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SSD più veloci in assoluto: NVMe

Più veloci in assoluto: secondo l’istituto di ricerca californiano G2M nei prossimi due anni l’NVMe diventerà il protocollo di interfaccia storage dominante negli SSD,

Cos’è la tecnologia NVMe (Non-Volatile Memory Express) e a cosa serve

L’NVMe (Non-Volatile Memory Express) è una specifica di interfaccia per la trasmissione di dati fra computer (host) e dispositivi di memorizzazione attraverso introdotta nel gennaio 2013.

Caratteristiche delle SSD più veloci

Oggi le SSD più veloci sul mercato sono quelle che utilizzano le specifiche di interfaccia host controller NVMe, SATA III (o Sata 3.0, SATA 600) o SAS-3 12 Gbps.

tratta di prodotti dai prezzi e dai rapporti fra capacità, prestazioni e robustezza, nonché dagli use case (pc, server, data center) molto divergenti: la scelta fra questi tipi di SSD deve essere molto ben valutata. A caratterizzare tutte le SSD più veloci sono tempi di risposta (o latenza) nelle operazioni I/O (input/output) dell’ordine delle poche centinaia di microsecondi, in contrasto con le unità di millisecondi che caratterizzano gli hard disk magnetici.

Questo rende possibile raggiungere performance nell’ordine delle centinaia di migliora di IOPS di lettura random e delle decine di migliaia di IOPS in scrittura random. A livello di bandwidth di lettura e scrittura sequenza, gli SSD più performanti offrono dai 500 MB/s (SATA 3), ai 2 GB/s (SAS 3) ai 3,5 GB/s (NVMe con bus PCIe 3.0 x4, dove x4 si intende il numero di corsie utilizzate). Con PCIe 4.0, i più nuovi SSD NVMe possono raggiungere i circa 5 GB/s in scrittura e 4,4 GB/s in scrittura.

SSD più veloci in assoluto: NVMe

Sia le elevate prestazioni sia le densità rese possibili dall’utilizzo della tecnologia flash NAND a strati disposti verticalmente (3D NAND), mettono a dura prova gli SSD. Per questo, i vendor delle SSD più veloci e affidabili promettono Mean time between failures (MTBF) di 2-2,5 milioni di ore e specificano l’endurance dei diversi modelli di drive, espressa con il numero di operazioni massime di riscrittura totale del drive che può essere effettuata in un giorno durante il periodo di 5 anni di garanzia (Drive writes per day, o DWPD). Tipicamente si va da a 0,1 a 5 DWPD, ma ce ne sono anche da 10 DWPD.

Differenze tra unità SSD NVMe e SATA

I confronto fra le unità SSD NVMe e SATA è quello più realistico, in quanto si tratta delle due tecnologie oggi più interscambiabili a livello di prezzi e casi d’uso. La differenza principale fra NVMe e SATA riguarda i set di comandi utilizzati (dimezzati con NVMe) e la loro gestione (nel MVNe sono mappati sulla memoria condivisa dell’host su PCIe). L’aumento della densità di dati memorizzabili nelle SSD ha reso auspicabile ridurre la latenza nell’esecuzione delle operazioni I/O, sfruttando al meglio il parallelismo offerto dal bus PCIe e la presenza di sempre più core nelle moderne CPU.

Esempi applicativi e vantaggi per le aziende

I drive NVMe stanno ampliando i loro use case nelle aziende. Uno dei più noti è il loro utilizzo nel boot dei server. Rispetto a quanto avviene con gli HDD, con le SSD NVMe possono bastare pochi secondi. Oltre all’utilizzo come bootable disk, crescono quelli che capitalizzano sulla grande quantità di dati memorizzabili in poco spazio e accessibili in tempi quasi reali.

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stress test cpu
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Eseguire uno stress test del Pc

Hai l’impressione che il tuo PC si surriscaldi troppo quando la CPU è impegnata in processi particolarmente avanzati? Allora potrebbe esserci qualche problema nel sistema di raffreddamento del computer. Devi indagare subito, prima che sia troppo tardi e le alte temperature finiscano col danneggiare qualche componente hardware. Gli stress test mettono alla prova la stabilità di un PC sotto carichi pesanti. Problemi di stabilità possono derivare dall’overclocking del PC. E’ bene quindi eseguire uno stress test al fine di monitorare i limiti del tuo pc, oltre il quale non riuscirebbe più a garantire prestazioni minime.

Benchmark

I test di stress assicurano la stabilità della parte del componente. Sebbene possano anche valutare le prestazioni del tuo PC, è meglio lasciare dei benchmark. Fare il benchmark di un oggetto significa misurare le sue prestazioni massime in una determinata applicazione. In informatica, quando si vuole fare il benchmark di un computer, di può misurare quando è performante il processore, la ram, la scheda video o il disco. Per farlo in genere si usano programmi (gratuiti o a pagamento) che testano con algoritmi proprietari la determinata caratteristica attribuendo a fine test un punteggio, un valore, che può esser così paragonato con quello ottenuto da un altro pc.

stress test

I benchmark possono essere molto utili, per esempio, nella fase di valutazione che precede l’acquisto di un nuovo computer. Quanto è buono quel pc? Semplificando al massimo, tra le prime cose che dovrai fare sarà capire che cpu monta, quali benchmark ottiene, come si rapporta quindi con altri processori. La stessa cosa vale, per esempio, per la scheda video. Quando finirai di leggere questo articolo, sarai in grado di mettere alla prova il meglio di loro.

Stabilità

Se un PC supera uno stress test, è considerato stabile . I PC instabili non funzioneranno in modo ottimale e potrebbero spegnersi. La funzione di spegnimento automatico consente di evitare danni ai componenti del PC. Se un PC si spegne durante uno stress test, le precedenti impostazioni di overclock devono essere abbassate.

Programmi di monitoraggio

Sarà necessario monitorare le temperature del PC, le letture di tensione e le velocità di clock per garantire che il processo funzioni senza intoppi. CPUID HWMonitor fornisce statistiche della temperatura e della velocità in tempo reale per garantire che il PC funzioni alla massima potenza.

cpuid

Quando si tratta di software di monitoraggio completo, MSI Afterburner è al top. Afterburner fornisce letture di temperatura e utilizzo in tempo reale, oltre a controllare la velocità della ventola della tua GPU. Ciò significa che puoi fornire un raffreddamento in tempo reale aumentando la velocità della ventola per la tua GPU.

afterburner

È anche un pratico strumento per l’overclock se desideri overcloccare la tua GPU. Osservare attentamente le letture della temperatura durante uno stress test. Se le temperature raggiungono gli 80 ° C al minimo o in condizioni di stress ridotto, provare a sottoporre a stress le parti potrebbe surriscaldare il PC prima che i risultati possano essere ricevuti. In tal caso, prendere in considerazione misure per raffreddare il PC . Ricordarsi di chiudere tutti i programmi estranei accanto al software di monitoraggio e al software di test di stress.

Il test di stress può sembrare un processo casuale, ma un test di stress adeguato richiede un occhio attento. Prima di test di stress, assicurati di fare quanto segue.

Garantire l’utilizzo del 100%

Ancora una volta, gli stress test non vengono utilizzati per testare le tue prestazioni. Sono pensati per massimizzare la tua performance. Assicurati che le tue parti, che siano CPU o GPU, vengano utilizzate alla massima capacità per tutta la durata del test.

intel cpu

Questo suggerimento può sembrare apertamente semplice, ma garantisce che si stanno testando le parti alla loro piena capacità. È possibile utilizzare uno qualsiasi dei programmi menzionati sopra per monitorare l’utilizzo. Per garantire letture corrette dell’utilizzo, utilizzare più programmi di monitoraggio durante il test.

