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Crisi chip: General Motors chiude due stabilimenti

General Motors chiude due stabilimenti poiché impossibilitata a produrre oltre: mancano i chip e il danno per l’industria sarà estremamente elevato a causa della crisi.

Il mercato automotive sta tentando di nascondere i cocci sotto il tappeto, ma la situazione è destinata a deflagrare: dopo gli allarmi lanciati da gruppi come Ford, Volkswagen e Toyota, ora è la General Motors a fare i conti con la realtà. Quella di un mercato ostacolato dalla cronica carenza di chip da poter utilizzare in fase di sviluppo, elemento che impedisce lo sviluppo di vetture in linea con le aspettative degli utenti. La domanda era tornata a crescere dopo lo stop imposto dalla pandemia, ma l’offerta non sa più tenere il passo. Il rischio è di vivere un ulteriore periodo a basso regime, senza la possibilità di sfruttare appieno la crescente richiesta.

General Motors: linee ferme, mancano i chip

General Motors si è trovata addirittura costretta a fermare alcuni siti produttivi: per due settimane, a partire dal 6 settembre, due stabilimenti si fermeranno in attesa di nuovi approvvigionamenti. Il gruppo spiega che la situazione resta “complessa e fluida”, testimoniando come la speranza è che il collo di bottiglia possa presto risolversi. Ma le previsioni non vedono cambi di rotta imminenti: che sia per auto o console da gioco, fino al 2022 non ci si aspetta un pieno rientro alla normalità (le previsioni Dell sono però ancor più pessimistiche).

Crisi chip: General Motors chiude due stabilimenti

Nel frattempo ognuno cerca soluzioni con creatività, sfruttando chip differenti (con differente programmazione). Oppure ricalibrando i ritmi di lavoro per poter portare sul mercato quante più auto possibili. La situazione ha però inevitabilmente un impatto economico pesante, che a livello mondiale è già calcolato in termini di decine di miliardi di dollari.

Anche Ford e Toyota colpite

Questa settimana anche Ford ha annunciato che taglierà anche la produzione di camion la prossima settimana a causa della carenza di chip. Toyota Motor a settembre ridurrà la produzione globale del 40% rispetto al suo piano precedente.

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iPhone 13: uscita, prezzo, novità del modello più venduto

Curiosità e info sul nuovo iPhone 13: uscita, prezzo, novità del modello più venduto

iPhone 13, iPhone 13 mini, iPhone 13 Pro e iPhone 13 Pro Max sono stati svelati la sera del 14 settembre 2021 durante l’evento California Streaming insieme ai nuovi iPad (2021), iPad mini 6 e Apple Watch 7.

Apple ha dato il via ai preordini di iPad mini 6 nello stesso giorno della presentazione, ed a quelli dei nuovi iPhone 13 venerdì scorso. I nuovi smartphone e il nuovo tablet saranno disponibili sul mercato a partire dal 24 settembre, ma non tutti gli utenti interessati a riceverli subito potrebbero riuscire nell’intento. Chi ha piazzato subito l’ordine tramite l’Apple Store online probabilmente lo riceverà, ma al momento per alcuni modelli i tempi di consegna previsti slittano a ottobre, e nel caso di iPad mini 6 anche sino ai primi giorni di novembre.

Il più venduto

I nuovi termini di consegna sembrano riflettere l’interesse manifestato dal pubblico nei confronti dei nuovi prodotti Apple. Così come emerso anche nel nostro sondaggio, gli iPhone 13 Pro quelli più desiderati dal pubblico, nonché quelli che stanno registrando i nuovi termini di consegna spostati ad ottobre. Stesso dicasi per iPad mini 6, che ha convinto in effetti per il grande passo avanti compiuto rispetto al precedente modello. Infatti le consegne di iPad mini 6 sono state spostate ben oltre il termine del 24 settembre. Alcuni esempi, più nel dettaglio:

iPhone 13
  • iPhone 13 Pro, tutti i tagli di memoria, tutte le colorazioni – consegne tra il 19-26 ottobre
  • iPhone 13 Pro Max, tutti i tagli di memoria, tutte le colorazioni – consegne tra il 19-26 ottobre
  • iPad mini:
    • Grigio siderale:
      • 64GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi + Cellular – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
    • Viola:
      • 256GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi + Cellular – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
    • Rosa: 256GB, WiFi + Cellular – consegne 5-12 ottobre
    • Galassia:
      • 256GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi + Cellular – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre

A qualcuno piace Oro, Argento o Grafite, a molti piace Sierra: è infatti proprio questa la colorazione preferita da chi ha scelto Amazon per acquistare il nuovo iPhone 13 nella sua versione Pro Max. Il modello più venduto è proprio il top di gamma, nella sua incarnazione con 256 GB di memoria interna.

iphone 13 più venduto
L’ IPhone 13 Sierra (azzurro) è il modello più venduto

Disponibilità

Ricordiamo che l’intera linea iPhone 13 è disponibile in preordine, con la consegna inoltre delle unità acquistate garantita per il 24 settembre. Alcuni modelli risultano già sold out, a causa delle richieste elevate: il consiglio per gli interessati è quello di non perdere tempo e prenotare subito la propria, scegliendo tra le quattro versioni disponibili, ognuna con tagli di memoria e colorazioni differenti: mini, Standard, Pro e Pro Max.

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Codici segreti su Android!

Vuoi conoscere alcuni codici dell’enorme repertorio di codici segreti Android? Questi ti serviranno per attivare tutti i tipi di funzioni, oltre che a farti scoprire alcune impostazioni nascoste utili per i produttori, per gli operatori di telefonia mobile, gli sviluppatori e darti accesso a nuovi modi per poter ottimizzare il proprio Android.

Come usare i codici segreti di Android

I codici segreti Android sono in realtà combinazioni nascoste di questo sistema che permette di attivare funzioni e ottenere informazioni sul proprio dispositivo. In generale, per attivarli basta usare la tastiera del telefono e digitare prima l’asterisco o il cancelletto e poi il codice numerico che serve ad attivarli.

Alcuni di questi codici cambiano ad ogni nuova versione di Android poiché Google incorpora nuove funzioni ad ogni attualizzazione. Inoltre, alcune di queste combinazioni sono valide unicamente per alcuni modelli.

Accedere alle funzioni nascoste di Android

Qui di seguito una lista dei codici più popolari di Android. Per poter accedere alle funzioni aprire l’app Telefono, e come se si stesse effettuando una chiamata comporre il codice. Se cliccando non succede nulla, saltare il codice in questione, poiché alcuni di questi codici sono destinati a modelli specifici o a determinate versioni Android.

