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Formazione, Sicurezza informatica

Sms truffa: occhio alle frodi!

Ecco alcuni suggerimenti pratici per difenderti dalle frodi dei truffatori che, nel corso del 2024, stanno esplorando nuove modalità, non solo limitate agli sms truffa.

L’uso degli SMS per comunicare con amici e familiari sta diminuendo gradualmente, poiché sono stati in gran parte sostituiti dalle app di messaggistica istantanea come WhatsApp, Telegram e altre simili.

Tuttavia, gli SMS rimangono ancora uno strumento molto utilizzato da aziende, istituti bancari e altre attività commerciali. Queste entità li utilizzano per scopi di marketing, per inviare avvisi agli utenti o per questioni di sicurezza, come l’invio di codici OTP (One Time Password). Purtroppo, questa diffusione degli SMS ha iniziato ad attirare anche malintenzionati che cercano di truffare gli utenti che li ricevono.

Falsi sms delle banche

Quante volte ci è capitato di ricevere SMS da istituti bancari o dalle Poste Italiane riguardanti conti correnti bloccati o transazioni non autorizzate? O magari ci siamo ritrovati a essere annunciati come vincitori di grandi premi, o con un pacco in consegna che sembra non arrivare mai. Molte volte, vero? E se ci fai caso, spesso sono accompagnati da un link su cui cliccare per risolvere il problema.

sms truffa
L’app ufficiale di Google per dispositivi Android include funzionalità di rilevamento del messaggio spam. Utilizzando tecniche avanzate di analisi dei dati e machine learning, l’app è in grado di studiare le abitudini degli utenti e individuare i messaggi spam provenienti da mittenti sconosciuti o improbabili. Questo aiuta a proteggere gli utenti dalle truffe e dai messaggi indesiderati, garantendo una migliore esperienza di utilizzo dell’app Messaggi su dispositivi Android.

Ma questo è solo un esca per rubare i tuoi dati e, nel peggiore dei casi, svuotare il tuo conto corrente. La maggior parte di questi SMS è facilmente riconoscibile come falso, ma purtroppo, negli ultimi anni, le tecniche di phishing tramite messaggi di testo sono diventate sempre più sofisticate e possono ingannare anche persone esperte. Di conseguenza, ogni anno, si stimano truffe per diversi milioni di euro, illegalmente sottratti ad utenti ignari o poco informati sulla sicurezza informatica.

Riconosciamo le truffe

Nonostante le tecniche utilizzate dai malintenzionati siano sempre più sofisticate, tanto che ormai gli SMS truffa e quelli legittimi finiscono per apparire nella stessa chat, è ancora possibile individuare un tentativo fraudolento prestare attenzione ad alcuni dettagli. In genere, gli SMS truffa sono accompagnati da un invito urgente a fare clic su un link per procedere con una procedura fittizia, come “sbloccare” un conto corrente o richiedere un premio non reale. Spesso, è facile identificare questi messaggi a causa degli errori grammaticali, poiché spesso vengono scritti da individui che non conoscono bene l’italiano e si affidano a strumenti di traduzione automatica. Inoltre, se apriamo il link proposto, potremmo essere reindirizzati a una pagina web progettata per sembrare autentica, come quella di una banca o delle Poste Italiane, ma in realtà mira solo a rubare le nostre credenziali o informazioni sensibili.

sms truffa pacco
Tra le truffe più diffuse nell’ultimo anno ci sono quelle degli SMS riguardanti pacchi in arrivo, con un link falso per il monitoraggio, oppure la truffa delle spedizioni bloccate, richiedendo un pagamento per sbloccarle.

Fortunatamente, la semplice apertura del link non comporta rischi immediati, poiché il suo obiettivo è solo quello di catturare i dati che inseriamo nei campi appositamente predisposti. Per verificare se una pagina è falsa, possiamo toccare la barra degli indirizzi (che si trova in alto o in basso, a seconda del dispositivo) e controllare attentamente che l’URL corrisponda a quello ufficiale. Tuttavia, spesso gli indirizzi utilizzati sono completamente falsi e poco simili a quelli originali, ma è comunque una buona pratica confrontarli con l’indirizzo ufficiale (che possiamo trovare facilmente cercando su Google) per confermare le nostre sospetti.

Gli sms truffa

Purtroppo, non c’è un modo infallibile per proteggerci dagli SMS truffa senza bloccare la ricezione di tutti gli SMS, il che non è pratico. Tuttavia, possiamo prendere alcune precauzioni per rimanere al sicuro. Prima di tutto, è importante non rispondere mai agli SMS di questo tipo, nemmeno per richiedere di interromperne la ricezione, e evitare di cliccare sui link proposti. Anche se un clic sul link non comporta necessariamente un rischio, è meglio essere cauti, perché potremmo essere indotti a inserire dati personali senza rendercene conto. Inoltre, è importante non condividere il nostro numero di telefono o indirizzo email, specialmente in risposta a presunte vincite o offerte allettanti.

truffa sms

Se gli SMS provengono da numeri con mittente visibile, possiamo utilizzare la funzione integrata nell’app Messaggi del nostro smartphone per segnalarli come spam e bloccarli. Infine, è consigliabile mantenere sempre aggiornato il sistema operativo del nostro smartphone, installando gli aggiornamenti inviati dal produttore, poiché spesso contengono correzioni di sicurezza importanti. Ad esempio, su Android, Google rilascia patch di sicurezza mensili che vengono poi distribuite dalle varie aziende per i loro modelli, mentre su iPhone, Apple rilascia regolarmente aggiornamenti per garantire la sicurezza dei dispositivi.

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    Sebbene i dati più recenti di Ookla, noti soprattutto per il sito www.speedtest.net che misura la velocità di navigazione, indichino che in Italia la velocità di download sia in media di ben 112 Mbps, persistono notevoli differenze tra le aree urbane più grandi e i centri più piccoli, nonché tra le regioni settentrionali e meridionali. Un considerevole numero di persone, oltre 17 milioni, pari a circa un terzo della popolazione italiana, risiede in comuni in cui la velocità di download media è inferiore ai 40 Mbps. Inoltre, pochi hanno accesso alla banda ultra larga su rete fissa, nota come Fiber to the Home (Ftth), ovvero la connessione che porta la fibra ottica direttamente a casa dell’utente.

    test velocità

    Nonostante la promessa di estendere la copertura della banda ultralarga in tutta Italia entro il 2026 attraverso i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dobbiamo al momento riconoscere l’apporto positivo degli operatori di telefonia mobile, i quali hanno esteso il 4G a oltre il 92% della popolazione. Questa tecnologia può fungere da valida alternativa al cavo, specialmente ora che sono disponibili varie offerte con dati illimitati.

    Nel caso in cui, dopo aver verificato la velocità di connessione, riteniamo che sia troppo lenta, anziché lamentarci con il nostro fornitore di servizi telefonici, sarebbe prudente controllare l’hardware a nostra disposizione. Indipendentemente dal fatto che stiamo utilizzando una connessione ADSL da 10 Mbps, una fibra FTTC da 30 Mbps o una FTTH da 1 Gbps, spesso il vero elemento limitante risiede nel router, nel computer o persino nel browser utilizzati.

    Il mio router è affidabile?

    Indipendentemente dalla tipologia di connessione Internet in uso, il modem-router costituisce sempre il cuore della nostra connessione domestica e, di conseguenza, è responsabile di eventuali rallentamenti. Mentre è possibile che i cavi nella centralina siano stati danneggiati da animali, come topi, questa situazione porterebbe più probabilmente a un’interruzione della connessione anziché a un degrado della stessa.

