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Il nome di questa rete può disabilitare completamente il WiFi su IPhone

Poche settimana fa il ricercatore di sicurezza Carl Schou ha scoperto un bug in iOS che può disabilitare completamente un chip WiFi di un iPhone, si tratta del nome di questa rete SSID denominata “%secretclub%power”.

“Dopo essere entrato nel mio WiFi personale con l’SSID ”%p%s%s%s%s%n”, il mio iPhone ha disabilitato permanentemente la sua funzionalità WiFi. Né il riavvio né la modifica dell’SSID lo risolvono” aveva scritto Carl Schou su Twitter.

Il nome di questa rete può disabilitare completamente il WiFi su IPhone

Nuovo bug

Lo stesso ricercatore di sicurezza ha scovato in questi giorni un altro bug di funzionamento del WiFi. A differenza del precedente, il nuovo SSID (denominato “%secretclub%power”) crea un problema ancora più grave. Questo perché il semplice ripristino delle impostazioni di rete non garantisce che il WiFi torni a funzionare. Al momento l’unica soluzione sembra essere l’hard reset dell’iPhone afflitto da questo bug.

“Puoi disabilitare permanentemente il WiFI di qualsiasi dispositivo iOS ospitando un Wi-Fi pubblico chiamato “%secretclub%power”. Il ripristino delle impostazioni di rete non è garantito per risolvere il problema” ha scritto Carl Shou su Twitter.

Quali sono le reti che possono causare il bug

Il problema, a quanto sembra, sono le reti Wi-Fi con simboli percentuali nel nome. La sola presenza del simbolo % nel nome della rete è in grado di disabilitare il Wi-Fi non solo sull’iPhone ma anche su altri dispositivi iOS. L’esempio fornito dal ricercatore è quello con una rete di nome %secretclub%power: il dispositivo non si è mostrato in grado di connettersi né di utilizzare qualunque funzionalità correlata anche dopo aver ripristinato le impostazioni di rete.

Già alcune settimane fa i ricercatori avevano capito che connettersi a una rete di nome SSiD %p%s%s%s%s %n sarebbe causa di un bug nello stack di rete di iOS tale che anche le funzionalità del sistema come AirDrop risulterebbero inutilizzabili. In attesa che Apple intervenga con un aggiornamento software correttivo, non collegare il tuo iDevice ad una rete WiFi che ha un SSID denominato “%p%s%s%s%s%n”. Oppure un SSID denominato “%secretclub%power” o qualsiasi SSID contenente le sequenze di caratteri (%s, %p e %n) che sfruttano un errore di codifica del formato stringa.

La possibile spiegazione del bug iPhone Wi-Fi

9to5 Mac – portale che si occupa di iPhone e Apple a 360° – ha provato a dare una spiegazione a questo bug iPhone Wi-Fi. «La sintassi ‘%[character]’ viene utilizzata nei linguaggi di programmazione per formattare le variabili in una stringa in output. L’identificatore ‘%n’ indica il salvataggio del numero di caratteri scritti nella stringa di formato. Il sottosistema Wi-Fi – continua il sito – probabilmente passa il nome della rete Wi-Fi (SSID) non sterilizzato a qualche libreria interna che sta eseguendo la formattazione delle stringhe. Questo a sua volta provoca una scrittura arbitraria della memoria e un overflow del buffer». La conseguenza è che la memoria viene corrotta e il sistema watchdog di iOS agisce disabilitando il Wi-Fi per l’utente.

Il bug può essere aggirato, secondo gli esperti, evitando di connettersi a reti che abbiano il simbolo percentuale nel nome.

Sia Schou che The Verge, che riporta la notizia, hanno provato a contattare la mela senza ricevere – almeno per ora – nessun tipo di feedback.

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Formazione, Hardware

Alla scoperta degli SSD: formati, interfacce e protocolli

Far luce sul significato che i vari termini assumono nell’ambito dell’architettura di un SSD (Unità di memoria a stato solido, dispositivo di memorizzazione dati) può aiutare gli utenti ad avere le idee chiare in vista di un eventuale prossimo acquisto. Ecco quindi un breve sunto alla scoperta degli SSD: formati, interfacce e protocolli.

I formati 

I formati definiscono la struttura fisica di un SSD in termini di dimensioni e tipologia di connessione utilizzata. Esistono molti formati differenti (come M.2 o mSATA), ma sono in due a farla da padrone nel panorama del mercato attuale:

  • SSD da 2,5 pollici: forse il formato attualmente più comune. Le dimensioni sono le stesse dei dischi rigidi tradizionali (HDD). Gli SSD da 2,5 pollici sono i sostituti naturali dei classici hard disk meccanici e rappresentano la scelta numero uno dei consumatori che desiderano migliorare la velocità del proprio PC. Di solito, gli SSD da 2,5 pollici sono caratterizzati da un’interfaccia che fa uso di cavi SATA per il collegamento alla scheda madre. Tuttavia, nelle applicazioni aziendali e industriali è possibile trovare anche SSD NVMe da 2,5 pollici. 
  • SSD M.2: il formato M.2 è più recente e si contraddistingue per dimensioni inferiori rispetto al precedente. Basato sullo standard mSATA (Mini-SATA), l’M.2 è stato progettato per massimizzare l’utilizzo del circuito stampato (PCB) e ridurre al minimo l’ingombro della memoria, una volta installata. Questa tipologia di SSD non è collegata alla scheda madre per mezzo di cavi, ma direttamente tramite una porta di connessione M.2. Gli SSD M.2 possono utilizzare l’interfaccia SATA o PCIe (quest’ultima è la più comune tra le due). A prima vista, gli M.2 SATA e PCIe possono sembrare identici. In realtà, presentano due diverse tecnologie di connessione. Le unità SSD SATA sono dotate di chiavi B+M, mentre le unità PCIe utilizzano una chiave M. È importante notare che anche altre periferiche, come le schede Wi-Fi, possono utilizzare connettori M.2. Tuttavia, come nel caso di SATA e PCIe, la chiave di connessione sarà differente.

