questo permette di mantenere la concentrazio­ne senza perdere il filo del discorso.

La tecnologia usata da Go­ogle ha una risposta rapida e questo permette di com­pensare bene anche rumo­ri di fondo che non han­no un volume costante. Il giudizio cambia in modo radicale quando consideria­mo l’ascolto di musica. In ambienti silenziosi o con un rumore di sottofondo costante le variazioni di volume appli­cate dall’algoritmo Adaptive Sound non disturbano.

pixel buds a qualità

In si­tuazioni con un sottofondo molto disomogeneo, la tecno­logia Adaptive Sound tende a rovinare la dinamica della traccia musicale: l’effetto, po­co piacevole in alcuni casi, è equivalente a quello di conti­nuare a ruotare la manopola del volume avanti e indietro. Il leggero ritardo nella rego­lazione del volume, che nel caso delle chiamate vocali è quasi impercettibile, si avver­te non poco nell’ascolto del­la musica. Per questi motivi consigliamo di disattivare la tecnologia Adaptive Sound durante l’ascolto di brani musicali.

Come suonano

I Pixel Buds-A sono pensati per essere versatili. Questo approccio garantisce una buona esperienza nelle più disparate condizioni di utiliz­zo ma significa anche che non esiste un campo d’uso in cui eccellono; attenzione ciò non significa che siano auricola­ri scadenti, ma indicano una scelta progettuale ben precisa: versatili e usabilità prima di tutto.

Come suonano pixel buds a

Ciò non significa nem­meno che la loro resa audio in campo musicale non sia vali­da. I Pixel Buds-A offrono due modalità d’uso corrisponden­ti a due risposte di frequenza diverse: una standard e una con funzione Bass Boost atti­vata. L’app di gestione degli auricolari non fornisce altri sistemi per regolare l’equalizzazione audio. L’impostazio­ne standard è caratterizzata da frequenze medie e basse con una presenza sottotono rispetto alle frequenze alte.

Questa impostazione sembra pensata appositamente per le chiamate vocali: le voci risul­tano brillanti e ben distaccate dal rumore di fondo. Attivan­do la modalità Bass Boost si ottiene una risposta più bilan­ciata e un un audio più pie­no. Il risultato è simile a una equalizzazione neutra e mai esagerata visto che i bassi e i medi standard partono da un livello limitato.

Come vanno

Abbiamo provato i Pixel Buds-A con un Google Pixel 4a – ora in Italia sono dispo­nibili i nuovi Pixel 6 – per poter sperimentare appieno l’esperienza d’uso immagi­nata da Google. Il processo di abbinamento con lo smartphone è sempli­cissimo: scaricate l’app dei Pixel Buds-A e aprite la cu­stodia con il Bluetooth dello
smartphone attivo; in pochi e semplici passi tutto viene configurato in automatico.

Adaptive Sound


L’integrazione con i servizi Google funziona molto bene e non poteva essere altrimenti: l’Assistente Google può esse­re invocato dagli auricolari e se utilizzate questa tecno­logia allora questi auricolari vi risulteranno molto utili e pratici. I Pixel Buds-A sono molto leggeri e possono essere indossati per lunghi periodi di tempo senza avvertire disagio. Purtroppo la vestibilità non è adatta a chi pratica sport intensi, ma con un po’ di cerotto adesivo è possibile fissarli alle orecchi e uscire a correre senza preoccupazioni.

Conclusioni

I Pixel Buds-A di Google aspirano a replicare l’esperienza d’uso degli Appie AirPods e, a dire il vero, non sono lontani dall’obiettivo. L’integrazione con Android è ottima così come il supporto all’Assistente Google. Diverso il discorso musicale: la tecnologia Adaptive Sound funziona, ma il risultato non è paragonabile a quello di un ANC puro.

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thinkvision m15
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Lenovo ThinkVision M15: monitor IPS per chi viaggia

Lenovo ThinkVision M15 con display da 15,6″, pensato per lavorare in mobilità, da usare come secondo schermo o come supporto per le presentazioni.

Presentato al Mobile World Congress del 2019, il ThinkVision M15 targato Lenovo e’ un monitor per la produttività on the road. Fratello mag­giore del modello M14 che rac­chiude un pannello da 14 polli­ci Full HD in soli 570 grammi, l’M15 offre caratteristiche simi­li in un formato che aumenta la superficie visiva ma non la risoluzione. La diagonale da 15,6 pollici si adatta bene a un notebook di pari dimensioni. Mentre la risoluzione Full HD è il giusto compromesso che permette di non affaticare gli occhi pur garantendo un livel­lo di dettaglio adeguato per la produttività classica e per la la­vorazione di contenuti digitali (fotografie e video).

Più leggero. Più sottile. Più vincente

Il Lenovo Think Vision M15 costituito da due parti principali: il dis­play – risoluzione 1.920 x .1080 pixel – e il supporto pieghevole che integra le connessioni e i tasti di controllo. La scocca in nero opaco richiama in modo esplicito la livrea dei portatili ThinkPad.

