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Facebook e Instagram a pagamento

Dopo la dichiarazione ufficiale fatta da Meta, in questo momento stanno giungendo agli utenti di Facebook e Instagram istruzioni su come iscriversi all’abbonamento. Questo servizio permette di utilizzare i social senza la necessità di condividere dati personali per la profilazione e senza visualizzare pubblicità. Esamineremo il funzionamento e i costi di questo servizio.

logo di facebook su uno smartphone

Facebook e Instagram a pagamento: ecco come funziona l’abbonamento

Meta ha recentemente annunciato l’introduzione di un nuovo abbonamento per Facebook e Instagram in Europa, pensato per adeguarsi alle normative europee in evoluzione. Sottoscrivendo questo abbonamento, gli utenti possono utilizzare entrambi i social network senza visualizzare annunci pubblicitari. Tuttavia, è importante sottolineare che chi desidera mantenere lo stato attuale delle cose può farlo senza alcuna limitazione. Le piattaforme continueranno ad essere gratuite e ad offrire annunci mirati e pertinenti, ma chi ricerca una maggiore privacy può optare per l’abbonamento.

Gli utenti ricevono un messaggio di apertura che sottolinea i cambiamenti nelle leggi regionali. Possono scegliere se permettere a Meta di usare le loro informazioni utilizzando i servizi gratuitamente o pagare un abbonamento per eliminare la pubblicità. Se scelgono l’uso gratuito, Meta continuerà a usare i cookie per personalizzare gli annunci pubblicitari.

Cos’è Meta?

Meta è il nuovo nome dell’ex Facebook Inc., ora conosciuta come Meta Platforms, che è stato lanciato il 28 ottobre 2021 durante la conferenza annuale Connect, con Mark Zuckerberg come capo dell’azienda.

Il cambio di nome dell’azienda non ha comportato alcuna modifica ai marchi esistenti sotto Facebook Inc. Meta comprende ancora i social network Facebook e Instagram, Messenger e WhatsApp, nonché il marchio Oculus specializzato nella creazione di visori per la realtà virtuale.

logo di meta
Logo di Meta

Il termine “Meta” ha origini greche e significa “oltre”. Nella presentazione alla conferenza Connect del 2021, Zuckerberg ha enfatizzato l’importanza del concetto che sempre c’è qualcosa da costruire, in questo il “metaverso”. Il metaverso è una nuova visione di Internet che Zuckerberg intende sviluppare nei prossimi anni, offrendo esperienze virtuali e interattive. Questo nuovo progetto è più di un semplice gioco ed è destinato a diventare una parte significativa dell’azienda.

Zuckerberg intende utilizzare i brand di Meta Platforms per contribuire alla creazione del metaverso, un’esperienza da vivere, secondo quanto annunciato dal CEO stesso.

Quanto costa l’abbonamento per Facebook e Instagram?

La risposta varia: nella versione web il costo indicato è di 9,99 euro al mese, mentre da smartphone sale a 12,99 euro al mese. Questo semplicemente perché con i pagamenti dall’app per Android e iOS parte della cifra va a Google e Apple (rispettivamente), cosa che non accade ad esempio da PC. In base a quanto definito qualche giorno fa, l’abbonamento verrà eventualmente applicato a tutti gli account Facebook e Instagram collegati nel centro account utente, ma dal 1° marzo 2024 sarà applicata una tariffa aggiuntiva di 6 euro al mese (8 euro su Android e iOS) per ogni account aggiuntivo. L’abbonamento viene proposto solamente agli utenti con almeno 18 anni in UE, SEE e Svizzera.

Se siete interessati a sottoscrivere l’abbonamento potete selezionare “Abbonati” sulla schermata che sta iniziando ad apparire in queste ore all’apertura di Facebook e Instagram. Continuerete a usare i social senza pagare o avete deciso di optare per l’abbonamento?

immagine che mostra l'avviso di Meta relativo ai nuovi abbonamenti disponibili

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    standard nuovi di sicurezza
    Internet, Sicurezza informatica

    Standard di sicurezza nuovi per i siti

    Un breve documento di testo rappresenta una potente risorsa per affrontare numerosi problemi nel campo della sicurezza informatica, e la sua adozione si estende a livello governativo sia in Italia che negli Stati Uniti, oltre ad essere utilizzato da importanti aziende come Google e Facebook, vediamo questo nuovo standard.

    Security.txt è il nome di un recente standard di sicurezza per i siti Web, che consiste in un file di testo (txt) con un nome standardizzato e facile da riconoscere tra i vari file che compongono un sito. Il file serve a fornire le indicazioni necessarie per gli esperti di sicurezza e gli hacker etici, cioè quelli che cercano di scoprire e segnalare le vulnerabilità dei siti senza danneggiarli o sfruttarli.

    Security.txt è un formato che sta riscuotendo molta popolarità: lo usano siti molto noti e rilevanti, come Google, Facebook, GitHub, e anche i siti dei governi di diversi paesi, tra cui l’Italia, gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito. Il governo olandese ha addirittura imposto l’uso di security.txt per i siti della pubblica amministrazione, mentre in Rete si è aperto un interessante dibattito sull’utilità reale di questo tipo di soluzioni, che potrebbero anche avere degli svantaggi o dei rischi.

    Perché usarlo

    L’avanzamento di Internet ha portato con sé una maggiore complessità per i ricercatori di sicurezza e anche per i motori di ricerca nel distinguere tra siti web legittimi e quelli potenzialmente dannosi o non attendibili. Nonostante i quasi quarant’anni di sviluppo del Web e gli standard creati da Tim Berners-Lee, non esiste ancora una guida specifica su come fornire queste informazioni cruciali riguardo alla natura e alla sicurezza di un sito web.

    Tuttavia, un gruppo di ricercatori indipendenti ha proposto una soluzione innovativa a questo problema. L’idea alla base di questa iniziativa è di creare un piccolo documento di testo, facilmente implementabile da amministratori di siti web di qualsiasi dimensione, che consenta di fornire indicazioni chiare su come contattarli nel caso di rilevamento di un’eventuale vulnerabilità o insicurezza nel sito.

