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spazio su disco insufficiente
Formazione, Software

Liberare spazio su disco con Windows 10

In questa guida, spieghiamo come liberare spazio su disco con Windows 10, senza ricorrere alla cancellazione dei documenti personali. Ecco qualche trucco e suggerimento per Windows 10 e versioni precedenti del sistema operativo.

Una delle problematiche più diffuse, tra chi utilizza un personal computer è quella di individuare una strategia valida per liberare spazio su disco, senza cancellare i dati personali. Nonostante i moderni notebook o computer fissi utilizzino hard disk di capacità sempre maggiore, può capitare che lo spazio a disposizione esaurisca rapidamente, con conseguenze anche devastanti, come cali di prestazione del PC e l’impossibilità di memorizzare ulteriori documenti personali sul supporto. In questa guida informatica spieghiamo qualche trucco per liberare spazio su disco, senza rinunciare ai propri file personali. Queste procedure sono basate sul sistema operativo Windows 10, ma possono essere applicate tranquillamente anche alle versioni precedenti del sistema operativo Microsoft.

Ritrovarsi con un pc ingolfato per i troppi file archiviati non è mai un bene: anche le più semplici operazioni potrebbero essere rallentate, e più in generale non poter più salvare nulla rappresenta già di per sè un bel problema.

Per questo motivo è importante prendere in considerazione l’idea di prevenire che il computer si appesantisca troppo, oppure di liberarlo dai troppi file nel caso in cui sia già sovraccaricato.

spazio su disco insufficiente

In primo luogo, vediamo cosa significa quando arriva il messaggio che notifica l’insufficienza di spazio su disco e poi come comportarsi di conseguenza. Per terminare la lettura dell’articolo ti basteranno pochi minuti, dopodiché avrai un quadro chiaro ed esaustivo di ciò che devi fare. Ma bando agli indugi, partiamo!

Utilizzare lo Strumento Pulizia disco di Windows

Non tutti sanno che Windows 10 integra uno strumento di pulizia per i file temporanei e i dati non necessari al corretto funzionamento del computer. Grazie allo strumento Pulizia disco di Windows è possibile liberare spazio su disco, con semplici click. Inoltre, all’interno di questo strumento può essere selezionata l’opzione “Pulizia file di sistema”, per liberare ulteriore spazio, come i “pesanti” file relativi agli aggiornamenti di Windows Update. Per essere ancora più efficaci, le operazioni per liberare spazio su disco possono contare sulla cancellazione dei punti di ripristino di Windows o le Copie Shadow.

Come usare lo strumento Pulizia disco di Windows:

  1. Premere la combinazione di tasti WIN+R per aprire la finestra Esegui;
  2. Digitare cleanmgr.exe e premere INVIO;
  3. Selezionare gli elementi da ripulire e premere OK;
  4. Al termine della pulizia, ripetere l’operazione, cliccando sul bottone “Pulizia file di Sistema”;
  5. Per cancellare le copie shadow e i punti di ripristino di Windows, cliccare sul TAB “Altre opzioni”, disponibile dopo aver selezionato l’opzione “Pulizia file di Sistema”.
pulizia disco
esegui pulizia

Disinstallare app e programmi inutili

Disinstallare un programma di Windows, oppure le applicazioni, potrebbe sembrare un’operazione banale e scontata. Tuttavia, nonostante la maggior parte dei programmi non occupi moltissimo spazio sul PC, si tratta di operazioni cruciali che possono aiutare a liberare spazio su disco rapidamente e concretamente. È possibile disinstallare programmi di Windows 10 utilizzando lo strumento integrato nel sistema operativo, o programmi gratuiti di terze parti come Revo Uninstaller. Il programma RevoUninstaller Free è molto utile poiché aiuta a eliminare ogni traccia dei software installati sul PC(chiavi di registro, file, cartelle), ottimizzando il processo di disinstallazione del software. Questo applicativo è disponibile gratuitamente, anche nella versione portable, che non richiede alcuna installazione.

Come disinstallare programmi con Windows:

Per disinstallare i programmi con gli strumenti di Windows integrati, seguire questa procedura:

  1. Premere la combinazione di tasti WIN+R per aprire la finestra Esegui;
  2. Digitare control.exe e premere INVIO;
  3. Cliccare su Programmi;
  4. Cliccare su Programmi e Funzionalità;
  5. Selezionare il programma da rimuovere;
disinstalla app

6. Cliccare su Disinstalla;

7. Chiudere la finestra.

Trovare e cancellare i file duplicati

Spesso, per distrazione o abitudine, finiamo per conservare sul computer file duplicati come documenti, immagini e video. Tuttavia, questa situazione può rappresentare un problema che renderà necessario qualche operazione per liberare spazio su disco. Scongiurando la possibilità di dover individuare manualmente gli elementi duplicati su Windows, esistono alcuni programmi che permettono di cercare file duplicati sul computer ed eliminarli con dei semplici click.

Come trovare file duplicati con CCleaner:

Il popolare software CCleaner è utilizzato da milioni di persone per ottimizzare e ripulire Windows. Tuttavia, si tratta di un programma completo che tra le numerosi funzionalità permette di cercare file duplicati sul PC e rimuoverli facilmente. Per sfruttare questa funzione è sufficiente seguire questa procedura:

  1. Scaricare CCleaner, anche in versione Portable, dal sito ufficiale;
  2. Installare e lanciare l’applicativo;
  3. Cliccare sul menu “Strumenti”;
  4. Cliccare su “Ricerca duplicati”; 
ccleaner file duplicati

5. Personalizzare la ricerca dei contenuti e cliccare su “Ricerca”;

6. Al termine della scansione, avremo l’elenco completo di elementi potenzialmente “duplicati”, da controllare, scremare e cancellare.

Attiva Sensore memoria

sensore memoria

Un ottimo metodo per eliminare file non necessari o temporanei dal tuo pc è quello che prevede l’utilizzo del Sensore memoria. Abilitandolo, Wndows eseguirà in automatico la rimozione dei file non necessari, inclusi quelli temporanei e i file non presenti nel Cestino. Ciò avverrà quando lo spazio su disco sarà insufficiente o a intervalli specificati.

Per abilitare e configurare Sensore memoria segui il percorso Start > Impostazioni > Sistema > Archiviazione, poi nell’area di archiviazione abilita “Sensore memoria”. A questo punto seleziona “Configura Sensore memoria o eseguilo ora“, mentre nell’area “Esegui sensore memoria” scegli la frequenza di esecusione del sensore.

Puoi selezionare i file che vuoi che vengano elimitati in automatico da Sensore memoria e gli intervalli di tempo corrispondenti. Fatto questo, scorri verso il basso e clicca su “Pulisci ora”: ci vorrà un po’ di tempo per completare la pulizia dei file. Verrà visualizzato un messaggio indicante la quantità di spazio su disco liberata.

Ridurre lo spazio per il ripristino di sistema

Un altro suggerimento da prendere in considerazione per liberare spazio su disco in Widows 10 è quello di ridurre lo spazio riservato dal sistema operativo allo strumento “Ripristino configurazioni di sistema“. Per farcela è necessario in primis premere la combinazione dei due tasti Windows+R per aprire la finestra di dialogo “Esegui”: qui digita e invia il comando sysdm.cpl.

ridurre spazio ripristino sistema

Verrà immediatamente aperta la finestra “Proprietà del sistema”. Nel tab “Protezione sistem” seleziona il disco principale dove è installato Windows e in corrispondenza dell’opzione “È possibile configurare le impostazioni di ripristino, gestire lo spazio sul disco ed eliminare punti di ripristino”, clicca su “Configura” per aprire la finestra “Protezione sistema”.

A questo punto, nell’area “Utilizza spazio su disco” agisci sul cursore “Utilizzo massimo” per ridurre lo spazio occupato sul disco riservato allo strumento “Ripristino configurazione di sistema”. Ti raccomandiamo di non ridurre lo spazio sotto i 5 GB, così ci sarà spazio almeno per 2/3 punti di ripristino. Conferma tutto cliccando su “Applica” e “OK”

protezione sistema disco locale

Creare uno script per eliminare i file temporanei di Windows

L’ultimo suggerimento che vogliamo regalarvi è quello più tecnico e divertente. I tecnici informatici o gli appassionati di computer più smanettoni, saranno felici di creare uno script PowerShell per cancellare i file temporanei di Windows 10, effettuando la pulizia del disco con un semplice click. Sarà sufficiente copiare le istruzioni in fondo all’articolo, incollarle all’interno di un file di testo e assegnare l’estensione .PS1 al file generato.

