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Cos’è e a cosa serve un processore di un computer?

Cos’è e a cosa serve un processore o CPU di un computer? Vediamolo in quest’articolo di oggi.

Introduzione

Con il termine processore viene comunemente indicata la CPU, acronimo di central processing unit, ovvero il cervello di ogni computer. Il suo scopo è quello di processare informazioni ad altissima velocità e quando diciamo altissima velocità intentiamo miliardi di operazioni al secondo.

Se volessimo paragonare un processore ad un organo del nostro corpo quello più corrispondente sarebbe sicuramente il cervello. 

Com’è fatto un processore?

In realtà i moderni processori sono costituiti da tanti piccoli processori che prendono il nome di “Core” che lavorano da soli in modo indipendente. Il motivo per cui le aziende produttrici sono tutte passate a questo sistema risiede nei limiti tecnologici attualmente insuperabili. Tali limiti impediscono di produrre un processore più grande e più performante.

Cos'è e a cosa serve un processore di un computer?
CPU

Si è cosi pensato di collegare in parallelo più processori che si dividono il lavoro aumentando di conseguenza la velocità. A questi piccoli processori interni è stato dato il nome di Core. Se potessimo aprire una CPU, che cosa ci troveremmo dunque dentro? Principalmente noteremmo tre cose:

  • il Package, ovvero il contenitore
  • Core, ovvero dei piccolo processori che eseguono calcoli a velocità elevatissime
  • PIN, con i quali il processore viene connesso alla scheda madre e grazie ai quali riceve e trasmette informazioni

Un core contiene a sua volta 3 componenti:

  • un’unità di controllo anche detta CU (control unit), che legge dalla memoria i dati, impartisce le istruzioni e memorizza i risultati
  • un’unità aritmetico-logica anche detta ALU (aritmetic logical unit) che esegue le operazioni logiche e matematiche
  • registri interni che sono delle piccole memorie interne
CPU

Come funziona un processore?

I processori dunque, grazie ai loro Core svolgono i calcoli a velocità pazzesche. Ma da dove vengono i dati di partenza e a chi vengono trasmessi?

La CPU si inserisce all’interno di un circuito che prende il nome di “Scheda madre” che permette a tutti i componenti di un computer di collegarsi tra loro. Tra i vari componenti abbiamo alcune memorie e sono proprio loro che contengono i dati da elaborare e che ricevono i risultati dei calcoli.

Come abbiamo già detto, i processori sono davvero molto veloci a elaborare i dati ma le memorie tipo la RAM o le memorie di archiviazione purtroppo e soprattutto gli spostamenti dei dati da e per i processori non lo sono altrettanto. Per questo sono state create delle piccolissime ma velocissime memorie che contengono i dati più frequentemente utilizzati.

Queste memorie prendono il nome di cache (puoi seguire il link per approfondire l’argomento), delle quali qui ci basta sapere che sono molto più veloci della RAM e che contengono informazioni utilizzate frequentemente. Il loro scopo è ovviamente quello di velocizzare le operazioni eliminando quello che sarebbe un collo di bottiglia.

In pratica, quando avviamo un programma le istruzioni dello stesso vengono prese dalla memoria di archiviazione (SSD o Hard Disk) e spostate sulla RAM. Quelle elaborate più di frequente vengono spostate sulle memorie cache e dunque elaborate dal processore.

Caratteristiche di un processore

Quando andiamo ad acquistare un PC o un processore dopo la marca del produttore (Intel o AMD) e il modello (i3, i5, i7, Ryzen) troveremo delle altre informazioni di cui ora dovremmo essere in grado di comprendere il significato.

Prima di tutto troveremo certamente la velocità della clock espressa in GHz (Giga Herz). La velocità di clock misura il numero di cicli eseguiti dalla CPU ogni secondo, misurati in GHz (gigahertz). Una CPU con una velocità di clock di 3,2 GHz esegue 3,2 miliardi di cicli al secondo. In pratica è la velocità che ha il processore nel compiere calcoli.

Troveremo poi il numero di Core. Abbiamo visto che non si riescono, al momento, a produrre processori più veloci. Dunque per rendere i computer più performanti si è pensato di dotarli di più processori o meglio di processori a più core. Più è alto il numero di core, più veloce sarà il processore.

Consigli per l’acquisto di una CPU

Nel caso si voglia cambiare il processore del computer con uno nuovo e nel caso si stia comprando un nuovo PC da assemblare, vediamo insieme come scegliere la CPU da comprare. In questo modo saremo pronti al momento dell’acquisto, e sapremo esattamente di cosa abbiamo bisogno.

CPU di un computer
CPU di un computer

1) Miti da sfatare

Ci sono tantissime dicerie e voci sui processori che potremmo scrivere un libro! Solo perché un processore ha una frequenza più alta o più nuclei (i core) non significa che sia meglio di un altro processore. Nello stesso tempo però le differenze tra velocità di clock e numero di core contano se si parla di processori della stessa casa produttrice, senza dimenticare le differenze generazionali tra i processori (ossia quando sono usciti sul mercato), che possono allargare in modo significativo il divario di prestazioni, anche se tecnicamente non cambiasse nulla circa il numero di core o la velocità di clock.

Il primo mito quindi è sfatato. Confrontare i processori solo per velocità di frequenza era significativo fino a 20 anni fa. Tuttavia oggi risulta anacronistico visto che i processori mostrano più o meno sempre le stesse caratteristiche a causa delle limitazioni fisiche. Una volta raggiunta una certa velocità e un certo numero di core, non si poteva più superare il limite senza evitare un consumo di energia e l’emanazione imminente di calore. Questi limiti saranno superati nel tempo con le nuove tecnologie (rimpicciolendo sempre di più i transistor). Per ora i processori dei computer e di più ancora quelli dei cellulari presentano caratteristiche comuni che non possono essere superati.

2) Caratteristiche ed informazioni utili sul processore

Un buon processore per computer moderno deve avere le seguenti caratteristiche:

– Velocità di clock e numero di core contano per misurare le prestazioni di una CPU, ma solo se si parla di processori di una stessa marca, che sono usciti a distanza di un anno o due massimo. E’ importante controllare la data di rilascio di una CPU perché, a parità di core e velocità, il processore più recente è sempre migliore. Come regola assicuriamoci che il processore abbia almeno 4 core fisici e una frequenza minima di 2 GHz.

Intel e AMD

– Se si deve comprare un processore per un PC nuovo basterà scegliere la nuova serie e, come è noto, ci sono due marche di processori per PC: AMD e Intel.