    Standard di sicurezza

    Questo documento di testo, chiamato “Indicazioni per la Sicurezza”, offre una soluzione semplice ma efficace per aiutare a identificare correttamente la natura e l’affidabilità di un sito web. Esso consentirebbe ai motori di ricerca e ai ricercatori di sicurezza di ottenere informazioni chiare sulla gestione della sicurezza del sito e su come notificare tempestivamente gli amministratori in caso di problemi.

    L’iniziativa sta guadagnando rapidamente terreno e ha già suscitato l’interesse di importanti attori del settore, tra cui i creatori di WordPress. Questa piattaforma software è ampiamente utilizzata in tutto il mondo per la creazione di siti web e blog. In effetti, stanno valutando di rendere questa funzione standard all’interno del loro sistema, rendendo ancora più semplice per gli utenti implementare queste importanti indicazioni di sicurezza.

    Chi dovrebbe usarlo

    Chiunque può creare il file di testo security.txt e caricarlo nella cartella principale (root) del proprio sito web. Il modo in cui deve essere redatto è illustrato nel sito dell’ente non profit del progetto Open Source: www.securitytxt.org.

    Seguendo una sintassi precisa, si facilita l’invio automatico delle segnalazioni di eventuali problemi di sicurezza. Infatti molte volte gli esperto fanno le verifiche in modo automatico, quindi non si può avvisare manualmente centinaia di migliaia di gestori di siti compromessi.

    standard sicurezza
    Per redigere il file security.txt, si consiglia di consultare il sito www.securitytxt.org. In tale sito, è possibile visionare un esempio reale cliccando sul link See it in action. Per approfondire le norme ufficiali, si può accedere al documento RFC cliccando su Read the RFC. In tale documento, sono illustrate le finalità, le modalità e la sintassi del file security.txt.
    security.txt
    Sul sito www.securitytxt.org, c’è anche un form Web dove possiamo mettere le informazioni del nostro sito Web. Così facendo, ci dà un file security.txt già fatto che possiamo copiare nel nostro spazio Web.

    Una soluzione come security.txt permette di automatizzare il processo. Inoltre il proprietario del sito può mettere nel file di testo la sua chiave pubblica (PGP), così da poter comunicare con lui in modo sicuro usando la crittografia.

    Conclusioni

    In conclusione, questa nuova iniziativa sta cercando di colmare una lacuna critica nella sicurezza di Internet, offrendo uno strumento semplice ma potente per migliorare la comprensione e l’affidabilità dei siti web, proteggendo gli utenti da potenziali minacce cibernetiche e rendendo l’esperienza online più sicura per tutti.

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      Social media

      Waveful, il social network tutto italiano

      Waveful vuole riunire in una sola app il meglio di Instagram, Facebook e TikTok e in più offre la possibilità, a chi pubblica più post, di monetizzare la sua presenza.

      Mentre Mark Zucker­berg minaccia di to­glierci Facebook e Instagram se l’Unione Euro­pea non cambierà le proprie regole sul trasferimento dei dati (ma noi non ci crediamo per niente). Una coppia di fra­telli diciottenni lombardi ha messo in piedi un social net­work tutto italiano, con l’am­bizione di prendere il meglio dai social più diffusi. Nata nel 2020 come un modo origi­nale per divertirsi con i loro amici, l’app Waveful è cre­sciuta moltissimo nel 2021 superando i 100.000 down­load e iniziando a diffondersi in tutta Italia. Anche grazie al suo particolare sistema di affiliazione che consente a chi pubblica un gran nume­ro di post di ottenere fino al 50% dei guadagni.

      Waveful è, in pratica, una piattafor­ma di contenuti multimediali che imita parte delle funzioni presenti su Instagram, Facebook e TikTok. In altre parole personalizzandole con una dose di giochi e sfide all’italiana. Il simbolo della piattaforma è l’immagine di un’onda, che non a caso in inglese si tra­duce Wave. Nella lingua di Albione Waveful indica il con­tenuto in acqua dell’onda che può crescere enormemente e trasformarsi in uno tsunami.

      Indice

      Facile e coinvolgente

      Come tutti i social network, anche Waveful alla fine non è altro che una sequenza di post che contengono imma­gini, video, testi e volendo an­che solo audio. A differenza degli altri social, Waveful si di­stingue però per la possibili­tà di personalizzare il proprio profilo attraverso dei badge legati al numero dei Like, dei follower e delle visualizza­zioni. Un ‘altra particolarità è la presenza dei Super Like, cioè degli speciali Like che indicano un apprezzamento ancora maggiore per un de­terminato contenuto. I Super Like possono essere ottenuti acquistandoli nello stare o abbonandosi alla versione Premium dell’app e fornisco­no un vantaggio economico per chi Ii riceve. Un’altra ca­ratteristica unica di Waveful è la possibilità di ottenere l’account Creator per chi raggiunge almeno 1.000 vi­sualizzazioni sui suoi post.

      I Creator avranno la possibilità di realizzare degli Tsunami, cioè delle comunità divise per categorie, all’interno del­le quali è possibile iscriversi e inserire contenuti legati a specifici settori. Ciascun utente può conversare via chat con le persone che se­gue. Nella prossima versio­ne dell’app è prevista la pos­sibilità di effettuare chat di gruppo anche all’interno dei singoli Tsunami. Oltre ai due fondatori, al momento lavorano su Waveful cinque per­sone, impegnate soprattutto nella gestione degli Tsunami. La speranza naturalmente è che nel 2022 continui la crescita dell’app agli stes­si ritmi del 2021. Anche se a questo punto l’anima italiana dell’app potrebbe iniziare a diventare stretta.

      Come usarlo

      1 Passo

      Dopo avere scaricato l’app Wafeful dagli store di Android e iOS, dovre­mo per prima cosa registrarci inserendo i dati della nostra email oppure utilizzando il nostro account di Facebook o Instagram. Una volta con­fermata la registrazione, con­sigliamo di guardare come funziona l’app facendo clic sull’icona Home presente nel­la barra inferiore e scorrendo i vari post. Ci accorgeremo subito che la maggior parte di questi è costituita da immagi­ni e in qualche caso da brevi video divertenti. Meno fre­quentemente potremo vede­re post solo testuali o anche solo audio, in pratica simili ai vocali di WhatsApp. Nella par­te superiore di ciascun post, accanto all’icona dell’onda, potremo vedere la communi­ty (ovvero lo Tsunami) a cui appartiene.

