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Come utilizzare Wetransfer per inviare file di grandi dimensioni

Ecco una guida su come utilizzare Wetransfer, e inviare allegati contenenti file di grandi dimensioni senza problemi.

Vi sarà certamente capitato di dover inviare una e-mail con un allegato di grandi dimensioni. Troppo pesante per un comune server di posta, tanto da rallentare o addirittura bloccare tutta la casella di posta elettronica. Sia la vostra che quella del destinatario.

Vediamo oggi come fare per inviare uno o più file di grandi dimensioni, senza preoccuparci di intasare il server di posta. Andremo ad utilizzare un servizio creato apposta allo scopo, dato che con la classica e-mail risulterebbero troppo pesante e lento inviare file di dimensioni superiori ai 20 mega byte.

Come inviare e-mail di grandi dimensioni

Se vogliamo inviare dei file molto pesanti (fino 2 Gb), possiamo utilizzare un comodo servizio online, gratuito e senza necessità di registrazione, che si chiama “WeTransfer”.Utilizzare questo servizio è molto semplice e non richiede alcuna particolare conoscenza del computer o di Internet. Per iniziare dovremo ovviamente recarci sul sito di Wetransfer ed in pochissimi istanti riusciremo ad inviare il nostro file:

Wetransfer

Tutto il procedimento di invio risulta chiaro e basilare: occorre solo aggiungere l’allegato che si intende inviare, compilare il campo relativo all’indirizzo del destinatario, inserire la nostra e-mail che comparirà come mittente e scrivere il testo della e-mail nel campo “Messaggio“:

Come utilizzare Wetransfer per inviare file di grandi dimensioni

Sotto vengono rappresentate, a seconda della versione di aggiornamento del servizio, due opzioni riservate alla versione Plus, quindi a pagamento. La scelta di eliminazione automatica della e-mail e del file allegato, dal server, e la possibilità di inserire una password di protezione all’apertura, o meglio al download del file.

e-mail wetransfer

Versione Plus

Come sopra descritto, la versione Plus offre alcune opzioni supplementari, come la protezione tramite password, l’invio di file o cartelle fino a 20 GB con un Tera byte di spazio di archiviazione a disposizione, la gestione dei file inviati, e altro ancora:

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La versione Plus si può ottenere ad un costo di 120 € annui, oppure 12 € mensili, previa sottoscrizione di un abbonamento


Una volta inviato il nostro file, il destinatario del messaggio riceverà un’e-mail che lo informerà che il tal mittente gli ha inviato un allegato. Potrà quindi scaricarlo sul proprio computer cliccando sul link riportato nel testo dell’e-mail. Cliccando su questo link avvierà la procedura di download dell’allegato.

Nel contempo, un messaggio inviato in modo automatico dal sistema, avviserà il mittente che il destinatario ha scaricato il file.
A scanso di equivoci, ti informo che la compilazione del campo relativo al mittente dell’allegato, in fase di invio, dovrà risultare un indirizzo di posta valido e attivo, poiché il servizio provvederà a richiedere una conferma a tale indirizzo, prima di avviare la procedura di invio del messaggio.

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Trasferire rapidamente i file tra PC

Se abbiamo bisogno di trasferire rapidamente uno o più file tra vari PC, anche con sistemi operativi differenti, possiamo usare un servizio online pensato proprio per questo scopo, Send Anywhere (https://send-anywhere.com), che di base è anche gratuito e non necessita di registrazione. Visitiamo la sua homepage, facciamo clic sul pulsante (+) e selezioniamo i file che intendiamo inviare presenti sul disco fisso del computer. Clicchiamo su add more se vogliamo aggiungere più di un file.

Trasferire rapidamente i file tra PC

Successivamente, facciamo clic sul pulsante Send, prendiamo nota del codice visualizzato sullo schermo.

aggiungi file
invia file
codice

Apriamo il sito di Send Anywhere sull’altro computer. Digitiamo il codice appuntato in precedenza nel campo sottostante la voce Receive e clicchiamo sull’icona con la freccia adiacente, per procedere con il trasferimento dei file.

Abbiamo così trasferito rapidamente il nostro file da un PC ad un altro in maniera semplicissima!

In alternativa potete anche scaricare il programma direttamente sul vostro pc.

Installazione su Sistemi Operativi Windows, Os e Linux


Scaricate qui la versione per Windows 7, 8, 10.
Scaricate qui la versione per MAC con Os 10 e successive versioni.
Scaricate qui la versione per Linux a 32 bits.
Scaricate qui la versione per Linux a 64 bits.
Procedete con l’installazione del programma. Accettate l’accordo, quindi lasciate così come è la cartella di installazione proposta, lasciate anche immutato il nome del programma; chiedete, facendo clic sul quadratino di scelta, che si crei un’icona sul desktop relativa al programma e quindi lasciate la proposta standard di attivare SEND ANYWHERE al termine.

Utilizzo

Il programma presenta due riquadri: la sezione di sinistra dove appare la parte di ‘login’, ‘registrazione’ e ‘menu’ con in alto il nome del dispositivo (PC) sul quale avete appena installato il programma
Sulla parte destra invece le due solite sezioni di SEND e RECEIVE.
Supponiamo di voler trasferire un documento da Ipad ad un tablet Android, per esempio un Asus. Per prima cosa occorre scaricare sul tablet Ipad la App dall’Apple Store (cercatela come ‘Send Anywhere’ e la troverete come prima nella lista delle App relative) ed analogamente in Play Store per il tablet Asus; la App è gratis e in pochi secondi si installerà sui vostri tablet.


Attivatele entrambe e quindi su Ipad, nella parte inferiore della finestra azzurra, scegliete ‘Send’. Quindi individuate il documento da inviare tra Foto, Video, Contatti, ecc.. Supponiamo dobbiate spedire una foto: sceglietela tra le varie fotografie e quindi premete SEND. Apparirà subito un codice numerico da utilizzare nel dispositivo ricevente, il tablet Asus, per ricevere la foto.
Su quest’ultimo dispositivo scegliete RECEIVE, quindi digitate il codice numerico (di 6 cifre, come impostazione standard). La fotografia inviata da Ipad arriverà su Asus.

Facendo il trasferimento in verso opposto cioè da tablet Asus verso Ipad sarà possibile, come del resto anche in Windows, su Mac e su Linux, esplorare completamente la memoria del dispositivo e trasferire uno o più files di qualsiasi tipo, non solo foto e video.

Una funzione aggiuntiva fornita da SEND ANYWHERE è quella di consentire il salvataggio di uno o più documenti per 24 ore. Questo Vi consente, per esempio, di preparare un gruppo di documenti e quindi di inviare al destinatario il ‘link’ (fornito automaticamente da SEND ANYWHERE) ed un ‘codice di accesso’. Entro le 24 ore il destinatario potrà scaricare tutti i documenti.

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Recuperare i file cancellati su Dropbox

Come faccio a recuperare i file cancellati Dropbox? La buona notizia è che immagini e documenticancellati accidentalmente dal nostro account Dropbox, possono essere recuperati, senza particolari problemi, quella cattiva è che l’operazione di recupero può essere compiuta, in linea di massima, entro trenta giorni dalla loro eliminazione. Cerchiamo di esaminare tutte le ipotesi e le varie soluzioni, per recuperare i documenti cancellati.

dropbox windows
L’icona a forma di cestino, abilita la visione ed il recupero dei file cancellati negli ultimi trenta giorni.

E’ possibile recuperare i file cancellati da Dropbox con il metodo classico, il più semplice e ortodosso, accedendo via browser (Internet Explorer, Chrome, Firefox, ecc…) all’interfaccia web di Dropbox e, utilizzando l’icona a forma di cestino (in alto), visualizzare, assieme alla lista dei documenti, quelli cancellati nell’ultimo mese, utilizzando la relativa opzione, tramite utilizzo del tasto destro sul file. Per tutti i documenti è sempre possibile procedere al ripristino delle versioni precedenti, semplicemente cliccando con il tasto destro del mouse su ogni singolo elemento. Non dimenticate che la quantità di dati è limitata agli ultimi trenta giorni, poiché questi sono i criteri di conservazione, scelti da Dropbox a tutela dei file cancellati o sovrascritti.

ripristino documenti
L’opzione di ripristino dei documenti, presente su tutti i file all’interno dell’interfaccia web di Dropbox

Ripristino versioni precedenti

Il recupero delle versioni precedenti integrato in Windows può essere una valida possibilità, solo se nel sistema operativo è stata attivata questa funzionalità. Di conseguenza, sarà possibile sfruttare il ripristino dei singoli file, direttamente da Windows senza passare dal server dell’operatore cloud. Per verificare la disponibilità delle versioni precedenti dei documenti, direttamente con Windows, è sufficiente fare click con il tasto destro sulla cartella contenete i documenti Dropbox, e selezionare la voce “ripristina versioni precedenti”, selezionando la data di recupero preferita.