Nota Bene: Un uso scorretto di queste impostazioni nascoste e tools può provocare l’instabilità del sistema (perdita dati, crash). Si raccomanda pertanto di effettuare un backup dei propri dati prima di mettere mano al vostro smartphone.

Codici generali

I codici segreti generici servono in tutti i dispositivi Android, indipendentemente dalla marca o modello.

Codici test

Sono codici che permettono di realizzare prove nel dispositivo quando sembra che qualcosa manchi o semplicemente quando l’utente vuole attestare che tutto funzioni bene.

Codice —> Funzione

  • #*#197328640#*#* → Modo test
  • #*#232339#*#* → Wi-Fi test
  • #*#0842#*#* → Test di vibrazione e luminosità dello schermo
  • #*#2664#*#* → Touchscreen test
  • #*#232331#*#* → Test del Bluetooth
  • #*#1472365#*#* → Test rapido/Analisi rapida del GPS
  • #*#1575#*#* → Analisi completa del GPS
  • #*#0283#*#* → PacketLoopback
  • #*#0*#*#* → Test per schermi LCD
  • #*#0289#*#* → Test audio
  • #*#0588#*#* → Test del sensore di prossimità
Codici segreti su Android!

Trovare informazioni riguardo il dispositivo

I codici sotto riportati sono destinati a recuperare informazioni riguardo il sistema del proprio dispositivo (hardware e software):

  • #06# → Mostrare l’IMEI
  • #0*# → Menu di informazioni sul telefono
  • #*#4636#*#* → Menu di informazioni sul telefono
  • #*#34971539#*#* → Informazioni sulla fotocamera
  • #*#1111#*#* → Versione FTA del software
  • #*#1234#*#* → Versione PDA del software
  • #12580*369# → Informazioni del software y hardware
  • #7465625# → Stato di blocco del telefono
  • #*#232338#*#* → Direzione MAC
  • #*#2663#*#* → Touchscreen
  • #*#3264#*#* → Versione della RAM
  • #*#232337#*# → Direzione Bluetooth
  • #*#2222#*#* → Versione dell’hardware
  • #*#44336#*#* → Versione del sistema operativo e dati di aggiornamento

Risolvere i problemi dei componenti hardware

I codici seguenti possono essere avviati come test dei componenti hardware:

*#0228# visualizza lo stato della batteria.
*#0289# svolge un test radio.
*#0782# imposta data e ora.
*#0842# testa la vibrazione.
*#0673# svolge un test audio (MP3).
*#0*# = testa gli speaker e/o lo schermo.
*#*#2664 #*#* test il touch screen.
*#0283# test ail microfono.
*#0588# test al sensore di prossimità.

Impostazioni avanzate

I codici seguenti, infine, possono essere utilizzati per modificare impostazioni specifiche o per svolgere compiti specifici:

*2767*3855# è per il Reset di fabbrica (cancella I dati, le impostazioni personalizzate e le app presenti sul sistema).
*2767*2878# riavvia il sistema (salvando i dati personali)
*#2470# abilita/ disabilita il suono della cattura foto.
**04*CPA*NP*NP# resetta il codice PIN .
*#4777*8665# testa il GPS.
*#197328640# conduce al menu Root Debug.
*#78# entrare nel menu Impostazioni Admin.
*#9900# per compilare un report di sistema.
*#273283*255*663282*# per copiare I dati dalla SD alla memoria interna.

Codici di configurazione

Sono combinazioni limitate e creare per funzioni specifiche:

  • #9090# → Impostazioni di diagnosi
  • #301279# → Impostazioni d HSDPA e HSUPA
  • #872564# → Impostazioni di entrata dell’USB

Codici di backup

Ne esiste solo uno e risulta estremamente importante poiché è quello che permette di fare una copia di backup delle cartelle con contenuti multimediali:

  • #*#273282*255*663282*#*#* → Copia di sicurezza di tutti i multimedia

Codici per sviluppatori

I codici degli sviluppatori servono per attivare opzioni aggiuntive che, in alcuni casi, possono esser utili agli utenti non professionisti o ai sviluppatori stessi:

  • #9900# → System dump
  • ##778 (+green/call button) → Accedere al menu EPST

Codici segreti per modello e marca

Oltre ai codici universali utili per qualunque dispositivo Android, esistono una serie di codici specifici per diversi produttori di dispositivi mobili e smartphone. Ecco una lista dei più rilevanti per ogni marca.

Samsung

La marca sudcoreana Samsung è tra i maggiori produttori del pianeta e offre ai suoi utenti una lista originale di combinazioni segrete:

  • #0808# → Accesso a Servizi USB
  • #9090# → Attivazione del modo di servizio
  • #0228# → Verifica dello stato della batteria
  • #34971539# → Verifica delle funzioni de firmware della fotocamera
  • #1234# → Verifica della versione del software nel telefono
  • #7284# → Verifica del menu del FactoryKeystring
  • #12580*369# → Accesso a informazioni sull’hardware e software
  • #0011# → Accesso al menu di servizio

Huawei

La marca cinese Huawei non è da meno del suo rivale Samsung e ha anch’essa diverse combinazioni utili.

  • ##258741 → Hard Reset (Restaurar de fábrica)
  • ##147852 → Modo Test
  • #8746846549 → Nam Setting
  • #8746846549 → Scheda RUIM (informazioni personali sull’utente)
  • ##5674165485 → Test dell’Hardware
  • ##1857448368 → Versione dello smartphone

Motorola

Questo è il codice più importante di Motorola:

  • ##7764726 → Accesso al MenúDroid nascosto

Sony

Per il produttore giapponese Sony, invece, vi sono questi codici:

  • #*#7378423#*#* → Informazioni sul sistema operativo del telefono e l’operatore
  • #*#4636#*#* → Informazioni sulla batteria
  • 2767*3855# → Ripristino alle impostazioni di fabbrica
  • #*#273283*255*663282*#*#* → Fare una copia di sicurezza rapida degli archivi multimediali
  • #*#0673#*#* o *#*#0289#*#* → Verifica dell’audio
  • #*#232337#*#* → Vedere l’indirizzo dei dispositivi Bluetooth nelle vicinanze

HTC

HTC è uno dei marchi che mette a disposizione dei propri utenti più combinazioni nascoste:

  • #*#3424#*#* → Programma dei verifica di HTC
  • ##786# → Menu per il ripristino del telefono
  • ##3282#→ Menu EPST
  • ##3424# → Diagnostica
  • #*#8255#*#* → Monitoraggio di Google Talk
  • ##33284# → Test del campo
  • #*#4636#*#* → Menu di informazioni di HTC
  • ##7738# → Revisione de protocollo

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BrakTooth, la nuova pericolosa vulnerabilità al Bluetooth

BrakTooth, cos’è la nuova pericolosa vulnerabilità al Bluetooth che interessa tantissimi dispositivi

La Singapore University of Technology and Design ha scoperto ben sedici pericolose vulnerabilità al Bluetooth conosciute sotto il nome di “BrackTooth”. Almeno 1.400 i dispositivi coinvolti.

