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Chi è Satoshi Nakamoto, l’ideatore dei Bitcoin

Scopriamo chi è Satoshi Nakamoto, l’ideatore di Bitcoin, uno degli uomini più ricchi del mondo

Ormai, già da qualche tempo Bitcoin, criptovalute, blockchain sono parole sulla bocca di tutti. Alcuni ne parlano con cognizione di causa. Molti invece ripetono a pappagallo quello che hanno trovato in rete o hanno sentito da un amico, magari tra l’altro ben poco informato.

C’è chi li considera un fenomeno passeggero e chi, invece, il primo passo di un cambiamento epocale. Su una cosa, però, sono tutti d’accordo: non si ha idea di chi, o cosa, si nasconda dietro al nome “Satoshi Nakamoto”, formalmente l’ideatore di Bitcoin nonché una delle persone più ricche del pianeta, che potenzialmente è anche in grado di condizionarne per sempre gli equilibri.

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L’origine del mistero

Nessuno sa chi sia davvero, ma tutti sanno cosa ha fatto: Satoshi Nakamoto è l’inventore del Bitcoin e del suo protocollo. Ha pubblicato un documento che spiegava il funzionamento della criptovaluta nel novembre 2008. Ha lanciato la prima versione del software Bitcoin nel 2009 ed è poi scomparso dalla scena a fine 2010. Sebbene dal nome possa sembrare giapponese, è bene non giudicare mai dalle apparenze. “Satoshi” significa “intelligente, saggio”. “Naka” può significare “interno, relazione”. “Moto” indica invece “origine”, o “creazione”.

Sono tutte caratteristiche che qualificano una persona che ha creato un movimento su un algoritmo alquanto ingegnoso. Ma ogni parola può avere diversi significati e il mistero dell’identità di Satoshi Nakamoto sembra destinato a rimanere tale.

A Satoshi Nakamoto è anche colui che per primo ha utilizzato il sistema blockchain. All’interno del processo, Nakamoto è stato il primo a risolvere il problema della doppia spesa per la valuta digitale. All’interno del network del Bitcoin, Satoshi Nakamoto è stato attivo almeno fino a dicembre 2010.

Secondo gli ultimi dati del 2022, si pensa che Satoshi Nakamoto possieda tra i 750 mila e un milione di Bitcoin, per un valore stimato di circa 19,1 miliardi di dollari secondo la quotazione al 30 giugno 2022.

Il padre dei bitcoin

Nell’ottobre del 2008, in uno dei momenti più bui dei mercati azionari, Nakamoto ha pubblicato un articolo su The Cryptography Mailing list per il sito metzdowd.com. dove per la prima volta descriveva una valuta digitale. Il sistema di pagamento elettronico peer-to-peer ideato ha preso subito il nome di Bitcoin. Nel gennaio 2009, Nakamoto ha lanciato il primo software che ha dato inizio al network e ha creato le prime unità della criptovaluta Bitcoin. Satoshi Nakamoto ha lanciato la versione 0.1 del software Bitcoin su Sourceforge il 9 gennaio 2009.

La scrittura del software, secondo lo stesso Nakamoto ha avuto inizio nel 2007. L’inventore di Bitcoin sapeva bene che per la modalità di funzionamento avrebbe dovuto essere in grado di supportare un’ampia gamma di tipologie di transazioni. La soluzione implementata ha permesso ai codici specializzati e ai campi dati di utilizzare uno script predicativo fin dall’inizio.

bitcoin

Nakamoto ha creato un sito web con dominio bitcoin.org e ha continuato a collaborare con altri sviluppatori sul software Bitcoin fino alla metà del 2010. Da quel momento in poi ha ceduto il controllo del codice sorgente e delle chiavi del network a Gavin Andresen, e ha trasferito diversi domini correlati a favore di vari membri importanti della community del Bitcoin. In poche parole, ha dato fine al suo coinvolgimento nel progetto. Fino a poco prima del suo passaggio di consegne, Nakamoto ha compiuto tutte le modifiche al codice sorgente da solo.

Chi è davvero Nakamoto?

Le voci circolanti all’interno del settore delle criptovalute affermano che Nakamoto è un uomo che vive in Giappone, nato il 5 aprile del 1975. Ad ogni modo, la ricerca della vera identità di Nakamoto si è concentrata principalmente su un certo numero di esperti di crittografia e di informatica non di origine giapponese, ma europea o statunitense.

Nel corso del tempo, Nakamoto non ha fatto trapelare quasi nessuna informazione personale, stando attento a non far scoprire la sua identità. Solo nel 2012, sul suo profilo della P2P Foundation ha dichiarato di essere un maschio di 37 anni che viveva in Giappone, ma alcuni ipotizzano non sia davvero giapponese per il suo uso perfetto dell’inglese. Secondo un’analisi fatta dal programmatore svizzero Stefan Thomas, esaminando gli orari di pubblicazione di ogni post del forum del network firmato Nakamoto (più di 500), risulta la quasi totale assenza di post tra le ore 5 e le ore 11 della mattina (orario di Greenwich), suggerendo che Nakamoto dormisse durante quella fascia oraria.

Se Nakamoto è un singolo individuo con abitudini di sonno convenzionali, si può dedurre che risiede in un’area con un fuso orario UTC-05: 00 o UTC-06: 00. Ne consegue che l’area di pubblicazione dei post include parte degli Stati Uniti e del Nord America, alcune parti dell’America centrale, dei Caraibi e del Sud America.

Possibili identità

Uno dei sospettati è Michael Clear, uno studente di crittografia laureato presso il Trinity College di Dublino, secondo Joshua Davis del New Yorker. Analizzando 80.000 parole è arrivato a questa conclusione, grazie ad alcuni indizi di natura linguistica. L’altro sospettato è invece il sociologo finlandese specializzato in economia e ex sviluppatore di videogame Vili Lehdonvirta. Tuttavia entrambi hanno negato di essere il fondatore di Bitcoin.

