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Facebook spia i messaggi di WhatsApp?

Un rapporto ritenuto attendibile lancia l’allarme: Facebook è in qualche modo in grado di spiare e leggere il contenuto dei messaggi di WhatsApp. Ovviamente, questo non dovrebbe essere possibile con la crittografia end-to-end. Sappiamo infatti che questo metodo permette solo ai partecipanti della chat che contiene il messaggio di decifrare il contenuto.

Il rapporto fa riferimento all’analisi dei metadati – un metodo che Facebook usa notoriamente per cercare di rilevare messaggi problematici senza conoscerne il contenuto – ma afferma anche direttamente che i moderatori sono in grado di “esaminare i messaggi, le immagini e i video degli utenti”. Citando sia i moderatori, che gli ingegneri all’interno del colosso dei social di Mark Zuckerberg.

WhatsApp è stata una fonte di disinformazione significativa e pericolosa. Ha portato a false affermazioni di abusi sui minori in India e falsi messaggi di coronavirus in tutto il mondo. È noto che l’azienda tenti di risolvere queste problematiche limitando la capacità di inoltrare alla cieca i messaggi. Utilizzando quindi altre forme di metadati per cercare di identificare i messaggi che potrebbero essere spam o addirittura dannosi.

Facebook legge i messaggi?

Tuttavia, la società è stata irremovibile sul fatto che l’app di messaggistica utilizzi la crittografia end-to-end. Il che significa che Facebook non ha la capacità di vedere ne di spiare il contenuto privato dei messaggi di Whatsapp. Un lungo pezzo di ProPublica suggerirebbe, però, il contrario:

WhatsApp ha più di 1.000 lavoratori a contratto che riempiono piani di edifici in uffici ad Austin, Texas, Dublino e Singapore. Questi esaminano milioni di contenuti degli utenti. Seduti ai computer in pod organizzati per incarichi di lavoro, questi lavoratori utilizzano uno speciale software di Facebook per vagliare flussi di messaggi privati, immagini e video. Questi ultimi difatti vengono segnalati dagli utenti di WhatsApp come impropri e quindi vagliati dai sistemi di intelligenza artificiale dell’azienda. Questi appaltatori giudicano qualsiasi cosa lampeggi sul loro schermo – affermazioni su qualsiasi cosa, da frode o spam a pedopornografia e potenziali complotti terroristici – in genere in meno di un minuto

La denuncia, ottenuta da ProPublica, descrive in dettaglio l’ampio uso da parte di WhatsApp di appaltatori esterni, sistemi di intelligenza artificiale e informazioni sull’account per leggere messaggi, esaminare immagini e video degli utenti.

In realtà, sembra che ci sia confusione in merito. Poiché il contenuto di WhatsApp è crittografato, i sistemi di intelligenza artificiale non possono scansionare automaticamente tutte le chat, le immagini e i video, come fanno su Facebook e Instagram. Ed allora, i revisori di WhatsApp otterrebbero l’accesso a contenuti privati ​​solo quando gli utenti premono il pulsante “segnala” sull’app. Questo permetterebbe di identificare un messaggio come presunta violazione dei termini di servizio della piattaforma.

Facebook spia i messaggi di WhatsApp?

Le segnalazioni

Questo sistema inoltra cinque messaggi – quello presumibilmente offensivo insieme ai quattro precedenti nello scambio, comprese eventuali immagini o video – a WhatsApp in forma non codificata, secondo ex ingegneri e moderatori di WhatsApp. I sistemi automatizzati alimentano quindi questi ticket in code “reattive” che i lavoratori a contratto devono valutare. Dunque, questa parte del rapporto suggerirebbe che solo i messaggi così segnalati possono essere visualizzati. Facebook ha così commentato:

Costruiamo WhatsApp in modo da limitare i dati che raccogliamo fornendoci strumenti per prevenire lo spam, indagare sulle minacce e vietare coloro che sono coinvolti in abusi. Anche in base alle segnalazioni che riceviamo degli utenti

Ed allora, una probabile interpretazione del rapporto potrebbe essere che i moderatori siano in grado di visualizzare solo i messaggi che vengono segnalati dal loro diretto destinatario. A quel punto il messaggio inoltrato e segnalato a WhatsApp verrebbe decrittografato. L’inoltro creerebbe un nuovo messaggio cifrato in cui WhatsApp avrebbe la chiave per la lettura, essendo WhatsApp stesso il destinatario del messaggio segnalato.

