Monthly: Agosto 2021

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Formazione, Hardware, Software

Entrare nel BIOS dei portatili Lenovo

In questa nuova guida oggi parleremo di come entrare nel BIOS dei portatili Lenovo.

Lenovo è un noto produttore di notebook e PC molto popolare, da 2 anni a questa parte l’azienda sta spopolando per i suoi prodotti sul target pc portatili grazie all’ottima qualità e tecnologia del prodotto e al prezzo molto più basso rispetto alla concorrenza.

Evidentemente se siete qui volete entrare nel bios del vostro portatile Lenovo, per semplice curiosità o per un operazione ben precisa come la formattazione dove bisogna dare la priorità di BOOT al drive contenente la iso.

Prima di utilizzare i tasti vi ricordo che bisogna disattivare l’avvio rapido su Windows 8 e 10.

Cos’è Il BIOS?

Che cos’è il BIOS? A cosa serve?

BIOS è l’acronimo di Basic input/output system. E’ un programma incorporato nei computer, che gestisce l’avvio del sistema operativo all’accensione del computer. Questo programma, che risiede su un chip della scheda madre, è il primo codice che viene caricato da un computer quando viene acceso. Il BIOS in sintesi controlla lo stato di salute delle componenti hardware del tuo computer, e avvia Windows.

Quando tu accendi il computer, il BIOS si avvia ed esegue prima di tutto un test per verificare che tutte le componenti hardware del tuo computer (gli hard disks interni, la scheda audio, la scheda video, la tastiera etc) siano connesse e funzionino correttamente. Questo test è chiamato POST (Power-on self-test).

Se il test è positivo e non ci sono problemi, il BIOS a questo punto carica il bootloader, la procedura di ricerca e di avvio del sistema operativo. Il bootloader, una volta individuato il tuo sistema operativo (ad esempio Windows XP, Windows Vista, Windows 7 etc), carica il sistema e nel giro di poco vedrai la schermata di login a Windows (o il tuo desktop). Tendenzialmente il BIOS quindi compie queste due operazioni: controllo dell’hardware e avvio del sistema operativo. Il BIOS, chiamato anche firmware del sistema, è un programma separato da Windows.

bios lenovo
bios

Ogni computer ha un proprio BIOS, ed anche l’interfaccia può essere leggermente diversa da modello a modello e da marca a marca. Normalmente, il BIOS non richiede attività di gestione né modifiche delle impostazioni.

A quali modelli Lenovo si riferisce la guida?

Entrare nel BIOS dei portatili Lenovo

Questa guida interessa tutti i notebook Lenovo, ma probabilmente può funzionare anche sui modelli desktop ( anche se questi ultimi non sono molto popolari).

  • Lenovo ThinkPad L450
  • Lenovo ThinkPad T550
  • Lenovo ThinkPad X260
  • Lenovo ThinkPad X250
  • Lenovo ThinkPad X240S
  • Lenovo ThinkPad X240
  • Lenovo ThinkPad W550s
  • Lenovo ThinkPad T560
  • Lenovo ThinkPad T460p
  • Lenovo ThinkPad L460
    Lenovo ThinkPad T450s
  • Lenovo ThinkPad T450
  • Lenovo ThinkPad T440s
  • Lenovo ThinkPad T440
  • Lenovo ThinkPad S540
  • Lenovo ThinkPad P50s
  • Lenovo Thinkpad S440
  • Lenovo ideapad S145
  • Lenovo Yoga S730
  • Lenovo ideapad S540
  • Lenovo ideapad S340
  • Lenovo ideapad S130

Entrare nel bios di ThinkPad IdeaPad serie G M yoga flex essential

A notebook spento, accendere il PC tramite il tasto fisico e prima del logo d’avvio di Lenovo premere una delle seguenti combinazioni (provarle una alla volta per vedere quale funziona):

  • F1 o F2 durante il logo di boot
  • FN premuto + F1 o F2 durante il logo di boot
  • CTRL+Alt+F11 durante il prompt sotto windows
  • Provare F12 durante l’avvio
  • Provare il tasto ESC o Canc

se non riuscite seguite la procedura su Windows

  1. Aprire l’interfaccia Start
  2. Nella barra di ricerca scrivere : “Opzioni di avvio avanzate”
  3. Riavvia ora su avvio avanzato
  4. Cliccare su Opzioni avanzate
  5. Cliccare su Impostazioni UEFI
  6. Adesso potete entrare nel BIOS

Con questa procedura non potete scappare, al 100 % entrerete nel bios del vostro portatile Lenovo!

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Formazione, Software

Chiudere processi attivi che bloccano o rallentano il PC

Nella guida di oggi vediamo passo per passo come chiudere i processi attivi che bloccano o rallentano il PC. State lavorando e cosi dal nulla il PC si rallenta in maniera notevole e non sapete che fare? Allora potete procedere in molti modi per arginare il problema.

Agire da Task Manager / Gestione Attività

Chiudere processi attivi che bloccano o rallentano il PC

Una delle migliori soluzioni, tra le prime tra tutte, è quella di chiudere definitivamente i processi attivi che bloccano o rallentano vistosamente il PC. Prima di procedere al riavvio completo del vostro PC potrete procedere per passaggi andando a chiudere il software-processo che blocca il computer. Per trovare la causa del rallentamento o blocco dovrete agire in questo modo:

  1. Tenete premuti i tasti della tastiera insieme CTRL+ALT+CANC;
  2. Ora nella schermata Blu che vi compare dovrete optare per le voci Task Manager / Gestione Attività;
  3. Nella schermata successiva vi ritroverete in questa situazione come da toto:
  4. Nella lista dei programmi-processi aperti potrete cercare di capire cosa sta consumando tutte le risorse del vostro PC andando ad ordinare il tutto per consumo di memoria e processore;
  5. Tappando su CPU e memoria potrete dare uno sguardo a quale software sta consumando maggiormente e provare a chiuderli a uno alla volta e vedere se il computer torna scattante;
  6. Per terminare un solo software potrete selezionarlo e tappare sul tasto End Task – Termina processo;
  7. In conclusione, una volta chiuso un programma o processo potrete vedere se il PC si riprende, mentre in caso contrario dovrete proseguire a chiudere i software.
  8. E voi quale metodo utilizzate quando il vostro PC inizia a rallentare o si blocca di continuo? Fatecelo sapere nei commenti.
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Formazione, Hardware, Tech