Esiste anche una procedura di emergenza. Dropbox conserva un backup di emergenza, nascosto nel dispositivo, sotto forma di cache. Spesso i file vengono memorizzati nella cartella cache dopo essere stati spostati o cancellati in seguito a sincronizzazione. Se non è stato possibile recuperare i propri documenti con le procedure mostrate sopra, potrebbe essere utile ricorrere alla cache di Dropbox, che conserva i documenti fino a tre giorni dopo il loro spostamento o cancellazione.

Ripristinare la cache di Dropbox su Windows 

  1. Aprire una nuova finestra di Esplora risorse facendo clic sul menu Start e selezionando Computer.
  2. Copia e incolla la seguente riga di codice nella barra degli indirizzi nella parte superiore della finestra e premere Invio:% HOMEPATH% \ Dropbox \ .dropbox.cache
  3. Si aprirà la cartella corrispondente alla cache di Dropbox nella cartella Dati applicazioni.
  4. Per recupera il file perduto, trascinarlo fuori dalla cartella cache di Dropbox.

Ripristinare la cache Dropbox su OS X Mac

  1. Aprire il Finder e selezionare Vai alla cartella… dal menu Vai (o premi Maiusc-Comando-G)
  2. Nella finestra di dialogo, copiare ed incollare la seguente riga nella casella e premere il tasto Invio:~ / Dropbox / .dropbox.cache
  3. Si aprirà la cartella cache di Dropbox
  4. Sarà possibile recupera il file perduto, trascinandolo fuori dalla cartella cache di Dropbox.

Se nella cartella cache di Dropbox non compare alcun file è probabile che il documento sia andato perso e non sia possibile recuperarlo.

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Cosa sono e come si aprono i file CSV?

In informatica esistono centinaia di formati di file diversi, tutti dotati di caratteristiche uniche e pensati per specifici utilizzi. Alcuni sono più conosciuti, mentre altri si palesano solo nel momento del bisogno. Tra questi troviamo sicuramente i CSV, particolari elementi utilizzati in genere per ordinare e categorizzare le rubriche telefoniche. Questo è cosa sono ma vediamo come si aprono i file CSV e con quali programmi nello specifico.

In questa guida andremo ad analizzarli in tutte le sue caratteristiche, offrendone quindi una panoramica generale e anche dei metodi utili per poterli aprire e visualizzare.

La struttura di un file CSV

I file CSV, acronimo di Coma Separate Values, sono caratterizzati da elementi in formato tabulare, sotto forma di testo, separati da virgola o punto e virgola. Per fare un esempio banale, se in rubrica si possiede un contatto denominato “Giuseppe Rossi”, il suo rispettivo formato CSV sarà “Giuseppe, Rossi”.

Ovviamente le applicazioni dedicate alle rubriche telefoniche sono sviluppate in modo da convertire questo formato nella maniera più semplice e chiara da visualizzare a schermo. Allo stesso modo, si potranno aprire anche sfruttando applicazioni e servizi più semplici.

Più avanti, troverete alcuni dei modi più popolari, immediati e alla portata di tutti.

Come visualizzare un file CSV in un editor di testo

Quando abbiamo introdotto la struttura di un file CSV, abbiamo parlato di “formato tabulare”, ma in realtà, per dirla in maniera ancora più banale, questi possono essere considerati come dei banali file di testo. Per questo motivo, possono essere aperti e visualizzati con qualsiasi programma in grado di supportarne la lettura.

Su Windows, si potranno infatti avviare tramite il blocco note, oppure anche con “Word”, per aver opzioni di modifica aggiuntive. Il procedimento per farlo è piuttosto banale. Tutto ciò che servirà, sarà cliccare con il tasto destro del mouse sul file CSV, continuare con la voce “Apri con…” nel menu a tendina e scegliere il programma preferito tra quelli presenti, in cui ovviamente non mancheranno anche Word e il blocco note.

Su Mac invece, si potranno utilizzare le rispettive applicazioni di “TextEdit” e “Pages”. Nonostante i programmi siano diversi però, i passaggi da completare saranno esattamente gli stessi. Non servirà quindi altro che cliccare con il tasto destro del mouse (oppure con due dita sul trackpad) sul file CSV, continuare con “Apri con…” nel menu a tendina e subito scegliere un’applicazione tra TextEdit e Pages (o qualunque altra in grado di editare del testo).

Come aprire un file CSV in un programma di fogli di calcolo

Ma senza dubbio, il modo migliore per aprire un file CSV passa per i programmi dedicati alla gestione dei fogli di calcolo, in quanto appositamente pensati per ordinare con precisione i formati tabulari. In questo caso infatti, la virgola verrà sostanzialmente convertita in modo da strutturare gli elementi e posizionarli in celle diverse.

Ad esempio, il file “Mario, Rossi” sarà ordinato inserendo “Mario” in una cella e “Rossi” nella cella alla sua destra. Ma vediamo ora come agire nella pratica, sfruttando i programmi più popolari di questo tipo.

Aprire un file CSV con Microsoft Excel

Partiamo proprio dallo strumento più utilizzato in materia di fogli di calcolo. Excel, sviluppato da Microsoft, si presenta infatti come il programma più conosciuto su PC Windows e macOS, ma anche online e su smartphone e tablet, Android e iOS.

Per quanto riguarda i passaggi necessari per aprire un file CSV su PC, saranno esattamente gli stessi, sia su Windows che su macOS, iPadOS e Online. Tutte le versioni compatibili con le suddette piattaforme avranno la stessa struttura grafica, così da rendere più chiaro e intuitivo l’utilizzo del software.

Come si aprono i file CSV

Qualora vi trovaste in una di queste situazioni, basterà quindi cliccare su “File” in alto a sinistra e subito dopo scegliere la voce “Apri”. Qui si avvierà la finestra dedicata all’importazione dei file dal computer, in cui bisognerà soltanto selezionare il documento CSV da importare. Questo verrà correttamente ordinato all’intento del foglio di calcolo, pronto per essere modificato manualmente dall’utente.

Per salvare il file bisognerà ora cliccare sull’icona del floppy disk in alto a sinistra. Questo passaggio convertirà la struttura in un file “XLSX”, ovvero il formato utilizzato da Excel per la lettura. In ogni caso, questo potrà essere aperto anche da altri programmi dello stesso tipo.

Per quanto riguarda invece i passaggi necessari per aprire il file CSV su smartphone Android, questi risulteranno leggermente diversi. In ogni caso, sarà necessario possedere l’applicazione gratuita e ufficiale di Microsoft, facilmente reperibile su Google Play Store per Android e App Store per iOS.

Una volta completato il download, basterà avviare l’app e, eventualmente, accedere con un account Microsoft. Ad accesso eseguito, sarà sufficiente cliccare su “Apri” in basso a destra, selezionare la posizione dal quale recuperare il file (il computer, OneDrive, Dropbox o altro) e successivamente selezionare il file da importare.

Ancora una volta, qualora si decidesse di salvare il documento, questo verrà convertito in file “XLSX”.

Aprire un file CSV con LibreOffice

csv libre office

Nel caso in cui si utilizzi invece LibreOffice, facilmente scaricabile da qui, si potrà comunque importare qualsiasi file CSV, in quanto assolutamente supportato in tutte le sue caratteristiche. I passaggi da seguire per completare la procedura saranno gli stessi sia per Windows che per macOS e Linux, visto che il software sarà lo stesso.

Per farlo basterà cliccare su “File” in alto a sinistra e subito dopo continuare con “Apri”. Anche in questo caso si avvierà la nuova schermata di selezione file, all’interno della quale si dovrà ricercare e selezionare il file CSV da importare. Tutto il resto verrà eseguito automaticamente da LibreOffice.

Per salvare il file bisognerà invece cliccare sull’icona del floppy disk, sempre in alto a sinistra, oppure accedere la menu “File”, continuare con “Salva con nome” e scegliere il formato di esportazione, in cui non mancherà anche CSV. Ora basterà scegliere la cartella e confermare il salvataggio con “Salva” “Apri”.