      Waveful post

      Se l’argomento ci interessa, facendoci clic so­pra potremo visualizzare tutti i post appartenenti a quello Tsunami. A questo punto po­tremo iniziare a pubblicare il nostro primo post. Basta fare tap sul simbolo + in basso per aprire la finestra che ci farà scegliere il tipo di conte­nuto che ci interessa creare: fotografico, video, da un’im­magine già presente sullo smartphone oppure solo au­dio. Nel nostro caso abbiamo selezionato l’immagine di una bicicletta che avevamo sul te­lefono, abbiamo usato uno dei filtri disponibili e abbiamo in­serito due righe per la descri­zione.

      Avremmo potuto inseri­re emoji e testi sull’immagine, esattamente come si può fare sugli altri social e soprattut­to avremmo potuto taggare, cioè collegare, il nostro post a uno Tsunami semplicemente cliccando sul simbolo dell’on­da. Infine facendo tap sul sim­bolo del cronometro è possi­bile impostare il tempo in cui sarà visibile, scegliendo tra 6, 12, 24, 48 ore. Se invece non selezioniamo nulla, il nostro post resterà visualizzato in modo permanente.

      2 Passo

      Per scoprire gli Tsuna­mi che stanno avendo maggior successo e sufficiente fare tap sull’icona della lente d’ingrandimento presente nella barra inferiore dell’app e selezionare quelli che ci interessano. Potremo così vedere un breve somma­rio e le regole di ciascun grup­po, che di solito riguardano il divieto di inserire contenuti violenti o sessualmente espli­citi.

      Waveful tsunami

      Per iscriversi al gruppo basta un tap su Unisciti e da questo momento potremo in­viare i nostri contenuti all’interno dello Tsunami. E consigliabile scegliere gli Tsunami più frequentati, in quanto per­mettono di diventare più facil­mente Creator.

      3 Passo

      Una volta raggiunte le 1.000 visualizzazioni, potremo chiedere di diventare Creator e quindi saremo in grado di realizzare degli Tsunami, cioè delle community personalizzate. E sicuramente questa la principale differenza rispetto ai classici social in cui solamente chi ha un bacino di follower e di vi­sualizzazioni di decine di mi­gliaia di utenti può ambire a monetizzare il proprio lavoro attraverso delle sponsorizza­zioni dirette.

      Waveful creator

      Con Waveful, in­vece, possono bastare anche solo un migliaio di visualizzazioni, ma occorre precisare che il movimento complessi­vo dei post di Wafeful è enor­memente inferiore rispetto a quello di Instagram e TikTok. La speranza degli sviluppato­ri e dei tanti Creator è che in questo 2022 si metta in moto un vero e proprio ”tsunami social” che porti un numero sempre maggiore di persone a pubblicare e a frequentare la piattaforma. Le premesse ci sono tutte, così come le possibilità di personalizzare i propri contenuti e interagi­re direttamente con gli altri utenti attraverso le chat, cosa non sempre possibile all’in­terno di altri social.

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      Social media

      Matrix, ovvero messaggiare su più canali

      Matrix: un nuovo standard aperto che promette di rivoluzionare il mondo delle comunicazioni online, consentendo di legare insieme le piattaforme di fornitori diversi e messaggiare su più canali.

      Una piattaforma di messaggistica unica che permette di mettere tutti in contatto. Utenti fissi e utenti smartphone, utenti di Facebook, WhatsApp, Twitter, Messaggi di Apple, Telegram, SMS. Mille modalità di scambio di messaggi che oggi sono sparpagliate attraverso sistemi e canali proprietari di decine di aziende diverse.

      Una babele di messaggi

      E questo il sogno della fondazione Matrix.org. Creare un protocollo decentralizzato per la comunicazione, che permet­ta di sfruttare piattaforme e server diversi, in modo da non essere bloccabile e censurabi­le. Ma non è solo questo. I cre­atori di Matrix, il cui nome non a caso è ispirato a uno dei miti più “caldi” del ciberspazio, cioè la serie di film di fantascien­za con Keanu Reeves come protagonista, hanno sogni più ambiziosi.

      Quello che vorrebbero, infatti, è creare una rete che permetta a piattaforme diverse di dialogare senza che ci sia un unico “proprietario” del formato e dei dati. Anzi, la ”sovranità digitale”, come la chiamano, sarà quella di chi effettivamente possiede e im­mette i dati in Rete.

      Come funziona

      La differenza rispetto ai mec­canismi creati dalle piattafor­me commerciali è centrata su un aspetto fondamentale ovvero le conversazioni sono condivi­se tra i vari server. Non c’è un centro che viene controllato da una singola azienda (come accade con Telegram, per esempio). Oppure dove i server di una specifica piattaforma sono controllati da una singola azienda (come accade con lo standard di Discord). Invece, con Matrix se anche un server dovesse andare offline, o esse­re spento per qualche motivo, la conversazione proseguirebbe con gli altri server connessi.

      matrix
      Matrix nel mondo.
      I casi d’uso di Matrix nel mondo sono molti. È stato adottato dal ministero della difesa tedesco, dal governo francese, da produttori di telefonini (Librem), dalla distro Linux KDE e ci sono app gratuite per Android e iOS.

      In pratica, un utente può con­figurare Matrix per ricevere i messaggi dai propri account di altri sistemi di messaggistica (come Skype, Discord, Slack e altri), riceverli e rispondere sempre dallo stesso posto. E’ una funzionalità che fa da pon­te tra i diversi sistemi e permette, per esempio, di control­lare più account da un’unica applicazione.