Controlla le velocità di clock

Assicurati di sottoporre a stress i tuoi componenti con le corrette velocità di clock . Alcuni software potrebbero sottoporre a test il PC in modo corretto, ma visualizzare le velocità del clock in modo errato. È qui che l’utilizzo di più programmi di monitoraggio diventa fondamentale.

velocità clock amd

Generalmente, le velocità di clock errate sono dovute dimenticando di risparmiare velocità di clock o di risparmiare velocità di clock in modo errato. Le velocità di clock possono anche superare le loro presunte velocità massime di clock, come nel caso della tecnologia Intel Turbo Boost .

intel core speed

Il software Intel Turbo Boost funziona riducendo al minimo le prestazioni di alcuni core per incrementare le prestazioni di un passato rispetto alla sua presunta velocità massima, offrendo in talune maggiori prestazioni del processore su richiesta.

MD ha un software simile chiamato Turbo Core di AMD che replica questo servizio.

Funzionalità come queste potrebbero spiegare letture di velocità in conflitto dalla CPU, quindi assicurati che la tua CPU funzioni alla massima percentuale di utilizzo anziché alla velocità di clock.

Mantieni le temperature più basse possibili

Speedfan ti consente di controllare i diversi fan nel tuo PC. Aumentando la velocità della ventola si abbassano le letture della temperatura generale del PC. Permette inoltre di tenere sotto controllo i fan che funzionano e quali no. Alcune GPU gestiscono i fan tutto il tempo, mentre altri non attivano i propri fan finché la GPU non viene utilizzata oltre una certa percentuale.

speedfan

Aumentare la velocità della ventola di circa il 70 – 80% se qualsiasi componente raggiunge gli 80 ° C. Inoltre, ricorda di utilizzare più programmi di monitoraggio per garantire letture della temperatura. L’esempio sopra mostra la miatemperatura della CPU128 ° C al minimo, il che implica un surriscaldamento. MSI Afterburner e CPUID HWMonitor, tuttavia, indicano che i miei temps della CPU sono in realtà intorno a ~ 40 ° C.

Le letture errate della temperatura sono spesso un problema di software, non di hardware. La maggior parte delle letture della temperatura viene presa dal BIOS , che monitora le temperature in tempo reale dei singoli componenti del PC. Il software di monitoraggio analizza attentamente queste letture e le visualizza in un elenco conveniente. Se un software non è in grado di analizzare queste letture o di confonderle in qualche modo – ad esempio aggiungendo tutte le letture CPU core alla temperatura piuttosto che visualizzarle singolarmente o visualizzare letture in Fahrenheit anziché in Celsius – il software fornirà le specifiche di temperatura errate.

Per scoprire letture false, ti consigliamo di consultare più di un’applicazione.

Ricerca i tuoi componenti

Prima di test di stress o overclocking, ricorda che una grande quantità di risorse online può aiutarti. Fare un po ‘di ricerca sui componenti faciliterà enormemente il processo di stress test.

Per prima cosa, cerca impostazioni di overclock stabili per i tuoi componenti. Le probabilità sono, gli utenti hanno già stressato testato e trovato condizioni stabili per le parti dei componenti. Ciò ridurrà drasticamente il tempo necessario per trovare un overclock sicuro.

search google overclock

In secondo luogo, cerca se è sicuro di overclockare il tuo componente. Ad esempio, le CPU Intel serie K consentono un facile overclocking. Le CPU Intel che non fanno parte della serie K non hanno il moltiplicatore di clock sbloccato, rendendole molto più difficili e meno sicure da overcloccare.

Mirare al Crash

Lo scopo di stress testare il PC è quello di spingere le prestazioni al punto di fallimento. Anche se un crash del PC può sembrare un grosso problema, i componenti del PC si spengono prima che venga fatto un danno serio. Se stai overcloccando il tuo PC, cerca l’incidente.

bsod

Un crash del PC stabilisce dei limiti chiari per il tuo overclock. In seguito, underclocca il tuo PC per raggiungere impostazioni stabili.

Test di stress della GPU

Uno stress test della GPU causerà uno dei due errori. O il PC si spegne o si iniziano a vedere artefatti video sullo schermo. Gli artefatti video sono interruzioni visive sullo schermo che contaminano l’immagine che vedi. Questi artefatti sono in genere verdi o viola e indicano che la tua GPU viene spinta oltre uno stato stabile.

stress gpu

Gli artefatti visivi durante uno stress test indicano che è necessario ridurre le impostazioni di overclock. Quando si tratta di stress test GPU, Furmark è un marchio molto noto . Furmark è stato progettato per sottolineare il più possibile la tua GPU. Furmark tenta di riprodurre pellicce di altissima qualità sul tuo PC. Al termine di Furmark, ti ​​verrà fornito un riepilogo delle temperature più alte della GPU e un punteggio. Puoi abbinare questa valutazione alla libreria di Furmark , confrontando l’utilizzo del tuo PC con altri.

FurMark test gpu

Altri software per test di stress, come il software Unigine’s Heaven o Valley , offrono vari altri metodi per testare la tua GPU. Alcuni software per test di stress causeranno l’arresto del PC, mentre altri non lo faranno. Dipende dalla quantità di stress che ogni software mette sulla tua GPU. Prova alcuni per assicurarti di sottoporti a stress per testare completamente il tuo PC. Test di stress Le GPU non impiegano tanto tempo a testare le CPU, quindi alcune corse con Furmark dovrebbero essere sufficienti per garantire la stabilità.

Test di stress della CPU

C’è un indicatore che ha funzionato un test di stress della CPU: si blocca. Prime95 è forse il software più affidabile sul mercato. Prime 95 è un client del programma GIMPS (Great Internet Mersenne Prime Search) , che tenta di trovare grandi numeri primi usando il processore. Quindi, il primo in Prime95.

Prime95

Ci sono tre impostazioni nel software Prime95. I piccoli FFT forniscono un test di stress della CPU, insieme a un piccolo test della RAM. FFT sul posto di grandi dimensioni forniscono uno stress test della CPU più difficile, mirando al massimo utilizzo e letture della temperatura.  Blend punta a un numero maggiore di test RAM rispetto ai test di stress della CPU.

torture test prime95

FFT sul posto di grandi dimensioni offrono il miglior test di stress rendendolo la scelta migliore. Se si è nuovi allo stress test, tuttavia, prenderei in considerazione l’esecuzione di piccoli FFT e il monitoraggio delle letture della temperatura. Se la CPU non riesce a mantenere correttamente le sue temperature durante questo test, i FFT di grandi dimensioni sul posto potrebbero surriscaldare il PC.

RealBench fornisce anche un test di stress efficace per la tua CPU e utilizza azioni realistiche come il fotoritocco e il rendering video per i suoi metodi di test.

RealBench stress test cpu

Più lunga è la durata di questi stress test, più è probabile che il tuo PC si blocchi. Un test over-night in Prime 95 è il migliore per i risultati corretti. L’esecuzione di un test di 3-4 ore, tuttavia, garantirà che la CPU non sia instabile e possa sostenere carichi pesanti durante il giorno. OCCT , che sottolinea il tuo PC tanto quanto questi altri programmi, fornisce anche una comoda interfaccia di monitoraggio per tenere traccia dei tempi, delle velocità di clock e dell’utilizzo della CPU nel tempo.

Test di stress RAM

Lo stress test RAM ha lo stesso scopo di testare gli altri componenti, anche se spesso viene fatto per testare la stabilità di fabbrica dei componenti. Un modulo RAM malfunzionante può porre gravi limitazioni al PC e causare arresti casuali e frequenti.

Memtest86 esegue test approfonditi sulla RAM, verificando eventuali errori. Se il tuo PC soffre di spegnimenti, c’è una buona probabilità che la RAM nel tuo PC possa causare errori. Memtest86 individuerà gli errori, risparmiando le spese possibili di un PC completamente nuovo.

stress test ram

Sfortunatamente, questo programma non può essere eseguito dal tuo normale desktop. Sarà necessario installare il programma su un’unità flash separata e avviare dalla propria unità flash per eseguire Memtest86.