Aprire un file CSV con Fogli Google

aprire csv google

Un altro potente strumento per la lettura dei fogli di calcolo e dei file CSV è Fogli Google, completamente online e disponibile gratuitamente per chiunque. Tutto ciò che servirà, sarà possedere un account Google (sempre gratuito) e si potrà immediatamente passare all’azione e all’importazione.

Prima di tutto bisognerà quindi accedere al servizio, per farlo sarà sufficiente cliccare su questo link e inserire i email e password del proprio account Google. Ora basterà cliccare su “Nuovo” in alto a sinistra in modo da avviare un nuovo documento vuoto.

Qui sarà necessario aprire il menu a tendina “File” in alto a sinistra e poi cliccare su “Importa”. Ancora una volta si aprirà la schermata di selezione dei file, reperibili sia dal computer che da quelli presenti su Google Drive.

Su smartphone Android e iOS i passaggi risulteranno leggermente diversi, ma comune semplici da completare. Innanzitutto bisognerà scaricare l’applicazione gratuita dal Google Play Store per Android e da App Store per iOS e subito dopo avviarla e accedere con l’account Google.

A questo punto sarà la stessa applicazione a chiede all’utente di importare il file, il quale potrà essere scelto da Google Drive o dalla memoria interna dello smartphone.

Come importare un file CSV in un’applicazione

Come già accennato però, i file di tipo CSV sono spesso utilizzati per ordinare contatti e, per questo motivo, potrebbe essere un’ottima idea quella di importarli all’interno di applicazioni che possano effettivamente farne un utilizzo funzionale.

Tra le tante, non mancano quelle relative alla gestione delle email. Perciò, vediamo subito in che modo aprirli sulle piattaforme più popolari.

aprire csv gmail

Iniziamo subito con Gmail, il servizio mail di Google. In questo caso non si tratta proprio di un’applicazione, poiché su PC viene preferita la controparte online. In ogni caso, per poter utilizzare i file CSV su Gmail, bisognerà importare i contatti all’interno di un secondo servizio online, ovvero Contatti di Google.

Per farlo, sarà sufficiente cliccare su questo link (eventualmente accedere con lo stesso account utilizzato su Gmail), scegliere la voce “Importa” in basso a sinistra, continuare con “Seleziona file”, selezionare i file CSV dal computer e confermare con il pulsante “Importa”.

A questo punto, tutti i contatti saranno correttamente aggiunti all’elenco e potranno essere utilizzati su Gmail.

Thunderbird

Un secondo servizio universale molto utilizzato per la gestione delle caselle email è Thunderbird, gratuito e compatibile con Windows, macOS e Linux.

Una volta avviato il programma, per importare i file CSV bisognerà accedere alla sezione “Rubrica” in alto e subito dopo continuare con “Strumenti” in alto a destra. Qui sarà necessario cliccare sulla voce “Importa” e subito dopo selezionare “Rubriche” nella nuova schermata che appare.

Dopo aver scelto “Avanti”, continuare selezionando la voce “File di testo” e confermare nuovamente con “Avanti”. A questo punto non servirà altro che cercare ed effettuare un doppio clic sul file CSV e confermare con “OK”.

Microsoft Outlook

aprire csv outlook

Per tutti gli utilizzato dell’applicazione di Outlook invece, i passaggi da seguire saranno abbastanza simili. Prima di tutto, bisognerà cliccare su “File” in alto a sinistra, subito dopo scegliere la voce “Apri ed esporta” e continuare con “Importa/Esporta”.

A questo punto basterà seguire i seguenti passaggi: scegliere “Importa dati da altri programmi o file” e confermare con “Avanti”, selezionare “Valori separati da virgola” e confermare con avanti, premere sul pulsante “Sfoglia” e selezionare il file CSV dalla schermata che appare.

Per concludere, non servirà altro che evidenziare la voce “Contatti” nella schermata delle cartelle e confermare con “Avanti”.

Apple Mail

Proprio come accade su Gmail, anche per Apple Mail bisognerà utilizzare una seconda applicazione, gratuita e presente di default su tutti i Mac. Stiamo ovviamente parlando di “Contatti”.

Una volta aperta, per poter importare i file CSV preferiti, bisognerà cliccare su “File” in alto a sinistra e subito dopo continuare con la voce “Importa”. A questo punto si avvierà la solita schermata di selezione, in cui sarà necessario selezionare i file CSV da importare.

Una volta fatto, si avvierà una nuova schermata in cui si potranno selezionare i contatti da importare e quelli da non importare, oltre a poter modificare tutti gli elementi prima dell’importazione.

Per confermare, sarà sufficiente scegliere la voce “OK” in basso a destra.

Outlook.com

Torniamo ancora su Outlook, ma stavolta per elencare i passaggi necessari da seguire all’interno della sua interfaccia Web. Una volta aver effettuato l’accesso al sito, bisognerà cliccare su “Persone” dalla colonna a sinistra e successivamente continuare con “Gestisci”.

Qui apparirà la solita voce “Importa contatti” che, se premuta, avvierà la schermata “Sfoglia” dalla quale selezionare i file CSV da importare.

Tutto ciò che servirà sarà infatti evidenziare il file e confermare l’importazione con “Importa”.

App per smartphone

L’importazione del file CSV all’interno delle suddette applicazioni non trova tantissimo spazio su smartphone, per questo motivo, qualora foste interessati a visualizzare tali file anche sul piccolo schermo, bisognerà sfruttare alcune applicazioni dedicate.

Su Android, si potranno utilizzare due app in particolare: CSV File Viewer per una visualizzazione standard e CSV To Contacts, per invece convertire immediatamente il file in una lista ordinata di contatti. Entrambe possono essere scaricate gratuitamente dal Google Play Store.

Per quanto riguarda invece iPhone e iPad, gli strumenti migliori passano per i soliti sevizi per la gestione dei fogli di calcolo, ovvero ExcelGoogle Fogli o anche Numbers della stessa Apple. In alternativa, si potrà comunque utilizzare SA Contatti Lite, scaricabile gratuitamente da questo link.

Come posso aprire un file CSV senza Excel

Tutti i paragrafi precedenti rispondono anche ad una delle domande più frequenti: “Come posso aprire un file CSV senza Excel?” Le possibilità sono ovviamente tantissime e tutte dispongono di caratteristiche uniche.

In più, a differenza di Excel, ogni programma sopra elencato risulta essere assolutamente gratuito, oltre ovviamente a supportare esattamente allo stesso modo qualunque documento di tipo CSV. Non servirà altro quindi che scegliere quello preferito.

Come convertire un file CSV in PDF

converti csv pdf

Qualora si volesse condividere più facilmente un file di tipo CSV, la cosa migliore da fare sarà convertirlo in formato PDF, così da consentirne la lettura a chiunque, senza dover necessariamente utilizzare applicazioni un po’ più specifiche come quelle viste in alto.

Per farlo, esistono sostanzialmente due diversi metodi: esportare il file in PDF dopo averlo aperto su un foglio di calcolo, oppure utilizzare un servizio capace di convertire il file in poco tempo.

Per quanto riguarda il primo dei due modi, potrebbe differire in base al programma utilizzato, anche se, in linea di massima, i passaggi da seguire resteranno simili.

L’unica cosa che servirà fare sarà infatti aprire il documento CSV tramite un foglio di calcolo (Excel, Google Fogli, LibreOffice o altro), entrare nelle sue opzioni, che in genere vengono raggruppate nel menu a tendina “File” in alto a sinistra della schermata e continuare con l’opzione “Esporta”, la quale potrebbe anche presentarsi come “Salva con nome”“Esporta come”“Importa/Esporta” o qualcosa di molto simile.

A questo punto si aprirà una finestra di salvataggio, in cui sarà anche possibile scegliere il formato di esportazione, dove ovviamente bisognerà selezionare “PDF”.

Altrimenti, l’alternativa più rapida passa per il sito Web Convertio, il quale offre una pagina dedicata interamente alla conversione di file CSV in PDF.

Per farlo basterà accedere al portale cliccando su questo link, cliccare su “Scegli i file” a destra per selezionare il file CSV da convertire, assicurarsi che le due estensioni a destra siano “CSV” in “PDF” e procedere con la conversione.

I tempi di attesa dipenderanno dal peso del file e dalla connessione internet, ma in genere risultano essere abbastanza brevi.

Come si converte un file CSV in Excel

Come già accennato in precedenza, Excel dispone già di tutte le caratteristiche per leggere e visualizzare i file di tipo CSV. Per questo motivo non sarà assolutamente necessario passare prima per una conversione, ma si potrà semplicemente procedere con l’avvio del file come visto nel paragrafo dedicato ad Excel in alto.