La crisi globale della carenza di chip

La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto negativo su tutti gli aspetti della vita quotidiana, per non parlare dei rami industriali da cui dipendiamo professionalmente e personalmente. Uno di questi ultimi, che potrebbe non venire subito in mente, è quello della produzione dei dispositivi elettronici e in particolare dei chip che ne costituiscono il cuore. I semiconduttori, ivi inclusi i chip di memoria, i microprocessori e i circuiti integrati, sono da un po’ carenti, e questa carenza sta colpendo tutte le aziende che ne hanno bisogno, e che sono nel bel mezzo di una vera e propria crisi globale. Nonostante Apple sia più preparata ad affrontare la tempesta rispetto ad altre compagnie, nessuno sa ancora quando la crisi avrà fine.

Qual è il problema?

Come molti altri luoghi di lavoro in tutto il mondo, le fabbriche che producono questi componenti vitali hanno dovuto chiudere a causa della pandemia da COVID-19. Ciò ha portato a significativi ritardi nella produzione. Quando le fabbriche sono state in grado di tornare operative, la pandemia ha causato un tale innalzamento nella richiesta di oggetti come nuovi computer, smartphone e dispositivi intelligenti per la casa che le forniture non sono state sufficienti a soddisfare le richieste. I produttori di auto, che hanno rallentato gli ordini durante la pandemia, si sono inoltre trovati improvvisamente ad aver bisogno di ancor più componenti di questo tipo, aggiungendo un ulteriore aggravio alle richieste. Il risultato? Una globale carenza di semiconduttori, con i produttori che stanno ancora cercando di recuperare. ”I chip sono tutto”, ha affermato l’analista Neil Campling di Mirabaud a marzo.

lavoratori industria chip
I lavoratori di tutte le industrie sono stati costretti a fermarsi a causa del COVID-19,
e ora l’industria dei chip
per computer sta faticando
a tornare alla normalità.

”E in atto una tempesta perfetta di forniture e richiesta, ma in breve c’è un nuovo livello nelle richieste che non può essere soddisfatto. Tutti sono in crisi e le cose peggioreranno”. Le carenze provocate dalla pandemia sono state aggravate dal fatto che poche compagnie producono chip, il che ha provocato dei colli di bottiglia. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, o TSMC, è il leader globale in questo settore ed è cruciale nelle catene delle forniture, con Samsung al secondo posto. Se rallentano, tutti gli altri fanno lo stesso. In aggiunta alla pandemia, TSMC ha ricevuto pressioni dal governo taiwanese in seguito alla siccità.

A marzo la compagnia ha ridotto la quantità di acqua usata durante la produzione del 18%. Il processo produttivo di TSMC richiede moltissima acqua: si parla di 156.000 tonnellate al giorno. La compagnia si sarebbe addirittura preparata a usare dei camion per portare l’acqua in fabbrica allo scopo di mantenere la normale capacità produttiva.

Per i suoi prodotti Apple richiede più chip di chiunque altro

L’effetto su Apple

Non bisogna sorprendersi, quindi, se persino Apple è stata colpita. Dopo tutto, la compagnia richiede più chip per la sua produzione di qualsiasi altra, seguita dai rivali di Samsung. Alcuni prodotti Apple contengono ancora
i chip lntel e, anche se ora Apple progetta i suoi chip, questi devono comunque essere prodotti da altre aziende. In totale, circa il 25% degli ordini ricevuti da TSMC proviene da Apple: la compagnia è l’unica fornitrice dei chip A14 per l’iPhone 12 e fornisce in esclusiva i chip per i dispositivi mobili Apple sin dal 2015. La produzione delle GPU, ovvero
i chip grafici nei dispositivi, è stata colpita nello stesso modo.

modelli iphone 12
Le uscite dei vari modelli della gamma iPhone 12 sono state distanziate, forse a causa della carenza globale di chip.

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui Apple ha deciso di distanziare l’uscita dei vari modelli della gamma iPhone 12, partendo dal modello base e dal Pro prima dell’arrivo del mini e del Pro Max. In generale, comunque, la carenza di chip non ha limitato ancora la produzione dell’iPhone 12 , secondo Nikkei Asia. A ogni modo, la carenza di chip ha apparentemente ritardato il montaggio dei componenti sulle schede per l’assemblaggio finale dei MacBook.

apple mini
La carenza di chip potrebbe provocare dei ritardi nell’uscita della prossima generazione
di prodotti Apple.

Anche una parte dell’assemblaggio degli iPad è stata posticipata e i componenti per gli schermi sono carenti, il che nei primi mesi dell’anno ha spinto Apple a mettere in pausa limitata gli ordini per tali dispositivi. La catena dei fornitori di Apple è quindi in lieve difficoltà, ma al momento i clienti non hanno ancora subito le conseguenze della carenza globale di chip. Ammesso che Apple stia cercando di non spingere al massimo l’operatività dei suoi fornitori, ciò potrebbe spiegare perché gli eventi Apple nel corso dell’ultimo anno sono stati leggermente posticipati rispetto al solito. Ciò potrebbe inoltre spiegare perché l’iMac Pro sia stato messo fuori produzione a marzo, anche se in molti sperano in una motivazione migliore, ovvero l’arrivo di un nuovo modello equipaggiato con chip progettati da Apple.

E i rivali di Apple?

Se il periodo non è roseo per Apple, questo non è nulla in confronto ai potenziali problemi che la carenza globale di chip ha causato a Samsung. ”C’è un serio sbilanciamento tra le forniture di chip e le richieste globali nel settore informatico”, ha spiegato il co-presidente esecutivo Koh Dong-Jin agli azionisti. E persino possibile che Samsung salti la presentazione di alcuni prodotti per rendere più lineare la sua gamma. ”E difficile sapere se i problemi di carenza siano stati risolti al 100%”, ha aggiunto Koh Dong-Jin. Ma la situazione va oltre il mercato degli smartphone.


