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Diritto di recesso e Internet: come funziona?

Come funziona il diritto di recesso quando si tratta di

Diritto di recesso

Per gli acquisti online, se cambiamo idea entro 14 giorni dall’acquisto è possibile esercitare il diritto di recesso disciplinato dall’articolo 54 del Codice del Consumo. Questa garanzia legale ci offre una tutela aggiuntiva: se il prodotto acquistato non ci piace, lo possiamo restituire senza fornire motivazioni e ricevere il rimborso pari al 100% del prezzo d’acquisto. I 14 giorni partono dal momento in cui il consumatore acquisisce il possesso fisico dei beni.

Diritto di recesso 2014: Cambiano le Regole a partire dal 13 Giugno

Questo diritto è stato inserito proprio per permettere al consumatore di verificare personalmente la qualità del bene acquistato a distanza.

Pertanto è bene sottolineare che il diritto di recesso non può essere esercitato in negozi fisici.

Infatti questo vale solo per acquisti effettuati in remoto, per esempio tramite siti di commercio elettronico. Tuttavia, anche se si acquista in un negozio fisico si può restituire il prodotto e procedere col rimborso, ma solo se si tratta di oggetti difettosi o danneggiati. Inoltre, il diritto di recesso non può essere esercitato da professionisti che acquistano il prodotto per la propria attività tramite Partita Iva.

Diritto di recesso previsto nel Codice civile e quello previsto nel Codice del consumo

Il diritto di recesso disciplinato dal Codice del Consumo presenta elementi differenti rispetto alla fattispecie regolata nel Codice Civile, all’art. 1373: “1. Se a una delle parti è attribuita la facoltà di recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione. 2. Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione. 3. Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso, questo ha effetto quando la prestazione è eseguita. 4. È salvo in ogni caso il patto contrario“.

Dunque alle parti è consentito sottrarsi a tale disciplina generale. Infatti le stesse potranno concordare ed inserire nel contratto, altri elementi, come una maggiore garanzia per l’esercizio del recesso. Sempre da un punto di vista codicistico, il recesso è anche un mezzo per contestare la validità della transazione, in caso di vizi del contratto o di inadempimento dell’altro contraente.

Infine, il diritto di recesso regolato dal Codice del Consumo mira esclusivamente alla completa tutela del consumatore, in quanto considerato la parte debole del contratto.

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Che cosa è la digitalizzazione

La digitalizzazione aziendale è una delle tante sfide imposte dall’attuale periodo storico. Nonostante la tecnologia sia diventata parte integrante della nostra esistenza, molte aziende faticano a inserirla nei propri processi in modo sicuro e costante. Questo succede soprattutto nelle imprese vecchio stampo che, oltre ad acquisire figure professionali e strumenti adatti, devono operare un profondo cambio di mentalità.
D’altronde, digitalizzare non significa esclusivamente inviare un’e-mail al posto di una lettera commerciale. Vuol dire adattare tutti i processi aziendali alle esigenze imposte dall’era digitale, dove velocità d’esecuzione ed efficienza rivestono ruoli cruciali.

Questa operazione si rivela importante soprattutto per le piccole e medie aziende che devono muoversi in un mercato sempre più competitivo e caratterizzato da cambiamenti continui. I consumatori pretendono risultati ottimi in tempi brevissimi e se un’azienda non è in grado di offrire tutto questo, fatica a rimanere a galla. Fortunatamente negli ultimi anni molti imprenditori italiani hanno compreso l’importanza della digitalizzazione. Ciò si deve anche alle agevolazioni statali pensate per chi vuole operare la cosiddetta digital transformation. Sapere cos’è la digitalizzazione, conoscerne i vantaggi e le agevolazioni a disposizione delle aziende è il primo passo per operare un cambiamento efficace

Che cosa è la digitalizzazione?

Molti imprenditori si illudono che digitalizzare la propria attività significhi semplicemente convertire i documenti cartacei in file elettronici da conservare dentro il computer. In realtà la digitalizzazione è un percorso complesso, che richiede un cambio di mentalità e di organizzazione aziendale soprattutto da parte delle imprese con molti anni di attività sulle spalle. Far capire al management che per restare competitivi in un mondo globalizzato le strategie dei primi anni 2000 non sono più efficienti è la parte più difficile. Molto vedono il processo di digitalizzazione come una spesa superflua e non come un investimento ad alto rendimento. L’obiettivo è sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia in modo da aumentare le performance.

Digitalizzazione delle imprese

Occorre rivedere completamente strategia e processi produttivi.
Il primo passo è operare una riorganizzazione, introducendo o formando professionisti con competenze digitali.
Il secondo passo che facilita la digitalizzazione nelle imprese è l’introduzione di tecnologie capaci di rendere i processi aziendali più fluidi, efficienti e veloci. Non basta avere un computer, creare un indirizzo di posta elettronica oppure usare uno smartphone per sentirsi digitali.

Una delle tante sfide lanciate dalla trasformazione digitale è quella di eliminare la carta dagli uffici. In quest’ottica, i documenti vengono creati, elaborati e archiviati all’interno di computer e con l’aiuto di altri dispositivi elettronici. Non serve più avere registri cartacei, fogli, faldoni, cartelle e quant’altro. Al loro posto compaiono file, cartelle elettroniche, software gestionali, terminali e quant’altro.

digitalizzazione

Accanto alla creazione e l’archivio di documenti, l’azienda deve pensare ad un nuovo modo di comunicare e condividere informazioni e documenti. Al posto dell’enorme armadio poggiato alla parete dell’ufficio principale, appare quindi una rete aziendale dove i documenti sono facilmente accessibili e condivisibili dai singoli computer dei dipendenti.

Insomma, per capire a colpo d’occhio se un’impresa è coinvolta in un processo di digital transformation basta guardare le scrivanie del personale: se non è presente neanche un faldone e tutto è gestito tramite computer, allora sicuramente si è a buon punto.

Digitalizzazione: quali sono i vantaggi?

Come abbiamo accennato, la digitalizzazione è un processo fondamentale per le piccole e medie imprese, che devono lottare ancora più duramente per imporsi sul mercato. Le loro risorse sono minori rispetto a quelle di una grande azienda: occorre gestire capitali in modo più attento e consapevole.