In due parole, quelli AMD costano meno e sono ottimi per PC di fascia bassa o media. Mentre quelli Intel risultano sempre migliori, soprattutto se si tratta di computer di fascia alta. I chip di fascia alta di AMD sono buoni per le applicazioni professionali che sfruttano il multi-threading e ormai sono maturi per competere ad armi pare con i processori Intel (forse solo la serie i9 è superiore per via del suo target, i PC di fascia altissima o per server).

Al momento (fine 2019), l’architettura desktop attuale di AMD è la serie Ryzen (3, 5, 7 e 9) riconoscibile dal numero di serie 2xxx e 3xxx (variabile in base alla versione).

L’architettura Intel attuale si chiama Intel Core Coffe Lake (i3, i5, i7 e i9) ed è riconoscibile dal numero di serie 9xxx (variabile in base alla versione). Anche la serie 8xxx va bene, se si vuol risparmiare.

Overclock, cache e socket della CPU

Una volta decisa la gamma e la linea di processori che si intende acquistare, prima di spendere i soldi è opportuno controllare alcune altre cose.

– Se è overclockable, ossia se si possono aumentare le prestazioni della CPU con un overclock facile in modo da ottenere più potenza (che spesso porta però instabilità e consumo di energia).

Possiamo trovare i modelli facilmente overcloccabili accompagnati dalla lettera K o X (che indica appunto la possibilità di overcloccarli sbloccando il moltiplicatore).

– Il sistema di raffreddamento (la ventola o il diffusore), spesso dimenticato, che bisogna controllare se è integrato o se è necessario comprarlo separatamente; se la CPU è troppo potente, è opportuno comprare una ventola compatibile con quel processore.

– Cache processore: una memoria integrata nella CPU che rende più veloci i calcoli del processore. La cache può essere di livello L1, L2 o L3 (i livelli base) ma ormai possono presentare anche livelli successivi (L4 o L5), disponibili ma mano che i transistor diventano sempre più piccoli.

– Scheda video integrata (APU): su alcune CPU avanza così tanto spazio all’interno che è possibile trovare anche una GPU integrata, che lavorerà in parallelo alle componenti del processore per generare le immagini ad una buona velocità. Questo tipo di processore (chiamato APU) è tipico delle CPU AMD. Mentre solo di recente Intel ha integrato una componente video adeguata all’interno dei suoi processori.

– Il Socket: Le CPU Intel e AMD non sono diverse solo per la loro costruzione, ma anche per l’attacco o socket alla scheda madre del computer. Questo significa che se si ha un PC con un certo tipo di scheda madre, si potrebbe essere costretti ad installare al suo interno un processore di una o dell’altra marca. Da notare, inoltre, che diverse generazioni di processori Intel hanno socket diversi.

3) Aggiornare una CPU già presente

Se si vuol comprare un processore per aggiornare quello già presente sul PC è importante sapere che tipo di processore abbiamo già e il socket supportato (ossia i contatti disponibili per far passare i dati sulla scheda madre). Su Windows digitiamo “Gestione dispositivi” nel menu Start e nella schermata che segue espandiamo la sezione “processori” per trovare il nome della CPU.

CPU-Z

Per avere più informazioni ed ottenere anche il socket preciso possiamo programmi come CPU-Z per sapere, con precisione, quale processore abbiamo, quale scheda madre e quale socket utilizziamo. Per scaricarlo cliccare sull’icona.

CPU-Z download

Inoltre tenere conto che una scheda madre vecchia può non supportare i processori di ultima generazione: in questi casi dovrà quindi comprare una CPU che non sia uscita troppi anni dopo rispetto la scheda madre oppure cambiare scheda madre insieme alla CPU (la scelta più saggia).

4) Modelli di CPU in base al PC da acquistare

Ora che sappiamo tutto sui processori per PC, vediamo come controllare questa componente in base al PC che intendiamo acquistare:

– se si deve comprare un computer già pronto e non si ha intenzione di fare personalizzazioni o upgrade particolari, può essere conveniente prenderne uno con CPU AMD perché costa meno. Tenere conto però che quando AMD rilascerà nuovi processori, può darsi che questi non saranno compatibili con le schede madri attuali.

– se dobbiamo assemblare un PC per uso generico, AMD conviene tantissimo ed offre ormai un numero di core e di frequenza molto elevato, adatto a qualsiasi programma che intendiamo utilizzare. Il risparmio può diventare quindi parametro fondamentale per assemblare questo tipo di PC.

– se si vuole un computer da gaming, puntiamo ad occhi chiusi su un processore Intel; anche se gli AMD di ultima generazione forniscono tutta la potenza necessaria per i giochi, consigliamo sempre di puntare sugli Intel quando assembliamo un PC destinato ai giochi.

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Disco esterno chiede di essere formattato? Ecco la soluzione!

Se il vostro disco esterno chiede di essere formattato, così come capita con le chiavette USB, ecco la soluzione che fa per voi!

Così come accade con le chiavette USB (chiavetta che chiede di essere formattata) anche gli hard disk esterni possono presentare l’errore improvviso e spiazzante che appare con tale scritta: “Il disco non è formattato, formattare ora?“. Oppure appare una finestra con un errore del genere: “E’ necessario formattare il disco nell’unità per poterlo utilizzare. Formattarlo?

errore

Ovviamente se si clicca su SI e si procede alla formattazione del disco, tutti (o gran parte) dei dati verranno cancellati e saranno di difficile recupero. Se anche tu ti trovi nella situazione di un disco o hard disk che chiede di essere formattato, qui di seguito segnaliamo una soluzione software che ti consentirà di recuperare i dati da esso prima di procedere alla formattazione! Prima di ciò però cerchiamo di capire quali sono le cause di questo errore e come è possibile evitarlo.

Errore Disco non Formattato: Cause e Soluzioni

Possono essere diversi i tipi di messaggi di errore relativi alla formattazione del disco esterno e le cause principali sono le seguenti:

Improvvisa interruzione di corrente durante una copia di file sul disco esterno

> Rimozione impropria dell’unità esterna dalla porta USB

> Settori difettosi

> Attacco virus

Indipendentemente dalla ragione che sta dietro questo tipo di errore, ci sono alcune soluzioni che potrebbero correggere l’errore del disco esterno non formattato. Ecco una possibile soluzione.

Step 1. Clicca contemporanemente i tasti Windows + R per aprire la finestra “Esegui

Step 2. Da tale finestra scrivi “cmd” e clicca su OK

Step 2

Step 3. Si aprirà la finestra dei prompt di comandi. Qui inserisci il comando chkdsk seguito dalla lettera del disco che presenta l’errore di “non formattazione” e infine /f. Quindi ad esempio chkdsk c:/f’ e premi invio.

chkdsk

Digitando questo comando eseguirai un processo di controllo del disco per l’unità esterna. Ci vogliono alcuni minuti per completarlo. Una volta terminato il processo dovrai riavviare il computer e provare ad aprire nuovamente il disco rigido. C’è una buona probabilità che il disco rigido ricominci a funzionare normalmente.