Le forniture delle più recenti console Xbox e PlayStation sono state ridottissime, e anche in questo caso si può supporre che la crescente popolarità di tali macchine durante la pandemia ne abbia innalzato la richiesta. Persino i costruttori automobilistici, i cui veicoli contengono computer sempre più potenti, sono stati colpiti duramente. Apple è in una posizione relativamente forte rispetto a molte altre compagnie.

chip m1
Sebbene Apple progetti ora i suoi chip, deve ancora affidarsi pesantemente ai fornitori esterni.

”I più colpiti sono stati i produttori di auto, perché sono stati gli ultimi a entrare nel settore” spiega Campling. ”Se Apple spende 56 miliardi di dollari all’anno e tale cifra è in costante crescita, a chi daranno la precedenza i fornitori?”. L’analista ha anche messo in evidenza il problema di aziende che producono chip per altre compagnie oltre a usarli per i loro prodotti. Samsung per esempio vende 56 miliardi di dollari di semiconduttori ad altre compagnie mentre ne produce un valore di 36 miliardi di dollari per sé. Per rispettare i contratti di fornitura c’è il rischio che ritardi l’uscita dei suoi prodotti mentre altre aziende che comprano i suoi semiconduttori riescono a rispettare i piani.

I chip per Apple: la catena dei fornitori

Apple sta cercando di usare sempre di più i suoi chip, ma il procedimento non è ancora completo. Anche i suoi chip del resto devono essere costruiti da altri. Scorrendo la lista dei fornitori di Apple, diversi nomi di rilievo coinvolti nella produzione di semiconduttori saltano all’occhio:

Queste compagnie dovranno smaltire gli ordini accumulati per poter aiutare Apple a tornare ai livelli delle forniture pre-pandemia.

La crisi avrà mai fine?

E difficile valutare ora come ora cosa stia succedendo nel mondo della produzione dei chip. Al di là dei prodotti consumer che tutti amiamo, ci sono implicazioni per la sicurezza nazionale dal momento che tutti i dispositivi militari di alto livello e quelli per la sicurezza richiedono dei chip. La faccenda ha raggiunto un punto talmente cruciale che ad aprile il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha organizzato un incontro con i massimi livelli di AT&T, Samsung, Alphabet, Dell, Intel, Medtronic, Northrop Grumman, HP, Cummins e Micron, oltre ai costruttori automobilistici. E c’erano anche dei consiglieri per la sicurezza nazionale.

La maggior parte degli analisti sembra concordare sul fatto che i problemi continueranno per la maggior parte del 2021, e forse anche più a lungo. Tali pressanti difficoltà saranno sicuramente prese in considerazione a Cupertino se, come sembra quasi certo, Apple vorrà lanciare un iPhone 13 tra settembre e ottobre. Detto questo, se c’è una compagnia capace di superare questo genere di sfide senza precedenti è senza dubbio quella guidata da Tim Cook e dai suoi creativi e produttivi collaboratori.

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Digitalizzazione, Formazione, Smartphone

Apple: firmate fondamentali concessioni sui pagamenti in-app

Una piccola concessione, ma estremamente significativa: nel muro contro muro che ha opposto Apple agli sviluppatori in tema di pagamenti in-app, il gruppo di Cupertino ha ceduto sul punto ed ha firmato una prima, minima, simbolica, ma fondamentale apertura. Minima, poiché ancora scevra degli effetti che le controparti vorrebbero; ma simbolica, perché laddove prima non c’erano margini di trattativa, ora c’è una firma che ammette l’abilitazione di strumenti alternativi.

La scelta di Apple sui pagamenti

L’accordo firmato con gli sviluppatori USA (chiudendo così questa prima class action, in attesa di altre e più importanti vertenze) prevede che Apple continui a mantenere il controllo circa gli strumenti di pagamento in-app utilizzati su App Store, ma al tempo stesso lascia agli sviluppatori la possibilità di contattare gli utenti per informarli circa la possibilità di strumenti di pagamento alternativi. Una concessione formale importante, un varco che si apre e riduce la pressione che andava accumulandosi sul caso.

Non è un terremoto, non ancora, ma è sicuramente un passo avanti importante. Mentre gli sviluppatori pretendono di abbandonare il monopolio imposto sui sistemi di pagamento utilizzabili sullo store di Cupertino, Apple rivendica il fatto che solo così possa mantenere in piedi il proprio modello di business sul più efficiente marketplace per applicazioni al mondo. La scelta è complessa anche per le authority antitrust, poiché ambo le parti adducono valide argomentazioni alle proprie rispettive tesi.

L’accordo

Apple ha voluto giungere ad un accordo, insomma, per evitare che i rischi della via giudiziaria potessero imporre soluzioni più radicali. Un accordo completo e complesso, che coinvolge molti aspetti del rapporto tra le parti, ma nel quale il passaggio cruciale è quello legato ai pagamenti:

Per dare agli sviluppatori maggior flessibilità nel coinvolgimento degli utenti, Apple concede l’uso di comunicazioni, quali le mail, per condividere informazioni a proposito dei metodi di pagamento esterni alla propria app iOS. Come sempre, gli sviluppatori non pagheranno ad Apple commissioni su qualsiasi acquisto avvenga al di fuori della loro app su App Store. Gli utenti devono consentire tali comunicazioni ed avere il diritto di opt-out.

pagamenti in-app apple

Gli sviluppatori potranno quindi stabilire connessioni parallele con la clientela e puntare maggiormente sulle vendite in-app facendosi forza di sistemi di fidelizzazione e monetizzazione nuovi. Apple, ovviamente, farà il proprio gioco per mantenere vivi i canali odierni, restando al centro dell’ecosistema per continuare a renderlo fruttuoso quanto è stato negli anni.

Sarà sufficiente?