ProPublica è un’organizzazione giornalistica investigativa senza scopo di lucro con una solida reputazione. Si attende che Facebook commenti ulteriormente la questione. Negli scorsi giorni WhatsApp ha reso disponibile uno strumento per passare le chat da iPhone a Android.

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Sicurezza informatica, Smartphone, Social media

Su Messenger arrivano le chiamate crittografate

Facebook ha annunciato di aver aggiunto su Messenger la crittografia end-to-end anche alle chiamate audio e video, già integrata da tempo nelle chat testuali. Nessun altro, incluso Facebook, proprietaria del servizio, può dunque leggere o ascoltare quanto condiviso, tranne che nel caso di segnalazioni per molestie da parte di un utente, in quel caso, possono essere prese dalla piattaforma contromisure per individuare un utilizzo improprio della piattaforma.

Messenger, Crittografia end-to-end e più controllo sui messaggi effimeri

La novità della crittografia end-to-end interessa solo le chiamate vocali e video tra singoli utenti, mentre restano escluse le chat di gruppo, anche testuali. La crittografia end-to-end, lo ricordiamo, garantisce che solo un utente e la persona con cui sta comunicando possono leggere o ascoltare ciò che viene inviato, e nessun altro. Questo perché i messaggi sono protetti da un lucchetto, di cui soltanto l’autore e il destinatario dei messaggi possiedono la chiave.

Su Messenger arrivano le chiamate crittografate

Tutto questo avviene automaticamente, non c’è bisogno di attivare alcuna impostazione per proteggere i messaggi. “Dal 2016 offriamo la possibilità di proteggere le tue chat di testo individuali con la crittografia end-to-end”. Si legge in una nota sul sito ufficiale di Messenger. “Nell’ultimo anno, abbiamo assistito a un’impennata nell’uso di chiamate audio e video con oltre 150 milioni di videochiamate al giorno su Messenger. Così abbiamo pensato al modo migliore per consentire a chiunque di proteggere le proprie chiamate audio e video con questa stessa tecnologia”.

Il colosso dei social fondato da Mark Zuckerberg ha dichiarato che la funzione arriverà gradualmente nelle prossime settimane in tutto il mondo. Intanto, oltre alla crittografia, aggiorna anche l’opzione per i messaggi effimeri. Da oggi è infatti possibile controllare per quanto tempo qualcuno può vedere i messaggi inviati in una chat, prima che questi scompaiano, scegliendo quindi la durata di visione da cinque secondi a 24 ore.

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Digitalizzazione, Formazione, Internet, Social media

Indagine antitrust su Facebook

Dopo Apple e Amazon, anche Facebook nel mirino dell’antitrust, infatti la Commissione Europea sarebbe pronta ad aprire un’indagine formale. Indagine che riguarderebbe il modo in cui Facebook ha fatto valere la propria posizione sul mercato, creando di fatto una posizione disequilibrata rispetto ad altri gruppi che sono in qualche modo in concorrenza con il proprio marketplace.

L’ipotesi è scaturita dal Financial Times e mancano, al momento, ancora notizie ufficiali dalla Commissione. Ciò ci impedisce di conosce nel dettaglio il tenore delle accuse. Tutto sarebbe focalizzato sulla “classified advertising” e sul modo in cui Facebook avrebbe abusato delle dimensioni della propria community. Il lancio dell’indagine, è atteso a giorni: la tempistica esatta così come l’ampiezza dell’inchiesta sono ancora in via di definizione.

Concorrenza sleale

Le indagini antitrust sarebbero finalizzate alla verifica delle azioni Facebook con il proprio marketplace. Cioè nel modo in cui potrebbe aver agito ai danni dei marketplace rivali promuovendo gratuitamente il proprio. Insomma, avrebbe portato avanti una condotta scorretta in termini di concorrenza, traendo vantaggio diretto dalla propria posizione dominante nel mondo dei social network per trasferirne gli effetti nel mercato degli annunci economici.

antitrust su facebook
L’Ue verso un’indagine antitrust su Facebook

L’Ue ha già inviato a Facebook e alle sue società rivali almeno tre round di domande per capire se il social abbia distorto il mercato della pubblicità promuovendo i suoi servizi su Marketplace gratuitamente ai suoi 2 miliardi di amici. Infatti Facebook ha lanciato Marketplace nel 2016 consentendo ai suoi utenti di vendere o acquistare prodotti senza commissioni.