Addirittura c’è chi crede, come Adam Penenberg della FastCompany, che ci siano invece tre persone dietro allo pseudonimo di Satoshi Nakamoto: Neal King, Vladimir Oksman e Charles Bry. Penenberg sospetta che i tre abbiano lavorato in Team, ed ha analizzato le frasi del primo documento esplicativo sul Bitcoin, redatto da Nakamoto, su Google. Tutto questo per vedere se tali frasi fossero state utilizzate altrove. Nella fattispecie ha analizzato le parole «computationally impractical to reverse», scoprendo che era stata utilizzata all’interno di una domanda di brevetto inoltrata da questi tre personaggi

Il nome di dominio bitcoin.org utilizzato originariamente da Satoshi per pubblicare il suo primo documento risulta registrato tre giorni dopo la presentazione della domanda di brevetto in Finlandia, dove uno degli autori del brevetto era stato sei mesi prima che il dominio fosse registrato. Ovviamente tutti negano. Michael Clear ha smentito pubblicamente di essere Satoshi in occasione del Web Summit del 2013.

Tuttavia la teoria di Penenberg sembra non reggere poiché il dominio bitcoin.org è stato registrato il 18 agosto 2008. Tra l’altro utilizzando un servizio di registrazione anonimo giapponese tramite un ISP giapponese. La registrazione del sito è stata trasferita in Finlandia solo il 18 maggio 2011 facendo cadere l’ipotesi di Penenberg. Altri pensano che sia Martii Malmi, uno sviluppatore che vive in Finlandia coinvolto nel network del Bitcoin sin dall’inizio e che ha sviluppato l’interfaccia utente.

Una serie tv su Satoshi Nakamoto

Il mistero dell’identità di Satoshi Nakamoto col tempo non si è affatto placato. Tanto che i produttori di Arte.Tv ne hanno fatto una docuserie di sei puntate, raccogliendo elementi e prove esistenti. Chiunque siano i sospettati, secondo gli autori della serie, Nakamoto faceva parte dei Cypherpunk. Per chi non lo sapeppe è un gruppo di attivisti dell’area di San Francisco, che dal 1993 ha iniziato a promuovere la crittografia per garantire la privacy.

Per decenni il gruppo, tra i cui esponenti spiccano Nick SzaboHal Finney, Adam Back e Wei Dai, lavora al progetto blockchain e alla creazione valute peer-to-peer, approfittando della sfiducia verso il sistema finanziario tradizionale dopo la crisi dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers.

Secondo alcuni dietro a Satoshi potrebbe esserci proprio Hal Finney, crittografo scomparso prematuramente nel 2014. Molti gli indizi ad avvalorare la tesi: è sua la prima transazione Bitcoin di sempre e la sparizione di Nakamoto nel 2010 coincide con il ritiro di Finney a causa della malattia. Tra gli altri sospettati c’è Nick Szabo: fu lui a inventare il Bit Gold, la criptovaluta che ha poi ispirato il Bitcoin (sebbene nel white paper non ve ne sia traccia). Un altro indizio che fa puntare il dito su Szabo è la similarità del suo stile di scrittura con quello degli scritti di Nakamoto, in primis la presenza di due spazi all’inizio di ogni frase.

La corsa all’identità

Nel 2016 è il turno dell’imprenditore informatico Craig Steven Wright che ha tentato di convincere i media di essere lui il creatore dei Bitcoin. Per dimostrarlo, Wright ha firmato un messaggio con la chiave di crittografia privata associata alla prima transazione in Bitcoin. Questa prova gli è valsa l’assegnazione di 1,1 milioni dei primi Bitcoin a conclusione di un processo che lo vedeva coinvolto nell’eredità di un suo ex-collaboratore, David Kleiman, con cui avrebbe creato Bitcoin. Ma non è stata considerata una prova sufficiente per dimostrare che Nakamoto fosse davvero lui.

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Cosa sono e come funzionano i Bitcoin

Tutto ciò che c’è da sapere sui Bitcoin, cosa sono, come funzionano e dove spenderli. La criptovaluta più famosa al mondo.

Sicuramente avrai sentito parlare almeno una volta di Bitcoin, ovvero la criptovaluta che ha acquisito un enorme valore in poco tempo. In questo articolo, visto il grande interesse suscitato, vedremo di fare chiarezza sul tema in modo semplice e, talvolta, volutamente semplicistico.

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Cosa sono i Bitcoin

Il Bitcoin è una moneta virtuale che fa parte della grande famiglia delle criptovalute. Queste sono quelle monete che possono essere scambiate mantenendo il completo anonimato dell’acquirente e del venditore. Questa moneta non è legata a nessuna banca e a nessun ente monetario; quindi, è libera e disponibile per gli scambi tra diversi utenti (P2P) o per gli acquisti sulla rete Internet.

Basta pochissimo per effettuare una transazione in Bitcoin. Si può utilizzare uno dei tanti canali disponibili o uno dei numerosi siti di intermediazione che accettano di gestire la transazione in Bitcoin per conto nostro. Il Bitcoin ormai vale così tanto da essere accettato anche in borsa come moneta sui cui fare investimenti. Questo visto anche l’elevata volatilità del titolo legato al Bitcoin (con relative grosse oscillazioni di prezzo).

I Bitcoin, anche se virtuali, non sono infiniti, ma sono disponibili in quantità ben definita fin dalla loro creazione. Il numero massimo di Bitcoin disponibili è pari a circa 21 milioni di unità. Di questi 21 milioni, poco più di 18 milioni è già immesso su Internet. La restante parte è ancora da scoprire tramite un processo chiamato mining. Visto il valore di un intero Bitcoin, per comodità vengono utilizzate unità più piccole. La più piccola unità in cui può essere suddiviso il Bitcoin è un Satoshi, equivalente a 0,00000001 Bitcoin.

