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Sbloccare ChatGPT

Come tornare a usare il servizio bloccato in Italia con una semplice VPN

Il Garante della Privacy italiana ha recentemente bloccato l’utilizzo di Chat GPT di OpenAI in Italia, viste le sue preoccupazioni sulla protezione dei dati personali e la privacy degli utenti che interagiscono con sistemi di intelligenza artificiale.

Se hai necessità di continuare ad usare ChatGpt, per studio o per lavoro, occorre installare una VPN (Virtual Private Network), ovvero una rete privata virtuale, impostando una nazione diversa dall’Italia per la localizzazione. Si tratta di una pratica semplice e legale.
La nostra scelta è ricaduta sul prodotto gratuito Psiphon, di cui abbiamo parlato in questo articolo “Psiphon: la VPN senza censura”

E’ necessario scaricare e installare Psiphon dal sito ufficiale, scegliere un server VPN in una regione (nazione) dove ChatGPT non è bloccato , quindi connettersi a tale server.
C’è l’imbarazzo della scelta della nazione, dato che oltre al nostro paese, solo Cina, Russia, e Corea del Nord inibiscono il dispositivo di intelligenza artificiale.
Nel nostro test abbiamo selezionato la nazione Spagna , come nell’immagine sottostante.

Come ultimo passaggio, bisogna cliccare sul pulsante centrale bianco e attendere che diventi blu, appena la connessione col server è avvenuta.

Ricorda che l’utilizzo di una VPN potrebbe rallentare la tua connessione a Internet, quindi potresti riscontrare una riduzione della velocità di navigazione. Inoltre, l’utilizzo di una VPN potrebbe non essere legale in alcune regioni, quindi è importante verificare le normative locali prima di utilizzarla.

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    Skype, il supertraduttore

    L’app per la comunicazione di Microsoft, Skype, si aggiorna e introduce una traduzione automatica dei testi e del parlato. Scopriamo come attivare questa funzione

    Negli ultimi anni le piattaforme per la comunicazione si sono evolute enormemente, in particolare Teams, sulla quale Microsoft sta puntando moltissimo aggiornandola molto frequentemente con funzionalità basate sull’Intelligenza Artificiale. Parallelamente il colosso di Redmond non ha abbandonato lo sviluppo di un’altra soluzione di comunicazione che, pur avendo molti anni sulle spalle, è ancora apprezzata: Skype.

    È perfettamente integrata in Windows ed è comoda soprattutto per gli utenti domestici, che non necessitano delle funzionalità evolute di Microsoft Teams. L’ultima novità introdotta in Skype è la traduzione automatica di messaggi di testo ma anche dell’audio.

    Traduzione simultanea

    Skype Translator è la nuova funzione integrata in Skype che semplifica la comunicazione fra persone che parlano differenti lingue. È infatti in grado di tradurre in tempo reale testi e audio. Per quanto riguarda la traduzione di testi, supporta 60 lingue, mentre il traduttore vocale è in grado di riconoscere altrettante lingue. Tuttavia, fornirà un output solo per 11 differenti idiomi, fra cui italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco, cinese (mandarino), portoghese (Brasile), arabo e russo.

    skype
    Richiesta d’attivazione. Per funzionare, tutti i partecipanti alla
    conversazione devono abilitare la traduzione automatica. Per farlo
    bisogna cliccare sull’ingranaggio a fianco del nome del nostro
    interlocutore e inviargli la richiesta di traduzione con la corrispondente
    voce presente nel menu che appare. L’interlocutore dovrà accettare.

    Microsoft in ogni caso sta aggiornando di frequente gli idiomi supportati. Basti pensare che al lancio della funzione erano 45, ma se ne aggiungono altri 15. La funzionalità di traduzione è disponibile sia su desktop sia sull’app mobile, oltre che su Xbox e i dispositivi indossabili.

    All’opera

    Utilizzarla è semplicissimo e non richiede l’installazione di plug-in o altro: basta assicurarsi di avere installato l’ultima versione di Skype (disponibile qui o nello store di Microsoft) e attivarla dalle opzioni. A tal proposito, abbiamo realizzato una breve guida passo passo qui in basso. Una volta attivata, i messaggi di testo saranno automaticamente tradotti e sarà possibile visualizzare in ogni istante il testo iniziale facendo clic sulla scritta Mostra originale che appare sotto ogni messaggio. Per quanto riguarda l’audio, invece, si potranno scegliere due voci, una maschile e una femminile, e le conversazioni si tradurranno istantaneamente, con un piccolo ritardo che è più che accettabile.