Scarica il programma con l’etichetta Auto-installer per chiave USB . Questa semplice applicazione installerà automaticamente Memtest sull’unità. Una volta che Memtest ha inizio, eseguirà la scansione della RAM per individuare eventuali errori. Se Memtest non trova errori con la RAM installata, la tua RAM è pronta.

Lo stress!

Sottoponendo a un adeguato stress test dopo l’overclocking si garantisce l’aumento delle prestazioni dell’overclock e la giusta stabilità dei componenti. Un componente instabile può essere un fastidio quotidiano e portare i componenti in un punto inutilizzabile. Non importa; ora puoi stressare il tuo PC con strumenti semplici e gratuiti!

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Cartucce compatibili: come sceglierle

La stragrande maggioranza delle persone ha nella propria casa un certo numero di elettrodomestici e dispositivi elettronici secondo la loro utilità e funzione. Sicuramente non manca la stampante, oggetto utile sia per scopi personali che lavorativi. Ma, come per tutte le altre cose, anche la stampante è fonte di problemi o guasti e, sicuramente, ti sarai accorto che uno dei principali, nonché uno dei primi a presentarsi in tutto il ciclo di vita della stampante, sono proprio le cartucce. Infatti, all’inizio, dopo neanche molte stampe effettuate, l’inchiostro al loro interno tende subito ad esaurirsi.

Ed è a questo punto che nasce il problema perché, per sostituire le cartucce vecchie con delle nuove originali, bisogna affrontare una spesa quasi comparabile a quella fatta per acquistare la stampante stessa. Ovviamente, anche se hanno un costo abbastanza elevato, queste ultime garantiscono alcune cose, come una maggiore durata della stampante stessa e una migliore qualità di stampa.

Nonostante questo, soprattutto se la stampante viene usata molto, è molto diffusa la scelta di acquistare delle cartucce compatibili. Scelta ampiamente consigliata quando la stampante non è particolarmente moderna e il suo costo non è elevato. Il mondo delle cartucce compatibili è abbastanza vario. Questo perché ne esistono alcune che utilizzano inchiostro di bassa qualità e altre che non hanno niente da invidiare a delle cartucce originali. Scopriamo qualcosa in più su questi oggetti e vediamo come scegliere le cartucce compatibili per la propria stampante.

Cartucce compatibili: cosa sono?

Quando parliamo di cartucce compatibili intendiamo quelle cartucce non originali, cioè non prodotte dalla stessa casa madre della stampante e queste possono essere integrate sulla maggior parte delle stampanti inkjet a testina fissa. Queste cartucce sono dotate di chip che permette di essere riconosciute dalla stampante e che permettano di tenere sotto controllo il livello di inchiostro presente al suo interno.

Svantaggi delle cartucce compatibili

Prima di dedicarsi all’acquisto delle cartucce compatibili, è bene essere consapevoli dei potenziali punti deboli che le riguardano. Per esempio, in alcuni casi – anche se rari, per fortuna – può succedere che le stampanti inkjet di marca non riescano a riconoscerle. Inoltre si possono trovare in commercio dei prodotti che sono stati assemblati con componenti di qualità modesta, messi in vendita da produttori non affidabili.

Nel caso in cui si usino delle cartucce compatibili caratterizzate da livelli di qualità molto bassi, si corre il rischio di danneggiare la stampante, che si potrebbe sporcare per effetto delle perdite di inchiostro o addirittura potrebbe risentire della rottura di alcune parti delicate. Infine, vale la pena di ribadire che con le cartucce compatibili può succedere che la qualità della stampa non raggiunga gli stessi standard a cui si può arrivare con le cartucce originali, che garantiscono sempre livelli di eccellenza.

compatibili

Buoni motivi per scegliere le cartucce compatibili

Tutti questi aspetti, tuttavia, non fanno venir meno la convenienza delle cartucce compatibili, che possono essere usati senza problemi anche per delle stampanti di marca. Di motivi per sceglierle ce ne sono a bizzeffe. Non solo i prezzi bassi, ma anche il fatto che si tratti di prodotti sicuri e del tutto legali. Inoltre, anche usando le cartucce compatibili le condizioni di garanzia delle stampanti restano tali e non vengono annullate, sempre che la loro installazione non comporti la rottura di qualche componente e che non si verifichino delle perdite di inchiostro. Infine, le cartucce compatibili offrono la possibilità di realizzare un numero molto elevato di stampe, non solo perché contengono una quantità di inchiostro maggiore di quella dei prodotti originali, ma anche perché hanno prezzi più bassi e, quindi, possono essere comprate in quantità maggiori.

Come scegliere le cartucce compatibili per la stampante?

Per prima cosa, ti consiglio caldamente la scelta di acquistare delle cartucce compatibili per la tua stampante perché molti, a volte, con l’intento di risparmiare, acquistano dei kit per rigenerare le cartucce. Scelta, quest’ultima, si economica, ma bisogna considerare quanto segue prima di adottare questo sistema fai da te: esso prevede l’uso di cartucce esaurite, senza inchiostro. Ma per avere una buona qualità di stampa, il processo deve essere fatto con cura e precisione. In caso contrario, la cartuccia potrebbe ospitare una quantità minore di inchiostro e alcuni errori influirebbero su testine e ugelli. Questi ultimi potrebbero avere problemi con il distribuire le gocce sui fogli, ottenendo una stampa anomala.

Cartucce

Per questi motivi, acquistare cartucce compatibili resta sempre la prima scelta, dato che offrono la soluzione già pronta e buona. Comunque, bisogna che tu presti lo stesso la massima attenzione nella scelta di questi prodotti, stando attento soprattutto a quelli che hanno un prezzo basso, dato che questi di solito utilizzano inchiostro di scarsa qualità. Ciò vuol dire che bisogna sempre optare per una serie di cartucce di qualità, scartando quelle offerte a un prezzo decisamente troppo economico. Un altro accorgimento che potresti prendere è quello di consultare le specifiche tecniche, in modo tale da trovare quelle cartucce compatibili che meglio si adattano alla tua stampante.

Risolvere i problemi legati alle cartucce compatibili e della stampante

Devi sapere, però, che utilizzare delle cartucce non originali a volte porta ad alcuni problemi. Quello principale è rappresentato proprio dal chip di riconoscimento, utilizzato dalla stampante per appurare l’originalità della cartuccia. Anche in questo caso, comunque, è possibile superare questo ostacolo. Infatti la stampante, una volta accertato che la cartuccia inserita è compatibile e non originale, provvederà a mandare un messaggio di avvertimento sullo schermo. Nella maggior parte dei casi si può scegliere facilmente di continuare a stampare con quella cartuccia cliccando sull’apposita opzione preferita.

Le cartucce rigenerate

Nel caso in cui si voglia optare per una soluzione differente rispetto alle cartucce compatibili si può orientare la propria scelta verso le cartucce rigenerate. Queste ultime meritano di essere considerate come molto innovative per il loro impatto ambientale ridotto: insomma, si tratta di cartucce green, dal momento che permettono di limitare in misura significativa la produzione di rifiuti che possono arrecare danno all’ambiente.

Infatti, le cartucce rigenerate non sono altro che cartucce esaurite che poi vengono riusate una volta che sono state rimpiazzate le parti usurate o danneggiate. Si riempie di inchiostro il serbatoio svuotato, e così l’utente ha la possibilità di spendere meno. Insomma, un prodotto usato più volte e che, così, riduce la produzione di rifiuti.