L’ inventore

Il Bitcoin è nato da un anonimo inventore, conosciuto con lo pseudonimo di Nakamoto Satoshi. È stato “commercializzato” per la prima volta il 5 ottobre 2009, data in cui 1 Bitcoin valeva 0,00076 dollari, ovvero erano necessari 1.309 Bitcoin per 1 dollaro. La sua crescita di valore è stata inizialmente lenta, per poi crescere vertiginosamente e raggiungere il record di 16.000 euro per 1 solo Bitcoin nel 2017 e sfondare la barriera dei 34.000 euro a inizio 2021.

Come fare Bitcoin

I Bitcoin possono essere ottenuti in due modi:

Mining

Mining: possiamo diventare “minatori” di Bitcoin (miner) e contribuire a produrre nuova criptovaluta utilizzando la potenza di elaborazione del nostro PC per risolvere problemi matematici molto complessi. Per ricompensare questo lavoro o questa condivisione delle risorse quando si fa mining in più persone, una volta risolto questo problema matematico, l’utente riceve nuovi Bitcoin (ovviamente nella percentuale rimasta ancora a disposizione), in proporzione al lavoro svolto. All’inizio dell’era Bitcoin era sufficiente un PC casalingo per generare un intero Bitcoin, oggi le transazioni sono così numerose e la potenza di calcolo richiesta è talmente elevata che si fa fatica anche con una serie di centinaia di PC moderni di fascia alta per generare un intero Bitcoin, oltre al fatto che sono nati computer specifici per questo tipo di operazione ben più performanti!

Oggi i miner singoli, possono ottenere come ricompensa per il loro sforzo solo frazioni molto piccole del Bitcoin lavorando in squadra, ma diciamo che ormai il gioco non vale più la candela per gli utenti singoli, visti i costi di consumo energetico generati e i costi dei componenti sia in fase d’acquisto, sia in fase di sostituzione dovuta a guasti per l’intenso lavoro. Questa ormai è una strada impossibile da seguire a livello casalingo, visto che i Bitcoin diminuiscono nel tempo e diventa sempre più difficile produrne di nuovi.

Compravendita

grafico bitcoin

Compravendita: utilizzando un wallet, ovvero un portafoglio virtuale protetto è possibile comprare e scambiare la valuta già presente in circolazione. Puoi comprare Bitcoin da chi già ne possiede (anche piccole frazioni, non per forza uno intero) e, una volta ottenuta la criptovaluta, utilizzarla per acquistare online o per scambiarla con un altro utente che a sua volta ha creato il suo wallet. Questo attualmente è il metodo più veloce per prendere possesso di un Bitcoin o di una sua parte frazionaria. Il miglior modo per effettuare la compravendita è tramite i siti di exchange come Coinbase, con il quale non solo potrai comprare Bitcoin, ma anche tante altre altcoin, ovvero criptovalute alternative, che magari devono vivere ancora il loro periodo d’oro. Con gli exchange inoltre puoi speculare sui forti sbalzi di prezzo, caratteristici di queste criptovalute, facendo attenzione a investire solo ciò che si è disposti a perdere.

Come utilizzare e scambiare Bitcoin

bitcoin

Lo scambio di denaro in Bitcoin avviene da un portafoglio digitale (wallet) a un altro. Per farlo è necessario usare una chiave/codice segreto (relativo al proprio wallet) da utilizzare insieme al numero che identifica il wallet a cui trasferire i Bitcoin (una sorta di indirizzo digitale composto da 30 cifre); tutto questo serve per poter autorizzare la transazione di Bitcoin da un utente all’altro.

Non essendo nominativi i wallet, rendono il tutto anonimo e la transazione sicura (grazie alla crittografia elevata offerta dal programma di scambio). Ogni transazione che viene effettuata, fin dall’inizio della creazione della moneta, viene registrata in un apposito registro pubblico chiamato Blockchain, dove non sono memorizzati nomi o altri dati sensibili, ma solo il wallet di chi invia Bitcoin, il wallet di chi lo riceve e la quantità di Bitcoin scambiati.

Puoi procurarti un wallet su Bitcoin.org wallet raggiungibile da qui. I siti che si pongono come intermediari nella gestione dei Bitcoin, si chiamano exchange e possono richiedere una commissione per la transazione. L’Exchange più famoso e sicuro è Coinbase.

Dove spendere Bitcoin

L’anonimato e lo scambio crittografato hanno decretato il successo di questa moneta su livelli di scambio sempre più elevati, fino a essere accettata anche in qualche negozio fisico oltre che da numerosi servizi online. Una città italiana su tutte, esattamente Rovereto, è diventata celebre per l’ampia adozione dei Bitcoin, usati non solo per pagare il caffè o un qualsiasi acquisto fatto nei negozi, ma anche per il pagamento degli stipendi. Così facendo Rovereto si è aggiudicata il titolo di Bitcoin valley.

Negozi che accettano Bitcoin

In Italia esistono numerosi negozi fisici dove spendere i propri Bitcoin, facilmente rintracciabili, tramite un servizio che mette a disposizione una mappa costantemente aggiornata. Cliccandoci sopra potrai vedere la cartina dell’Italia (e non solo), grazie alla quale, zoomando, individuare i negozi Bitcoin-ready. Nei nostri test su Roma, risultano presenti più di 40 attività che accettano Bitcoin come forma di pagamento, tra cui bed & breakfast, librerie, negozi di elettronica, ristoranti, nutrizionisti, avvocati.

mappa bitcoin
Dalla cartina è possibile individuare il negozio fisico vicino a te!

Un altro comodo sito da consultare inoltre è QuiBitcoin, raggiungibile da qui.

quibitcoin
Dalla serie di filtri presenti su https://www.quibitcoin.it/, trovare uno shop è un gioco
da ragazzi.