Differenza tra interfaccia e protocollo 

Un SSD si connette a un host utilizzando una combinazione di interfaccia e protocollo. L’interfaccia fa riferimento agli elementi fisici della connessione mentre il protocollo è l’insieme di regole, standard e comandi che definiscono la comunicazione tra l’SSD e il sistema host. La combinazione di entrambi i fattori è uno degli elementi più importanti a cui i consumatori devono prestare attenzione al momento di scegliere un nuovo SSD. Il connubio tra interfaccia e protocollo definisce le prestazioni in termini di larghezza di banda, latenza e scalabilità di un SSD.

AHCI SATA e NVMe PCIe

  • AHCI SATA: Serial AT Attachment, meglio conosciuto come SATA, è ancora oggi l’interfaccia più diffusa per collegare un SSD a un host. La velocità di trasferimento dell’interfaccia SATA varia da 1 Gb/s della prima generazione a 6 Gb/s per le soluzioni SATA III. SATA utilizza la tecnologia hardware AHCI (Advanced Host Controller Interface) per regolare la connessione al proprio host. In origine AHCI è stato progettato per gli hard disk meccanici e, quindi, è caratterizzato da prestazioni inferiori rispetto ad altri protocolli di comunicazione, come NVMe. AHCI utilizza una singola command queue e può inviare solo 32 comandi per coda; Gli IOPS (la quantità di operazioni che vengono eseguite nell’intervallo di tempo di un secondo) possono raggiungere un massimo di 100.000, mentre la latenza è di circa 6 microsecondi. 
  • NVMe PCIe: Peripheral Component Interconnect Express, più comunemente abbreviato in PCIe, è uno standard di interfaccia utilizzato per collegare uno o più componenti a un host. A seconda della scheda madre, PCIe può essere utilizzato per la connessione di schede video, schede Wi-Fi, unità di archiviazione e altro. Per quanto riguarda l’archiviazione, PCIe è il diretto successore dell’interfaccia SATA, in quanto è in grado di garantire una larghezza di banda maggiore. Siamo ormai giunti alla quarta generazione di PCIe: il passaggio da una all’altra è sempre stato caratterizzato da un raddoppio in termini di larghezza di banda raggiungibile. NVMe è il protocollo di comunicazione che regola la connessione tra l’SSD PCIe e l’host. NVMe garantisce prestazioni superiori a quelle di AHCI, in quanto è stato progettato nativamente per la tecnologia flash. Parte del vantaggio che NVMe ha nei confronti di AHCI risiede nella possibilità di comunicare direttamente con la CPU (mentre AHCI deve prima “dialogare” con il controller SATA). NVMe ha fino a 64.000 code e può inviare fino a 64.000 comandi per coda. Gli IOPS raggiungono la quota di 1 milione e la latenza è di soli 2,8 microsecondi. 
Alla scoperta degli SSD: formati, interfacce e protocolli

Considerazioni finali 

Tirando le somme, possiamo constatare che un confronto tra M.2, SATA e NVMe è un qualcosa che ha poco senso. Ciascuno di questi termini appartiene a diversi settori dell’architettura di un SSD e dovrebbe essere confrontato solo con elementi della stessa tipologia. Dunque, la vera sfida risiede nel trovare la combinazione migliore tra formato, interfaccia e protocollo di comunicazione.

Come accade spesso anche in altri campi, non sempre esiste una risposta universale. La “giusta” combinazione dipende dalle vostre esigenze individuali e dalle capacità del vostro sistema. Un SSD M.2 PCIe NVMe garantisce le migliori prestazioni con il minimo ingombro, ma il prezzo elevato e la necessità di una scheda madre con porta di connessione M.2 potrebbero frenare gli utenti che hanno un budget limitato o schede madri meno recenti. Invece, gli SSD SATA sono tuttora molto validi (soprattutto se avete intenzione di sostituire il vostro vecchio hard disk meccanico). Tuttavia, per ottenere le migliori prestazioni e poter contare su un sistema che resti sempre attuale nel corso degli anni, potrebbe essere saggio investire del denaro in più per l’acquisto di un SSD PCIe NVMe.Advertisement

I prezzi degli SSD non sono elevati come in passato. Ciò è dovuto in gran parte all’importante sviluppo che ha caratterizzato la tecnologia QLC nel corso degli anni (non perdetevi il nostro articolo dedicato alle memorie NAND flash). Inoltre, i produttori mettono a disposizione dei consumatori un’ampia gamma di opzioni che vanno dagli SSD SATA alle unità PCIe 4.0 per soddisfare le esigenze di tutti. 

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Formazione, Internet, Sicurezza informatica

Migliora la tua sicurezza informatica

A causa del coronavirus, quest’anno più persone faranno i loro acquisti festivi online. Ciò significa maggiori opportunità per gli hacker di eseguire attacchi informatici. Spesso lo fanno rivolgendosi a persone e aziende utilizzando:

  • e-mail e truffe sul sito web
  • malware: software che può danneggiare il tuo dispositivo o consentire l’accesso a un hacker

Se gli hacker entrano nel tuo dispositivo o nei tuoi account, potrebbero accedere ai tuoi soldi, alle tue informazioni personali o alle informazioni sulla tua attività.

Puoi migliorare la tua sicurezza informatica intraprendendo sei azioni:

  1. Usa una password complessa e separata per la tua email
  2. Crea password complesse utilizzando 3 parole casuali
  3. Salva le tue password nel tuo browser
  4. Attiva l’autenticazione a due fattori (2FA)
  5. Aggiorna i tuoi dispositivi
  6. Esegui il backup dei dati

Migliora la sicurezza della tua password

Gli hacker possono accedere al tuo account utilizzando un software per decifrare la tua password, provando una password in molti posti o cercando di indurti a rivelare la tua password tramite truffe.