La digitalizzazione si rivela quindi una scelta necessaria, capace di apportare tanti vantaggi in un’azienda. Innanzitutto, l’eliminazione della carta è una scelta sostenibile e permette di avere un risparmio in termini di spazio: tutto viene conservato e gestito tramite un computer poggiato sulla scrivania, senza archivi e armadi dove magari regna il caos.

Infine, dopo aver definito e assimilato le nuove competenze e gli strumenti digitali, ecco che i tempi necessari per raggiungere un risultato si riducono sensibilmente. Questo è sicuramente il vantaggio competitivo più importante che convincerà definitivamente anche gli imprenditori più incerti. D’altronde il tempo è denaro, quindi meglio sfruttarlo al meglio e introdurre fin da subito la trasformazione digitale in azienda.

Come digitalizzare l’azienda: le agevolazioni

Avviare un processo di digitalizzazione dell’azienda ha un costo, che in alcuni casi può rivelarsi anche piuttosto elevato. Per questo motivo il Ministero dello Sviluppo Economico ha varato una misura economica che aiuti le imprese. L’agevolazione prende il nome di “Voucher per consulenza in innovazione” e prevede un supporto finanziario per le imprese che chiedono aiuto a un Innovation manager per rivoluzionare l’organizzazione e la struttura dell’azienda.

Il MiSE ha anche creato un albo degli Innovation Manager dove le PMI possono scegliere il consulente che meglio si adatta alle proprie necessità. Il Voucher prevede che l’Innovation Manager lavori con l’azienda per un periodo di almeno nove mesi. Le risorse stanziate superano i 90 milioni di euro e per il 2020 e 2021 sono previsti ulteriori fondi.

Il “Voucher per consulenza in innovazione” non è l’unico strumento che le aziende possono utilizzare per avviare il processo di trasformazione digitale. Il MiSE, Ministero dello Sviluppo Economico, mette a disposizione anche fondi per l’acquisto di macchinari intelligenti, mentre le singole Regioni hanno avviato programmi di accompagnamento con fondi dedicati. Il processo di digitalizzazione è ineluttabile e non può essere rimandato: il rischio è di diventare obsoleti e perdere quote di mercato.

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Google Play o Gmail, le app su Android crashano

Che sia Google Play o Gmail, le app su Android vanno in crash. A centinaia le segnalazioni degli utenti.

Negli ultimi giorni sono state centinaia le segnalazioni su siti come DownDetector, ma anche su Reddit e Twitter, che lamentavano una chiusura improvvisa di alcune applicazioni Android. Un crash che ha riguardato anche Gmail, Google Play e altre app Android legate a servizi bancari e non è un caso che Mountain View si sia messa subito al lavoro per risolvere il problema.

Al centro del malfunzionamento delle app c’è Android System WebView, una componente del sistema operativo che si occupa del rendering delle pagine web attraverso le app Android, per offrire all’utente una navigazione simile a quella che avrebbe con Chrome.

Come risolvere le app Android che vanno in crash

Alcuni utenti hanno cercato di aggirare il fastidioso problema, sfruttando anche i consigli condivisi online per esempio dallo stesso profilo di Samsung su Twitter. Tra questi la disinstallazione degli aggiornamenti proprio di Android System WebView, all’interno delle Impostazioni generali nella sezione App. Se non fosse immediatamente visibile l’app in questione, la si deve cercare dopo aver selezionato i tre puntini in verticale. Dopodiché scegliere di mostrare i servizi di sistema.

app su Android crashano

Successivamente è però arrivata anche una risposta di Google che su un blog ha detto di aver sistemato il problema relativo al crash di Gmail grazie a un aggiornamento reso disponibile per gli utenti all’interno del Play Store. In particolare è richiesto di aggiornare sia l’app per Android System WebView che quella del browser Chrome.

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Programmi gratuiti per creare e modificare video gratuitamente

Di programmi gratuiti per modificare o creare video gratuitamente ce ne sono a bizzeffe. Ve ne proponiamo alcuni interessanti.

E’ sufficiente avere una connessione ad internet per trovare un numero elevato di programmi di video editing semi professionali completamente gratuiti. Tra le numerose soluzioni che potreste trovare, ci piace segnalarvi 10 software di video editing gratuiti.

Lightworks

Lightworks Review | Lightworks Features & Pricing - Video Software Reviews

Cominciamo con il primo software gratuito di video editing: Lightworks. Si tratta di un programma professionale a tutti gli effetti, basti pensare che è stato usato a Hollywood per montare alcuni famosi film. Sebbene richieda un po’ di tempo prima di essere sfruttato al meglio, Lightworks è una delle migliori soluzioni che è possibile trovare. La versione base del programma di video editing, nonostante sia gratuita, è ricca di funzionalità: con Lightworks si potranno, ad esempio, aggiungere numerosi effetti o modificare il colore delle clip da montare. Lightworks gira su Windows, Linux e macOS.  

VideoPad Video Editor

VideoPad Video Editor su Steam

Siete alle prime armi? Il consiglio allora è di provare VideoPad Video Editor. A differenza del programma precedente, la caratteristica principale di VideoPad Video Editor è la facilità di uso. Nonostante non disponga di molte delle funzionalità avanzate presenti in altri programmi di video editing, sono inclusi, numerosi tool per creare o modificare i video. Sarà possibile aggiungere transizioni, effetti e importare i filmati da modificare o dalla memoria del computer o dalla fotocamera.

Avidemux

Avidemux 2.6.16 Free Download

Un altro programma molto semplice da usare è Avidemux. Si tratta di un software gratuito di video editing per chi non ha troppe pretese. La caratteristica principale del programma è che consente di editare le clip in maniera molto rapida. Avidemux, comunque, include la maggior parte delle funzionalità base del video editing ed è anche molto leggero (consigliato per chi ha un dispositivo con caratteristiche tecniche limitate). Un difetto? Difficile scovare tutte le funzionalità presenti del programma.