Comprare Buoni Amazon con i Bitcoin

Un ottimo metodo per spendere i propri Bitcoin è quello di convertirli in buoni Amazon (scopri cosa sono puntando il browser su https://bit.ly/buoniregaloamazon), conversione che non è possibile fare direttamente dal sito Amazon, ma tramite siti specifici. Ecco una lista non esaustiva:

Spectrocoin: https://spectrocoin.com/en/purchase.html
Bitpanda: https://www.bitpanda.com/it
Egifter: https://www.egifter.com/
Purse: https://purse.io/shop
Giftoff: https://giftoff.com/
Offgamers: https://www.offgamers.com/
Gyft: https://www.gyft.com/
Paxful:  https://paxful.com/it/buy-bitcoin/amazon-gift-card?hasScroll=true Questo servizio permette inoltre, anche l’operazione inversa, ovvero comprare Bitcoin spendendo buoni Amazon.

Negozi Online che accettano Bitcoin

Oltre ai negozi fisici, sono presenti anche alcuni negozi online che accettano Bitcoin, come Expedia (https://www.expedia.it/), il famoso sito dedicato a vacanze e viaggi; BitDials (https://www.bitdials.eu/), negozio di orologi e gioielli) ed Etsy (https://www.etsy.com/it/), negozio di oggettistica artigianale.

Come guadagnare con i Bitcoin

Per guadagnare Bitcoin molti sfruttano le ampie oscillazioni di questo tipo di valuta. Facciamo un esempio pratico, immaginiamo che il valore del Bitcoin sia 5.000 euro e noi possediamo 0,2 Bitcoin (1.000 euro), se trasformiamo i nostri Bitcoin in euro quando il valore sale a 6.000 euro, avremo questa volta 1.200 euro. Se poi riacquistiamo Bitcoin una volta che questa valuta è scesa nuovamente a 5.000 euro, avremo 0,24 Bitcoin e così via.

quotazione
Speculando sulle oscillazioni del Bitcoin è possibile guadagnarci davvero tanto… ma anche perderci un capitale! Attenzione a quel che si fa.

Questa è un’operazione che è possibile fare tramite i siti di exchange (come CoinBase, https://bit.ly/sitocoinbase). Nel grafico in alto, si possono osservare i primi 8 mesi del 2018 riguardanti il valore dei Bitcoin in euro e si può vedere come le oscillazioni siano anche di 2.000/3.000 euro nel corso di pochi mesi. Questa non è una regola fissa, ognuno poi fa questo tipo di operazioni a proprio rischio e pericolo.

I siti di exchange, sono siti che permettono di scambiare (acquistare e vendere, n.d.r.) valuta digitale con altri beni, come a esempio la classica moneta fiat (che altro non è che la moneta legale, come euro o dollaro) o altre valute digitali. Per farla breve, versando euro riceverai l’equivalente in Bitcoin sul portafoglio digitale che ti viene fornito dalla piattaforma di exchange. Questo sarà gestibile comodamente o direttamente dal sito o da un’applicazione per smartphone/tablet. Il più famoso e sicuro sito di exchange è CoinBase, https://bit.ly/sitocoinbase.

I Bitcoin sono sicuri?

Ecco la domanda più importante: i Bitcoin sono sicuri? In linea generale sì perché la tecnologia che sta dietro ai Bitcoin è molto sicura, basta semplicemente ricordare la password d’accesso del wallet (che non può essere cambiata dopo essere stata scelta, non esistono sistemi di recupero), ricordarsi di comunicare la chiave per lo scambio di Bitcoin ed evitare il più possibile di fare affari con i Bitcoin su PC a rischio infezione o a rischio hacker – che potrebbero accedere al tuo account e “rubarti i soldi” virtuali).
Quindi i Bitcoin sono sicuri finché è al sicuro il wallet. Consigliamo di fare sempre copie di backup (anche locali) del proprio wallet e di conservare la password in un luogo molto sicuro (anche una cassaforte, se il wallet è sostanzioso).

Pericoli dei Bitcoin e delle criptovalute in generale

Dal punto di vista economico i Bitcoin così come le altre criptovalute, sono molto discusse:

• da un lato troviamo i sostenitori della moneta libera che permette agli utenti Internet di svincolarsi dalle banche e dal sistema monetario classico e autoalimentarsi grazie a un numero di Bitcoin decrescente (quindi con valore sempre più alto), agendo in anonimato e in sicurezza.
• dall’altro ci sono i sostenitori effetto “bolla”, per cui i Bitcoin un giorno finiranno di guadagnare valore e ne perderanno molto di più rispetto al costo sborsato per acquistarli. Queste voci partirono poco più di un paio d’anni fa, ma che almeno fino a ora, non hanno trovato alcun riscontro.

Facendo una veloce ricerca su Google è possibile trovare tutti gli articoli di allarmismi che si sono succeduti nel tempo, roba da perderci ore, ma solo il tempo ci dirà chi aveva ragione. Tra i due scenari troverai sempre pareri discordanti, proprio perché non vi è certezza, né di uno, né dell’altro pensiero. Il consiglio è sempre quello di avvicinarsi ai Bitcoin con piccole somme di denaro, aumentare le proprie conoscenze e valutare dopo un po’ di esperienza, il da farsi, consci dei vantaggi, ma soprattutto dei rischi a cui si va incontro.

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primo sms della storia
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All’asta il primo SMS della storia

Venduto all’asta il primo SMS della storia, fu un “Merry Christmas” inviato nel 1992.

La britannica Vodafone mette all’asta il primo SMS della storia mai inviato come NFT (“Non-Fungible Token”), una sorta di certificato di autenticità e di proprietà digitale, precisa radio Europe 1. Il messaggio conteneva la scritta “Buon Natale” quando il programmatore Neil Papworth lo inviò il 3 dicembre 1992 al collega Richard Jarvis che stava partecipando a un party natalizio aziendale. Aveva solo 15 caratteri e recitava semplicemente: “Merry Christmas”.