La domanda è però lecita: basterà questa apertura all’Antitrust? Apple prevede infatti che gli sviluppatori possano fornire queste informazioni soltanto al di fuori dell’app, così che la “bolla” dell’App Store possa rimanere integra. La strada per gli sviluppatori resta infatti piena di ostacoli, tale per cui i modelli di acquisto extra-app possano rivelarsi ancora oltremodo impervi. Ecco perché l’accordo, pur se importante, resta simbolico e – forse – non sufficiente. Epic Games, nome sul quale si giocherà la partita più importante, non si accontenterà delle briciole. Con un primo statement, infatti, la “Coalition for App Fairness” definisce l’accordo come un “disperato tentativo” da respingere in toto.

La partita resta aperta e la concessione Apple, pur rappresentando un atto virtuoso, è probabilmente il classico “too little, too late“. Ma è comunque una mossa, in una scacchiera di interessi nella quale nulla va dato per scontato.

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Database, Formazione, GDPR, Internet, Sicurezza informatica

Attacco hacker: violati i server TIM

Da ieri, alcuni utenti stanno ricevendo una comunicazione direttamente da TIM. Al prossimo accesso a MyTIM saranno obbligati a cambiare la password del loro account, a causa dell’attacco di hacker che hanno violato i server dell’azienda. Questo ha costretto di fatto i clienti a cambiare le loro credenziali di accesso.

La comunicazione

L’attacco ha portato alla sottrazione dei dati degli utenti. E così, in via precauzionale, TIM ha preferito bloccare gli account coinvolti. Accedendo alla pagina principale dell’Area Privata di MyTIM costoro devono seguire le procedure per la reimpostazione della password.

Qui la comunicazione inviata dall’operatore via mail ai clienti.

Gentile Cliente,

desideriamo informarti che, a fronte delle attività di controllo di sicurezza sui nostri sistemi, sono state rilevate attività anomale, svolte da parte di soggetti terzi ignoti, che potrebbero mettere a rischio la riservatezza delle tue credenziali di accesso a MyTIM.

Per tua tutela e per garantire la sicurezza delle tue informazioni, stiamo provvedendo a disabilitare in via precauzionale le tue credenziali MyTIM, utilizzate anche per l’accesso ad alcuni servizi TIM correlati (TIM Party, TIM Personal), rendendo obbligatorio il cambio password al primo accesso all’Area privata MyTIM, da effettuare al seguente indirizzo https://mytim.tim.it/auth/recupero-password.html

Se hai già provveduto a modificare la password successivamente alla disabilitazione, ti consigliamo di valutarne la struttura ai fini di una maggiore sicurezza e nel caso di eseguire la procedura di modifica della stessa in occasione del prossimo accesso a MyTIM ed alla tua casella di posta elettronica. Al riguardo, riteniamo opportuno raccomandarti di non utilizzare più la vecchia password, né una simile, nonché di modificare la password utilizzata per l’accesso a qualsiasi altro servizio online, qualora coincidente o simile a quella precedentemente utilizzata su MyTIM.

Con l’occasione ti ricordiamo, quali misure idonee a prevenire abusi o frodi, di custodire accuratamente e non divulgare mai sul web le credenziali di autenticazioni a portali o sistemi, utilizzare password “strutturate” (es. composte da numeri, lettere maiuscole e minuscole, caratteri speciali) da cambiare periodicamente, di fare attenzione ad azioni di phishing, di aggiornare periodicamente il software sul tuo PC e cellulare e di utilizzare un Antivirus.

La compromissione delle credenziali di autenticazione potrebbe infatti comportare l’accesso da parte di terzi a servizi online ai quali ti sei registrato, con conseguente perdita di controllo sui tuoi dati personali, possibile acquisizione fraudolenta di informazioni che ti riguardano o anche eventuali situazioni di furto di identità.

Scegliere più password diverse

TIM coglie inoltre l’occasione per invitare gli utenti a considerare la robustezza della password scelta. E inoltre le giuste modalità di utilizzo. Quella nuova non deve essere troppo simile a quella vecchia (poiché, altrimenti, sarebbe facilmente indovinabile). Cosa fondamentale, deve anche essere possibilmente unica.

Infatti adoperando una password presso più servizi, associata al medesimo indirizzo email, chi riesce a impossessarsene può accedere a tutti i servizi ad essa connessi.

server tim dati rubati

I dati rubati dagli autori dell’attacco non includono informazioni relative ai pagamenti. Tuttavia ciò non significa che il furto non avrà ulteriori conseguenze. E’ facile, per esempio, prevedere che presto inizierà una campagna di phishing che li sfrutterà.

TIM al momento non ha indicato il numero degli utenti coinvolti nella violazione dei server, che pare non essere stata per ora rivendicata.

Data Breach

La comunicazione non è delle migliori che il cliente pagante si potrebbe aspettare. In effetti è sempre colpa dell’hacker di turno, considerando che TIM sottolinea anche il fatto di sentirsi parte lesa nella vicenda. L’unico problema è che, avendo i dati dei clienti, il loro lavoro, oltre a erogare servizi telefonici, deve anche essere quello di proteggere tali dati.

Come gli esperti insegnano, in questi casi di crisi, ci si aspetta per lo meno delle scuse. Quest’ultime inesistenti nella loro comunicazione. Perché che lo si voglia o no, la colpa è anche del gestore (TIM) che non ha lavorato abbastanza bene per proteggere la propria struttura.

Nel rispetto della normativa vigente, TIM dichiara di aver comunicato informazioni sull’attacco hacker al Garante Privacy, tramite l’invio di una notifica formale.

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Creative, Formazione, Internet, Software

Twine, il software per scrivere narrativa interattiva

Twine è un software per scrivere narrativa interattiva in formato HTML, lo stesso usato dalle pagine Web e molto semplice da imparare. Le storie a bivi, che hanno fatto la fortuna dei librogame, sono sempre apprezzate, ma Twine permette di sviluppare anche giochi di avventura, con scenari da esplorare liberamente, oggetti, combattimenti,
dialoghi, punti. Per addentrarsi nei meandri di progetti narrativi anche complessi non servono conoscenze particolari di programmazione.