Come posso convertire un file TXT in un file CSV

La conversione da file TXT a CSV è assolutamente possibile e può essere completata ancora una volta dal sito web di Convertio.

Tuttavia, come precedentemente specificato, i CSV contengono elementi separati da virgola o punto e virgola, perciò sarà bene verificare prima che il file TXT sia scritto in maniera adeguata, in modo da evitare che il CSV risulti disordinato e poco leggibile.

In linea di massima, la scrittura corretta sarà del tipo “Giuseppe, Rossi” (senza virgolette alte ovviamente), con al più un elemento per riga. Utilizzando questa struttura, il file CSV risulterà corretto e perfettamente utilizzabile.

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Ubuntu Pro: disponibilità su Google Cloud

Canonical ha annunciato la disponibilità di Ubuntu Pro su Google Cloud. La principale differenza rispetto alla versione standard del sistema operativo è il costo. Ubuntu Pro viene offerto a pagamento, ma gli utenti ottengono in cambio diversi vantaggi, tra cui il supporto per 10 anni e il servizio Kernel Livepatch.

Ubuntu Pro su Google Cloud

La disponibilità di Ubuntu Pro su Google Cloud permette agli utenti di utilizzare un sistema operativo open source, sempre aggiornato e compatibile con i carichi di lavoro enterprise. È possibile scegliere tre immagini con kernel ottimizzato che include driver migliorati e il supporto per gli acceleratori grafici, come le GPU. Le distribuzioni installate sulle macchine virtuali sono: Ubuntu 16.04 LTS (Xenial Xerus), Ubuntu 18.04 LTS (Bionic Beaver) e Ubuntu 20.04 LTS (Focal Fossa).

ubuntu pro

Canonical garantisce il supporto per 10 anni (8 anni per Ubuntu 16.04 LTS), durante i quali verranno rilasciati aggiornamenti e patch di sicurezza per oltre 30.000 pacchetti attraverso il repository Universe. Ubuntu Pro include componenti con certificazioni FIPS 140-2, CC-EAL, FedRAMP, HIPAA, ISO e PCI. Un’altra funzionalità esclusiva è il “live kernel patching” che non richiede il riavvio della macchina virtuale.

Il costo orario o mensile di ogni istanza dipende dal numero di vCPU e GPU, dalla dimensione dello storage e dalla quantità di RAM. Gli utenti possono acquistare le immagini di Ubuntu Pro su Google Cloud attraverso la console GCP oppure il Google Cloud Marketplace. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dedicato.

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Usare Chrome OS su qualsiasi Computer

Una breve guida per spiegarvi passo passo come usare Chrome OS su qualsiasi Computer per valutare eventualmente un acquisto di un Chromebook vero e proprio. E’ piuttosto semplice farsi un’idea di come funziona Chrome OS. Vi guideremo nell’installazione di Chromium OS (la versione open source di Chrome OS) e di una variante più completa dello stesso Chromium chiamata CloudReady OS.

Nulla vi vieta di installare in modo definitivo una delle due proposte, rispetto ad un Chromebook con Chrome OS la principale differenza sarà l’assenza del Google Play Store da cui installare le app compatibili. Una strada ancora più semplice prevede di collegarsi ad un sito realizzato da Google che simula l’utilizzo di un Chromebook, potete raggiungerlo cliccando sul link a seguire.

CHROMEBOOK SIMULATOR

Provare Chromium o CloudReady vi farà capire le potenzialità del sistema permettendovi di valutare se possa essere adatto alle vostre esigenze. Non badate troppo alle performance perché caricheremo il sistema operativo su una chiavetta USB, per forza di cose le performance non potranno essere eccellenti, a differenza di quanto avviene con un Chromebook vero e proprio.

Un modo per risolvere questo inconveniente è installare effettivamente Chromium o CloudReady sul disco SSD del vostro PC, ma vi consigliamo prima di provarlo su una chiavetta.

PROVARE CHROMIUM OS | GUIDA

chromium

i proponiamo di provare prima di tutto Chromium, in pochi semplici passaggi sarete pronti ad avviare la vostra chiavetta USB con il sistema operativo.

Scaricate la versione corretta per il vostro PC nel database raggiungibile a questo sito:

Cercate l’ultimo file disponibile con un nome che inizia con Camd64OS seguito da un codice numerico (data + versione).

Come vedete si tratta di un file compresso di tipo .7z (7zip). Una volta terminato il download potete estrarlo con il tool integrato in Windows o MacOS oppure usare programmi di terze parti come 7zip, gratuito e open source.

All’interno del pacchetto scaricato troverete un file .img (immagine disco), come nelle ricette di cucina, prendetelo e tenetelo da parte.

Ora vi servirà un semplice programmino per creare una chiavetta USB avviabile. In altre parole un tool che converte il file immagine di disco in qualcosa che si possa avviare effettivamente sul vostro Notebook. Chiaramente vi servirà una chiavetta USB, possibilmente veloce da almeno 8 GB.

Il programmino in questione che vi suggeriamo si chiama balenaEtcher, è compatibile con Windows, Linux e Mac, lo trovate al seguente link:

DOWNLOAD BALENA ETCHER

ATTENZIONE: la procedura cancellerà tutti i dati preesistenti sulla chiavetta, assicuratevi dunque che sia vuota o non contenga file da conservare.

Inserite la vostra chiavetta nel Notebook, aprite balenaEtcher. Nel pulsante centrale potete scegliere la chiavetta USB come supporto per l’avvio di Chromium, con il pulsante sinistro potete scegliere il file immagine di Chromium che avete precedentemente estratto.

Attenzione a questi passaggi! Selezionate il file .img che avete estratto, non altro, ma soprattutto occhio a selezionare la chiavetta USB che avete inserito e non il disco di sistema o altri dischi eventualmente collegati al momento su quel PC.

Quando è tutto pronto premete su “Flash!”. Ci metterà al massimo una decina di minuti, dipende dalla vostra chiavetta USB.

Quando la procedura sarà terminata il più sarà fatto, potete spegnere il PC.

Assicuratevi che la chiavetta sia inserita, all’avvio premete il tasto F12 (⌘ per Mac) non appena compare il logo del produttore del notebook, questo vi permetterà di entrare in un menù semplicissimo chiamato “boot option”.

Vedrete un elenco dei dischi presenti sul PC, compresa la chiavetta che avete inserito. Selezionatela spostandovi con le frecce della tastiera e premete invio per caricare il contenuto della chiavetta. Solo così potrà avviare Chromium OS.

Attenzione, al momento non avete modificato nulla sul vostro PC, semplicemente gli avete imposto di caricare la chiavetta USB anziché il SO installato sui dischi integrati.

Dopo un caricamento di alcuni minuti vedrete comparire le prime schermate di Chromium OS, non vi spaventate se in questo momento il notebook dovesse sembrarvi bloccato con schermo nero, non visualizzerete una barra di caricamento, rimarrà quindi apparentemente inattivo per diversi minuti, massimo una decina.

Comparirà poi la prima schermata di Chromium. Attendete ancora qualche minuto prima di completare la configurazione iniziale in modo che Chromium OS venga caricato in memoria e le prestazioni diventino di conseguenza accettabili. Diversamente vedrete tutto muoversi molto lentamente e vi passerà la voglia di provarlo veramente.

Vien da sé che se sostituite una semplice chiavetta USB con un SSD portatile o con altro di più performante, anche la reattività di Chromium ne guadagnerà.

PROVARE CLOUDREADY OS | GUIDA

Rispetto ad una prova più “grezza” con Chromium OS, quella con CloudReady è qualcosa di decisamente più completo. Si tratta infatti di un vero e proprio OS ottimizzato e abbellito pronto all’uso quotidiano. Neverware, l’azienda che lo ha sviluppato sulla base di Chromium OS, mette a disposizione una versione totalmente gratuita per uso personale, una educational ed una enterprise con piani di pagamento e funzionalità differenti.

Ci sono diversi metodi per installare CloudReady su chiavetta. Noi vi proponiamo quello ufficiale ma online potrete trovare numerosi tutorial, ad esempio utilizzando balenaEtcher che vi abbiamo consigliato per ChromiumOS. Con Windows esiste addirittura un tool sviluppato da Neverware, l’azienda di CloudReady, per l’installazione guidata, è una ulteriore possibilità.

In ogni caso l’installazione su chiavetta USB avviabile per CloudReady è davvero semplicissima e all’interno della versione per chiavetta troverete un programma che consente l’installazione definitiva su un disco interno.