La vendita sarà battuta alla casa d’aste Aguttes. Come spiega il titolare, Maximilie Aguttes “In Francia, è vietato vendere beni immateriali. Quindi abbiamo dato forma tangibile a questo primo messaggio di testo con questa cornice digitale che mostra il protocollo utilizzato per inviare il primo SMS”. L’acquirente pagherà in criptovalute Esther e il ricavato andrà all’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

La vendita in Francia. Prezzo di partenza stimato 100.000 euro.

il primo SMS della storia

Si stima che potrebbe essere venduto per 200 mila dollari. Non è il primo certificato digitale di questo tipo messo all’asta e neppure il più costoso. L’Nft del primo tweet scritto da Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, è stato battuto all’asta per 2,9 milioni di dollari, mentre il primo codice sorgente di Tim Berners Lee per il World Wide Web fu venduto per 5,4 milioni di dollari.

NFT come acquistarli?

Come si fa a comprare un SMS?

La suddetta stringa di codice è la protagonista dell’inusuale operazione organizzata nei giorni scorsi dalla casa d’aste Aguttes insieme a Vodafone che ha messo in vendita il messaggio. In effetti, un SMS è ben diverso da un quadro o da qualunque altro bene materiale. In effetti non è tangibile e quello di assicurarsene la proprietà è un concetto ancora nuovo.

Il mezzo attraverso il quale il misterioso compratore ha potuto acquistare l’agognato messaggio sono gli NFT, o non fungible token. Si tratta, semplificando, di certificati di proprietà che si possono legare a beni digitali rendendoli di fatto unici; gli atti legati a questi token risiedono in un registro elettronico online, immodificabile e distribuito chiamato blockchain – la stessa tecnologia alla base di Bitcoin e altre criptovalute – che rende definitiva e sempre tracciabile la transazione.

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attacco hacker regione lazio
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Attacco hacker senza precedenti alla Regione Lazio

È un attacco hacker che non ha precedenti in Italia quello avvenuto la scorsa notte contro il sistema informatico della Regione Lazio. L’intrusione ha mandato in tilt il sistema di prenotazione del vaccino, ma potrebbe avere causato danni ben più gravi, minacciando la riservatezza dei dati sensibili del 70% degli abitanti di Roma e Province vicine che si erano vaccinati. Mentre il virus informatico è ancora attivo, i servizi di intelligence italiani ed europei stanno indagando per ricostruire l’accaduto. Dai primi accertamenti della polizia postale è emerso che l’attacco è partito dall’estero, anche se non è ancora stato possibile circoscrivere l’area geografica.

I dati sensibili di milioni di cittadini vaccinati a Roma e nelle provincie potrebbero finire nelle mani dei pirati del web, che hanno chiesto un ingente riscatto in bitcoin: informazioni di comuni cittadini, ma anche di politici, dirigenti e imprenditori. Si teme che la minaccia diventi nazionale.

Fonti di sicurezza fanno inoltre sapere che i pirati non hanno avuto accesso alle storie cliniche dei milioni di utenti registrati sul Ced regionale, visto che la violazione ha interessato l’area delle prenotazioni Cup e vaccinali che hanno permesso loro l’accesso ai dati anagrafici.

Attacco hacker alla Regione Lazio: le piste

I pirati informatici sono entrati utilizzando la postazione aperta di un dipendente degli uffici della Regione, scrive il quotidiano. Gli hacker hanno utilizzato un malware poco complesso: il loro intento non consisterebbe nel rubare i dati di milioni di persone, ma di sabotare l’intero sistema e rendere le reti inutilizzabili, causando così un danno molto difficile da riparare. La componente dell’attacco sarebbe, quindi, di matrice criminale e non politica: inizialmente era stata considerata la pista no vax. Ma gli inquirenti non escludono ancora nulla.

Attacco hacker alla Regione Lazio

Secondo la prima informativa inviata agli organi di sicurezza, come riporta ‘La Repubblica’, non si sarebbe trattato un attacco di uno Stato straniero.

La paura, però, è che i dati sanitari della classe dirigente italiana possano essere venduti sul mercato nero. E inoltre che possa essere messa all’asta la capacità di sabotare la campagna vaccinale del Lazio.

Dalle indagini è emerso che l’attacco è partito dalla Germania, anche se potrebbe trattarsi anche solo di una triangolazione studiata per rendere non riconoscibile il luogo di partenza degli hacker.

Attacco hacker alla Regione Lazio: come sono entrati nel sistema

Gli hacker si sono introdotti nel sistema informatico della Regione Lazio non attraverso una mail, bensì da una postazione lasciata aperta. In pratica un computer collegato alla rete dell’agenzia Lazio Crea.

In queste ore, tra le cose, si sta tentando di capire se a lasciare aperta la postazione sia stato per caso o dimenticanza oppure volontariamente.

Da quella postazione è stato inserito un malware abbastanza comune, ma che, a causa dell’inadeguato sistema di protezione delle reti sanitarie della Regione Lazio, è riuscito ad arrivare fino al CED (il Centro di Elaborazione Dati della Regione Lazio, dove sono contenuti tutti i dati sanitari).

Al momento non risultano cancellati i dati.

Per bloccare l’attacco, però, i tecnici hanno dovuto spegnere il CED. La paura è che, una volta fatto ripartire, i dati possano essere cancellati o resi inutilizzabili.

Attacco hacker alla Regione Lazio: il riscatto

Nel pomeriggio di domenica è stata trovata una mail in cui veniva indicato un indirizzo mail a cui pagare il riscatto, senza però indicare la cifra.

Secondo attacco hacker alla Regione Lazio

Nella notte tra domenica e lunedì, all’1,30, i tecnici hanno tentato di riavviare il CED ma è partito un nuovo attacco hacker.

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jbs sotto attacco ransomware
Formazione, Sicurezza informatica

JBS sotto attacco ransomware

Mercoledì la società statunitense controllata dalla multinazionale brasiliana JBS, la prima al mondo nel settore della lavorazione della carne, ha fatto sapere di aver pagato 11 milioni di dollari (9 milioni di euro) come riscatto per un attacco informatico “ransomware” subìto la scorsa settimana. L’amministratore delegato di JBS USA, Andre Nogueira, ha detto che l’attacco ha impedito il funzionamento dei macelli negli stabilimenti degli Stati Uniti e dell’Australia per un giorno.

