Formazione

Formazione, Internet, Sicurezza informatica

DDoS: attacco al sito Bitcoin.org

Il sito Bitcoin.org, il cui obiettivo dichiarato è quello di aiutare lo sviluppo di Bitcoin in modo sostenibile (finalità perseguita tra gli altri anche dal Mining Council), ha subìto un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) definito “massivo”. Nel momento in cui pubblichiamo questo articolo tuttavia, sembra essere tornato online e normalmente funzionante.

Bitcoin.org colpito da un attacco DDoS: chiesto riscatto

Stando a quanto reso noto, l’autore dell’azione ha chiesto il pagamento di un riscatto (ovviamente in Bitcoin) per allentare la presa: 0,5 BTC, pari a circa 17.400 dollari stando al cambio attuale. Questo il post condiviso su Twitter da Cøbra, gestore del dominio la cui reale identità rimane nascosta.

Come si legge sulle sue pagine, è bene precisare che il portale non è il sito ufficiale di Bitcoin, bensì un progetto open source indipendente con collaboratori da tutto il mondo.

DDoS: attacco al sito Bitcoin.org

Il dominio inoltre è stato recentemente al centro di una disputa legale nel Regno Unito. Il già citato Cøbra ha scelto di preservare il proprio anonimato anziché presentarsi in aula e difendersi dalle accuse di violazione del copyright mosse nei suoi confronti da Craig Steven Wright.

Classe 1970, quest’ultimo afferma di essere l’inventore della criptovaluta e la persona dietro lo pseudonimo Satoshi Nakamoto, affermazioni ritenute non corrispondenti al vero da gran parte dei media e della community.

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Formazione, Sicurezza informatica, Sistemi

Nuova vulnerabilità zero-day di Windows: PrintNightmare

E’ emersa nei giorni scorsi la nuova vulnerabilità zero-day di Windows critica: PrintNightmare. Prende di mira il servizio Print Spooler di Windows, che gestisce il processo di stampa all’interno del sistema operativo, e permette di eseguire delle righe di codice non autorizzate da remoto. Microsoft, successivamente, ha confermato che la vulnerabilità conosciuta come CVE-2021-34527 è presente in tutte le versioni di Windows. L’azienda ha anche divulgato alcuni consigli di mitigazione per bloccare gli attacchi che prendono di mira questa vulnerabilità

Controllo dei server da parte di malintenzionati

Come riporta Bleeping Computer, questo bug di esecuzione del codice remoto (RCE), ora tracciato come CVE-2021-34527, ha un impatto su tutte le versioni di Windows, secondo quanto afferma Microsoft, con la società che sta ancora indagando se la vulnerabilità sia davvero sfruttabile su tutte. CVE-2021-34527 consente agli aggressori di assumere il controllo dei server interessati tramite l’esecuzione di codice remoto con privilegi di sistema in quanto consente loro di installare programmi, visualizzare, modificare o eliminare dati e creare nuovi account con diritti utente completi.

La società ha aggiunto in un avviso di sicurezza appena rilasciato che PrintNightmare è già stato sfruttato almeno una volta. Microsoft non ha voluto condividere altri dettagli, come chi c’è dietro lo sfruttamento scoperto (se hacker o security researchers). Tuttavia, in un report separato, Microsoft afferma che gli aggressori stanno attivamente sfruttando la zero-day PrintNightmare.

Al momento non sono disponibili delle patch per poter risolvere questa vulnerabilità, Microsoft infatti sta ancora indagando sul problema e sta lavorando a una soluzione. L’azienda ha anche fugato i dubbi riguardo il bug affermando che è “simile ma distinto dalla vulnerabilità assegnata a CVE-2021-1675”, corretta a giugno.

Nuova vulnerabilità zero-day di Windows: PrintNightmare

In ogni caso Microsoft ha condiviso alcune misure di mitigazione per impedire agli aggressori di assumere il controllo dei sistemi vulnerabili. La prima soluzione è quella di disattivare il servizio interessato, ma non si potrà più stampare né in locale né in remoto; la seconda invece è quella di disattivare la stampa remota tramite i Criteri di Gruppo, mantenendo attiva la stampa locale dal dispositivo direttamente collegato alla stampante.

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Formazione, Smartphone, Social media

YouTube lancia Shorts in risposta a TikTok

Sappiamo tutti, ormai, cos’è TikTok. Il social network cinese caratterizzato da video di breve durata è diventato l’app più scaricata al mondo tanto che anche Facebook, qualche mese fa, è dovuto correre ai ripari creando i Reel per Instagram. E ora è arrivato il momento di YouTube. Una funzionalità nuova per la app di YouTube che lancia una sezione dedicata ai video brevi, Shorts, e uno strumento integrato per crearli e caricarli, in risposta a TikTok. Degli Shorts si parlava già prima che venissero lanciati a settembre 2020, in fase sperimentale in India. I risultati sono stati soddisfacenti – 6,5 miliardi di visualizzazioni giornaliere – e da marzo gli Shorts sono attivi anche negli Stati Uniti, con la promessa di raggiungere presto gli utenti di tutto il mondo.

Cosa sono gli Shorts di YouTube

Si tratta di clip di massimo 15 secondi in formato verticale, da scorrere passando velocemente da una all’altra. Nulla che gli iscritti a TikTok o a Instagram (con i Reels) non abbiano già visto. Ma di certo è una novità per YouTube, piattaforma che ha sempre prediletto video orizzontali, anche molto lunghi, editati prima di essere caricati. Una volta che l’opzione Shorts sarà attiva anche in Italia, sarà possibile girarli ed editarli – con filtri e musica – direttamente tramite la app di YouTube. La stessa app aggiornerà il proprio menù per accogliere una sezione dedicata alla visualizzazione dei video brevi.

shorts

Shorts consente ai creator di registrare, modificare e condividere contenuti video. La creatività è al centro e YouTube sta cercando di renderla il più facile e divertente possibile. Il creator può controllare la velocità per rallentare o accelerare l’audio, aggiungere testo, didascalie e sovrapposizioni grafiche in determinati momenti, clip dalla galleria del telefono, filtri di regolazione del colore e può anche utilizzare un timer e un conto alla rovescia per registrare facilmente e a mani libere.