Shotcut

PCLinuxOS Magazine - Page 12

Un programma molto completo e simile a Lightworks è Shotcut, con la differenza che graficamente appare molto più complesso. Il software di video editing, nato per la piattaforma open-source Linuxnon ha nulla da invidiare ai migliori programmi a pagamento. L’unico difetto è che per imparare a utilizzarlo è richiesto un po’ di tempo. Ma superata questa fase di “apprendimento”, i risultati saranno assicurati.

VSDC Free Video Editor

VSDC Video Editor Pro 6.4.7.155 Crack + Activation Key {2020} | by  Shaibihamiii | Medium

Se siete amanti degli effetti, vi conviene scaricare VSDC Free Video Editor. Il programma si contraddistingue, rispetto ai software finora presentati, soprattutto per l’ampia gamma di effetti e filtri disponibili. Il software di video editing si presenta con una vesta grafica molto semplice e include una serie di funzionalità avanzate utili da essere utilizzati anche in ambito professionale. La caratteristica principale è la barra di lavoro che, a differenza della maggior parte dei programmi di editing, non è lineare. Gli utenti possono, infatti, inserire e modificare le clip in qualsiasi posizione.

iMovie

Editor Video iMovie - La mia scuola differente

Questo programma non ha bisogno di presentazioni: si tratta del software di video editing di Apple, nonché uno dei migliori tool gratuiti. iMovie è molto semplice da usare, ha una grafica chiara e accattivante. Software ricco di funzionalità che permettono di creare e modificare le clip con facilità. Con iMovie è possibile aggiungere al materiale importato degli effetti audio e consente di salvare i video in diversi formati. Nell’ultima versione è stata inserita la funzionalità che permette al software di importare da diversi dispositivi, come ad esempio smartphone ed action cam, clip realizzate con risoluzione 4K.

Black Magic

Contact - Black Magic | Web Development, E-commerce, Digital Design

Black Magic è uno dei programmi migliori e completi per chi ha bisogno di modificare soprattutto il colore delle immagini, tanto è vero che spesso è utilizzato dai principali studi cinematografici. La versione base contiene numerose funzionalità che vanno oltre la correzione delle foto. Trattandosi di un software di editing professionale, Black Magic richiede un po’ di tempo prima di essere “compreso” nella sua pienezza. Ma una cosa è chiara: una volta capito il suo funzionamento, avrete in mano uno strumento potente e soprattutto gratuito.

Blender

Logo — blender.org

In questa carrellata di programmi gratuiti di video editing non poteva mancare Blender. A differenza di tutti gli altri software finora illustrati, Blender è un software da usare nell’animazione 3D. Il programma permette di creare video e di modificarli, aggiungendo nelle clip una serie di effetti grafici. È possibile, inoltre, combinare le animazioni con clip video di immagini reali. Il materiale importato può essere corretto grazie alle numerose funzionalità di editing incluse nel programma.

HitFilm

HitFilm Express 12.1.8620.42247 Crack & Keygen Free Here

Chiudiamo con HitFilm, un altro ottimo programma che si presta all’utilizzo anche in ambito professionale. La versione gratuita del software include molte delle funzioni presenti in HitFilm Pro (che costa circa 300 euro). Il programma permette di creare e modificare videoclip e di realizzare delle composizioni complesse, aggiungendo uno dei tanti effetti. HitFilm è utile anche per maneggiare video in 3D e per correggere il colore delle immagini.

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Come creare un canale YouTube da zero

Guida esaustiva per creare un canale YouTube da zero in pochi passi.

Sia per condividere un hobby che per scopi di lucro, diffondere le proprie conoscenze ad un pubblico online, potenzialmente di quasi tutto il mondo, è un obiettivo che in tanti da anni si pongono, Vediamo insieme passo dopo passo, tramite questo semplice vademecum, come creare un canale YouTube da zero.

Creare un canale YouTube: fasi preliminari

creare un canale YouTube

Il primo passo da compiere per creare un canale YouTube è entrare nel tuo account Google. Nel caso in cui tu non abbia un account Google, dovrai registrarti. Collegati alla pagina principale di Google tramite il tuo motore di ricerca e clicca sul “Accedi”, in alto a destra, per poi selezionare “Crea un account.

Procedi con l’inserimento dei tuoi dati anagrafici tra cui nome e cognome, nome utente. Come opzione, se non vuoi creare un altro indirizzo mail ma vuoi collegare questo di Gmail ad uno già esistente, clicca su “Usa invece il mio indirizzo email corrente”. Procedi inserendo una password, facile da ricordare e difficile da indovinare, e clicca su “Conferma”, poi “Avanti”. Puoi ora inserire la tua data di nascita e il tuo “sesso”. Il pulsante “Avanti” ti porterà a spuntare la voce che ti fa accettare i termini e le condizioni di Google, ora puoi premere su “Crea account.

Come creare un canale YouTube da PC

Entra su YouTube e inizia a prendere dimestichezza con il tuo account muovendoti sulla piattaforma per personalizzare al massimo la tua realtà virtuale, iniziando con il caricare una tua foto cliccando semplicemente sull’icona di forma rotonda del tuo account. Sempre in alto a destra, dove noti il quadratino, clicca e poi vai su “Crea canale”>”Inizia”.

La tua nuova schermata ti mostrerà “Seleziona” e poi “Usa il tuo nome” per dar vita ad un canale associato con il tuo nome. Allega ora una tua foto di presentazione, come abbiamo fatto col nostro canale di Enjoy System, tramite “Upload picture” e procedi con una descrizione di te tramite “Channel Description”, che metta in risalto qualità o caratteristiche che ti discostino dalla media o che comunque catturino l’attenzione.
Aggiungi tramite link eventuali altre tue piattaforme già esistenti o che potrai creare in seguito. Seleziona la tua modalità preferita per interagire con il pubblico dello schermo casalingo.

La differenza tra un canale aziendale ed uno normale è che il primo deve essere creato dopo aver creato quello personale. Quindi, se vuoi creare un profilo aziendale, dopo averne creato uno classico puoi cliccare sul pulsante in alto a sinistra “☰ e scegliere “Impostazioni”, dirigiti ora su “Account” e poi su “Il tuo canale YouTube” per cliccare su “Aggiungi o modifica i tuoi canali”.
Con il profilo aziendale avrai la possibilità aggiungere dei colleghi che potranno aiutarti nel gestire i contenuti multimediali. La nuova pagina ti permetterà di andare su “Crea un nuovo canale”, inserendo il nome in questione. Clicca su “Nome dell’account del brand” e poi “Crea”, et voilà.