Come creare uno script PowerShell per cancellare i file temporanei di Windows 10:

  1. Copiare il contenuto dello script pubblicato sotto questa procedura;
  2. Creare un nuovo documento di testo e incollare al suo interno il contenuto dello script;
  3. Assegnare l’estensione .PS1 al nuovo file di testo generato;
  4. Premere la combinazione di tasti WIN+S e digitare PowerShell nel campo di ricerca;
  5. Cliccare con il tasto destro sul risultato “Windows PowerShell App desktop” e selezionare Esegui come amministratore;
  6. Posizionarsi nella cartella in cui è contenuto il file (es. digitare CD USERS\PIPPO\DESKTOP);
  7. Digitare il nome del file in questo modo “.\my_script.ps1”;
  8. Premere il tasto “Invio” per eseguirlo;
  9. Al termine dell’attività, lo script genererà un file di log con i risultati della sua attività (percorso: c:\windows\temp\data esecuzione.log).
Function Cleanup { 
<# 
Descrizione: Questo script di PowerShell effettua la pulizia della cartella Temporanea di Windows, dei temporanei di Windows Update, della cartella TEMP dell’utente, svuota il cestino. 
#> 
function global:Write-Verbose ( [string]$Message ) 
 
# check $VerbosePreference variable, and turns -Verbose on 
{ if ( $VerbosePreference -ne 'SilentlyContinue' ) 
{ Write-Host " $Message" -ForegroundColor 'Yellow' } } 
 
$VerbosePreference = "Continue" 
$DaysToDelete = 1 
$LogDate = get-date -format "MM-d-yy-HH" 
$objShell = New-Object -ComObject Shell.Application  
$objFolder = $objShell.Namespace(0xA) 
$ErrorActionPreference = "silentlycontinue" 
                     
Start-Transcript -Path C:\Windows\Temp\$LogDate.log 
 
## Ripulisce il codice dallo schermo. 
Clear-Host 
 
$size = Get-ChildItem C:\Users\* -Include *.iso, *.vhd -Recurse -ErrorAction SilentlyContinue |  
Sort Length -Descending |  
Select-Object Name, 
@{Name="Size (GB)";Expression={ "{0:N2}" -f ($_.Length / 1GB) }}, Directory | 
Format-Table -AutoSize | Out-String 
 
$Before = Get-WmiObject Win32_LogicalDisk | Where-Object { $_.DriveType -eq "3" } | Select-Object SystemName, 
@{ Name = "Drive" ; Expression = { ( $_.DeviceID ) } }, 
@{ Name = "Size (GB)" ; Expression = {"{0:N1}" -f( $_.Size / 1gb)}}, 
@{ Name = "FreeSpace (GB)" ; Expression = {"{0:N1}" -f( $_.Freespace / 1gb ) } }, 
@{ Name = "PercentFree" ; Expression = {"{0:P1}" -f( $_.FreeSpace / $_.Size ) } } | 
Format-Table -AutoSize | Out-String                       
                     
## Arresta il servizio di Windows Update.  
Get-Service -Name wuauserv | Stop-Service -Force -Verbose -ErrorAction SilentlyContinue 
## Il servizio di Windows Update è stato arrestato correttamente! 
 
## Cancella il contenuto di Windows software distribution. 
Get-ChildItem "C:\Windows\SoftwareDistribution\*" -Recurse -Force -Verbose -ErrorAction SilentlyContinue | remove-item -force -Verbose -recurse -ErrorAction SilentlyContinue 
## Il contenuto di Windows Software Distribution è stato cancellato correttamente! 
 
## Cancella i file temporanei di Windows. 
Get-ChildItem "C:\Windows\Temp\*" -Recurse -Force -Verbose -ErrorAction SilentlyContinue | 
Where-Object { ($_.CreationTime -lt $(Get-Date).AddDays(-$DaysToDelete)) } | 
remove-item -force -Verbose -recurse -ErrorAction SilentlyContinue 
## I file temporanei di Windows sono stati cancellati correttamente! 
              
## Cancella cartelle e file temporanei dell’utente.  
Get-ChildItem "C:\users\*\AppData\Local\Temp\*" -Recurse -Force -ErrorAction SilentlyContinue | 
Where-Object { ($_.CreationTime -lt $(Get-Date).AddDays(-$DaysToDelete))} | 
remove-item -force -Verbose -recurse -ErrorAction SilentlyContinue 
## Il contenuto di  C:\users\$env:USERNAME\AppData\Local\Temp\ è stato cancellato correttamente! 
                     
## Rimuove file e cartelle all’interno dei file temporanei di internet.  
Get-ChildItem "C:\users\*\AppData\Local\Microsoft\Windows\Temporary Internet Files\*" ` 
-Recurse -Force -Verbose -ErrorAction SilentlyContinue | 
Where-Object {($_.CreationTime -le $(Get-Date).AddDays(-$DaysToDelete))} | 
remove-item -force -recurse -ErrorAction SilentlyContinue 
## Tutti i file temporanei di Internet sono stati cancellati correttamente! 
                     
## Cleans IIS Logs if applicable. 
Get-ChildItem "C:\inetpub\logs\LogFiles\*" -Recurse -Force -ErrorAction SilentlyContinue | 
Where-Object { ($_.CreationTime -le $(Get-Date).AddDays(-60)) } | 
Remove-Item -Force -Verbose -Recurse -ErrorAction SilentlyContinue 
## Tutti i file di registro IIS per x giorni sono stati rimossi correttamente!                   
## Svuota il cestino. 
## Il cestino sta per essere svuotato! 
$objFolder.items() | ForEach-Object { Remove-Item $_.path -ErrorAction Ignore -Force -Verbose -Recurse } 
## Il cestino è stato svuotato correttamente! 
 
## Avvia il servizio di Windows Update 
##Get-Service -Name wuauserv | Start-Service -Verbose 
 
$After =  Get-WmiObject Win32_LogicalDisk | Where-Object { $_.DriveType -eq "3" } | Select-Object SystemName, 
@{ Name = "Drive" ; Expression = { ( $_.DeviceID ) } }, 
@{ Name = "Size (GB)" ; Expression = {"{0:N1}" -f( $_.Size / 1gb)}}, 
@{ Name = "FreeSpace (GB)" ; Expression = {"{0:N1}" -f( $_.Freespace / 1gb ) } }, 
@{ Name = "PercentFree" ; Expression = {"{0:P1}" -f( $_.FreeSpace / $_.Size ) } } | 
Format-Table -AutoSize | Out-String 
 
## Completato con successo! 
Stop-Transcript } Cleanup

Disabilita ibernazione

Tutti i pc con sistema operativo Windows 10 hanno funzioni di risparmio energetico: una di queste è la cosiddetta modalità di ibernazione (denominata anche Suspend to Disk), che pone i dispositivi in uno stato di assenza di corrente elettrica.

Windows 10 salva questo stato temporaneo nel file hiberfil.sys, che occupa diversi gigabyte di spazio in memoria. Questo file viene creato anche se la funzione di ibernazione non viene minimamente utilizzata, ed è in questo caso che vale la pena disabilitarla.

Il file hiberfil.sys può essere cancellato senza problemi, anche perché non ha alcuna rilevanza per il funzionamento generale del sistema operativo. Per disattivare questa funzione premi la combinazione di tasti tasto [Windows] + [X] (oppure il tasto Windows presente in tastiera) e seleziona l’opzione “Prompt dei comandi (amministratore)”.

Dopo aver avviato il prompt dei comandi, digita powercfg /hibernate off per disattivare l’utilizzo di hiberfil.sys. Premendo il tasto Invio confermerai la disattivazione della modalità di ibernazione, e il file suddetto sarà automaticamente cancellato.

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disco 100
Formazione, Hardware, Software

Hard Disk al 100% con Windows 10? Ecco la soluzione

Con l’avvento di Windows 10, uno degli inconvenienti più frequenti è quello della spia dell’hard disk del computer sempre accesa. Il disco fisso sembra lavorare in maniera continua, anche se il computer non sta facendo nulla. Vi mostriamo alcune soluzioni, per evitare che Windows 10 faccia lavorare il proprio hard disk al 100%, migliorando le prestazioni del computer e inoltre allungherà la vita del disco rigido.

Apple Spotlight e Microsoft Windows Search sono nati da mani diverse, ma il significato e lo scopo di entrambi è il medesimo: cercare gli elementi all’interno del computer. Il motore di ricerca interno di Windows 10 è supportato da un servizio, sempre attivo, che tiene aggiornato l’indice dei contenuti per velocizzare le ricerche.