YouTube sta attivando una nuova funzionalità: i creator potranno decidere di utilizzare l’audio originale del video oppure selezionare della musica dalla piattaforma stessa, e questo sicuramente porta a YouTube un importante vantaggio grazie alla vasta libreria di brani in costante crescita. “Il collegamento tra i due ecosistemi è una parte fondamentale di tutto questo” ha osservato Todd Sherman, Product lead per YouTube Shorts.

La concorrenza a TikTok e IG Reels

Questo ingresso nel mondo delle clip brevi avvicina quindi YouTube ai concorrenti social network. Nel lanciare Shorts, la piattaforma ha parlato della volontà di offrire un nuovo tipo di contenuti ai propri utenti, per sfruttare l’ampio catalogo musicale a disposizione e rendere la app più ‘accattivante’ quando navighiamo su smartphone. E’ anche una mano tesa ai creator specializzati in video verticali, che così potranno più facilmente rivolgersi a YouTube per contenuti sponsorizzati e non solo.

YouTube lancia Shorts

Già la scorsa estate, YouTube aveva annunciato che avrebbe testato una nuova funzione per video brevi, ma non aveva aggiunto particolari dettagli. A settembre 2020 Youtube Shorts è stato lanciato per la prima volta in India dove TikTok – ricordiamo, di proprietà cinese – è ora illegale. Lo scorso marzo è poi arrivato negli Stati Uniti e si sta aprendo a Regno Unito, Canada e America Latina. Il rollout in nuovi paesi, iniziato il 7 giugno, sarà pienamente attivo entro la fine del mese, come si legge in un articolo di TechCrunch.

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Formazione, Software

Windows 11: cosa cambia rispetto a Windows 10

In che modo Windows 11 è diverso da Windows 10? Il nostro sguardo a una prima build di Windows 11 trapelata online ci consente di rispondere (seppur in minima parte) a questa domanda. Stando a quanto visto fin qui, Windows 11 sembra aggiornare l’interfaccia utente di Windows 10 senza cambiare di molto l’infrastruttura sottostante rispetto a quest’ultimo. Questi cambiamenti estetici sono comunque significativi.

La build “leakata” (trapelata) mostra diversi cambiamenti nella barra delle applicazioni di Windows e nel menu Start, sfruttando le modifiche all’interfaccia utente che Microsoft ha apportato a Windows 10X prima di bloccarne lo sviluppo all’inizio di quest’anno. C’è anche un enorme sezione widget completamente nuova, anche se ci aspettiamo che si evolverà tra qui e l’uscita di Windows 11 prevista molto probabilmente per l’autunno. Nell’attesa ecco le principali novità emerse da questa build.

Il menu Start: icone semplici e niente Live Tiles

Il menu Start di Windows 11 è sicuramente un cambiamento importante rispetto a Windows 10. Per impostazione predefinita, il menu Start si trova al centro del desktop del PC, più o meno allo stesso modo in cui il menu Start di Windows 10X si sarebbe comportato se questo sistema operativo fosse stato lanciato. In Windows 10, avviate il menu Start facendo clic sull’angolo sinistro dello schermo. In Windows 11, l’icona Start è semplicemente l’icona a sinistra in un elenco di piccole icone di app sulla barra delle applicazioni. E invece dell’icona ad angolo di Windows di Windows 10, la nuova icona Start è piatta e simmetrica.

windows 11 menu start

Modifiche più profonde vengono visualizzate una volta aperto il menu Start stesso. In Windows 10, i Live Tiles consentono agli sviluppatori di app di scorrere le foto e fornire informazioni dinamiche. Ora non più. Ancora una volta, Microsoft ha preso spunto da Windows 10X fornendo una serie di piccole icone statiche. Sotto, un elenco di file “consigliati” rappresenta dei collegamenti a file utilizzati di frequente o almeno a documenti recenti che potreste aver aperto. Piccoli pulsanti offrono collegamenti a qualsiasi altra app che potrebbe essere nascosta. Il menu Start potrebbe non essere così “amichevole” come negli anni passati, ma è più funzionale che mai.

Miglioramento di Windows Snap con FancyZones

Una delle grandi aggiunte che Windows 8 e versioni successive di Windows 10 hanno portato a Windows è stata la possibilità di organizzare le finestre in modo tale da poterle agganciare a ciascun lato o persino a ogni angolo dello schermo. In Windows 11, Microsoft ha portato questo schema al livello successivo.

Su una finestra all’interno di Windows 11, passare il cursore sull’icona “ingrandisci finestra” nell’angolo in alto a destra di una finestra non si limita a riempire lo schermo con la finestra selezionata. Consente anche di scegliere tra una varietà di configurazioni per organizzare quella finestra, da un orientamento a “quattro angoli” a una striscia stretta lungo un angolo dello schermo. Ricorda molto la parte “FancyZones” della suite Power Tools che Microsoft ha implementato nel 2020. Tutto quello che dovete fare è evidenziare quale configurazione di Windows volete, quindi selezionare uno degli allineamenti disponibili per la finestra selezionata.

Una barra delle applicazioni semplificata

Parte integrante dell’esperienza Start è la nuova barra delle applicazioni, una raccolta di piccole icone che risiede nella parte inferiore dello schermo. In Windows 10, la barra delle applicazioni è dominata dalla casella di ricerca, che occupa molto spazio. In Windows 11, quelle icone sono state raggruppate insieme. Il risultato è che in Windows 11 c’è molto più spazio sulla barra delle applicazioni. Non è chiaro cosa intenda fare esattamente Microsoft con quello spazio, ma ce n’è molto di più.

Ciao, Cortana

Uno dei modi in cui Microsoft ha snellito la barra delle applicazioni di Windows 11 è stato quello di eliminare completamente l’icona di Cortana. Cortana continua a vivere come un’app all’interno di Windows 11, ma dovrete avviarla manualmente se vorrete interagire con le sue funzionalità limitate. Cortana è certamente migliorata da quando non conosceva nemmeno la risposta a 2+2, ma è ancora limitata nelle sue funzionalità.

cortana windows 11

Cosa diavolo sono i widget?

Mentre Microsoft potrebbe aver rimosso Cortana dalla barra delle applicazioni di Windows 11, c’è una nuova aggiunta: Widget, un’icona che apre una gigantesca barra laterale dal lato sinistro dello schermo. Non è chiaro cosa diventeranno alla fine i widget, ma per ora sono semplicemente una gigantesca implementazione di Notizie e interessi, l’aggiunta alquanto controversa che Microsoft ha apportato a Windows 10 ad aprile. Dobbiamo presumere che i widget possano diventare repository per gadget di Windows o altri strumenti. Per ora, però, occupano solo spazio.