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Come collegare due monitor al PC

Se fino a qualche tempo fa collegare due monitor al PC poteva rivelarsi una spesa eccessiva, oggi quasi tutti li utilizzano per lavorare, così da poter suddividere meglio i programmi e le varie finestre. Praticamente ogni PC moderno può supportare il doppio monitor e, se così non fosse, possiamo sempre montare una scheda video con una doppia uscita video. A questo aggiungiamo che, nelle ultime versioni di Windows, possiamo trovare molte funzionalità di supporto alla configurazione dual monitor, cosa che prima richiedeva l’utilizzo di programmi appositi per “sdoppiare” il segnale.

collegare due monitor al PC

Con Windows 10 ogni monitor può avere la propria barra delle applicazioni e il pulsante Start, possiamo avere due sfondi diversi oppure uno solo panoramico esteso sui due schermi. In questa guida vi mostreremo i passaggi da seguire per collegare due monitor al PC, partendo dai requisiti e finendo con le impostazioni da configurare su Windows.

Tipo di schermo per il dual monitor

Per realizzare questa modalità sono ovviamente richiesti due monitor, che non devono per forza essere uguali. Si possono usare anche monitor di produttori diversi anche se, per ottenere i migliori risultati, conviene che i due monitor abbiamo la stessa risoluzione massima. Se si utilizzano due monitor con una diversa risoluzione, meglio farli operare ad una risoluzione supportata da entrambi (nell’esempio in alto, impostiamo entrambi i monitor a 1366×768 pixel).

Utilizzando due monitor con risoluzione diversa (uno a 1920×1080 pixel e l’altro a 1366×768 pixel per esempio) otterremo un ridimensionamento automatico delle finestre trascinandole da uno schermo all’altro. Questo potrebbe cambiare anche le proporzioni dei contenuti in una finestra (per esempio il testo di Word).

Tipo di collegamento tra PC e monitor

La seconda cosa da controllare sono i collegamenti presenti sul retro del PC e sul retro di entrambi i monitor. Sul computer devono essere presenti due uscite per il monitor, che possono essere disponibili sia sulla scheda madre sia sulla scheda video dedicata.

I tipi di collegamento più diffusi sono HDMIDisplayPort e DVI. Assicuriamoci che due di questi siano presenti sul retro del computer e controlliamo che entrambi i monitor posseggano almeno di una porta DVI (il più “anziano” tra quelli citati).

Cavi monitor

Evitiamo di utilizzare (se possibile) la connessione VGA, ormai datata per la maggior parte delle risoluzioni odierne. I due monitor possono anche avere due tipi diversi di connessione. Per esempio possiamo collegare un monitor con un cavo HDMI e l’altro con un cavo DVI o DisplayPort senza problemi.

Nel caso in cui dobbiamo comprare un secondo monitor controlliamo che siano presenti HDMI e DisplayPort, così da poterlo adattare a qualsiasi tipo di computer. Se si lavora con un portatile, possiamo collegare due monitor comprando una Docking Station, che fa da tramite e aggiunge le porte VGA o HDMI per il collegamento.

Scheda grafica del PC

Una scheda grafica dedicata di buon livello dovrebbe avere una porta HDMI, una porta DisplayPort e una porta DVI (anche se ultimamente non viene più inserita); sulle schede video più costose possiamo collegare fino a 6 monitor su altrettante porte!

scheda video

Se la scheda grafica è integrata nella scheda madre, quasi tutti i computer moderni offrono DVI e HDMI come porte video. Basterà sfruttare questi per ottenere il dual monitor. Dopo aver collegato i due monitor alla scheda video possiamo utilizzare sia le impostazioni di Windows sia il pannello di controllo dei driver dedicati alla scheda video per gestire la risoluzione e la modalità d’utilizzo

Configurare i due monitor su Windows

Dopo aver effettuato i vari collegamenti è il momento di accendere il computer e configurare i due schermi. Consigliamo di partire sempre con un solo monitor inserito (quello che identificheremo come principale), poi procedere al collegamento e alla configurazione del secondo.

Dopo la prima configurazione non dovremo fare nient’altro: Windows si ricorderà le nostre impostazioni. Una volta collegato il secondo monitor portiamoci in Impostazioni -> Sistema -> Schermo e premiamo sul tasto Rileva; se abbiamo collegato tutto correttamente comparirà il secondo monitor nel sistema di gestione.

impostazioni schermi

Lo schermo primario viene indicato con un simbolo 1 sopra, mentre quello secondario con il 2.

Selezioniamo quindi il monitor che si vuole come primario dal menu a tendina, premiamo su Identifica per sapere se è effettivamente impostato come 1 o come 2.

Dopo aver configurato il monitor primario, premiamo insieme i tasti Windows+P per accedere rapidamente alla finestra di configurazione degli schermi.

proietta schermi

Estendere lo schermo significa fare in modo di disporre un monitor ancora più ampio, che estende i suoi margini sul display accessorio. Viene creata un’estensione del desktop originale con nuova barra delle applicazioni separata. La risoluzione dello schermo deve essere identica su entrambi i monitor, anche a costo di sacrificare la qualità di quello più nuovo. Da notare che il menu Start si vedrà su entrambi gli schermi, ma ogni programma si aprirà sullo schermo principale e sarà, nel caso, da spostare e trascinare sull’altro monitor.

Sempre in Windows 10 è possibile scegliere uno sfondo panoramico per entrambi i monitor, dalla finestra per selezionare lo sfondo (premere col tasto destro del mouse sul desktop vuoto e poi andare su Personalizza).

Collegare due monitor in modalità wireless

Per collegare due monitor non è più indispensabile ricorrere a una soluzione “cablata”. Da qualche tempo a questa parte, infatti, è possibile usare Chromecast e lo standard Miracast. Chromecast, la chiavetta HDMI di Google da tempo disponibile nella sua seconda versione, è uno strumento eccellente che consente di trasformare qualunque televisore in una TV davvero “smart”. Una volta configurata la chiavetta, per trasmettere lo schermo a Chromecast, basta avviare il browser Chrome, cliccare con il tasto destro del mouse in un’area libera della pagina e scegliere Trasmetti. Non è più necessario installare alcuna estensione, requisito indispensabile in passato.

modalità wireless

Chrome permetterà così di clonare la singola scheda visualizzata nel browser oppure l’intero schermo. Di base, Chromecast permette soltanto di clonare lo schermo. A suo tempo, noi abbiamo individuato una procedura non supportata ufficialmente che permette di estendere il monitor del PC. I monitor/TV Miracast vengono automaticamente rilevati da Windows e utilizzando la combinazione di tasti Windows+P citata in precedenza. Si potrà attivare la duplicazione o l’estensione dello schermo.

Verifica supporto Miracast

Nel caso in cui lo schermo accessorio non supportasse direttamente Miracast, si potrà utilizzare un adattatore Miracast come questo. A patto però di avere disponibile sul monitor una porta USB per l’alimentazione del dispositivo. È fondamentale, ovviamente, che anche il computer supporti Miracast. Per verificarlo, basta scrivere dxdiag nella casella Apri e premere Invio. Al termine delle verifiche svolte dallo Strumento di diagnostica DirectX, si dovrà fare clic sul pulsante Salva tutte le informazioni quindi memorizzare il report (dxdiag.txt) in una cartella di propria scelta.

Dopo aver aperto il file .txt con un normale editor di testo, accanto alle voci Miracast si dovrebbe trovare un messaggio che conferma il supporto Miracast o che, viceversa, indica l’impossibilità di utilizzare questo standard. In quest’ultimo caso, viene chiarito se il problema dipenda dalla scheda WiFi o dalla scheda grafica (not supported by Wi-Fi driver o not supported by graphics driver).

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stampante led
Formazione, Hardware, Tech

Stampanti a LED: cosa sono e come funzionano

Le stampanti non sono tutte uguali, esistono diverse tecnologie di stampa, sia per uso domestico che commerciale, e ognuna di queste ha i suoi punti di forza e debolezza. I due principali tipi di stampanti, a cui la maggior parte della gente è abituata, sono quelle a getto d’inchiostro, dette anche inkjet, e le quelle laser. Un’altra tecnologia di stampa, meno diffusa rispetto alle precedenti, è la stampa a LED che possiede molti aspetti in comune con la stampa laser. Ma cos’è esattamente una stampante a LED e come funziona? In questa breve guida informatica, faremo chiarezza su questa tecnologia di stampa e spiegheremo le principali differenze rispetto alla più tradizionale stampa laser.