Come creare un canale YouTube da smartphone

Se invece preferisci creare il canale YouTube da smartphone, dovrai seguire una procedura differente. Vai sul Play Store o Apple Store e scarica l’app di YouTube. Sappi solo che l’app non è utilizzabile nel caso in cui tu voglia creare un profilo aziendale. Procedi come nel caso del PC, cliccando in alto a destra, poi su “Accedi” e seleziona il tuo “account Google”, premi ora sulla “foto” e clicca su “Il tuo canale”. Procedi normalmente inserendo i tuoi dati e clicca “Crea canale”. E il gioco è fatto.  In entrambi i casi creare un canale YouTube è gratis.

Come scegliere il nome per il canale YouTube

Gioca con le parole, il nome sarà il tuo passaporto di identità digitale tramite cui ricordarti e parlare di te. Il brand naming è il settore del marketing che si occupa di analizzare il mondo dei nomi, dietro cui si cela non un semplice insieme di lettere legate ad un significato, ma un’energia dinamica dal grandissimo potenziale. Se sei incuriosito nel trovare validi consigli, puoi leggere qualche articolo a riguardo. Altrimenti, ti consiglio di prendere carta e penna e mettere giù tutte le parole che ti vengono in mente oppure sensazioni, nomi propri o altro.

Il nome giusto potrà ad esempio riassumere il settore della tua attività assieme alla caratteristica saliente che ti differenzia dalla media. Ad ogni modo dai priorità al significante (la parte esterna della parola, quindi il suono e l’immagine da esso prodotta). Usa parole per lo più brevi, eufoniche (che abbiano un bel suono) o che al contrario creino una dissonanza per catturare l’attenzione. Sono tantissimi i parametri da prendere in considerazione, tutto sta nel tuo gusto e nel tipo di target a cui intendi rivolgerti tramite la produzione multimediale sul grande schermo.

Come creare un canale YouTube privato

Dopo aver visto come dar vita ad un account classico o aziendale può esser utile dare informazioni anche sul come creare un canale YouTube privato. Come nel caso della creazione del profilo YouTube aziendale, dai vita ad un normale profilo e poi modifica le impostazioni della privacy per gestire la visibilità dei contenuti. Vai in alto a sinistra, clicca su “☰ e premi “Impostazioni”. Spostati su “Privacy” per muovere la levetta in base alle tue preferenze.

Ora, puoi modificare anche la visibilità di playlist e video del tuo canale. Per fare ciò, cerca la tua foto e seleziona “YouTube Studio” dal menu, clicca su “Video” per prendere visione dell’elenco integrale di tutti i tuoi video caricati. Se desideri nascondere una “Playlist”, sempre da “YouTube Studio”, clicca su Playlist e vai su “Modifica”. Cerca ora la scelta “Privata” tramite il menu a tendina.

Come creare un canale YouTube condiviso

Infine, si trova la modalità condivisa. In tal caso, puoi aggiungere terze persone come collaboratori a patto che non si tratti di un canale aziendale. Detto ciò, collegato alla pagina principale di YouTube, fai clic sula foto e clicca su “YouTube Studio”, vai poi su “Impostazioni”“Autorizzazioni”>”Invita”.

Come far crescere il tuo canale YouTube

Perché le persone dovrebbero seguirmi? È la domanda principale che dovresti porti prima di dar vita ad un canale, sia che tu lo faccia per passione che, specialmente,  per lavoro. Promuovi contenuti nuovi oppure trasmettili in modo diverso ed accattivante. Elabora a mente, o meglio su carta, una mini bozza assieme ad un pronostico che riassumi lo scopo della creazione del tuo canale, quindi il motivo, la tua mission e i numeri che vorresti raggiungere. A tal proposito, cerca di essere costante nella pubblicazione multimediale, quando hai tempi morti crea più video da dilazionare nei tempi più impegnativi, creando una programmazione settimanale o mensile.

Per far sì che la tua proposta sia originale, guarda se e come è stato già trattato il tema che vuoi proporre e cerca di prendere spunto, pur avendo rispetto nel non replicare gli stessi identici contenuti di altri. Se ti piace semplicemente l’idea di addentrarti in questo mondo ma ancora non sei indeciso, puoi avvicinarti alla telecamera di YouTube come recensore di film. Italiani e non (vanno tantissimo di moda le serie televisive), video giochi, prodotti cosmetici, libri, negozi, ristoranti, fanno al caso tuo.

Sarà il tuo unico modo per farti conoscere ed apprezzare. Prendi dimestichezza tramite altri video Youtubee testi online o mini guide, il passaparola di persone che lo hanno fatto prima di te è senza dubbio vincente.
Assicurati che la fotocamera sia ferma e che la qualità dell’immagine come del video siano ottimali. Scegli poi un ambiente (può essere lo stesso o variare secondo le circostanze) dove filmare in tutta tranquillità: si può trattare della tua camera da letto, il soggiorno, un giardino; logicamente a seconda del tono formale o informale degli argomenti trattati farai la scelta adeguata.

Fase di montaggio

Esercitati nel montaggio tramite tutorial; se sei un principiante, puoi usare il programma gratuito che il tuo PC ha già in dotazione: su Mac è iMovie e su Windows è Movie Maker. Dopo aver preso dimestichezza, potrai passare ad applicazioni più complesse. Ricorda, se aggiungi musica ai tuoi video, di non selezionare quelle protette dal copyright. Stessa cosa vale per le immagini: puoi prenderle in modo facile e gratuito ad esempio da Pixabay o da altre piattaforme create ad hoc; nel caso in cui volessi prenderle da Google ricorda sempre di selezionare immagini appropriate spuntando la licenza adatta.

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Reti 5G per un mondo sempre connesso.

Riguardo alla rete 5G ci sono opinioni disparate: per alcuni è considerato come una sorta di messia digitale, per altri come la bestia di Satana.
Cercheremo in questo articolo di fare un po’ di chiarezza.