CloudReady è largamente compatibile con i notebook, alcuni sono stati inseriti in un elenco di dispositivi “certificati”, su queste macchine avrete la garanzia di una piena operatività e completa funzionalità. Se il vostro laptop non fosse inserito nella lista di certificati non disperate, la stessa Neverware incoraggia a provare l’installazione via USB, molto probabilmente non incontrerete alcun problema.

INSTALLAZIONE SU CHIAVETTA USB

Procuratevi una chiavetta USB, possibilmente veloce, con almeno 8 GB di spazio di archiviazione. Tenete presente che tutto ciò che contiene verrà resettato per poter creare il supporto avviabile con CloudReady.

Su questa pagina potete trovare un tutorial molto dettagliato fornito dalla casa di sviluppo del sistema. Vediamo brevemente i passaggi salienti.

Prima di tutto scaricate sul vostro notebook il file immagine di CloudReady. Nella pagina di download potrete scegliere se scaricare il tool di creazione USB che farà tutto in automatico (solo Windows) oppure scaricare il file immagine per creare manualmente il supporto USB, noi seguiremo questa seconda strada. Cliccate quindi su DOWNLOAD 64-BIT IMAGE

DOWNLOAD CLOUDREADY

Verrà scaricato un file archivio, estraetelo con il tool integrato nel vostro sistema operativo o con alternative di terze parti come 7zip. Otterrete un file di tipo .bin.

Sul vostro PC dovete avere installato il browser Chrome. Poi aggiungete l’estensione “utilità di ripristino Chromebook”, la trovate al seguente link:

DOWNLOAD UTILITA’ DI RIPRISTINO CHROMEBOOK

Dopo aver aggiunto l’estensione di Chrome apritela cliccando su Avvia nella pagina da cui l’avete scaricata. Poi cliccate in alto a destra sull’icona a forma di ingranaggio e su usa immagine locale. Poi selezionate il file .bin di CloudReady che avete estratto in precedenza e avviate la procedura, ci vorranno almeno 10 minuti.

Dopo aver creato l’unità USB di avvio potete spegnere il PC.

Assicuratevi che la chiavetta sia inserita, all’avvio premete il tasto F12 (⌘ per Mac) non appena compare il logo del produttore del notebook, questo vi permetterà di entrare in un menù semplicissimo chiamato “boot option”.

Vedrete un elenco dei dischi presenti sul PC, compresa la chiavetta che avete inserito. Selezionatela spostandovi con le frecce della tastiera e premete invio per caricare il contenuto della chiavetta. Solo così potrà avviare CloudReady.

Attenzione, al momento non avete modificato nulla sul vostro PC, semplicemente gli avete imposto di caricare la chiavetta USB anziché il SO installato sui dischi integrati.

Dopo aver selezionato l’avvio da chiavetta USB lo schermo si spegnerà per qualche minuto, non preoccupatevi se lo vedete apparentemente bloccato. Ad un certo punto comparirà la prima schermata di CloudReady e a seguire potrete completare la configurazione.

Una volta avviato il sistema operativo potrete divertirvi ad esplorare le funzionalità. Cliccando in basso a destra su “Install OS” verrete guidati nell’installazione definitiva o in dual boot di CloudReady sul vostro PC.

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google calendar
Cloud Computing, Database, Formazione, Internet, Software, Telefonia Mobile

Google Calendar, come utilizzarlo al meglio

Tra gli strumenti più utili di Google legati alla produttività c’è sicuramente Google Calendar. Servizio questo utile per creare, condividere e gestire al meglio tutti gli eventi, gli appuntamenti e i promemoria del giorno. In questa guida andremo ad analizzare tutte le sue potenzialità, cercando di darvi alcuni utili consigli che vi aiuteranno a capire come utilizzare al meglio Google Calendar. Prima di farlo però, vediamo brevemente di cosa si tratta, così che anche chi non conosce il servizio potrà approfittarne.

Che cos’è Google Calendar

Per dirla nella maniera più semplice possibile: Google Calendar è una piattaforma online creata da Google per raccogliere tutti i calendari desiderati, così da poterli anche condividere ed esportare (o importare) per l’utilizzo su servizi analoghi. Si basa principalmente sulla sincronizzazione con l’account Google (quello utilizza anche per Gmail). Infatti per questo motivo, non manca una profonda integrazione con tutti gli altri strumenti ideati dalla stessa azienda. Inoltre, offre tutte le sue funzionalità anche al servizio di applicativi di terze parti, in modo da ampliare ulteriormente le sue capacità. In poche parole è uno strumento gratuito per organizzare eventi e appuntamenti attraverso una piattaforma cloud. Ciò significa che con questa agenda elettronica puoi raggiungere in qualsiasi momento il tuoi planning, anche da smartphone.

Google Calendar, come utilizzarlo al meglio

Google Calendar può essere consultato su tantissimi dispositivi diversi. Questo perché dispone di un’applicazione per smartphone e tablet (sia Android che iOS) e di un’interfaccia online. Quest’ultima accessibile tramite un qualsiasi browser web, sia desktop che mobile. Gli unici fattori necessari saranno: possedere una connessione internet e un account Google.

L’interfaccia di Google Calendar

Per parlare dell’interfaccia di Google Calendar ci concentreremo per lo più sulla piattaforma desktop, in quanto risulta essere quella più utilizzata e ricca di opzioni. Subito dopo aver eseguito l’accesso al sito Web dedicato (inserendo le credenziali Google), apparirà una schermata suddivisa in due zone. La colonna dei menu sulla sinistra e il piano di lavoro principale in tutta la zona centrale e destra.

Il primo elemento che appare in alto a sinistra è il bottone “Crea”, molto utile per avviare la schermata di creazione di un nuovo evento, che affronteremo però nei paragrafi successivi. Subito in basso non manca un piccolo calendario mensile, perfetto per avere a colpo d’occhio l’organizzazione dei giorni in un mese specifico. Il quale ovviamente potrà essere modificato attraverso le frecce nell’angolo a destra. Inoltre, cliccando su un particolare giorno, si verrà trasportati direttamente in quel giorno, mostrando quindi tutti gli eventi e i promemoria creati.

Infine, andando ancora più in basso, si incontreranno tutti i calendari creati. Questi saranno tutti abilitati per la visualizzazione di default, ma togliendo il segno di spunta sulla sinistra verranno momentaneamente nascosti dal piano di lavoro principale. Da qui si potranno anche modificare oppure crearne di nuovi.

Tutta la zona centrale sarà quindi dedicata all’effettiva visualizzazione degli eventi e dei promemoria, i quali potranno anche essere modificati, esportati ed eliminati attraverso semplicissime operazioni. Cliccando su un punto vuoto del piano di lavoro si potrà infatti creare un nuovo evento. Questo senza la necessità di passare per il bottone visto in precedenza. In alto non mancherà la possibilità di navigare tra i giorni, oppure tornare alla timeline attuale cliccando su “Oggi” in alto a sinistra. Aprendo invece il menu a tendina alla destra dell’icona ad ingranaggio delle impostazioni si potrà modificare l’interfaccia. Qui visualizzeremo: solo un giorno, una settimana, un mese, un anno o anche solo 4 giorni.

Creare e aggiungere calendari

Ecco come creare nuovi calendari, in modo da generare un nuovo spazio di lavoro da organizzare. Per farlo bisognerà scendere ancora una volta nella sezione in basso a destra e cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari”. Qui appariranno quindi diverse opzioni. Iscriviti al calendario, per aggiungere automaticamente un calendario creato da un altro utente. Crea nuovo calendario, per crearne uno nuovo personalmente. Sfoglia calendari di interesse, per aggiungerne uno presente nel catalogo offerto dal Google (ad esempio le fasi lunari). Da URL, per aggiungerne uno pubblico e condiviso tramite link, e infine Importa, per importare un file di tipo “.ics”.

Scegliendo “Crea nuovo calendario” si avvierà la schermata di modifica, in cui poter aggiungere il nome, la descrizione e il fuso orario principale. In seguito si potrà ovviamente modificare con le opzioni viste in precedenza.

Come personalizzare un calendario

Prima abbiamo fatto riferimento alla possibilità di modificare i calendari creati e presenti di default, perciò vediamo adesso in che modo farlo. Per avviare la sezione di modifica basterà portare il cursore sul nome del calendario da editare (nella lista in basso a sinistra) e subito dopo cliccare sull’icona con tre puntini che appare alla sua destra. Già da qui si potrà modificare il colore di visualizzazione, ma per tutte le altre opzioni bisognerà scegliere la voce “Impostazioni e condivisione”.