    Le traduzioni non sono perfette, soprattutto nel caso dell’audio, ma sono di buona qualità e possono consentire a due persone che non parlano una lingua comune di intrattenere una conversazione e capirsi senza problemi. Certo, la qualità della pronuncia fa la sua differenza, ma sarà possibile migliorare il riconoscimento attivando la funzione Contributo di clip vocali, nelle Impostazioni, sotto la voce Privacy. Facendolo, verranno inviate a Microsoft delle nostre clip vocali, che contribuiranno a migliorare il riconoscimento vocale e il servizio stesso. Va detto che non è obbligatorio farlo e se abbiamo particolari esigenze di privacy è meglio tenerla disabilitata.

    Questo perché con Contributo di clip vocali verranno inviati ai server di Microsoft spezzoni delle nostre conversazioni, che saranno a disposizione del team dell’azienda, che avrà quindi modo di ascoltarle. Disabilitandola, l’audio verrà cancellato automaticamente alla fine di ogni chiamata.

    Traduzioni vocali con la tua voce

    Abbiamo detto che sono disponibili solamente due voci, una maschile e una femminile, per le traduzioni vocali in italiano. In realtà c’è una terza opzione. Mettendo la spunta, sempre da Impostazioni > Privacy, alla voce Truvoice AI, Skype utilizzerà la nostra voce per fornire la traduzione a chi sta dall’altra parte della “cornetta”. Il suo funzionamento è semplice: una volta attivata, Microsoft inizierà a raccogliere campioni della nostra voce a intervalli di alcuni secondi.

    traduzione

    Questi serviranno per generare una firma vocale, sulla base della quale verrà generato l’audio. Valgono anche in questo caso le considerazioni che abbiamo fatto in precedenza sulla privacy e se trattiamo informazioni importanti e riservate, per esempio per le comunicazioni di lavoro, è saggio disabilitarla. Questo anche perché in alcuni Paesi la firma vocale è a tutti gli effetti considerata un dato biometrico, alla pari di impronte digitali e scansione del viso.

    Trascrizioni: la funzione “segreta” di Word

    A volte può capitare di dover sbobinare un’intervista, magari fatta in inglese, per doverla poi mettere su un documento di testo da utilizzare successivamente. Un lavoro lungo e laborioso, ma che è possibile velocizzare enormemente usando semplicemente la versione online di Word. Apriamo un documento Word dal sito www.office.com e clicchiamo sull’icona a forma di microfono. Selezioniamo la voce Trascrivi e carichiamo il nostro file audio.

    Vanno bene anche i filmati, anche se il loro caricamento sarà un po’ più lungo rispetto a quello delle semplici clip. Non ci resta che attendere qualche minuto, il tempo impiegato dai server di Microsoft per elaborare il file che abbiamo caricato per poi ritrovarci la trascrizione già pronta sul documento aperto. Non sarà perfetta, ma è un’ottima base di partenza.

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      Crash Windows 11 dopo gli aggiornamenti

      Alcuni aggiornamenti relativi a Windows 11 possono creare problemi al nostro computer e farlo andare in crash, vediamo quali.

      Alcuni possessori di computer Lenovo, si sono lamentati del fatto che da dopo l’installazione di alcuni aggiornamenti in Windows 11, il computer cominciasse a fare le bizze. Nello specifico il pc andava in crash, un problema abbastanza grave.

      Di fatto il computer va in blu screen ogni pochi minuti, indipendentemente da quello che si sta facendo, rendendo di fatto impossibile svolgere il proprio lavoro. Anche aggiornando tutti i driver, rimuovendo qualsiasi periferica USB, il problema sembra non risolversi. Perché?

      Una periferica che da problemi

      Il problema è abbastanza frequente su alcuni notebook di Lenovo ed è dovuto a un driver particolare: l’Intel Management Firmware. L’Intel Management Engine serve in ambito aziendale a favorire le operazioni di gestione dei singoli pc da remoto; è un componente incluso in ogni chipset Intel recente, e in ambito Windows per poter utilizzare questa tecnologia occorre installare un driver apposito, fornito a corredo della scheda madre insieme agli altri driver.