Soprattutto sui computer più datati, l’esecuzione di questo servizio potrebbe rallentare notevolmente le prestazioni del PC. Tuttavia Disattivare il servizio Windows Search non vuol dire bloccare la ricerca interna di Windows; semplicemente, potrebbe diventare più lenta e meno performante del solito. Vediamo come disabilitare il servizio di ricerca di Windows, con semplici click:

Metodo con Interfaccia Grafica

  1. Premere il tasto Windows + R (contemporaneamente) per accedere ad Esegui;
  2. Accedere ai servizi di Windows digitando services.msc e INVIO;
  3. Dalla lista dei servizi, individuare Windows Search e fare doppio click;
  4. Nel menu a tendina “Tipo di Avvio” selezionare “Disabilitato”;
  5. Premere OK e Riavviare il computer.

Metodo senza interfaccia Grafica

  1. Selezionare il box di ricerca di Windows in basso a sinistra;
  2. Digitare CMD e attendere i risultati;
  3. Cliccare con il tasto destro del mouse su Prompt dei Comandi e selezionare avvia come amministratore;
  4. Digitare il comando “sc config wsearch start=disabled
  5. Riavviare il PC.
Disattivare il servizio Windows Search

Disinstallare antivirus gratuiti e abilitare Windows Defender

Se c’è un modulo che su Windows 10 comincia a funzionare davvero bene, questo è proprio Windows Defender. L’antivirus gratuito di Microsoft non ha mai raggiunto le evoluzioni di oggi. Pertanto sembra che questo software sia in grado di difendere il computer dai malware e Virus più pericolosi, meglio di qualsiasi altro antivirus gratuito. Il vantaggio principale di utilizzare questo Antivirus è quello di non dover installare altre app, appesantendo inutilmente il PC. Perciò se sul vostro computer con Windows 10 avete installato antivirus gratuiti e pesanti, seguite queste procedure per disinstallarli e abilitare Windows Defender;

Rimuovere il vecchio antivirus

  1. Premere il tasto Windows + R (Contemporaneamente);
  2. Digitare appwiz.cpl e premere invio;
  3. Nell’elenco dei programmi individuare l’antivirus gratuito da rimuovere;
  4. Selezionare l’elemento e cliccare su Disinstalla nella parte alta;
  5. Seguire la procedura per ultimare la disinstallazione;
  6. Riavviare il Computer.

Abilitare Windows Defender

  1. Premere il tasto Windows e cliccare sul simbolo della rotellina;
  2. Nel pannello di controllo di Windows 10 selezionare Aggiornamento e Sicurezza;
  3. Cliccare su Windows Defender nella parte sinistra;
  4. Cliccare su Apri Windows Defender Security Center (da W10 Creator Update) o abilita Windows Defender nelle release precedenti;
  5. Impostare moduli e opzioni del programma a proprio piacimento.
abilitare Windows Defender
abilitare Windows Defender

Controllare la salute dell’Hard Disk

Se il problema di lentezza del computer e di utilizzo dell’hard disk al 100% è relativo ad un problema hardware, di conseguenza ci sarà poco da fare. Per scoprire se l’hard disk è danneggiato, oppure no, esistono diversi programmi gratuiti o commerciali, oppure è possibile utilizzare gli strumenti già presenti su Windows. Per lanciare lo ScanDisk di Windows e controllare lo stato dell’hard disk seguire questa procedura:

  1. Accedere alle risorse del Computer;
  2. Selezionare il disco da controllare;
  3. Premere il tasto destro sulla risorsa e selezionare Proprietà;
  4. Selezionare il TAB Strumenti;
  5. Alla voce Controlla Errori cliccare su Controlla;
  6. Selezionare Analizza Unità ed attendere il responso.
controllo errori disco

A tal proposito, nel caso di hard disk danneggiato, consigliamo vivamente di acquistare uno dei nuovi hard disk ssd. Ne guadagnerete sicuramente in velocità e prestazioni.

Disattivare le Notifiche

Le notifiche di Windows 10 possono essere molto comode ma rischiano di favorire il problema di hard disk al 100%. Le notifiche di Windows possono essere disabilitate manualmente, oppure tramite le policy locali. Seguire queste procedure per disabilitarle:

Disabilitare le Notifiche di Windows tramite le opzioni

  1. Premere il tasto Windows e selezionare il simbolo dell’ingranaggio a sinistra;
  2. Cliccare su Sistema;
  3. Cliccare su Notifiche e Azioni a sinistra;
  4. Deselezionare tutte le voci sotto il titolo Notifiche.
disattivare notifiche windows

Disabilitare le Notifiche di Windows tramite le Policy

  1. Premere la combinazione di tasti Windows+R;
  2. Digitare gpedit.msc e premere Invio;
  3. Nella parte sinistra, cliccare su Configurazione Utente;
  4. Cliccare due volte su Menu Start e Barra delle applicazioni;
  5. Cliccare sulla sottocartella Notifiche;
  6. Selezionare “Disattiva notifiche di tipo avviso popup nella schermata di blocco”;
  7. Impostare la voce Attiva e premere OK;
  8. Ripetere i punti 6 e 7 per “Disattiva tutte le notifiche di tipo riquadro” e “Disattiva notifiche di tipo avviso Popup”;
  9. Riavviare il PC.
policy windows

Disattivare le Pianificazioni Automatiche di Windows

Su Windows 10 e nelle versioni precedenti del sistema operativo Microsoft è possibile pianificare eventi ed azioni automatizzati, che Windows eseguirà in base alla pianificazione.  L’utilità di pianificazione è un modulo con interfaccia grafica che contiene tutte le azioni impostate e attive sul computer. 

Disattivare alcune pianificazioni automatiche può risolvere problemi di lentezza e hard disk al 100%. Per disabilitare pianificazioni automatiche su Windows 10 e precedenti, seguire questa procedura:

  1. Premere la combinazione Windows+R;
  2. Digitare taskschd.msc e premere Invio;
  3. Nella colonna di sinistra, premere “Libreria Utilità di pianificazione”;
  4. Nella parte centrale si visualizzeranno tutte le azioni pianificate;
  5. Cliccare con il tasto destro su quella da rimuovere o disattivare e premere Eliminazione o Disattiva;
  6. Ripetere il punto 5 per tutti gli elementi da cancellare;
  7. Riavviare Windows.
pianificazioni

In conclusione, il problema dell’hard disk al 100% con Windows 10 dovrebbe essere risolto grazie a questa breve guida.

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recuperare file word non salvati
Formazione, Software

Recuperare un file di Word non salvato con Windows

Immaginate di scrivere un documento di Word e improvvisamente l’applicativo si chiude o il computer si blocca prima del salvataggio del documento. Non è poi una casistica così difficile da trovare e vivere nel quotidiano. Tuttavia, può essere facile recuperare un file di Word non salvato, utilizzando le opzioni integrate nel software di videoscrittura Microsoft e le soluzioni di recupero file di Windows. Questa guida informatica ti spiega come fare, in tutte le casistiche.

Ricordiamo che come opzione predefinita, Word utilizza l’opzione di salvataggio automatico dei documenti ogni dieci minuti di lavoro. I documenti non salvati vengono memorizzati dall’applicativo all’interno di una cartella nascosta denominata “UnsavedFiles”. Ovviamente la tempistica di salvataggio automatico può essere abbassata, per limitare al minimo eventuali problemi di perdita dei dati. È possibile recuperare i documenti non salvati direttamente da Word, seguendo questa procedura:

  1. Aprire Word; Cliccare sul menu “File”;
  2. Cliccare su “Gestisci Documento” nella parte centrale;
  3. Selezionare “Recupera documenti non salvati”;
  4. Scegliere il documento per aprirlo.

Con questa procedura Word ci porterà direttamente alla cartella nascosta nella quale sono memorizzati i documenti non salvati dall’utente. All’interno della cartella, i documenti non salvati sono memorizzati con estensione “.ASD”. Se il recupero dei file avviene correttamente, avete portato a termine l’operazione di ripristino.

Cercare il documento nelle cartelle nascoste

Se non è stato possibile recuperare un file di Word non salvato con l’operazione precedente, non demordiamo poiché questo potrebbe trovarsi in qualche altra cartella “segreta” di Windows.

  1. %temp%
  2. %appdata%\Microsoft\Word
  3. %localappdata%\Temp

Per aprire queste cartelle è sufficiente premere la combinazione di tasti WIN+R e digitare il percorso indicato sopra, una cartella alla volta.