Il Bluetooth ha un grosso problema. Sedici, anzi. Si tratta di ben sedici vulnerabilità (ma sei ulteriori sono già in fase di verifica), la cui scoperta è stata comunicata solo in questi giorni ed il cui nome è collettivamente inteso come BrakTooth.

BrakTooth unifica sedici vulnerabilità al Bluetooth

Un video divulgato tramite YouTube esplicita mediante una similitudine le “potenzialità” distruttive dei difetti al Bluetooth. Non è casuale – né tantomeno un refuso – l’utilizzo del plurale, dal momento che siamo di fronte non già ad una sola vulnerabilità, ma a sedici storture unificate dal nome col quale sono riconoscibili, vale a dire “BrakTooth“.

Un numero certamente importante e non è escluso che possa ulteriormente lievitare nell’immediato proseguo. Questo anche perché sono in corso ulteriori accertamenti per verificare l’esistenza di ulteriori quattro difetti.

In che cosa consiste BrakTooth? Le sue “capacità” sono ben illustrate dalla Singapore University of Technology and Design nel video che abbiamo riportato sopra.

Le vulnerabilità permetterebbero infatti ai cyber-criminali di poter approntare manovre differenziate, tra cui soprattutto l’esecuzione a distanza di un codice arbitrario con lo scopo di compromettere la memoria del dispositivo. Sfruttando BrakTooth, è pure possibile riavviare il dispositivo o creare dei pacchetti che costringerebbero l’utente ad un riavvio forzato del device.

Un sito apposito è stato messo a punto per raccogliere tutte le informazioni sulle vulnerabilità e sulle sue soluzioni: la particolare pericolosità del problema impone immediata attenzione, ma l’assenza di situazioni di attacco massivo consente al momento un approccio di cautela orientato probabilmente a progettare le migliori soluzioni possibili per ogni singolo caso.

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Utilizzare un telecomando di terze parti sull’Apple TV

In questa guida vedremo come utilizzare un telecomando di terze parti, come ad esempio quelli dei DVD, TV o decoder sull’Apple TV. Per poter configurare questa opzione e avviare la procedura è necessario utilizzare per la prima volta il telecomando Apple predefinito.

Chi ha la Apple TV sa bene quale sia il difetto più grande di un telecomando così piccolo che l’azienda di Cupertino fornisce a corredo nella confezione. Quante volte vi sarà capitato di averlo perso e ritrovato solo decine di minuti di ricerca? Il telecomandino ultra sottile di Apple si può perdere facilmente. Questo a causa del suo spessore davvero ridotto che ne permette “l’incastro” anche in spazi davvero angusti come quelli di un divano, piuttosto che sotto un mobile etc…

In alcuni potrebbe quindi essere comodo utilizzare la propria Apple TV direttamente con il telecomando del proprio televisore in modo da rendere l’interazione ancora più semplice e piacevole. A tal proposito il set-top-box di Apple offre una valida funzione che sicuramente non tutti i nostri lettori conosceranno. Questa difatti permette di configurare un qualsiasi telecomando per la gestione dei contenuti.

Per procedere basta entrare nel Menu, entrare in ImpostazioniGeneraleTelecomandi e da qui selezionare Programma Telecomando. Da qui scegliere il telecomando del dispositivo che si desidera abbinare, controllare che non sia già attivo su altri dispositivi e selezionare Avvia. Infine, dalla finestra visualizzata sarà possibile configurare le funzioni di programmazione dei pulsanti:

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Google annuncia i nuovi Pixel 6 e 6 Pro con processore Tensor

Si chiamano Pixel 6 e 6 Pro e vedranno per la prima volta un processore (Tensor) fatto in casa da Google. Proprio come Apple con il suo Bionic.

Ecco come sono fatti. Un annuncio a sorpresa che toglie i veli ai nuovi Google Pixel 6 e 6 Pro. Sì, l’azienda di Mountain View ha deciso di svelare completamente cosa gli utenti potranno avere a ridosso di questo autunno con due smartphone dalle caratteristiche simili, dimensioni diverse ma soprattutto con un processore ”fatto in casa” proprio come quello di Apple per i suoi iPhone. Una sfida lanciata alla casa di Cupertino per cercare di tornare in alto sul mercato degli smartphone questa volta con una mossa diversa ossia quella di non dipendere da altri nella componente più importante del device.

Pixel 6 e Pixel 6 Pro con Google Tensor: ufficiali

Una scelta che sembra in qualche modo replicare la strategia già adottata da Apple per i suoi iPhone e da Samsung per la parte della linea Galaxy dotata di componentistica Exynos. Focus dunque puntato sulle applicazioni di intelligenza artificiale e sul machine learning. Integrato anche il chip Titan M2 per la sicurezza.

Il design, definito “Industrial” da Google, è quello che si può osservare nella galleria di immagini qui sotto, con alluminio lucido oppure opaco, a seconda del modello, per scocca e finiture. Si va oltre il concetto di camera bump con una fascia sporgente che corre lungo tutta la larghezza della scocca posteriore (camera bar). Un aspetto studiato in modo da risultare coerente alle linee guida Material You di Android 12.

Google annuncia i nuovi Pixel 6 e 6 Pro con processore Tensor

Google Pixel 6 e 6 Pro: ecco come sono fatti

I nuovi Google Pixel 6 e 6 Pro sono proprio gli smartphone che avevamo visto qualche tempo fa da immagini rubate in Rete. Google decide di proporre ancora una volta un design unico nel suo genere rifacendosi forse a quel Google Nexus 6P che effettivamente aveva colpito molti utenti in passato. Qui abbiamo una scocca in alluminio rivestita da vetro lucido con un pannello anteriore praticamente flat ossia senza strane curvature. Curvature che sono invece presenti al posteriore con una struttura fotografica molto particolare: una vera e propria fascia rialzata di qualche millimetro che permette il posizionamento di tutti i sensori degli smartphone che si differenzieranno tra versione normale e versione Pro.