Lenovo ThinkVision M15

Le cornici sottili in­torno al pannello permettono di contenere le dimensioni com­plessive. Ma con una diagonale da 15,6 pollici questo display risulta meno pratico da trasportare rispetto alla versione M14 (seb­bene rientri nelle dimensioni di borse e zaini per notebook di pari dimensioni).

Connettore Kensing­ton

Ai lati della piccola base di sup­porto del Lenovo ThinkVision M15 (si ripiega sulla faccia po­steriore del dispositivo) sono integrate due porte Usb-C (una per lato), il connettore Kensing­ton e i tasti di controllo. Ci sono un pulsante di accensione e spegnimento, una coppia di tasti adiacenti tra loro per re­golare la luminosità. Inoltre un tasto per l’attivazione del filtro per la luce blu. La posizione delle porte Usb-C permette di col­legare e collocare il monitor nella posizione più adatta a creare una postazione di la­voro confortevole anche in condizioni non ideali.

Alimentazione passante

Le due porte sono di tipo pas­sante e ciò permette di creare una catena tra alimentatore, monitor e computer; questo aspetto è utile se non addi­rittura essenziale quando il numero delle porte sul dispositivo principale è ridotto o li­mitato a una sola Usb-C.

Lenovo ThinkVision M15

Sotto la base del Lenovo ThinkVision M15 è presente un’ aletta che permette di innalzare il bordo del monitor rispetto al piano di lavoro. La piccola base è dotata inoltre di un attacco Vesa 100 che in condizioni di mobilità estrema può sempli­ficare molto l’ancoraggio del monitor.

IPS

Per quanto riguarda il Lenovo ThinkVision M15, la qualità dell’immagine e dei colori offerti dal pannello con finitura antiriflesso è di buon livello. Si tratta di una solu­zione adatta a chi necessita di maggiore spazio di lavoro in condizioni di mobilità estrema, ma che non può essere utilizza­ta come soluzione calibrata per operare su immagini e video. Con soli 860 g di peso e non più di 6 mm di spessore, questo monitor portatile realizzato con cura raddoppia lo spazio visivo per gli utenti sullo schermo IPS (In-Plane Switching) Full HD da 39,62 cm (15,6″), la risoluzione perfetta per un monitor di queste dimensioni.

Grazie alla superficie visiva estesa, attività come il confronto di fogli di calcolo dettagliati sono molto più semplici. Il multitasking è un gioco da ragazzi e colleghi o venditori possono estendere lo schermo o eseguirne il mirroring per offrire a potenziali clienti una presentazione sullo schermo, faccia a faccia, anche in ambienti pubblici. Grazie al supporto pieghevole integrato regolabile in altezza del modello M15, il monitor può essere sollevato alla stessa altezza del notebook. Tutto questo per un’esperienza utente assolutamente coerente.

Lenovo ThinkVision M15

Il filtro per la luce blu è poco utile perché il punto di bianco e i colori virano in modo troppo evidente da quelli corretti. Nel complesso il ThinkVision M15 ci ha soddisfatti e lo con­sigliamo a chi cerca un mo­nitor esterno e portatile per il proprio notebook, tablet o smartphone compatibile.

Conclusioni

Lenovo propone un display elegante e funzionale. Il ThinkVision M15 dispone di due porte Usb-C grazie
alle quali è possibile alimentare e connettere il monitor al notebook. Il supporto è ottimo e stabile, così come la qualità del pannello. Questo è un prodotto che consigliamo senza riserve a chi lavora in mobilità.

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Smartphone

Venu 2 Plus: smartwatch con una vera anima sportiva

Venu 2 Plus: smartwatch con una vera anima sportiva: Garmin introduce il supporto all’assistente vocale dello smartphone e la possibilità di rispondere alle chiamate e ai messaggi.

Presentato e pre­miato – Innovation Awards – al CES 2022, il Venu 2 Plus di Garmin ribadi­sce i punti di forza della linea Venu e aggiunge sul piatto della bilancia innovazione e funzioni imprescindibili per un wearable che aspira a conciliare l’uso sportivo e quotidiano in modo trasversale.

Indice

Sempre più smart

In pochi anni i dispositivi della famiglia Venu hanno percorso tanta strada, migliorando pas­so dopo passo e correggendo il tiro dove necessario. Questo continuo processo di ricerca traspare anche da elementi che potrebbero sembrare banali co­me la dimensione della cassa: misura unica da 43,2 mm per la prima generazione, due va­rianti da 45 e 40 mm al lancio della serie Venu 2 e di nuovo una sola opzione da 43,6 mm per il nuovo Venu 2 Plus. Si tratta di un buon compromesso: è un po’ grande per i polsi esili ma senza dare l’impressione di essere fuo­ri misura; ma c’è di più perché il display Amoled da 1,3″ con tecnologia touch e risoluzione da 416 x 416 pixel è lo stesso del Venu 2 con cassa da 45 mm. In sostanza con il modello Plus si guadagna senza perdere nulla rispetto al Venu 2 standard.