Cos’è una stampante a LED

Iniziamo col dire che una stampante a LED è molto simile a una stampante laser in quanto utilizza lo stesso principio funzionamento per imprimere le immagini e il testo sulla carta. La prima stampante a LED è stata realizzata da OKI molti anni dopo l’invenzione della stampante laser. Per questo motivo, nonostante questa tecnologia abbia evidenti vantaggi rispetto alla stampa laser, le stampanti a LED OKI sono oggi poco diffuse rispetto alle stampanti laser che sono largamente impiegate in ambito aziendale e privato. L’intuizione di OKI fu quella di sostituire il laser con una matrice di LED (Light Emitting Diode) di piccolissime dimensioni. La luce emessa dai LED carica negativamente il tamburo “disegnando” il testo e le immagini che devono essere stampate sulla carta.

Come funziona una stampante a LED

All’interno di una stampante a LED sono presenti alcuni componenti di fondamentale importanza: un tamburo fotosensibile, una matrice di LED, una cartuccia di toner e un’unità di fusione. Vediamo in dettaglio i compiti svolti da ciascuno di essi per comprendere il funzionamento della stampante.

stampante led

Il tamburo

Il tamburo fotosensibile, detto anche drum, è un elemento cilindrico la cui superficie è rivestita di un materiale sensibile alla luce. Questo rullo, durante la fase iniziale del processo di stampa, viene sottoposto a una carica elettrostatica che respinge le particelle di toner. Successivamente, per mezzo delle luci emesse da una striscia di LED, sul tamburo viene “impressa” l’immagine elettrostatica che rappresenta il contenuto da stampare sul foglio. Potremmo dire che i LED svolgono la stessa funzione svolta dai pixel in un monitor o in un televisore. L’immagine elettrostatica disegnata sul tamburo, attrae le particelle di toner che vanno a depositarsi su di essa.

La matrice di LED

Come già anticipato, i LED vengono attivati in maniera selettiva in modo da riprodurre l’immagine da stampare sul foglio come se fossero i pixel di un televisore. La luce emessa dai LED colpisce la superficie del tamburo determinando una carica elettrostatica negativa capace di attirare le particelle di toner.

Il toner

Il toner è contenuto all’interno di una cartuccia ed è composto essenzialmente da particelle carboniose, con l’aggiunta di resine, coloranti e vari additivi che ne migliorano le caratteristiche e il comportamento durante il processo di stampa. Nel corso degli anni, il toner è stato migliorato sia dal punto di vista fisico che chimico per ottenere risultati di stampa sempre più soddisfacenti. Il toner di ultima generazione (toner MICROFINE) è composto da particelle di dimensioni piccolissime grazie alle quali si ottiene una risoluzione di stampa migliore.

L’unità di fusione

L’unità di fusione, detta anche semplicemente fusore, ha il compito di riscaldare, ad elevata temperatura, le particelle di toner che si sono depositate sul foglio di carta. Il toner sottoposto al calore si scioglie e aderisce al foglio in modo permanente. Il raggiungimento di una corretta temperatura è determinante per il fissaggio del toner sulla carta che altrimenti potrebbe distaccarsi dando luogo a difetti di stampa e sbavature. Una tipica caratteristica delle stampanti laser e delle stampanti a LED è quella di stampare fogli molto caldi e questo è dovuto proprio all’azione del fusore all’interno della stampante.

Principali differenze con la stampa laser

Le stampanti laser sfruttano una sorgente laser per realizzare l’immagine elettrostatica sul tamburo mentre le stampanti a LED utilizzano una fitta matrice di LED (piccolissime sorgenti luminose) per raggiungere lo stesso scopo. Il laser necessita di una serie di specchi e lenti che muovendosi deviano il raggio luminoso sulla superficie del tamburo interessata (il cosiddetto gruppo ottico). Invece i led rimangono fissi durante il processo di stampa e si accendono ad intermittenza in perfetta sincronia con il movimento del foglio.

Queste differenze comportano una serie di vantaggi nella stampa a LED:

  • Minori parti meccaniche in movimento rispetto alle stampanti laser;
  • Maggiore velocità di stampa;
  • Semplicità costruttiva e minore ingombro;
  • Manutenzione semplificata.
  • Altro vantaggio non trascurabile è la maggiore efficienza energetica dei LED rispetto al laser. Sebbene in entrambe le tecnologie il consumo maggiore di energia sia dovuto al riscaldamento del fusore. In definitiva, le stampanti a LED rappresentano una valida alternativa alle più diffuse stampanti laser.
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Hard Disk al 100% con Windows 10? Ecco la soluzione

Con l’avvento di Windows 10, uno degli inconvenienti più frequenti è quello della spia dell’hard disk del computer sempre accesa. Il disco fisso sembra lavorare in maniera continua, anche se il computer non sta facendo nulla. Vi mostriamo alcune soluzioni, per evitare che Windows 10 faccia lavorare il proprio hard disk al 100%, migliorando le prestazioni del computer e inoltre allungherà la vita del disco rigido.

Apple Spotlight e Microsoft Windows Search sono nati da mani diverse, ma il significato e lo scopo di entrambi è il medesimo: cercare gli elementi all’interno del computer. Il motore di ricerca interno di Windows 10 è supportato da un servizio, sempre attivo, che tiene aggiornato l’indice dei contenuti per velocizzare le ricerche.

Soprattutto sui computer più datati, l’esecuzione di questo servizio potrebbe rallentare notevolmente le prestazioni del PC. Tuttavia Disattivare il servizio Windows Search non vuol dire bloccare la ricerca interna di Windows; semplicemente, potrebbe diventare più lenta e meno performante del solito. Vediamo come disabilitare il servizio di ricerca di Windows, con semplici click:

Metodo con Interfaccia Grafica

  1. Premere il tasto Windows + R (contemporaneamente) per accedere ad Esegui;
  2. Accedere ai servizi di Windows digitando services.msc e INVIO;
  3. Dalla lista dei servizi, individuare Windows Search e fare doppio click;
  4. Nel menu a tendina “Tipo di Avvio” selezionare “Disabilitato”;
  5. Premere OK e Riavviare il computer.

Metodo senza interfaccia Grafica

  1. Selezionare il box di ricerca di Windows in basso a sinistra;
  2. Digitare CMD e attendere i risultati;
  3. Cliccare con il tasto destro del mouse su Prompt dei Comandi e selezionare avvia come amministratore;
  4. Digitare il comando “sc config wsearch start=disabled
  5. Riavviare il PC.
Disattivare il servizio Windows Search

Disinstallare antivirus gratuiti e abilitare Windows Defender

Se c’è un modulo che su Windows 10 comincia a funzionare davvero bene, questo è proprio Windows Defender. L’antivirus gratuito di Microsoft non ha mai raggiunto le evoluzioni di oggi. Pertanto sembra che questo software sia in grado di difendere il computer dai malware e Virus più pericolosi, meglio di qualsiasi altro antivirus gratuito. Il vantaggio principale di utilizzare questo Antivirus è quello di non dover installare altre app, appesantendo inutilmente il PC. Perciò se sul vostro computer con Windows 10 avete installato antivirus gratuiti e pesanti, seguite queste procedure per disinstallarli e abilitare Windows Defender;

Rimuovere il vecchio antivirus

  1. Premere il tasto Windows + R (Contemporaneamente);
  2. Digitare appwiz.cpl e premere invio;
  3. Nell’elenco dei programmi individuare l’antivirus gratuito da rimuovere;
  4. Selezionare l’elemento e cliccare su Disinstalla nella parte alta;
  5. Seguire la procedura per ultimare la disinstallazione;
  6. Riavviare il Computer.