Fotocamera con zoom 4x stabilizzato

Le fotocamere saranno un punto nevralgico di questi smartphone. Un punto di forza che già conosciamo in Google e nei suoi Pixel. Questi hanno sempre permesso agli utenti di portare a casa scatti fotografici importanti e di qualità, pur non avendo sensori da centinaia di megapixel o triple o quadruple fotocamere. I nuovi Pixel 6 e 6 Pro invece cambieranno un po’ questa filosofia e vedranno per la versione Pro un obiettivo a periscopio con zoom 4x stabilizzato che dovrebbe risultare un 105 mm.

Non sappiamo purtroppo i dati precisi delle fotocamere dei due nuovi device ma sappiamo che il nuovo sensore grandangolare principale (che dovrebbe essere presente in entrambi i Pixel 6 e 6 Pro) catturerà il 150% in più di luce rispetto a quello finora utilizzato. E sappiate che la versione base di Pixel 6 avrà un sensore ultra wide, oltre a quello principale. Mentre la versione di Pixel 6 Pro aggiungerà anche un sensore periscopico, come detto in precedenza.

Google Pixel 6 e 6 Pro

l resto delle specifiche tecniche sostanzialmente riguardano le dimensioni dei pannelli anteriori. Sì, perché al momento sappiamo che le differenze tra Pixel 6 e 6 Pro saranno dettate dalle dimensioni degli schermi e dalle fotocamere posteriore. E vedremo se anche le memorie (RAM e ROM) differenzieranno i due device. Nel contempo sappiamo che i display saranno di tipo OLED con un sensore delle impronte digitali al di sotto dello schermo che sarà di due dimensioni: da 6.4 pollici Full HD+ a refresh rate a 90Hz per il Pixel 6 mentre un 6.7 pollici Quad HD+ con refresh rate a 120Hz per la versione Pixel 6 Pro.

TENSOR: il primo processore ”made by Google”

E poi c’è il nuovo Google TENSOR ossia il processore ”made by Google” che sfida il Bionic di Apple. Abbandonato il nome Whitechapel, probabilmente poco commerciale. Google ha deciso di correre ai ripari nei confronti di Apple. Inoltre ha deciso di crearsi in casa il suo processore per non dover dipendere più dagli altri. Tensor è una CPU che in qualche modo rimanda ai processori che Google usa da tempo nei suoi Data Center e proprio attorno ad essi che ha deciso di creare questo suo primo processore per smartphone con tanta intelligenza artificiale e machine learning.

“Fatto in casa”

Chiaramente non ci sono dettagli tecnici specifici sul nuovo Tensor di Google. È un processore che sappiamo integri una CPU, una GPU ma anche i vari controller e i moduli per la connettività. Anche se questi ultimi sono presi in licenza da altri brand. Le componenti ”fatte in casa” da Google sono la TPU Mobile per i calcoli del machine learning e il processore ”Titan” che riguarda la sicurezza e la crittografia. Sul resto purtroppo non sappiamo altro, anche se dalle indiscrezioni si parla di una mano data da Samsung nella costruzione del processore con elementi visti negli Exynos.

Ed è chiaro che la mossa di Google è quella di avere il pieno controllo del machine learning che poi è effettivamente il cuore pulsante di uno smartphone di ultima generazione. Sarà proprio questa componente ad avere il massimo controllo sul sistema operativo e sulle applicazioni. Sappiamo bene come Google in questo sappia fare bene il suo lavoro e abbia già messo in campo ogni tipo di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. L’azienda potrà implementare ancora di più questi aspetti magari alzando il livello della fotografia dei nuovi Pixel 6 e 6 Pro con le varie modalità ”smart”.

In Italia?

Google sembra voler cambiare marcia per il futuro dei suoi Pixel. L’obiettivo è senza dubbio quello di proporre ai suoi utenti uno smartphone non solo premium con potenzialità importanti per quanto concerne l’usabilità di tutti i giorni. Tutto questo grazie appunto all’Intelligenza Artificiale. Uno smartphone capace di spingere Google dove non è ancora mai arrivata in questi anni se non con il suo sistema operativo divenuto ormai sicuro e anche maturo. L’introduzione di un processore fatto in casa di certo è il primo passo fondamentale per catturare l’attenzione del pubblico che potrà ora fidarsi di Google anche da questo punto di vista con uno smartphone potente, intelligente ma soprattutto sicuro grazie al chip Titan M2 e alla parte di security di Tensor.

In Google sono pronti a lanciare la sfida agli altri e sono pronti anche a mettere sul campo una massiccia campagna pubblicitaria perché per Google è forse questo il vero Google Phone. In Italia speriamo di vederlo, perché sul Google Store è presente solo la dicitura ”Coming Fall ’21” tra i vari menu ma purtroppo, a differenza degli altri mercati anche europei, non vi è un rimando ad una pagina specifica che parla dei nuovi Pixel. E speriamo di vederli anche da noi perché questa volta siamo sicuri che Google potrebbe colpire al cuore anche gli italiani.

Pixel 6 e Pixel 6 Pro faranno il loro debutto sul mercato entro l’autunno. Non è dato a sapere con quali prezzi (non saranno smartphone economici) e al momento non è stata resa nota una data di uscita precisa: ne sapremo di più in seguito.

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La crisi globale della carenza di chip

La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto negativo su tutti gli aspetti della vita quotidiana, per non parlare dei rami industriali da cui dipendiamo professionalmente e personalmente. Uno di questi ultimi, che potrebbe non venire subito in mente, è quello della produzione dei dispositivi elettronici e in particolare dei chip che ne costituiscono il cuore. I semiconduttori, ivi inclusi i chip di memoria, i microprocessori e i circuiti integrati, sono da un po’ carenti, e questa carenza sta colpendo tutte le aziende che ne hanno bisogno, e che sono nel bel mezzo di una vera e propria crisi globale. Nonostante Apple sia più preparata ad affrontare la tempesta rispetto ad altre compagnie, nessuno sa ancora quando la crisi avrà fine.

Qual è il problema?