Venu 2 Plus smartwatch
Venu 2 Plus smartwatch

Assistente virtuale

Sotto il profilo costruttivo non è cambiato nulla rispetto ai mo­delli del 2021. La carrure è sem­pre in polimero fibrorinforzato mentre i colori sono tre: argento, avorio e nero. Il fondello è in acciaio inox e il peso complessivo è pari a 51 grammi – 2 in più rispetto al Venu 2. Il quadrante è protetto da un vetro Corning Gorilla Glass 3 e contornato da una ghiera fissa in acciaio inossidabile. Il mix di misura, peso e materiali -il cinturino è in morbido silicone- garantisce un’ottima comodità comples­siva.

assistente virtuale

Questo è un elemento es­senziale per riuscire a indossare il dispositivo giorno e notte e permettere così ai sensori e al software Garmin di costruire una fotografia precisa di come si riposa e di come si comparta il nostro corpo durante il giorno. La grande novità del modello Plus è il supporto all’ assisten­te virtuale dello smartphone – Assistente Google o Siri di Apple per intenderà – e alla possibilità di rispondere e avviare le chiamate telefoniche dal dispositivo. Dovete avere con voi lo smartphone, ma è una svolta ben riuscita.

Sensori e funzioni

Sul retro della cassa sono pre­senti i sensori legati alla tecno­logia Garmin Elevate di quarta generazione, la stessa impiega­ta anche sui nuovi modelli Epixe Fenix 7. Questi sensori sono in grado di raggiungere il terzo strato di epidermide per rilevare in modo ancora più preciso sia la frequenza del battito cardiaco sia il livello di satura­zione dell’ossigeno nel sangue attraverso il pulsossimetro Pulse OX. La rilevazione del battito car­diaco è continua, mentre quella del pulsossimetro può essere solo notturna o anche continua, ma in questo caso il consumo della bat­teria aumenta. Come tutti i dispo­sitivi Garmin più recenti, anche il Venu 2 Plus consente di impostare una soglia di allarme oltre la quale scatta un avviso per frequenza cardiaca anomala se questa non è giustificata da un’attività fisica ad alta intensità.

anima sportiva

Grazie alla tecnologia Amoled i colori del display sono brillanti, il nero è profondo e l’esperienza d’uso è davvero appagante: icone e scritte sono nitide e ben leggibili sia in piena luce sia al buio. Potete anche decidere di attivare la modalità Always On – schermo sempre acceso – per consultare le informazioni senza ritardi do­vuti all’attivazione del display. Ovviamente questa modalità riduce in parte l’autonomia complessiva del dispositivo. Il Venu 2 Plus integra un rice­vitore compatibile con gli stan­dard Gps, Glonass e Galileo per tracciare i percorsi dell’attività all’aperto. La precisione della traccia e delle metriche è molto buona, tanto che il Venu 2 Plus può competere su molti fronti con i modelli più sportivi di casa Garmin.

Fitness e tempo libero

Il Venu 2 Plus conferma di es­sere uno dei fitness watch più completi in commercio: 25 pro­fili precaricati coprono le prin­cipali attività legate al benessere. Per alcune tipologie di attività sportiva e per allenamenti spe­cifici – ad esempio rinforzare gli addominali – sono presenti piani pronti all’uso e corredati da guide animate per eseguire gli esercizi in modo corretto ed evitare così anche piccoli infor­tuni dovuti all’inesperienza. Il Venu 2 Plus è pensato per chi pratica attività fisica in modo costante, ma ora più di prima anche per l’uso quotidiano.

Venu 2 Plus tempo libero

Ol­tre all’assistente vocale è pre­sente Garmin Pay per i paga­menti contactless. La funzione musica permette di caricare i brani sul dispositivo (anche dall’altoparlante integrato) o di ascoltare tracce in stream­ing con la connessione dello smartphone. I Garmin Venu supportano la rilevazione di cadute (disponibile solo men­tre si ha un’attività in corso sul dispositivo) e il modello Plus può ora inviare una richiesta automatica anche al numero di emergenza 112, sempre attraverso lo smartphone. Ci sono poi la funzione Live Track per condividere la pro­pria posizione con parenti e amici, l’immancabile supporto alle notifiche dallo smartpho­ne che permette di risponde­re con formule predefinite sia ai messaggi sia alle chiamate telefoniche.

Come va

Il Venu 2 Plus è un vero pas­so avanti rispetto al passato: è un punto di sintesi tra l’anima sportiva Garmin e le funzioni smart più utili. Le possibilità di installare app sono ancora limi­tate rispetto agli smartwatch puri, ma queste scelte si spo­sano con l’indole più sportiva che urbana degli utenti Garmin. L’esperienza d’uso è appagante sotto ogni aspetto, anche per chi proviene da un Garmin di gam­ma superiore.

colori venu 2 plus

L’autonomia del dispositivo è molto buona: in modalità orologio con notifiche attivate si possono raggiungere senza problemi 8 giorni di au­tonomia; attivando il Gps ma non la musica l’autonomia dichiarata dal produttore scende a circa 8 ore. Con un paio di attività a settimana di circa 1 ora l’autonomia scende a circa 3 giorni. Il suo unico punto de­bole potrebbe essere il prezzo, ma l’aggiunta del supporto vo­cale e alle chiamate telefoniche può fare la differenza rispetto al passato.