Migliora la tua sicurezza informatica

Creare password forti e separate e archiviarle in modo sicuro è un buon modo per proteggersi online.

Usa una password complessa e separata per la tua email

Se un hacker entra nella tua email, potrebbe:

  • reimpostare le altre password dell’account
  • accedere alle informazioni salvate su di te o sulla tua attività

La tua password e-mail dovrebbe essere complessa e diversa da tutte le altre password. Questo renderà più difficile decifrare o indovinare.

Usare 3 parole casuali è un buon modo per creare una password forte e univoca che ricorderai.

Dovresti anche proteggere i tuoi altri account importanti, come banche o social media.

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ssd nvme
Formazione, Hardware

SSD più veloci in assoluto: NVMe

Più veloci in assoluto: secondo l’istituto di ricerca californiano G2M nei prossimi due anni l’NVMe diventerà il protocollo di interfaccia storage dominante negli SSD,

Cos’è la tecnologia NVMe (Non-Volatile Memory Express) e a cosa serve

L’NVMe (Non-Volatile Memory Express) è una specifica di interfaccia per la trasmissione di dati fra computer (host) e dispositivi di memorizzazione attraverso introdotta nel gennaio 2013.

Caratteristiche delle SSD più veloci

Oggi le SSD più veloci sul mercato sono quelle che utilizzano le specifiche di interfaccia host controller NVMe, SATA III (o Sata 3.0, SATA 600) o SAS-3 12 Gbps.

tratta di prodotti dai prezzi e dai rapporti fra capacità, prestazioni e robustezza, nonché dagli use case (pc, server, data center) molto divergenti: la scelta fra questi tipi di SSD deve essere molto ben valutata. A caratterizzare tutte le SSD più veloci sono tempi di risposta (o latenza) nelle operazioni I/O (input/output) dell’ordine delle poche centinaia di microsecondi, in contrasto con le unità di millisecondi che caratterizzano gli hard disk magnetici.

Questo rende possibile raggiungere performance nell’ordine delle centinaia di migliora di IOPS di lettura random e delle decine di migliaia di IOPS in scrittura random. A livello di bandwidth di lettura e scrittura sequenza, gli SSD più performanti offrono dai 500 MB/s (SATA 3), ai 2 GB/s (SAS 3) ai 3,5 GB/s (NVMe con bus PCIe 3.0 x4, dove x4 si intende il numero di corsie utilizzate). Con PCIe 4.0, i più nuovi SSD NVMe possono raggiungere i circa 5 GB/s in scrittura e 4,4 GB/s in scrittura.

SSD più veloci in assoluto: NVMe

Sia le elevate prestazioni sia le densità rese possibili dall’utilizzo della tecnologia flash NAND a strati disposti verticalmente (3D NAND), mettono a dura prova gli SSD. Per questo, i vendor delle SSD più veloci e affidabili promettono Mean time between failures (MTBF) di 2-2,5 milioni di ore e specificano l’endurance dei diversi modelli di drive, espressa con il numero di operazioni massime di riscrittura totale del drive che può essere effettuata in un giorno durante il periodo di 5 anni di garanzia (Drive writes per day, o DWPD). Tipicamente si va da a 0,1 a 5 DWPD, ma ce ne sono anche da 10 DWPD.

Differenze tra unità SSD NVMe e SATA

I confronto fra le unità SSD NVMe e SATA è quello più realistico, in quanto si tratta delle due tecnologie oggi più interscambiabili a livello di prezzi e casi d’uso. La differenza principale fra NVMe e SATA riguarda i set di comandi utilizzati (dimezzati con NVMe) e la loro gestione (nel MVNe sono mappati sulla memoria condivisa dell’host su PCIe). L’aumento della densità di dati memorizzabili nelle SSD ha reso auspicabile ridurre la latenza nell’esecuzione delle operazioni I/O, sfruttando al meglio il parallelismo offerto dal bus PCIe e la presenza di sempre più core nelle moderne CPU.

Esempi applicativi e vantaggi per le aziende

I drive NVMe stanno ampliando i loro use case nelle aziende. Uno dei più noti è il loro utilizzo nel boot dei server. Rispetto a quanto avviene con gli HDD, con le SSD NVMe possono bastare pochi secondi. Oltre all’utilizzo come bootable disk, crescono quelli che capitalizzano sulla grande quantità di dati memorizzabili in poco spazio e accessibili in tempi quasi reali.

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Formazione, Smartphone

Mind your time: l’app che combatte il “technostress”

Mind Your Time, l’applicazione che combatte il “technostress” e che punta a diventare un’alleata contro iperconnettività, compulsione digitale. Tutto questo grazie al monitoraggio delle app e dello smartphone. In altre parole un digital detox a tutti gli effetti e un alleato del nostro benessere.

mind your time

Il progetto è stato selezionato nell’ambito della terza call ‘Biunicrowd‘, il programma di finanza alternativa dell’Università di Milano-Bicocca. Tale programma consente a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi.

L’applicazione

Mind Your Time aiuta l’utente a sviluppare un utilizzo consapevole del proprio smartphone e a gestire e migliorare i propri stati d’animo, i livelli di concentrazione e produttività. In pratica, sotto la guida dell’app, l’utente può selezionare gli elementi da monitorare sul proprio smartphone e impostare soglie di tempo-limite, superate le quali riceve una notifica. A questo punto entra in scena un avatar che propone una serie di attività e tecniche proprie della psicologia del benessere: meditazione, visualizzazione, rilassamento, attivazione, focusing e scrittura espressiva. Brevi training di durata variabile tra i 3 e i 20 minuti.

MYT chiede tramite la notifica quale stato d’animo stia provando l’utente. La modalità di risposta è rapida e intuitiva in quanto basata su un sistema di emoticon. In funzione del feedback MYT suggerisce l’attività di benessere più adeguata alle esigenze dell’utente. MYT propone un percorso di apprendimento relativo al tema del benessere digitale e del benessere psicologico. Tutte le attività sono strutturate secondo livelli di progressione che vengono sbloccati una volta superato lo step precedente.