Dopo Amazon e Apple, anche Facebook nel taccuino

Si attendono ora una presa di posizione ufficiale da parte delle autorità europee (che potrebbe arrivare a breve) e la conseguente reazione di Facebook prima che le indagini possano aver inizio. La Commissione UE, già attiva in ambito antitrust con pressoché tutte le big della Silicon Valley, ancora non aveva sul proprio taccuino Facebook sebbene il social network fosse probabilmente in agenda ormai da tempo. La questione del marketplace sembra poter essere una sorta di sfida diretta tra le autorità europee e il gruppo di Mark Zuckerberg. Quest’ultime infatti chiedono di non invadere campi contigui a quello dei social network o di farlo senza trarre vantaggio dalla posizione già conseguita nel proprio mercato di riferimento.

La richiesta di informazioni e la raccolta di prove ha rivelato da subito tensioni fra la Commissione Europea e Facebook. Quest’ultima si è addirittura rivolta a un tribunale per sollevare i suoi timori sull’invadenza delle domande dell’Ue in termini di privacy dei suoi dipendenti. Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha accusato formalmente Apple di distorcere la concorrenza imponendo elevate commissioni su servizi di streaming rivali. Nel mirino c’è anche Amazon per aver danneggiato i rivali più piccoli. Il faro è stato acceso anche sul potenziale comportamento anti competitivo di Google e di Coca-Cola.

creare avatar su facebook
Creative, Smartphone, Social media

Come creare il proprio avatar su Facebook

Stufo delle solite foto profilo? Oggi vi insegneremo come creare degli avatar personalizzati, in modo da rendere la foto del vostro profilo Facebook più originale. Chi non vuole utilizzare una propria foto da usare come immagine del proprio profilo può sicuramente fare uso di un avatar. Un avatar è una rappresentazione virtuale di noi, di solito in forma di fumetto e molto divertente.

Dopo aver lanciato Rooms, la comoda funzione per le videochiamate di gruppo, Facebook ha inserito anche la possibilità, per ogni utente del social network, di creare un avatar e di utilizzarlo non solo come immagine di profilo ma anche per avere dei piacevoli sticker personalizzati da utilizzare nei commenti ai post e nelle chat con i propri amici. Scopriamo insieme come fare per creare un avatar su Facebook e Messenger, e come utilizzarlo sia sulla chat di Facebook che su altre chat.

avatar su Facebook

Creare Avatar dal cellulare

Nella versione desktop ancora non è possibile creare il proprio avatar, ma possiamo farlo semplicemente tramite l’applicazione di Facebook su Android e iOS (iPhone e iPad). Quindi per creare il tuo avatar basta andare nel menu Avatars come mostrato in figura

avatars da cellulare

• apri l’app di Facebook e fai l’accesso con le tue credenziali (username e password); • quindi premi il tasto menu in alto a destra (è caratterizzato da tre linee sovrapposte); • premi il pulsante Altro e poi sulla voce Avatars.

A questo punto si ci troverà di fronte alla procedura per la creazione dell’avatar. È davvero intuitiva, per fare un buon lavoro e realizzare un risultato che ti somigli davvero potrai premere l’icona della funzione specchio. Si trova in alto a destra nell’interfaccia, e farà apparire la tua immagine ripresa tramite la videocamera frontale del dispositivo. Così potrai scegliere, fra le molte opzioni disponibili, quelle di tuo gradimento.

avatar fotocamera

C’è davvero l’imbarazzo della scelta, si può personalizzare ogni parte dell’avatar, dal colore della pelle alla capigliatura, dalla forma degli occhi alla corporatura e, come se non bastasse, potremo scegliere addirittura anche l’abbigliamento. Quando sarai soddisfatto del tuo avatar potrai salvare il risultato premendo il tasto a forma di V in alto a destra nell’interfaccia dell’app. Dopo aver creato e salvato l’avatar, si potrà visualizzarne un’anteprima completa e potrai decidere di tornare alla modalità di modifica tramite il tasto matita, oppure vedere come il nostro avatar appare nei diversi adesivi che esprimono le nostre emozioni: felice, triste, arrabbiato…Se si vuole impostare il proprio avatar come immagine di profilo si può farlo premendo in questa schermata l’apposito tasto con la freccia.