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hacker alexa
Sicurezza informatica

Dispositivi Alexa hackerabili con comandi vocali

Senza un aggiornamento critico, i dispositivi con Amazon Alexa sono hackerabili e potrebbero attivarsi e iniziare a eseguire comandi vocali creati da un pirata, secondo i ricercatori dell’università di Londra.

Sfruttando una vulnerabilità per cui ora è disponibile una patch, un pirata con accesso a un altoparlante intelligente Amazon potrebbe inviare comandi al dispositivo stesso o ad altri nelle vicinanze. Un malintenzionato potrebbe compiere varie azioni come ad esempio fare acquisti o mettersi in ascolto dell’utente.

Questi i risultati di una ricerca della Royal Holloway University of London. Ricerca ricordiamo condotta da Sergio Esposito e Daniele Sgandurra, in collaborazione con Giampaolo Bella dell’Università di Catania. Hanno soprannominato la vulnerabilità Alexa versus Alexa (AvA).

Dispositivi Alexa hackerabili con comandi vocali

Come riportato da The Registerl’attivazione dei dispositivi Echo avviene quando riproducono un file audio che contiene un comando vocale. Potrebbe, per esempio, essere ospitato su una radio su Internet a cui ci si può collegare con l’altoparlante intelligente. In questo scenario, il malintenzionato dovrebbe semplicemente far sintonizzare il dispositivo sulla radio per prenderne il controllo.

Attenzione alle skill

Per eseguire l’attacco bisogna sfruttare le Skill di Amazon Alexa. Quest’ultime sono analoghe ad app e vengono utilizzate per ampliare i compiti eseguibili con l’assistente vocale. Per esempio per giocare, ascoltare podcast od ordinare al ristorante. Un hacker potrebbe quindi indurre una vittima a eseguire una Skill che riproduce una Web radio malevola. Ciò vuol dire hackerare un dispositivo Alexa solamente con un comando vocale.

Chiunque può pubblicare una nuova Alexa Skill sullo store e le Skill non hanno bisogno di permessi specifici per essere eseguite sui dispositivi abilitati, anche se Amazon dichiara di fare dei controlli prima della pubblicazione.

Sergio Esposito, uno dei ricercatori, ha individuato anche un altro approccio per sfruttare le Skill a scopo malevolo, senza usare le radio ma sfruttando tag SSML (Speech Synthesis Markup Language) per impersonare Alexa nell’interazione con l’utente.

La patch

Amazon ha pubblicato patch per la maggior parte delle vulnerabilità, tranne il caso in cui un dispositivo Bluetooth accoppiato a uno speaker Amazon Echo riproduca file audio malevoli. In questo caso però il pirata dovrebbe essere a una distanza molto ravvicinata, di circa 10 metri.

I dispositivi Amazon ricevono gli aggiornamenti software automaticamente quando si connettono a Internet e potete anche usare l’assistente vocale per aggiornare l’altoparlante Echo.

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Sicurezza informatica

La Russia si disconnette da Internet? Non proprio

Il documento che indicherebbe la volontà di disconnettere la Russia da Internet ha in realtà un altro obiettivo: contiene indicazioni per proteggere i portali statali da attacchi esterni.

La Russia è in procinto di disconnettersi dall’internet globale in favore di una rete interna e completamente isolata rispetto al World Wide Web? Non è proprio così.

Sebbene il paese stia effettivamente lavorando dal 2019 a un’alternativa al network che oggi tutti utilizziamo per connetterci online, i documenti che nelle ultime ore sono trapelati sul web e che secondo qualcuno confermerebbero la volontà di disconnettersi entro l’11 marzo, indicano invece un’altra operazione. Cioè quella di rafforzare la protezione dei servizi statali da attacchi esterni.

La diffusione della notizia

A diffondere la notizia della supposta disconnessione è stato l’account Twitter di Nexta. Questo infatti nelle ultime ore ha pubblicato un documento firmato dal Ministero della Trasformazione digitale Andrei Chernenko. Tale documento riporta alcune indicazioni relative ai domini della pubblica amministrazione russa.

documento andrei chernenko
documento 2 andrei chernenko

Prima di tutto, l’origine del documento non è confermata, così come non lo è la sua veridicità. Chi l’ha condiviso afferma che il testo, rivolto alle autorità esecutive federali e agli enti costitutivi della Federazione Russa, è trapelato. Tuttavia questo elemento non è stato confermato. Anche se fosse vero, però, il documento non contiene riferimenti alla disconnessione da internet.

Il governo russo ha smentito, ma in realtà già da ieri una significativa porzione del web non è più accessibile ai cittadini russi e la situazione potrebbe peggiorare ancora.

Il ministero della Sicurezza russo ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di disconnettere il paese dall’internet globale. Detto ciò sono però allo studio diversi «scenari» visto che il paese «è soggetto a continui cyberattacchi».

La comunicazione del governo è arrivata dopo che alcuni dei più importanti provider internet hanno annunciato che non ospiteranno più clienti russi. Una mossa questa che probabilmente causerà rallentamenti e disagi per gli utenti che si trovano in Russia.