Come molti altri luoghi di lavoro in tutto il mondo, le fabbriche che producono questi componenti vitali hanno dovuto chiudere a causa della pandemia da COVID-19. Ciò ha portato a significativi ritardi nella produzione. Quando le fabbriche sono state in grado di tornare operative, la pandemia ha causato un tale innalzamento nella richiesta di oggetti come nuovi computer, smartphone e dispositivi intelligenti per la casa che le forniture non sono state sufficienti a soddisfare le richieste. I produttori di auto, che hanno rallentato gli ordini durante la pandemia, si sono inoltre trovati improvvisamente ad aver bisogno di ancor più componenti di questo tipo, aggiungendo un ulteriore aggravio alle richieste. Il risultato? Una globale carenza di semiconduttori, con i produttori che stanno ancora cercando di recuperare. ”I chip sono tutto”, ha affermato l’analista Neil Campling di Mirabaud a marzo.

lavoratori industria chip
I lavoratori di tutte le industrie sono stati costretti a fermarsi a causa del COVID-19,
e ora l’industria dei chip
per computer sta faticando
a tornare alla normalità.

”E in atto una tempesta perfetta di forniture e richiesta, ma in breve c’è un nuovo livello nelle richieste che non può essere soddisfatto. Tutti sono in crisi e le cose peggioreranno”. Le carenze provocate dalla pandemia sono state aggravate dal fatto che poche compagnie producono chip, il che ha provocato dei colli di bottiglia. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, o TSMC, è il leader globale in questo settore ed è cruciale nelle catene delle forniture, con Samsung al secondo posto. Se rallentano, tutti gli altri fanno lo stesso. In aggiunta alla pandemia, TSMC ha ricevuto pressioni dal governo taiwanese in seguito alla siccità.

A marzo la compagnia ha ridotto la quantità di acqua usata durante la produzione del 18%. Il processo produttivo di TSMC richiede moltissima acqua: si parla di 156.000 tonnellate al giorno. La compagnia si sarebbe addirittura preparata a usare dei camion per portare l’acqua in fabbrica allo scopo di mantenere la normale capacità produttiva.

Per i suoi prodotti Apple richiede più chip di chiunque altro

L’effetto su Apple

Non bisogna sorprendersi, quindi, se persino Apple è stata colpita. Dopo tutto, la compagnia richiede più chip per la sua produzione di qualsiasi altra, seguita dai rivali di Samsung. Alcuni prodotti Apple contengono ancora
i chip lntel e, anche se ora Apple progetta i suoi chip, questi devono comunque essere prodotti da altre aziende. In totale, circa il 25% degli ordini ricevuti da TSMC proviene da Apple: la compagnia è l’unica fornitrice dei chip A14 per l’iPhone 12 e fornisce in esclusiva i chip per i dispositivi mobili Apple sin dal 2015. La produzione delle GPU, ovvero
i chip grafici nei dispositivi, è stata colpita nello stesso modo.

modelli iphone 12
Le uscite dei vari modelli della gamma iPhone 12 sono state distanziate, forse a causa della carenza globale di chip.

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui Apple ha deciso di distanziare l’uscita dei vari modelli della gamma iPhone 12, partendo dal modello base e dal Pro prima dell’arrivo del mini e del Pro Max. In generale, comunque, la carenza di chip non ha limitato ancora la produzione dell’iPhone 12 , secondo Nikkei Asia. A ogni modo, la carenza di chip ha apparentemente ritardato il montaggio dei componenti sulle schede per l’assemblaggio finale dei MacBook.

apple mini
La carenza di chip potrebbe provocare dei ritardi nell’uscita della prossima generazione
di prodotti Apple.

Anche una parte dell’assemblaggio degli iPad è stata posticipata e i componenti per gli schermi sono carenti, il che nei primi mesi dell’anno ha spinto Apple a mettere in pausa limitata gli ordini per tali dispositivi. La catena dei fornitori di Apple è quindi in lieve difficoltà, ma al momento i clienti non hanno ancora subito le conseguenze della carenza globale di chip. Ammesso che Apple stia cercando di non spingere al massimo l’operatività dei suoi fornitori, ciò potrebbe spiegare perché gli eventi Apple nel corso dell’ultimo anno sono stati leggermente posticipati rispetto al solito. Ciò potrebbe inoltre spiegare perché l’iMac Pro sia stato messo fuori produzione a marzo, anche se in molti sperano in una motivazione migliore, ovvero l’arrivo di un nuovo modello equipaggiato con chip progettati da Apple.

E i rivali di Apple?

Se il periodo non è roseo per Apple, questo non è nulla in confronto ai potenziali problemi che la carenza globale di chip ha causato a Samsung. ”C’è un serio sbilanciamento tra le forniture di chip e le richieste globali nel settore informatico”, ha spiegato il co-presidente esecutivo Koh Dong-Jin agli azionisti. E persino possibile che Samsung salti la presentazione di alcuni prodotti per rendere più lineare la sua gamma. ”E difficile sapere se i problemi di carenza siano stati risolti al 100%”, ha aggiunto Koh Dong-Jin. Ma la situazione va oltre il mercato degli smartphone.


Le forniture delle più recenti console Xbox e PlayStation sono state ridottissime, e anche in questo caso si può supporre che la crescente popolarità di tali macchine durante la pandemia ne abbia innalzato la richiesta. Persino i costruttori automobilistici, i cui veicoli contengono computer sempre più potenti, sono stati colpiti duramente. Apple è in una posizione relativamente forte rispetto a molte altre compagnie.

chip m1
Sebbene Apple progetti ora i suoi chip, deve ancora affidarsi pesantemente ai fornitori esterni.

”I più colpiti sono stati i produttori di auto, perché sono stati gli ultimi a entrare nel settore” spiega Campling. ”Se Apple spende 56 miliardi di dollari all’anno e tale cifra è in costante crescita, a chi daranno la precedenza i fornitori?”. L’analista ha anche messo in evidenza il problema di aziende che producono chip per altre compagnie oltre a usarli per i loro prodotti. Samsung per esempio vende 56 miliardi di dollari di semiconduttori ad altre compagnie mentre ne produce un valore di 36 miliardi di dollari per sé. Per rispettare i contratti di fornitura c’è il rischio che ritardi l’uscita dei suoi prodotti mentre altre aziende che comprano i suoi semiconduttori riescono a rispettare i piani.

I chip per Apple: la catena dei fornitori

Apple sta cercando di usare sempre di più i suoi chip, ma il procedimento non è ancora completo. Anche i suoi chip del resto devono essere costruiti da altri. Scorrendo la lista dei fornitori di Apple, diversi nomi di rilievo coinvolti nella produzione di semiconduttori saltano all’occhio:

Queste compagnie dovranno smaltire gli ordini accumulati per poter aiutare Apple a tornare ai livelli delle forniture pre-pandemia.

La crisi avrà mai fine?