Come l’attacco informatico dello scorso 7 maggio a danno dei sistemi della Colonial Pipeline, uno dei più grandi e importanti oleodotti degli Stati Uniti. Anche questo compiuto con un “ransomware”, ovvero un software malevolo installato dagli hacker che blocca alcuni dati, sbloccati solo con il pagamento di un riscatto (in inglese ransom). Secondo le indagini preliminari, nell’attacco non sarebbero stati sottratti dati aziendali né dati relativi ai dipendenti. Reuters ha scritto che secondo una persona coinvolta nelle indagini, l’attacco è opera di un gruppo di hacker che ha legami con la Russia. Questi ultimi avrebbero utilizzato il ransomware REvil, o Sodinokibi. Il colosso della carne ha versato una somma pari a 11 milioni di dollari per evitare qualsiasi potenziale interruzione dell’attività.

JBS ha pagato la somma chiesta in bitcoin

La conferma di quanto avvenuto giunge oggi direttamente dal sito ufficiale, con un comunicato che mette nero su bianco la cifra versata. Non è dato sapere il nome della gang, ma secondo FBI si tratta di una delle più pericolose, con un modus operandi sofisticato. Riportiamo di seguito le parole attribuite a Andre Nogueira, CEO di JBS USA.

JBS sotto attacco ransomware

È stata una decisione molto difficile da prendere per la nostra azienda e per me personalmente. Ciò nonostante, abbiamo ritenuto la scelta fosse necessaria al fine di prevenire qualsiasi potenziale rischio per i nostri clienti.

A rendere la vicenda di particolare interesse non è tanto la cifra pagata (oltre il doppio rispetto al riscatto di Colonial Pipeline, ora in parte recuperato), quanto il fatto che il passaggio della valuta sia avvenuto senza uno stop dell’infrastruttura vero e proprio: i sistemi informatici di JBS non si sono mai fermati se non in minima parte, grazie ai protocolli di sicurezza integrati e alla possibilità di contare su solidi sistemi di backup. Potrebbe dunque essere questa la nuova frontiera degli attacchi ransomware? Estorcere denaro non in seguito alla messa offline dei network colpiti, ma a fronte della minaccia di farlo.

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Come minare bitcoin con un Game Boy

Oggi parleremo di come minare bitcoin con un Game Boy e non solo.

Il Nintendo GameBoy ha visto la luce per la prima volta nel 1989 ed è stato un’enorme successo per la società giapponese. Dopo più di trent’anni mai ci saremmo però aspettati di vedere nuovo software sviluppato per la console portatile del marchio che ha segnato l’infanzia di molti di noi. Non si tratta però di un nuovo gioco…

Per minare bitcoin serve un buon numero di schede video prestanti, ma vista la mancanza di disponibilità di GPU nell’ultimo periodo lo youtuber StackSmashing potrebbe aver trovato una soluzione. Tutto ciò che vi servirà sarà un Game Boy, un Raspberry Pi Pico e un computer normale. E… molta molta pazienza, poiché minare bitcoin con un Game Boy sarà 125 trilioni di volte più lento di una mining machine (macchine per l’attività di generazione di Bitcoin).

Come minare bitcoin con un Game Boy

Dopo la crescita esponenziale del valore del bitcoin, anche grazie all’investimento di Elon Musk, lo youtuber ha pensato di entrare nel settore del mining. Data la scarsità di schede video in commercio, però, ha dovuto arrangiarsi con ciò che aveva già in possesso: un Game Boy.

game boy

L’idea alla base del progetto è che tutto il mining, quindi l’estrazione del bitcoin, avvenga sul Game Boy, la console portatile rilasciata ben 20 anni prima che il bitcoin fosse inventato. Ovviamente serve anche qualche aiuto esterno: il Game Boy non è in grado di connettersi a Internet e non può contenere l’intera blockchain. Per far fronte a ciò, StackSmashing usa un Raspberry Pi Pico e un cavo Link per connettersi al computer. Una volta connesso, il Game Boy esegue il programma di hashing da una cartuccia programmabile e riproduce perfino un’animazione divertente durante il mining.

Il Game Boy è leggermente più lento delle macchine dedicate a minare bitcoin odierne, 0,8 hash al secondo contro una media di 500 megahash per un computer di medie prestazioni e fino a 100 terahash per le macchine più prestanti. Di conseguenza è improbabile che qualcuno sia in grado effettivamente di minare bitcoin con un Game Boy. Tuttavia, nonostante la lentezza, la console è tecnicamente in grado di minare cryptovalute e magari dopo questo video di successo potrebbe nascere una valuta dedicata, ad esempio il GameCoin.

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La blockchain: è pronta a rivoluzionare il mondo IT

Cos’è la blockchain?

La Blockchain è un insieme di tecnologie, in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete. Tutti i nodi possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro.

Blockchain cresce anche in Italia

La blockchain può essere aggiornata solo con il consenso dei partecipanti al sistema e contiene una registrazione autentica e verificabile di ogni singola transazione effettuata nel sistema. Non si tratta però di una tecnologia singola e a sé stante, ma di un’architettura complessa che consente agli utenti di effettuare transazioni creando una registrazione immutabile di esse. Sebbene abbia un enorme potenziale, la tecnologia blockchain è ancora agli albori e i CIO e le loro controparti commerciali dovrebbero aspettarsi delle battute d’arresto nella sua implementazione, inclusa la possibilità reale di gravi bug nel software.

Mentre alcuni gruppi industriali stanno lavorando per standardizzare le versioni del software blockchain, ci sono anche oltre 200 startup che lavorano sulle loro versioni di questa tecnologia. Perché allora la blockchain sta ottenendo già ora tutta questa attenzione? In una parola, Bitcoin.

Cos’è il bitcoin?