Tecnicamente il 5G è lo standard di quinta generazione per le connessioni internet e telefonia mobile che permette una connessione di gran lunga superiore a quelle attuali – si parla di 2 Gigabit al secondo che potrebbero diventare potenzialmente 20 contro i 100 Megabit dell’attuale 4G – con una velocità di risposta almeno cinque volte più rapida e una capacità dieci volte superiore, che permette quindi di mantenere connessi contemporaneamente un numero di dispositivi dieci volte più grande rispetto ad ora.

L’internet delle cose

Soprattutto quest’ultimo aspetto permetterà l’evoluzione del cosiddetto Internet of Things (IoT), ovvero una costante interconnessione non solo di computer e telefoni ma di qualunque tipo di oggetto che possa essere trasformato in “smart object”. Per fare degli esempi pratici, oltre a una completa domotizzazione di case e uffici – con televisori, condizionatori, elettrodomestici totalmente gestibili da un unico terminale come un tablet o il proprio telefonino anche a chilometri di distanza –potremmo avere confezioni che avvisano quando il prodotto sta per scadere, frigoriferi che avvisano quando un determinato alimento manca, Bimby connessi al frigorifero che possono consigliare le ricette possibili con quello che c’è in dispensa o in frigo, sveglie che cambiano dinamicamente orario di notifica a seconda del traffico nel tragitto o del ritardo dei mezzi che ci porterebbero a lavoro, macchinari da ginnastica connessi ai sensori di monitoraggio che possono configurarsi dinamicamente. Il che oltre che a vantaggi evidenti porta anche a problematiche non banali ma di complessa analisi che però in pochi sembrano voler affrontare. C’è poi l’annosa discussione sulla pericolosità dell’inquinamento elettromagnetico e sugli eventuali rischi per la salute. 

5G e rischi per la salute

In realtà il dibattito sugli effetti del 5G sulla salute è molto più complesso, così come ogni questione riguardante l’aspetto scientifico che purtroppo nell’era internet della tuttologia e dei semicolti vede sempre più illustri sconosciuti parlare di argomenti che non possono essere studiati tramite google e wikipedia.

I principali studi su effetti negativi per la salute dell’esposizione a onde elettromagnetiche ad alta frequenza sono stati condotti dal Programma Nazionale di Tossicologia degli Stati Uniti e dal nostro Istituto Ramazzini, che hanno constatato una maggior incidenza di disfunzioni cardiache e tumori rari nei soggetti esposti.

Ma l’Icnirp (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti), la commissione internazionale che detta le linee guida per la sicurezza alle esposizioni alle radiazioni, avrebbe pubblicato una nota e concluso che essi non forniscono una base affidabile per la revisione delle linee guida esistenti sull’esposizione alla radiofrequenza a causa di incongruenze e limitazioni che influenzano la validità dei loro risultati.

A chi dare ragione? Ovviamente i media mainstream reputano l’Icnirp più affidabile e più autorevole, ma abbiamo già visto sulla nostra pelle quanto a volte sia troppo facile e soprattutto pericoloso affidarsi tout court alle opinioni dei cosiddetti “esperti”. La sensazione è che ciascuno trovi più affidabile quello che dà maggior voce alle proprie convinzioni personali, ma senza una adeguata e approfondita preparazione scientifica è molto difficile capire quali dati siano effettivamente più affidabili.

Quello che però appare lampante seguendo il dibattito è che gli effetti a lungo termine, soprattutto a microonde ad altissima frequenza come quelle del 5G, siano piuttosto sconosciuti e che insomma l’uso così massivo del 5G possa essere una specie di “salto nel buio”. Gli allarmismi che invece negli ultimi giorni hanno intasato i canali video perché si stanno riscontrando misurazioni di campo elettrico leggermente superiori a 6V/m, che in Italia è il limite stabilito dalla norma legislativa, lasciano il tempo che trovano. Il resto dell’Europa ha assunto come valore limite quello stabilito dall’Icnirp ovvero di 60V/m, quindi dieci volte superiore a quello italiano, un valore comunque 50 volte inferiore al valore considerato limite per la salute. E questo non ha fatto riscontrare una minor incidenza di malattie in Italia o una maggior incidenza nel resto d’Europa.

Un mondo sempre connesso. Ma è quello che vogliamo?

Immaginiamo un mondo sempre connesso, immaginiamo ogni persona collegata a tutti gli oggetti intorno a sé tramite una rete globale che interconnette contemporaneamente a tutte le persone e tutti gli smart-object del mondo. 
Al di là della previsione di come sarebbe l’uomo perennemente connesso, una pericolosa possibile involuzione antropologica rispetto a quello attuale che già non brilla per slancio eroico, al di là del fatto che le peggiori distopie cyberpunk si farebbero improvvisamente molto più attuali di quanto non lo siano mai state, diventerebbero reali anche molte fantasie narrative che si intravedevano in molti thriller o film di spionaggio, con un controllo remoto centralizzato che permetteva accesso a satelliti, telecamere, telefoni e qualunque smart-object diffuso in giro.

Avete presente la AI di Person of Interest? Diverrebbe realtà, così come diverrebbe realtà l’incubo da Grande Fratello di controllo continuo. E non è becero complottismo. Se c’è stato uno scandalo per la profilazione fatta da facebook – e non solo – che basava inserzioni personalizzate grazie all’analisi sulle ricerche google effettuate dal singolo utente o all’analisi delle parole che ogni utente utilizzava su Messenger o Whatsapp nei messaggi privati, immaginiamo quanto sarebbe facile una profilazione basata sull’utilizzo quotidiano dell’immensa quantità di smart-object che presto inonderanno il mercato. Ogni nostra azione verrebbe registrata in rete, per non parlare del continuo tracciamento di movimenti e posizione. Cosa di cui tra l’altro già si è iniziato a parlare proprio grazie al Covid-19, quando si è parlato del tracciamento tramite droni e app della popolazione per identificare i positivi o individuare gli assembramenti. Come se volessero farci passare il tracciamento come qualcosa che è per il nostro bene, così come avviene sempre quando si tratta di limitazioni progressive della libertà.