All’interno di queste cartelle occorre prestare attenzione alla presenza di file o directory che possono contenere il file non salvato, solitamente con estensione .ASD, .TMP, .DOC o .DOCX. Se il documento ritrovato non possiede estensione Word, per aprirlo occorre selezionare l’opzione “Apri con…” e scegliere Word nell’elenco dei programmi installati.

Utilizzare le Shadow Copy e le versioni precedenti dei file

Se nessuno dei tentativi di recupero file di Word elencati sopra ha funzionato, non ci resta che affidarci alle Shadow Copy di Windows per ripristinare una versione precedente del file.

Per prima cosa cerchiamo di recuperare la copia del file non salvata che, magari accidentalmente è stata cancellata:

  1. Premere la combinazione di tasti WIN+R;
  2. Digitare il percorso “%LOCALAPPDATA%\Microsoft\Office\” e premere INVIO;
  3. Cliccare con il tasto destro sulla cartella “UnsavedFiles”;
  4. Selezionare “Ripristina versioni precedenti”;
  5. Scegliere la data più recente del ripristino, se disponibile.

Se le opzioni di ripristino configurazione di sistema di Windows sono attive, dovremmo poter recuperare il documento, in caso contrario raccomandiamo di attivare questa funzionalità di Windows (vedi sotto). La stessa procedura potrebbe essere utilizzata anche all’interno di altre cartelle, nelle quali riteniamo di aver memorizzato una copia del documento in passato.

Come attivare la creazione dei punti di ripristino di Windows 10:

  1. Premere la combinazione di tasti WIN+S per visualizzare la casella di ricerca di Windows 10;
  2. Digitare “Crea punto di ripristino” e cliccare sulla voce proposta;
  3. Selezionare il disco sul quale disattivare la protezione di sistema e cliccare sul bottone “Configura”;
  4. Selezionare “Attiva la protezione di sistema”.

Per recuperare le Shadow Copy dei file non visualizzate dal menu contestuale di Windows (soluzione proposta in precedenza), sarà possibile utilizzare ShadowExplorer, un programma per tecnici informatici fondamentale. Si tratta di un software che consente di sfogliare le copie shadow di Windows e recuperare file o cartelle facilmente. 

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jbs sotto attacco ransomware
Formazione, Sicurezza informatica

JBS sotto attacco ransomware

Mercoledì la società statunitense controllata dalla multinazionale brasiliana JBS, la prima al mondo nel settore della lavorazione della carne, ha fatto sapere di aver pagato 11 milioni di dollari (9 milioni di euro) come riscatto per un attacco informatico “ransomware” subìto la scorsa settimana. L’amministratore delegato di JBS USA, Andre Nogueira, ha detto che l’attacco ha impedito il funzionamento dei macelli negli stabilimenti degli Stati Uniti e dell’Australia per un giorno.

Come l’attacco informatico dello scorso 7 maggio a danno dei sistemi della Colonial Pipeline, uno dei più grandi e importanti oleodotti degli Stati Uniti. Anche questo compiuto con un “ransomware”, ovvero un software malevolo installato dagli hacker che blocca alcuni dati, sbloccati solo con il pagamento di un riscatto (in inglese ransom). Secondo le indagini preliminari, nell’attacco non sarebbero stati sottratti dati aziendali né dati relativi ai dipendenti. Reuters ha scritto che secondo una persona coinvolta nelle indagini, l’attacco è opera di un gruppo di hacker che ha legami con la Russia. Questi ultimi avrebbero utilizzato il ransomware REvil, o Sodinokibi. Il colosso della carne ha versato una somma pari a 11 milioni di dollari per evitare qualsiasi potenziale interruzione dell’attività.

JBS ha pagato la somma chiesta in bitcoin

La conferma di quanto avvenuto giunge oggi direttamente dal sito ufficiale, con un comunicato che mette nero su bianco la cifra versata. Non è dato sapere il nome della gang, ma secondo FBI si tratta di una delle più pericolose, con un modus operandi sofisticato. Riportiamo di seguito le parole attribuite a Andre Nogueira, CEO di JBS USA.

JBS sotto attacco ransomware

È stata una decisione molto difficile da prendere per la nostra azienda e per me personalmente. Ciò nonostante, abbiamo ritenuto la scelta fosse necessaria al fine di prevenire qualsiasi potenziale rischio per i nostri clienti.

A rendere la vicenda di particolare interesse non è tanto la cifra pagata (oltre il doppio rispetto al riscatto di Colonial Pipeline, ora in parte recuperato), quanto il fatto che il passaggio della valuta sia avvenuto senza uno stop dell’infrastruttura vero e proprio: i sistemi informatici di JBS non si sono mai fermati se non in minima parte, grazie ai protocolli di sicurezza integrati e alla possibilità di contare su solidi sistemi di backup. Potrebbe dunque essere questa la nuova frontiera degli attacchi ransomware? Estorcere denaro non in seguito alla messa offline dei network colpiti, ma a fronte della minaccia di farlo.

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chiamare gratis da pc o mac
Digitalizzazione, Formazione, Smartphone, Software, Telefonia Mobile

Chiamare da PC o Mac gratis

Anche le chiamate sono ormai progredite grazie all’arrivo dei Social Network e ai servizi di chiamata via Internet. Questo significa che non è più necessario possedere una SIM (o quasi) per affrontare una conversazione audio, ma semplicemente una connessione Wi-Fi. Inoltre, tutto potrà essere fatto anche semplicemente da computer e senza il bisogno di recuperare il proprio smartphone. Oggi andremo quindi a vedere come telefonare/chiamare da PC o Mac gratis, concentrando l’attenzione sulle piattaforme più popolari e utilizzate in questo campo.

Chiamare da PC con WhatsApp

Iniziamo con il Social Network per eccellenza, ovvero WhatsApp. Diciamo che, per poter effettuare delle chiamate con WhatsApp tramite PC bisognerà utilizzare necessariamente l’applicazione desktop disponibile per PC. Attualmente non è infatti possibile sfruttare la funzione sfruttare il portale online di WhatsApp Web.

Prima di tutto quindi, sarà necessario effettuare il download del programma, disponibile sia per PC Windows a 64-bit che a 32-bit. Per farlo basterà raggiungere la pagina ufficiale cliccando su questo link e subito dopo utilizzare il tasto “Scarica per Windows” in basso a destra. Il sito riconoscerà automaticamente la versione del sistema operativo da scaricare, ma, qualora fosse errata, si potrà comunque scegliere una versione alternativa cliccando su uno dei collegamenti in basso.

Chiamare da PC con WhatsApp

Una volta concluso il download, bisognerà effettuare un doppio click sul file scaricato e avviare la procedura di installazione e prima configurazione. A questo punto ovviamente sarà necessario impugnare il proprio smartphone per inquadrare il codice QR da connettere. Tutta la procedura sarà comunque opportunamente illustrata dalle schermate del programma su PC.

codice qr whatsapp web

Quando la configurazione sarà completa, si potrà chiamare da PC e procedere con l’avvio della chiamata o videochiamata. Per farlo basterà ricercare il nome del contatto desiderato e cliccarci su (la rubrica verrà duplicata direttamente dall’app per smartphone), così da avviare la schermata di conversazione. In alto appariranno quindi due icone: quella della cornetta, utile per avviare una chiamata audio e quella della videocamera, necessaria invece per effettuare videochiamate. Una volta cliccata l’apposita icona, la telefonata partirà immediatamente.

Chiamare da Mac con WhatsApp

Tutto ciò che abbiamo detto nel paragrafo precedente ha esattamente lo stesso valore anche su Mac, in quanto i limiti e i passaggi da seguire risulteranno sostanzialmente gli stessi. Il sito utile per effettuare il download è anch’esso identico e può essere raggiunto cliccando su questo link.

Chiamare da Mac con WhatsApp

Il processo di installazione varierà leggermente, in quanto, in questi caso non servirà altro che trascinare l’icona di WhatsApp nella cartella “Applicazioni” e il gioco sarà fatto. Ora basterà aprire l’app appena scaricata e completare la configurazione del servizio attraverso il codice QR e l’applicazione per smartphone.

Se non ti viene mostrato il tutorial iniziale, pigia invece sul pulsante + collocato in alto a destra oppure sulla voce Scannerizza il codice QR e inquadra il codice QR come spiegato in precedenza.

A questo punto tutto ciò che bisognerà fare sarà cercare il contatto interessato tramite il campo di testo in alto a sinistra. Selezionare il suo nome per aprire la schermata di conversazione e cliccare sull’icona della cornetta in alto per effettuare una chiamata vocale o quella della videocamera per avviare una videochiamata.