Come Recuperare Dati da Disco che chiede di Essere Formattato

Se la soluzione sopra indicata non funziona, allora dovrai affidarti ad un programma di recupero dati professionale, come lo è Data Recovery, per poter riaccedere al disco che chiede di essere formattato per recuperare da esso tutti i dati.

Puoi scaricare questo programma in versione dimostrativa dai link seguenti:

Data Recovery windows
Data Recovery mac

Installa ed avvia il programma; poi segui questi semplici passaggi:

Passo 1. Seleziona il tipo di file che vuoi recuperare. Puoi anche decidere di ricercare tutti i tipi di file

wondershare recovit

Passo 2. Seleziona il disco che presenta l’errore di formattazione e clicca su “Avvia” per iniziare la scansione

avvia recupero wondershare

Passo 3. Seleziona la modalità profonda di scansione per poter ricercare il numero maggiore di file dal disco in errore

scansione approfondita

Passo 4. Al termine della scansione potrai vedere in anteprima i dati trovati e procedere al loro recupero

recupero

Possiamo concludere questo articolo che se si ottiene un messaggio di errore in merito alla formattazione del disco rigido esterno, non c’è da preoccuparsi più di tanto.

In tale scenario, è necessario provare prima a eseguire il controllo del disco e se non è possibile ripristinare l’esecuzione del disco rigido si consiglia di formattare e utilizzare un programma di recupero dati da disco formattato.

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Pulire le testine della stampante

Capita molto spesso di dover pulire le testine della stampante, poiché questa non stampa. Vediamo come in questo articolo.

Proprio quando hai necessità di stampare un documento, ti accorgi che la stampante proprio non ne vuol sapere e rilascia il foglio completamente bianco oppure solo con qualche traccia incomprensibile di inchiostro.

Ebbene, questo tipo di problema, legato principalmente ai modelli di stampante a getto di inchiostro (Inkjet), si riscontra molto frequentemente. Soprattutto se non si effettuano stampe ad intervalli più o meno regolari.

Infatti questo comune problema è causato dall’interruzione del corretto passaggio dell’inchiostro tramite gli ugelli di stampa. Tale imperfezione può interessare entrambi i componenti coinvolti nell’operazione di stampa, ovvero le cartucce e la testina di stampa, che vanno pulite.

Nelle comuni stampanti a getto, solitamente si trova un meccanismo di stampa composto da un gruppo mobile mosso mediante una cinghia. Questa veicola lo spostamento di un carrello, sul quale è installata la testina di stampa che a sua volta monta le cartucce di inchiostro.

Pulire le testine della stampante

Un chip regola ed indirizza lo spruzzo delle micro gocce di inchiostro che dalle cartucce, passando attraverso gli ugelli posti sotto la testina di stampa, vanno ad impattare il foglio di carta sottostante. Se il processo di stampa non avviene nel modo corretto, ovvero uno o più colori non vengono riprodotti sulla carta, è evidente che il difetto viene evidenziato tra le cartucce e la testina di stampa sottostante.

Problema sulle cartucce di inchiostro

Una volta installate, le cartucce si deteriorano col tempo e questo può portare all’essicazione dell’inchiostro in esse contenuto. Soprattutto nel caso in cui non stampiamo per lunghi periodi di tempo, permettendo così all’inchiostro di indurirsi ed ostacolare di conseguenza la corretta fuoriuscita dell’inchiostro.

cartucce di inchiostro

Tale fenomeno risulta molto più accentuato nel caso si utilizzino prodotti non originali, come cartucce compatibili di scarsa qualità. Se quindi l’ostruzione viene riscontrata sulle cartucce, basterà tentare di ripristinarle con una pulizia della parte sottostante, dove risiede il foro di uscita dell’inchiostro. Oppure in casi estremi sostituire le cartucce compromesse per ristabilire il corretto procedimento di stampa.

Problema alla testina di stampa

Se nonostante la sostituzione delle cartucce la stampa risultasse ancora insoddisfacente, allora ad essere compromessa è la testina di stampa. Questa è la base su cui sono installate le cartucce, i quali ugelli consentono il passaggio delle micro gocce di inchiostro.

In questo caso il danno si delinea più serio poiché non è un’operazione sempre fattibile smontare e pulire la testina. Inoltre il più delle volte il risultato è peggiore della situazione attuale, e farla riparare presso un centro di assistenza autorizzato risulta anti conveniente. Allora quale soluzione adottare?


Purtroppo giunti alla situazione sopra descritta, si può solo tentare di pulire nel miglior modo possibile la testina ed il foro delle cartucce, con l’ausilio di alcool e cotton fioc. Successivamente poi svolgere tramite software la pulizia degli ugelli di stampa. Spesso, dopo insistenti tentativi si riesce a sciogliere l’inchiostro essiccato e a ripristinare la stampa.


La strategia migliore è sempre quella di prevenire la situazione

Stampando periodicamente anche solo una riga in vari colori in modo da evitare accumuli di inchiostro tra gli ugelli. Utilizzare cartucce di qualità comprovata, soprattutto in caso di cartucce compatibili. Per prevenire nell’avvenire questo tipo di problemi ed evitare di dover buttare una stampante semi nuova, potresti orientarti, per un tuo futuro acquisto, verso quelle stampanti prive di testina di stampa, poiché utilizzano cartucce con testina incorporata.

cartucce stampante

In questo modo se dovesse verificarsi una disfunzione riguardante la qualità di stampa, sostituendo la o le cartucce, risolveresti sicuramente il problema, senza dover smontare il carrello per tentare di pulire gli ugelli della testina.

Stampanti che utilizzano cartucce con testina incorporata

Sono diverse le stampanti a getto di inchiostro, comunemente definite Ink-Jet, che utilizzano cartucce con testina incorporata, come per esempio la serie Envy di HP: alcuni modelli sono HP DeskJet Serie 2600, 3700 e ENVY Serie 5010, 5020 e 5030…

Sicuramente, soprattutto dal punto di vista pratico, queste stampanti prive di testina risultano molto meno problematiche nel caso si verificasse un blocco causato dall’essiccatura di inchiostro, in quanto sarebbe sufficiente rimpiazzare la cartuccia per risolvere completamente il problema.

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Tastiera quale scegliere?

Tastiera quale scegliere? Ci sono quelle a membrana, quelle meccaniche, le più economiche e quelle più costose. Vediamo in questo articolo come sceglierle in base alle nostre esigenze.