Il grosso problema politico e strategico del 5G

Ma tutto questo si somma a un altro grave problema che è del tutto politico. Chi controllerebbe tutto questo? Chi avrebbe le chiavi della connessione? Chi insomma sarebbe capace di profilare, controllare, tracciare e di accedere ai dati della rete? E anche qui pericolosissimamente il cyberpunk ci viene in aiuto. Non saranno certo gli Stati o i governi ma i privati, ovvero gli operatori a cui gli Stati si affideranno per la gestione, configurazione e costruzione della rete 5G. La stessa natura del 5G è poi molto pericolosa per la sicurezza dei dati. La grande velocità che la rete raggiungerà sarà ottenuta grazie a un approccio algoritmico chiamato network slicing, ovvero uno spacchettamento di dati che dà priorità ai dati ritenuti più importanti per ogni singola operazione o comando o richiesta. Mentre una volta ogni dato veniva “trattato” allo stesso modo, ora invece ogni operatore dovrà in qualche modo conoscere il contenuto delle informazioni che i propri clienti fanno viaggiare per poter applicare la gerarchizzazione che ottimizzi il tempo di trasmissione.

Il che se non è un problema quando passano richieste per dare comandi al robottino che pulisce casa, diventa un serissimo problema quando a transitare sono dati industriali, militari o strategici. Inoltre il network slicing rende di fatto la rete molto più vulnerabile. Essendo molto più ramificata e avendo tantissimi nodi che servono per lo spacchettamento, presenta di fatto più finestre di accesso per un possibile attacco informatico per accesso ai dati. O la possibilità di avere molte più backdoor di accesso da parte di chi ha configurato la rete “garantendo” allo Stato di non entrarci. Il che ovviamente regala le chiavi di tutti i propri dati a terzi non controllabili.

Se già un Zaia aveva preventivato di affidare agli israeliani il tracciamento della popolazione – cosa che purtroppo non ha alzato il dovuto sdegno da parte di tutto il mondo politico – immaginate cosa potrebbe succedere se davvero l’Italia, come sembra, affidasse la sua rete 5G alla cinese Huawei, che già era stata accusata dai servizi tedeschi di aver avuto rapporti con le agenzie di spionaggio cinese. Un problema non facilmente risolvibile visto che l’Italia da tempo ha svenduto o depotenziato i settori tecnologici più importanti e quindi non ha la forza di affrontare da sola una sfida come quella della rete 5G.

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Le reti mesh migliorano la ricezione del Wi-Fi

A volte può sembrare incredibile, o quasi. Un istante si è comodamente seduti nel salotto di casa, navigando con il proprio smartphone o guardando un film in streaming con il laptop; l’istante dopo ci si sposta in cucina e, nonostante ci si sia mossi appena di qualche decina di centimetri, non si riesce più a navigare.

La ricezione del segnale Wifi del router di casa (ma il discorso vale anche per l’ufficio) ha in sé qualcosa di misterioso. Non sempre si riesce a comprendere come funziona la copertura del segnale e come mai sia così ballerino anche se ci si sposta tra due stanze adiacenti e comunicanti. Per questo motivo si studiano vari trucchi per estendere il segnale Wi-Fi e migliorare la ricezione del laptop, dello smartphone o dello smart TV. Uno di questi, piuttosto recente, prevede di sostituire il router che si ha in casa con router mesh in grado di aumentare il segnale Wi-Fi in tutta casa in maniera quasi istantanea.

Le reti mesh: cosa sono?

Quando si parla di reti mesh ci si riferisce a un’architettura peer-to-peer (contrapposta all’architettura client-server) nella quale ogni nodo ricopre un ruolo “paritario”. A differenza di altre tipologie di reti locali, non esiste un elemento principale (il router Wi-Fi nel caso delle reti wireless “tradizionali”) né una gerarchia stratificata: tutti gli elementi sono posti sullo stesso piano e svolgono le stesse funzioni. Ciò consente di distribuire in maniera più equilibrata il carico di lavoro (ovvero il flusso dati) ed evita di sovraccaricare un nodo della rete piuttosto che un altro.PUBBLICITÀ

Come le reti mesh migliorano la ricezione del Wi-Fi

Questa architettura è oggi utilizzata per migliorare la ricezione del segnale Wi-Fi nelle abitazioni. Sfruttandone le caratteristiche e peculiarità, i produttori di router Wi-Fi sono stati in grado di realizzare dei dispositivi che permettono di estendere la rete Wi-Fi di casa o dell’ufficio in maniera semplice e immediata. Per farlo, è stato “pensionato” il router per come lo abbiamo conosciuto sinora (inteso come elemento centrale e insostituibile della rete senza fili), sostituendolo con una serie di dispositivi in grado di propagare il segnale in tutti gli ambienti grazie a un’architettura distribuita.

router mesh sono equiparabili, almeno da un punto di vista prettamente teorico, a dei ripetitori di segnale. A differenza di questi ultimi, però, gli elementi di una rete a maglie wireless non replicano semplicemente il segnale del nodo centrale, ma partecipano attivamente allo “smistamento” dei dati e alla definizione della rete stessa. Se, ad esempio, uno degli elementi dovesse smettere improvvisamente di funzionare, gli altri si “adatterebbero” di conseguenza per consentire ai pacchetti di raggiungere ugualmente la loro destinazione. In una normale rete Wi-Fi, invece, ciò non potrebbe mai accadere: se il router dovesse rompersi, non sarebbe più possibile navigare, mentre se il malfunzionamento dovesse riguardare un ripetitore, la zona precedentemente coperta resterebbe “al buio”.

Insomma, una rete Wi-Fi mesh è molto più versatile e “plastica” rispetto a una normale rete basata su un router centrale. Ma non si tratta dell’unico vantaggio offerto da questa soluzione: per aggiungere un nuovo nodo (e aumentare la superficie coperta dalla rete senza fili) sarà sufficiente collegarlo a una presa di corrente elettrica e attendere qualche istante. Il router mesh si configurerà autonomamente e nel giro di pochi secondi, senza che l’utente debba perder tempo in complesse procedure di configurazione. In questo modo estendere il segnale e migliorare la ricezione Wi-Fi in tutta casa richiederà pochissimo tempo.