    Va considerato, inoltre, che un modem-router di buona qualità e configurato correttamente non può compiere miracoli, ma è sicuramente in grado di risolvere problemi e migiorare la navigazione su Internet all’interno di ciascun appartamento, specialmente per quanto riguarda i dispositivi Wi-Fi. Può inoltre assegnare correttamente le priorità a determinate applicazioni, privilegiando, ad esempio, lo streaming e le sessioni di gioco tramite la funzione QoS (Quality of Service), a discapito della navigazione o dei download in background.

    Oggi, con la presenza di computer, smartphone, tablet, assistenti digitali, telecamere e altri dispositivi domestici, è comune avere più di una decina di accessori Wi-Fi collegati simultaneamente. Un router economico potrebbe incontrare difficoltà a gestire un così elevato numero di connessioni contemporanee e potrebbe non essere compatibile con i più recenti e efficienti protocolli di comunicazione wireless presenti su smartphone e PC.

    FRITZ!Box 4040

    I modem forniti in comodato d’uso dagli operatori, sebbene non richiedano installazione o manutenzione, spesso limitano le opzioni avanzate come il cambio di DNS, l’impostazione di una VPN e la condivisione dei dischi in rete. Un router valido dovrebbe essere in grado di gestire connessioni sia a 2,4 GHz che a 5 GHz (e preferibilmente anche a 6 GHz) e dovrebbe essere compatibile con i protocolli 802.11 ac o ax, andando oltre l’802.11n.

    Un altro aspetto da considerare è la presenza della tecnologia MIMO (Multiple Input, Multiple Output), che implica la presenza di più antenne utilizzate contemporaneamente per gestire più flussi di dati in ingresso e uscita. Sebbene non siamo obbligati a utilizzare il modem-router fornito dal gestore, spesso vincoli contrattuali o economici possono ostacolare la sostituzione. Per risolvere questa limitazione, è possibile collegare un nuovo router al modem fornito e connettere i dispositivi a quest’ultimo, lasciando il modem operatore a gestire solo la connessione Internet in ingresso.

    L’acquisto di un router di buona qualità e facilmente programmabile non richiede una spesa eccessiva. Ad esempio, un modello altamente configurabile come il FRITZ!Box 4040 del produttore tedesco AVM ha un prezzo di soli 70 euro e, oltre a integrare 4 porte Gigabit Ethernet, consente la configurazione della funzione di priorità del traffico per il gaming o lo streaming.

    Scegliere il canale adatto

    Un router Wi-Fi trasmette il segnale attraverso diversi canali radio, e la scelta di un canale diverso da quello predefinito può essere utile per evitare interferenze. Spesso, le interferenze disturbano il segnale, impedendo al modem/router di coprire efficacemente un’area ampia in un’abitazione o un ufficio.

    Normalmente, il router stesso seleziona automaticamente il miglior canale, ossia quello meno utilizzato da dispositivi (non solo i nostri, ma anche quelli dei vicini, soprattutto in condomini dove si possono trovare numerose reti Wi-Fi nelle vicinanze) e al contempo meno influenzato da interferenze elettromagnetiche. Tuttavia, gli algoritmi non sempre riescono a scegliere il canale più libero, e talvolta è possibile ottenere risultati migliori intervenendo manualmente sulla selezione del canale.

    canali

    Per determinare il canale più adatto all’ambiente in cui si vive, ci sono diverse app Android disponibili gratuitamente nel Play Store. Si consiglia l’uso di un’app come Wi-Fi Analyzer (Open Source), in quanto è una delle poche che non richiede ulteriori pagamenti per accedere a tutte le funzionalità.

    router

    Dopo l’installazione dell’app e la selezione del nostro Access Point, possiamo visualizzare non solo i canali utilizzati, ma anche il protocollo Wi-Fi e il tipo di sicurezza. L’app stessa suggerirà eventuali canali più liberi per ottenere le massime prestazioni. Per modificare il canale, sarà necessario accedere all’interfaccia Web del modem, la cui posizione può variare in base al modello, ma spesso si trova all’indirizzo http://192.168.1.1/ (o comunque l’indirizzo e le credenziali di accesso sono solitamente presenti sotto la base del modem).

    Priorità delle app su misura con il QoS

    Modificare i valori del QoS (Quality of Service) consente di assegnare priorità a servizi specifici, come ad esempio i giochi online in cui le latenze sono cruciali, o alle applicazioni di streaming video e alle app di videoconferenza. Purtroppo, solo pochi dei router forniti in comodato d’uso dai gestori consentono la modifica di questi valori.

    Al contrario, anche un router Dual Band Wi-Fi 6, come il TP-Link Mercusys MR1S00X, disponibile a soli 50 euro (https://amzn.to/3tY8fEt), dotato di 4 antenne multidirezionali con funzione beamforming (capace di direzionare il segnale), permette di regolare questi parametri. Inoltre, la compatibilità con lo standard Wi-Fi 6 consente di raggiungere una velocità di 1,2 Gbps, a condizione ovviamente che anche il dispositivo collegato sia compatibile con tale standard e che la fibra fornita dal gestore possa supportare questa velocità.

    L’uso dei DNS

    La scelta dei DNS (Domain Name System) che utilizzi può influenzare la tua esperienza di navigazione su Internet. Gli indirizzi a cui ci connettiamo durante la navigazione sono identificati da una complessa combinazione numerica, ma il sistema di server DNS funge da traduttore, convertendo questi numeri in nomi riconoscibili.

    Ci sono diversi server DNS che possono variare in velocità e vengono utilizzati non solo per gestire la navigazione, ma anche per controllarla. I server DNS italiani dei vari gestori, ad esempio, vengono utilizzati per oscurare siti ritenuti illegali, indirizzando la navigazione verso pagine della polizia postale che indicano che il sito è stato oscurato.

    Modificare il server DNS con uno open source come OpenDNS, Cloudflare o Google può consentire una navigazione più veloce e bypassare i blocchi imposti dalle autorità italiane. Puoi modificare il DNS a livello di router o anche su singoli dispositivi come computer e smartphone.

    Sui computer Windows e macOS, puoi utilizzare software come Namebench (disponibile all’indirizzo https://code.google.com/p/namebench/downloads/) che ti mostra i migliori server DNS per la tua zona e connessione Internet. Una volta scelto il server DNS desiderato, su un PC con Windows 11, puoi andare su Impostazioni > Rete e Internet > Wi-Fi o Ethernet, selezionare Assegnazione server DNS, scegliere Manuale, attivare IPv4 e inserire gli indirizzi dei DNS che vuoi utilizzare.

    Per Android, puoi utilizzare un’app come DNS Changer o andare su Impostazioni > Rete e Internet > Avanzate > DNS privato per inserire manualmente i server DNS desiderati.

    Modificare i DNS può contribuire a una navigazione più veloce e bypassare eventuali restrizioni imposte.

    Due connessioni

    Oggi è comune avere due connessioni Internet sempre attive, la connessione casalinga tramite ADSL o fibra e quella dello smartphone, entrambe in alcuni casi senza limiti di traffico. Tuttavia, può sorgere un problema quando entrambe le connessioni sono lente e poco affidabili. Una possibile soluzione potrebbe essere l’utilizzo di un software come Speedify (https://speedify.com/) disponibile per Windows e macOS. Questo programma consente di combinare le bande di trasmissione di diverse connessioni, come ADSL, fibra ottica, 3G, 4G LTE, Wi-Fi e qualsiasi altra connessione disponibile.