L’interfaccia grafica di Twine suddivide ogni storia in passaggi, all’interno dei quali si scrive il testo, che può essere corredato di istruzioni e tag per aggiungere, oltre che link, anche immagini, suoni e vari effetti speciali. La pagina Web che contiene il gioco può avere un header, un footer, una sidebar (barra laterale) e può essere modificata a piacere con i CSS che definiscono l’aspetto degli elementi della pagina. Chi vuole, può integrare il semplice codice di Twine con tag di HTML e JavaScript. All’URL rebrand.ly/stregatto-twine troviamo un gioco d’esempio.

Come funziona il programma

Twine, il software per scrivere narrativa interattiva
1. Il sito twinery.org è il punto di partenza per scrivere giochi con Twine. Il programma, già scelto da migliaia di autori, è disponibile per Windows, Linux, Mac e può anche essere utilizzato online, senza bisogno di registrarsi.
twine sviluppo storia
2. L’interfaccia grafica di Twine permette di gestire lo sviluppo della storia attraverso la mappa dei passaggi, ognuno dei quali ospiterà la rappresentazione di un luogo, di un oggetto, di una scena o anche di una singola azione.
twine pagina web
3. Ogni passaggio appare come una pagina Web. Per aggiungere una scelta, cliccabile, si mette il nome del passaggio successivo tra doppie parentesi quadre: Puoi entrare nella [[casa->ingresso]] oppure esplorare il [[giardino]].
twine tag html
4. Per inserire un’immagine in un passaggio, basta utilizzare il relativo tag HTML: . Per incorporare il file .jpg in quello del gioco, si può ricorrere al sistema di codifica Base64.

twine java script
5. Le variabili, ereditate da JavaScript, sono utili per memorizzare le scelte del giocatore. Dopo averne dichiarata una con (set: $variabile to 1), la si controlla con (if: $variabile is 1) [Scrivi Qualcosa](else:)[Scrivi qualcos’altro].
twine variabili
6. Con una variabile di tipo array si può creare un inventario. Dopo aver dichiarato (set: $inv to (a:)) si possono aggiungere oggetti con (set: $inv to it + (a: “oggetto”)) e toglierli con (set: $inv to it – (a: “oggetto”)).
twine tag
7. L’inventario può essere visualizzato in un passaggio contrassegnato col tag “footer”: (if: $inv’s length > 0)[Inventario: (for: each _a, …$inv)[(link-repeat: _a)[(replace: ?inve)[(display: _a)]]<br>[ ]]][]<inve|.
twin link goto
8. Quando manca il riferimento a un momento preciso della storia, per tornare indietro di un passaggio, si usa (link-goto: “Torna indietro.”, (history:)’s last). Per richiamare il penultimo passaggio si usa secondlast.
twine istruzione append
9. L’istruzione (append: ?Sidebar)[] consente di aggiungere e gestire una sidebar, nella quale si possono mettere le istruzioni per salvare e ripristinare la posizione di gioco: (save-game:), (saved-games:), (load-game:).
tutorial twine
10 . La conoscenza di Twine può essere approfondita su vari siti tra cui YouTube (cercate “tutorial twine”), dove sono stati pubblicati vari video tutorial, anche in italiano. È inoltre possibile scaricare giochi già fatti per studiarne il codice.
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Formazione, Smartphone, Social media, Software

Telegram: videochiamate fino a 1000 partecipanti

L’app di messaggistica di proprietà dell’imprenditore russo Pavel Durov si aggiorna su Android e iOS con tante novità, molte delle quali relative ai video. Infatti non solo ora le videochiamate su Telegram possono spingersi fino a 1000 partecipanti, ampliandone così l’uso e il significato e rendendole strumenti per seguire assieme concerti o altri eventi, ma migliora anche la qualità dei videomessaggi, che ora potranno essere catturati con una risoluzione maggiore e visualizzati conseguentemente in uno spazio più ampio nelle chat: lo zoom, inoltre, sarà disponibile anche durante la registrazione. E non solo, perché sempre restando sui video adesso sarà possibile anche metterli in pausa o riprenderli dall’inizio.

Videochiamate: 1.000 spettatori e 30 partecipanti

La nuova versione include numerosi miglioramenti per videomessaggi, fotocamera in-app, condivisione schermo e altre funzionalità. Con la precedente versione dell’app era possibile avviare videochiamate di gruppo con un massimo di 30 utenti. Ora su Telegram il numero è stato aumentato fino a 1000 partecipanti, ma solo 30 possono partecipare attivamente nelle videochiamate trasmettendo il loro video. Gli altri 970 possono solo seguire la videochiamata. L’azienda di Pavel Durov promette che questo limite verrà aumentato in futuro.

Novità più corpose per i videomessaggi. È stata incrementata la risoluzione video e gli utenti possono ingrandire il messaggio con un tocco. Quando sono in pausa è possibile andare avanti o indietro. Durante la registrazione con la fotocamera posteriore è possibile ingrandire l’immagine e aggiungere la musica che viene riprodotta in background.

Videochiamate: 1.000 spettatori e 30 partecipanti

Il lettore multimediale supporta ora le velocità di riproduzione video 0.5x, 1.5x e 2x (su Android anche per messaggi vocali e videomessaggi). Le videochiamate 1 a 1 supportano la condivisione dello schermo, mentre il suono del dispositivo è incluso in ogni videochiamata.

Altre novità sono l’autoeliminazione dei messaggi dopo un mese (oltre che dopo un giorno o una settimana), la riduzione della larghezza del pennello quando l’immagine viene ingrandita nell’editor, le animazioni nella schermata del codice di blocco, nuove animazioni per l’invio dei messaggi su Android e la nuova fotocamera in-app su iOS che sfrutta tutti i livelli di zoom del dispositivo.