Abilitare Windows Defender

  1. Premere il tasto Windows e cliccare sul simbolo della rotellina;
  2. Nel pannello di controllo di Windows 10 selezionare Aggiornamento e Sicurezza;
  3. Cliccare su Windows Defender nella parte sinistra;
  4. Cliccare su Apri Windows Defender Security Center (da W10 Creator Update) o abilita Windows Defender nelle release precedenti;
  5. Impostare moduli e opzioni del programma a proprio piacimento.
abilitare Windows Defender
abilitare Windows Defender

Controllare la salute dell’Hard Disk

Se il problema di lentezza del computer e di utilizzo dell’hard disk al 100% è relativo ad un problema hardware, di conseguenza ci sarà poco da fare. Per scoprire se l’hard disk è danneggiato, oppure no, esistono diversi programmi gratuiti o commerciali, oppure è possibile utilizzare gli strumenti già presenti su Windows. Per lanciare lo ScanDisk di Windows e controllare lo stato dell’hard disk seguire questa procedura:

  1. Accedere alle risorse del Computer;
  2. Selezionare il disco da controllare;
  3. Premere il tasto destro sulla risorsa e selezionare Proprietà;
  4. Selezionare il TAB Strumenti;
  5. Alla voce Controlla Errori cliccare su Controlla;
  6. Selezionare Analizza Unità ed attendere il responso.
controllo errori disco

A tal proposito, nel caso di hard disk danneggiato, consigliamo vivamente di acquistare uno dei nuovi hard disk ssd. Ne guadagnerete sicuramente in velocità e prestazioni.

Disattivare le Notifiche

Le notifiche di Windows 10 possono essere molto comode ma rischiano di favorire il problema di hard disk al 100%. Le notifiche di Windows possono essere disabilitate manualmente, oppure tramite le policy locali. Seguire queste procedure per disabilitarle:

Disabilitare le Notifiche di Windows tramite le opzioni

  1. Premere il tasto Windows e selezionare il simbolo dell’ingranaggio a sinistra;
  2. Cliccare su Sistema;
  3. Cliccare su Notifiche e Azioni a sinistra;
  4. Deselezionare tutte le voci sotto il titolo Notifiche.
disattivare notifiche windows

Disabilitare le Notifiche di Windows tramite le Policy

  1. Premere la combinazione di tasti Windows+R;
  2. Digitare gpedit.msc e premere Invio;
  3. Nella parte sinistra, cliccare su Configurazione Utente;
  4. Cliccare due volte su Menu Start e Barra delle applicazioni;
  5. Cliccare sulla sottocartella Notifiche;
  6. Selezionare “Disattiva notifiche di tipo avviso popup nella schermata di blocco”;
  7. Impostare la voce Attiva e premere OK;
  8. Ripetere i punti 6 e 7 per “Disattiva tutte le notifiche di tipo riquadro” e “Disattiva notifiche di tipo avviso Popup”;
  9. Riavviare il PC.
policy windows

Disattivare le Pianificazioni Automatiche di Windows

Su Windows 10 e nelle versioni precedenti del sistema operativo Microsoft è possibile pianificare eventi ed azioni automatizzati, che Windows eseguirà in base alla pianificazione.  L’utilità di pianificazione è un modulo con interfaccia grafica che contiene tutte le azioni impostate e attive sul computer. 

Disattivare alcune pianificazioni automatiche può risolvere problemi di lentezza e hard disk al 100%. Per disabilitare pianificazioni automatiche su Windows 10 e precedenti, seguire questa procedura:

  1. Premere la combinazione Windows+R;
  2. Digitare taskschd.msc e premere Invio;
  3. Nella colonna di sinistra, premere “Libreria Utilità di pianificazione”;
  4. Nella parte centrale si visualizzeranno tutte le azioni pianificate;
  5. Cliccare con il tasto destro su quella da rimuovere o disattivare e premere Eliminazione o Disattiva;
  6. Ripetere il punto 5 per tutti gli elementi da cancellare;
  7. Riavviare Windows.
pianificazioni

In conclusione, il problema dell’hard disk al 100% con Windows 10 dovrebbe essere risolto grazie a questa breve guida.

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MagSafe e le interferenze con i dispositivi cardiaci

I dispositivi con tecnologia MagSafe di Apple potrebbero essere pericolosi per chi dispone di dispositivi cardiaci, potendo creare interferenze con i pacemaker se posizionati direttamente sulla pelle o molto vicini.

A lanciare l’allarme è l’American Heart Association. Essa infatti concorda con un precedente rapporto dell’Heart Rhythm Journal, che rivela come il contatto stretto con un iPhone 12 può causare problemi ad alcuni dispositivi cardiaci impiantati sotto pelle. In particolare, l’American Heart Association afferma che l’effetto pregiudizievole si potrebbe verificare solo quando l’iPhone è acceso o molto vicino all’impianto.

Di possibili interferenze fra la tecnologia MagSafe della mela morsicata e i dispositivi cardiaci si discute ormai da tempo. Oggi una voce autorevole interviene sul tema, quella della American Heart Association, con la pubblicazione di uno studio dedicato.

La ricerca di AHA

La ricerca condotta ha evidenziato l’insorgere di problematiche quando si avvicina un iPhone dotato del sistema a stretto contatto (fino a 1,5 centimetri) con la pelle nella zona in cui si trovano apparecchiature mediche come i pacemaker e defibrillatori. Secondo i test, le anomalie sono state accertate per alcuni modelli prodotti da Medtronic, Abbott e Boston Scientific. Per i suoi test American Heart Association ha utilizzato principalmente un iPhone 12 Pro Max. Tuttavia, il rapporto rileva che anche altri dispositivi dei principali costruttori rilevano questa particolare suscettibilità magnetica.

MagSafe e le interferenze con i dispositivi cardiaci

Il test è stato condotto posizionando iPhone 12 Pro Max, come gli altri modelli iPhone 12 dotato di tecnologia MagSafe, molto vicino a una serie di 11 diversi dispositivi medici e cardiaci come pacemaker e defibrillatori. Alcuni erano dispositivi già impiantati in una serie di pazienti, che il rapporto chiama test “in vivo”. Altri erano “ex vivo” o dispositivi non ancora impiantati.

Nulla che Apple abbia mai nascosto. Un aggiornamento comparso nel mese di gennaio sulle pagine del supporto ufficiale specifica che Questi magneti e campi elettromagnetici potrebbero interferire con i dispositivi medici. Il colosso di Cupertino sottolinea inoltre che Sebbene tutti i modelli di iPhone 12 contengano più magneti rispetto ai modelli di iPhone precedenti, non è previsto che comportino un rischio più grave di interferenze magnetiche con dispositivi medici rispetto ai modelli di iPhone precedenti.

Il rapporto

Tuttavia, il rapporto osserva diversamente:

il nostro studio suggerisce diversamente poiché la risposta al magnete è dimostrata in 3/3 casi in vivo

Ad ogni modo, Apple stessa suggerisce di mantenere iPhone 12 e i dispositivi MagSafe a una distanza superiore a 15 cm dal corpo:

I dispositivi medici come pacemaker e defibrillatori potrebbero contenere dei sensori che reagiscono alla vicinanza di magneti e radiofrequenze.

Suggerisce quindi agli utenti per evitare delle possibili interferenze con questi dispositivi di tenere l’iPhone e gli accessori MagSafe a una distanza di sicurezza dal dispositivo medico (più di 15 cm di distanza o più di 30 cm di distanza se stai caricando in modalità wireless). Inoltre consiglia di consultare il medico per qualsiasi dubbio.