Creare un Avatar all’interno di Messenger

È anche possibile creare direttamente all’in-terno dell’applicazione Messenger il proprio avatar Facebook. Dopo aver installato l’app, disponibile per Android e iOS (iPhone e iPad), bisogna:

• aprire l’app e accedere con le proprie credenziali; • avviare una qualsiasi conversazione; • nel box di scrittura (e non sulla tastiera dello smartphone) premere sul tasto con la faccina; • quindi invece di scegliere uno Sticker (Adesivi) premere il tasto caratterizzato dalla faccina con la lingua di fuori; • a questo punto si sarà entrati nella modalità di creazione dell’avatar; • dopo aver atteso il caricamento si può premere sul pulsante blu Crea il tuo Avatar. Qui si potrà creare e salvare il proprio avatar esattamente come abbiamo descritto nel precedente paragrafo.

Utilizzare l’avatar su Facebook

Una volta salvato il proprio avatar si può utilizzare nei commenti di Facebook e nelle conversazioni (su ogni piattaforma anche sul sito). Farlo è semplice: nei campi di testo in entrambi i casi basta premere il pulsante caratterizzato da una faccina che ride (che si aggiunge ai tasti che permettono l’accesso alle GIF e agli adesivi). Per utilizzare i nuovi sticker animati basati sugli avatar anche sulla versione desktop del sito di Facebook, ad esempio quando si vuole fare un commento, basta cliccare sul box del commento, quindi premere il tasto degli adesivi; dentro, fra le categorie, potrai notare una faccetta che ride che contiene i nuovi e divertenti stickers.

Se si vuoi utilizzare i divertenti nuovi stickers personalizzati su altre piattaforme di chat puoi farlo senza problemi:

• aprire l’app di Facebook su Android o iOS; • nella schermata principale premere in alto a destra l’icona menu (caratterizza dalle tre linee); • premere il pulsante Altro per mostrare tutte le opzioni e infine scegliere la voce Avatars; • premere il tasto degli adesivi e quindi sceglierne uno; • fare tap su Altre opzioni: si accederà al menu Condivisione e si potrà inviare lo sticker scelto nella chat che preferiamo (ad esempio su WhatsApp).

avatar da altre chat

Avete creato così il vostro avatar, adesso potete sbizzarrirvi e divertirvi insieme ai vostri amici! Alla prossima!

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GDPR, Sicurezza informatica, Social media

Protezione dati pubblici sulle fan page social

Vediamo insieme cosa dice la legge riguardante la protezione dei dati pubblici sulle fan page social.

Purtroppo, spesso accade che nel corso di una delle troppe telefonate che riceviamo, nonostante le sanzioni già emesse dal Garante, alla domanda “Come avete ottenuto il mio numero di telefono?” tra le farfuglianti giustificazioni dell’operatore possiamo trovare quella fornita principalmente a imprenditori e professionisti troviamo “E’ un dato pubblico possiamo usarlo.” E’ sicuramente vero che i recapiti telefonici e gli indirizzi mail di aziende, commercialisti, avvocati e altri professionisti sono pubblici perché trovati in albi o pagine web.

Tuttavia è altrettanto vero che mettere a disposizione il proprio telefono o una email di contatto non autorizza in alcun modo ad usarli per comunicati o promozioni commerciali. La stessa problematica riguardante la protezione dei dati pubblici si presenta anche nel contesto delle cosiddette fan page social.

 fan page social e protezione dati
Attraverso le fan page, le aziende possono reperire informazioni riguardanti gli utenti

GDPR e fan page

Con maggiore delicatezza abbiamo lo stesso problema per quanto riguarda le pagine social e, in particolar modo, per le popolarissime fan page.

Questi specialmente su Facebook sono tra gli strumenti più utilizzati da aziende e professionisti. Infatti, tramite loro possono così farsi conoscere e aumentare il proprio bacino di utenza. Non dimentichiamo, infatti, che anche un semplice like su una pagina o un post è elemento che permette di conoscere chi lo ha messo e, magari unendolo ad altri elementi facilmente reperibili in rete, profilarlo per individuare le sue preferenze.

Un’attività tra quelle a cui, maggiormente, il GDPR cerca di mettere un freno per tutelare gli utenti dalle invasione della propria privacy.