Chiamare da PC con Skype

Per chiamare da PC con Skype, si dovrebbe fare un discorso un po’ più ampio. Questo perché grazie al “credito”, si potranno effettuare anche delle classiche chiamate verso numeri di telefono fissi o mobili, senza quindi la necessità che l’interlocutore disponga di un account Skype. Tuttavia, il suddetto credito deve essere acquistato e visto che in questa guida affronteremo solo i metodi gratuiti per effettuare chiamate, lasceremo perdere questo particolare strumento.

Chiamare da PC con Skype

Detto questo, per utilizzare correttamente le chiamate e le videochiamate di Skype tramite Internet, sarà necessario possedere un account di Microsoft e anche l’applicazione del servizio sul proprio PC. Quest’ultima potrà essere scaricata cliccando su questo link e utilizzando il tasto nella colonna di sinistra. Invece per creare un account Microsoft gratuito, qualora non si possedesse già, si potrà proseguire tramite questo link.

Una volta scaricato il programma, basterà quindi aprirlo e successivamente accedere tramite l’account Microsoft creato precedentemente. Ora bisognerà ricercare l’account dell’utente da chiamare o videochiamare (che dovrà ovviamente possedere un account Skype) utilizzando la barra di testo. Oppure possiamo cliccare sull’icona della rubrica nel caso in cui il contatto sia già stato invitato in precedenza. Selezionando il suo nome si aprirà la schermata di conversazione, con all’interno l’icona della cornetta, utile per avviare una telefonata audio e quella della videocamera per avviare una videochiamata.

Come telefonare da Mac con Skype

Anche in questo caso, per effettuare delle chiamate con Skype su Mac, varranno le stesse considerazioni viste per PC Windows. Per effettuare il download dell’app bisognerà quindi utilizzare l’opportuno tasto presente in questa pagina. Mentre, per creare un account Microsoft gratuito si potrà proseguire tramite questo link.

Come telefonare da Mac con Skype

Dopo aver installato l’applicazione sarà quindi possibile accedere tramite l’account gratuito di Microsoft creato in precedenza e procedere con la ricerca dei contatti. Per farlo, bisognerà utilizzare il campo di testo in alto a sinistra per ricercare il nome utente interessato oppure cliccare sull’icona della rubrica per selezionare un contatto già salvato.

Selezionando il nome preferito si avvierà quindi la schermata di conversazione. Una volta qui si potranno avviare delle chiamate vocali o videochiamate, cliccando rispettivamente sull’icona della cornetta o della videocamera. Ovviamente anche l’interlocutore dovrà possedere Skype, altrimenti non apparirà tra i contatti disponibili.

Telefonare da PC con Facebook Messenger

Quasi tutte le funzionalità di chiamata di Facebook Messenger sono disponibili sia sul sito Web di Messenger che sull’applicazione gratuita per PC Windows e Mac, scaricabile attraverso questo portale. Tuttavia, qualora si volessero effettuare delle videochiamate di gruppo, bisognerà utilizzare necessariamente l’applicazione, in quanto non sarà possibile farlo dal sito Web. Inoltre, per accedere a Messenger non sarà necessario possedere un account Facebook, ma sarà anche possibile attivare, eventualmente, un nuovo profilo esclusivamente dedicato alla piattaforma di messaggistica, utilizzando soltanto il numero di telefono.

In ogni caso, sia l’interfaccia Web che dell’app per PC Windows e Mac sarà esattamente la stessa e i passaggi per effettuare delle chiamate non varieranno in alcun modo. Per procedere basterà quindi utilizzare la barra di ricerca in alto a sinistra per cercare il nome dell’utente preferito (che dovrà possedere un account Messenger). Una volta qui cliccarci su per aprire la schermata di conversazione. Qui saranno quindi presenti le icone della cornetta per avviare una chiamata vocale e quella della videocamera per avviare invece delle videochiamate (anche di gruppo, ma solo con l’app).

Telefonare da PC con Facebook Messenger

Telefonare da PC Windows collegando uno smartphone Android

All’interno dei computer con Windows 10 (e successive versioni) è presente l’applicazione “Telefono”. Tale app sarà in grado di sfruttare uno smartphone Android (a partire dalla versione 7) per effettuare delle chiamate attraverso la connessione Bluetooth. Questo significa che, tutto ciò che occorrerà per completare l’operazione sarà possedere due dispositivi dotati dei suddetti sistemi operativi e giusto qualche secondo di tempo per connetterli tra loro.

Per avviare la connessione sarà infatti sufficiente aprire le impostazioni del PC Windows. Poi successivamente avviare la schermata dedicata alle connessioni, all’interno della quale bisognerà scegliere l’opzione “Bluetooth” e ricercare un nuovo dispositivo. A questo punto basterà rendere visibile lo smartphone Android dalle impostazioni del Bluetooth (in genere risulta essere visibile di default) e automaticamente apparirà tra i device disponibili per l’accoppiamento sul computer. Cliccando sul suo nome si stabilirà immediatamente una connessione fra i due..

Arrivati a questo punto, si potrà procedere con la chiamate. Per farlo basterà aprire l’applicazione “Telefono”, selezionare la voce “Chiamate” e concludere la configurazione rapida. Da questo momento in poi sarà possibile sfruttare la stessa app per avviare delle chiamate (classiche, senza connessione Internet). Quest’ultime saranno effettuate tramite la SIM dello smartphone Android, il quale dovrà comunque rimanere nel raggio del Bluetooth (circa dieci metri da PC).

Telefonare da Mac collegando un iPhone

Infine, chiudiamo con la controparte della famiglia Apple, ovvero la connessione diretta tra iPhone e Mac, sia che esso sia fisso o portatile. Partiamo col dire che, quasi tutte le funzioni di “sincronizzazione” tra smartphone e computer dell’azienda di Cupertino passano per un servizio definito Continuity (o Continuità in italiano), il quale funzionerà esclusivamente a partire da iOS 8. Per quanto riguarda macOS invece, basterà tenere aggiornato il software ad una qualsiasi versione a partire da OS X Yosemite.

Vediamo quindi quali sono le condizioni necessarie per sfruttare le chiamate su Mac attraverso iPhone. Innanzitutto, entrambi i dispositivi dovranno avere il Wi-Fi attivo e, ovviamente, dovranno essere connessi alla stessa rete (Wireless o cablata). Inoltre, di fondamentale importanza, tutti e due i device dovranno essere configurati con lo stesso Apple ID e dovranno aver eseguito l’accesso all’app di FaceTime (basta aprirla e inserire l’account dell’Apple ID).

chiamata da iphone a mac

A questo punto, su iPhone, bisognerà aprire l’applicazione “Impostazioni”, continuare con “Telefono” e assicurarsi che all’interno di “Chiamate su altri dispositivi” siano attivi i toggle relativi a “Consenti chiamate” e al nome del Mac dal quale rispondere. Su Mac invece, sarà necessario aprire l’app di “FaceTime”, continuare con “FaceTime” nella barra dei menu in alto a sinistra, cliccare su “Preferenze”, spostarsi nella sezione “Impostazioni” e abilitare la voce “Chiamate da iPhone”.

Da questo momento in poi, ogni volta che l’iPhone connesso riceverà una chiamata, questa verrà duplicata anche sul Mac, offrendo ovviamente la possibilità di rispondere tramite il microfono del computer. Per poter avviare una nuova chiamata invece, bisognerà utilizzare l’applicazione “Contatti” o “FaceTime”, all’interno delle quali appariranno le icone della cornetta e della videocamera, utili per avviare una telefonata o una videoconferenza.

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Digitalizzazione, Formazione

UE: approvato il Green Pass

Gli eurodeputati hanno completato il lavoro legislativo sul documento per facilitare gli spostamenti all’interno dell’Unione e contribuire alla ripresa economica. Il testo dovrà ora essere formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, per l’entrata in vigore e l’applicazione immediata dal primo luglio 2021. Il certificato sarà rilasciato gratuitamente dalle autorità nazionali e sarà disponibile in formato digitale o cartaceo con un codice QR. Il Parlamento Europeo da quindi l’ok in via definitiva la nuova formulazione del Green Pass.

546 voti favorevoli, 93 contrari e 51 astensioni. Con una votazione a larga maggioranza il Parlamento Europeo ha ufficialmente approvato il Certificato COVID digitale dell’UE (comunemente ribattezzato “Green Pass”). “Il certificato“, spiega il comunicato del Parlamento Europeo, “attesterà che una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o ha effettuato un test recente con esito negativo o che è guarita dall’infezione. In pratica, si tratta di tre certificati distinti. Un quadro comune dell’UE renderà i certificati compatibili e verificabili in tutta l’Unione europea, oltre a prevenire frodi e falsificazioni“.