Parlando di tastiere per computer, come per tutte le cose, ne esistono di economiche e di più costose, anche se all’apparenza è difficile distinguerle e giustificarne la differenza di prezzo. Una tastiera non è un componente particolarmente delicato ed è strutturalmente semplice a livello costruttivo; allora dove sta la differenza tra tastiere di qualità e altre più economiche?
La differenza consiste nella qualità costruttiva e la conseguente risposta che genera durante il suo utilizzo.

Differenza tra tastiera meccanica e a membrana

Bene, vediamo ora di chiarire queste differenze che caratterizzano le tastiere a membrana, più economiche da quelle meccaniche, dotate di una qualità costruttiva decisamente superiore. Potresti pensare: una tastiera è una tastiera, basta che funzioni, non mi interessa spendere eccessivamente per acquistarne una. Questo è il ragionamento più comune e non fa una grinza. Infatti per esperienza so che anche le tastiere più economiche possono durare anni e anni senza riscontrare il minimo cedimento, ed essere utilizzate normalmente senza alcun problema. 

Come scegliere una tastiera

Per scegliere una buona tastiera, come prima considerazione bisogna valutarne l’uso che vi si fa. Perché se una tastiera viene utilizzata solo nel weekend o nel tempo libero, è un discorso, ma se la utilizziamo quotidianamente per 8 o più ore ininterrottamente, allora forse una keyboard con uno chassis di qualità sarebbe più appropriata.

Tastiere quali scegliere?

La principale caratteristica che determina la qualità di una tastiera è di tipo costruttivo. Le tastiere di suddividono in due categorie: “meccaniche“e a”membrana“. 

Tastiere a membrana

Le cosiddette tastiere a membrana sono le più comuni. La loro peculiarità costruttiva, da cui prendono il nome, è che presentano appena sotto al livello dei tasti, una membrana (appunto) che funge da basamento per i tasti stessi. Appena sotto a tale membrana risiedono i contatti elettronici che collegano i vari pulsanti.

I singoli tasti non sono posti direttamente sopra ai loro rispettivi contatti magnetici, ma poggiano su questa membrana di materiale gommoso ed elastico che fa da intermezzo. Premendo un tasto questo urterà la membrana sottostante che a sua volta impatterà il contatto magnetico posto appena sotto di essa, allo strato inferiore. Tale sistema costruttivo garantisce un notevole risparmio in termini di tempo e di denaro. Inoltre costituisce la struttura della maggior parte delle tastiere, soprattutto quelle economiche.

Tastiere meccaniche

Le tastiere meccaniche invece presentano una struttura costruttiva più curata e più costosa. In quanto il loro funzionamento non è basato su alcuna membrana elastica, ma i singoli tasti sono tutti isolati tra loro ed operano in maniera indipendente.

Ogni tasto è posto direttamente sopra al corrispondente contatto ed agisce tramite una piccola molla che ne garantisce esecuzione e ritorno. Sotto ad ogni pulsante la piccola molla ne gestisce l’escursione meccanica, rendendo la pressione più fluida e meno artificiale rispetto all’impiego del sistema a membrana. Infatti, analizzando attentamente la sensazione che si ha digitando dei tasti su una tastiera, si può riconoscere a quale tipologia di tastiera siamo di fronte.

tastiera meccanica
Tastiera meccanica


Una tastiera meccanica risulta molto più piacevole da utilizzare; ogni pressione di tasto è netta e morbida e a lungo andare non affatica i tendini delle dita.

L’escursione meccanica affidata ad un singolo meccanismo posto sotto ad ogni pulsante, comporta un costo costruttivo maggiore. Inoltre se aggiungiamo altre caratteristiche che possono assumere tastiere di alto livello, come porte USB o i led per retro illuminare la tastiera, magari in più colori, possiamo giustificare un prezzo leggermente più alto.

Sezione di una tastiera meccanica di alta qualità ASUS.
Sezione di una tastiera meccanica di alta qualità ASUS

Conclusioni

Nel caso in cui tale discrepanza di prezzo sia eccessivamente alta, possiamo desumere che sia la marca del costruttore a incidere sul costo, includendo il prodotto in un iter commerciale. Posso però assicurarti che una tastiera meccanica, offre un comfort decisamente più elevato rispetto ad una tastiera a membrana più economica. Per un utilizzo quotidiano sicuramente consigliamo una tastiera meccanica di qualità. Vedrai che questa scelta, faciliterà non poco il tuo lavoro di battitura, rispondendo molto meglio dell’altro tipo a membrana.

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UPS: cos’è e come funziona un gruppo di continuità

UPS: cos’è e come funziona un gruppo di continuità? Scopriamolo in questa nuova guida.

Oggi parliamo di UPS, un dispositivo importantissimo che può rivelarsi fondamentale contro danni e disastri hardware. Le cause più comuni sono a livello di scariche, sovratensioni e istantanee interruzioni di energia elettrica.

Cos’è un gruppo di continuità (UPS)

Un UPS (dall’inglese Uninterruptible Power Supply), o più comunemente chiamato gruppo di continuità, è uno strumento elettrico di difesa contro anomalie elettriche e soprattutto ha lo scopo di mantenere alimentati i dispositivi a esso collegati, per un breve periodo di tempo, in caso di interruzione di corrente elettrica. Un UPS va posto tra la presa di corrente principale, da cui trarrà alimentazione, e le periferiche collegate, come computer, monitor, stampante, ecc…

UPS: cos'è e a cosa serve un gruppo di continuità
UPS

Tale strumento di sicurezza ampiamente utilizzato in campo informatico, serve a mantenere alimentate, quindi in funzione, tutte le periferiche ad esso collegate. Soprattutto in caso di sospensione della corrente, per un lasso di tempo limitato ma che spesso risulta essenziale per correre ai ripari. Permettendo in pratica di spegnere in modo adeguato i sistemi elettronici e informatici in uso e ad esso collegati.

Utilizzo del gruppo di continuità (UPS)

E’ un dispositivo molto usato negli uffici e aziende, ed è in grado di eliminare i disturbi (sbalzi o picchi di tensione) presenti nell’energia elettrica che arriva nelle nostre case. Oltre a questa funzione, il Gruppo di continuità “genera” corrente elettrica “pulita” per alimentare i nostri dispositivi (computer, schermo ..) in caso di mancata erogazione di corrente elettrica, permettendo, quindi, di salvare il nostro lavoro e spegnere in tutta tranquillità il dispositivo che stavamo utilizzando. I componenti fondamentali di un ups sono sostanzialmente 3: la batteria, un alimentatore e l’inverter.