L’app è una tecnologia positiva che consiste in un ambiente digitale, supportivo e user-friendly che pone al centro l’esperienza della persona. L’interazione viene infatti mediata da un avatar personalizzabile che assiste l’utente nella costruzione del suo percorso di benessere.

In conclusione un “digital detox” mobile che trasforma lo smartphone da fonte di distrazione a potenziatore del benessere.

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Formazione, Sicurezza informatica

Ospedali americani sotto attacco ransomware

Ospedali americani sotto attacco ransomware da parte di Cybercriminali localizzati nell’Europa orientale. Questo è quanto riporta un avviso dell’FBI , mandato a tutte le strutture interessate, consigliando di adottare sistemi di protezioni adeguati.

Ospedali americani sotto attacco ransomware

Maggiormente in Oregon, California e New York sembrano essere interessati a questo tipo di problema. Pensate un medico di uno degli ospedali colpiti, in seguito alla compromissione, è stato obbligato a tornare alla gestione di documenti e cartelle cliniche in formato cartaceo: aggravante rispetto alla crisi sanitaria globale.

I sospettati: Wizard Spider

Sembra poter essere attribuita al gruppo Wizard Spider noto anche come UNC 1878, l’attacco in questione. Due principalmente gli strumenti impiegati dai criminali: il ransomware Ryuk e la botnet TrickBot , entrambi ben noti a chi segue le vicende nel territorio della cybersecurity.

Prevenzione in ogni ambito

Nelle scorse settimane a causa di un attacco ransomware ai danni di un ospedale, hanno portato al decesso di una donna in Germania. Per evitare che oltreoceano si verifichino situazioni di questo tipo gli esperti di FBI e del Department of Homeland Security hanno suggerito di eseguire costantemente backup, di limitare per quanto possibile la connessione a Internet dei macchinari impiegati e di vietare l’utilizzo delle email personali a chi opera nelle strutture e di avere sistemi antivirus adeguati.

Alcune intercettazioni sul Dark Web, hanno portato alla luce alcune discussioni circa un piano per colpire in breve tempo un totale pari a circa 400 strutture statunitensi, tra pubbliche e private.

In generale, sempre l’Fbi e la Cybersecurity & Infrastructure Security Agency statunitense pensano che il peggio debba ancora arrivare. Un’autentica ondata di cyberattacchi stia per colpire ospedali e organizzazioni sanitarie, negli Stati Uniti e non solo. Ben oltre i tassi di crescita già a tripla cifra registrati negli ultimi mesi. Ryuk, in particolare, sfrutta le credenziali dell’amministratore, evidentemente trafugate in precedenza, per accedere ai sistemi da remoto e crittografare i dischi, mettendoli letteralmente sotto chiave. Il tutto cancellando attentamente le proprie tracce.

Cloud Computing, Formazione, Software

Cosa sono e come si aprono i file CSV?

In informatica esistono centinaia di formati di file diversi, tutti dotati di caratteristiche uniche e pensati per specifici utilizzi. Alcuni sono più conosciuti, mentre altri si palesano solo nel momento del bisogno. Tra questi troviamo sicuramente i CSV, particolari elementi utilizzati in genere per ordinare e categorizzare le rubriche telefoniche. Questo è cosa sono ma vediamo come si aprono i file CSV e con quali programmi nello specifico.

In questa guida andremo ad analizzarli in tutte le sue caratteristiche, offrendone quindi una panoramica generale e anche dei metodi utili per poterli aprire e visualizzare.

La struttura di un file CSV

I file CSV, acronimo di Coma Separate Values, sono caratterizzati da elementi in formato tabulare, sotto forma di testo, separati da virgola o punto e virgola. Per fare un esempio banale, se in rubrica si possiede un contatto denominato “Giuseppe Rossi”, il suo rispettivo formato CSV sarà “Giuseppe, Rossi”.

Ovviamente le applicazioni dedicate alle rubriche telefoniche sono sviluppate in modo da convertire questo formato nella maniera più semplice e chiara da visualizzare a schermo. Allo stesso modo, si potranno aprire anche sfruttando applicazioni e servizi più semplici.

Più avanti, troverete alcuni dei modi più popolari, immediati e alla portata di tutti.

Come visualizzare un file CSV in un editor di testo

Quando abbiamo introdotto la struttura di un file CSV, abbiamo parlato di “formato tabulare”, ma in realtà, per dirla in maniera ancora più banale, questi possono essere considerati come dei banali file di testo. Per questo motivo, possono essere aperti e visualizzati con qualsiasi programma in grado di supportarne la lettura.

Su Windows, si potranno infatti avviare tramite il blocco note, oppure anche con “Word”, per aver opzioni di modifica aggiuntive. Il procedimento per farlo è piuttosto banale. Tutto ciò che servirà, sarà cliccare con il tasto destro del mouse sul file CSV, continuare con la voce “Apri con…” nel menu a tendina e scegliere il programma preferito tra quelli presenti, in cui ovviamente non mancheranno anche Word e il blocco note.

Su Mac invece, si potranno utilizzare le rispettive applicazioni di “TextEdit” e “Pages”. Nonostante i programmi siano diversi però, i passaggi da completare saranno esattamente gli stessi. Non servirà quindi altro che cliccare con il tasto destro del mouse (oppure con due dita sul trackpad) sul file CSV, continuare con “Apri con…” nel menu a tendina e subito scegliere un’applicazione tra TextEdit e Pages (o qualunque altra in grado di editare del testo).

Come aprire un file CSV in un programma di fogli di calcolo

Ma senza dubbio, il modo migliore per aprire un file CSV passa per i programmi dedicati alla gestione dei fogli di calcolo, in quanto appositamente pensati per ordinare con precisione i formati tabulari. In questo caso infatti, la virgola verrà sostanzialmente convertita in modo da strutturare gli elementi e posizionarli in celle diverse.