Facebook inoltre mette a disposizione del gestore della fan page la possibilità, tramite cookie e insight, di reperire numerosi dati personali per capire da chi è composto il pubblico della pagina, provenienza, età e a quale sesso appartiene, oltre ovviamente alle sue preferenze.

È proprio questo lo strumento che serve per poter creare campagne pubblicitarie mirate. Allo stesso modo vengono utilizzati i risultati dei test e sondaggi di opinione che molte aziende lanciano sempre sui social. Mettere in rete quello che sembra un sondaggio lanciato da un qualsiasi utente è un modo ideale ed economico, oltreché subdolo, di venire a conoscenza di gusti e preferenze dei propri potenziali clienti.

Art. 6 del Regolamento

Il trattamento di questi dati è chiaramente limitato dall’articolo 6 del Regolamento. Essi infatti sono utilizzabili laddove funzionali ad adempiere obblighi legali gravanti sul titolare ovvero, se non funzionali, quando questi siano necessari per l’esecuzione di un contratto (esecuzione, dice la norma, non proposta o offerta).

Ricordiamo oltretutto che è sempre necessaria una forma di una forma di consenso espressa. La forma del silenzio assenso non è quindi prevista dal GDPR. Queste osservazioni devono essere anche alla base di ogni forma di trattamento dei dati. Questi vengono messi a disposizione sui social network e, in particolare, proprio sulle fan page, alle quali accedere e commentare rivela gusti e preferenze dell’utente se non addirittura un pensiero politico o l’orientamento sessuale di una persona.

Così il gestore della fan page diventa anche il Titolare del trattamento di dati che un utente crede di aver concesso solo a Facebook. Il gestore così imposta i parametri del trattamento ad obiettivi di gestione aziendale determinandone le finalità; lo stesso gestore può chiedere di ricevere da Facebook, in forma anonima, i dati raccolti dai cookie per finalità di webtracking.

La sentenza della corte Europea

Sul punto si è pronunciata la Corte Europea. Quest’ultima in una sua sentenza, ha di fatto nominato l’amministratore di una pagina fan di Facebook responsabile del trattamento dei dati. Facebook a sua volta, insieme all’amministratore, sarà responsabile di tale trattamento che quest’ultima raccoglie e mette a sua disposizione. Il Gestore della pagina dovrà quindi procurarsi una valida base di trattamento per poterli utilizzare e creare le campagne mirate di advertising.

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Applicazioni, Smartphone

Clubhouse: a breve per Android

Al via la fase di beta test per la versione Android di Clubhouse: ora è ufficiale, ma per il momento sono pochi gli utenti coinvolti.

Ormai da qualche mese al centro dell’attenzione, Clubhouse è senza alcun dubbio l’app più chiacchierata dall’inizio del 2021 a oggi. Ha fondato il proprio successo su una formula che, anziché aggiungere qualcosa, l’ha tolto, eliminando la componente video dalle conversazioni di gruppo proprio nel momento dominato da soluzioni come Google Meet, Microsoft Teams e Zoom.

Rimane al momento un’esclusiva iOS, ma il debutto della versione Android sembra ormai non troppo lontano. I primissimi beta test per la versione Android di Clubhouse sono iniziati. Annunciato ieri dagli sviluppatori nell’ultimo post di aggiornamento sul canale beta dell’app per iOS. Per il momento non è ancora scaricabile liberamente. Si prevede il rilascio entro maggio.

La data, specificano, è indicativa e potrebbe dunque subire variazioni. A gennaio, Clubhouse aveva confermato il programma di espansione ad Android, anche se i lavori non erano ancora iniziati. Clubhouse, che si potrebbe definire il social network dei messaggi vocali, è il grande trend del momento: nonostante sia disponibile solo su iOS, ha accumulato già milioni di download e di utenti, aiutata anche dall’interesse di personalità di spicco come Elon Musk e Mark Zuckerberg.

Clubhouse su Android in beta, solo per pochi

La realizzazione dell’app per Android, in corso da qualche settimana, dovrebbe essere conclusa per fine aprile, con un lancio globale entro maggio. C’è un riferimento esplicito a inizio dei test beta su Android, ma soprattutto un indizio concreto alle tempistiche necessarie per il lancio o quantomeno per un ampliamento degli utenti coinvolti: se ne saprà di più entro le prossime settimane.