    Speedify è un servizio a pagamento, ma offre la possibilità di provarlo senza impegno, in quanto i primi 5 GB di traffico sono gratuiti. Per attivare il servizio, è necessario collegare il computer a tutte le reti e connessioni disponibili. Speedify riconoscerà automaticamente tutte le connessioni disponibili, come ad esempio l’ADSL di casa e il tethering dello smartphone, bilanciando il carico di lavoro in base alla banda a disposizione, alla stabilità e alla potenza del segnale.

    Il software esegue anche un controllo accurato delle prestazioni, fornendo un’idea della velocità Internet che è possibile raggiungere grazie alla combinazione delle connessioni. I prezzi di Speedify partono da 7,50 dollari al mese per collegare un massimo di cinque connessioni contemporaneamente.

    Attenzione ai malintenzionati

    La lentezza della connessione Internet potrebbe essere causata dalla presenza di un estraneo che si è collegato al tuo Wi-Fi. Non è necessariamente un hacker; potrebbe essere il vicino di casa a cui hai temporaneamente fornito la password o che l’ha copiata dal router.

    Se sospetti la presenza di un intruso nella tua rete Wi-Fi, la prima cosa da fare è controllare i dispositivi collegati alla rete. Puoi farlo utilizzando l’interfaccia Web del tuo router, a cui si accede con il nome utente e la password generalmente indicati sotto la base del router stesso.

    Dentro il pannello di gestione del router, individua la sezione dedicata ai dispositivi connessi, dove puoi ottenere informazioni come il nome del dispositivo, l’indirizzo IP e l’indirizzo fisico. Se trovi dispositivi sospetti, potrai bloccarli direttamente dalla finestra di gestione del router.

    Se non riesci ad accedere al pannello di gestione del router e stai utilizzando un PC Windows, puoi utilizzare un’utility gratuita chiamata Wireless Network Watcher (disponibile su https://www.nirsoft.net/utils/wireless_network_watcher.html), che analizza la rete Wi-Fi alla ricerca di dispositivi sconosciuti.

    Con Wireless Network Watcher, potrai visualizzare informazioni come l’indirizzo IP, l’indirizzo fisico e il nome della scheda wireless dei dispositivi connessi alla rete Wi-Fi, ma non potrai bloccarli direttamente dall’app. Per questo, sarà necessario collegarti alla finestra di gestione del router.

    Se stai utilizzando uno smartphone Android o iOS, puoi utilizzare Fing, uno scanner di rete efficace. Anche in questo caso, non sarà possibile bloccare direttamente il dispositivo sospetto dall’app, ma potrai cambiare immediatamente la password per bloccarlo automaticamente.

    Scegli il browser giusto

    Google Chrome è il browser più utilizzato, con oltre il 65% di utenti sia su computer che su smartphone. Tuttavia, nel tempo, Chrome ha guadagnato la fama di essere più pesante e lento rispetto ai suoi concorrenti. Questa reputazione non è del tutto infondata, considerando che una sessione di Chrome con 20 schede aperte può occupare quasi 2 GB di RAM, mentre Edge ne utilizza poco più della metà e Firefox solo 1,6 GB. Nonostante Edge utilizzi lo stesso codice del Progetto Chromium, riesce a gestire meglio l’apertura delle pagine e ad eseguire codice JavaScript più velocemente di Chrome.

    Le estensioni sono una delle cause dei rallentamenti dei browser, compreso Chrome. Questi “programmini” ampliano le funzionalità del browser, fornendo accesso rapido a servizi online e notifiche. Il problema è che molte persone si dimenticano di averle installate, e molte estensioni non ufficiali possono essere instabili o compromettere la privacy.

    Per disattivare o rimuovere le estensioni da Chrome, è sufficiente fare clic sul simbolo della tessera del puzzle nella barra in alto. Oltre alle estensioni, Chrome può gestire anche applicazioni, componenti aggiuntivi più complessi che sfruttano le funzionalità del browser. Tuttavia, queste applicazioni possono avviarsi automaticamente e rimanere aperte anche dopo la chiusura del browser.

    Per effettuare una pulizia più completa, si consiglia l’utilizzo di BleachBit (www.bleachbit.org/), un programma gratuito e open source in grado di eliminare la maggior parte dei file superflui generati dalle estensioni installate, contribuendo a migliorare le prestazioni del browser.

    Blocca la pubblicità

    Un efficace adblocker, ovvero un software progettato per bloccare la pubblicità, impedisce al tuo dispositivo di caricare contenuti non necessari da un sito web, come pop-up, finestre aggiuntive e tracciatori. Questo contribuisce a ridurre la quantità di dati che devono essere caricati durante la navigazione, migliorando la velocità complessiva.

    In Chrome, è possibile attivare la prevenzione dei popup e dei reindirizzamenti dalle impostazioni del browser. Nella sezione “Sicurezza” e “Pop-up e reindirizzamenti“, è possibile impedire l’apertura di finestre pubblicitarie. Tuttavia, potrebbe capitare che alcuni siti non si aprano correttamente se non possono visualizzare le finestre pubblicitarie. In tal caso, puoi scegliere se rinunciare a visitare il sito o inserire un’eccezione specifica per quel sito dalle impostazioni.

    Per bloccare in modo più efficace alcuni tipi di finestre pop-up che potrebbero sfuggire alle impostazioni predefinite di Google, potresti considerare l’installazione di estensioni specializzate per Chrome progettate per bloccare la comparsa di finestre pubblicitarie indesiderate. Ci sono diverse estensioni disponibili sul Chrome Web Store che offrono funzionalità avanzate di blocco della pubblicità e miglioramento della navigazione.

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      Google Drive: Aggiornamento Importante

      Negli ultimi giorni, è stato rilasciato un’aggiornamento dell’app Google Drive.
      Questo aggiornamento ha coinvolto la funzione di scansione dei documenti, che ha portato a una rielaborazione dell’interfaccia grafica e all’introduzione di nuove funzionalità specifiche. Fino a quel momento, la possibilità di utilizzare lo scanner non era estesa a iOS/iPadOS. Tuttavia, grazie all’ultimo aggiornamento, questa lacuna è stata finalmente colmata.

      Aggiornamento Apple

      Nelle ultime ore, l’app Google Drive per Apple è stata oggetto di un aggiornamento significativo, includendo ora la tanto attesa funzione di scansione documenti. Per utilizzarla, è sufficiente premere il tasto dedicato alla fotocamera, posizionato sopra il simbolo (+) nell’angolo in basso a destra della schermata principale.

      Una volta premuto il tasto, viene attivato un mirino che può eseguire la scansione, mentre nella parte inferiore è possibile optare anche per l’acquisizione manuale. La fotocamera aiuta a posizionare il documento per ottenere una scansione di qualità ottimale. Basta toccare l’anteprima per regolare i bordi, ruotare l’immagine e applicare filtri come Colore, Scala di grigi, Bianco e nero e Foto. È possibile scannerizzare anche documenti composti da più pagine.

      Per completare il processo, è sufficiente toccare il tasto “Salva”, e l’app sfrutterà l’apprendimento automatico per suggerire un titolo pertinente. Inoltre, Google Drive potrebbe suggerire automaticamente se si tratta di una ricevuta e aggiungere l’ubicazione del negozio. Naturalmente, è possibile decidere dove salvare il PDF prima del caricamento.

      Il cambiamento

      Questo funzione essenziale finalmente non è più solamente limitata ai dispositivi Android ma è divenuta disponibile anche per i prodotti di casa Apple. Un importante aggiornamento che si è fatto attendere a lungo ma finalmente da la possibilità agli utenti Apple di scannerizzare i propri documenti e condividerli facilmente.