Condivisione dello schermo e videomessaggi 2.0

Altri interventi sono costituiti dall’arrivo di una animazione diversa per la schermata di blocco in cui occorre inserire il pin, di nuove emoji animate, di animazioni inedite per l’invio degli sticker su Android, e di un’interfaccia modificata per la fotocamera in-app su iOS. Di seguito vi riportiamo il changelog fornito dall’applicazione stessa, una volta effettuato l’aggiornamento.

Videochiamate di gruppo 2.0: 

Le videochiamate di gruppo ora supportano fino a 1000 partecipanti per la parte video, oltre a un numero illimitato di partecipanti solo audio. 

• Per iniziare una videochiamata di gruppo, crea una chat vocale dal menu ⋮ nel profilo di qualsiasi gruppo di cui sei un amministratore, quindi attiva il video.

Velocità di riproduzione dei video: 

Tocca ⋯ nel lettore multimediale per selezionare la velocità di riproduzione 0,5, 1,5 o 2X mentre visualizzi un video.


Videomessaggi 2.0: 

Goditi la risoluzione più alta dei videomessaggi nelle tue chat. 

  • Tocca un videomessaggio per ingrandirlo. 
  • Riavvolgili e mandali avanti mentre sono in pausa.
  • Pizzica con le dita per ingrandire mentre registri un videomessaggio con la fotocamera posteriore. 
  • Continua a riprodurre la musica durante la loro registrazione.
  • Premi una volta il pulsante “messaggio vocale” per passare alla modalità video, quindi tieni premuto per registrare e rilascia per inviare.

Animazioni per l’invio di messaggi: 

Invia messaggi con animazioni migliorate – il tuo testo inserito si trasforma dolcemente nella bolla del messaggio mentre vola nella chat.

Aggiunta di timestamp

Timestamp: 

Aggiungi dei timestamp come ‘0:45’ alle didascalie dei video e alle risposte per creare automaticamente dei collegamenti che riproducono il video da quel momento specifico. 

• Se la didascalia di un video include un timestamp, tienilo premuto per copiare un collegamento a quel momento esatto.

Condivisione dello schermo con il suono: 

Condividi il tuo schermo nelle videochiamate 1 a 1, così come nelle videochiamate di gruppo. 

• L’audio del tuo dispositivo è incluso durante la condivisione dello schermo in qualsiasi videochiamata. 

• Scorri a destra o a sinistra per selezionare una sorgente video quando accendi la tua videocamera in qualsiasi videochiamata.

e altro: 

Abilita la cancellazione automatica nelle tue chat per rimuovere i messaggi dopo 1 mese (anche 1 giorno o 1 settimana). 

• Disegna facilmente piccoli dettagli nell’editor dei media – il pennello ora diventa più piccolo quando ingrandisci l’immagine.

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algoritmo youtube viola
Formazione, Intelligenza artificiale, Software, Tech

L’algoritmo di YouTube consiglia video che violano le sue stesse norme

L’algoritmo di YouTube consiglia regolarmente video che violano le sue stesse norme, cioè contengono contenuti che violano le policy della piattaforma. L’ha scoperto l’organizzazione no-profit Mozilla Foundation, utilizzando i dati di crowdsourcing di RegretsReporter, un’estensione del browser che gli utenti possono installare e utilizzare per segnalare informazioni su video dannosi, capendo così da dove provengono. Più di 30.000 utenti di YouTube hanno utilizzato l’estensione per segnalare questo tipo di contenuti.

L’intelligenza artificiale è utilizzata con ottimi risultati in diversi settori. Quella presente su YouTube funziona malissimo. L’algoritmo usato da Google suggerisce agli utenti numerosi video che non vorrebbero mai vedere e che non dovrebbero nemmeno essere presenti sulla piattaforma perché violano chiaramente le regole del servizio. I dati pubblicati all’inizio di aprile sembrano molto lontani dalla realtà.

YouTube ha un problema di intelligenza

L’algoritmo di YouTube consiglia video che violano le sue stesse norme

YouTube ha ricevuto diverse critiche in quanto l’intelligenza artificiale suggerisce video con fake news, contenuti estremisti e disinformazione in generale. Mozilla ha quindi deciso di sviluppare l’estensione RegretsReporter che permette di valutare i “danni” causati dall’algoritmo. Dopo una ricerca durata 10 mesi (da luglio 2020 a maggio 2021), Mozilla ha pubblicato il report con risultati sconvolgenti. 3.362 video risultano contrassegnati come “sgradevoli” tra luglio 2020 e maggio 2021. Lo studio ha rilevato che il 71% dei video ritenuti deplorevoli dai volontari è stato attivamente raccomandato dall’algoritmo di YouTube. Un video può essere considerato spiacevole perché violento, di spam, o perché incita all’odio. Quasi 200 video, che avevano 160 milioni di visualizzazioni in totale, sono stati rimossi.

Brandi Geurkink, Senior Manager of Advocacy di Mozilla, ha dichiarato:

YouTube deve ammettere che il suo algoritmo è progettato in modo da danneggiare e disinformare le persone. La nostra ricerca conferma che YouTube non solo ospita, ma consiglia attivamente video che violano le sue stesse norme. Ora sappiamo anche che le persone in paesi non di lingua inglese hanno maggiori probabilità di subire il peso dell’algoritmo dei suggerimenti di YouTube. Mozilla spera che questi risultati, che sono solo la punta dell’iceberg, convincano il pubblico e i legislatori dell’urgente necessità di una maggiore trasparenza nell’intelligenza artificiale di YouTube.

Inoltre, dalla ricerca di Mozilla emerge anche che nel 43% dei caso dei video indesiderati e spiacevoli segnalati dagli utenti, questi non centravano niente con quello che le persone avevano visto in precedenza. I video segnalati nello studio sembrano però funzionare bene: hanno ottenuto il 70% di visualizzazioni in più al giorno rispetto ad altri contenuti guardati dai volontari.

Il report di Mozilla

Nel report di Mozilla ci sono anche alcuni consigli per YouTube, tra cui l’analisi dell’algoritmo da parte di ricercatori indipendenti, la divulgazione dei dettagli sul funzionamento e l’aggiunta di un’opzione per disattivare i suggerimenti personalizzati. In base ai dati pubblicati da YouTube, solo 16-18 visualizzazioni su 10.000 riguardano video proibiti dalle linee guida.