Nuove icone e altre modifiche all’interfaccia utente

Una delle nuove aggiunte che avrebbe dovuto far parte dell’aggiornamento di Windows “Sun Valley” era una serie di piccoli aggiornamenti dell’interfaccia utente, tra cui angoli arrotondati e nuove icone. Le nuove icone ci sono, ma gli angoli arrotondati sono appena percettibili.

Nessuna modifica alle app

Finora, ciò che non abbiamo notato sono le modifiche al modello di app tradizionale: nessun limite per le app a 32 bit rispetto a quelle a 64 bit e nulla che obblighi a utilizzare solo le app all’interno dello store Microsoft. Questa versione leakata di Windows 11 sembra insomma essere un reskin visivo di Windows 10, il che implica che sarete in grado di fare le stesse cose con Windows 11 che sareste in grado di fare con Windows 10.

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stress test cpu
Formazione, Hardware, Software

Eseguire uno stress test del Pc

Hai l’impressione che il tuo PC si surriscaldi troppo quando la CPU è impegnata in processi particolarmente avanzati? Allora potrebbe esserci qualche problema nel sistema di raffreddamento del computer. Devi indagare subito, prima che sia troppo tardi e le alte temperature finiscano col danneggiare qualche componente hardware. Gli stress test mettono alla prova la stabilità di un PC sotto carichi pesanti. Problemi di stabilità possono derivare dall’overclocking del PC. E’ bene quindi eseguire uno stress test al fine di monitorare i limiti del tuo pc, oltre il quale non riuscirebbe più a garantire prestazioni minime.

Benchmark

I test di stress assicurano la stabilità della parte del componente. Sebbene possano anche valutare le prestazioni del tuo PC, è meglio lasciare dei benchmark. Fare il benchmark di un oggetto significa misurare le sue prestazioni massime in una determinata applicazione. In informatica, quando si vuole fare il benchmark di un computer, di può misurare quando è performante il processore, la ram, la scheda video o il disco. Per farlo in genere si usano programmi (gratuiti o a pagamento) che testano con algoritmi proprietari la determinata caratteristica attribuendo a fine test un punteggio, un valore, che può esser così paragonato con quello ottenuto da un altro pc.

stress test

I benchmark possono essere molto utili, per esempio, nella fase di valutazione che precede l’acquisto di un nuovo computer. Quanto è buono quel pc? Semplificando al massimo, tra le prime cose che dovrai fare sarà capire che cpu monta, quali benchmark ottiene, come si rapporta quindi con altri processori. La stessa cosa vale, per esempio, per la scheda video. Quando finirai di leggere questo articolo, sarai in grado di mettere alla prova il meglio di loro.

Stabilità

Se un PC supera uno stress test, è considerato stabile . I PC instabili non funzioneranno in modo ottimale e potrebbero spegnersi. La funzione di spegnimento automatico consente di evitare danni ai componenti del PC. Se un PC si spegne durante uno stress test, le precedenti impostazioni di overclock devono essere abbassate.

Programmi di monitoraggio

Sarà necessario monitorare le temperature del PC, le letture di tensione e le velocità di clock per garantire che il processo funzioni senza intoppi. CPUID HWMonitor fornisce statistiche della temperatura e della velocità in tempo reale per garantire che il PC funzioni alla massima potenza.

cpuid

Quando si tratta di software di monitoraggio completo, MSI Afterburner è al top. Afterburner fornisce letture di temperatura e utilizzo in tempo reale, oltre a controllare la velocità della ventola della tua GPU. Ciò significa che puoi fornire un raffreddamento in tempo reale aumentando la velocità della ventola per la tua GPU.

afterburner

È anche un pratico strumento per l’overclock se desideri overcloccare la tua GPU. Osservare attentamente le letture della temperatura durante uno stress test. Se le temperature raggiungono gli 80 ° C al minimo o in condizioni di stress ridotto, provare a sottoporre a stress le parti potrebbe surriscaldare il PC prima che i risultati possano essere ricevuti. In tal caso, prendere in considerazione misure per raffreddare il PC . Ricordarsi di chiudere tutti i programmi estranei accanto al software di monitoraggio e al software di test di stress.

Il test di stress può sembrare un processo casuale, ma un test di stress adeguato richiede un occhio attento. Prima di test di stress, assicurati di fare quanto segue.

Garantire l’utilizzo del 100%

Ancora una volta, gli stress test non vengono utilizzati per testare le tue prestazioni. Sono pensati per massimizzare la tua performance. Assicurati che le tue parti, che siano CPU o GPU, vengano utilizzate alla massima capacità per tutta la durata del test.

intel cpu

Questo suggerimento può sembrare apertamente semplice, ma garantisce che si stanno testando le parti alla loro piena capacità. È possibile utilizzare uno qualsiasi dei programmi menzionati sopra per monitorare l’utilizzo. Per garantire letture corrette dell’utilizzo, utilizzare più programmi di monitoraggio durante il test.

Controlla le velocità di clock

Assicurati di sottoporre a stress i tuoi componenti con le corrette velocità di clock . Alcuni software potrebbero sottoporre a test il PC in modo corretto, ma visualizzare le velocità del clock in modo errato. È qui che l’utilizzo di più programmi di monitoraggio diventa fondamentale.

velocità clock amd

Generalmente, le velocità di clock errate sono dovute dimenticando di risparmiare velocità di clock o di risparmiare velocità di clock in modo errato. Le velocità di clock possono anche superare le loro presunte velocità massime di clock, come nel caso della tecnologia Intel Turbo Boost .

intel core speed

Il software Intel Turbo Boost funziona riducendo al minimo le prestazioni di alcuni core per incrementare le prestazioni di un passato rispetto alla sua presunta velocità massima, offrendo in talune maggiori prestazioni del processore su richiesta.

MD ha un software simile chiamato Turbo Core di AMD che replica questo servizio.

Funzionalità come queste potrebbero spiegare letture di velocità in conflitto dalla CPU, quindi assicurati che la tua CPU funzioni alla massima percentuale di utilizzo anziché alla velocità di clock.