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        Password dimenticata? Ecco come recuperarla

        La Necessità di un Gestore di Password

        Se non usiamo un gestore di password online, come LastPass, oppure non utilizziamo il Gestore delle password di Google, che le archivia automaticamente, potremmo trovarci in situazioni problematiche.

        E su Windows?

        La situazione più comune è quella di un computer Windows protetto da una password locale invece di un PIN collegato all’account Microsoft. Tuttavia, specialmente sui computer meno recenti, potrebbe essere necessario resettare la password direttamente dal BIOS, se ci si dimentica quella locale. Anche se potrebbe sembrare complicato, esistono strumenti online e alcuni di essi offrono versioni di prova per testarne l’efficacia.

        PassFab 4Winkey: La Soluzione per il Recupero delle Password di Windows

        Se hai mai dimenticato la password per accedere al tuo computer con sistema operativo Windows, sai quanto possa essere stressante. Fortunatamente, esiste una soluzione affidabile e potente per risolvere questo problema: PassFab 4Winkey.

        Recupero delle Password di Windows

        Perdere o dimenticare la password di Windows può sembrare un incubo, ma con PassFab 4Winkey, puoi risolvere rapidamente questo problema. Questa potente utility è progettata per aiutarti a recuperare o reimpostare quella di accesso al tuo sistema operativo Windows.

        Facile da Usare

        La semplicità d’uso è una delle caratteristiche distintive di PassFab 4Winkey. Anche se non sei un esperto tecnico, sarai in grado di utilizzare questo software senza problemi. Il processo di recupero è guidato da un’interfaccia intuitiva che ti porta passo dopo passo attraverso il processo.

        Una guida all’utilizzo

        Abbiamo effettuato un test di PassFab 4Winkey. Inizialmente, abbiamo utilizzato la versione di prova e successivamente abbiamo optato per quella commerciale al costo di 20 euro. Il meccanismo è sorprendentemente diretto e veloce: dopo aver installato il software su un altro computer (che può anche essere un Mac), abbiamo collegato una chiavetta USB e seguito le istruzioni del software per creare un’unità Flash di ripristino. Quest’ultima sarebbe stata inserita nel computer del quale avevamo dimenticato la password, accedendo al menu delle impostazioni del BIOS.

        Immagine che mostra la schermata iniziale di PassFab 4WinKey

        Qui trovi la guida completa

        A seconda del modello del computer in uso, l’accesso al BIOS potrebbe richiedere la pressione di tasti come Canc, F2 o F12. Comunque, è relativamente semplice identificare la combinazione giusta per il nostro PC mediante un rapido ricorso a un motore di ricerca. Una volta giunti a questo punto, abbiamo modificato l’ordine di avvio, collocando la chiavetta USB in prima posizione, e successivamente riavviato il computer. Dall’apertura della finestra che si sarebbe presentata, avremmo avuto la possibilità di reimpostare la password dell’amministratore locale di Windows, la password dell’ospite o addirittura quella di Microsoft. Una volta completate queste operazioni, avremmo rimosso la chiavetta USB e riavviato il PC.

        Altre soluzioni?

        Non va tuttavia dimenticato che un tool per il recupero delle password è disponibile gratuitamente da almeno dieci anni: ci riferiamo a Ophcrack, un software open source. Tuttavia, va notato che Ophcrack funziona solamente con versioni di Windows fino alla 7 e recupera le password tramite gli hash LM e NTLM, sfruttando le Rainbow Tables. È importante notare che il software raggiunge buoni risultati proprio perché i sistemi di codifica utilizzati da Microsoft non impiegano il “salting,” una tecnica impiegata, invece, da sistemi operativi come Linux e Mac, che li rende notevolmente più resistenti agli attacchi di forza bruta.

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          Già in passato abbiamo parlato del recupero password in questo articolo!

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          Lo schermo del tuo smartphone in TV

          Con le Smart TV è semplice guardare tutti i contenuti che vogliamo come Netflix e Youtube dal nostro divano.

          Ma come possiamo fare se non abbiamo una Smart TV?

          Tutti i nuovi televisori sono Smart TV, hanno quasi sempre la possibilità di connettersi ad Internet e di guardare YouTube, Netflix, Disney + e altri servizi.
          Non avendo una Smart TV possiamo ricorrere ad un semplice ed economico accessorio: Chromecast di Google

          Google Chromecast

          Ecco quindi come connettere il tuo Android alla TV

          Per poter trasmettere in streaming il contenuto del nostro smartphone su una TV, è essenziale che entrambi i dispositivi siano connessi alla stessa rete Wi-Fi. Basta toccare l’opzione “Trasmissione” presente nella sezione “Dispositivi Connessi” e visualizzare i ricevitori compatibili, è possibile effettuare la connessione tramite l’applicazione Google Home. Dall’app, basta toccare la scheda “Dispositivi”, quindi selezionare “Aggiungi Nuovo Dispositivo” e specificare l’ambiente in cui aggiungerlo, come ad esempio la sala o lo studio.

          Può capitare di visualizzare il simbolo della trasmissione wireless, raffigurato come un rettangolo con onde al suo interno, mentre si utilizza un’app compatibile come YouTube. In questo caso, è sufficiente toccare questo simbolo per avviare direttamente la trasmissione, evitando di dover passare attraverso le normali schermate di Android.

          Esistono anche altri pratici dispositivi come il Fire TV Stick di Amazon o il clone del Chromecast chiamato Monbeq

          Amazon FireTVStick

          Andiamo a vedere come usare questi dispositivi

          Il menu Impostazioni di Android può variare da uno smartphone all’altro a causa delle personalizzazioni apportate dai produttori e dalla versione di Android in uso. Il menu Trasmissione si trova generalmente all’interno della sezione “Dispositivi Connessi”, accessibili tramite uno swipe dal bordo superiore dello smartphone. Una volta individuato il comando, se hai a disposizione una Smart TV o un TV Box Android, dovresti vedere il dispositivo nella finestra di Trasmissione. È fondamentale, comunque, che sia lo smartphone e il TV o TV Box siano connessi alla stessa rete Wi-Fi.

          Se non visualizzi automaticamente il TV Box o la Smart TV, puoi aggiungerli manualmente. In questo caso, dovrai installare l’app Google Home dal Play Store, che gestisce gli accessori domotici della casa.

          Puoi acquistare un adattatore come il Chromecast, che si collega direttamente alla porta HDMI del televisore su https://store.google.com, a partire da circa 40 euro. Puoi anche risparmiare ulteriormente acquistando un clone del Chromecast come l’adattatore Monbeq, disponibile su Amazon a soli 19 euro (https://amzn.to/45YMAtp).

          Infine, puoi trasmettere in streaming il contenuto dello schermo dello smartphone utilizzando il Fire TV Stick di Amazon, parte ad un costo di 35 euro su https://amzn.to/480C2fl.

          Una guida al collegamento

          Una volta selezionato il dispositivo che desideriamo connettere al nostro smartphone tramite la trasmissione wireless, Avverrà una richiesta per la trasmissione di tutto lo schermo.

          Tuttavia, esiste anche la possibilità di trasmettere al televisore solo un video di YouTube o un film in streaming. Basterà toccare direttamente sull’app il simbolo del rettangolo con tre onde al suo interno e verrà visualizzata una richiesta di connessione. In questo modo, potremo condividere solo quel contenuto specifico senza esporre i dati sensibili del nostro smartphone. Questo è particolarmente utile se desideriamo condividere lo smartphone con familiari o amici senza preoccuparci che venga utilizzato in modo improprio.