La settimana scorsa, l’accesso a internet da parte della popolazione russa era già stato fortemente limitato dallo stesso governo.

Disconnessione?

Quello che emerge dai documenti circolati oggi è un piano del governo russo. Piano, in parole povere, per trasferire sul territorio nazionale, e quindi sotto il suo controllo, tutti i server che ospitano siti russi. 

La mossa non equivale a una disconnessione dal resto di Internet, ma può rendere più fattibile una soluzione così drastica. Se infatti il governo dovesse decidere di tagliare i ponti digitali con l’esterno, i siti che si trovano fisicamente in Russia funzionerebbero all’interno di una “mini internet” russa e non sarebbero completamente perduti.

Nel caso invece di una disconnessione della Russia per intervento esterno, ad esempio nuove sanzioni, come chiesto dal governo ucraino, questa mossa permetterebbe di conservare tutti quei siti che hanno fatto in tempo a trasferirsi su server nazionali. 

In questi due casi, i cittadini russi si troverebbero di fronte un web molto diverso rispetto a quello attuale. Limitato esclusivamente ai siti con un dominio “.ru” e, con ogni probabilità, con una qualità di connessione molto peggiore dell’attuale.

Spostamento entro l’11 marzo

Di base il testo riassume diversi punti ai quali viene chiesto di adeguarsi entro l’11 marzo. Si tratta, di base, di spostare i server e i domini statali nell’intranet russa. In pratica il network interno del paese e slegato dal World Wide Web. In breve, la lettera chiede di utilizzare dei DNS localizzati sul territorio del paese. Di cancellare i codici Javascript legati a risorse esterne, di non utilizzare hosting esteri, di usare domini .ru e di aggiornare le password attivando anche l’autenticazione a due fattori.

11 marzo

La Runet, la rete interna e schermata della Russia, resta ovviamente possibile in futuro, ma lo switch totale non sembra così immediato come qualcuno ha lasciato intendere. Anzi, sembra che il documento voglia delineare delle regole per sopravvivere al contrario: se il resto del mondo decidesse di escludere la Russia (o parte dei suoi servizi e siti) dal WWW, spostando tutto sulla rete interna si garantirebbe il funzionamento dei servizi governativi. Lo stesso varrebbe in caso di pesanti attacchi DDoS.

Sempre delle ultime ora è la notizia che la Cogent Communications, una delle principali aziende che fornisce dorsali oceaniche, ha chiuso i rapporti con la Russia. Un’azione che probabilmente porterà a una diminuzione delle velocità di rete nell’intero paese. A parte questo, difficilmente l’11 marzo la Russia sparirà dal web, anche perché un’operazione di questo tipo comporta dei rischi non da poco.

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Formazione, Social media

Aggiornamento WhatsApp: nuova funzione

WhatsApp, nuova ‘funzione’ mai vista prima: l’aggiornamento è spettacolare

Gli sviluppatori di WhatsApp sono sempre al lavoro per migliorare l’app di messaggistica con nuovi aggiornamenti e nuove funzioni, anche per quanto riguarda la versione desktop. A tal proposito, gli esperti di WABetaInfo hanno scoperto un nuovo aggiornamento in arrivo. Scopriamo di cosa si tratta nel dettaglio.

Reazioni in arrivo

L’aggiornamento di cui parleremo riguarda il client desktop e al momento la nuova funzione è esistente solo in versione WhatsApp beta, la 2.2208.1, per i dovuti test del caso. La funzione che stupisce più di tutte riguarda la possibilità di aggiungere una reazione ai messaggi.

Al momento, non è ancora chiaro quando la nuova funzione su WhatsApp verrà effettivamente implementata, in quanto l’aggiornamento è ancora in via di sviluppo, ma inizialmente si pensava fosse destinata ad essere fruibile soltanto da smartphone, mentre adesso pare che il tutto arriverà pure su desktop.

Dettagli

Aggiornamento WhatsApp

Come si può vedere dall’immagine, Whatsapp ha tutta l’intenzione di introdurre un’opzione dedicata con il nome di ‘reagisci al messaggio’ che sarà presente con il prossimo aggiornamento all’interno del menu messaggi. In pratica, accanto ai messaggi in chat viene mostrato un piccolo pulsante con l’icona di un emoji che una volta cliccato fa comparire un menu con le varie reazioni tra cui poter scegliere. Il pulsante non è sempre visibile, ma si palesa solo quando il puntatore del mouse si trova vicino a un messaggio.

Le reazioni ai messaggi si possono selezionare tramite il menu a tendina che può essere richiamato facendo clic sul tasto con la freccia rivolta verso il basso posto in corrispondenza di ciascun messaggio e selezionando la voce apposita dal menu che si apre. Attualmente, però, la selezione della reazione a un messaggio non funziona e il pulsante non apre nessuna finestra di selezione, ma è molto probabile che l’attivazione avverrà in seguito all’introduzione su mobile.