A questo punto si potrà quindi modificare il nome, scrivere una breve descrizione, impostare il fuso orario principale, modificare gli avvisi e le notifiche da impostare di default per i nuovi eventi. Oppure scegliere se renderlo privato o pubblico, con eventuale possibilità di ottenere il link per la condivisione.

Creare un evento con Google Calendar

Arriviamo quindi ad una delle opzioni principali del servizio. Per creare un nuovo evento sarà sufficiente cliccare su “Crea” in alto a destra. Automaticamente si avvierà una schermata miniaturizzata in cui includere le informazioni più importanti. Tra cui: titolo,  orario, eventuale ripetizione, luogo, descrizione e tipo di calendario. Cliccando invece su “Altre opzioni” si avvierà la schermata completa in cui inserire informazioni più approfondite o invitare altri utenti a partecipare. Infine, per confermare il tutto, non servirà altro che cliccare sul tasto blu “Salva“.

Ripeti l’evento più volte

All’interno della stessa schermata di creazione (o modifica, visto che sono le stesse) di un evento, si potrà anche decidere se ripetere o meno un appuntamento. Per farlo sarà sufficiente cliccare sul menu a tendina “Non si ripete” (proprio sotto il titolo) e scegliere se ripeterlo: ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, oppure creare una ripetizione personalizzata. Inoltre, optando per quest’ultima opzione, sarà anche possibile fissare una data di fine ripetizione.

Come condividere un calendario

Tornando all’interno della schermata di modifica di un calendario (come visto in precedenza) invece, questo si potrà facilmente condividere con altre persone, offrendo anche la possibilità di modifica e personalizzazione degli eventi. Per farlo, basterà scendere in basso fino a raggiungere la sezione “Condividi con persone specifiche” e cliccare sull’opzione “Aggiungi persone”. Da qui si dovrà inserire l’indirizzo Gmail dell’utente e scegliere se consentirgli solo di visualizzare il calendario oppure di poterlo anche modificare.

Inviare email agli invitati

Una volta impostate le dovute personalizzazioni, per inviare il calendario bisognerà cliccare sul bottone blu “Invia”, alla destra di “Annulla”. A questo punto, il destinatario dell’invito riceverà due avvisi. Uno all’interno del proprio Google Calendar e uno tramite messaggio email, all’interno del quale non mancherà il tasto relativo all’accettazione e alla successiva importazione del calendario condiviso.

Creare un promemoria con Google Calendar

Con Google Calendar però, oltre agli eventi, si potranno anche gestire i promemoria, i quali verrano anche importati da Google Assistant. Per creare un nuovo promemoria bisognerà cliccare nuovamente su “Crea” in alto a sinistra e subito dopo selezionare l’opzione “Promemoria” sotto il campo dedicato al titolo. Da questo momento in poi, le opzioni di modifica verranno ridotte, in modo da concentrare l’attenzione solo sulla data, l’orario e l’eventuale ripetizione del promemoria. Una volta inserite tutte le informazioni, basterà cliccare su “Salva” per confermare tutto.

Integrare calendari comuni

I calendari comuni, su Google Calendar chiamati “Calendari di interesse”, sono sostanzialmente degli eventi precisi, comuni a chiunque e in genere incentrati su un’unica categoria di informazione. Per fare un esempio banale, il classico calendario delle “Festività italiane” è proprio un calendario comune e viene in genere attivato di default sulla maggior parte dei servizi di questo tipo.

Google Calendar dispone di tantissimi calendari di interesse, i quali possono essere attivati in pochissimo tempo. Per farlo sarà sufficiente cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari” (nell’angolo in basso a sinistra della schermata). Una volta qui cliccare su “Sfoglia i calendari di interesse”. Qui saranno presenti i calendari delle festività di altre religioni, quello delle fasi lunari, oppure delle partite di una specifica squadra sportiva.

Qualora si volesse invece scaricare un calendario comune da Internet, per importarlo basterà cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari” e concludere con “Importa”, così da selezionare il file “.ics” precedentemente scaricato.

Inserire un calendario su un sito web

Un qualsiasi calendario di Google può anche essere interamente pubblicato all’interno del proprio sito web. Questo, grazie attraverso semplici operazioni di copia incolla del codice HTML generato dal servizio. Per procedere, bisognerà prima di tutto cliccare sull’icona delle impostazioni (ingranaggio) in alto a destra e subito dopo continuare con “Impostazioni”.

Ora sarà necessario selezionare il nome del calendario da pubblicare dalla colonna a sinistra della schermata e copiare il codice HTML (dopo aver scelto “Personalizza” per modificarne le opzioni) presente nella sezione “Integra calendario”. A questo punto non servirà altro che incollarlo nella pozione preferita del sito web.

Qualora si volesse invece solo offrire la possibilità di scaricare il calendario, allora bisognerà cliccare sull’icona con tre puntini alla destra del nome del calendario da condividere (nell’angolo in basso a sinistra della schermata), poi su “Impostazioni e condivisione”, aggiungere il segno di spunta alla destra di “Rendi disponibile pubblicamente” e infine cliccare su “Ottieni link condivisibile” che dovrà essere copiato e incollato nella sezione preferita.

Cercare eventi passati

Proprio come su Gmail, anche Google Calendar dispone di filtri di ricerca molto avanzati e precisi. Grazie a questi, si potranno infatti ricercare gli eventi appartenenti a diverse categorie, quelli passati compresi. Per farlo basterà cliccare sull’icona della lente in alto a destra, aprire il menu a tendina cliccando sull’icona del triangolo alla destra del campo di testo e scegliere l’intervallo di date nel quale avviare la ricerca degli eventi. A questo punto, non servirà altro che confermare con “Cerca” in basso.

Aggiungere una videoconferenza

Durante la fase di modifica e creazione di un evento, sarà anche possibile programmare una videoconferenza tramite il servizio “Meet”, anch’esso di proprietà di Google. I passaggi per farlo saranno piuttosto semplici, in quanto messi in primo piano dalla setta azienda.

Subito dopo aver inserito il titolo dell’evento infatti, basterà premere sulla voce “Aggiungi videoconferenza con Google Meet” in basso e automaticamente verrà generato un URL da copiare e condividere con tutti i partecipanti. Ricordiamo però che le conferenze di Meet supportano fino ad un massimo di 100 persone in contemporanea.

Inserire un allegato

Le note degli eventi in Google Calendar possono diventare più complesse e complete di quanto ci si aspetti. Dopo aver infatti effettuato l’accesso alla schermata di creazione o modifica di un evento (come visto nei precedenti paragrafi), in basso apparirà un box dedicato interamente all’aggiunta di dettagli inerenti all’appuntamento.

Fra i tanti, non mancherà anche l’icona relativa all’inserimento degli allegati. Per inserirne uno basterà infatti cliccare sull’icona a forma di graffetta e automaticamente si aprirà una finestra dal quale selezionare il servizio di importazione degli allegati. Questi potranno infatti essere recuperati sia da Google Drive che dal computer stesso. Subito dopo aver selezionato il file desiderato, non servirà altro che confermare con il pulsante “Seleziona” in basso a sinistra.

Sincronizzare Google Calendar con i propri dispositivi

Come avrete sicuramente capito, per sincronizzare gli appuntamenti di Google Calendar sui propri dispositivi, mobile o desktop, bisognerà soltanto avviare il servizio (anche tramite applicazione gratuita per smartphone e tablet) ed effettuare l’accesso con lo stesso account Google. Tutti gli venti sono infatti conservati nel cloud di Google, così da poterli visualizzare ovunque.

In particolare però, qualora si volesse sincronizzare Google Calendar nel calendario di iPhone e iPad (senza scaricare l’app di Google Calendar), bisognerà passare per le impostazioni di sistema. In particolare, andando, su iPhone o iPad, in “Impostazioni”, poi in “Calendario” e infine su “Account”, si potrà configurare l’account Google attraverso l’opzione “Aggiungi account”. Una volta fatto, tutti gli eventi saranno visibili anche sull’app “Calendario” di iOS.

Le scorciatoie di Google Calendar

Il sito Web di Google Calendar è anche ricco di scorciatoie da tastiera, così da rendere ancora più rapida la navigazione del servizio. In particolare, le scorciatoie si dividono in tre gruppi fondamentali: navigazione, modifica di visualizzazione e modifica di eventi.