          Google Home

          L’app Google Home è disponibile sulla maggior parte dei dispositivi Android, e nel caso non fosse preinstallata, è possibile scaricarla gratuitamente dal Google Play Store. Questa app consente di gestire tutti gli accessori della casa domotica, organizzandoli per stanze o ambienti. Puoi aggiungere dispositivi come Chromecast, altoparlanti o assistenti virtuali. Ci sono oltre un centinaio di dispositivi compatibili che possono essere configurati facilmente attraverso l’app.

          Grazie a Google Home, puoi collegare non solo i Chromecast ma anche la maggior parte dei TV Box disponibili sul mercato. Attraverso l’app, puoi avviare la trasmissione wireless dello schermo, regolare il volume e collegare il dispositivo all’Assistente Google, l’utilizzo di comandi vocali.

          Inoltre, puoi effettuare videochiamate direttamente dal tuo televisore, ma è importante ricordare che il microfono utilizzato rimarrà quello integrato nel tuo smartphone Android.

          Trasmetti ovunque dal tuo smartphone

          La maggior parte degli Smart TV e dei TV Box è compatibile con Chromecast, il che consente di trasmettere il contenuto dello schermo del tuo smartphone sul televisore. Tuttavia, esistono anche altri protocolli di connessione, come Miracast o DLNA, che richiedono app specifiche. Quello che rende XCast un’applicazione interessante è la sua capacità di gestire tutti questi protocolli di connessione senza la necessità di installare diverse app separate.

          XCast è in grado di cercare i dispositivi disponibili e di identificare i file video, audio e foto, consentendo di trasmetterli al televisore. L’app è compatibile con una vasta gamma di Smart TV e dispositivi come Google Chromecast, Amazon Fire TV Stick, Roku e altri ricevitori DLNA. È inoltre compatibile con le console Xbox.

          Per trasmettere il contenuto dello schermo dal tuo smartphone al TV, è necessario che entrambi i dispositivi siano collegati alla stessa rete Wi-Fi. Puoi sempre utilizzare il tuo smartphone come hotspot e trasmettere contenuti come immagini e video o anche contenuti online.

          L’app è gratuita, ma richiede la visualizzazione di annunci pubblicitari prima dell’avvio della connessione. Se desideri eliminare la pubblicità, puoi optare per la versione Pro che costa 7,50 euro e offre funzionalità aggiuntive come individuare contenuti video già riprodotti e creare segnalibri.

          Se già utilizzi questi dispositivi o se il nostro articolo ti è stato utile faccelo sapere nei commenti qui sotto, ci auguriamo di vederci presto con nuove notizie sul mondo dell’informatica!

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            Google: ottenere risultati migliori in meno tempo

            Google è un efficace motore di ricerca che si distingue per la sua potenza e facilità d’uso. Tuttavia, utilizzando alcune strategie, è possibile migliorare ulteriormente i risultati in modo più rapido

            Nel 1998, al momento della sua fondazione, Google si differenziò dai concorrenti dell’epoca grazie alla sua interfaccia essenziale, alla sua sorprendente facilità d’uso e alla sua abilità nel fornire immediatamente i risultati desiderati. Nel corso degli anni, sono state introdotte nuove funzionalità e apportate modifiche agli algoritmi, ma quella semplicità originaria è rimasta intatta. Nonostante l’interfaccia basilare, non mancano le opzioni: alcune funzioni meno conosciute possono rendere le ricerche su Google ancora più efficaci.

            Ordiniamo i risultati per data

            È comune finire per essere tratti in inganno da informazioni datate, spesso anche di molti anni fa. Quante volte ci è capitato di cercare una notizia, condividerla con gli amici, e solo successivamente scoprire che si trattava di notizie ormai obsolete? Dopo aver effettuato una ricerca su Google, notiamo diverse opzioni sotto la barra di ricerca, tra cui ‘Strumenti’.

            Cliccando su di essa, abbiamo la possibilità di limitare la ricerca ai siti italiani, ma anche di specificare di cercare solo informazioni pubblicate dopo una determinata data o in un intervallo temporale specifico. In alternativa, possiamo utilizzare la barra di comando, utilizzando ‘before:<data>’ o ‘after:<data>’ per cercare rispettivamente risultati precedenti o successivi a una data specifica. Ad esempio, scrivendo ‘il miglior smartphone 5G after:2023’ tra virgolette doppie, otterremo solo risultati pubblicati dal 2023 in poi.

            Le ‘virgolette’

            Spesso, ci troviamo a dover esplorare tra i risultati per individuare quello più pertinente tra le diverse opzioni. Un metodo per ottimizzare la ricerca è l’uso delle virgolette. Ad esempio, se stiamo cercando una specifica opzione per Windows 10, come l’attivazione del backup, inseriamo questa frase tra virgolette. La query, ovvero il testo che inseriamo in Google, ‘come si fa il backup in Windows 10′, restituirà risultati anche per versioni precedenti di Windows.

            backup windows 10

            Ma se la modifichiamo in ‘come si fa il backup in “Windows 10”‘, restringeremo notevolmente il campo. Questa caratteristica si rivela preziosa anche per frasi lunghe, come le citazioni di personaggi celebri.

            Usiamo gli operatori booleani

            Gli operatori booleani sono stati utilizzati sin dagli esordi dei primi motori di ricerca, ma non tutti conoscono il loro utilizzo. Se non sei familiare con il concetto degli operatori booleani, non preoccuparti, è un concetto molto semplice. Fondamentalmente, ci sono due operatori principali in Google: AND e NOT.

            Ad esempio, se cerchiamo ‘programma di editing immagini “windows 10” AND “Linux”’, otterremo risultati che includono i termini ‘editor di immagini’, ‘windows 10’ e ‘Linux’. Al contrario, ‘programma di editing immagini “windows 10” NOT “Linux”’ escluderà dai risultati tutte le pagine che contengono il termine ‘Linux’.

            Ricerca specifica dentro un sito x

            Esistono alcuni siti vasti, colmi di informazioni e non sempre organizzati in modo chiaro. In queste situazioni, individuare un contenuto specifico attraverso la navigazione nei menu può richiedere molto tempo. Un trucco per trovare rapidamente ciò che cerchiamo è limitare la nostra ricerca a un singolo sito, utilizzando il comando ‘site:’.

            ricerca sito

            Ad esempio, inserendo la frase ‘backup windows 10 site:www.enjoysystem.it‘, troveremo tutti gli articoli sul backup di Windows 10 pubblicati sul sito di enjoy system.

            Scopri da dove viene un immagine

            Sia su internet che sui social media, è diffuso il fenomeno delle notizie false e delle immagini manipolate. Succede spesso di imbattersi in messaggi indignati riguardanti immagini legate a eventi molto discussi come alluvioni, terremoti, pandemie o guerre, che però sono completamente fuori contesto.

            immagine

            Per evitare di essere ingannati, possiamo utilizzare un trucchetto: carichiamo l’immagine in questione su Google Immagini e osserviamo i risultati che otteniamo. Questo ci permetterà di scoprire facilmente l’origine dell’immagine e quando è stata utilizzata per la prima volta. È una tecnica ampiamente adottata anche dai debunker per individuare e svelare le notizie false.

            Usiamo gli Strumenti

            Le voci del menu ‘Strumenti’ sono dipendenti dal contesto e variano a seconda della ricerca effettuata. Come abbiamo visto precedentemente, possiamo utilizzarlo per limitare la ricerca a date specifiche, ma le opzioni disponibili sono molteplici. Quando effettuiamo una ricerca per immagini, ad esempio, oltre alla data, abbiamo la possibilità di specificare la dimensione (piccola, media, grande o dimensioni personalizzate) e di selezionare immagini con licenza Creative Commons. Questo ci consente di riutilizzarle senza violare i diritti d’autore, sia sul nostro sito che a fini personali.