Al momento resta più immediato utilizzare il pulsante accanto al messaggio per aggiungere una reazione al messaggio, ma gli sviluppatori hanno deciso di inserire questa nuovissima alternativa. La possibilità stessa stessa di reagire ai messaggi è in fase di sviluppo su dispositivi AndroidiOSweb e desktop.

Altre novità

Novità importanti anche sul fronte Android, con il team di tecnici che sta lavorando oltre alle reazioni ai messaggi, anche alla possibilità di mettere in pausa la registrazione di un audio in chat. Nella nuova interfaccia, al centro ci sarà in play/stop, a sinistra la possibilità di eliminarlo e a destra l’invio al destinatario.

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Carta Giovani Nazionale: tutto le info

Tutto quello che c’è da sapere sulla Carta Giovani Nazionale, come ottenerla e soprattutto come funziona, tutte le info.

Negli ultimi giorni si trovano in rete diverse info che riguardavano il lancio della cosiddetta Carta Giovani Nazionale.. Purtroppo ci sono diverse informazioni contrastanti a riguardo, tra cui i limiti di età entro il quale è possibile sottoscriverla e gli sconti e agevolazioni offerti.

Indice

Requisiti

La Carta Giovani Nazionale, come suggerisce il nome, è un nuovo strumento digitale pensato per i giovani, in grado di offrire un accesso agevolato a diversi servizi, con alcuni vantaggi e sconti mirati.

Questo nuovo strumento digitale è destinato a tutti i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Il suo scopo principale è quello di avvicinare maggiormente i giovani alla cultura e allo stesso tempo agevolare l’accesso a determinati beni e servizi grazie a sconti e agevolazioni dedicati.

Vale sia per coloro che sono cittadini italiani, che europei. Considerato che l’attivazione della Carta Giovani Nazionale avviene esclusivamente tramite l’app IO, è indispensabile essere in possesso di un’identità digitale (SPID o CIE) per autenticarsi.

A cosa serve?

La Carta Giovani Nazionale permette di accedere a sconti e agevolazioni su attività culturali, servizi di ristorazione, alloggi, negozi e trasporti, e può essere attivata online in qualsiasi momento.

La carta è valida online e su tutto il territorio nazionale. Si può scaricare direttamente sull’App IO, è attiva senza soluzione di continuità e ha valenza su tutto il territorio nazionale.

La Carta Giovani Nazionale è un’iniziativa promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale. È stato il Decreto del Ministro per le politiche giovanili e lo sport del 27 febbraio 2020 ad istituirla seguendo quanto previsto dall’articolo 1, comma 413, della Legge 27 dicembre 2019, n. 160 (Legge di Bilancio 2020).

Inoltre, fino ai 31 anni di età (compiuti), la Carta Giovani Nazionale aderisce al circuito EYCA (European Youth Card Association). Utilizzando il numero della carta sugli e-commerce o negozi fisici aderenti, sarà possibile ottenere sconti e agevolazioni, anche per attività culturali, trasporti, ristorazione e servizi di alloggio, non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei aderenti all’iniziativa.

Inoltre, questa carta digitale ti darà accesso anche a tanti programmi di volontariato e di inserimento nel mondo del lavoro, in modo tale da aiutare i giovani a inserirsi al meglio nel mondo lavorativo. Potrai, ad esempio, anche ottenere dei finanziamenti per il tuo progetto imprenditoriale.

La carta sarà valida fino al compimento del trentacinquesimo anno di età.

Carta Giovani Nazionale: come ottenerla

Carta Giovani Nazionale

L’attivazione della Carta Giovani Nazionale avviene esclusivamente tramite l’app IO e per richiederla gratuitamente è quindi necessario essere in possesso di un’identità digitale (SPID o CIE). Per scaricare l’App IO si può consultare questa pagina dallo smartphone nel caso di sistemi Android, altrimenti questo link per gli iPhone. Una volta effettuato il download, dopo essersi autenticati nell’App IO con SPID o CIE, è necessario seguire questi step:

  • entrare nella sezione “Portafoglio” dell’App;
  • premere il tasto “Aggiungi” e andare su “Sconti, Bonus e altre iniziative”;
  • scegliere la Carta Giovani Nazionale dalla lista di quelli disponibili.

A questo punto, basterà seguire i passaggi in App per completare la richiesta e attivare la Carta. Se siete in possesso di tutti i requisiti che danno diritto alla Carta Giovani Nazionale, l’attivazione è pressoché immediata. In pochi minuti, dal momento della richiesta, IO completa le verifiche necessarie e attiva la CGN.

Sconti

Carta Giovani Nazionale sconti

Per scoprire tutti gli sconti e agevolazioni di cui potrai usufruire puoi sfruttare direttamente una comoda funzionalità presente nell’app IO. Per farlo, apri l’app ed esegui l’accesso tramite CIE o SPID, successivamente tocca sul pulsante Portafoglio posto nella barra in basso e da qui tocca sulla tua Carta Giovani Nazionale.

Una volta aperta, fai tap sul pulsante Scopri le agevolazioni posto in basso e nella schermata successiva potrai scoprire tutte le agevolazioni attive divise per categorie, ma potrai anche visualizzarle tutte facendo tap sulla voce Tutti gli operatori.