Mantieni le temperature più basse possibili

Speedfan ti consente di controllare i diversi fan nel tuo PC. Aumentando la velocità della ventola si abbassano le letture della temperatura generale del PC. Permette inoltre di tenere sotto controllo i fan che funzionano e quali no. Alcune GPU gestiscono i fan tutto il tempo, mentre altri non attivano i propri fan finché la GPU non viene utilizzata oltre una certa percentuale.

speedfan

Aumentare la velocità della ventola di circa il 70 – 80% se qualsiasi componente raggiunge gli 80 ° C. Inoltre, ricorda di utilizzare più programmi di monitoraggio per garantire letture della temperatura. L’esempio sopra mostra la miatemperatura della CPU128 ° C al minimo, il che implica un surriscaldamento. MSI Afterburner e CPUID HWMonitor, tuttavia, indicano che i miei temps della CPU sono in realtà intorno a ~ 40 ° C.

Le letture errate della temperatura sono spesso un problema di software, non di hardware. La maggior parte delle letture della temperatura viene presa dal BIOS , che monitora le temperature in tempo reale dei singoli componenti del PC. Il software di monitoraggio analizza attentamente queste letture e le visualizza in un elenco conveniente. Se un software non è in grado di analizzare queste letture o di confonderle in qualche modo – ad esempio aggiungendo tutte le letture CPU core alla temperatura piuttosto che visualizzarle singolarmente o visualizzare letture in Fahrenheit anziché in Celsius – il software fornirà le specifiche di temperatura errate.

Per scoprire letture false, ti consigliamo di consultare più di un’applicazione.

Ricerca i tuoi componenti

Prima di test di stress o overclocking, ricorda che una grande quantità di risorse online può aiutarti. Fare un po ‘di ricerca sui componenti faciliterà enormemente il processo di stress test.

Per prima cosa, cerca impostazioni di overclock stabili per i tuoi componenti. Le probabilità sono, gli utenti hanno già stressato testato e trovato condizioni stabili per le parti dei componenti. Ciò ridurrà drasticamente il tempo necessario per trovare un overclock sicuro.

search google overclock

In secondo luogo, cerca se è sicuro di overclockare il tuo componente. Ad esempio, le CPU Intel serie K consentono un facile overclocking. Le CPU Intel che non fanno parte della serie K non hanno il moltiplicatore di clock sbloccato, rendendole molto più difficili e meno sicure da overcloccare.

Mirare al Crash

Lo scopo di stress testare il PC è quello di spingere le prestazioni al punto di fallimento. Anche se un crash del PC può sembrare un grosso problema, i componenti del PC si spengono prima che venga fatto un danno serio. Se stai overcloccando il tuo PC, cerca l’incidente.

bsod

Un crash del PC stabilisce dei limiti chiari per il tuo overclock. In seguito, underclocca il tuo PC per raggiungere impostazioni stabili.

Test di stress della GPU

Uno stress test della GPU causerà uno dei due errori. O il PC si spegne o si iniziano a vedere artefatti video sullo schermo. Gli artefatti video sono interruzioni visive sullo schermo che contaminano l’immagine che vedi. Questi artefatti sono in genere verdi o viola e indicano che la tua GPU viene spinta oltre uno stato stabile.

stress gpu

Gli artefatti visivi durante uno stress test indicano che è necessario ridurre le impostazioni di overclock. Quando si tratta di stress test GPU, Furmark è un marchio molto noto . Furmark è stato progettato per sottolineare il più possibile la tua GPU. Furmark tenta di riprodurre pellicce di altissima qualità sul tuo PC. Al termine di Furmark, ti ​​verrà fornito un riepilogo delle temperature più alte della GPU e un punteggio. Puoi abbinare questa valutazione alla libreria di Furmark , confrontando l’utilizzo del tuo PC con altri.

FurMark test gpu

Altri software per test di stress, come il software Unigine’s Heaven o Valley , offrono vari altri metodi per testare la tua GPU. Alcuni software per test di stress causeranno l’arresto del PC, mentre altri non lo faranno. Dipende dalla quantità di stress che ogni software mette sulla tua GPU. Prova alcuni per assicurarti di sottoporti a stress per testare completamente il tuo PC. Test di stress Le GPU non impiegano tanto tempo a testare le CPU, quindi alcune corse con Furmark dovrebbero essere sufficienti per garantire la stabilità.

Test di stress della CPU

C’è un indicatore che ha funzionato un test di stress della CPU: si blocca. Prime95 è forse il software più affidabile sul mercato. Prime 95 è un client del programma GIMPS (Great Internet Mersenne Prime Search) , che tenta di trovare grandi numeri primi usando il processore. Quindi, il primo in Prime95.

Prime95

Ci sono tre impostazioni nel software Prime95. I piccoli FFT forniscono un test di stress della CPU, insieme a un piccolo test della RAM. FFT sul posto di grandi dimensioni forniscono uno stress test della CPU più difficile, mirando al massimo utilizzo e letture della temperatura.  Blend punta a un numero maggiore di test RAM rispetto ai test di stress della CPU.

torture test prime95

FFT sul posto di grandi dimensioni offrono il miglior test di stress rendendolo la scelta migliore. Se si è nuovi allo stress test, tuttavia, prenderei in considerazione l’esecuzione di piccoli FFT e il monitoraggio delle letture della temperatura. Se la CPU non riesce a mantenere correttamente le sue temperature durante questo test, i FFT di grandi dimensioni sul posto potrebbero surriscaldare il PC.

RealBench fornisce anche un test di stress efficace per la tua CPU e utilizza azioni realistiche come il fotoritocco e il rendering video per i suoi metodi di test.

RealBench stress test cpu

Più lunga è la durata di questi stress test, più è probabile che il tuo PC si blocchi. Un test over-night in Prime 95 è il migliore per i risultati corretti. L’esecuzione di un test di 3-4 ore, tuttavia, garantirà che la CPU non sia instabile e possa sostenere carichi pesanti durante il giorno. OCCT , che sottolinea il tuo PC tanto quanto questi altri programmi, fornisce anche una comoda interfaccia di monitoraggio per tenere traccia dei tempi, delle velocità di clock e dell’utilizzo della CPU nel tempo.