Bitcoin è una criptovaluta che permette di realizzare pagamenti su una rete aperta utilizzando bit e crittografia. È stata la prima criptovaluta decentralizzata in assoluto quando è stata creata nel 2009. Sono poi arrivate (e continuano a farlo) altre forme di criptovaluta o denaro virtuale come Ether (basata sulla piattaforma di applicazione blockchain di ethereum), che hanno aperto nuove strade per gli scambi monetari transfrontalieri.

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Il termine bitcoin è stato coniato nel 2008 quando Satoshi Nakamoto (probabilmente uno pseudonimo di uno o più sviluppatori) ha scritto un articolo su una versione peer-to-peer di denaro elettronico che consentirebbe di inviare direttamente i pagamenti online da un soggetto all’altro senza passare attraverso un istituto finanziario.

Blockchain non è una singola tecnologia, ma piuttosto un’architettura che permette a utenti non coordinati di effettuare transazioni e tenerne un registro immutabile e sicuro.

Cosa fa la blockchain?

Come rete peer-to-peer, combinata con un server di time stamping distribuito, i database blockchain possono essere gestiti autonomamente per scambiare informazioni tra le diverse parti. Non c’è bisogno di un amministratore visto che gli utenti blockchain sono l’amministratore.

Inoltre, le reti blockchain possono essere utilizzate per i già citati contratti intelligenti o script che vengono eseguiti automaticamente quando vengono soddisfatte determinate condizioni e più utenti blockchain possono creare contratti che richiedono più di un set di input per attivare una transazione.

Per esempio, nel real estate sono necessarie firme incrociate tra chi compra, chi vende e le rispettive istituzioni finanziarie.

Ogni record o transazione digitale nella blockchain è chiamato blocco e quanto questo è completato, crea un codice di sicurezza univoco che lo lega al blocco successivo.

Quanto è sicura la blockchain?

Se è vero che nessun sistema è immune dall’essere hackerato, la semplice topologia della blockchain è la più sicura oggi secondo Alex Tapscott, CEO e fondatore di Northwest Passage Ventures, una società di venture capital che investe in società tecnologiche di blockchain.

“Per spostare qualsiasi cosa di valore su qualsiasi tipo di blockchain, la rete deve prima essere d’accordo sul fatto che quella transazione sia valida, il che significa che nessuna singola entità può entrare e dire in un modo o nell’altro se una transazione è avvenuta o meno. Per hackerare un sistema simile, non dovreste semplicemente hackerare un sistema come fareste per attaccare una banca, ma ogni singolo computer su quella rete”.

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Come ogni tecnologia emergente, la blockchain deve fronteggiare sfide e barriere alla sua adozione.
Le opinioni non sono tutte entusiastiche però, e sono diversi gli analisti che si interrogano sulla sicurezza della blockchain.

Le risorse di calcolo per maggior parte delle blockchain sono enormi, perché non si tratta solo un computer ma di moltissimi. La blockchain di bitcoin sfrutta tra 10 e 100 volte la potenza di calcolo di tutte le serving farm di Google messe insieme“Come per qualsiasi tecnologia emergente, la blockchain affronta sfide e ostacoli in fase di adozione, ma resta il fatto che pur non essendo immune ad attacchi, è significativamente meglio di tutto ciò che abbiamo inventato oggi a livello di sicurezza”, conclude Tapscott.

I calcoli necessari a validare le transazioni e produrre un nuovo blocco da unire alla blockchain possono essere velocizzati grazie all’uso di schede grafiche accelerate (GPU). Questo ha contribuito negli scorsi mesi a una fortissima richiesta di questo tipo di componente, cosa che ha fatto impennare i prezzi.

Blockchain pubbliche e private

Ci sono diversi tipi di permutazioni blockchain, ma ricadono principalmente in due categorie: pubblica o privata.
Le blockchain pubbliche consentono a chiunque di vedere o inviare transazioni purché facciano parte del processo di consenso. Esistono anche “blockchain consortili” dove solo un numero preselezionato di nodi è autorizzato a utilizzare il libro mastro.
Le blockchain private,al contrario, limitano a un’unica organizzazione (un gruppo di impiegati di una grande azienda, una rete di banche) la possibilità di scrivere su un libro mastro distribuito.

Quali settori industriali usano la blockchain?

SpedizioniFinTechsanitàenergia. Le blockchain vengono impiegate in un’ampia varietà di usi in diversi settori. In quello delle spedizioni ad esempio, una bolla di accompagnamento è tradizionalmente basata sulla carta e richiede più controlli da parte di più soggetti prima che le merci possano essere consegnate. Anche quando il sistema è elettronico questa trafila non cambia e dà vita a un lungo e complesso iter amministrativo.

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Per cercare di semplificare questo processo, Maersk , il più grande operatore mondiale di spedizioni di container, ha annunciato già nel marzo 2017 di utilizzare un libro mastro basato sulla blockchain per gestire e tracciare decine di milioni di container digitalizzando la supply chain.
Da inizio 2018 Maersk ha inoltre iniziato a collaborare con IBM su una nuova piattaforma di spedizione elettronica basata su blockchain che dovrebbe diventare operativa nel corso dell’anno.

Ogni partecipante alla catena delle spedizioni può visualizzare sia lo stato di avanzamento delle merci attraverso il registro blockchain, capendo così dove stia transitando un container, sia lo stato dei documenti doganali e altri dati in tempo reale. E poiché la blockchain crea un record immutabile, nessuna parte in gioco può modificare, eliminare o persino aggiungere uno dei blocchi senza il consenso degli altri sulla rete.

La blockchain nel settore FinTech

Accenture ha recentemente pubblicato un rapporto in cui si afferma che la tecnologia blockchain potrebbe ridurre in media del 30% i costi di infrastruttura per otto delle dieci maggiori banche di investimento mondiali, permettendo far risparmiare a esse tra gli 8 e i 12 miliardi di dollari sui costi annuali. Nel caso dei pagamenti transfrontalieri, l’intero processo da compiere è spesso complesso e comprende più livelli di comunicazione per verificare le transazioni (un’operazione nota come pagamento e regolamento).

pagamenti, le autorizzazioni e i regolamenti nel settore dei servizi finanziari (compresi i mercati azionari) sono pieni di inefficienze perché ogni organizzazione coinvolta nel processo conserva i propri dati e deve comunicare con gli altri dove si trova nell’iter della transazione. Questi accordi richiedono in genere due giorni e costringono le banche a mettere da parte denaro che altrimenti potrebbe essere investito.