            Funzioni avanzate per la ricerca

            Google funge in pratica come un sistema operativo a sé stante, con le sue applicazioni. Considerando che probabilmente avremo sempre una finestra del browser aperta, ha senso sfruttarlo anche per altre attività. Ad esempio, se dobbiamo effettuare dei calcoli, perché utilizzare una calcolatrice? Basta inserire le operazioni da svolgere nella barra di ricerca per ottenere il risultato. Non sarà nemmeno necessario premere Invio: man mano che digitiamo, vedremo il risultato dell’operazione.

            ricerca avanzata

            Inoltre, può svolgere molte altre funzioni, come la conversione di valute o unità di misura. Alcuni esempi pratici di comandi potrebbero essere ’15 cm in inches’ per convertire da centimetri a pollici, oppure ’10 celsius in fahrenheit’ per convertire da gradi centigradi a Fahrenheit. Naturalmente, possiamo fare lo stesso tipo di conversioni anche con le valute, come ad esempio ‘100 dollari in euro’ per sapere quanti euro corrispondono a 100 dollari.

            L’IA Bard

            A luglio, Google ha introdotto in Italia Bard, il suo sistema di chat basato su Intelligenza Artificiale, il corrispettivo di Google di ChatGPT ma con la capacità di effettuare ricerche online, simile a Bing Chat che l’ha preceduto di alcune settimane. L’utilizzo è molto simile a quello di ChatGPT e possiamo interagire con esso come se stessimo parlando con una persona. Ad esempio, possiamo scrivere ‘trovami il volo più conveniente da Milano a New York nella prima settimana di agosto’. Inoltre, possiamo chiedere ‘come funziona un digital twin’ o addirittura richiedere ‘scrivimi un racconto nello stile di Umberto Eco’. Se non abbiamo voglia di scrivere, possiamo anche limitarci a parlare cliccando sull’icona del microfono.

            bard

            A differenza di Bing Chat, Bard ha un’interfaccia più pulita e non ci sommerge di pubblicità. Tuttavia, manca il fatto che le risposte di Bard non includano link di riferimento, che potrebbero essere utili per approfondire o verificare l’accuratezza delle informazioni fornite. È importante ricordare che, come con ChatGPT, è sempre meglio non fidarsi ciecamente delle risposte e verificarle sempre. Le Intelligenze Artificiali sono strumenti molto utili, ma ancora in fase di sviluppo: sono efficaci nel manipolare e elaborare testi, ma possono commettere errori e talvolta addirittura inventare informazioni. Gli ingegneri che lavorano su questi modelli li definiscono ‘allucinazioni‘. Questo è un problema con cui dovremo convivere ancora probabilmente per un po’ di tempo.

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              Internet, Sicurezza informatica

              Standard di sicurezza nuovi per i siti

              Un breve documento di testo rappresenta una potente risorsa per affrontare numerosi problemi nel campo della sicurezza informatica, e la sua adozione si estende a livello governativo sia in Italia che negli Stati Uniti, oltre ad essere utilizzato da importanti aziende come Google e Facebook, vediamo questo nuovo standard.

              Security.txt è il nome di un recente standard di sicurezza per i siti Web, che consiste in un file di testo (txt) con un nome standardizzato e facile da riconoscere tra i vari file che compongono un sito. Il file serve a fornire le indicazioni necessarie per gli esperti di sicurezza e gli hacker etici, cioè quelli che cercano di scoprire e segnalare le vulnerabilità dei siti senza danneggiarli o sfruttarli.

              Security.txt è un formato che sta riscuotendo molta popolarità: lo usano siti molto noti e rilevanti, come Google, Facebook, GitHub, e anche i siti dei governi di diversi paesi, tra cui l’Italia, gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito. Il governo olandese ha addirittura imposto l’uso di security.txt per i siti della pubblica amministrazione, mentre in Rete si è aperto un interessante dibattito sull’utilità reale di questo tipo di soluzioni, che potrebbero anche avere degli svantaggi o dei rischi.

              Perché usarlo

              L’avanzamento di Internet ha portato con sé una maggiore complessità per i ricercatori di sicurezza e anche per i motori di ricerca nel distinguere tra siti web legittimi e quelli potenzialmente dannosi o non attendibili. Nonostante i quasi quarant’anni di sviluppo del Web e gli standard creati da Tim Berners-Lee, non esiste ancora una guida specifica su come fornire queste informazioni cruciali riguardo alla natura e alla sicurezza di un sito web.

              Tuttavia, un gruppo di ricercatori indipendenti ha proposto una soluzione innovativa a questo problema. L’idea alla base di questa iniziativa è di creare un piccolo documento di testo, facilmente implementabile da amministratori di siti web di qualsiasi dimensione, che consenta di fornire indicazioni chiare su come contattarli nel caso di rilevamento di un’eventuale vulnerabilità o insicurezza nel sito.

              Standard di sicurezza

              Questo documento di testo, chiamato “Indicazioni per la Sicurezza”, offre una soluzione semplice ma efficace per aiutare a identificare correttamente la natura e l’affidabilità di un sito web. Esso consentirebbe ai motori di ricerca e ai ricercatori di sicurezza di ottenere informazioni chiare sulla gestione della sicurezza del sito e su come notificare tempestivamente gli amministratori in caso di problemi.

              L’iniziativa sta guadagnando rapidamente terreno e ha già suscitato l’interesse di importanti attori del settore, tra cui i creatori di WordPress. Questa piattaforma software è ampiamente utilizzata in tutto il mondo per la creazione di siti web e blog. In effetti, stanno valutando di rendere questa funzione standard all’interno del loro sistema, rendendo ancora più semplice per gli utenti implementare queste importanti indicazioni di sicurezza.

              Chi dovrebbe usarlo

              Chiunque può creare il file di testo security.txt e caricarlo nella cartella principale (root) del proprio sito web. Il modo in cui deve essere redatto è illustrato nel sito dell’ente non profit del progetto Open Source: www.securitytxt.org.

              Seguendo una sintassi precisa, si facilita l’invio automatico delle segnalazioni di eventuali problemi di sicurezza. Infatti molte volte gli esperto fanno le verifiche in modo automatico, quindi non si può avvisare manualmente centinaia di migliaia di gestori di siti compromessi.

              standard sicurezza
              Per redigere il file security.txt, si consiglia di consultare il sito www.securitytxt.org. In tale sito, è possibile visionare un esempio reale cliccando sul link See it in action. Per approfondire le norme ufficiali, si può accedere al documento RFC cliccando su Read the RFC. In tale documento, sono illustrate le finalità, le modalità e la sintassi del file security.txt.
              security.txt
              Sul sito www.securitytxt.org, c’è anche un form Web dove possiamo mettere le informazioni del nostro sito Web. Così facendo, ci dà un file security.txt già fatto che possiamo copiare nel nostro spazio Web.

              Una soluzione come security.txt permette di automatizzare il processo. Inoltre il proprietario del sito può mettere nel file di testo la sua chiave pubblica (PGP), così da poter comunicare con lui in modo sicuro usando la crittografia.

              Conclusioni

              In conclusione, questa nuova iniziativa sta cercando di colmare una lacuna critica nella sicurezza di Internet, offrendo uno strumento semplice ma potente per migliorare la comprensione e l’affidabilità dei siti web, proteggendo gli utenti da potenziali minacce cibernetiche e rendendo l’esperienza online più sicura per tutti.