Scelta la tipologia di Gruppo di continuità dobbiamo scegliere il voltaggio (Watt), espresso spesso in Volt-Ampere (VA). E’ una fase importante e bisogna scegliere con cura poiché si rischierebbe che, nel caso venisse a mancare la corrente, i dispositivi collegati si spengano perché il loro wattaggio è maggiore di quello che l’UPS è in grado di reggere. Per definire il wattaggio complessivo dovete sommare i Watt richiesti a pieno carico dai dispositivi che utilizzate contemporaneamente. Dd es.: usando il PC, è acceso anche lo schermo: PC (300W) +schermo LCD (50W): avete bisogno di un UPS di almeno 350W.

Come funziona un gruppo di continuità (UPS)

Tenere in considerazione che maggiore è il wattaggio in più, maggiore sarà il tempo di autonomia. Esempio: PC + schermo LCD consumano 350W (a pieno carico). Nel caso di un UPS da 350Watt, la durata sarebbe all’incirca di 2-3 minuti, ovviamente dipende dalla qualità dell’UPS.

modelli ups

Scegliere un Gruppo di continuità sovradimensionato (nel caso dell’es. prendessimo un UPS oltre i 500Watt), non solo avremmo la possibilità di collegare contemporaneamente altri dispositivi, ma, nel caso di PC+ schermo LCD potremmo ottenere un’autonomia anche oltre i 6-7 minuti. I fattori da tener presente sono: la rumorosità ed il raffreddamento (lo definirei correlato per via del rumore generato dalle ventole). Il rumore è dovuto all’inverter che produce corrente.

In pratica ups o gruppo di continuità, è composto per la gran parte da batterie, in genere due o tre, collegate in serie. Queste hanno il compito di alimentare le periferiche collegate al dispositivo in caso di interruzione di corrente. Tali batterie durante lo stato di riposo, ovvero quando non necessitano di intervenire per alimentare le periferiche collegate, rimangono cariche, essendo costantemente collegate alla presa elettrica. Così facendo si mantengono pronte ad intervenire in caso di necessità.

Modelli e tipologie di UPS

Esistono in commercio vari tipi di ups, con varie capacità di potenza. Solitamente sono in grado di generare alimentazione per svariati minuti, in casi di prolungati black out. Il tempo medio comunque si aggira sui 10 minuti, soprattutto quando le batterie interne non sono più nuove. 

modelli e tipologie ups
UPS ad uso domestico

Solitamente dispongono di un ingresso a cui collegare l’alimentazione elettrica e di varie uscite a cui connettere le nostre periferiche, oltre ad almeno due porte telefoniche anch’esse filtrate. Esistono ups, come per esempio quelli della famosa marca Eaton, che presentano porte sia sul lato posteriore, che su quello superiore, apparentemente uguali. Ma devi sapere che se intendi effettuare un collegamento di sicurezza allo scopo di mantenere alimentata una periferica come per esempio il pc, dovrai collegare quest’ultimo alle porte posteriori e non a quelle superiori.

Infatti solo le uscite poste sul retro dell’ups dispongono di un circuito mantenitore, il quale interviene in caso di mancanza di corrente. Mentre le uscite poste sul lato superiore sono solamente prese stabilizzate, e in caso di interruzione di corrente non potranno alimentare le apparecchiature a loro collegate.

Questa peculiarità genera spesso molta confusione presso l’utenza, soprattutto se non si leggono attentamente le istruzioni di utilizzo.

Come scegliere un UPSEsistono principalmente tre tipologie di UPS che si distinguono per tipologia costruttiva e modalità di intervento; possono essere raggruppati secondo le seguenti categorie:

  • OFFLINE
  • LINE INTERACTIVE
  • ONLINE/ATTIVI

UPS OFF-LINE

Gli ups definiti offline, sono i più tradizionali ed economici. Le periferiche collegate a questa tipologia di dispositivo, sono alimentate dalla presa di corrente e le batterie intervengono solo in caso di bisogno. Non dispongono dei filtri Emi per stabilizzare la corrente e poiché non hanno una capacità di intervento immediata come gli ups online, (ma intervengono solamente dopo circa 5/10 millisecondi), non sono indicati per un uso professionale, come in ambito server o data center. In pratica la corrente non viene filtrata e stabilizzata, per cui eventuali sbalzi in ingresso, si ripercuotono anche in uscita:

ups offline
UPS offline

UPS LINE INTERACTIVE

Esistono poi gli ups definiti line interactive, che pur non convertendo in maniera costante la corrente, da alternata a continua, intervengono in tempi brevissimi (circa 4/5 millisecondi) per ripristinare e filtrare la corrente nel caso in cui il dispositivo percepisca un’interruzione di alimentazione:

line interactive ups
UPS Line Interactive

UPS ONLINE

Quelli di tipo online, ora evoluti in “a doppia conversione” rappresentano i modelli più performanti e sicuri, in quanto garantiscono le migliori garanzie di protezione in qualsiasi situazione. Convertono costantemente la corrente da alternata in continua per cui non risulteranno interferenze nella linea, neanche minime, in caso di black out.

Sono decisamente più costosi rispetto alla tipologia offline, ma offrono una garanzia di sicurezza decisamente maggiore. Sono indicati per collegare data center, sistemi server, e apparecchiature mediche, dove si rende necessario un isolamento elettrico a protezione di apparecchiature altamente sensibili alle fluttuazioni di corrente, anche minimali.

La corrente viene convertita due volte; la prima viene eseguita in ingresso, la quale transita da alternata in continua, viene successivamente stabilizzata, per poi essere nuovamente convertita da continua in alternata, anche se in uscita può presentare una frequenza differente rispetto a quella che si riscontrava precedentemente in ingresso:

online ups
IPS Online

In sostanza pur essendo esteriormente identici ai modelli precedentemente descritti, mantengono la corrente costantemente filtrata mediante l’impiego di un trasformatore.

modelli ups

Quanto dura un gruppo di continuità (UPS)

Un gruppo di continuità UPS è composto da più batterie e da un circuito elettronico che mantiene le pile in carica ed in stand by durante il normale utilizzo, che interviene facendo scattare una sorta di commutatore elettrico appena il flusso di corrente che lo alimenta si interrompe, attingendo così l’alimentazione dalle batterie, mantenute sempre cariche.


Quando un gruppo di continuità inizia a dare segnali di malfunzionamento o cedimento, probabilmente dopo anni di utilizzo ininterrotto, mantenendo sempre meno la carica, significa che le sue batterie interne si stanno deteriorando, e stanno man mano perdendo le loro proprietà funzionali. In questi casi può risultare conveniente sostituire solo il gruppo batterie, e non l’intero ups, anche se la spesa si avvicinerà abbastanza al costo del gruppo completo, dato che questo è composto all’80% dalle batterie.