Ad esempio, il file “Mario, Rossi” sarà ordinato inserendo “Mario” in una cella e “Rossi” nella cella alla sua destra. Ma vediamo ora come agire nella pratica, sfruttando i programmi più popolari di questo tipo.

Aprire un file CSV con Microsoft Excel

Partiamo proprio dallo strumento più utilizzato in materia di fogli di calcolo. Excel, sviluppato da Microsoft, si presenta infatti come il programma più conosciuto su PC Windows e macOS, ma anche online e su smartphone e tablet, Android e iOS.

Per quanto riguarda i passaggi necessari per aprire un file CSV su PC, saranno esattamente gli stessi, sia su Windows che su macOS, iPadOS e Online. Tutte le versioni compatibili con le suddette piattaforme avranno la stessa struttura grafica, così da rendere più chiaro e intuitivo l’utilizzo del software.

Come si aprono i file CSV

Qualora vi trovaste in una di queste situazioni, basterà quindi cliccare su “File” in alto a sinistra e subito dopo scegliere la voce “Apri”. Qui si avvierà la finestra dedicata all’importazione dei file dal computer, in cui bisognerà soltanto selezionare il documento CSV da importare. Questo verrà correttamente ordinato all’intento del foglio di calcolo, pronto per essere modificato manualmente dall’utente.

Per salvare il file bisognerà ora cliccare sull’icona del floppy disk in alto a sinistra. Questo passaggio convertirà la struttura in un file “XLSX”, ovvero il formato utilizzato da Excel per la lettura. In ogni caso, questo potrà essere aperto anche da altri programmi dello stesso tipo.

Per quanto riguarda invece i passaggi necessari per aprire il file CSV su smartphone Android, questi risulteranno leggermente diversi. In ogni caso, sarà necessario possedere l’applicazione gratuita e ufficiale di Microsoft, facilmente reperibile su Google Play Store per Android e App Store per iOS.

Una volta completato il download, basterà avviare l’app e, eventualmente, accedere con un account Microsoft. Ad accesso eseguito, sarà sufficiente cliccare su “Apri” in basso a destra, selezionare la posizione dal quale recuperare il file (il computer, OneDrive, Dropbox o altro) e successivamente selezionare il file da importare.

Ancora una volta, qualora si decidesse di salvare il documento, questo verrà convertito in file “XLSX”.

Aprire un file CSV con LibreOffice

csv libre office

Nel caso in cui si utilizzi invece LibreOffice, facilmente scaricabile da qui, si potrà comunque importare qualsiasi file CSV, in quanto assolutamente supportato in tutte le sue caratteristiche. I passaggi da seguire per completare la procedura saranno gli stessi sia per Windows che per macOS e Linux, visto che il software sarà lo stesso.

Per farlo basterà cliccare su “File” in alto a sinistra e subito dopo continuare con “Apri”. Anche in questo caso si avvierà la nuova schermata di selezione file, all’interno della quale si dovrà ricercare e selezionare il file CSV da importare. Tutto il resto verrà eseguito automaticamente da LibreOffice.

Per salvare il file bisognerà invece cliccare sull’icona del floppy disk, sempre in alto a sinistra, oppure accedere la menu “File”, continuare con “Salva con nome” e scegliere il formato di esportazione, in cui non mancherà anche CSV. Ora basterà scegliere la cartella e confermare il salvataggio con “Salva” “Apri”.

Aprire un file CSV con Fogli Google

aprire csv google

Un altro potente strumento per la lettura dei fogli di calcolo e dei file CSV è Fogli Google, completamente online e disponibile gratuitamente per chiunque. Tutto ciò che servirà, sarà possedere un account Google (sempre gratuito) e si potrà immediatamente passare all’azione e all’importazione.

Prima di tutto bisognerà quindi accedere al servizio, per farlo sarà sufficiente cliccare su questo link e inserire i email e password del proprio account Google. Ora basterà cliccare su “Nuovo” in alto a sinistra in modo da avviare un nuovo documento vuoto.

Qui sarà necessario aprire il menu a tendina “File” in alto a sinistra e poi cliccare su “Importa”. Ancora una volta si aprirà la schermata di selezione dei file, reperibili sia dal computer che da quelli presenti su Google Drive.

Su smartphone Android e iOS i passaggi risulteranno leggermente diversi, ma comune semplici da completare. Innanzitutto bisognerà scaricare l’applicazione gratuita dal Google Play Store per Android e da App Store per iOS e subito dopo avviarla e accedere con l’account Google.

A questo punto sarà la stessa applicazione a chiede all’utente di importare il file, il quale potrà essere scelto da Google Drive o dalla memoria interna dello smartphone.

Come importare un file CSV in un’applicazione

Come già accennato però, i file di tipo CSV sono spesso utilizzati per ordinare contatti e, per questo motivo, potrebbe essere un’ottima idea quella di importarli all’interno di applicazioni che possano effettivamente farne un utilizzo funzionale.

Tra le tante, non mancano quelle relative alla gestione delle email. Perciò, vediamo subito in che modo aprirli sulle piattaforme più popolari.

aprire csv gmail

Iniziamo subito con Gmail, il servizio mail di Google. In questo caso non si tratta proprio di un’applicazione, poiché su PC viene preferita la controparte online. In ogni caso, per poter utilizzare i file CSV su Gmail, bisognerà importare i contatti all’interno di un secondo servizio online, ovvero Contatti di Google.

Per farlo, sarà sufficiente cliccare su questo link (eventualmente accedere con lo stesso account utilizzato su Gmail), scegliere la voce “Importa” in basso a sinistra, continuare con “Seleziona file”, selezionare i file CSV dal computer e confermare con il pulsante “Importa”.

A questo punto, tutti i contatti saranno correttamente aggiunti all’elenco e potranno essere utilizzati su Gmail.