Per quanto riguarda la navigazione, tra le scorciatoie più comode riportiamo: T per tornare al calendario di oggi, S per aprire le impostazioni, R per aggiornare il calendario, / per avviare la ricerca e G per passare ad una data specifica.

I controlli di visualizzazione sono invece: 1 per la visualizzazione Giorno, 2 per quella Settimana, 3 per quella Mese, 4 per quella Personalizzata e infine 5 per l’Agenda.

Le scorciatoie più utilizzate riguardano però la modifica degli eventi. C per creare un nuovo evento, E per vederne i dettagli, CANC per eliminarlo, Z per annullare un’operazione ed ESC per uscire dai dettagli e tornare alla visualizzazione del calendario.

Esportare e importare eventi in Google Calendar

Infine, prima di chiudere con la guida, vediamo in che modo importare o esportare particolari calendari. Per quanto riguarda la prima delle due operazioni, abbiamo visto più volte che per generare un nuovo calendario è necessario raggiungere la sezione dei calendari in basso a sinistra e cliccare sull’icona “+” alla destra di “Altri calendari”. Una volta fatto, apparirà la voce “Importa”, all’interno della quale si dovrà trascinare il file “.ics” contenente il calendario, oppure selezionarlo dopo aver cliccato su “Seleziona il file dal computer”.

Per esportare un calendario bisognerà invece tornare nella sezione in basso a sinistra, cliccare sull’icona con tre puntini alla destra del nome del calendario da esportare e poi continuare con “Impostazioni e condivisione”. Qui, proprio sotto la sezione di modifica, comparirà il tasto “Esporta calendario”, che se premuto genererà un file “.ics” contenente tutti gli eventi del calendario scelto. Attenzione però, perché alcuni calendari, come ad esempio quello dedicato ai compleanni, non potranno essere esportati. In questo caso il tasto di esportazione non sarà presente.

Google Calendar for Business: di cosa si tratta

Oltre al calendario per la famiglia è disponibile anche una versione aziendale, Google Calendar for Business, con cui si possono creare e gestire calendari specifici per i progetti in team. Questa funzionalità è compresa all’interno del pacchetto GSuite by Google Cloud. Un servizio questo che permette di archiviare i file sui server di Google, per condividere in tempo reale ogni informazione e attività del calendario. In questo caso si tratta di un servizio a pagamento, tuttavia è possibile richiedere un periodo di prova gratuito.

Google Calendar for Business è integrato con diverse applicazioni, tra cui Gmail, Google Drive, Hangouts e Sites, con soluzioni e piani tariffari sviluppati appositamente per ogni esigenza, dalle piccole aziende ai liberi professionisti, dai lavoratori in remoto alle grandi imprese. Con questo programma è possibile pianificare le riunioni, verificando in tempo reale la disponibilità dei colleghi e dei dipendenti che lavorano da casa. Inoltre è possibile accedere da qualsiasi dispositivo, condividere le risorse e pubblicare dei calendari pubblici sul web.

Google Calendar Famiglia: cos’è e come funziona

Una funzionalità innovativa permette di creare un calendario per la famiglia, in cui ogni componente del nucleo familiare può aggiungere eventi e attività, per condividere le informazioni e gestire gli appuntamenti, ad esempio delegando il ritiro della spesa. Oppure ricordando al proprio compagno di andare a prendere il bambino alla festa di compleanno di un amico. Per attivare questo servizio bisogna innanzitutto creare una famiglia su Google, andando sul sito web families.google.com, dove è possibile impostare un gruppo con un massimo di 6 partecipanti.

Con i dispositivi mobili è possibile scaricare Google One, un’applicazione che consente di gestire i gruppi e le famiglie, altrimenti basta accedere tramite la versione online. Poi è necessario aprire Google Calendar, creare un nuovo calendario e condividerlo con il gruppo della famiglia, gestendo tutte le funzionalità all’interno della sezione Impostazioni. Per aggiungere un impegno bisogna accedere all’applicazione, cliccare su Crea un evento, selezionare il nome del calendario della famiglia, inserire l’evento e salvarlo.

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Cloud Computing, Digitalizzazione, Formazione, Internet

Cloud nazionale: a luglio la gara

Via al cloud nazionale: una rete supersicura per gli enti pubblici che ospiterà dati e applicazioni di utenti e amministrazioni. Il governo inoltre sta studiando uno scudo per i dati italiani che passeranno al Polo strategico nazionale (Psn) e alla modalità cloud. Il ministro Colao prepara la procedura per designare il gestore del Polo strategico che dovrà gestire e proteggere i dati di 200 amministrazioni. Pronte a partecipare le cordate Tim-Google, Fincantieri-Amazon e Leonardo-Microsoft, ma altri potrebbero aggiungersi. Il Pnrr assegna 900 milioni al progetto e nelle schede inviate alla Commissione europea si parla di un partenariato pubblico-privato come base per la gestione del servizio. A luglio partirà la gara per il Polo strategico, che dovrà concentrare e proteggere i dati di 180 amministrazioni e gestirli in modalità cloud, un vero e proprio cloud nazionale.

Cloud, gli inizi

Sappiamo esattamente la prima volta che si è parlato di “cloud” come metafora del futuro funzionamento di Internet e modello di business miliardario. Era il 14 novembre 1996 e non fu nella Silicon Valley ma a Houston, in Texas. C’era una riunione dei manager della Compaq, una multinazionale di computer che si era da poco comprata una piccola startup (NetCentric) la quale sosteneva che il futuro sarebbe stato un software per far funzionare Internet.

L’idea era che le applicazioni e i dati un giorno non sarebbero più stati su personal computer degli utenti ma in rete. Come su una nuvoletta sopra di noi: il cloud appunto. Quell’idea finì nella presentazione di 50 pagine di un certo George Favaloro e il mondo è cambiato. C’è voluto un sacco di tempo in effetti e in Italia sta capitando adesso. Non per gli utenti: quando salviamo le foto dei nostri smartphone già usiamo il cloud. Noi salviamo le nostre foto sul cloud, altrimenti sul telefono si bloccherebbe, vista la mole di dati e lo spazio che ogni immagine occuperebbe. Molte applicazioni funzionano in effetti tramite questa tecnologia. E questa ha i suoi vantaggi: Il costo, la sicurezza e gli aggiornamenti.

Entro il 2022 Colao vuole un sistema che funzioni sulla “nuvola”

Ma se gli utenti della rete usano già il cloud in ogni istante, spesso a loro insaputa; diverso è il discorso per quanto concerne la pubblica amministrazione e le imprese. La situazione qui è in netto ritardo. Domenica il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao ha detto che oltre il 90% dei server della pubblica amministrazio­ne sono obsoleti.

Per le quattro mi­lioni e mezzo di piccole e medie im­prese nostrane il dato non è molto diverso. Obsoleti vuol dire costosi, inefficienti e soprattutto insicuri anche perché non dotati di cloud. Le prime due ragioni sarebbero suffi­cienti a dire che è ora di passare al cloud, la terza lo rende urgentissi­mo.

Cloud nazionale

L’ultima frontiera degli attacchi informatici prevede il sequestro dei server e di tutti i dati contenuti e la richiesta di un riscatto miliona­rio. È accaduto qualche settimana fa negli Stati Uniti ad un fornitore di energia, e poi in Irlanda, al sistema sanitario con il blocco degli ospedali. Sono questi fatti ad aver impresso un’accelerazione della partita del cloud in Italia. Tra un mese la gara, ha deciso il ministro.

Entro la fine del 2022 dobbiamo avere un sistema dove mettere in sicurezza i dati e le applicazioni di almeno 180 enti pubblici. Va chiarito che in tutto gli enti pubblici sono oltre 22 mila, compresi i comuni più piccoli: qui parliamo di un operazione che deve in prima battuta coinvolgere solo quelli più importanti e delicati. Insomma la creazione di un Polo Strategico Nazionale (PSN) dove ospitare le applicazioni della pubblica amministrazione e i dati dei cittadini è la madre di tutte le battaglie per la trasformazione digitale dell’Italia.

Il ministro guarda al modello francese

Nel 2016 a far marciare le cose è arrivato da Seattle Diego Piacentini, che era uno dei vice presidenti di Amazon. Qualcuno esagerando gridò al conflitto di interessi visto che Amazon è uno dei tre grandi player globali di servizi cloud, il primo in ordine cronologico: A WS è stata creata nel 2006; Google Cloud è del 2008; Microsoft Azure del 2010.