      Il client perduto

      Per usare Matrix occorre sca­ricare e installare un’app. Ne esistono di varie, tutte svi­luppate dalla comunità Open Source partendo dal proto­collo condiviso di Matrix. Ele­ment (element.io) è quella consigliata dalla fondazione Matrix, ma in realtà ne esi­stono varie altre: Fractal, Ne­oChat, FluffyChat, Mirage. Oltre al software, è necessario anche un server per registrare il proprio account pubblico e questo può essere fatto su un proprio server (ma è compli­cato e richiede competenze tecniche sostanziali). Oppure su uno di quelli gratuiti messi a disposizione dalla comunità, a partire da quello all’indirizzo Web.

      Tutti i ponti di Matrix

      Matrix supporta il collegamento di servizi di chat diversi al suo interno e permette di comunicare del testo ma anche immagini e video. Il sistema usato da Matrix si chiama “bridge” (“ponte”, in in­glese) e viene offerto di serie per Gitter, Ire, Slack e lo standard Xmpp (cioè Jabber). Essendo un progetto Open Source, anche la commu­nity collabora alla realizzazione di altri “ponti” per altri servizi.

      In particolare, oggi sono supportati: WhatsApp, Messaggi di Apple, Facebook e Google, Discord, Mastodon, i feed di Twitter, Skype, Te­legram, WeChat, Signal, GroupMe e anche gli SMS. Una soluzione unica per legare tutti i sistemi di messaggistica. Il vantaggio è che i ponti consentono anche di salvare i messaggi e sfruttare per esem­pio i bot (software automatici che compiono azioni quando arriva un messaggio da un certo canale con un certo testo).

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      Metaverso
      Technology

      Metaverso: siete pronti ad entrare?

      I visori 3D, i joypad e le manopole sono solo alcuni degli strumenti utili per entrare nel Metaverso. Ma volendo è possibile accedervi anche solo con un PC Windows

      Possiamo considerare il Metaverso come un evoluzione di Internet. Non ci limiteremo come facciamo oggi, a interagire online con schermo e tastiera, ma potremo entrare con tutti e cinque i nostri sensi in una piattaforma virtuale. Per sfruttare al massimo le potenzialità di questo nuovo ambiente è utile, anche se non indispensabi­le, avere un visore 3D. In que­sto momento in commercio i modelli migliori sono l‘Oculus Quest 2 oppure il Lynx R-1, o ancora l’HTC Vive.

      Si tratta in tutti i casi di visori nati per giocare, ma che permettono comunque di iniziare a muo­versi nelle prime piattaforme disponibili. La stessa Facebo­ok ha acquisito nel 2014 Ocu­lus, il principale produttore di visori consumer, e dovrebbe presentare entro il 2023 un modello più evoluto e profes­sionale. D’altronde sono or­mai otto anni che Zuckerberg investe moltissimo su questo progetto. Al punto da cambia­re il nome della sua azienda da Facebook in Meta e di as­sumere oltre 10.000 persone per il suo Metaverso.

      Indice

      Horizon Worlds

      In realtà attualmente non esiste un’unica app o un solo sito che permetta di accedere a tutto il Metaverso. Probabil­mente in futuro questo sarà possibile. Esattamente come accade oggi con i vari siti In­ternet che sono tutti connessi tra loro. Tuttavia, fino ad allora con­tinueranno a esistere diffe­renti piattaforme in grado di offrire altrettante esperienze da esplorare e gestire attra­verso il nostro avatar, cioè la nostra rappresentazione vir­tuale.

      La piattaforma di Face­book, per esempio, si chiama VR Horizon Worlds (https:// www.oculus.com). Dal dicembre scorso è aperta in versione beta a tutti gli uten­ti Facebook che si trovano negli Stati Uniti e in Canada. Nel corso del 2022 dovrebbe essere possibile collegarsi an­che dall’Europa, a condizione però di avere un visore Oculus Quest 2. Secondo la stessa Facebook, però, in un prossi­mo futuro questo non sarà più indispensabile. Consentendo così di allargare enormemen­te l’utenza, visto che a oggi meno del 4% delle persone possiede un visore 3D.

      Tanto divertimento

      In questo momento gli ame­ricani e i canadesi che stanno provando VR Horizon Worlds si stanno divertendo soprat­tutto con giochi d’azione come Action lsland Teams. Situazioni paradossali come Ice Cream Frenzy in cui de­vono combattere con gli altri giocatori per catturare palline di gelato. Ci sono poi anche situazioni magiche alla Harry Potter come Wand&Broom (bacchetta magica e manici di scopa) che consentono di volare per l’appunto a cavallo di una scopa sul territorio sot­tostante. Oppure giri in barca sulle cascate in Mark’s Riverboat.

      Entrare nel Metaverso senza visore
      Anche senza visore! E’ possibile accedere a VRChat anche senza visore 30 e partecipare a festeggiamenti virtuali come quello per il capodanno del 2022 a Times Square, con tanto di fuochi d’artificio e discesa del globo augurale.

      In attesa che VR Horizon Worlds diventi disponibile an­che per noi italiani, possiamo iscriverci al gruppo Facebook di Horizon Worlds. Qui infatti è pos­sibile rimanere aggiornati sul­le ultime notizie e sulle esperienze di chi vi è già entrato.

      VRChat

      E poi c’è chi la realtà virtuale la frequenta già da una decina d’anni. Anche se solo ultima­mente i progressi tecnologici hanno reso possibile un’espe­rienza pienamente immer­siva. Ci riferiamo a VRChat, (qui il sito), una piattaforma virtuale creata nel 2014 per il visore Oculus Rift e successivamente per Oculus Quest e ora anche per Oculus Quest 2, a cui pos­siamo accedere anche noi italiani attraverso la piatta­forma Steam. La struttura è abbastanza simile a quella di Second Life, con tanti mondi virtuali in cui gli utenti intera­giscono attraverso i loro ava­tar personalizzati.

      Metaverso, istruttore
      Istruttore a domicilio. Grazie agli avatar virtuali sarà possibile seguire lezioni e allenamenti a domicilio, come se avessimo un vero istruttore.