Thunderbird

Un secondo servizio universale molto utilizzato per la gestione delle caselle email è Thunderbird, gratuito e compatibile con Windows, macOS e Linux.

Una volta avviato il programma, per importare i file CSV bisognerà accedere alla sezione “Rubrica” in alto e subito dopo continuare con “Strumenti” in alto a destra. Qui sarà necessario cliccare sulla voce “Importa” e subito dopo selezionare “Rubriche” nella nuova schermata che appare.

Dopo aver scelto “Avanti”, continuare selezionando la voce “File di testo” e confermare nuovamente con “Avanti”. A questo punto non servirà altro che cercare ed effettuare un doppio clic sul file CSV e confermare con “OK”.

Microsoft Outlook

aprire csv outlook

Per tutti gli utilizzato dell’applicazione di Outlook invece, i passaggi da seguire saranno abbastanza simili. Prima di tutto, bisognerà cliccare su “File” in alto a sinistra, subito dopo scegliere la voce “Apri ed esporta” e continuare con “Importa/Esporta”.

A questo punto basterà seguire i seguenti passaggi: scegliere “Importa dati da altri programmi o file” e confermare con “Avanti”, selezionare “Valori separati da virgola” e confermare con avanti, premere sul pulsante “Sfoglia” e selezionare il file CSV dalla schermata che appare.

Per concludere, non servirà altro che evidenziare la voce “Contatti” nella schermata delle cartelle e confermare con “Avanti”.

Apple Mail

Proprio come accade su Gmail, anche per Apple Mail bisognerà utilizzare una seconda applicazione, gratuita e presente di default su tutti i Mac. Stiamo ovviamente parlando di “Contatti”.

Una volta aperta, per poter importare i file CSV preferiti, bisognerà cliccare su “File” in alto a sinistra e subito dopo continuare con la voce “Importa”. A questo punto si avvierà la solita schermata di selezione, in cui sarà necessario selezionare i file CSV da importare.

Una volta fatto, si avvierà una nuova schermata in cui si potranno selezionare i contatti da importare e quelli da non importare, oltre a poter modificare tutti gli elementi prima dell’importazione.

Per confermare, sarà sufficiente scegliere la voce “OK” in basso a destra.

Outlook.com

Torniamo ancora su Outlook, ma stavolta per elencare i passaggi necessari da seguire all’interno della sua interfaccia Web. Una volta aver effettuato l’accesso al sito, bisognerà cliccare su “Persone” dalla colonna a sinistra e successivamente continuare con “Gestisci”.

Qui apparirà la solita voce “Importa contatti” che, se premuta, avvierà la schermata “Sfoglia” dalla quale selezionare i file CSV da importare.

Tutto ciò che servirà sarà infatti evidenziare il file e confermare l’importazione con “Importa”.

App per smartphone

L’importazione del file CSV all’interno delle suddette applicazioni non trova tantissimo spazio su smartphone, per questo motivo, qualora foste interessati a visualizzare tali file anche sul piccolo schermo, bisognerà sfruttare alcune applicazioni dedicate.

Su Android, si potranno utilizzare due app in particolare: CSV File Viewer per una visualizzazione standard e CSV To Contacts, per invece convertire immediatamente il file in una lista ordinata di contatti. Entrambe possono essere scaricate gratuitamente dal Google Play Store.

Per quanto riguarda invece iPhone e iPad, gli strumenti migliori passano per i soliti sevizi per la gestione dei fogli di calcolo, ovvero ExcelGoogle Fogli o anche Numbers della stessa Apple. In alternativa, si potrà comunque utilizzare SA Contatti Lite, scaricabile gratuitamente da questo link.

Come posso aprire un file CSV senza Excel

Tutti i paragrafi precedenti rispondono anche ad una delle domande più frequenti: “Come posso aprire un file CSV senza Excel?” Le possibilità sono ovviamente tantissime e tutte dispongono di caratteristiche uniche.

In più, a differenza di Excel, ogni programma sopra elencato risulta essere assolutamente gratuito, oltre ovviamente a supportare esattamente allo stesso modo qualunque documento di tipo CSV. Non servirà altro quindi che scegliere quello preferito.

Come convertire un file CSV in PDF

converti csv pdf

Qualora si volesse condividere più facilmente un file di tipo CSV, la cosa migliore da fare sarà convertirlo in formato PDF, così da consentirne la lettura a chiunque, senza dover necessariamente utilizzare applicazioni un po’ più specifiche come quelle viste in alto.

Per farlo, esistono sostanzialmente due diversi metodi: esportare il file in PDF dopo averlo aperto su un foglio di calcolo, oppure utilizzare un servizio capace di convertire il file in poco tempo.

Per quanto riguarda il primo dei due modi, potrebbe differire in base al programma utilizzato, anche se, in linea di massima, i passaggi da seguire resteranno simili.

L’unica cosa che servirà fare sarà infatti aprire il documento CSV tramite un foglio di calcolo (Excel, Google Fogli, LibreOffice o altro), entrare nelle sue opzioni, che in genere vengono raggruppate nel menu a tendina “File” in alto a sinistra della schermata e continuare con l’opzione “Esporta”, la quale potrebbe anche presentarsi come “Salva con nome”“Esporta come”“Importa/Esporta” o qualcosa di molto simile.

A questo punto si aprirà una finestra di salvataggio, in cui sarà anche possibile scegliere il formato di esportazione, dove ovviamente bisognerà selezionare “PDF”.

Altrimenti, l’alternativa più rapida passa per il sito Web Convertio, il quale offre una pagina dedicata interamente alla conversione di file CSV in PDF.

Per farlo basterà accedere al portale cliccando su questo link, cliccare su “Scegli i file” a destra per selezionare il file CSV da convertire, assicurarsi che le due estensioni a destra siano “CSV” in “PDF” e procedere con la conversione.

I tempi di attesa dipenderanno dal peso del file e dalla connessione internet, ma in genere risultano essere abbastanza brevi.