Test di stress RAM

Lo stress test RAM ha lo stesso scopo di testare gli altri componenti, anche se spesso viene fatto per testare la stabilità di fabbrica dei componenti. Un modulo RAM malfunzionante può porre gravi limitazioni al PC e causare arresti casuali e frequenti.

Memtest86 esegue test approfonditi sulla RAM, verificando eventuali errori. Se il tuo PC soffre di spegnimenti, c’è una buona probabilità che la RAM nel tuo PC possa causare errori. Memtest86 individuerà gli errori, risparmiando le spese possibili di un PC completamente nuovo.

stress test ram

Sfortunatamente, questo programma non può essere eseguito dal tuo normale desktop. Sarà necessario installare il programma su un’unità flash separata e avviare dalla propria unità flash per eseguire Memtest86.

Scarica il programma con l’etichetta Auto-installer per chiave USB . Questa semplice applicazione installerà automaticamente Memtest sull’unità. Una volta che Memtest ha inizio, eseguirà la scansione della RAM per individuare eventuali errori. Se Memtest non trova errori con la RAM installata, la tua RAM è pronta.

Lo stress!

Sottoponendo a un adeguato stress test dopo l’overclocking si garantisce l’aumento delle prestazioni dell’overclock e la giusta stabilità dei componenti. Un componente instabile può essere un fastidio quotidiano e portare i componenti in un punto inutilizzabile. Non importa; ora puoi stressare il tuo PC con strumenti semplici e gratuiti!

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Ubuntu Pro: disponibilità su Google Cloud

Canonical ha annunciato la disponibilità di Ubuntu Pro su Google Cloud. La principale differenza rispetto alla versione standard del sistema operativo è il costo. Ubuntu Pro viene offerto a pagamento, ma gli utenti ottengono in cambio diversi vantaggi, tra cui il supporto per 10 anni e il servizio Kernel Livepatch.

Ubuntu Pro su Google Cloud

La disponibilità di Ubuntu Pro su Google Cloud permette agli utenti di utilizzare un sistema operativo open source, sempre aggiornato e compatibile con i carichi di lavoro enterprise. È possibile scegliere tre immagini con kernel ottimizzato che include driver migliorati e il supporto per gli acceleratori grafici, come le GPU. Le distribuzioni installate sulle macchine virtuali sono: Ubuntu 16.04 LTS (Xenial Xerus), Ubuntu 18.04 LTS (Bionic Beaver) e Ubuntu 20.04 LTS (Focal Fossa).

ubuntu pro

Canonical garantisce il supporto per 10 anni (8 anni per Ubuntu 16.04 LTS), durante i quali verranno rilasciati aggiornamenti e patch di sicurezza per oltre 30.000 pacchetti attraverso il repository Universe. Ubuntu Pro include componenti con certificazioni FIPS 140-2, CC-EAL, FedRAMP, HIPAA, ISO e PCI. Un’altra funzionalità esclusiva è il “live kernel patching” che non richiede il riavvio della macchina virtuale.

Il costo orario o mensile di ogni istanza dipende dal numero di vCPU e GPU, dalla dimensione dello storage e dalla quantità di RAM. Gli utenti possono acquistare le immagini di Ubuntu Pro su Google Cloud attraverso la console GCP oppure il Google Cloud Marketplace. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dedicato.

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Cartucce compatibili: come sceglierle

La stragrande maggioranza delle persone ha nella propria casa un certo numero di elettrodomestici e dispositivi elettronici secondo la loro utilità e funzione. Sicuramente non manca la stampante, oggetto utile sia per scopi personali che lavorativi. Ma, come per tutte le altre cose, anche la stampante è fonte di problemi o guasti e, sicuramente, ti sarai accorto che uno dei principali, nonché uno dei primi a presentarsi in tutto il ciclo di vita della stampante, sono proprio le cartucce. Infatti, all’inizio, dopo neanche molte stampe effettuate, l’inchiostro al loro interno tende subito ad esaurirsi.

Ed è a questo punto che nasce il problema perché, per sostituire le cartucce vecchie con delle nuove originali, bisogna affrontare una spesa quasi comparabile a quella fatta per acquistare la stampante stessa. Ovviamente, anche se hanno un costo abbastanza elevato, queste ultime garantiscono alcune cose, come una maggiore durata della stampante stessa e una migliore qualità di stampa.

Nonostante questo, soprattutto se la stampante viene usata molto, è molto diffusa la scelta di acquistare delle cartucce compatibili. Scelta ampiamente consigliata quando la stampante non è particolarmente moderna e il suo costo non è elevato. Il mondo delle cartucce compatibili è abbastanza vario. Questo perché ne esistono alcune che utilizzano inchiostro di bassa qualità e altre che non hanno niente da invidiare a delle cartucce originali. Scopriamo qualcosa in più su questi oggetti e vediamo come scegliere le cartucce compatibili per la propria stampante.

Cartucce compatibili: cosa sono?

Quando parliamo di cartucce compatibili intendiamo quelle cartucce non originali, cioè non prodotte dalla stessa casa madre della stampante e queste possono essere integrate sulla maggior parte delle stampanti inkjet a testina fissa. Queste cartucce sono dotate di chip che permette di essere riconosciute dalla stampante e che permettano di tenere sotto controllo il livello di inchiostro presente al suo interno.

Svantaggi delle cartucce compatibili

Prima di dedicarsi all’acquisto delle cartucce compatibili, è bene essere consapevoli dei potenziali punti deboli che le riguardano. Per esempio, in alcuni casi – anche se rari, per fortuna – può succedere che le stampanti inkjet di marca non riescano a riconoscerle. Inoltre si possono trovare in commercio dei prodotti che sono stati assemblati con componenti di qualità modesta, messi in vendita da produttori non affidabili.