Sono la trinità che si contende un mercato che nel 2019 valeva oltre 300 miliardi di dollari (dopo la pandemia molti di più). Quando lo scorso anno c’è stata la gara da 10 miliardi di dollari per il cloud del Pentagono, il ministero della Difesa americano, lo spareggio tra Microsoft e Amazon, è stata una questione epocale (vinse Microsoft, secondo alcuni perché il presidente Trump volle punire Jeff Bezos per le critiche che gli faceva il Washington Post, di proprietà dello stesso Bezos).

cloud

In Italia la prima a muoversi per candidarsi a realizzare il PSN è stata Tim. Ha stretto una partnership strategica con Google e poi ha creato una società dedicata chiamata Noovle dove ha conferito i suoi datacenter; e l’ha affidata allo storico capo di Google Europa, Carlo D’Asaro Biondo. Pole position, si sarebbe detto in Formula l. Ma poi si sono mossi
anche gli altri: il 13 maggio è arrivata la partnership fra Amazon e Fincantieri (controllata al 71,6% da Cassa Depositi e Prestiti) Il 26 maggio è stata la volta di Microsoft e Leonardo, campione della difesa e quindi della cyber-security (al 30% del ministero dell’Economia).

Adesso il ministro Colao aspetta dalle imprese un progetto da valutare e mettere a gara. In palio la gestione del cloud strategico (il cosiddetto private cloud) per almeno 10 anni in cambio del fatto che i singoli enti non potranno spendere più di oggi avendo servizi migliori. Come andrà? È ancora tutto aperto. Colao spinge per il modello francese, quindi di una forte presenza pubblica di garanzia (Cdp? Sogei?). Le imprese stanno cercando di capire se invece che dividersi in tre squadre non possono unirsi. Altri potrebbero aggiungersi: Fastweb ha appena annunciato di voler essere parte della partita, e dalla Sili con Valley è in arrivo Oracle. Tutto può succedere, non che si perda altro tempo.

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Cloud Computing, Formazione, Internet, Sistemi, Smart working

Smart working: prorogato e raddoppiato il “fringe benefit”

Con un emendamento della Camera al Decreto Sostegni, lo smart working ha trovato estensione fino a fine 2021. Prorogando lo status quo che è andato affermandosi durante i mesi della pandemia. In particolare la Camera ha approvato un “fringe benefit” detassato per lavoratori in smart working portato anzitempo a quota 516,46 euro (di fatto raddoppiandolo) e così mantenuto fino a fine anno (nonostante sia stato fin qui ancora poco sfruttato). Ogni intervento più radicale sul tema “home working” sarà possibile dunque a partire dal 2022. Nel frattempo il voto dei deputati ha voluto porre l’accento sulle misure con cui aziende e lavoratori possono affrontare questo periodo di adattamento ad una nuova realtà che sta andando via via istituzionalizzandosi.

Questa misura dovrebbe consentire ai datori di lavoro di elargire bonus ai dipendenti che si organizzano in casa con l’acquisto di beni e servizi utili all’allestimento di una postazione di lavoro domestica.

Fringe benefit: soglia di esenzione

L’articolo 6-quinquies del dl 41/2021 prevede che, anche per il 2021, «l’importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall’azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito» in base all’articolo 51 del Testo unico imposte sui redditi (dlgs 917/1986), sia elevato a 516,46 euro (il doppio rispetto ai 258,23 euro previsti normalmente). Si tratta dell’estensione di una misura già prevista dal Decreto Agosto (all’articolo 112). I fringe benefit possono essere destinati a diverse spese, catalogabili come welfare aziendale. Questo di fatto può favorire lo smart working laddove si ricorra a piattaforme che offrono beni e i servizi per il lavoro da remoto, non solo beni tecnologici ma anche arredi per ufficio domestico, ad esempio.

prorogato e raddoppiato il "fringe benefit"

Benefit per lo smart working

Il benefit contempla spese in mobili per l’ufficio, scrivanie, sistemi di illuminazione e altro ancora. Da una parte v’è una mano tesa ad aziende e dipendenti affinché possa essere semplificato il ricorso allo smart working. Dall’altra v’è un indiretto incentivo per il rilancio di aziende duramente colpite in questi mesi. Ad esempio, tutto il settore della produzione di mobili e strumenti ergonomici per il lavoro di ufficio.

Lo smart working è uno dei cambiamenti nel mondo del lavoro abilitati dalla pandemia. In base alla stragrande maggioranza delle analisi di mercato, è destinato a restare anche nel new normal. Secondo la survey sulle PMI innovative di Willis Tower Watson, solo il 17% delle imprese non prevede di cambiare le proprie policy rispetto al passato, mentre il 39% prevede di far lavorare in smart working i propri dipendenti per un determinato numero di giorni alla settimana e il 33% continuerà il lavoro agile senza vincoli di orario da rispettare. Un caso studio condotto sull’INAIL indica che quasi la totalità dei rispondenti riterrebbe utile lavorare ancora in modalità di lavoro agile.

Con 516,47 euro è sicuramente possibile acquistare una scrivania, una luce dedicata e una seduta ergonomica. Tutta strumentazione minima essenziale per l’allestimento di una postazione comoda e sicura. Spendendo di più ci si può sistemare ancor meglio, attrezzandosi davvero con tutto quanto necessario, ma nel fringe benefit non vuole esserci la soluzione ad ogni problema: vuole celarsi semmai una mano tesa, un incoraggiamento, un modo per avvicinare le parti e favorire un passo utile e virtuoso. Per le decisioni permanenti è tutto rinviato all’anno 2022, quello che si auspica depurato dalle deviazioni della pandemia.

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Cloud Computing, Formazione, Smart working

Smart working e cloud computing: un connubio perfetto!

Negli ultimi anni si è parlato moltissimo di smart working o lavoro agile, una modalità di lavoro che permette di svolgere i propri compiti e mansioni a distanza, da casa o da un altro luogo che non sia la postazione di lavoro fissa.

Questa modalità ha portato sicuramente molti vantaggi, primo fra tutti un risparmio di denaro e tempo per i lavoratori – non più costretti a muoversi in auto o con i mezzi – e la possibilità di conciliare al meglio impegni lavorativi e vita privata. In crescita non solo nelle grandi aziende ma anche nelle piccole/medie imprese e nella pubblica amministrazione. Lo smart working porta dei benefici anche per l’azienda, che vede aumentare la produttività e l’efficienza dei propri dipendenti.

smart working

Lo smart working è reso possibile dalle innovazioni tecnologiche che permettono lo svolgimento del lavoro a distanza. Internet, smartphone e app innovative assumono un ruolo fondamentale permettendo la condivisione e il controllo di dati e progetti. Tra queste innovazioni, un grande aiuto lo porta anche il cloud computing.

Lavorare in cloud: perchè?

Il Cloud Computing infatti dà la possibilità di gestire lavoratori e lavoro stesso attraverso la rete. Negli ultimi anni la crescita del cloud è pari a quella dello smart working in Italia, che registra un +30%. Il cloud – come lo smart working – permette alle persone di gestire le proprie attività e anche il rapporto con i clienti e i consumatori a distanza. Altri settori influenzati dal cloud sono la contabilità, la gestione delle risorse umane e lo storage – dunque la conservazione – dei dati aziendali.

cloud computing

Sia il cloud computing sia lo smart working inoltre hanno un forte impatto sulla mobilità delle persone. Addio posto fisso in scrivania, ora il luogo di lavoro diventa qualunque posto con una connessione internet ottimale che permetta di rimanere collegati. Questa trasformazione radicale ha spinto moltissime aziende ad investire su software in cloud, sia gestionali sia per consumer relationship management.

L’approccio di questi software è molto semplice: tramite account è possibile accedere al programma di cui l’azienda ha bisogno in rete, senza la necessità di dover installare e salvare su un dispositivo fisso i file e l’applicazione.

Ecco che allora un dipendente da casa può accedere al gestionale, un esperto di marketing può utilizzare piattaforme di creazione e analisi di contenuti, e così via. Anche pagamenti, risorse e personale possono essere gestiti in cloud, naturalmente proteggendo la connessione con strumenti digitali altrettanto utili, come ad esempio le VPN.

Il mercato è naturalmente influenzato dalle innovazioni tecnologiche, ed è indubbio che grazie a queste spunteranno sempre più realtà smart e digitali anche nel nostro paese.

Ecco perchè Enjoy System ha preparato un prodotto denominato “Enjoy Cloud”, che consentirà alle aziende e ai suoi dipendenti di lavorare ovunque, con qualsiasi dispositivo, come se fossero in ufficio.

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