      Il motore grafico Unity di ul­tima generazione ha permes­so di realizzare un sistema evoluto di movimento degli avatar che risultano assolu­tamente naturali, con tanto di sincronizzazione del movimento delle labbra e de­gli occhi mentre si parla. Da qualche tempo poi VRChat può essere utilizzata in “mo­dalità desktop”, cioè senza bisogno di utilizzare il visore 3D ma solo con il gamepad o la tastiera. Una volta scarica­to il software disponibile per Windows sulla piattaforma Steam potremo divertirci in­sieme agli amici con giochi di ruolo come Dungeon & Dra­gons, oppure partecipando in prima persona a concerti come quello tenuto da Jean­Michael Jarre o anche assi­stendo a festival come quello del Cinema di Venezia.

      I mestieri del Metaverso

      Nei prossimi cinque an­ni, le principali azien­de tecnologiche di tutto il mondo investiranno fi­no a 1.000 miliardi di dol­lari nello sviluppo di nuo­vi mondi digitali immersivi, in cui ci troveremo a lavo­rare, fare acquisti, condivi­dere esperienze, gestire at­tività. Ma prima di poterci vivere, questi nuovi mondi andranno creati e a questo scopo saranno necessarie diverse figure professiona­li specializzate.

      I creativi per eccellenza, quelli che si possono definire gli archi­tetti del Metaverso, so­no in pratica gli attuali 3D Game Designer. Dovran­no occuparsi della proget­tazione e creazione dei va­ri ambienti virtuali e avere solide competenze di ani­mazione e modellazione 3D. Inoltre dovranno saper padroneggiare software come Unity 3D, Blender, Maya e Unreal Engine.

      Metaverso per i creativi
      Il Metaverso per i creativi. Esibizioni artistiche, eventi live, mostre d’arte contemporanea sono alla portata di chiunque abbia un visore 30 all’interno della piattaforma Spatial, accessibile dal sito https://spatial.io

      Dopo gli architetti, le figure professionali più richieste saranno i Costruttori, cioè programmatori, svi­luppatori, ingegneri del software ed esperti di blockchain. Dovranno ave­re solide competenze in programmazione con i lin­guaggi C, C#, C++, Java­Script, Python, Solidity e Rust.

      Ci sono poi tutte le figure di contorno, ma altrettanto indispensabili come i Product e Fashion Designer che dovranno realizzare gli oggetti del Metaverso, gli esperti di cybersecurity per gestire gli enormi problemi legati alla sicurezza come avatar hackerati, furti di NFT, fu­ghe di dati biometrici. Inol­tre serviranno specialisti in Privacy & Data Protec­tion, esperti di marketing, organizzatori di eventi e anche storyteller per spie­gare alle persone cosa sia e come funzioni il Metaver­so. Si parla di alcuni milio­ni di opportunità lavorative che non ci possono trova­re impreparati e per alcune delle quali i tempi iniziano già a essere stretti.

      Trovare l’amore nel Metaverso

      È da poco disponibile nell’App Sto­re l’app Nevermet, che può essere considerata a buon diritto come la corrispondente di Tinder per il Metaverso. La struttura è molto si­mile a quella della più famosa app di dating, con la differenza che al posto delle nostre foto ci saranno le immagini dei nostri avatar, con tan­to di caratteristiche personali. Se l’abbinamento funziona ci si potrà incontrare su VRChat e da lì creare una vera relazione virtuale che con il tempo potrebbe diventare fisica.

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      Applicazioni, Formazione, Smartphone, Social media

      Arrivano anche su WhatsApp le immagini di copertina

      WhatsApp come Facebook, arrivano le immagini di copertina anche nell’app di messaggistica versione Business.

      Le novità in dirittura d’arrivo su WhatsApp sono molteplici. Reazioni ai messaggi in primis, le quali stanno rendendo particolarmente impazienti la maggior parte degli utilizzatori del servizio. Ci sarebbe però pure un’altra feature inedita che potrebbe fare la gioia dei più: le immagini di copertina.

      WhatsApp Business con immagini di copertina

      La novità in questione è stata individuata scavando nel codice della versione beta 22.4.0.75 dell’app di WhatsApp per iOS. Similmente a quanto avviene su Facebook (che come WhatsApp fa parte di Meta), alla propria immagine del profilo dovrebbe risultare possibile affiancare un’immagine di copertina.

      La feature è accessibile dalla sezione dell’app dedicata alla gestione delle impostazioni personali, all’interno di uno spazio apposito che sovrasta quello occupato dalla foto profilo. Facendo tap sul pulsante raffigurante la fotocamera è quindi possibile scegliere l’immagine di copertina da usare, selezionandola dalla galleria del dispositivo impiegato oppure scattando una foto al momento.

      WhatsApp le immagini di copertina

      Da notare, però, che la funzionalità in arrivo, riguardante le immagini di copertina, risulta essere in sviluppo solo per la variante Business di WhatsApp, evidentemente per permettere alle aziende di avere più spazio per esprimere l’identità del proprio brand e comunicare informazioni utili, ma anche per differenziarsi in maniera maggiormente immediata rispetto ad altri profili. Ad ogni modo, non è ancora chiaro se e tra quanto tempo la feature sarà effettivamente fruibile.

      Per quel che concerne una futura integrazione su WhatsApp per gli “utenti comuni”, al momento non vi sono tracce della cosa, ma ciò non esclude assolutamente che in futuro la situazione possa cambiare e che l’uso delle immagini di copertina possa allargarsi a tutti.

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      Applicazioni, Creative, Intelligenza artificiale

      Metaverse cos’è?

      La realtà virtuale, si sa, esiste da tempo. Tuttavia, è in corso una grande evoluzione, definita Metaverse. Ma vediamo insieme Metaverse cos’è?

      Il Metaverse è il concetto di un universo 3D persistente, online, che combina vari spazi virtuali differenti. Puoi vederlo come una futura evoluzione di Internet. Questo ambiente permetterà agli utenti di lavorare, incontrarsi, giocare e socializzare insieme in questi spazi 3D.

      Metaverse

      Definizione di Metaverse, realtà virtuale

      Il Metaverse è un concetto di spazio online, 3D e virtuale che collega tra loro gli utenti, in tutti gli aspetti della loro vita. Questa concetto porterebbe al collegamento di più piattaforme tra loro, proprio come al giorno d’oggi Internet, tramite un unico browser, permette l’accesso a diversi siti web. 