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                Intelligenza artificiale

                DragGAN: con l’AI Google rivoluziona l’editing delle immagini

                DragGAN, l’avanzato strumento di editing fotografico basato su IA. Trasforma immagini con precisione e velocità. Uscita prevista: Giugno 2023

                I ricercatori di Google hanno recentemente rilasciato una nuova tecnica di intelligenza artificiale. Consente agli utenti di manipolare le immagini in pochi secondi con un semplice clic e trascinamento. 

                Il nuovo DragGAN è uno strumento di editing AI che sfrutta un GAN (Generative Adversarial Network) pre-addestrato per sintetizzare idee che seguono con precisione l’input dell’utente pur rimanendo sulla molteplicità di immagini realistiche.

                Il potere di DragGAN

                DragGAN è una rivoluzionaria tecnologia di fotoritocco basata sull’intelligenza artificiale che promette di cambiare radicalmente il modo in cui modifichiamo le immagini. Questo nuovo strumento di editing offre un approccio completamente diverso rispetto ai tradizionali software di fotoritocco come Photoshop. DragGAN eliminerà la complessità e gli infiniti livelli di Photoshop, aprendo la strada a qualcosa di completamente nuovo e innovativo.

                DragGAN si basa sull’intelligenza artificiale e utilizza algoritmi avanzati per trasformare le immagini in modo preciso e veloce. Grazie a questa tecnologia, sarà possibile apportare modifiche e miglioramenti alle immagini con estrema precisione, consentendo agli utenti di ottenere risultati sorprendenti con facilità, come nel video seguente:

                Secondo quanto riportato, DragGAN sarà disponibile a partire dal mese di giugno 2023.

                Nonostante non siano disponibili ulteriori dettagli specifici sull’uso e sulle funzionalità esatte di DragGAN, si prevede che questo strumento avrà un impatto significativo nel campo del fotoritocco, semplificando il processo di editing delle immagini.

                In conclusione, DragGAN è un innovativo strumento di editing fotografico basato sull’intelligenza artificiale che sta per rivoluzionare il modo in cui modifichiamo le immagini. Con la promessa di semplificare il processo di fotoritocco e offrire risultati sorprendenti, DragGAN è sicuramente un’interessante tecnologia da tenere d’occhio

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                  Funzionalità e suggerimenti per il nostro pc

                  Tanti piccoli suggerimenti e funzionalità per ottenere il massimo dal nostro computer e non solo

                  Scopriamo come ottimizzare il nostro computer al meglio ma più in generale impariamo alcuni trucchi e funzionalità molto utili.

                  Indice

                  Alexa ha un trucco … da sala giochi!

                  Gli assistenti vocali posso­no essere molto utili, soprattut­to se abbiamo una casa intelli­gente, ma nascondono anche numerose funzionalità divertenti, come la modalità super. Per attivarla dobbiamo usare il co­mando Alexa, su su giù giù si­nistra destra sinistra destra A B. Il nostro speaker intelligente risponderà con la riproduzione di un motivo musicale e poi la frase “modalità Super Ale­xa attivata. Avvio dei reattori, online. Abilitazione dei sistemi avanzati. online. Apertura delle ali. Errore. Ali mancanti” e poi successivamente un motivetto musicale.

                  funzionalità alexa

                  Tutto qui? Sì. ma gli appassio­nati di lungo corso non potran­no non avere notato che l’istru­zione da utilizzare non è altro che il celebre Konami Code. un trucco che fin dagli anni ’80 permette di ottenere bo­nus e potenziamenti nei giochi della celebre casa produttrice e non solo.

                  Selezioniamo il testo come dei campioni

                  Selezionare il testo è una di quelle attività che tutti noi facciamo, almeno occasional­mente, usando il computer. Il modo più semplice. che in linea di principio usiamo tutti. è quello di fare clic sul testo e trascinare il puntatore del mouse. Tuttavia c’è un siste­ma più rapido ed efficace per selezionare intere parole o interi paragrafi in modo più veloce. Per selezionare una intera parola. dobbiamo sem­plicemente fare doppio clic su un punto qualsiasi della parola stessa.

                  trucco testo
                  trucco testo

                  Più curioso ancora, il sistema che permette di selezionare un intero paragrafo. Per farlo, infatti, possiamo fare un tri­plo clic, cioè tre clic rapidi in sequenza con il tasto sinistro del mouse. Questo trucco ha un altro risvolto ancora più in­teressante: funziona con tutti i principali browser e i program­mi di videoscrittura.

                  Cambiamo lo sfondo della nostra Gmail

                  I prodotti Google sono noti per avere moltissime funzionalità “nascoste” o comunque poco utilizzate che di tanto in tanto possiamo cogliere per aggiungere un po’ di pepe, o di personalizzazione. alla nostra esperienza. La possibilità di cambiare lo sfondo di Gmail è una di queste. Da quando Go­ogle ha rivisto le impostazioni, mettendone alcune in eviden­za, farlo è diventato ancora più semplice.

                  funzionalità gmail

                  Infatti dobbia­mo solo aprire Impostazioni usando l’icona a ingranaggio presente in alto a destra. Nella colonna delle opzioni, scorria­mo fino a trovare la voce Tema e scegliamo Visualizza tutti. Nella finestra che si apre po­tremo scegliere fra i temi pre­costituiti, un colore di sfondo, oppure anche un’immagine fra le nostre, caricate su Go­ogle Drive oppure dal nostro computer.

                  Raggruppiamo le app in Start di Windows 11

                  Windows 11 ha innovato molte cose, non tutte le novità però hanno avuto la stessa acco­glienza da parte degli utenti. Fra le più controverse sen­za dubbio c’è il nuovo menu Start. a partire dalla posi­zione. fino alla gestione dello spazio dedicato ai programmi app, come Microsoft stessa tende a chiamarli sempre più spesso). Una funzionalità co­moda ma decisamente sotto­valutata è quella che permette di raggruppare le applicazioni in “cartelle”, in modo da poter­ne avere un maggior numero a portata di clic.

                  funzionalità windows 11

                  Il meccanismo da utilizzare è del tutto ana­logo a quello della maggior parte degli smartphone. Dob­biamo solo prendere l’icona di un’applicazione e trascinarla sopra un’altra per creare au­tomaticamente una cartella, a cui poi aggiungerne ancora.

                  Google rivoluziona il modo di imparare

                  Il tempo è sempre poco, spe­cialmente per chi ha pro­getti per la propria attività la carriera persi tra moltissi­me altre cose da fare e incom­benze varie. Google Primer, www.yourprimer.com, ha tutti i numeri per cambiare il modo di imparare per chi è impe­gnato. Purtroppo al momento l’app è solo in inglese, ed ecco perché si trova fra i trucchi invece di avere un proprio ar­ticolo, ma propone un modo nuovo e interessante di im­parare, attraverso quelle che vengono chiamate Bite-sized lessons, ovvero lezioni in pillo­le.

                  suggerimenti google primer

                  Il principio alla base è intri­gante: anche il più impegnato di noi, durante la giornata, prende in mano lo smartpho­ne diverse volte per distrarsi o fare una piccola pausa. Dedi­cando cinque o dieci minuti al giorno, quindi, cioè una o due di queste piccole pause, alle mini-lezioni presenti in Primer, è possibile imparare nuove abilità e informazioni utili per il nostro business o la carriera.