Durata di 12 mesi

Il progetto ha inizio il 1 luglio 2021 ed avrà durata prevista di 12 mesi, ossia il tempo che si prevede necessario per scavallare l’emergenza pandemica ed entrare nella nuova normalità post-Covid. Come da trattative con i Paesi membri, rispetto alla prima formulazione del Parlamento Europeo sono state però introdotte alcune novità che consentono ai singoli Stati di poter agire in modo indipendente qualora la situazione richieda interventi particolari. Il Green Pass sarà dunque comunemente accettato e generalmente valido con pari condizioni su tutto il territorio europeo. Tuttavia potrà subire declinazioni nazionali nel caso in cui la pandemia dovesse tornare ad incidere in modo speciale su alcune zone specifiche.

parlamento europeo

Le eventuali restrizioni

Durante i negoziati tra le istituzioni, gli eurodeputati hanno ottenuto un accordo che stipula che gli Stati dell’Unione non potranno imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati – come quarantena, autoisolamento o test – “a meno che non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica”. Si dovrà tenere conto delle prove scientifiche, “compresi i dati epidemiologici pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”

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Formazione, Hardware, Smartphone

MagSafe e le interferenze con i dispositivi cardiaci

I dispositivi con tecnologia MagSafe di Apple potrebbero essere pericolosi per chi dispone di dispositivi cardiaci, potendo creare interferenze con i pacemaker se posizionati direttamente sulla pelle o molto vicini.

A lanciare l’allarme è l’American Heart Association. Essa infatti concorda con un precedente rapporto dell’Heart Rhythm Journal, che rivela come il contatto stretto con un iPhone 12 può causare problemi ad alcuni dispositivi cardiaci impiantati sotto pelle. In particolare, l’American Heart Association afferma che l’effetto pregiudizievole si potrebbe verificare solo quando l’iPhone è acceso o molto vicino all’impianto.

Di possibili interferenze fra la tecnologia MagSafe della mela morsicata e i dispositivi cardiaci si discute ormai da tempo. Oggi una voce autorevole interviene sul tema, quella della American Heart Association, con la pubblicazione di uno studio dedicato.

La ricerca di AHA

La ricerca condotta ha evidenziato l’insorgere di problematiche quando si avvicina un iPhone dotato del sistema a stretto contatto (fino a 1,5 centimetri) con la pelle nella zona in cui si trovano apparecchiature mediche come i pacemaker e defibrillatori. Secondo i test, le anomalie sono state accertate per alcuni modelli prodotti da Medtronic, Abbott e Boston Scientific. Per i suoi test American Heart Association ha utilizzato principalmente un iPhone 12 Pro Max. Tuttavia, il rapporto rileva che anche altri dispositivi dei principali costruttori rilevano questa particolare suscettibilità magnetica.

MagSafe e le interferenze con i dispositivi cardiaci

Il test è stato condotto posizionando iPhone 12 Pro Max, come gli altri modelli iPhone 12 dotato di tecnologia MagSafe, molto vicino a una serie di 11 diversi dispositivi medici e cardiaci come pacemaker e defibrillatori. Alcuni erano dispositivi già impiantati in una serie di pazienti, che il rapporto chiama test “in vivo”. Altri erano “ex vivo” o dispositivi non ancora impiantati.

Nulla che Apple abbia mai nascosto. Un aggiornamento comparso nel mese di gennaio sulle pagine del supporto ufficiale specifica che Questi magneti e campi elettromagnetici potrebbero interferire con i dispositivi medici. Il colosso di Cupertino sottolinea inoltre che Sebbene tutti i modelli di iPhone 12 contengano più magneti rispetto ai modelli di iPhone precedenti, non è previsto che comportino un rischio più grave di interferenze magnetiche con dispositivi medici rispetto ai modelli di iPhone precedenti.

Il rapporto

Tuttavia, il rapporto osserva diversamente:

il nostro studio suggerisce diversamente poiché la risposta al magnete è dimostrata in 3/3 casi in vivo

Ad ogni modo, Apple stessa suggerisce di mantenere iPhone 12 e i dispositivi MagSafe a una distanza superiore a 15 cm dal corpo:

I dispositivi medici come pacemaker e defibrillatori potrebbero contenere dei sensori che reagiscono alla vicinanza di magneti e radiofrequenze.

Suggerisce quindi agli utenti per evitare delle possibili interferenze con questi dispositivi di tenere l’iPhone e gli accessori MagSafe a una distanza di sicurezza dal dispositivo medico (più di 15 cm di distanza o più di 30 cm di distanza se stai caricando in modalità wireless). Inoltre consiglia di consultare il medico per qualsiasi dubbio.

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shell linux
Formazione, Software

Shell Linux: i comandi principali

Le persone che si approcciano per la prima volta alle distribuzioni Linux potrebbero ignorare del tutto l’esistenza della shell linux o dell’interprete dei comandi. Questo perché i moderni sistemi operativi fanno completamente affidamento sulle GUI (Graphical User Interface) moderne per ogni sorta di interazione tra utente e computer. Dunque oggi non è più obbligatorio apprendere una lista di comandi ben precisi per interagire con i vari applicativi o con i file presenti all’interno del disco fisso. Tuttavia risulta molto utile sapersi muovere all’interno del file system e apprendere almeno qualcuno dei comandi principali del terminale shell linux.

Anche se può sembrare superfluo sapersi destreggiare con le funzioni della CLI (Command Line Interface) è comunque molto interessante e di grande utilità. Avere una marcia in più e comprendere il funzionamento base della piattaforma che si sta utilizzando ci aiuta anche a snellire e a rendere più fluide talune procedure.

Spostarsi all’interno del file system Linux

Il file system è fondamentalmente quel meccanismo con cui il sistema operativo organizza ed archivia i file sul disco o su altre tipologie di memoria di massa. Gli utenti solitamente interagiscono con il file system tramite un programma chiamato File Manager , come esempio Finder su MacOS oppure Esplorare Risorse in Windows 10, che non fa altro che rappresentare con un’interfaccia user friendly il file system e le varie directory, che oggi comunemente indichiamo come “cartelle”, ovvero delle entità che sostanzialmente racchiudono ed elencano i file dell’utente.

file system linux

Muoversi tra le varie directory tramite la shell Linux non è complicato, anzi risulta essere molto più intuitivo di quanto si possa supporre. Prima di poter iniziare ad esplorare i vari comandi principali bisogna approfondire brevemente il concetto di file system, delle directory e scoprire come sono organizzati i file all’interno delle distribuzioni.

Su Linux praticamente tutti i file dell’utente e le relative configurazioni della sessione sono racchiuse dentro la home directory,  indicata graficamente dal terminale con questo simbolo “~“,  in modo tale da separarli nettamente dai dati del sistema. I componenti core della distribuzione invece vengono posizionati nella root directory, indicata dalla shell Linux cosi “/“.

Se quindi si è alla ricerca di qualche documento generato dall’utente tramite un applicativo allora ci si dovrà indirizzare verso la home, mentre se invece se si necessità di modificare un elemento del sistema in questo caso sarà necessario partire dalla root.

Comandi più usati nella shell Linux

Parte dei comandi da shell Linux sono ereditati direttamente da Unix e dagli standard POSIX (Portable Operating System Interface for Unix). Per iniziare ad approcciarsi col concetto di file system basta tenere a mente due comandi principali della shell Linux molto semplici, ovvero: cd ed ls.

Nella maggior parte dei casi le distribuzioni Linux adottano Bash, acronimo di Bourne Again Shell, come CLI di riferimento, questo perché risulta essere molto affidabile e versatile, tuttavia esistono diverse alternative online altrettanto valide.