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Internet, Sistemi

Come scoprire la password Wi-Fi di Windows 10

Personalmente uso password complesse (e dovresti anche tu) per il mio WiFi e spesso le dimentico, ma per fortuna Windows 10 semplifica la visualizzazione della password di rete quando necessario.

Se non ricordi la tua password WiFi e devi darla a qualcuno o usarla su un dispositivo diverso, ci sono diversi modi per visualizzarla direttamente dal tuo computer Windows.

Oggi mostrerò i tuoi diversi modi per visualizzare la password WiFi. Ogni metodo è utile a seconda delle tue preferenze e di quanto accesso hai alle impostazioni del PC se non sei l’amministratore.

1. Usa le impostazioni di Windows per visualizzare la password WiFi

Dato che sono l’amministratore del mio PC e non ho alcuna restrizione, questo è il mio metodo per trovare la password WiFi.

Ecco come:

Dal menu Start, fare clic su Impostazioni e quindi su Rete e Internet .

Rete e Internet

Nella sezione Stato, scorri verso il basso e fai clic su Centro connessioni di rete e condivisione .

Centro connessioni di rete e condivisione

Ora fai clic sul nome del tuo WiFi nella sezione Visualizza le reti attive .

Seleziona il tuo WiFi

Quando si apre la finestra Stato WiFi, fare clic su Proprietà wireless qui.

Proprietà wireless

Successivamente, vai alla scheda Sicurezza e seleziona la casella di controllo accanto a Mostra caratteri per visualizzare la tua password WiFi.

Mostra password WiFi in Windows 10

2. Visualizza la password WiFi direttamente dal pannello di controllo

Sebbene il metodo sopra funzioni correttamente, cosa succede se non è possibile accedere alle impostazioni di Windows 10?

O forse preferisci un metodo più veloce e non ti dispiace ricordare un piccolo comando. Bene, puoi accedere direttamente alle impostazioni della tua rete WiFi usando il comando Esegui. Finché puoi accedere alle impostazioni di rete, questo metodo dovrebbe funzionare per te.

Apri la finestra di dialogo Esegui premendo i tasti Windows + R e digita ncpa.cplnel campo di testo, quindi fai clic su OK .

ncpa.cpl Esegui comando

Questo comando aprirà direttamente la connessione di rete nel pannello di controllo: fare clic con il pulsante destro del mouse sulla rete WiFi qui e selezionare Stato dal menu contestuale.

Stato WiFi

Fare clic su Proprietà wireless nella finestra Stato WiFi.

Proprietà wireless

Ora fai clic sulla scheda Sicurezza e quindi su Mostra caratteri per rivelare la tua password WiFi.

Mostra password WiFi in Windows 10

3. Usa un comando Power Shell

Venendo a un metodo più avanzato: in Power Shell, puoi utilizzare un comando Network Shell (Netsh) per visualizzare una serie di dettagli sulla tua rete, inclusa la sua password.

Inoltre, puoi anche utilizzare questo metodo per visualizzare le password di tutte le reti a cui il tuo PC si è connesso in precedenza. Ad esempio, se desideri conoscere la password della rete dell’ufficio mentre sei a casa, puoi farlo utilizzando questo metodo senza doverti connettere alla rete dell’ufficio. Tuttavia, questo non funzionerà se hai utilizzato l’ opzione Dimentica per dimenticare i dettagli di una rete.

Innanzitutto, devi conoscere il nome (SSID) della rete WiFi per utilizzare il netshcomando. Questo non è un problema se sei già connesso alla rete come puoi vedere il nome, ma sarà un problema se hai bisogno di vedere la password di una rete precedentemente connessa. Per fortuna, puoi usare un comando Power Shell per vedere l’elenco di tutte le reti a cui ti sei connesso in precedenza.

Nota: è possibile utilizzare questi stessi comandi anche nel prompt dei comandi, se per qualche motivo non è possibile accedere a Power Shell.

Fare clic con il pulsante destro del mouse sul menu Start e selezionare Power Shell dall’elenco.

Apri Power Shell

Qui inserisci questo comando netsh wlan show profilese premi il tasto Invio. Vedrai tutti i nomi delle reti salvate nella sezione Profili utente .

Visualizza tutti i profili utente

Copia semplicemente il nome della rete da qui in modo da poterlo usare facilmente nel comando successivo.

Per conoscere la password di una qualsiasi delle reti salvate, utilizzare il comando indicato di seguito e sostituire la wifinameparte con il nome effettivo della rete.

netsh wlan show profile "name=wifiname" key=clear

Ad esempio, nel mio caso, il comando sarà netsh wlan show profile "name=SSID hidden" key=clear.

Usa il comando netsh

Dopo aver premuto il tasto Invio, vedrai un sacco di informazioni su questa rete. Qui nella sezione Impostazioni di sicurezza , la password verrà scritta accanto al contenuto della chiave .

Visualizza la password WiFi in Power Shell

4. Utilizza un visualizzatore di password WiFi di terze parti

Puoi anche utilizzare un’app di terze parti per visualizzare tutte le reti salvate e le relative password in un unico posto. Se hai spesso bisogno di visualizzare la tua password WiFi, l’utilizzo di una terza parte è utile in quanto rende un processo con un solo clic la visualizzazione di tutti i dati. Inoltre, potresti voler utilizzare software di terze parti se devi eseguire attività più avanzate come importare password WiFi da un altro PC / Windows o esportarle.

Se sei pronto, ti consiglio di provare WirelessKeyView di NirSoft. Sebbene ci siano molte app per questo scopo, mi piace WirelessKeyView per la sua interfaccia semplice ed è completamente gratuito.

Il software viene fornito come file .zip, quindi dovrai prima estrarlo. Una volta avviato, il programma cercherà ed elencherà automaticamente tutte le reti WiFi salvate con la relativa password elencata nella sezione Chiave (Ascii) . Puoi anche fare doppio clic su una rete per visualizzarne tutti i dettagli.