Un portavoce di YouTube ha dichiarato:

Oltre 80 miliardi di informazioni vengono utilizzate per migliorare i nostri sistemi, comprese le risposte ai sondaggi degli utenti su ciò che vogliono guardare. Lavoriamo costantemente per migliorare l’esperienza su YouTube e solo nell’ultimo anno abbiamo introdotto oltre 30 diverse modifiche per ridurre i suggerimenti per contenuti dannosi. Grazie a questo cambiamento, il consumo di contenuti borderline che deriva dai nostri consigli è ora notevolmente inferiore all’1%.

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Green Pass su Wallet Iphone e Android

Ormai è ufficiale, anche in Italia, a partire dal mese di agosto del 2021, sarà obbligatorio esibire il Green Pass per accedere a determinati servizi nella vita di tutti i giorni. Chi non ne possederà una copia, non potrà infatti entrare all’interno dei locali pubblici, nei cinema e neppure nei mezzi di trasporto più affollati. Di conseguenza, avere il codice sempre a portata di mano è sicuramente la cosa migliore da fare. Gli attuali metodi di accesso però, non sono sicuramente così immediati. Bisogna infatti accedere all’applicazione IO, oppure a quella Immuni (con connessione ad internet perennemente attivata), o ancora, cercare il QR code tra la miriade di foto salvate nella galleria. Per questo motivo, è assolutamente consigliato esportare il pass all’interno dei propri portafogli digitali. In particolare, oggi vedremo come salvare il Green Pass su Wallet di iPhone e Android e averlo sempre a portata di mano.

Per quanto riguarda gli smartphone Android, andremo a ricercare le migliori alternative. Così da offrire anche a tutti gli altri utenti una soluzione altrettanto comoda e immediata. Prima di immergerci però nella guida, cerchiamo di capire i propositi dell’app IO e come la Pubblica Amministrazione ha intenzione di gestire in futuro questo tipo di salvataggio.

Salvare Green Pass su Wallet iPhone con l’app IO

L’app IO è indubbiamente il portale più comodo per la richiesta del Green Pass. Questa infatti, grazie alla profonda integrazione con i dati recuperati dall’account SPID o CIEID, riuscirà automaticamente a capire la situazione sanitaria dell’utente e ad inviare anche il codice senza particolari richieste. L’unica cosa da tenere attiva, sarà il toggle relativo agli aggiornamenti della certificazione verde europea.

Green Pass su Wallet: come averlo a portata di mano su iPhone e Android

Per farlo, basterà semplicemente accedere all’app IO inserendo le proprie credenziali, raggiungere la sezione “Servizi” dalle opzioni in basso, cliccare su “Certificazione verde COVID-19” e assicurarsi che i toggle alla destra di “Contattarti in app” e “Inviarti notifiche push” siano correttamente attivi.

In questo modo, non appena l’azienda sanitaria nazionale rilascerà il certificato, l’app IO invierà una notifica al proprio smartphone e potrà essere visualizzato nei messaggi ricevuti. Ma arriviamo ora alla questione del salvataggio.

Sul sito Web ufficiale dell’applicazione IO, nella sezione dedicata alla Certificazione verde, viene più volte segnalata la possibilità di salvare il Green Pass su Wallet di Apple, tuttavia, al momento, l’opzione risulta essere in fase beta e quindi non disponibile per il pubblico. Di conseguenza, al momento della stesura di questo articolo, non si potrà esportare il biglietto digitale direttamente dall’app IO. Vi consigliamo quindi di tenere sotto controllo gli aggiornamenti del servizio, tramite l’App Store, così da essere certi di poterlo fare il prima possibile.

Green Pass su Wallet Apple: come salvarlo

Nell’attesa che l’app IO rilasci ufficialmente la possibilità di salvare il Green Pass su Wallet di iPhone, vediamo come farlo attraverso il sito Web di CovidPass. Oppure in alternativa tramite l’applicazione di Stocard, disponibile anche su Android.

Salvare green pass su wallet con CovidPass

CovidPass è un progetto al quale si può accedere gratuitamente e da qualsiasi nazione europea. Si tratta banalmente di un portale Web capace di scansionare o importare il QR code relativo al proprio Green Pass e di generare rapidamente un biglietto digitale perfettamente compatibile con Apple Wallet. Tra l’altro, tale biglietto potrà anche essere personalizzato nel colore, così da renderlo più personale e facilmente riconoscibile in mezzo alle altre tessere.

Su iPhone, per esportare il Green Pass su Wallet, sarà necessario utilizzare il browser Safari. Una volta avviato infatti, bisognerà accedere al sito web di CovidPass, cliccando su questo link, e subito dopo iniziare con la configurazione del biglietto.

Per recuperare le informazioni della Certificazione verde, basterà scegliere se cliccare su “Avvia Fotocamera” oppure “Seleziona un File”. Optando per la prima delle due opzioni, si avvierà automaticamente la fotocamera, con la quale bisognerà inquadrare il codice QR del Green Pass. Automaticamente tutti i dettagli verranno rilevati. Scegliendo la seconda opzione invece, sarà possibile importare il codice dall’app “File”, oppure dalla galleria delle immagini.

In seguito, non servirà altro che scegliere il colore del biglietto da esportare (tra quelli disponibili), accettare la “Privacy Policy” disponibile nel punto 3 e infine confermare prima con il tasto verde “Aggiungi a Wallet” e poi con “Aggiungi” in alto a destra.

Green Pass nel wallet iPhone con Stocard

L’alternativa migliore al Wallet di iPhone, è sicuramente l’applicazione di Stocard. In molti infatti utilizzano questo servizio per conservare tutti i propri biglietti digitali. Recentemente, si è aggiornata per consentire a tutti gli utenti di registrare al suo interno anche la Certificazione verde relativa al COVID-19. Vediamo quindi in che modo sfruttarla.