E difficile valutare ora come ora cosa stia succedendo nel mondo della produzione dei chip. Al di là dei prodotti consumer che tutti amiamo, ci sono implicazioni per la sicurezza nazionale dal momento che tutti i dispositivi militari di alto livello e quelli per la sicurezza richiedono dei chip. La faccenda ha raggiunto un punto talmente cruciale che ad aprile il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha organizzato un incontro con i massimi livelli di AT&T, Samsung, Alphabet, Dell, Intel, Medtronic, Northrop Grumman, HP, Cummins e Micron, oltre ai costruttori automobilistici. E c’erano anche dei consiglieri per la sicurezza nazionale.

La maggior parte degli analisti sembra concordare sul fatto che i problemi continueranno per la maggior parte del 2021, e forse anche più a lungo. Tali pressanti difficoltà saranno sicuramente prese in considerazione a Cupertino se, come sembra quasi certo, Apple vorrà lanciare un iPhone 13 tra settembre e ottobre. Detto questo, se c’è una compagnia capace di superare questo genere di sfide senza precedenti è senza dubbio quella guidata da Tim Cook e dai suoi creativi e produttivi collaboratori.

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L’algoritmo di YouTube consiglia video che violano le sue stesse norme

L’algoritmo di YouTube consiglia regolarmente video che violano le sue stesse norme, cioè contengono contenuti che violano le policy della piattaforma. L’ha scoperto l’organizzazione no-profit Mozilla Foundation, utilizzando i dati di crowdsourcing di RegretsReporter, un’estensione del browser che gli utenti possono installare e utilizzare per segnalare informazioni su video dannosi, capendo così da dove provengono. Più di 30.000 utenti di YouTube hanno utilizzato l’estensione per segnalare questo tipo di contenuti.

L’intelligenza artificiale è utilizzata con ottimi risultati in diversi settori. Quella presente su YouTube funziona malissimo. L’algoritmo usato da Google suggerisce agli utenti numerosi video che non vorrebbero mai vedere e che non dovrebbero nemmeno essere presenti sulla piattaforma perché violano chiaramente le regole del servizio. I dati pubblicati all’inizio di aprile sembrano molto lontani dalla realtà.

YouTube ha un problema di intelligenza

L’algoritmo di YouTube consiglia video che violano le sue stesse norme

YouTube ha ricevuto diverse critiche in quanto l’intelligenza artificiale suggerisce video con fake news, contenuti estremisti e disinformazione in generale. Mozilla ha quindi deciso di sviluppare l’estensione RegretsReporter che permette di valutare i “danni” causati dall’algoritmo. Dopo una ricerca durata 10 mesi (da luglio 2020 a maggio 2021), Mozilla ha pubblicato il report con risultati sconvolgenti. 3.362 video risultano contrassegnati come “sgradevoli” tra luglio 2020 e maggio 2021. Lo studio ha rilevato che il 71% dei video ritenuti deplorevoli dai volontari è stato attivamente raccomandato dall’algoritmo di YouTube. Un video può essere considerato spiacevole perché violento, di spam, o perché incita all’odio. Quasi 200 video, che avevano 160 milioni di visualizzazioni in totale, sono stati rimossi.

Brandi Geurkink, Senior Manager of Advocacy di Mozilla, ha dichiarato:

YouTube deve ammettere che il suo algoritmo è progettato in modo da danneggiare e disinformare le persone. La nostra ricerca conferma che YouTube non solo ospita, ma consiglia attivamente video che violano le sue stesse norme. Ora sappiamo anche che le persone in paesi non di lingua inglese hanno maggiori probabilità di subire il peso dell’algoritmo dei suggerimenti di YouTube. Mozilla spera che questi risultati, che sono solo la punta dell’iceberg, convincano il pubblico e i legislatori dell’urgente necessità di una maggiore trasparenza nell’intelligenza artificiale di YouTube.

Inoltre, dalla ricerca di Mozilla emerge anche che nel 43% dei caso dei video indesiderati e spiacevoli segnalati dagli utenti, questi non centravano niente con quello che le persone avevano visto in precedenza. I video segnalati nello studio sembrano però funzionare bene: hanno ottenuto il 70% di visualizzazioni in più al giorno rispetto ad altri contenuti guardati dai volontari.

Il report di Mozilla

Nel report di Mozilla ci sono anche alcuni consigli per YouTube, tra cui l’analisi dell’algoritmo da parte di ricercatori indipendenti, la divulgazione dei dettagli sul funzionamento e l’aggiunta di un’opzione per disattivare i suggerimenti personalizzati. In base ai dati pubblicati da YouTube, solo 16-18 visualizzazioni su 10.000 riguardano video proibiti dalle linee guida.

Un portavoce di YouTube ha dichiarato:

Oltre 80 miliardi di informazioni vengono utilizzate per migliorare i nostri sistemi, comprese le risposte ai sondaggi degli utenti su ciò che vogliono guardare. Lavoriamo costantemente per migliorare l’esperienza su YouTube e solo nell’ultimo anno abbiamo introdotto oltre 30 diverse modifiche per ridurre i suggerimenti per contenuti dannosi. Grazie a questo cambiamento, il consumo di contenuti borderline che deriva dai nostri consigli è ora notevolmente inferiore all’1%.

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Cartucce compatibili: come sceglierle

La stragrande maggioranza delle persone ha nella propria casa un certo numero di elettrodomestici e dispositivi elettronici secondo la loro utilità e funzione. Sicuramente non manca la stampante, oggetto utile sia per scopi personali che lavorativi. Ma, come per tutte le altre cose, anche la stampante è fonte di problemi o guasti e, sicuramente, ti sarai accorto che uno dei principali, nonché uno dei primi a presentarsi in tutto il ciclo di vita della stampante, sono proprio le cartucce. Infatti, all’inizio, dopo neanche molte stampe effettuate, l’inchiostro al loro interno tende subito ad esaurirsi.

Ed è a questo punto che nasce il problema perché, per sostituire le cartucce vecchie con delle nuove originali, bisogna affrontare una spesa quasi comparabile a quella fatta per acquistare la stampante stessa. Ovviamente, anche se hanno un costo abbastanza elevato, queste ultime garantiscono alcune cose, come una maggiore durata della stampante stessa e una migliore qualità di stampa.

Nonostante questo, soprattutto se la stampante viene usata molto, è molto diffusa la scelta di acquistare delle cartucce compatibili. Scelta ampiamente consigliata quando la stampante non è particolarmente moderna e il suo costo non è elevato. Il mondo delle cartucce compatibili è abbastanza vario. Questo perché ne esistono alcune che utilizzano inchiostro di bassa qualità e altre che non hanno niente da invidiare a delle cartucce originali. Scopriamo qualcosa in più su questi oggetti e vediamo come scegliere le cartucce compatibili per la propria stampante.