Nel caso in cui si usino delle cartucce compatibili caratterizzate da livelli di qualità molto bassi, si corre il rischio di danneggiare la stampante, che si potrebbe sporcare per effetto delle perdite di inchiostro o addirittura potrebbe risentire della rottura di alcune parti delicate. Infine, vale la pena di ribadire che con le cartucce compatibili può succedere che la qualità della stampa non raggiunga gli stessi standard a cui si può arrivare con le cartucce originali, che garantiscono sempre livelli di eccellenza.

compatibili

Buoni motivi per scegliere le cartucce compatibili

Tutti questi aspetti, tuttavia, non fanno venir meno la convenienza delle cartucce compatibili, che possono essere usati senza problemi anche per delle stampanti di marca. Di motivi per sceglierle ce ne sono a bizzeffe. Non solo i prezzi bassi, ma anche il fatto che si tratti di prodotti sicuri e del tutto legali. Inoltre, anche usando le cartucce compatibili le condizioni di garanzia delle stampanti restano tali e non vengono annullate, sempre che la loro installazione non comporti la rottura di qualche componente e che non si verifichino delle perdite di inchiostro. Infine, le cartucce compatibili offrono la possibilità di realizzare un numero molto elevato di stampe, non solo perché contengono una quantità di inchiostro maggiore di quella dei prodotti originali, ma anche perché hanno prezzi più bassi e, quindi, possono essere comprate in quantità maggiori.

Come scegliere le cartucce compatibili per la stampante?

Per prima cosa, ti consiglio caldamente la scelta di acquistare delle cartucce compatibili per la tua stampante perché molti, a volte, con l’intento di risparmiare, acquistano dei kit per rigenerare le cartucce. Scelta, quest’ultima, si economica, ma bisogna considerare quanto segue prima di adottare questo sistema fai da te: esso prevede l’uso di cartucce esaurite, senza inchiostro. Ma per avere una buona qualità di stampa, il processo deve essere fatto con cura e precisione. In caso contrario, la cartuccia potrebbe ospitare una quantità minore di inchiostro e alcuni errori influirebbero su testine e ugelli. Questi ultimi potrebbero avere problemi con il distribuire le gocce sui fogli, ottenendo una stampa anomala.

Cartucce

Per questi motivi, acquistare cartucce compatibili resta sempre la prima scelta, dato che offrono la soluzione già pronta e buona. Comunque, bisogna che tu presti lo stesso la massima attenzione nella scelta di questi prodotti, stando attento soprattutto a quelli che hanno un prezzo basso, dato che questi di solito utilizzano inchiostro di scarsa qualità. Ciò vuol dire che bisogna sempre optare per una serie di cartucce di qualità, scartando quelle offerte a un prezzo decisamente troppo economico. Un altro accorgimento che potresti prendere è quello di consultare le specifiche tecniche, in modo tale da trovare quelle cartucce compatibili che meglio si adattano alla tua stampante.

Risolvere i problemi legati alle cartucce compatibili e della stampante

Devi sapere, però, che utilizzare delle cartucce non originali a volte porta ad alcuni problemi. Quello principale è rappresentato proprio dal chip di riconoscimento, utilizzato dalla stampante per appurare l’originalità della cartuccia. Anche in questo caso, comunque, è possibile superare questo ostacolo. Infatti la stampante, una volta accertato che la cartuccia inserita è compatibile e non originale, provvederà a mandare un messaggio di avvertimento sullo schermo. Nella maggior parte dei casi si può scegliere facilmente di continuare a stampare con quella cartuccia cliccando sull’apposita opzione preferita.

Le cartucce rigenerate

Nel caso in cui si voglia optare per una soluzione differente rispetto alle cartucce compatibili si può orientare la propria scelta verso le cartucce rigenerate. Queste ultime meritano di essere considerate come molto innovative per il loro impatto ambientale ridotto: insomma, si tratta di cartucce green, dal momento che permettono di limitare in misura significativa la produzione di rifiuti che possono arrecare danno all’ambiente.

Infatti, le cartucce rigenerate non sono altro che cartucce esaurite che poi vengono riusate una volta che sono state rimpiazzate le parti usurate o danneggiate. Si riempie di inchiostro il serbatoio svuotato, e così l’utente ha la possibilità di spendere meno. Insomma, un prodotto usato più volte e che, così, riduce la produzione di rifiuti.

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Formazione, Software

Windows 11: una build a svelarne i segreti

La presentazione di Windows 11 è ormai cosa certa: comparsa una build di anteprima che permette di dare uno sguardo alla UI del sistema operativo. Prima alcuni screenshot trapelati su Baidu, poi una vera e propria build a svelarne i segreti: con qualche giorno di anticipo rispetto alla data della presentazione ufficiale, in programma per giovedì 24 giugno, possiamo dare uno sguardo all’aspetto di Windows 11, alla sua nuova interfaccia.

Windows 11: la nuova interfaccia del sistema operativo

Ciò che balza fin da subito all’occhio è il menu Start, componente chiave del sistema operativo per la quale si è ipotizzato più volte in passato un restyling. Il suo design risulta del tutto simile a quello di Windows 10X, versione della piattaforma inizialmente pensata per dispositivi dual screen e con schermo pieghevole. Destinata poi ai laptop e infine accantonata.

Nel filmato seguente si nota meglio come la UI sia stata semplificata rispetto a quella attuale di Windows 10, anzitutto togliendo di mezzo le Live Tile. L’allineamento può essere centrale oppure “a sinistra”, come da tradizione.

Pieno supporto ovviamente garantito per la Dark Mode e via libera all’introduzione degli angoli arrotondati per molti elementi dell’interfaccia come i menu contestuali, le finestre delle applicazioni ed Esplora Risorse. Insomma, tutto ciò che abbiamo visto e commentato nei mesi scorsi in relazione al major update noto con il nome in codice Sun Valley. C’è anche un nuovo suono di avvio (udibile nel tweet qui sotto), elemento cancellato dal sistema operativo ormai diverso tempo fa.

Ne sapremo di più il 24 giugno, in occasione dell’evento Microsoft dedicato alla presentazione ufficiale. Sarà interessante conoscere le tempistiche necessarie per il rilascio (il debutto, forse, già entro la fine del 2021) e le modalità scelte per la gestione delle licenze. Verrà offerto come upgrade gratuito a tutti coloro già in possesso di un dispositivo con W10?

Stando a quanto emerso finora, Windows 11 dovrebbe essere reso disponibile nelle tre edizioni Home, Pro ed Enterprise, proprio come il suo predecessore.