Come si converte un file CSV in Excel

Come già accennato in precedenza, Excel dispone già di tutte le caratteristiche per leggere e visualizzare i file di tipo CSV. Per questo motivo non sarà assolutamente necessario passare prima per una conversione, ma si potrà semplicemente procedere con l’avvio del file come visto nel paragrafo dedicato ad Excel in alto.

Come posso convertire un file TXT in un file CSV

La conversione da file TXT a CSV è assolutamente possibile e può essere completata ancora una volta dal sito web di Convertio.

Tuttavia, come precedentemente specificato, i CSV contengono elementi separati da virgola o punto e virgola, perciò sarà bene verificare prima che il file TXT sia scritto in maniera adeguata, in modo da evitare che il CSV risulti disordinato e poco leggibile.

In linea di massima, la scrittura corretta sarà del tipo “Giuseppe, Rossi” (senza virgolette alte ovviamente), con al più un elemento per riga. Utilizzando questa struttura, il file CSV risulterà corretto e perfettamente utilizzabile.

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Windows 11: un solo aggiornamento l’anno

Diversamente rispetto a quanto fatto fino ad oggi nel caso di Windows 10, chi installa Windows 11 riceverà un solo aggiornamento delle funzionalità o feature update l’anno. Ne abbiamo già fatto menzione nei giorni scorsi ma c’è una novità legata a Windows 11 con cui Microsoft cerca di stimolare più utenti alla migrazione al nuovo sistema operativo. Trascorse ormai quasi un paio di settimane dall’annuncio ufficiale, conosciamo molti dettagli di Windows 11, ma continuano a spuntare nuove informazioni in merito al nuovo sistema operativo di casa Microsoft. Negli ultimi giorni si è parlato in diverse occasioni degli aggiornamenti e della loro gestione. Tema delicato nonché vero e proprio tallone d’Achille del predecessore W10. Un aspetto che la software house ha intenzione di migliorare, così da andare incontro alle esigenze manifestate dagli utenti.

Il primo feature update per Windows 11 nella seconda metà del 2022

Due le novità più importanti da questo punto di vista. La prima riguarda la cadenza di rilascio dei feature update: uno ogni anno. La seconda, invece, la distribuzione di pacchetti dalle dimensioni ridotte rispetto al passato (fino al 40%) e che dunque richiederanno un minore dispendio di tempo e risorse per l’installazione. Ancora, il gruppo di Redmond fornirà una stima dell’attesa necessaria per completare l’operazione, visualizzata sia all’interno di Windows Update sia nel menu Start quando ci si appresta a eseguire il riavvio. Il calcolo è effettuato sulla base del comparto hardware a disposizione, tenendo conto di processore, RAM e storage (lo screenshot è del sito Windows Latest).

Windows 11: un solo aggiornamento l'anno

Anziché ogni 6 mesi, quindi, ogni nuovo feature update annuale per Windows 11 verrà rilasciato nella seconda parte dell’anno, generalmente tra ottobre e novembre. Ogni versione di Windows 11 quindi ciascun feature update via via pubblicato verrà supportato da Microsoft per 24 mesi nel caso delle edizioni Home, Pro, Pro Education e Pro for Workstations; per ben 36 mesi nel caso delle edizioni Enterprise, Education e IoT Enterprise

Gli utenti di Windows 11 Home non potranno posticipare l’installazione degli aggiornamenti

È bene precisare che, nonostante un solo feature update annuale (il primo è atteso nella seconda metà del 2022), Windows 11 continuerà a ricevere i cosiddetti Patch Tuesday e gli altri aggiornamenti cumulativi opzionali utili per raccogliere feedback sulle novità introdotte.

Rispetto allo schema applicato in Windows 10, quindi, gli utenti di Windows otterranno 6 mesi di supporto aggiuntivo. Ciò significa che potranno astenersi dall’installare le più recenti versioni di Windows 11 per due o addirittura tre anni. Potendo comunque contare sulla distribuzione mensile degli aggiornamenti di sicurezza.

Secondo quanto riportato da Microsoft, solamente gli utenti di Windows 11 Home non potranno posticipare l’installazione degli aggiornamenti delle funzionalità o feature update. Bisognerà attendere il rilascio della versione finale di Windows 11 ma comunque, come già visto con Windows 10, dovrebbe essere possibile intervenire sul registro di sistema per attivare la ricezione e l’installazione degli aggiornamenti solo su richiesta.

Data di lancio

Nessuna conferma ancora sulla data di lancio del sistema operativo, ma gli indizi puntano verso il 20 ottobre 2021. L’upgrade a W11 sarà poi offerto tra la fine di quest’anno e la metà del prossimo. Sarà proposto anche a coloro in possesso di un dispositivo in grado di soddisfare determinati requisiti hardware. Per eseguire un test e sapere se il vostro PC è compatibile, consigliamo il tool di terze parti WhyNoteWin11. Quest’ultimo infatti fornisce informazioni dettagliate su eventuali problemi di compatibilità.

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Google Health, la “nuova” app per la salute

Secondo quanto rivelato dal noto leaker Ishan Agarwal, Google starebbe lavorando a una applicazione per la salute che consentirebbe agli utenti di raccogliere e avere quindi sempre a portata di mano le proprie informazioni sanitarie. Il colosso di Mountain View vorrebbe rilanciare un vecchio progetto per la gestione intelligente delle informazioni relative alla salute degli utenti. Si tratta della “nuova” app per la salute Google Health.

Il lancio nel 2008

Google Health era stato lanciato da Google inizialmente nel 2008, e interrotto dal 1º gennaio 2012. Inoltre Google ha dichiarato di aver interrotto Google Health perché non ha avuto un impatto ampio come era stato previsto. Le informazioni volontarie potevano comprendere “condizioni di salute, farmaci, allergie e risultati di laboratorio”.