      Sebbene in passato l’idea di un Metaverse fosse solo finzione, ora sembra che potrebbe diventare realtà in futuro.

      Il Metaverse sfrutterà la realtà aumentata, dove ogni utente sarà in grado di controllare un personaggio o un avatar. Ad esempio, potresti partecipare a una riunione in mixed reality usando un visore Oculus VR nel tuo ufficio virtuale, finire il lavoro e rilassarti, gestire le tue finanze, tutto all’interno del Metaverse.

      Puoi già vedere alcuni aspetti del Metaverse nei mondi di videogiochi virtuali già esistenti, che riuniscono molteplici elementi delle nostre vite in dei mondi online. Sebbene queste applicazioni non siano il Metaverse, si avvicinano molto.

      Oltre a supportare il gaming o i social media, il Metaverse combinerà economie, identità digitale, governance decentralizzata e altre applicazioni.

      Anche oggi, la creazione di utenti, unita alla proprietà di oggetti di valore e di denaro stanno aiutando a sviluppare un unico Metaverse.

      Piattaforme per il Metaverse

      1: Second Life

      Second life è stata la prima piattaforma a basarsi sul concetto di Metaverse, nata nel 2003.

      É un ambiente virtuale 3D, dove gli utenti controllano degli avatar per socializzare, apprendere e fare business.

      Second Llife

      2: Axie Infinity

      É un gioco che offre ai giocatori dei paesi in via di sviluppo l’opportunità di ottenere un reddito costante. Acquistando o ricevendo in dono tre creature note come Axies, un giocatore può iniziare il farming del token SLP.

      Vendendo questo token sull’open market, qualcuno potrebbe guadagnare a seconda del tempo di gioco e del prezzo di mercato.

      Sebbene Axie Infinity non fornisca un personaggio o un avatar in 3D personalizzato, offre agli utenti l’opportunità di un lavoro simile a quelli che potrebbero esserci in un Metaverse.

      Axie Infinity

      3: Decentraland

      É un mondo digitale online che combina elementi social con criptovalute, NFT e immobili virtuali. Inoltre, i giocatori assumono un ruolo attivo nella governance della piattaforma. Gli NFT vengono utilizzati per rappresentare degli oggetti da collezione.

      Gli utenti possono acquistare nel gioco utilizzando la criptovaluta che prende il nome di MANA. La combinazione di tutti questi elementi crea una crypto-economia complessa.

      Decentraland

      4: Facebook

      Facebook è molto avvantaggiato per il Metaverse, visto che ha 3 App: Facebook, WhatsApp e Instagram che racchiude più aspetti utili alla realizzazione del Metaverse.

      Il cambio di nome, in Meta, lascia trasparire questa intenzione.

      metaverse

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      Il metaverso di Zuckerberg

      Il metaverso di Zuckerberg cambierà davvero tutto? Facebook vuole costruire un universo in realtà virtuale in cui tutti viviamo e lavoriamo. Ecco cosa sta per succedere con il metaverso di Zuckerberg.

      Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha fatto notizia ultimamente parlando del metaverso. Zuckerberg afferma che è il futuro di Facebook e di Internet. È così convinto di questo progetto che intende assumere 10.000 lavoratori europei per lavorarci e persino cambiare il nome della sua azienda da Facebook a un marchio correlato al metaverso. Vivremo e lavoreremo tutti nel metaverso di Facebook?

      Cos’è il metaverso?

      L’autore Neal Stephenson ha coniato la parola metaverso per il suo romanzo di fantascienza del 1992 Snow Crash. Nel suo racconto, il metaverso è una versione di realtà virtuale di Internet, in cui esiste un universo alternativo in uno spazio VR condiviso utilizzando concetti del mondo reale come strade, edifici, stanze e oggetti di uso quotidiano. Le persone si muovono in questo universo come avatar, rappresentazioni 3D che possono interagire con altre persone e con entità simili ad avatar che sono in realtà agenti software.

      Il metaverso è stato un caposaldo della narrativa cyberpunk dagli anni ’80, da Burning Chrome e Neuromancer di William Gibson a Ready Player One di Ernest Cline, che è stato trasformato in un lungometraggio da Steven SpielbergThe Matrix stesso è un metaverso.

      matrix meta

      Il concetto letterario del metaverso è universalmente distopico, rappresentando una sorta di capitalismo totalitario in cui le persone sono costrette a vivere gran parte della loro vita in un mondo falso di proprietà di una potentissima società. Ad esempio, nel libro di Cline, tutti sono così investiti in un metaverso chiamato OASIS (dove le persone non solo giocano, ma vanno anche a scuola, lavorano e pagano le tasse) che il mondo reale declina nello squallore dall’abbandono. Il metaverso della finzione è cattivo. Allora perché Zuckerberg pensa che il suo sia buono?

      Perché Zuckerberg vuole il suo metaverso?

      Innanzitutto, iniziamo con le basi: se c’è un metaverso, non sarà quello di Zuckerberg. E se Zuckerberg costruisce un universo virtuale, non sarà il metaverso. In altre parole, l’unico modo possibile (ma improbabile) per finire con un unico spazio virtuale globale e universale è se Internet o il web in qualche modo evolvono tutte le parti virtuali che consentono agli utenti di interagire con tutti i servizi web e tra di loro in spazi 3D di realtà virtuale.

      In realtà, il metaverso di Facebook dovrebbe davvero essere chiamato “Zuckerverso” perché è la visione e il progetto preferito del CEO dell’azienda. È il sogno di un introverso imbranato con le persone che vuole indossare un visore VR tutto il giorno, prendere la “pillola blu” e vivere in Matrix. Ma non è quello che vorranno le persone reali. Non è il futuro di Internet.

      Zuckerberg

      Quello che è certo è che avremo molti spazi, mondi e piattaforme virtuali online, probabilmente migliaia. Che non serviranno solo per giocare, ma anche per lavorare e per fungere da gigantesco social network. Come con lo stesso Facebook, il metaverso di Zuckerberg sarà un giardino recintato per una minoranza di persone, non l’unico vero metaverso per tutte le persone. Anche oggi, solo per utilizzare il visore Oculus Quest di Facebook è necessario un account Facebook. Una piattaforma aperta non è nel DNA di Facebook.