Assieme alla versione Android, Clubhouse potrebbe eliminare la necessità di ottenere un invito per entrare, allargando così a tutti le opportunità di accesso. Questo, secondo gli esperti, dovrebbe essere un modo per riaccendere l’interesse intorno ad un social che, dopo un lancio globale di successo, sembra aver arrestato la sua crescita.

Tuttavia, stando alle ultime statistiche di febbraio 2021, Clubhouse ha superato quota 8 milioni di download globali, nonostante sia ancora in beta e solo su iPhone e iPad. Ma la concorrenza non sta a guardare: Twitter ha lanciato “Spaces“, in versione di prova. Così come Facebook, che sta sperimentando la piattaforma “Hotline”, simile a Clubhouse ma con l’aggiunta della modalità video.

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Smartphone, Social media

Facebook e Instagram: a pagamento su iOS?

Con la nuova funzionalità introdotta da Apple ad aprile con IOS 14.5, App “Tracking Transparency”, ovvero la richiesta del consenso per il tracciamento da parte delle app, sia Facebook, che aveva criticato la novità fin dal principio, sia Instagram, stanno ipotizzando l’eventualità di chiedere una somma di denaro per l’accesso ai servizi tramite un avviso. Entrambe le app mostrano una schermata “minacciosa” che ipotizza la possibilità di versioni a pagamento dei due servizi.

In realtà si tratterebbe soltanto di un tentativo per spaventare gli utenti qualora non si conceda il permesso al tracciamento su iOS. L’azienda di Menlo Park, che inizialmente aveva criticato la decisione di Apple, ha poi fatto marcia indietro affermando che Facebook si troverà in una buona posizione quando Apple inizierà ad applicare la trasparenza del tracciamento delle app e che potrebbe persino trarre vantaggio da questi cambiamenti.

Facebook Instagram a Pagamento su IOS?

A pagamento su IOS?

Facebook e Instagram quindi a pagamento su IOS? Per ora no.

Si tratta quindi di un chiaro avviso attraverso cui la società americana vuole scoraggiare il tanto discusso e criticato sistema di tracciamento di iOS 14.5, che è stato al centro di un aspro confronto a suon di pagine dei giornali tra Facebook ed Apple. Questa è la prima posizione di apertura di Facebook verso le nuove regole della privacy integrate in iOS 14.5, che obbligheranno gli sviluppatori a chiedere il consenso esplicito degli utenti prima di attivare il tracciamento tramite IDFA. Prima ancora dell’arrivo di ATT, Facebook aveva evidenziato le possibili conseguenze per le PMI che ricavano profitti dalle inserzioni pubblicitarie. Sembra che comunque Facebook sia intenzionata ad introdurre una versione a pagamento. Da circa due anni, sulla home page del social network è stata eliminata la frase “È gratis e lo sarà sempre“. Zuckerberg aveva dichiarato nel 2018 che ci sarà sempre una versione gratuita di Facebook. Ciò non esclude che possa essere introdotta una versione a pagamento dell’app in futuro.

Mark Zuckerberg

Gli utenti iOS hanno iniziato a vedere una schermata informativa che elenca tre motivi per cui è necessario attivare il tracciamento nell’app Facebook e Instagram:

  • Mostrare inserzioni pubblicitarie più personalizzate
  • Supportare le aziende che usano le inserzioni per raggiungere i clienti
  • Mantenere Facebook/Instagram gratuiti
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Internet

WhatsApp, Messenger e Instagram saranno una cosa sola

LE GRANDI MANOVRE sono iniziate. WhatsApp, Messenger e Instagram saranno una cosa sola. Alla fine, ne uscirà una superchat che mette insieme miliardi di utenti. Considerando i 2,5 miliardi di account attivi su Facebook allo scorso aprile, i 2 su WhatsApp e il miliardo e 300 milioni su Messenger, si arriva sommando oltre i 5 miliardi. Ovviamente ciascuno di noi dispone di più profili e iscrizioni. In molti casi anche su tutte e tre le piattaforme, per cui la cifra è da rivedere al ribasso. Ma si muove comunque su quegli sconvolgenti ordini di grandezza. Cina esclusa, diventerà il canale integrato su cui il mondo comunica, anche considerando l’aria pesante che tira su TimTok.