Una volta inserite, Google Health utilizzava le informazioni per fornire all’utente una cartella clinica personale globale, informazioni sulle condizioni e possibili interazioni tra farmaci, condizioni di salute e allergie integrandole poi in apposite cartelle cliniche digitali. Queste potevano essere condivise con i familiari e col proprio medico curante, le farmacie e gli istituti ospedalieri presso i quali si è soliti andare per le proprie esigenze di salute. Google concluse le attività di questo servizio per mancanza di diffusione dello stesso. Il 24 giugno 2011, Google ha annunciato la sospensione di Google Health.

Il ritorno di Google Health

A giudicare dalle prime presunte immagini condivise online, dovrebbe proporre un’interfaccia abbastanza standard. Quest’ultima raccoglierà i dati sanitari personali, con la possibilità di aggiungere contatti e condividere le informazioni con gruppi o persone specifiche. Come accennato prima, si potranno collegare alla app tutti gli account online dei luoghi in cui un utente ha ricevuto assistenza sanitaria. Oltre alle informazioni sul loro stato di salute, i pazienti potrebbero essere in grado di consultare le loro cartelle cliniche. Queste poi potranno essere messe eventualmente a disposizione di altri medici.

google health

Google Health nasce infatti come strumento per offrire agli utenti la possibilità di gestire in modo più intelligente le informazioni relative alla propria salute. Il progetto intende generare un sistema di comunicazione. Tale sistema riguarderà il rapporto tra medico, paziente e sistema sanitario così che la documentazione sia sempre disponibile, sempre archiviata e veicolata con sempre maggior rapidità.

Google Health, la “nuova” app per la salute

Questo dovrebbe aiutare le persone a condurre una vita più sana e a controllare le proprie condizioni di salute, grazie a uno scambio di informazioni più efficiente e interattivo tra dottori e pazienti.

Inoltre si potranno consultare le prescrizioni dei medicinali da assumere e una serie di informazioni a carattere divulgativo per meglio comprendere le patologie da cui sono affetti. Google Health è ancora nelle prime fasi di sviluppo. Inoltre da quanto emerso fino a ora potrebbe essere separata dall’app Google Fit, ma godere di una potenziale integrazione software.

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Green Pass: attenzione a condividere il QR online

Molti utenti pubblicano sui social network le foto dell’avvenuta vaccinazione. Da qualche ora è iniziata anche la condivisione del codice QR associato al Certificato Verde (Green Pass), senza porre attenzione sul rischio di tale scelta.

Codice QR sui social: rischio elevato

Molte persone hanno l’irrefrenabile desiderio di condividere online la loro vita privata, ignorando le conseguenze. L’avv. Guido Scorsa ha notato che diversi utenti hanno già esibito “trionfalmente” sui social il codice QR del Certificato Verde. Oltre al nome e alla data di nascita (informazioni già disponibili online), ci sono altri dati sensibili, come tipo di vaccino, numero dosi e data di vaccinazione, ma soprattutto viene svelato se e quando è stato fatto un tampone o se e quando l’utente ha avuto il virus.

Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, ha spiegato senza mezzi i termini che si tratta di una pessima idea. “Quel QR-code è una miniera di dati personali invisibili a occhio nudo ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri. Chi siamo, se e quando ci siamo vaccinati, quante dosi abbiamo fatto, il tipo di vaccino, se abbiamo avuto il Covid e quando, se abbiamo fatto un tampone, quando e il suo esito e tanto di più”.

Insomma, si rischia di lasciare “in giro per il web una scia di propri dati personali per di più sanitari che chiunque potrebbe utilizzare per finalità malevole”. Non solo: “Questa prassi – ha detto Scorza – potrebbe facilitare la circolazione di QR-Code falsi che frustrerebbero l’obiettivo circolazione sicura perseguito con i green pass”.

Falsi “Green Pass” a 150 dollari

Il codice QR viene letto attraverso l’app VerificaC19 dagli operatori autorizzati, come forze dell’ordine e i titolari di hotel, ristoranti o altre strutture in cui è possibile accedere solo esibendo il green pass. Ma l’app verifica solo se il certificato verde è valido. Tutte le altre informazioni non vengono lette né conservate.

Scorza avverte che i dati sanitari potrebbero essere utilizzati per varie forme di discriminazione oppure per truffe mirate e attività di profilazione commerciale. Inoltre la pubblicazione del codice QR potrebbe facilitare la circolazione di green pass falsi. Se proprio non si resiste alla tentazione è meglio comunicare a tutti la notizia, senza condividere immagini.

Nei canali riservati di Telegram e sul mercato nero della Rete si moltiplicano le offerte di documenti fasulli per aggirare le normative anti Covid. E i pirati si vantano: “Abbiamo bucato l’anagrafe europea”. Con 150 dollari pagabili in criptovaluta, e dai 3 ai 5 giorni di attesa, ti forniscono un Green Pass con lo stemma dell’Unione Europea, il nominativo e pure il Qr Code. Che poi funzioni davvero al momento del vaglio con l’app di verifica è tutto da vedere.

Qr code Green Pass
Qr code

Le truffe sul “Green pass”

Sul ‘Green pass’ è intervenuta anche l’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit, che ha denunciato come in questi giorni numerosi cittadini abbiano ricevuto messaggi WhatsApp ed email che invitano a scaricare il documento attraverso un apposito link.

“Si tratta tuttavia di una truffa che rientra nel cosiddetto Phishing” spiegano da Consumerismo. Chi accede al link potrebbe ritrovarsi abbonato a servizi non richiesti che prosciugano il credito telefonico, o cedere a cyber-criminali informazioni personali, come numero di carta di credito, dati bancari. Insomma è meglio fare attenzione e ricordarsi che il ‘Green pass’ può essere scaricato solo attraverso questi canali:

Canali digitali

  • Tramite il sito dedicato
  • Tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico
  • Tramite App IO e IMMUNI

Canali ordinari

  • Con l’aiuto di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacie.
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