      Mondo Virtuale

      Allora perché Zuckerberg punta così tanto sull’idea del metaverso? Penso che ci siano cinque ragioni.

      • Il concetto di un mondo virtuale condiviso è in circolazione da decenni e interessa migliaia di aziende e università. Sostenendolo pubblicamente con così tanta forza, Zuckerberg spera di diventarne una sorta di leader.
      • Zuckerberg sa che per far evolvere i social network e l’interazione nel regno virtuale, deve cambiare la sua azienda. Grandi mosse, grandi annunci e grandi investimenti riorientano un mondo di dipendenti, partner, investitori e utenti per la transizione.
      • Zuckerberg e Facebook sanno che i social network così come esistono ora verranno sostituiti. Proprio come Facebook ha sostituito MySpace, che ha sostituito AOL, che ha sostituito CompuServ, che ha sostituito i sistemi BBS, nessuna azienda che domina un tipo di piattaforma social è mai riuscita a dominare il successivo. Facebook vuole essere il primo a dominare due generazioni di social network online.
      • FUD (paura, incertezza e dubbio). Ha senso investire così pesantemente negli spazi virtuali per spaventare l’interesse degli investimenti nelle startup che cercano di fare la stessa cosa.
      • Se l’ossessione pubblica di Zuckerberg ha uno scopo, è per evidenziare per tutti noi che sta arrivando un futuro di realtà virtuale/realtà aumentata che avrà un impatto massiccio sul funzionamento del business.

      Perché l’Appleverso batte lo Zuckerverso

      Centinaia di startup stanno lavorando duramente per costruire gli spazi virtuali del futuro, sviluppando visori e occhiali, grafica avanzata, strumenti di modellazione, strumenti di rete e altro ancora. E anche Apple è impegnata in tutto ciò. La differenza è che Facebook vuole un universo virtuale alternativo; Apple vuole aggiungere il virtuale all’universo reale.

      Il CEO di Apple, Tim Cook, ha dichiarato pubblicamente che l’AR è “la prossima grande novità”, “superiore alla realtà virtuale”, “una grande idea, come lo smartphone” e vede le principali applicazioni per l’AR in ambiti come “l’istruzione, il mercato consumer, l’intrattenimento, lo sport. Lo vedo in ogni attività di cui so qualcosa”.

      Entrambe le società stanno scommettendo molto su visioni opposte: sarà la realtà virtuale o quella aumentata a dominare? Lo Zuckerverse o l’Appleverse? Apple ha centinaia di brevetti e sta investendo miliardi di dollari nello sviluppo delle piattaforme hardware e software per gli spazi virtuali di domani. L’azienda ha progettato e costruito più prototipi, alcuni con specifiche sorprendenti, come due display 8K, lidar e una serie di fotocamere e sensori biometrici.

      Il fatto interessante e unico di Apple è che inizialmente intende utilizzare gli occhiali VR per le applicazioni AR. L’utente vedrà un video in tempo reale del mondo reale con oggetti virtuali inseriti in quel video. Secondo quanto riferito, Apple sta anche lavorando su occhiali AR che sembrano normali occhiali e possono essere indossati tutto il giorno e tutti i giorni anche con lenti graduate.

      apple

      Le tempistiche

      La tempistica approssimativa per questi prodotti è di due anni per gli occhiali VR, cinque anni o più per gli occhiali AR. L’iniziativa più rivoluzionaria nei brevetti di Apple è un concetto chiamato Bionic Virtual Meeting Room. In poche parole, il concept integra hardware e software per avere incontri con altre persone in un contesto virtuale. Nello specifico, le persone sono rappresentate come avatar, che trasmettono le espressioni facciali, i movimenti della bocca, il linguaggio del corpo, l’inclinazione della testa e altri gesti in tempo reale. Proprio come i Memoji di Apple, ma in 3D con un’interazione spaziale razionale.

      Ciò significa che gli avatar possono vedere altri avatar, con i relativi movimenti, interagire in tempo reale. Possono stabilire un contatto visivo, indicare, fare gesti, parlare e camminare. Sembra un videogioco sparatutto in prima persona. Le differenze sono il 3D, l’ID biometrico (molto importante per le riunioni di lavoro), la mappatura completa dei gesti in tempo reale della parte superiore del corpo e la mappatura del viso in tempo reale e la mappatura di stanze e oggetti. I numerosi brevetti di Apple descrivono anche una serie di sensori biometrici per rilevare le emozioni, che si rifletterebbero sottilmente nell’espressione facciale.

      Avatar: una versione di noi

      Nei videogiochi, appariamo come un personaggio virtuale, un burattino stupido. Nella tecnologia per riunioni di Apple, appariremo come una versione di noi stessi ottimizzata per la comunicazione verbale e non verbale e anche per la collaborazione in tempo reale. In altre parole, il nostro avatar sarà profondamente connesso al “vero noi”: ogni movimento ed emozione sarà espresso dal nostro avatar.

      Un’altra grande differenza è che Apple immagina che gli utenti dei suoi occhiali AR vedano gli avatar non in uno spazio VR, ma come ologrammi che appaiono nello spazio fisico reale. La tecnologia Bionic Meeting Room di Apple è il social networking tramite avatar. Apple ha brevetti migliori, tecnologia migliore, migliori capacità di progettazione, strumenti di sviluppo migliori e più fiducia tra la sua base di utenti.

      La tecnologia per riunioni virtuali di Apple è pronta a sostituire:

      • Social network
      • Videoconferenze
      • Viaggio di lavoro
      • Conferenze professionali

      È probabile che gli incontri futuri si svolgeranno sostanzialmente tramite avatar. Ciò vale per incontri individuali con fornitori, chiamate di vendita, riunioni delle risorse umane con dipendenti, conferenze professionali e altri tipi di riunioni ed è probabile che il vantaggio per Apple sarà quello di un’esperienza relativamente fluida, sicura e di alta qualità.