WirelessKeyView vedi password WiFi

Se per qualche motivo non ti piace WirelessKeyView, puoi anche utilizzare Wifi Password Revealer . È un programma installabile che mostra tutte le password di rete salvate e ti consente di copiarle rapidamente in blocco.

I metodi di cui sopra dovrebbero funzionare bene per trovare la password WiFi in Windows 10. Tuttavia, ci sono anche altri metodi.

Dall’interfaccia web del router

È possibile accedere all’interfaccia web del router per accedere alle sue impostazioni. Di solito c’è un’opzione sia per cambiare la password che per visualizzarla. Non ci sono istruzioni universali che posso fornirti per aiutarti in quanto i router hanno indirizzi diversi per accedere all’interfaccia web e l’interfaccia stessa è diversa a seconda del produttore del router.

Tuttavia, per darti un’idea, devi utilizzare l’ indirizzo IP del router per accedere all’interfaccia web. 
All’interno, è necessario cercare un’impostazione wireless o un’opzione di impostazione WiFi . Dovrebbe esserci un’opzione per rivelare la password al suo interno.

Sul retro del dispositivo router

Se non hai modificato la password WiFi predefinita, molto probabilmente la password predefinita è scritta dietro o sotto il router. Raccoglilo e cerca una password su di esso; di solito è una password di 8 cifre.

Resetta il router

Puoi anche ripristinare il router, che ripristinerà tutte le tue impostazioni insieme alla password WiFi. È quindi possibile utilizzare la password predefinita per connettersi alla rete. Dovrebbe essere presente un pulsante di ripristino sul router da tenere premuto per 5-10 secondi per ripristinare il router. Si trova all’interno di un foro sulla maggior parte dei router, quindi dovrai usare una puntina di carta o qualcosa di simile per tenerlo premuto.

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Internet

Internet non va? Usa il 4G

Come si può vivere e soprattutto lavorare senza Internet?
Oggettivamente oggi sarebbe dura, soprattutto in un periodo come quello attuale, dove lo smart working e la didattica in remoto sono diventate la norma per molti. Rimanere senza connessione significa, in alcuni casi, anche non poter gestire il riscaldamento o l’impianto di sicurezza.

Come garantirsi una rete di sicurezza?

Free Internet 4G Connect: Amazon.it: Appstore per Android

Semplice: è proprio a questa che ci appoggeremo, tramite una comune chiavetta Internet USB, all’interno della quale inserire una SIM. Tipicamente queste chiavi vengono collegate direttamente al PC o inserite sulle “saponette”, quei piccoli router portatili, alimentati a batteria, offerti dagli operatori, ma noi la installeremo direttamente sul router.
In caso di problemi alla linea principale, questa entrerà in funzione garantendo la connettività a tutti i dispositivi presenti in casa.

Si tratta di un approccio economico: il router lo abbiamo già, dobbiamo solo verificare che il nostro modello supporti le chiavi LTE USB.

ADSL o Fibra non funzionano? C’è il 4G

L’unico modo per proteggersi dai problemi della Rete è quello di prevedere una seconda connessione da attivare nel caso salti quella primaria.
Un approccio costoso e non sempre praticabile: tipicamente gli operatori si affidano alla stessa infrastruttura di rete, e se il problema è a livello fisico (una centralina da riparare, per esempio), anche la connessione di sicurezza rischia di essere coinvolta.


Al contrario, la rete cellulare solitamente continuerà a funzionare!
Dal punto di vista della configurazione, questa varia da router a router ma generalmente la procedura è molto facile: basta inserire la chiavetta USB con la SIM nella porta USB del router, entrare nell’interfaccia del router, assicurarsi che funzioni correttamente e spuntare una voce, solitamente chiamata failover o failback, ma che può variare a seconda del produttore del router. A questo punto, potremmo dimenticarci della sua esistenza, certi che in caso di problemi sulla linea principale, la nostra abitazione non rimarrà sprovvista del collegamento ad Internet.

Non rischiare di rimanere senza internet in ufficio, contattaci!

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Internet

Elon Musk lancia la rete internet spaziale

Il servizio ancora in fase beta è destinato al momento a pochi utenti in Canada e nel Nord degli Usa e garantirà una connessione tra i 50 e i 150 Mbps con una latenza tra i 20 e i 40 ms. Prestazioni che miglioreranno con il lancio di altri satelliti in orbita

Chi vive in zone rurali in cui la banda larga non arriva, a breve avrà un’opzione in più su cui puntare. La cosiddetta internet spaziale offerta dai satelliti Starlink di Elon Musk inizierà infatti a offrire i suoi servizi in una fase beta, mentre continueranno i lanci in orbita per potenziare e completare la rete.

Elon Musk lancia la rete internet spaziale di Starlink: costerà 99 dollari al mese
Costo? Si parte da 99 dollari al mese

Come si legge in una mail inviata a un ristretto gruppo di potenziali clienti in stati Usa come Washington, Wisconsin e Idaho e in Canada, il servizio costerà 99 dollari al mese a cui si aggiunge la spesa iniziale di 499 dollari per l’acquisto del kit necessario che comprende un dispositivo per collegarsi ai satelliti e il router Wi-Fi. Gli interessati dovrebbero aggirarsi sui 700 mila e a questi è stato chiesto di non divulgare le informazioni contenute nella stessa mail. PUBBLICITÀ

Tra i 50 e i 150 Megabit al secondo

 Better Than Nothing Beta, così è stato ribattezzato il servizio in fase beta, garantirà una velocità di connessione tra i 50 e i 150 Megabit al secondo con una latenza tra i 20 e i 40 millisecondi. Ma da Starlink fanno sapere che in alcuni momenti non sarà disponibile alcuna connettività. L’obiettivo ovviamente è quello di migliorare le performance già nel corso del 2021 grazie al lancio di altri satelliti. 

Fino a 12mila satelliti

Al momento in orbita se ne contano circa 800, di cui gli ultimi 60 spediti solamente qualche giorno fa, ma il progetto prevede di averne 12 mila per arrivare a supportare tutte le applicazioni della rete. Solo in questo modo si potrà raggiungere una copertura completa della superficie terrestre che comprenderà anche quelle aree non servite dalla banda larga.
Fonte CdS

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