Cartucce compatibili: cosa sono?

Quando parliamo di cartucce compatibili intendiamo quelle cartucce non originali, cioè non prodotte dalla stessa casa madre della stampante e queste possono essere integrate sulla maggior parte delle stampanti inkjet a testina fissa. Queste cartucce sono dotate di chip che permette di essere riconosciute dalla stampante e che permettano di tenere sotto controllo il livello di inchiostro presente al suo interno.

Svantaggi delle cartucce compatibili

Prima di dedicarsi all’acquisto delle cartucce compatibili, è bene essere consapevoli dei potenziali punti deboli che le riguardano. Per esempio, in alcuni casi – anche se rari, per fortuna – può succedere che le stampanti inkjet di marca non riescano a riconoscerle. Inoltre si possono trovare in commercio dei prodotti che sono stati assemblati con componenti di qualità modesta, messi in vendita da produttori non affidabili.

Nel caso in cui si usino delle cartucce compatibili caratterizzate da livelli di qualità molto bassi, si corre il rischio di danneggiare la stampante, che si potrebbe sporcare per effetto delle perdite di inchiostro o addirittura potrebbe risentire della rottura di alcune parti delicate. Infine, vale la pena di ribadire che con le cartucce compatibili può succedere che la qualità della stampa non raggiunga gli stessi standard a cui si può arrivare con le cartucce originali, che garantiscono sempre livelli di eccellenza.

compatibili

Buoni motivi per scegliere le cartucce compatibili

Tutti questi aspetti, tuttavia, non fanno venir meno la convenienza delle cartucce compatibili, che possono essere usati senza problemi anche per delle stampanti di marca. Di motivi per sceglierle ce ne sono a bizzeffe. Non solo i prezzi bassi, ma anche il fatto che si tratti di prodotti sicuri e del tutto legali. Inoltre, anche usando le cartucce compatibili le condizioni di garanzia delle stampanti restano tali e non vengono annullate, sempre che la loro installazione non comporti la rottura di qualche componente e che non si verifichino delle perdite di inchiostro. Infine, le cartucce compatibili offrono la possibilità di realizzare un numero molto elevato di stampe, non solo perché contengono una quantità di inchiostro maggiore di quella dei prodotti originali, ma anche perché hanno prezzi più bassi e, quindi, possono essere comprate in quantità maggiori.

Come scegliere le cartucce compatibili per la stampante?

Per prima cosa, ti consiglio caldamente la scelta di acquistare delle cartucce compatibili per la tua stampante perché molti, a volte, con l’intento di risparmiare, acquistano dei kit per rigenerare le cartucce. Scelta, quest’ultima, si economica, ma bisogna considerare quanto segue prima di adottare questo sistema fai da te: esso prevede l’uso di cartucce esaurite, senza inchiostro. Ma per avere una buona qualità di stampa, il processo deve essere fatto con cura e precisione. In caso contrario, la cartuccia potrebbe ospitare una quantità minore di inchiostro e alcuni errori influirebbero su testine e ugelli. Questi ultimi potrebbero avere problemi con il distribuire le gocce sui fogli, ottenendo una stampa anomala.

Cartucce

Per questi motivi, acquistare cartucce compatibili resta sempre la prima scelta, dato che offrono la soluzione già pronta e buona. Comunque, bisogna che tu presti lo stesso la massima attenzione nella scelta di questi prodotti, stando attento soprattutto a quelli che hanno un prezzo basso, dato che questi di solito utilizzano inchiostro di scarsa qualità. Ciò vuol dire che bisogna sempre optare per una serie di cartucce di qualità, scartando quelle offerte a un prezzo decisamente troppo economico. Un altro accorgimento che potresti prendere è quello di consultare le specifiche tecniche, in modo tale da trovare quelle cartucce compatibili che meglio si adattano alla tua stampante.

Risolvere i problemi legati alle cartucce compatibili e della stampante

Devi sapere, però, che utilizzare delle cartucce non originali a volte porta ad alcuni problemi. Quello principale è rappresentato proprio dal chip di riconoscimento, utilizzato dalla stampante per appurare l’originalità della cartuccia. Anche in questo caso, comunque, è possibile superare questo ostacolo. Infatti la stampante, una volta accertato che la cartuccia inserita è compatibile e non originale, provvederà a mandare un messaggio di avvertimento sullo schermo. Nella maggior parte dei casi si può scegliere facilmente di continuare a stampare con quella cartuccia cliccando sull’apposita opzione preferita.

Le cartucce rigenerate

Nel caso in cui si voglia optare per una soluzione differente rispetto alle cartucce compatibili si può orientare la propria scelta verso le cartucce rigenerate. Queste ultime meritano di essere considerate come molto innovative per il loro impatto ambientale ridotto: insomma, si tratta di cartucce green, dal momento che permettono di limitare in misura significativa la produzione di rifiuti che possono arrecare danno all’ambiente.

Infatti, le cartucce rigenerate non sono altro che cartucce esaurite che poi vengono riusate una volta che sono state rimpiazzate le parti usurate o danneggiate. Si riempie di inchiostro il serbatoio svuotato, e così l’utente ha la possibilità di spendere meno. Insomma, un prodotto usato più volte e che, così, riduce la produzione di rifiuti.

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Come collegare due monitor al PC

Se fino a qualche tempo fa collegare due monitor al PC poteva rivelarsi una spesa eccessiva, oggi quasi tutti li utilizzano per lavorare, così da poter suddividere meglio i programmi e le varie finestre. Praticamente ogni PC moderno può supportare il doppio monitor e, se così non fosse, possiamo sempre montare una scheda video con una doppia uscita video. A questo aggiungiamo che, nelle ultime versioni di Windows, possiamo trovare molte funzionalità di supporto alla configurazione dual monitor, cosa che prima richiedeva l’utilizzo di programmi appositi per “sdoppiare” il segnale.

collegare due monitor al PC

Con Windows 10 ogni monitor può avere la propria barra delle applicazioni e il pulsante Start, possiamo avere due sfondi diversi oppure uno solo panoramico esteso sui due schermi. In questa guida vi mostreremo i passaggi da seguire per collegare due monitor al PC, partendo dai requisiti e finendo con le impostazioni da configurare su Windows.