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Come collegare due monitor al PC

Se fino a qualche tempo fa collegare due monitor al PC poteva rivelarsi una spesa eccessiva, oggi quasi tutti li utilizzano per lavorare, così da poter suddividere meglio i programmi e le varie finestre. Praticamente ogni PC moderno può supportare il doppio monitor e, se così non fosse, possiamo sempre montare una scheda video con una doppia uscita video. A questo aggiungiamo che, nelle ultime versioni di Windows, possiamo trovare molte funzionalità di supporto alla configurazione dual monitor, cosa che prima richiedeva l’utilizzo di programmi appositi per “sdoppiare” il segnale.

collegare due monitor al PC

Con Windows 10 ogni monitor può avere la propria barra delle applicazioni e il pulsante Start, possiamo avere due sfondi diversi oppure uno solo panoramico esteso sui due schermi. In questa guida vi mostreremo i passaggi da seguire per collegare due monitor al PC, partendo dai requisiti e finendo con le impostazioni da configurare su Windows.

Tipo di schermo per il dual monitor

Per realizzare questa modalità sono ovviamente richiesti due monitor, che non devono per forza essere uguali. Si possono usare anche monitor di produttori diversi anche se, per ottenere i migliori risultati, conviene che i due monitor abbiamo la stessa risoluzione massima. Se si utilizzano due monitor con una diversa risoluzione, meglio farli operare ad una risoluzione supportata da entrambi (nell’esempio in alto, impostiamo entrambi i monitor a 1366×768 pixel).

Utilizzando due monitor con risoluzione diversa (uno a 1920×1080 pixel e l’altro a 1366×768 pixel per esempio) otterremo un ridimensionamento automatico delle finestre trascinandole da uno schermo all’altro. Questo potrebbe cambiare anche le proporzioni dei contenuti in una finestra (per esempio il testo di Word).

Tipo di collegamento tra PC e monitor

La seconda cosa da controllare sono i collegamenti presenti sul retro del PC e sul retro di entrambi i monitor. Sul computer devono essere presenti due uscite per il monitor, che possono essere disponibili sia sulla scheda madre sia sulla scheda video dedicata.

I tipi di collegamento più diffusi sono HDMIDisplayPort e DVI. Assicuriamoci che due di questi siano presenti sul retro del computer e controlliamo che entrambi i monitor posseggano almeno di una porta DVI (il più “anziano” tra quelli citati).

Cavi monitor

Evitiamo di utilizzare (se possibile) la connessione VGA, ormai datata per la maggior parte delle risoluzioni odierne. I due monitor possono anche avere due tipi diversi di connessione. Per esempio possiamo collegare un monitor con un cavo HDMI e l’altro con un cavo DVI o DisplayPort senza problemi.

Nel caso in cui dobbiamo comprare un secondo monitor controlliamo che siano presenti HDMI e DisplayPort, così da poterlo adattare a qualsiasi tipo di computer. Se si lavora con un portatile, possiamo collegare due monitor comprando una Docking Station, che fa da tramite e aggiunge le porte VGA o HDMI per il collegamento.

Scheda grafica del PC

Una scheda grafica dedicata di buon livello dovrebbe avere una porta HDMI, una porta DisplayPort e una porta DVI (anche se ultimamente non viene più inserita); sulle schede video più costose possiamo collegare fino a 6 monitor su altrettante porte!

scheda video

Se la scheda grafica è integrata nella scheda madre, quasi tutti i computer moderni offrono DVI e HDMI come porte video. Basterà sfruttare questi per ottenere il dual monitor. Dopo aver collegato i due monitor alla scheda video possiamo utilizzare sia le impostazioni di Windows sia il pannello di controllo dei driver dedicati alla scheda video per gestire la risoluzione e la modalità d’utilizzo

Configurare i due monitor su Windows

Dopo aver effettuato i vari collegamenti è il momento di accendere il computer e configurare i due schermi. Consigliamo di partire sempre con un solo monitor inserito (quello che identificheremo come principale), poi procedere al collegamento e alla configurazione del secondo.

Dopo la prima configurazione non dovremo fare nient’altro: Windows si ricorderà le nostre impostazioni. Una volta collegato il secondo monitor portiamoci in Impostazioni -> Sistema -> Schermo e premiamo sul tasto Rileva; se abbiamo collegato tutto correttamente comparirà il secondo monitor nel sistema di gestione.

impostazioni schermi

Lo schermo primario viene indicato con un simbolo 1 sopra, mentre quello secondario con il 2.

Selezioniamo quindi il monitor che si vuole come primario dal menu a tendina, premiamo su Identifica per sapere se è effettivamente impostato come 1 o come 2.

Dopo aver configurato il monitor primario, premiamo insieme i tasti Windows+P per accedere rapidamente alla finestra di configurazione degli schermi.

proietta schermi

Estendere lo schermo significa fare in modo di disporre un monitor ancora più ampio, che estende i suoi margini sul display accessorio. Viene creata un’estensione del desktop originale con nuova barra delle applicazioni separata. La risoluzione dello schermo deve essere identica su entrambi i monitor, anche a costo di sacrificare la qualità di quello più nuovo. Da notare che il menu Start si vedrà su entrambi gli schermi, ma ogni programma si aprirà sullo schermo principale e sarà, nel caso, da spostare e trascinare sull’altro monitor.

Sempre in Windows 10 è possibile scegliere uno sfondo panoramico per entrambi i monitor, dalla finestra per selezionare lo sfondo (premere col tasto destro del mouse sul desktop vuoto e poi andare su Personalizza).

Collegare due monitor in modalità wireless

Per collegare due monitor non è più indispensabile ricorrere a una soluzione “cablata”. Da qualche tempo a questa parte, infatti, è possibile usare Chromecast e lo standard Miracast. Chromecast, la chiavetta HDMI di Google da tempo disponibile nella sua seconda versione, è uno strumento eccellente che consente di trasformare qualunque televisore in una TV davvero “smart”. Una volta configurata la chiavetta, per trasmettere lo schermo a Chromecast, basta avviare il browser Chrome, cliccare con il tasto destro del mouse in un’area libera della pagina e scegliere Trasmetti. Non è più necessario installare alcuna estensione, requisito indispensabile in passato.

modalità wireless

Chrome permetterà così di clonare la singola scheda visualizzata nel browser oppure l’intero schermo. Di base, Chromecast permette soltanto di clonare lo schermo. A suo tempo, noi abbiamo individuato una procedura non supportata ufficialmente che permette di estendere il monitor del PC. I monitor/TV Miracast vengono automaticamente rilevati da Windows e utilizzando la combinazione di tasti Windows+P citata in precedenza. Si potrà attivare la duplicazione o l’estensione dello schermo.