      Il metaverso di Zuckerberg

      Tra un decennio la nostra vita e il nostro lavoro saranno enormemente trasformati sia dalla realtà virtuale che dall’AR. Faremo un salto negli spazi VR per fare cose specifiche di volta in volta. Ma vivremo in AR tutto il giorno o almeno avremo oggetti virtuali, dati, contenuti e interazioni sociali basate su avatar che possono essere evocati istantaneamente attraverso gli occhiali che indossiamo comunque.

      In altre parole, la visione di Zuckerberg di vivere in realtà virtuale è (come ci hanno avvertito gli scrittori di fantascienza) un incubo distopico. Tuttavia, la realtà virtuale giocherà un ruolo enorme. In effetti, sta già accadendo.

      In che modo le numerose piattaforme virtuali avranno un impatto sul business

      Gli spazi virtuali andranno ben oltre le sale riunioni. Comprenderanno showroom, centri commerciali, stadi e fabbriche virtuali. Nvidia Omniverse è uno dei primi sforzi mirato a simulare ambienti del mondo reale per la collaborazione e l’ottimizzazione. Un cliente, BMW, ha utilizzato Omniverse per creare repliche esatte di tutte le sue fabbriche, dove può testare le modifiche a tutti gli aspetti dell’operazione in una simulazione interattiva. I video di questo progetto sono incredibili.

      Nvida mostra la strada per il futuro della realtà virtuale aziendale. Ma di fatto sono un’applicazione e una piattaforma di sviluppo potenti ma isolate, non un universo o un metaverso. Migliaia di aziende stanno costruendo tutte le parti costitutive per questo tipo di potente applicazione aziendale per la realtà virtuale. La VR sarà utilizzata per la pubblicità e il marketing sperimentale. I negozi venderanno oggetti e abbigliamento sia reali che virtuali.

      Il futuro della realtà virtuale è sorprendente. Ma la realtà virtuale sarà sempre disponibile come migliaia di applicazioni che scegliamo al volo e utilizziamo temporaneamente. Nonostante la visione di Zuckerberg, nessuno rimarrà in VR tutto il giorno tranne una minoranza di giocatori dipendenti e ossessionati. La realtà aumentata sarà il posto in cui vivremo e sostituirà gli smartphone come piattaforma quotidiana. Scommettiamo?

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      Facebook e i messaggi WhatsApp: facciamo chiarezza

      Facciamo chiarezza su una scoperta di questi giorni che riguarderebbe i messaggi Whatsapp, che sembrerebbero essere letti da Facebook

      WhatsApp forse non è così privato come pensiamo che sia, né come dichiara di essere, ma c’è (in parte) una spiegazione.

      In queste ore una scoperta di ProPublica ha consentito di fare chiarezza relativamente ad un importante aspetto relativo alla sicurezza dei messaggi veicolati tramite WhatsApp. Sebbene Facebook abbia sempre professato massimo rispetto della privacy degli utenti, infatti, la cosa sembra in contraddizione con quanto scoperto: Menlo Park e altre sedi a livello internazionale ospiterebbero oltre 1000 lavoratori a contratto la cui funzione è quella di analizzare un grande numero di messaggi per vagliarne la potenziale pericolosità.

      1000 persone al lavoro sulla moderazione, insomma, con speciale potere di accedere a messaggi privati. Tutto ok, quindi?

      La spiegazione

      Il dubbio è dunque lecito: se nessuno può leggere i messaggi WhatsApp inviati, tranne mittente e destinatario (così come spiegato a titolo ufficiale da Mark Zuckerberg in apposita seduta pubblica), come possono i lavoratori assunti da Facebook venire a conoscenza del loro contenuto? Come può un lavoro di crittografia end-to-end essere tale se nel mezzo si configura un elemento censorio in grado di accedere a qualsiasi messaggio per carpirne i contenuti?

      Più di mille moderatori leggono i messaggi che vengono segnalati come inappropriati o violenti. Secondo Facebook questa pratica non è incompatibile con la crittografia end-to-end della piattaforma

      Facebook e i messaggi WhatsApp: facciamo chiarezza

      La spiegazione è quella fornita da Facebook secondo cui il meccanismo non andrebbe in contraddizione con la crittografia: semplicemente quando un utente segnala un messaggio come potenzialmente pericoloso o inopportuno, il processo si configura come un invio del messaggio stesso a Facebook. Di fatto è come un tradizionale “inoltra”, aprendo una nuova comunicazione end-to-end tra l’utente e l’azienda. A questo punto il messaggio può essere letto e vagliato, così da poter intraprendere le azioni previste per la casistica specifica.

      WhatsApp, sulla stessa falsa riga, ha confermato questo tipo di disamina spiegando che il lavoro operato su spam e abusi non rappresenta certo una violazione della privacy degli utenti, ma una collaborazione offerta agli stessi per “ripulire” le bacheche ed i contatti.

      Il caso ha consentito di far luce sul meccanismo. Offrendo ulteriore chiarezza sui modi in cui il gruppo agisce nella verifica dei contenuti, nella gestione delle segnalazioni e nel rispetto della privacy.

      Problema di metodo

      C’è però qualche piccolo problema anche con questo metodo. I moderatori di WhatsApp hanno detto a ProPublica che il programma di intelligenza artificiale dell’app invia loro un numero eccessivo di post innocui.

      Oltre a questo, una volta flaggato un contenuto, come detto, anche i quattro messaggi precedenti nella chat raggiungono i moderatori e le informazioni sulle “recenti interazioni con l’utente segnalato”, che potrebbero però includere anche dati sensibili come numeri di telefono, email e foto del profilo, tra le altre cose. WhatsApp inoltre raccoglie i metadati delle nostre conversazioni e non fa mistero di condividerli con le forze dell’ordine. A differenza di app come Signal che salvano solo le informazioni di contatto.

      In un’audizione al Senato del 2018, Mark Zuckerberg aveva assicurato che “non vediamo nessuno dei contenuti in WhatsApp, è completamente crittografato”. Alla luce delle nuove informazioni e da quello che ammette la stessa Facebook lo scenario è ben diverso. WhatsApp può effettivamente leggere i nostri messaggi senza il nostro consenso.

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