Ad esempio, se ti stai chiedendo come usare carta Giovani Nazionale Italo ti basterà toccare sulla voce Viaggi e trasporti e nella schermata successiva toccare sulla voce Italo tra quelle elencate. Nel momento in cui scrivo per i giovani è attivo uno sconto del 30% per l’acquisto di un biglietto, ma attento a verificare sempre la validità di tale sconto, poiché spesso hanno un limite temporale.

Carta Giovani Nazionale: dove usarla

 partner che offrono agevolazioni, sconti, beni e servizi ai beneficiari della Carta Giovani Nazionale, possono essere aziende private e pubbliche o istituzioni. Tali realtà possono aderire al progetto proponendo esperienze e vantaggi per i giovani in vari ambiti. Al momento le aziende partner in Italia sono 50.

Gli operatori che intendono aderire ai programmi della Carta Giovani Nazionale possono partecipare all’Avviso pubblico indetto dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’avviso scade il 30 giugno 2022 alle ore 12.00. È possibile consultare i dettagli in questa pagina.

L’elenco di chi aderisce al progetto, in continuo aggiornamento, si può consultare direttamente sull’App IO nella sezione “Vedi agevolazioni”. La lista include gli operatori che offrono sconti presso punti fisici, tramite un canale di e-commerce o entrambi. Troverete le schede degli operatori sempre aggiornate con il dettaglio delle agevolazioni attive.

La lista include soltanto gli esercenti che offrono agevolazioni sul territorio nazionale. Per conoscere gli esercenti che partecipano al programma negli altri Paesi europei, è necessario visualizzare la lista di tutti gli sconti disponibili sul sito ufficiale di EYCA o premendo la “(i)” a fianco di “Circuito EYCA” nella schermata di dettaglio della CGN nell’App IO.

Quando scade la carta

La Carta Giovani Nazionale perde validità al compimento del 36° anno di età. La data di scadenza è indicata nel dettaglio della Carta sempre consultabile nella sezione “Portafoglio” dell’App IO. Dopo i 30 anni, in ogni caso, si può usufruire soltanto delle agevolazioni promosse sul territorio nazionale, dal momento che quelle offerte dal circuito EYCA a livello europeo sono valide fino al compimento del 31° anno di età.

Chi può usare la carta

La carta è nominale e può essere utilizzata solo dal titolare. Non è possibile condividere le agevolazioni della Carta Giovani Nazionale con familiari, amici e parenti. Se non viene rispettato questo vincolo la carta può essere revocata.

Come disattivare la Carta Giovani Nazionale

Dalla schermata di dettaglio della CGN sull’App IO è possibile disattivare la Carta. Basterà premere su “Disattiva la tua carta” e confermare. Da quel momento non sarà più visibile nel portafoglio. Disattivando la CGN, si perdono anche i diritti relativi al circuito EYCA.

Le finalità

La Carta Giovani Nazionale punta a migliorare la qualità della vita delle giovani generazioni, sostenendone il processo di crescita e incentivando la partecipazione ad attività culturali, sportive e ricreative. Ha anche finalità formative e promuove, nella cultura giovanile, processi legati alla transizione digitale ed ecologica.

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Internet

Maps più interattiva nelle ricerche di Google

Nelle ricerche di Google, ora la mappa sfogliabile di Google maps diventa più interattiva e le ricerche si fanno più accurate.

Una volta c’erano i 10 link blu. Così era descritta la pagina delle SERP, ossia i risultati che Google offre quando si compone una query sul motore di ricerca. Nel tempo la pagina si è arricchita di dettagli e di funzioni, con la finalità ultima di servire in modo sempre più preciso l’intenzione di ricerca dell’utente.


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Novità Google

In queste ore un piccolo interessante dettaglio si aggiunge alla sequela di evoluzioni vissute in questi anni: le mappe di Google Maps diventano parte integrante e interattive delle risposte legate a ricerche geolocalizzate. Le mappe c’erano da tempo, ma non così come accade oggi, su alcune query, per accompagnare la ricerca e l’incontro con le informazioni desiderate.

Quando si cerca una attività in un dato luogo, per esempio cerchiamo bar zona Colosseo, solitamente si ottiene sulla pagina dove abbiamo effettuato la ricerca una mappa. Questa, una volta cliccata, rimanda a Google Maps per gli approfondimenti, otterremo tutte le info e link sui bar in zona Colosseo. A questa informazione sono aggiunti una serie di link, recensioni e altre informazioni utili a trovare la pagina più utile per le proprie necessità. Ora invece la mappa si arricchisce e diventa “viva”, sfogliabile, interattiva ed utilizzabile in modo diretto.