Il primo viene usato per spostarsi tra le directory, dunque per posizionarsi dentro la cartella chiamata Documenti si deve digitare:

cd Documenti

Il secondo invece serve per listare i file contenuti all’interno della directory su cui siamo posizionati, ecco un output d’esempio:

enjoy@pcdesktop:~/Documenti$ ls
fattura.pdf scansione.jpg note.txt

Come è possibile notare il comando ls ci ha mostrato come risultato tutti i file presenti dentro Documenti.  Tuttavia da questa lista vengono esclusi i file e le cartelle nascoste. Per mostrare anche questi elementi bisogna aggiungere al comando l’opzione “-a

enjoy@pcdesktop:~/Documenti$ ls -a
fattura.pdf scansione.jpg note.txt .ricevute.odt .configurazioni

Ora poniamo il caso volessimo modificare con Nano, un editor di testi da shell Linux, il file invitati.txt presente dentro la directory Foto. Basta dare questa sequenza di comandi:

cd

cd Foto

nano invitati.txt

oppure:

cd ~/Foto

nano invitati.txt

oppure ancora:

nano ~/Foto/invitati.txt

Ovviamente anche in questa directory l’utente può visualizzare tutti i file presenti tramite ls:

enjoy@pcdesktop:~/Foto$ ls

invitati.txt FotoCompleanno

Creare, copiare, spostare ed eliminare file con shell Linux

Creare una nuova cartella e posizionarci dei file dentro è altrettanto semplice tramite mkdir ed mv. Il primo comando genera la nuova directory, mentre il secondo si occupa di spostare i file. Ecco un esempio concreto:

mkdir "NuovaCartellaImmagini"

mv foto1 foto2 foto2 ~/Foto/NuovaCartellaImmagini

Come è possibile notare tramite mv si va ad indicare non solo i file da spostare ma anche la relativa destinazione, che in questo è la cartella chiamata NuovaCartellaImmagini. Oltre che per i singoli file il comando mv viene impiegato anche per muovere intere cartelle, che in ambito Linux sono sempre considerati come file, ed il loro relativo contenuto:

mv NuovaCartellaImmagini ~/Documenti

Nel caso in cui volessimo fare una copia del file basta rivolgersi al comando cp:

cp foto1 foto2 foto2 ~/Foto/NuovaCartellaImmagini

oppure per copiare un’intera cartella:

cp NuovaCartellaImmagini ~/Documenti

Anche in questo caso oltre che il nome del file, o della directory, da copiare sarà sempre necessario indicare al terminale l’esatta posizione del file system dove posizionare la copia dei dati.

Eliminare un file è altrettanto semplice con il comando rm:

rm foto1

Mentre nel caso di una directory è necessario inserire l’attributo “-r“:

rm -r NuovaCartellaImmagini

Quando si usa il comando rm è sempre bene porre estrema attenzione sul nome del file e sul percorso esatto. Infatti se si esegue tale operazione con i poter di utente amministratore è possibile anche eliminare file vitali per il corretto funzionamento del sistema operativo.

sudo ed escalation dei privilegi ad utente amministratore 

Come abbiamo già detto il file system delle distribuzioni Linux divide nettamente i file dell’utente da quelli del sistema operativo. Tale suddivisione non è solo organizzativa ma prevede anche delle barriere d’accesso e di modifica dei dati presenti nella root. L’utente standard non ha dunque i poteri per modificare, cancellare o creare nuovi file dentro la root directory. Per farlo o dovrà eseguire il login come utente amministratore, possibilità che in certe distribuzioni è disattivata di base per motivi di sicurezza, oppure eseguire un escalation temporanea dei privilegi tramite il tool sudo, acronimo di substitute user do.

Sudo permette all’utente di ottenere i poteri di amministratore per un breve periodo di tempo, dopo aver inserito una password specifica, in modo tale da eseguire modificare ai file di sistema. Per fare un esempio concreto, ecco cosa succede se tentiamo di eliminare una cartella dentro la root senza i privilegi necessari:

enjoy@pcdesktop:/$ rm -r Foto
rm: cannot remove 'Foto': Permission denied

se invece usiamo sudo:

sudo rm -r Foto

L’operazione prosegue senza interruzioni da parte di Bash, che andrà a rimuovere il file desiderato.

grep e find: cercare file nel computer

Bash offre degli strumenti di ricerca molto potenti e precisi chiamati grep e find. Nel caso l’utente non riesca a trovare manualmente i propri file, o dei dati all’interno di essi, si potrà rivolgere a questi due comandi.

La sintassi è molto facile da padroneggiare. Poniamo il caso di dover cercare il documento fatture2021.pdf presente nel nostro computer:

find ~ -name fatture2021.pdf

/home/enjoy/Documenti/fatture2021.pdf

Con tale comando abbiamo dunque indicato alla shell Linux di cercare dentro la home directory, ma possiamo anche indicare una cartella più specifica, il file nominato, per mezzo dell’attributo -name, fatture2021.pdf. Bash dunque ha risposto indicato l’esatto percorso in cui reperire tale documento ovvero la directory Documenti.

find dispone di vari attributi con cui eseguire ricerche più dettagliate, ad esempio in base alla dimensione:

find ~/Video/Compleanno -size +1G

/home/enjoy/Video/Compleanno/filmato.mp4

/home/enjoy/Video/Compleanno/filmato3.mp4

/home/enjoy/Video/Compleanno/filmato5.mp4

In questo caso find ci ha listato tutto i filmati più grandi di 1GB presenti dentro la cartella Compleanno. Se invece ci interessa restringere il campo di ricerca ai video modificati o registrati nell’ultima settimana dobbiamo utilizzare l’attributo -mtime seguito dall’indicazione temporale in giorni:

find ~/Video/Compleanno -name '*.mp4' -mtime -7

/home/enjoy/Video/Compleanno/filmato7.mp4

/home/enjoy/Video/Compleanno/filmato8.mp4

/home/enjoy/Video/Compleanno/filmato9.mp4

Con tali attributi find ha elencato tutti i file video con estensione .mp4, tramite l’uso del carattere asterico posizionato prima dell’estensione, modificati negli ultimi 7 giorni.

Il comando grep può gestire ricerche similari ed inoltre è capace di ricercare dati all’interno dei file dell’utente:

grep "Mario Rossi" fattura.txt

Mario Rossi ha pagato 103€ il 01/01/2021

Con tale comando, senza dover aprire il documento, è possibile capire al volo se dentro il file fattura.txt è presente la dicitura Mario Rossi. Ovviamente con grep si possono fare ricerche del genere su più file contemporaneamente:

grep "Mario Rossi" fattura2.txt fattura3.txt fattura4.txt

Per estendere la ricerca a tutti i file presenti nella directory, e nelle relative sottodirectory, dovremo utilizzare l’attributo -R:

enjoy@pcdesktop:~/Documenti$ grep -R "Mario Rossi"
Fatture/fattureGennaio2021.txt:Mario Rossi ha pagato 103€ il 01/01/2021

Fatture/fattureGennaio2021.txt:Mario Rossi ha pagato 97€ il 14/01/2021

fatturamarzo2021.txt:Mario Rossi ha pagato 124€ il 27/03/2021

Con tale opzione verranno elencati il nome dei file, con la loro posizione precisa nel file system, che contengono il nominativo Mario Rossi.

Informazioni sull’hardware utilizzato

Tramite CLI l’utente può ottenere informazioni dettagliate sull’hardware presente sul computer in uso. Dati che posso tornare utili nel caso sia necessario installare qualche driver specifico o monitorare il corretto funzionamento di qualche device particolare.

Ad esempio con il comando lshw il sistema ci elenca le principali caratteristiche hardware del computer:

enjoy@pcdesktop:~$ lshw
pcdesktop
description: Computer
width: 64 bits
capabilities: smp
*-core
description: Motherboard
physical id: 0
*-memory
description: System memory
physical id: 0
size: 15GiB
*-cpu
product: Intel(R) Core(TM) i5-4690K CPU @ 3.50GHz
vendor: Intel Corp.
physical id: 1
bus info: cpu@0
capacity: 3501MHz
width: 64 bits

L’output ricevuto da lshw mostra dunque la tipologia del sistema, la quantità di RAM ed il modello di CPU. Con comandi similari Bash è capace di indicare con precisione anche la tipologia ed il modello esatto di periferiche installate sulle porte PCI ed USB del proprio PC:

enjoy@pcdesktop:~$ lspci

00:1e.0 PCI bridge: Intel Corporation 82801 Mobile PCI Bridge (rev 03)
00:1f.2 USB Controller: Intel Corporation 82801BA/BAM USB Controller #1 (rev 03)
01:00.0 VGA compatible controller: NVIDIA Corporation GK104GLM [Quadro K5000M] (rev a1)

enjoy@pcdesktop:~$ lsusb

Bus 005 Device 001: ID 0000:0000
bDeviceClass 9 Hub
bDeviceProtocol 1 Single TT
iProduct 2 EHCI Host Controller

Bus 004 Device 006: ID 0a5c:2110 Broadcom Corp.
bDeviceClass 224 Wireless
bDeviceProtocol 1 Bluetooth
iProduct 2 BCM2045B
(Bus Powered)

Come è possibile notare lspic ed lsusb forniscono non solo il tipo di device installato sul sistema ma anche i dettagli del chipset implementato. Questo elemento consente all’utente di individuare con precisione il modello delle periferica installata, facilitando enormemente il lavoro di ricerca dei driver o di software compatibili.