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Poiché è in grado di condividere istantaneamente i dati con ciascuna organizzazione coinvolta in una transazione, la blockchain riduce o elimina la necessità di riconciliazioneconferma e analisi. Secondo Accenture ciò consente di ottenere un processo di autorizzazione e accordo più efficiente, rapido ed efficace.

J.P. Morgan ha creato quella che è probabilmente una delle più grandi reti di pagamenti blockchain fino ad oggi: la Interbank Information Network (IIN). La società di servizi finanziari ha annunciato che la Royal Bank of Canada e l’Australia e la Australia and New Zealand Banking Group Ltd. hanno aderito alla INN e ciò significa un notevole volume di pagamenti transfrontalieri.

J.P. Morgan ha creato questa rete blockchain per ridurre il numero di partecipanti necessari a rispondere alla conformità e ad altre richieste relative ai dati che possono ritardare i pagamenti. “IIN migliorerà l’esperienza del cliente, diminuendo la quantità di tempo (da settimane a ore) e i costi associati alla risoluzione dei ritardi di pagamento” ha affermato Emma Loftus, responsabile Global Payments presso J.P. Morgan Treasury Services. “Le capacità della blockchain ci hanno permesso di ripensare a come le informazioni critiche possono essere reperite e scambiate tra banche globali”.

La blockchain nel settore energetico

I residenti di Park Slope a Brooklyn sono in grado di vendere energia generata da pannelli solari tramite una microrete di distribuzione abilitata da una blockchain che registra ogni transazione effettuata con una utility locale. La microrete, creata dalla divisione Digital Grid di Siemens, comprende sistemi di controllo di rete, convertitori, accumulatori di batterie agli ioni di litio e contatori elettrici smart. Il database blockchain di Brooklyn Microgrid è un sistema di contabilità basato sul web che utilizza la tecnologia crittografica per salvare i dati energetici in un modo sia economico, sia a prova di falsificazione.

Sun Pacific Holding Corp. ha invece svelato i piani per acquistare 60 acri di terra per costruire un parco eolico e solare che utilizzerà una blockchain per monitorare la nuova rete, gestire il bilanciamento del carico e aumentare la vita delle apparecchiature elettriche affrontando eventuali problemi in tempo reale.

La compagnia Manalapan vuole collegare le sue numerose microreti fisiche, incluso il nuovo sistema di energia rinnovabile, al sistema di rete nazionale e gestirlo attraverso una blockchain. Nel lungo termine ciò potrebbe consentire ai clienti di rivendere energia alla rete, evitare blackout attraverso la condivisione dell’energia e cambiare fornitore di energia senza problemi.

Per poter partecipare a questa blockchain, sarà necessario acquistare un nodo o un computer. I nodi verranno utilizzati per convalidare e condividere le informazioni attraverso la microrete, riducendo al minimo la quantità di interazione umana necessaria per far funzionare l’intero sistema. Nel complesso un sistema bilanciato sulla blockchain ha tutto il potenziale per essere molto più efficiente dell’attuale sistema energetico. “Riteniamo che il futuro dell’energia si baserà sulla blockchain e siamo entusiasti di utilizzare questa tecnologia per rendere più efficiente la gestione della rete”, ha dichiarato il CEO di Sun Pacific Holdings Nicholas Campanella.

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Come evolverà la blockchain?

Indipendentemente da chi l’ha sviluppata, le aziende dovrebbero sempre optare per un approccio pragmatico quando adottano qualsiasi nuova tecnologia, non integrandola ciecamente ma capendo se mai se abbia senso adottarla per risolvere un problema o migliorare ciò che non funziona.

Al momento ci sono più di 15 piattaforme blockchain sviluppate in parallelo e quindi si sentirà presto il bisogno di un’ulteriore standardizzazione per incoraggiare un’adozione diffusa della tecnologia. Una sfida da risolvere tipica di ogni nuova tecnologia e nonostante ciò la blockchain sta vedendo attorno a sé sempre più interesse.

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Secondo Angus Champion de Crespigny di Ernst & Young, la blockchain è adatta per propagare policy di sicurezza e gestione dell’accesso all’identità, pratiche che possono interessare una miriade di mercati. “Il fatto che ogni record della blockchain contenga un hash crittografico unico utilizzato per tracciare quel blocco, così come altri nella catena associata, significa che i dati non possono essere modificati. Ciò rende la blockchain perfetta per scopi di conservazione di dati e auditing”.

Blockchain nel mondo del lavoro

Gli sviluppatori di blockchain sono ora al secondo posto tra le 20 competenze lavorative in più rapida crescita e le offerte di lavoro per questo ruolo sono più che raddoppiate quest’anno. Secondi solo agli specialisti in robotica, gli esperti in blockchain chiedono anche 115 dollari all’ora secondo Upwork, un marketplace specializzato per lavoratori freelance. Questo articolo offre alcuni utili consigli alle aziende che vogliono formare competenze su blockchain al proprio interno, così come a chi intende diventare un esperto di blockchain.
Subito dopo nella lista dei lavori in più rapida crescita c’è un’altra occupazione legata sempre alla blockchain: gli sviluppatori di criptovaluta.

L’evoluzione nel tempo del numero di annunci per la selezione di personale esperto nella tecnologia blockchain.

La cosa che rende così attraente la blockchain (la sua natura distribuita) è anche una potenziale minaccia alla sicurezza. In un’azienda infatti il controllo centralizzato può tradursi in sicurezza. Essendo la blockchain intrinsecamente decentralizzata, la tecnologia funziona al meglio quando la condivisione delle informazioni avviene attraverso più parti e soggetti.

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