Comunicazione “cross-social”

Menlo Park ha cominciato i lavori sul sistema di comunicazione “cross-social” annunciato ormai diverso tempo fa, all’inizio dello scorso anno. Quando Mark Zuckerberg ha annunciato che il futuro dei suoi prodotti sarebbe stato intimo, privato. E inoltre che i social sarebbero progressivamente passati da piazze virtuali a luoghi più ristretti. Ma non prima del 2020: adesso, dunque, ci siamo.

Non è un caso che negli ultimi mesi siano arrivati diversi aggiornamenti per i gruppi e siano state lanciate, di recente, le Stanze. I lockdown in giro per il mondo, pur nella sbornia da dirette, hanno accelerato d’altro canto anche la necessità di canali paralleli per comunicare fra le persone in modo sicuro e meno caotico. Le prime tracce le ha scoperte lo sviluppatore italiano Alessandro Paluzzi che ha individuato alcuni dettagli nascosti tra i codici di programmazione delle versioni beta delle tre app destinate a fondersi, almeno per quel che riguarda la messaggistica

WhatsApp, Messenger e Instagram saranno una cosa sola

In una serie di tweet Paluzzi ha infatti diffuso alcune schermate in cui sono visibili alcune sezioni delle applicazioni.
Per esempio fra le impostazioni personali su Instagram si legge una voce, “Get Messenger in Instagram”, cioè “Ottieni Messenger su Instagram”, modificato anche in “Update Messaging” col logo di Messenger. Questo lascia immaginare la possibilità di chattare senza soluzione di continuità saltando fra i due programmi. Come d’altronde conferma anche un’altra schermata di introduzione dedicata agli utenti: “There’s a new way to message on Instagram”. Inoltro dei messaggi, sticker, reaction: non dovrebbe mancare nulla, l’esperienza dovrebbe cioè farsi sempre più simile da una parte e dall’altra. Secondo uno schema che lascerà le app autonome per le loro funzionalità distintive ma le collegherà in modo sempre più stretto sotto il fronte della comunicazione fra utenti. D’altronde già da tempo Menlo Park non comunica più in modo granulare i dati degli utenti attivi, limitandosi a illustrare l’audience complessiva sui suoi prodotti. Stesso discorso su Messenger: si vede la schermata attraverso cui gli utenti saranno informati di poter parlare con quelli di Instagram.

Un database condiviso

Non solo. Il sistema potrebbe anche consentire di recuperare i post condivisi attraverso le due chat, per ripubblicarli in qualche modo indifferentemente su Facebook o Instagram. Ma è una strada su cui al momento non ci sono neanche indizi. Altri segnali dell’integrazione arrivano anche da WhatsApp: se già da qualche settimana, fra i comandi relativi agli allegati, è possibile saltare su Messenger e avviare una Stanza per chattare fino a 50 utenti, sempre lo sviluppatore italiano e WABetaInfo hanno invece scoperto come Facebook stia approntando i sistemi per consentire di chiacchierare anche fra la chat più usata del mondo e la piattaforma madre. Per esempio costruendo un database condiviso. Quest’ultimo dovrà orchestrare e allineare le funzionalità di WhatsApp (se un contatto è bloccato, se una conversazione è stata archiviata, se le notifiche push sono attive e così via) su Messenger. Di nuovo, per chattare senza salti e soste.

La promessa “infranta”

Sono passati diversi anni dalle acquisizioni delle altre app. Forse pochi lo ricordano, ma né l’app videofotografica né la chat sono nate in seno al colosso californiano. Servivano affinché la promessa di Zuckerberg, quella di non integrare mai i servizi che man mano ha comprato, cioè Instagram nel 2012 per un miliardo di dollari, un vero affare, e WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi, potesse essere infranta. Alla fine proprio questo sta avvenendo. Accompagnando in fondo anche un’esperienza d’uso che gli stessi utenti sperimentano ogni giorno. A chi non è capitato di iniziare una conversazione da una parte e proseguirla dall’altra, tornando poi dove era iniziata?

Il piano di Facebook va in quella direzione, per rendere più semplice questi salti ma soprattutto per svincolare la comunicazione dalla necessità di doversi iscrivere a tutti i social. Per fare in modo che un’app si tenga sull’altra (anche in termini di utenza attiva e di engagement), facendo in modo che un utente più giovane su Instagram, che magari non dispone di un account Facebook o non lo usa mai, possa comunque chattare su quella piattaforma e viceversa.