Gestione dei processi e kill delle applicazioni

Le distribuzioni dispongono di diverse utility per poter monitorare e gestire i processi in esecuzione nel sistema. Una delle più note è top, un task manager da shell Linux che da accesso a tutta una serie di strumenti per tenere sotto controllo gli applicativi avviati dall’utente o dalla distribuzione.

davide@pcdesktop:~$ top

top - 18:58:01 up 15 min, 0 users, load average: 0.52, 0.58, 0.59
Tasks: 4 total, 1 running, 3 sleeping, 0 stopped, 0 zombie
%Cpu(s): 7.9 us, 0.0 sy, 0.0 ni, 92.1 id, 0.0 wa, 0.0 hi, 0.0 si, 0.0 st
MiB Mem : 16334.3 total, 10589.6 free, 5520.8 used, 224.0 buff/cache
MiB Swap: 14228.4 total, 14064.3 free, 164.1 used. 10682.9 avail Mem

PID USER PR NI VIRT RES SHR S %CPU %MEM TIME+ COMMAND
1 root 20 0 8940 320 272 S 0.0 0.0 0:00.09 init
9 root 20 0 8940 228 184 S 0.0 0.0 0:00.01 init
10 davide 20 0 18076 3596 3472 S 0.0 0.0 0:00.07 bash
41 davide 20 0 18904 2068 1452 R 0.0 0.0 0:00.01 top
481 davide 20 0 25388 4636 3904 S 1.0 0.0 0:00.03 mc

Il tool top non solo elenca i processi attivi, ed i relativi utenti che li hanno avviati, ma fornisce anche l’ID unico dell’applicativo, i dati sui consumi delle risorse e lo status delle applicazioni. Tramite l’ID numerico l’utente può terminare l’applicazione direttamente da terminale sfruttando il comando kill.

Ad esempio se si volesse chiudere forzatamente il file manager Might Commander, indicato con l’ID 481 su top, basterà digitare in Bash:

kill 481

Il comando kill è molto potente e va usato con attenzione perché, con i relativi poteri di utente amministratore, è capace di chiudere anche i programmi base del sistema operativo e dunque, potenzialmente, rendere la sessione di lavoro inutilizzabile fino al prossimo riavvio del computer.

Le distribuzioni Linux sono un ottimo punto di partenza per tutte quelle persone che vogliono muovere i primi passi in un sistema Unix-like e sperimentare con Bash o più in generale con la CLI.  Nonostante oggigiorno non sia essenziale sapersi destreggiare con il terminale tali conoscenze potranno essere molto utili per rendere il proprio workflow più snello ed efficiente. Concludendo sapersi muovere all’interno del file system di una Shell Linux e apprendere alcuni dei comandi principali può sembrare per certi aspetti anacronistico, ma è molto utile e al contempo funzionale.

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addio suono avvio windows
Creative, Formazione

Che fine ha fatto il suono di avvio di Windows?

Da qualche tempo (in verità da qualche anno), Windows ha perso il suo caratteristico suono di avvio. Fin qui nessuna notizia o novità. Merita però una segnalazione il fatto che, a spiegare il perché della scelta, è oggi Jensen Harris. È stato fino al 2014 impegnato con Microsoft nel ruolo di Director of Program Management. Nei giorni scorsi ha condiviso un video da oltre 15 minuti di cui consigliamo la visione integrale, ricco di curiosità sulla storia e sull’evoluzione del sistema operativo. Questa storia è stata raccontata su YouTube da Jensen Harris, che era direttore della gestione dei programmi per il team Windows UX di Microsoft. Ecco di seguito il video.

La scomparsa del caratteristico suono è avvenuta con il lancio di Windows 8. O meglio, durante i lavori sulla realizzazione della piattaforma. Nel 2008, impegnato sul progetto poi sfociato nella linea Surface, il gruppo di Redmond ha dovuto fare i conti con la consapevolezza che i PC desktop stavano perdendo quote di mercato in favore dei laptop e dei dispositivi portatili (in quegli anni stava avvenendo la rivoluzione iPhone): apparecchi non più fermi su una scrivania, ma trasportati ovunque dagli utenti e accessibili in qualunque momento. Da lì la consapevolezza che l’audio riprodotto a ogni boot, in alcune occasioni, costituisce più un disturbo che non un valore aggiunto.

Un suono storico

Harris ha promesso di svelare prossimamente, attraverso il proprio canale YouTube, qual è il suono di avvio realizzato per Windows 8 e poi rimasto nel cassetto. La caratteristica, introdotta all’inizio degli anni ’90 con Windows 3.1, è rimasta in circolazione, con le sue diverse iterazioni, fino a Windows 7. Un dettaglio sempre tenuto in grande considerazione da Microsoft, che nel tempo si è affidata a musicisti di spessore come Robert Fripp dei King Crimson (per Windows Vista) e Brian Eno, padre del genere ambient (per Windows 95).

Nonostante il fatto che la sua idea abbia trovato il suo posto nella squadra, Harris se ne è subito pentito. In un incontro, gli hanno presentato delle proposte e hanno finito per scegliere un nuovo suono di avvio per Windows 8 che tutti consideravano “eccellente”. Harris riteneva che il problema riscontrato con il suono di avvio potesse essere risolto con altri mezzi, ad esempio consentendo il “taglio all’avvio”, utilizzando il sensore di luce ambientale, o almeno consentendo il suono. da attivare a piacimento dell’utente.

suono di avvio di Windows

Tuttavia, Harris ha incontrato un nemico inaspettato in questo momento di rammarico: il team di Windows Fundamentals. Hanno avuto un lavoro duro: far funzionare Windows su ARM su tablet e convertibili con hardware molto modesto. Per fare ciò, hanno dovuto ottimizzare Windows fino alla nausea, riducendo al minimo il consumo di memoria e accelerando il più possibile l’avvio.

A quanto pare, una delle ottimizzazioni di avvio di Windows 8 con le migliori prestazioni nel pre-test è stata l’eliminazione del codice relativo al suono di avvio. Questa semplice azione ha consentito di risparmiare in media un secondo nel processo di avvio e il team di Windows Fundamentals non ha voluto rinunciarvi.

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INTEL PRESENTA I NUOVI PROCESSORI CORE I7-1195G7 E CORE I5-1155G7 TIGER LAKE
Formazione, Hardware, Tech

Intel presenta Tiger Lake-U Refresh

A distanza di circa nove mesi dal debutto dell’architettura, Intel presenta due nuovi processori al Computex 2021, Core i7-1195G7 e Core i5-1155G7, sono i primi modelli della serie Tiger Lake-U Refresh con TDP compreso tra 15 e 28 Watt. L’azienda californiana ha presentato anche un modem 5G realizzato in collaborazione con MediaTek. Destinati ai laptop a bassa potenza, i chip sono in grado di offrire prestazioni migliorate grazie a velocità di clock più elevate.

Entrambi sono basati sul processo SuperFin a 10nm e sono progettati per piattaforma che operano nell’intervallo 12-28W. Ma vediamo quali sono le specifiche. Partendo dal Core i7-1195G7, si tratta di una CPU octa-core con frequenza base di 2,9 Ghz e massima di 5Ghz. Integrata la GPU Intel Iris X, mentre la cache L3 è da 12MB, come mostriamo nella slide in calce diffusa direttamente da Intel.

Intel Tiger Lake-U Refresh

Il suffisso Refresh è riferito unicamente alle maggiori frequenze di clock. Entrambi i processori sono realizzati con tecnologia di processo SuperFin a 10 nanometri. Il Core i7-1195G7 ha otto core con frequenza base (a 28 Watt) di 2,9 GHz e massima di 5 GHz (singolo core con Turbo Max 3.0), una novità assoluta per un chip delle serie U. La GPU Intel Xe-LP integrata ha 96 unità di esecuzione e una frequenza massima di 1.400 MHz. La cache L3 è da 12 MB.

Il Core i5-1155G7 ha otto core con frequenza base (a 28 Watt) di 2,5 GHz e massima di 4,5 GHz (singolo core con Turbo Max 3.0). La GPU Intel Xe-LP integrata ha 80 unità di esecuzione e una frequenza massima di 1.350 MHz. La cache L3 è da 8 MB.

Intel presenta Tiger Lake-U Refresh

Intel ha sottolineato che entrambi i processori supportano fino a 64GB di RAM DDR4-3200 e 32GB di RAM LPDDR4x-4266. Il supporto è già stato annunciato per oltre 60 notebook, che arriveranno sul mercato nei prossimi mesi.

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