SERP interattiva

La novità, apparentemente di poco conto, può invece avere un impatto importante sull’esperienza di ricerca e sul percorso degli utenti. Se prima il click sulla mappa era una opzione paritetica e alternativa ai link, ora la mappa assume invece un’importanza aggiuntiva. Infatti, con il mouse o con le dita, si può trascinare la mappa stessa, usare lo zoom, ingrandire, cliccare, approfondire. La ricerca, insomma, per molti versi potrebbe esaurirsi sulla mappa stessa, senza necessità di proseguire con ricerche ulteriori su altri link indicizzati.

ricerche google

Inevitabilmente questa cosa avrà un impatto importante su certi tipi di query e sarà oltremodo importante per quelle attività commerciali che vogliono farsi trovare online. Al posizionamento organico e all’adv, infatti, si affianca ora l’importanza di essere ben descritti e raggiungibili sulle mappe. L’evoluzione della SEO passa quindi necessariamente anche per questo aspetto. Attraverso mappe “embed” che turisti, professionisti e clienti effettueranno milioni e milioni di volte per cercare luoghi, uffici, hotel, bar, ristoranti e quant’altro.

Una query nella query

Molti non noteranno questa novità perché l’impatto visivo sulla pagina è identico a quello precedente. Invece la novità è sostanziale (soprattutto per chi studia e opera in ambito SEO). Quel che prima si poteva soltanto cliccare, ora si sposta, si sottopone a zoom, si naviga e diventa query nella query per arrivare più rapidamente al risultato ambito.

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Sistemi

Vecchi pc rinascono grazie a Google

Vecchi pc e mac rinascono grazie a Google che ha trovo il modo per rispolverare computer datati e dare loro una seconda vita.

È disponibile Chrome OS Flex, un sistema operativo di casa Google con cui è possibile rispolverare e far rinascere pc e Mac vetusti dando loro una seconda occasione grazie proprio a Big G. Sviluppato pensando ad aziende e istituti scolastici, può essere utilizzato da qualsiasi utente perché pienamente compatibile con gli strumenti offerti dai servizi cloud di Google, inclusa ovviamente la suite Google.

Nuovo smalto, ma con dei limiti

Vanno prima di tutto precisate tre cose.

La prima è che Chrome OS Flex consente di trasformare pressoché qualsiasi vecchio pc o Mac in un Chrome OS. Questa rivoluzione non è intesa a sbaragliare il mercato delle distribuzioni Linux, almeno in parte destinate a rivitalizzare pc obsoleti, perché lo stesso Chrome OS è costruito su kernel Linux e sviluppato su Gentoo. Quest’ultima difatti è una distribuzione che fa della velocità il suo punto di forza.

La seconda precisazione serve a sgombrare il campo da dubbi. E’ vero che Chrome OS può da sempre essere installato su pc o Mac mediante CloudReady. Questo è un software messo a disposizione da neverware, azienda in cui Alphabet crede da sempre e che, dopo avere finanziato nel 2017, ha definitivamente rilevato alla fine del 2020. Chrome OS Flex include il supporto fornito da CloudReady. Questo spiega di fatto, sia i motivi dell’acquisizione sia la maggiore malleabilità del sistema operativo di Big G.

La terza precisazione riguarda l’hardware: Chrome OS Flex dà nuovo smalto a quello vecchio ma con dei limiti. I prerequisiti minimi escludono gran parte dei pc antecedenti al 2010, soprattutto per quanto riguarda processori e schede grafiche. I 4 Gb di Ram richiesti per un’esperienza ottimale e i 16 Gb di spazio disco sono invece caratteristiche che si trovano facilmente a bordo di macchine con qualche anno in più sulle spalle. Benché condivida la tecnologia alla base di Chrome OS e l’interfaccia grafica ne richiami in tutto e per tutto le sembianze, Chrome OS Flex presenta delle differenze quando installato.

La prova

La nostra prova dà ragione a Google. L’obiettivo di rivitalizzare hardware datato è raggiunto con disinvoltura. Questo permette alle organizzazioni e ai singoli di dare nuova vita a pc e Mac prossimi alla fine dei propri giorni ma con dei distinguo. Se la velocità non è da mettere in discussione è vero che, a differenza del predecessore, Chrome OS Flex non contempla la compatibilità con le app per Android e non supporta lo store digitale Google Play.

chrome os flex

Allo stesso modo non siamo riusciti a far rilevare lettori cd, porte FireWire e lettori di impronte digitali. Elementi marginali che non inficiano in alcun modo sull’uso del sistema operativo, pensato peraltro per lavorare connesso alla rete. Nessun problema con porte Usb 3.0. Funziona su architetture Intel o Amd a 64 bit (Arm è quindi esclusa). Qui un elenco provvisorio delle macchine su cui è pienamente supportato. La virtualizzazione mediante Parallels Desktop non è possibile, mentre neverware mette a disposizione un’immagine per la virtualizzazione del sistema operativo con VMware.

Prelevare Chrome OS Flex

Benché già prelevabile, bisogna evidenziare che si tratta di una versione Dev Channel, quindi con qualche bug e instabile. E inoltre sarebbe da provare soltanto su dispositivi sacrificabili allo scopo. Tuttavia, può essere anche provato in modalità “live”, quindi lanciato direttamente da chiavetta Usb senza istallarlo fisicamente sulla macchina. Va anche considerato che Chrome OS Flex può essere installato su macchine prive di Trusted Platform Module (Tpm), deputato alla sicurezza dell’hardware mediante chiavi crittografiche.

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