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INTEL PRESENTA I NUOVI PROCESSORI CORE I7-1195G7 E CORE I5-1155G7 TIGER LAKE
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Intel presenta Tiger Lake-U Refresh

A distanza di circa nove mesi dal debutto dell’architettura, Intel presenta due nuovi processori al Computex 2021, Core i7-1195G7 e Core i5-1155G7, sono i primi modelli della serie Tiger Lake-U Refresh con TDP compreso tra 15 e 28 Watt. L’azienda californiana ha presentato anche un modem 5G realizzato in collaborazione con MediaTek. Destinati ai laptop a bassa potenza, i chip sono in grado di offrire prestazioni migliorate grazie a velocità di clock più elevate.

Entrambi sono basati sul processo SuperFin a 10nm e sono progettati per piattaforma che operano nell’intervallo 12-28W. Ma vediamo quali sono le specifiche. Partendo dal Core i7-1195G7, si tratta di una CPU octa-core con frequenza base di 2,9 Ghz e massima di 5Ghz. Integrata la GPU Intel Iris X, mentre la cache L3 è da 12MB, come mostriamo nella slide in calce diffusa direttamente da Intel.

Intel Tiger Lake-U Refresh

Il suffisso Refresh è riferito unicamente alle maggiori frequenze di clock. Entrambi i processori sono realizzati con tecnologia di processo SuperFin a 10 nanometri. Il Core i7-1195G7 ha otto core con frequenza base (a 28 Watt) di 2,9 GHz e massima di 5 GHz (singolo core con Turbo Max 3.0), una novità assoluta per un chip delle serie U. La GPU Intel Xe-LP integrata ha 96 unità di esecuzione e una frequenza massima di 1.400 MHz. La cache L3 è da 12 MB.

Il Core i5-1155G7 ha otto core con frequenza base (a 28 Watt) di 2,5 GHz e massima di 4,5 GHz (singolo core con Turbo Max 3.0). La GPU Intel Xe-LP integrata ha 80 unità di esecuzione e una frequenza massima di 1.350 MHz. La cache L3 è da 8 MB.

Intel presenta Tiger Lake-U Refresh

Intel ha sottolineato che entrambi i processori supportano fino a 64GB di RAM DDR4-3200 e 32GB di RAM LPDDR4x-4266. Il supporto è già stato annunciato per oltre 60 notebook, che arriveranno sul mercato nei prossimi mesi.

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Come collegare due monitor su MacBook Air e Pro con Chip M1

Oggi vedremo come ovviare al limite del nuovo Chip M1 di casa Apple, che purtroppo non permette di collegare più di un solo monitor esterno. Vedremo quindi passo per passo come collegare due o anche più monitor su MacBook Air e Pro che montano il nuovo e tanto blasonato Chip M1.

Come ben saprai già, i nuovi Chip M1 installati nei nuovi Macbook Air e Pro, non possono supportare più di un monitor esterno.

Questo molto spesso può essere un limite non da poco, visto che solitamente chi acquista Laptop come questi necessita si, di avere uno strumento portatile che sia leggero, facile da trasportare e poco ingombrante. Spesso si ha la necessità di lavorare anche da casa o in ufficio “trasformando” un portatile in un vero computer desktop collegando più monitor per avere appunto una facilità di lavoro più agiata e più performante.

Vediamo quindi ora come rimediare a questo fastidioso limite imposto da Apple.

Come collegare due monitor su MacBook Air e Pro con Chip M1

Collegare due monitor su MacBook M1: cosa serve

Innanzi tutto l’unica maniera (al momento) che ti può permettere di collegare due o più monitor al tuo nuovo MacBook, è di collegare un adattatore che supporti la tecnologia DisplayLInk a una delle due porte Usb-c del tuo Laptop.

Gli adattatori DisplayLink infatti, grazie a un apposito driver che dovrai installare, ti permetteranno di aggirare questo fastidioso limite.

Dopo giornate di estenuanti ricerche sul web, finalmente sono riuscito a trovare uno di questi adattatori DisplayLink che faceva al caso mio, sia in termini di prezzo che di grandezza (mi serviva un qualcosa dalle dimensioni non troppo ampie). L’adattatore in questione è il Wavlink – Adattatore USB 3.0 a HDMI che al momento in cui sto scrivendo questo articolo ha un prezzo che si aggira intorno hai 45€; Dispone della tecnologia DisplayLink necessaria e ha delle dimensioni abbastanza ridotte.

Se ne possono trovare anche altri modelli con altre caratteristiche ma quelli adatti a questo scopo e cioè con tecnologia DisplayLink sono pochi e difficili da trovare.

Se ricerchi dispositivi come questo ricordati di verificare attentamente che sulla descrizione sia presente la dicitura “Compatibile con DisplayLink” altrimenti l’intero processo non funzionerà.

Come effettuare il collegamento al MacBook M1

Visto e considerato che il MacBook ha solo due uscite Usb-C, ho optato per la soluzione con un Hub mantenendo così libera una porta Tunderbolt per connettere l’alimentazione. Consigliamo comunque di non connettere mai l’alimentazione passando attraverso un Hub o Dock Station, ma di collegarla direttamente al tuo MacBook.

L’ hub in questione che ho scelto è il VAVA Adattatore USB C 9 in1, ma in rete e soprattutto su Amazon.it ne puoi trovare di tantissime marche e modelli, l’importante è che esso abbia almeno un’uscita HDMI, e naturalmente un connettore di collegamento Usb-C.

Catena di connessione per collegare due monitor su MacBook m1

Partendo dal tuo MacBook, collega il l’Hub tramite Usb-C e successivamente collega il tuo adattatore DisplayLink all’Hub. Fatto ciò potrai collegare il primo Monitor con un cavo HDMI che parte dall’Hub principale, successivamente collega il secondo monitor sempre usando un cavo HDMI che parte dall’adattatore DisplayLink. Può a un primo impatto sembrare un collegamento difficile ma ti assicuro che non lo è, e per semplificarti le cose ti lascio qui sotto uno schema illustrativo.

schema collegamento monitor

Come puoi vedere il procedimento è davvero semplice e intuitivo, in questo esempio ti ho illustrato come collegare 2 monitor su MacBook Air e Pro, ma volendo grazie agli adattatori DisplayLink puoi arrivare fino a 6 monitor condivisi, non male no?

Bene, ora una volta capita la catena di collegamenti passiamo al lato software e ti mostrerò come installare il driver DisplayLink sul tuo MacBook.

Installare questo driver è davvero semplicissimo, ti basterà recarti sul sito DisplayLink.Com e successivamente cliccare sulla sezione Download che trovi nella barra del menù in alto a destra.

Una volta effettuato il download clicca sul file e inizia l’installazione dell’app DisplayLink

Ad installazione avvenuta recati sulle tue applicazioni clicca e apri l’app DisplayLink Manager, apparirà quindi un messaggio che ti chiederà di autorizzare le impostazioni della privacy per la registrazione dello schermo.

Clicca su preferenze di sistema consenti l’accesso alle impostazioni della privacy cliccando sul lucchetto in basso a sinistra e inserisci la tua password di sistema.

Spunta la casella inerente a DisplaLink Manager e successivamente clicca su esci e riapri. Fatto ciò sarai pronto ad usare i tuoi due monitor esterni.

Impostazioni monitor collegati al Macbook Air e Pro

Eseguiti tutti questi passaggi finalmente potrai goderti i tuoi due monitor esterni e se vuoi, potrai anche tenere attivo il monitor del tuo MacBook ed avere quindi tre schermi separati.

Apri Preferenze di Sistema sul tuo Mac e clicca sull icona Monitor, seleziona la voce “Disposizione” ecco che ti apparirà il menù per gestire i tuoi monitor.

In questa sezione potrai gestire come posizionare i tuoi monitor condivisi compreso quello principale del tuo MacBook, il monitor principale sarà quello con la barra bianca nel caso tu decida di tenere attivi tutti e tre gli schermi.

Potrai quindi selezionare i tuoi monitor e spostarli a tuo piacimento.