Verifica supporto Miracast

Nel caso in cui lo schermo accessorio non supportasse direttamente Miracast, si potrà utilizzare un adattatore Miracast come questo. A patto però di avere disponibile sul monitor una porta USB per l’alimentazione del dispositivo. È fondamentale, ovviamente, che anche il computer supporti Miracast. Per verificarlo, basta scrivere dxdiag nella casella Apri e premere Invio. Al termine delle verifiche svolte dallo Strumento di diagnostica DirectX, si dovrà fare clic sul pulsante Salva tutte le informazioni quindi memorizzare il report (dxdiag.txt) in una cartella di propria scelta.

Dopo aver aperto il file .txt con un normale editor di testo, accanto alle voci Miracast si dovrebbe trovare un messaggio che conferma il supporto Miracast o che, viceversa, indica l’impossibilità di utilizzare questo standard. In quest’ultimo caso, viene chiarito se il problema dipenda dalla scheda WiFi o dalla scheda grafica (not supported by Wi-Fi driver o not supported by graphics driver).

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Formazione, Hardware, Tech

Stampanti a LED: cosa sono e come funzionano

Le stampanti non sono tutte uguali, esistono diverse tecnologie di stampa, sia per uso domestico che commerciale, e ognuna di queste ha i suoi punti di forza e debolezza. I due principali tipi di stampanti, a cui la maggior parte della gente è abituata, sono quelle a getto d’inchiostro, dette anche inkjet, e le quelle laser. Un’altra tecnologia di stampa, meno diffusa rispetto alle precedenti, è la stampa a LED che possiede molti aspetti in comune con la stampa laser. Ma cos’è esattamente una stampante a LED e come funziona? In questa breve guida informatica, faremo chiarezza su questa tecnologia di stampa e spiegheremo le principali differenze rispetto alla più tradizionale stampa laser.

Cos’è una stampante a LED

Iniziamo col dire che una stampante a LED è molto simile a una stampante laser in quanto utilizza lo stesso principio funzionamento per imprimere le immagini e il testo sulla carta. La prima stampante a LED è stata realizzata da OKI molti anni dopo l’invenzione della stampante laser. Per questo motivo, nonostante questa tecnologia abbia evidenti vantaggi rispetto alla stampa laser, le stampanti a LED OKI sono oggi poco diffuse rispetto alle stampanti laser che sono largamente impiegate in ambito aziendale e privato. L’intuizione di OKI fu quella di sostituire il laser con una matrice di LED (Light Emitting Diode) di piccolissime dimensioni. La luce emessa dai LED carica negativamente il tamburo “disegnando” il testo e le immagini che devono essere stampate sulla carta.

Come funziona una stampante a LED

All’interno di una stampante a LED sono presenti alcuni componenti di fondamentale importanza: un tamburo fotosensibile, una matrice di LED, una cartuccia di toner e un’unità di fusione. Vediamo in dettaglio i compiti svolti da ciascuno di essi per comprendere il funzionamento della stampante.

stampante led

Il tamburo

Il tamburo fotosensibile, detto anche drum, è un elemento cilindrico la cui superficie è rivestita di un materiale sensibile alla luce. Questo rullo, durante la fase iniziale del processo di stampa, viene sottoposto a una carica elettrostatica che respinge le particelle di toner. Successivamente, per mezzo delle luci emesse da una striscia di LED, sul tamburo viene “impressa” l’immagine elettrostatica che rappresenta il contenuto da stampare sul foglio. Potremmo dire che i LED svolgono la stessa funzione svolta dai pixel in un monitor o in un televisore. L’immagine elettrostatica disegnata sul tamburo, attrae le particelle di toner che vanno a depositarsi su di essa.

La matrice di LED

Come già anticipato, i LED vengono attivati in maniera selettiva in modo da riprodurre l’immagine da stampare sul foglio come se fossero i pixel di un televisore. La luce emessa dai LED colpisce la superficie del tamburo determinando una carica elettrostatica negativa capace di attirare le particelle di toner.

Il toner

Il toner è contenuto all’interno di una cartuccia ed è composto essenzialmente da particelle carboniose, con l’aggiunta di resine, coloranti e vari additivi che ne migliorano le caratteristiche e il comportamento durante il processo di stampa. Nel corso degli anni, il toner è stato migliorato sia dal punto di vista fisico che chimico per ottenere risultati di stampa sempre più soddisfacenti. Il toner di ultima generazione (toner MICROFINE) è composto da particelle di dimensioni piccolissime grazie alle quali si ottiene una risoluzione di stampa migliore.

L’unità di fusione

L’unità di fusione, detta anche semplicemente fusore, ha il compito di riscaldare, ad elevata temperatura, le particelle di toner che si sono depositate sul foglio di carta. Il toner sottoposto al calore si scioglie e aderisce al foglio in modo permanente. Il raggiungimento di una corretta temperatura è determinante per il fissaggio del toner sulla carta che altrimenti potrebbe distaccarsi dando luogo a difetti di stampa e sbavature. Una tipica caratteristica delle stampanti laser e delle stampanti a LED è quella di stampare fogli molto caldi e questo è dovuto proprio all’azione del fusore all’interno della stampante.

Principali differenze con la stampa laser

Le stampanti laser sfruttano una sorgente laser per realizzare l’immagine elettrostatica sul tamburo mentre le stampanti a LED utilizzano una fitta matrice di LED (piccolissime sorgenti luminose) per raggiungere lo stesso scopo. Il laser necessita di una serie di specchi e lenti che muovendosi deviano il raggio luminoso sulla superficie del tamburo interessata (il cosiddetto gruppo ottico). Invece i led rimangono fissi durante il processo di stampa e si accendono ad intermittenza in perfetta sincronia con il movimento del foglio.

Queste differenze comportano una serie di vantaggi nella stampa a LED:

  • Minori parti meccaniche in movimento rispetto alle stampanti laser;
  • Maggiore velocità di stampa;
  • Semplicità costruttiva e minore ingombro;
  • Manutenzione semplificata.
  • Altro vantaggio non trascurabile è la maggiore efficienza energetica dei LED rispetto al laser. Sebbene in entrambe le tecnologie il consumo maggiore di energia sia dovuto al riscaldamento del fusore. In definitiva, le stampanti a LED rappresentano una valida alternativa alle più diffuse stampanti laser.
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