Prima di tutto però, qualora non foste già in possesso dell’app, vi consigliamo di scaricarla direttamente da questo link. Una volta installata, bisognerà creare un account gratuito, oppure accedere più rapidamente tramite i profili social disponibili per la registrazione.

A questo punto, si potrà quindi avviare la configurazione del Green Pass. La prima cosa da fare, sarà cliccare su “+ Aggiungi carta” in basso a destra, successivamente cercare e cliccare sull’opzione relativa alla “Certificazione Verde COVID-19” e scansionare il codice QR del proprio biglietto. In alternativa, sarà anche possibile inserire manualmente il codice identificativo connesso alla certificazione.

A configurazione completata, il biglietto del Green Pass apparirà automaticamente nella lista delle tessere collegate al servizio. Stocard supporta perfettamente l’esportazione delle tessere in Apple Wallet, tuttavia, almeno per il momento, non sembra essere disponibile per la Certificazione verde. Per questo motivo, vi consigliamo di tenere sempre aggiornata l’app per scoprire quando sarà disponibile.

Green Pass su Android: come salvarlo

Purtroppo su Android non è disponibile il salvataggio del Green Pass sul Wallet. Questo semplicemente perché il suddetto servizio è di proprietà di Apple e accessibile unicamente da iPhone. Tuttavia, esistono delle alternative altrettanto valide e che in futuro saranno anche compatibili con Google Pay, ovvero il “Wallet” di Google.

Green Pass su Android con Stocard

Ma iniziamo con la piattaforma più universale e che abbiamo già analizzato in precedenza. Stocard è infatti disponibile pure su Android e si tratta anche dell’unico portafogli digitale attualmente disponibile per gli smartphone dotati del sistema operativo di Google e compatibile con la certificazione. Per iniziare la configurazione, vi invitiamo quindi ad effettuare il download dell’app direttamente dal Play Store cliccando su questo link.

Ad installazione completata, bisognerà quindi accedere (o creare) al proprio account inserendo le credenziali, oppure cliccando sull’icona del profilo social preferito. A questo punto, non servirà altro che cliccare su “+ Aggiungi carta” in basso a destra, premere sulla voce relativa alla “Certificazione Verde COVID-19” nell’elenco in basso e scansionare il codice QR del proprio biglietto, oppure, si potrà anche digitare manualmente il codice identificativo connesso alla certificazione.

L’interfaccia di Stocard per Android sarà esattamente la stessa di quella per iOS, di conseguenza, il biglietto potrà essere visualizzato direttamente dal portafogli digitale e accessibile dalla schermata principale dell’app. Attualmente il servizio non supporta l’integrazione con Google Play, ma non è esclusa la possibilità che venga integrato in futuro.

Green Pass su Android con Google Pay

La situazione ideale per tutti gli utenti Android è quella di conservare tutti le proprie tessere all’interno dell’app di Google Pay, la quale attualmente supporta le carte di pagamento, le tessere fedeltà, i coupon, i biglietti per gli eventi e quelli per i trasporti pubblici e gli aerei.

Subito dopo l’annuncio ufficiale del Green Pass però, Google si è messa subito al lavoro con lo sviluppo di un biglietto capace di supportare al suo interno tutti i dati relativi alla Certificazione. La cosa interessante però, è che per effettuare il download della carta, non servirà utilizzare alcuna applicazione esterna (come ad esempio IO o Immuni), in quanto tutte le API saranno accessibili direttamente dal servizio di Google Pay (o meglio, dei Google Play Services).

Attualmente però, tutto ciò sarà disponibile soltanto negli Stati Uniti, anche se in futuro verrà ampliato a tutte le nazioni europee, ovvero dove il Green Pass risulta essere realmente utile e obbligatorio. C’è da specificare inoltre, che il Certificato verde europeo di Google Pay non sarà conservato sul cloud come le altre tessere, così da limitare la condivisione dei dati e conservare la privacy dell’utente. L’accesso alla carta sarà quindi protetto da codice PIN e identificazione biometrica (impronta digitale o riconoscimento facciale).

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Motorola Edge 20: nuove funzionalità business

Motorola ha annunciato ieri tre nuovi smartphone della serie Edge 20. Il produttore statunitense ha puntato molto sulle capacità fotografiche, ma sono state introdotte per il Motorola Edge 20 anche nuove funzionalità business per l’utenza aziendale, ovvero le piattaforme Ready For e Thinkshield for mobile.

Motorola Edge 20 per la produttività

Ready For può essere definito l’equivalente Motorola di Samsung DeX. Gli utenti che acquisteranno i nuovi Edge 20 potranno collegare lo smartphone in modalità wireless a monitor o TV con supporto alla tecnologia Miracast. Dopo aver effettuato la connessione, sullo schermo apparirà il Ready For Experience Hub. Lo smartphone si trasforma così in un telecomando o in un “air mouse”.

Ready For PC consente invece di condividere i contenuti tra smartphone e PC, quando collegati alla stessa rete WiFi. Dopo aver installato l’applicazione per Windows 10 e inquadrato il codice QR, sullo schermo apparirà Ready For Mobile Desktop. In assenza di connessione fissa è possibile usare il traffico dati, ma occorre il collegamento via USB Type-C.

Motorola Edge 20: nuove funzionalità business

Ready For PC permette inoltre di trasformare lo smartphone in una webcam full HD per videochiamate e live streaming sui social network. Ready For PC funziona su tutti gli smartphone della serie, ma non c’è la funzionalità webcam su Edge 20 Lite. Ready For è invece disponibile solo su Edge 20 e Edge 20 Pro.

Thinkshield mobile è una piattaforma per la gestione degli smartphone Edge 20 in azienda. Gli amministratori IT possono testare gli aggiornamenti prima dell’installazione, controllare le connessioni WiFi, cambiare le impostazioni di Ready For, scegliere le policy di sicurezza ed eseguire altre operazioni da remoto. Tutte le funzionalità sono accessibili tramite l’app OEMConfig pubblicata sul Google Play Store.

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