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Forzare lo spegnimento del computer

In questo nuovo articolo parleremo di come forzare lo spegnimento del computer, in particolari circostanze.

Il sistema non vuole più permettere lo spegnimento completo del computer? Il questo caso è sconsigliato scollegare violentemente la presa del computer ma, esistono altri modi per forzare lo spegnimento del computer. Ecco come fare.

Se hai esigenza di spegnere il computer e questo proprio non ne vuole sapere, perché magari il mouse è bloccato e la tastiera non risponde, puoi procedere in un modo più consono che estrarre di forza il cavo di alimentazione. Così facendo rischierai di fulminare l’alimentatore del pc.

Tenere premuto il tasto di alimentazione


Per forzare lo spegnimento di qualsiasi computer, esiste un sistema che scollega l’alimentazione direttamente convogliata sulla scheda madre all’interno del computer. Per eseguire questa operazione occorre premere e mantenere premuto per diversi secondi (circa 6 o 7) il tasto di accensione del pc stesso:

Forzare lo spegnimento del computer
Forzare lo spegnimento del Pc

Mantenendo premuto il tasto di accensione per un certo numero di secondi, invieremo al pc le istruzioni che porteranno allo scollegamento energetico da tutto ciò che è in attività. Questo interromperà di fatto il flusso di alimentazione attraverso la scheda madre del computer.


Tale forzatura risulta indispensabile in quei frangenti in cui il computer è bloccato sotto ogni punto di vista. Aquando ad esempio non risponde a nessun comando tramite mouse e tastiera, essendo il sistema operativo in crash. Dopo aver eseguito una manovra inconsueta come quella dello spegnimento forzato del sistema, il BIOS della macchina riconoscerà l’intervento come un’anomalia. Al riavvio successivo sicuramente comparirà a video il messaggio in cui si chiede all’utente se intende avviare Windows normalmente, oppure in modalità provvisoria.


Selezionando “Avvia Windows normalmente” e premendo il tasto invio, oppure lasciamo terminare il countdown di avvio automaticamente, dovrebbe caricarsi il sistema operativo ed eseguire un regolare avvio.
Tale procedura può essere applicata indifferentemente sia su pc desktop che notebook.

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fibra ottica
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Fibra Ottica: tutto quello che c’è da sapere

In questo articolo spiegheremo tutto quello che c’è da sapere sulla fibra ottica, funzionamento e impiego.

Cos’è questa fibra ottica di cui tanto si sente parlare e con cui si effettuano i cablaggi delle connessioni veloci? La fibra ottica rappresenta l’evoluzione della linea ADSL e permette di trasportare il segnale internet molto più velocemente del vecchio cavetto telefonico, garantendo un valore molto maggiore in termini di Mega per secondo, fino al valore effettivo di 1 GB (1 Gigabyte).

COS’È LA FIBRA OTTICA E COME FUNZIONA

Trattandosi di una tecnologia molto avanzata ed evoluta, la fibra ottica ha un meccanismo di funzionamento piuttosto complesso, tuttavia possiamo indagarne insieme gli aspetti salienti. Con parole semplici e senza troppi tecnicismi.

La fibra ottica rappresenta oggi la tecnologia più veloce per la trasmissione di dati digitali. Ormai i precedenti cavi di rame impiegati per la connessione della banda internet sono stati sostituiti dai cavi in fibra ottica, i quali consistono in un fascio di sottilissimi cavi in fibra di vetro o polimeri, della grandezza approssimativa di un capello.

La particolarità di questi cavi, che ne rende estremamente vantaggioso l’utilizzo, è la capacità di trasportare molti più dati a parità di tempo, oltre al fatto che resistono meglio agli sbalzi di temperatura, e risultano molto meno soggetti a guasti ed inconvenienti. Presentano anche una struttura che li rende molto più maneggevoli, leggeri e flessibili. La fibra ottica sfrutta una tecnologia che non ha nulla a che fare con la rete telefonica tradizionale.

fibra ottica
Fibra ottica

Il paragone che viene utilizzato per descrivere il funzionamento strutturale di un singolo filamento di fibra ottica, è quello di un tubo riflettente internamente, nel quale il segnale transita, rimbalzando sulle pareti e prolungandosi per lunghe distanze, esente da interferenze esterne.

cavo in fibra ottica
Cavo in fibra ottica

I cavi di fibra ottica sono realizzati in silicio o polimeri plastici tenuti insieme da una guaina metallica.

Materiali

Il segreto delle sue performance è proprio nei materiali: si pensi, infatti, che l’ADSL, invece, usa un cavo di rame che è comunemente conosciuto come “doppino”.

Infatti la diffusione del segnale della fibra ottica si propaga sfruttando la riflessione e la rifrazione della luce secondo le leggi fisiche che la contraddistinguono. Il segnale in fibra ottica si mantiene a livelli alti e costanti senza subire degradazioni significative lungo il percorso per cablare centrale e utenza.

Velocità fibra ottica

Per comparare le due tecnologie pensiamo che la fibra ottica può arrivare a una velocità di 1024Mb/s oppure di 1Gb/s mentre l’Adsl ha una velocità media di 7Mb/s in download.

La fibra ottica è una tecnologia di nuova generazione che trasmette dati ad altissima velocità, offrendo numerosi vantaggi:

  • alta velocità di download, per scaricare file anche molto pesanti in pochissimo tempo
  • alta velocità di upload, per inviare, ad esempio, allegati di grandi dimensioni via email senza dover ricorrere a compressioni o altri metodi
  • stabilità e velocità per lo streaming video, per poter guardare film, serie tv ma anche qualsiasi altro contenuto senza fastidiose pause e con un’ottima risoluzione.

Stessa cosa vale per i videogiochi o le videochiamate: si può sostenere un’intera sessione di giochi online o una conversazione anche molto lunga senza avere ritardi di audio o problemi di alcun genere con il video.

Tipi di collegamenti della fibra ottica

Una connessione alla fibra ottica può presentare diversi scenari che condizionano il rendimento del servizio. Nella maggior parte dei casi infatti si tratta di un allacciamento ibrido, ovvero la fibra ottica proveniente dalle centraline dell’ISP giunge in prossimità dell’abitazione dell’utente finale e si allaccia alla al cablaggio preesistente, che solitamente consiste nell’ormai obsoleto cavetto in rame o misto rame, che rappresenta il classico collo di bottiglia che riduce drasticamente l’efficienza sella linea.

fttc ftth
FTTC e FTTH

Inutile abbonarsi a un servizio fibra da 1GB se poi la casa è dotata di cavi in rame che consentono una velocità di soli 20 MB. Purtroppo questa è la condizione che caratterizza la maggior parte delle abitazioni, escluse quelle di recente costruzione. Una connessione mediante fibra ottica pura (FTTH: la fibra giunge direttamente sino in casa) è in grado di fornire 1 GB (1000 Mega) in download e 200 MB in upload.La fibra non solo giunge fino all’armadio stradale, ma raggiunge anche le singole abitazioni, garantendo la massima velocità possibile.