Se vuoi utilizzare solo i due monitor esterni tenendo chiuso il tuo MacBook Air o Pro dovrai necessariamente tenere collegata l’alimentazione al tuo dispositivo, altrimenti solo uno dei due esterni potrà funzionare.

N.b. Se ti preoccupa il fatto di lasciare l’alimentazione inserita, non devi aver nessuna paura nel farlo, anzi se utilizzi molto il tuo laptop è sicuramente meglio lasciare l’alimentazione collegata.

Infatti il Macbook è provvisto di un dispositivo che automaticamente stacca la carica della batteria interna (una volta raggiunta la piena carica) e si alimenta solo tramite l’alimentatore esterno salvaguardando la durata nel tempo della batteria.

Se invece vorrai mantenere attivi solamente i due monitor esterni ti basterà chiudere il tuo MacBook Air o Pro con Chip M1e collegare il cavo di ricarica.

Conclusioni

Come vedi ovviare a questa limitazione del nuovo Chip M1 Apple è molto semplice e sicuramente per chi ha questa esigenza e per chi lavora dall’ufficio o da casa in Smart Working utilizzando MackBook M1 è “una vera manna dal cielo”

L’unico limite se così vogliamo chiamarlo è che non è possibile attivare l’opzione Night Shift nativa, infatti se proverai ad attivarla questa verrà impostata solo su un monitor.

Il mio consiglio se vorrai usare questa modalità è di attivarla direttamente dal menù dei tuoi monitor.

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accedere fastgate
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Accedere al nuovo router Fastweb

Oggi parleremo di come accedere al router Fastweb da Windows. Ecco la procedura completa che ci permetterà di effettuare l’accesso all’interno del nostro modem seguendo dei facili e rapidi passaggi.

Per accedere all’interno del nostro router dobbiamo sapere l’indirizzo IP esatto del nostro dispositivo. Ricordiamo che l’indirizzo IP è un codice numerico usato da tutti i dispositivi (computer, server web, stampanti, modem) per navigare in Internet e per comunicare in una rete locale. In parole povere rappresenta l’indirizzo chiaramente identificabile di un dispositivo.

Di solito, l’indirizzo IP del router Fastweb è il seguente 192.168.1.254 o 192.168.1.1. Oppure puoi digitare http://myfastgate. Come puoi vedere gli indirizzi d’accesso sono abbastanza diversi rispetto a quelli disponibili su altri tipi di router. Conviene subito ricordarteli o segnarteli come preferiti all’interno del tuo browser Web.

Nel caso in cui l’indirizzo IP non dovesse essere corretto, controllate nella parte superiore del vostro dispositivo dove troverete una piccola etichetta con l’indirizzo corretto da inserire.

Di solito potete trovare questo dato del vostro router anche direttamente sul manuale utente incluso nella confezione di vendita, o scaricabile tranquillamente via Internet dal sito del produttore stesso.

Trovare l’indirizzo IP da Windows

Se ancora non siete riusciti a trovare l’indirizzo IP, né sull’etichetta né sul manuale, potete scovarlo direttamente tramite computer, eseguendo questi semplici passaggi. Se state usando un computer fisso o portatile che sia con piattaforma operativa Windows usatela funzione cerca e inserite correttamente la parola chiave cmd.

comando cmd

Dalla nuova finestra che appare inserire il comando ipconfig e premete il pulsante Invio.

A questo punto troverete immediatamente l’indirizzo IP del vostro router Fastweb vicino alla voce Gateway predefinito. Ora sapete l’indirizzo IP esatto del vostro router Fastweb e potete accedervi molto facilmente.

indirizzo ip tramite ipconfig

Al primo accesso al pannello di controllo il Fastgate ti chiederà di scegliere un username e una password per i futuri accessi; scegli queste informazioni con cura per vedere apparire la finestra d’accesso (d’ora in avanti comparirà solo questa utilizzando gli indirizzi indicati in alto). Per quanto riguarda il primo accesso, i codici da inserire sono nel 99% dei casi admin/admin o admin/password.

login

Accedere al router Fastweb da smartphone

Il FASTGate è gestibile con facilità anche da smartphone sia utilizzando l’indirizzo d’accesso nel browser di qualsiasi dispositivo connesso al FASTGate (come visto qui in alto) sia utilizzando l’app MyFastweb. Questa mostra nel menu laterale una voce relativa al modem.

Puoi scaricare l’app MyFastweb dai seguenti link  MyFastweb per Android e MyFastweb per iOS.

myfastgate smartphone

Tramite l’app puoi controllare da remoto le impostazioni del FASTGate. Per esempio spegnere il WiFi quando non sei in casa o cambiare le impostazioni d’accesso con alcuni semplici tap sullo schermo del tuo smartphone.

Alcune opzioni avanzate sono però disponibili solo se sei sotto la rete WiFi del FASTGate.

Come navigare tra i menu

Una volta effettuato l’accesso con le credenziali create ti verrà offerta la schermata Home, dove potrai controllare tutte le principali funzioni del tuo modem ed aprire subito quella di tuo interesse.

myfastgate
myfastgate avanzate

In alto sono disponibili tutti i menu del modem; qui in basso ti spiegherò a cosa servono:

1) WiFi: permette di cambiare nome alla rete WiFi, cambiare la password d’accesso e decidere se utilizzare o meno il WPS (l’accesso automatico alla rete WiFi tramite tasto a sfioramento sul modem a forma di +).

Con questa opzione puoi anche scegliere se gestire separatamente le due reti WiFi (2,4 e 5 GHz). Se programmare o meno lo spegnimento automatico del WiFi e se attivare la rete Ospiti. Utile per far connettere persone che vengono a trovarti a casa senza dover comunicare la tua password d’accesso principale (avranno una rete e una password tutta loro).

2) Connessione: in questo menu puoi controllare la velocità di allineamento della tua linea (velocità della portante) con test manuali e automatici (pianificabili). In più puoi controllare i canali e la larghezza di banda delle reti WiFi (2,4 e 5 GHz).

3) Dispositivi: qui potrai controllare tutti i dispositivi connessi al modem, inserendoli nella tua cerchia familiare.

Per i dispositivi inseriti nella tua cerchia famigliare puoi gestire la modalità Boost (per velocizzare un dispositivo riservandoli più banda) o la modalità Stop (per bloccare un dispositivo che sta usando troppo Internet).

4) Avanzate: in questo menu puoi impostare il Parental Control (davvero molto utile se si hanno minori in casa). Restringere gli accessi a determinati dispositivi, aprire le porte del router (sia in versione semplificata che in versione manuale), configurare l’utilizzo delle porte USB e dei servizi associati (Stampa di rete, DLNA e File Server) ed infine gestire l’indirizzo del FASTGate e come esso assegna gli indirizzi IP agli altri dispositivi (DHCP).

NOTA1: A tal proposito ricordo che è possibile richiedere gratuitamente un IP pubblico contattando Fastweb Help su Twitter. Prima con un tweet pubblico e poi con un messaggio privato per comunicare il proprio codice cliente.

NOTA 2: Il router Fastgate manca di molte funzionalità, come quella per cambiare DNS e quella di attivare QoS.

5) Modem: qui puoi trovare un resoconto sul funzionamento del FASTGate, con un’indicazione sullo stato delle luci LED, sullo stato della linea, delle reti WiFi attive e sullo stato delle porte USB e Ethernet.

Oltre alle funzioni di controllo puoi trovare il pulsante per attivare o meno la luce di presenza (puoi programmare anche lo spegnimento di questa luce bianca nelle ore notturne).

6) Informazioni: qui trovi le informazioni generali sul tuo FASTGate come versione firmware, l’indirizzo MAC, il tempo d’accensione e l’IP del Gateway (sulla rete Fastweb, non sulla rete interna).

7) Telefono: l’ultimo menu ti offre una sorta di registro chiamate per i telefoni fissi collegati tramite prese dedicate. Così da poter vedere chi ti ha chiamato, la durata delle chiamate e le eventuali chiamate perse.

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