                  Monitoriamo le prestazioni del PC

                  Sfortunatamente in Windows 11 lo strumento per tenere sotto controllo il com­portamento della macchina, Performance Monitor, è sempre più “nascosto” fra le pieghe delle nuove opzioni e del sistema operativo. Tutta­via questo tool rappresenta un buon modo per controllare l’uso delle risorse nel tempo, soprattutto se abbiamo tem­po e modo di personalizzarlo un po’. Prima di tutto, però, bisogna trovare il modo di aprirlo, dal momento che non è più reperibile nemmeno con una ricerca dal menu Start.

                  pefmon
                  suggerimenti performance monitor

                  Tra le funzioni utili ci viene comunque in aiuto la buona vecchia finestra di ese­cuzione, che possiamo aprire con la combinazione di tasti Windows + R. Nella casella di testo digitiamo perfmon (non serve indicare nemmeno l’estensione .exe) e facciamo clic su OK. La finestra che si apre inizial­mente permetterà di control­lare solo l’occupazione del processore, ma facendo clic sull’icona a forma di + in alto, potremo aggiungere tantissi­me altre voci.

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                  Sicurezza informatica

                  Dov’è il mio smartphone?

                  Dov’è il mio smartphone? Che tu l’abbia perso o che ti sia stato rubato, poco importa! Ecco i modi per scoprire che fine ha fatto.

                  Sempre più frequentemente, oggi usiamo il cellulare per archiviare dati importanti e sensibili, che riguardano il lavoro e la vita privata, ad esempio per conservare password, effettuare pagamenti, autenticarci sui portali della pubblica amministrazione e così via.

                  Ecco perché perderlo o subirne il furto può rivelarsi fonte di grande stress. Come fare per minimizzare il problema?

                  Una soluzione, per ogni piattaforma

                  Beh, innanzitutto sfruttando le funzionalità native del telefono che ne permettono la localizzazione tramite servizi Web da una postazione remota, ad esempio un computer. A questo proposito, i possessori di terminali Android possono fare affidamento sullo strumento “Trova il mio dispositivo’’ Gli utenti iPhone, invece, devono affidarsi al servizio “Dov’è”.

                  Esistono anche sistemi proprietari e customizzati: ad esempio per gli utenti Samsung è disponibile la
                  piattaforma “Find My Mobile“.

                  Oltre a individuare la posizione del terminale smarrito o rubato, questi sistemi offrono funzionalità aggiuntive come l’inizializzazione e il ripristino delle condizioni di fabbrica, una procedura estrema ma necessaria in tutte quelle situazioni in cui il recupero del dispositivo possa rivelarsi difficoltoso o dall’esito incerto.

                  Per i più smanettoni, inoltre, è possibile ricorrere all’utilizzo di app di terze parti che implementano funzionalità anche piuttosto sofisticate, come ad esempio la possibilità di cogliere il ladro in flagranza di reato scattandogli una foto mentre sta tentando di sbloccare il telefono.

                  Vediamo ora, un po’ più da vicino, come attivare i vari sistemi nativi di localizzazione.

                  Il “trova dispositivo” di Android

                  Ecco come configurare il sistema nativo di localizzazione da remoto del proprio terminale utilizzando uno degli smartphone più popolari tra quelli oggi in circolazione: Xiaomi Redmi Note.

                  1.Verifiche preliminari

                  Dalla schermata principale clicchiamo Impostazioni, selezioniamo Stato Sicurezza e leggiamo se accanto alla voce Trova dispositivo ci sia scritto Attivato o Disattivato.

                  Se disattivato, dalla schermata Impostazioni scorriamo fino a trovare Mi Account e clicchiamoci sopra. Clicchiamo su Dispositivi. Selezioniamo il terminale in nostro possesso, quindi clicchiamo la voce Trova dispositivo.

                  2. Attiviamo “trova dispositivo”

                  Nella pagina Trova ofcpos/f/izo abilitiamo la funzionalità omonima tramite l’interruttore corrispondente.
                  Fatto questo, per procedere è necessario digitare le credenziali d’accesso al proprio account Xiaomi (Mi
                  Account).

                  Una volta digitata la password clicchiamo OK. Ora siamo pronti per provare se tutto è funzionante.

                  3. Accediamo a Xiaomi Cloud

                  Colleghiamoci a https://i.mi.com dal PC. Clicchiamo Accedi con Xiaomi Account. Digitiamo le nostre credenziali d’accesso. Premiamo Accedi. Una volta autenticati, accediamo a Trova dispositivo cliccando il pulsante corrispondente.

                  Il sistema andrà a rilevare quali sono i dispositivi collegati all’account Xiaomi visualizzandoli in alto a destra.

                  4. Vediamo dov’è il cellulare

                  Selezioniamo il terminale da localizzare cliccandolo nella finestra in alto a destra. Pochi secondi e il
                  sistema visualizza la posizione del device sulla mappa.

                  Nel caso di furto possiamo anche seguire gli spostamenti di chi lo ha sottratto aggiornando di volta in volta la posizione, semplicemente cliccando il pulsante Trova di nuovo.

                  E SE POSSIEDI UN SAMSUNG?

                  Se il tuo smartphone è un Samsung puoi sfruttare il servizio proprietario creato ad hoc dal rinomato produttore coreano, che si chiama FindMy Mobile.

                  Ad esempio sui telefoni della serie Galaxy, una volta attivata la funzionalità Trova dispositivo personale, la piattaforma FindMy Mobile permette di localizzare il cellulare anche quando è offline.

                  Inoltre, una volta localizzato è possibile controllarlo da remoto, bloccarne l’accesso a SamsungPay, effettuare un backup dei dati su Samsung Cloud e così via.

                  Il tutto in modo semplice ed intuitivo, collegandosi alla Rete e visitando il sito: https://findmymobile.samsung.com/

                  FindMy Mobile

                  Cercare il dispositivo tramite Google

                  Anche il colosso di Mountain View offre ai propri utenti un servizio di localizzazione da remoto, utile soprattutto quando sul tuo smartphone gira una versione di Android non proprio di ultima generazione.

                  1. Attiviamo il servizio

                  Innanzitutto assicuriamoci di aver abilitato la funzionalità di localizzazione da remoto tramite Google. Dalla schermata principale clicchiamo su Impostazioni, scorriamo verso il basso e selezioniamo la voce Google.
                  Scorriamo in basso fino a individuare la voce Trova il mio dispositivo. Clicchiamoci sopra. Nella schermata successiva abilitiamo il servizio tramite l’apposito interruttore.

                  2. Colleghiamoci al nostro account Google

                  Dal browser del computer digitiamo l’indirizzo www.google.com/android/find, digitiamo le nostre credenziali di accesso relative all’account Google a cui è collegato il terminale (username e password) e attendiamo qualche secondo che compaia la posizione del dispositivo sulla mappa.

                  3. Et voilà!

                  Una volta intercettato il terminale, il sistema offre diverse possibilità.

                  Ad esempio possiamo fare in modo che squilli per 5 minuti, anche se è in modalità silenziosa, cliccando su Riproduci Audio.

                  In questo modo sarà più facile localizzarlo fisicamente qualora ci troviamo in prossimità del luogo in cui, ad esempio, lo abbiamo smarrito.

                  4. Altre funzioni

                  Possiamo bloccare il device tramite l’opzione Blocca il dispositivo, aggiungendo perfino un messaggio e/o un numero di telefono a cui poter essere contattati per chiunque lo ritrovi.

                  Il sistema offre anche la possibilità di cancellare tutti i dati presenti nel telefono con Resetta dispositivo. In quest’ultimo caso, però, non sarà più possibile localizzato.

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