FTTH Fiber To The Home

Una connessione a fibra FTTH (Fiber TThe Home) è quella definita “pura” e garantisce il massimo delle prestazioni oggi consentite, con un Gigabyte al secondo, in quanto la linea della fibra ottica reale, arriva direttamente a connettersi al nostro router di casa. Particolari applicazioni della trasmissione mediante fibra ottica non condivisa, pare abbiano superato i 2,5 Gigabyte per secondo in download.

FTTC – Fiber To The Cabinet

Purtroppo la maggior parte degli allacciamenti subisce un consistente calo prestazionale direttamente proporzionale alla distanza dalla centrale. Non è raro infatti sottoscrivere un contratto da 300 MB e ritrovarsi poi un picco massimo di download che non supera i 30 MB. Questo dipende da vari fattori, primo fra cui, la distanza dall’abitazione alla centralina di collegamento, ma anche la qualità del cablaggio svolge una funzione determinante.

Molto spesso la limitazione di banda è da attribuire ad un fattore fisico del collegamento; infatti spesso la fibra NON giunge fino all’abitazione dell’utente, ma si ferma al cabinet più vicino sulla strada (FTTC – Fiber To The Cabinet), percorrendo l’ultimo tratto sui comuni doppini in rame, che rappresentano il classico collo di bottiglia, limitando drasticamente la velocità della connessione. Questo tipo di connessione dovrebbe comunque garantire un valore di circa 100 MB al secondo, o superiore. Collegamento fibra ottica in una cassetta di derivazione.

Collegamento fibra ottica in una cassetta di derivazione.
Collegamento fibra ottica in una cassetta di derivazione.

La connessione a fibra ottica si sta sempre più espandendo su tutto il territorio e sono in continuo aumento le abitazioni raggiunte da questa tecnologia, che è destinata a migliorare sempre più il suo già notevole livello di qualità.

Fibra ottica in Italia e Open Fiber

open fiber

Con il progetto Open Fiber Enel con il supporto di Cassa Depositi e Prestiti ha investito in nuove infrastrutture che permettono agli italiani di navigare a una velocità fino a 1Gb/s.

Un bando di gara ha, infatti, assegnato proprio ad Open Fiber 2,7 miliardi di euro di finanziamenti regionali, statali ed europei per sviluppare la copertura della fibra FTTH, cioè Fiber To The Home, che porta la fibra direttamente nelle case.

Recentemente, però, si sono sollevate alcune polemiche sulla presunta inadeguatezza della copertura in fibra nel nostro Paese, ma Open Fiber si è difesa dichiarando che sta portando avanti i lavori per portare la fibra nei 7712 comuni italiani inclusi nel bando.

Gestore Wholesale Fibra

Quando parliamo di fibra, come accennato sopra, sentiamo spesso parlare di Open Fiber. E quando si parla di Open Fiber, si fa spesso riferimento al modello wholesale. Che cosa è il gestore wholesale? Che cosa sono Open Fiber e Flash Fiber?

flashfiber

In pratica, si tratta di gestori all’ingrosso. Ovvero di operatori che hanno il solo specifico compito di costruire la rete e gestirla, senza però rivendere direttamente servizi al cliente finale. Nessuno di noi sarà mai cliente diretto di Open Fiber. Ma indirettamente lo siamo in molti.

Questo perché i clienti di Open Fiber per la fibra ottica sono in realtà i vari WindTre, Vodafone e altri operatori più piccoli locali, che per rivendere i propri servizi alla clientela, affittano l’infrastruttura di Open Fiber. Il gestore telefonico paga l’affitto a Open Fiber. Il cliente finale paga il gestore telefonico. Chiaro?

Quali sono i gestori fibra in Italia

Sul sito Open Fiber si trova un elenco completo dei gestori che in Italia operano vendendo connessioni in fibra ottica. Qui non li citiamo tutti perché esiste una nutrita lista di operatori piuttosto piccoli, anche locali. Questo perché, come spiegato nel paragrafo in alto, le modalità per entrare nel settore fibra come gestore, affittando l’infrastruttura di Open Fiber, sono piuttosto semplici.

Diciamo comunque che, negli ultimi mesi hanno puntato parecchio sulla fibra, con offerte abbastanza convenienti Fastweb, Vodafone e WindTre. Oggi i tre operatori più interessanti per quanto riguarda la fibra.

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I 6 errori tipici da evitare che accorciano la vita di smartphone e tablet

Oggi vi presentiamo la lista dei 6 errori tipici da evitare che accorciano la vita di smartphone e tablet. Ecco i nostri consigli.

Vi siete mai chiesti come mai la vita del vostro cellulare dura molto meno rispetto a quella dei vostri amici? Forse commettete qualcuno di questi errori che inevitabilmente minano la sua funzionalità. I trucchi non sono solo quelli di mantenere una giornaliera pulizia, e la sua manutenzione richiede una maggiore attenzione.

Ecco per voi 6 errori più comuni nell’utilizzo di uno smartphone o di uno tablet:

1. Non spegnerlo mai

Non spegnerlo mai

La batteria del vostro telefono non dura per sempre. Come qualsiasi cosa, il suo uso continuato la porterà inevitabilmente alla disfunzione. Ogni tanto cercate di farle fare una pausa e quindi di notte evitate di mantenerlo acceso e spegnetelo se potete.

2. Lasciare attivi Bluetooth e Wi-Fi su cellulare

Lasciare attivi Bluetooth e Wi-Fi

Tenere accesso sia Wi-Fi che Bluetooth aumenterà notevolmente il consumo della batteria e se entrambe sono attive contemporaneamente, l’effetto sarò moltiplicato. Se volete dare il vero colpo di grazia alle energie del vostro smartphone abilitate contemporaneamente anche il GPS e vedrete la batteria diminuire ad una velocità assurda.

3. Esposizione del cellulare alle intemperie

cellulare intemperie

Il cellulare non è fatto per rimanere esposto al sole, alla sabbia o all’acqua per lungo tempo. Nonostante alcuni modelli abbiano la capacità di resistere meglio a determinate situazioni non ha senso sforzarli a farlo, dato che potrebbero ugualmente incorrere in problemi a lungo andare.