Tipo di schermo per il dual monitor

Per realizzare questa modalità sono ovviamente richiesti due monitor, che non devono per forza essere uguali. Si possono usare anche monitor di produttori diversi anche se, per ottenere i migliori risultati, conviene che i due monitor abbiamo la stessa risoluzione massima. Se si utilizzano due monitor con una diversa risoluzione, meglio farli operare ad una risoluzione supportata da entrambi (nell’esempio in alto, impostiamo entrambi i monitor a 1366×768 pixel).

Utilizzando due monitor con risoluzione diversa (uno a 1920×1080 pixel e l’altro a 1366×768 pixel per esempio) otterremo un ridimensionamento automatico delle finestre trascinandole da uno schermo all’altro. Questo potrebbe cambiare anche le proporzioni dei contenuti in una finestra (per esempio il testo di Word).

Tipo di collegamento tra PC e monitor

La seconda cosa da controllare sono i collegamenti presenti sul retro del PC e sul retro di entrambi i monitor. Sul computer devono essere presenti due uscite per il monitor, che possono essere disponibili sia sulla scheda madre sia sulla scheda video dedicata.

I tipi di collegamento più diffusi sono HDMIDisplayPort e DVI. Assicuriamoci che due di questi siano presenti sul retro del computer e controlliamo che entrambi i monitor posseggano almeno di una porta DVI (il più “anziano” tra quelli citati).

Cavi monitor

Evitiamo di utilizzare (se possibile) la connessione VGA, ormai datata per la maggior parte delle risoluzioni odierne. I due monitor possono anche avere due tipi diversi di connessione. Per esempio possiamo collegare un monitor con un cavo HDMI e l’altro con un cavo DVI o DisplayPort senza problemi.

Nel caso in cui dobbiamo comprare un secondo monitor controlliamo che siano presenti HDMI e DisplayPort, così da poterlo adattare a qualsiasi tipo di computer. Se si lavora con un portatile, possiamo collegare due monitor comprando una Docking Station, che fa da tramite e aggiunge le porte VGA o HDMI per il collegamento.

Scheda grafica del PC

Una scheda grafica dedicata di buon livello dovrebbe avere una porta HDMI, una porta DisplayPort e una porta DVI (anche se ultimamente non viene più inserita); sulle schede video più costose possiamo collegare fino a 6 monitor su altrettante porte!

scheda video

Se la scheda grafica è integrata nella scheda madre, quasi tutti i computer moderni offrono DVI e HDMI come porte video. Basterà sfruttare questi per ottenere il dual monitor. Dopo aver collegato i due monitor alla scheda video possiamo utilizzare sia le impostazioni di Windows sia il pannello di controllo dei driver dedicati alla scheda video per gestire la risoluzione e la modalità d’utilizzo

Configurare i due monitor su Windows

Dopo aver effettuato i vari collegamenti è il momento di accendere il computer e configurare i due schermi. Consigliamo di partire sempre con un solo monitor inserito (quello che identificheremo come principale), poi procedere al collegamento e alla configurazione del secondo.

Dopo la prima configurazione non dovremo fare nient’altro: Windows si ricorderà le nostre impostazioni. Una volta collegato il secondo monitor portiamoci in Impostazioni -> Sistema -> Schermo e premiamo sul tasto Rileva; se abbiamo collegato tutto correttamente comparirà il secondo monitor nel sistema di gestione.

impostazioni schermi

Lo schermo primario viene indicato con un simbolo 1 sopra, mentre quello secondario con il 2.

Selezioniamo quindi il monitor che si vuole come primario dal menu a tendina, premiamo su Identifica per sapere se è effettivamente impostato come 1 o come 2.

Dopo aver configurato il monitor primario, premiamo insieme i tasti Windows+P per accedere rapidamente alla finestra di configurazione degli schermi.

proietta schermi

Estendere lo schermo significa fare in modo di disporre un monitor ancora più ampio, che estende i suoi margini sul display accessorio. Viene creata un’estensione del desktop originale con nuova barra delle applicazioni separata. La risoluzione dello schermo deve essere identica su entrambi i monitor, anche a costo di sacrificare la qualità di quello più nuovo. Da notare che il menu Start si vedrà su entrambi gli schermi, ma ogni programma si aprirà sullo schermo principale e sarà, nel caso, da spostare e trascinare sull’altro monitor.

Sempre in Windows 10 è possibile scegliere uno sfondo panoramico per entrambi i monitor, dalla finestra per selezionare lo sfondo (premere col tasto destro del mouse sul desktop vuoto e poi andare su Personalizza).

Collegare due monitor in modalità wireless

Per collegare due monitor non è più indispensabile ricorrere a una soluzione “cablata”. Da qualche tempo a questa parte, infatti, è possibile usare Chromecast e lo standard Miracast. Chromecast, la chiavetta HDMI di Google da tempo disponibile nella sua seconda versione, è uno strumento eccellente che consente di trasformare qualunque televisore in una TV davvero “smart”. Una volta configurata la chiavetta, per trasmettere lo schermo a Chromecast, basta avviare il browser Chrome, cliccare con il tasto destro del mouse in un’area libera della pagina e scegliere Trasmetti. Non è più necessario installare alcuna estensione, requisito indispensabile in passato.

modalità wireless

Chrome permetterà così di clonare la singola scheda visualizzata nel browser oppure l’intero schermo. Di base, Chromecast permette soltanto di clonare lo schermo. A suo tempo, noi abbiamo individuato una procedura non supportata ufficialmente che permette di estendere il monitor del PC. I monitor/TV Miracast vengono automaticamente rilevati da Windows e utilizzando la combinazione di tasti Windows+P citata in precedenza. Si potrà attivare la duplicazione o l’estensione dello schermo.

Verifica supporto Miracast

Nel caso in cui lo schermo accessorio non supportasse direttamente Miracast, si potrà utilizzare un adattatore Miracast come questo. A patto però di avere disponibile sul monitor una porta USB per l’alimentazione del dispositivo. È fondamentale, ovviamente, che anche il computer supporti Miracast. Per verificarlo, basta scrivere dxdiag nella casella Apri e premere Invio. Al termine delle verifiche svolte dallo Strumento di diagnostica DirectX, si dovrà fare clic sul pulsante Salva tutte le informazioni quindi memorizzare il report (dxdiag.txt) in una cartella di propria scelta.

Dopo aver aperto il file .txt con un normale editor di testo, accanto alle voci Miracast si dovrebbe trovare un messaggio che conferma il supporto Miracast o che, viceversa, indica l’impossibilità di utilizzare questo standard. In quest’ultimo caso, viene chiarito se il problema dipenda dalla scheda WiFi o dalla scheda grafica (not supported by Wi-Fi driver o not supported by graphics driver).

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