4. Lasciare il cellulare in carica durante la notte

cellulare carica 100%

Secondo gli esperti del settore, lasciare il cellulare in carica oltre la sua percentuale del 100% di batteria rischia di ottenere il risultato opposto e di danneggiare le sue funzioni. È come se voi tentaste di riempire d’acqua un palloncino, quando arriva al limite, continuare a riempirlo può solo romperlo.

5. Utilizzare caricabatterie commerciali

caricabatteria non originali

Nonostante i costi delle versioni “pirata” dei caricabatterie siano molto meno incisivi, meglio spendere qualche soldo in più ma fare in modo di evitare che il vostro telefono possa subire dei danni a causa di un accessorio non adatto a lui.

6. Scaricare e conservare qualunque applicazione

cellulare troppe applicazioni

Non tutte le applicazioni hanno davvero una utilità e alcune vanno solamente a danneggiare le funzioni del vostro telefono. Assicuratevi di mantenere solamente quelle di primario utilizzo e se siete curiosi di scaricare un gioco oppure un’app legata alla fotografia o altro ancora, verificate dalle recensioni se può creare problemi al vostro hardware o delle incompatibilità con altri software.

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Asciugare un iPhone caduto in acqua

A tutti è capitato, almeno una volta, di far cadere in acqua il proprio iPhone, ad esempio in lavandino o in piscina, finendo per essere assaliti dal panico. Non sempre è facile sapere cosa fare per salvare il dispositivo ma esistono numerosi consigli per scoprire come asciugare iPhone caduto in acqua, andiamo a scoprirli insieme.

Asciugare iPhone caduto in acqua: cosa fare?

La prima cosa da fare per salvare un iPhone caduto in acqua è cercare di agire il più velocemente possibile, evitando quindi di farsi prendere dal panico.

Asciugare un iPhone caduto in acqua

iPhone caduto in acqua: cosa fare nell’immediato

Nel caso in cui l’iPhone sia collegato alla spina nel momento in cui si bagna, la cosa più importante è provvedere nel più breve tempo possibile a staccarla per evitare di essere folgorato. Per evitare spiacevoli imprevisti è sempre bene non avvicinare le dita nel punto in cui il telefono viene collegato al caricabatterie ma è meglio afferrare il cavo alcuni centimetri più in basso.

Un altro passaggio molto importante è quello di spegnere l’iPhone nel caso in cui questo sia acceso al momento della caduta in acqua. Successivamente è consigliabile rimuovere la sim card dall’apposito alloggio evitando che si danneggi e diventi illeggibile.

Gel di silice o riso

Dopo aver provveduto a mettere in sicurezza il telefono sarà possibile provvedere ad asciugarlo, utilizzando un asciugamano da passare sulla parte esterna del dispositivo. Facendo scorrere l’asciugamano sulle aperture è possibile inoltre favorire la fuoriuscita dell’acqua. Un’altra cosa molto importante è rimuovere l’acqua dai fori presenti sull’iPhone. Facciamolo agitando il telefonino o aiutandosi con una bomboletta spray ad aria compressa, evitando di rimandarla verso l’interno del dispositivo.

A questo punto è consigliabile utilizzare un elemento che aiuti l’asciugatura. Gran parte delle persone utilizza il classico metodo del riso, immergendo l’iPhone all’interno di una ciotola piena di riso per favorirne l’asciugatura. Tuttavia è importante anche in questo caso prestare la massima attenzione per evitare che i chicchi di riso si infilino nei fori. L’alternativa migliore e più professionale al riso è rappresentata dal gel di silice, sostanza che assorbe l’acqua in modo molto efficace. In commercio esistono sacchetti essiccanti pensati appositamente con questo scopo che è facile reperire nei negozi di informatica.

metodo riso

La cosa più importante, in ogni caso, è assicurarsi che l’iPhone sia completamente asciutto prima di riaccenderlo, per essere certi che l’asciugatura sia avvenuta consigliamo di attendere almeno 2 giorni, evitando in questo modo che al momento dell’accensione si verifichi un cortocircuito.

A questo punto sarà possibile riposizionare la SIM nel suo alloggio nel modo corretto per utilizzare il proprio iPhone nel modo migliore. Provando ad accenderlo, se tutto sarà andato per il verso giusto, sarà possibile tornare ad utilizzarlo senza problemi. In commercio esistono numerosi kit che servono proprio ad asciugare gli smartphone nel caso in cui si verifichi una caduta accidentale in acqua. Acquistarne uno da avere a portata di mano è un’ottima soluzione per avere pronto il rimedio in caso di bisogno. Anche utilizzare una custodia impermeabile rende il nostro iPhone più sicuro.

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Sbloccare smartphone tramite impronta digitale

Oltre ad usare un semplice codice per proteggere il nostro cellulare, potremo anche scegliere di impostare la nostra impronta digitale per sbloccare il nostro smartphone Android. Con questa guida vedremo quindi se il vostro smartphone Android ha il sensore delle impronte digitali ed eventualmente come impostarlo.

La prima cosa da sapere è che ci sono due tipologie di sensori per le impronte digitali: potremo avere un sensore fisico ben visibile all’esterno del cellulare, oppure potremo avere il sensore all’interno dello schermo.

In entrambi i casi dovremo appoggiare il dito sul sensore delle impronte digitali.

Aggiungere impronte digitale come metodo di sblocco

Impostare impronta digitale su Smartphone Android

Per sbloccare il vostro smartphone Android tramite impronta digitale dovete seguire questi semplici passaggi.

A seconda dello smartphone Android che avremo a nostra disposizione le voci di menu potrebbero cambiare leggermente dove nello specifico potremo avere questa suddivisione:

Android Samsung

Procedura su smartphone Android Samsung: entriamo dentro le Impostazioni-> Dati biometrici e sicurezza o Schermata di blocco e sicurezza e da qui attivare o disattivare l’impronta digitale

Android Xiaomi

Procedura su smartphone Android Xiaomi: entriamo dentro le Impostazioni-> Password e sicurezza e da qui attivare o disattivare l’impronta digitale

Android Huawei

Procedura su smartphone Android Huawei: entriamo dentro le Impostazioni-> Sicurezza e privacy -> ID impronta -> Gestione impronta e da qui attivare o disattivare l’impronta digitale

Altri modelli: in linea di massima per tutti gli altri modelli, dovremo trovare nella schermata delle Impostazioni la voce Sicurezza dove al suo interno sarà presente la possibilità di attivare lo sblocco con l’impronta digitale.

Per ogni modello dovremo seguire la registrazione dell’impronta digitale seguendo le istruzioni a schermo di come appoggiare il dito.

Potremo registrare anche più di un dito. Questo in caso la posizione del sensore si presti a più di un dito o si voglia dare l’accesso a più persone.

Oltre a poter impostare la nostra impronta digitale potremo anche impostare il nostro volto ed il codice.

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