      Questo driver tende infatti a mandare il computer in crash molto frequentemente rendendolo inutilizzabile. Per nostra fortuna esiste però una soluzione, anche abbastanza semplice per ovviare a questa situazione di disagio. Bisogna andare su Gestione Dispositivi digitando sulla barra della ricerca e a questo punto appariranno tutte le periferiche connesse al nostro pc (vedi figura), anche quelle più “sconosciute”. Cerchiamo la voce Intel Management Engine, che dovrebbe essere evidenziata da un punto esclamativo, proprio a indicarci che presenta delle problematiche da risolvere.

      windows 11 crash dispositivi
      Periferica malfunzionante. Basta disabilitare l’Intel Management Engine Firmware per evitare i ripetuti crash dei notebook Lenovo con i recenti aggiornamenti di Windows 11.

      Selezioniamo questa periferica, clicchiamoci sopra con il tasto destro e disabilitiamola. Successivamente, disinstalliamola. Riavviamo il computer e a questo punto dovrebbe funzionare tutto come prima e i crash saranno eliminati.

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      PC Manager: come velocizzare il nostro pc

      La casa di Redmond ha lanciato PC Manager, un’applicazione volta al miglioramento delle prestazioni del PC attraverso pulizia del disco rigido e ottimizzazione dei processi. Scopriamola.

      Quante volte ci sarà capitato di utilizzare programmi come CCleaner per migliorare un po’ le prestazioni del nostro Personal Computer? Chiunque lo abbia fatto sarà felice di sapere che Microsoft ha ufficialmente rilasciato un programma creato appositamente per soddisfare tale richiesta. PC Manager, dopo diversi mesi di rodaggio all’interno del mercato cinese, è ufficialmente arrivato anche in occidente in lingua inglese.

      Indice

      Soluzione convincente

      Durante il corso degli anni, innumerevoli sono state le applicazioni e i programmi votati all’ottimizzazione delle risorse in ambiente Windows: dalla pulizia del registro di sistema alla deframmentazione del disco, passando poi per la pulizia dei file temporanei o per l’eliminazione del bloatware, cioè dei programmi inutili spesso installati dai produttori. Tutto per usare al meglio le risorse del nostro PC. L’arrivo di PC manager rappresenta un’interessante prima volta per Microsoft, che mai si era approcciata al problema con uno strumento omnicomprensivo.

      Per mesi l’applicazione Pc Manager è risultata accessibile esclusivamente agli utenti del mercato cinese e solo recentemente è diventata disponibile anche per gli utenti anglofoni all’interno della pagina pcmanager-en.microsoft.com. Secondo dei report, l’app sarebbe già disponibile sul Microsoft Store in forma invisibile per gli utenti normali, il tutto in attesa del lancio ufficiale.

      Cento vie

      Un grande vantaggio di PC Manager è il suo essere particolarmente intuitivo da utilizzare. Una volta avviata l’applicazione, l’interfaccia offre all’utente diverse possibilità di azione, comodamente separate in due categorie diverse: Cleanup (ottimizzazione delle risorse) e Security (sicurezza informatica). In entrambi i casi abbiamo dei pulsanti che permettono di avviare processi di ottimizzazione: da una parte abbiamo Boost che elimina i file temporanei e chiude i processi non indispensabili che occupano RAM; dall’altra, invece, troviamo Scan che avvia una scansione di Windows Defender alla ricerca di malware da eliminare.

      PC Manager è compatibile con Windows 10 e 11 e permette di effettuare le operazioni di ottimizzazione con qualche clic. Secondo alcuni detrattori si tratterebbe di un programma eccessivamente semplificato per svolgere funzioni come quelle di ottimizzazione; tuttavia, risulta davvero difficile capire quale possa essere il problema se uno strumento immediato e facile da usare permette di effettuare ottimizzazione di base del nostro computer.

      Scarichiamo e utilizziamo Pc Manager

      pc manager
      1 Dalla pagina Web di Microsoft PC Manager, pcmanager-en.microsoft.com, facciamo clic su Download per scaricare i 4 MB di eseguibile dell’applicativo, che per ora è disponibile solo in lingua inglese.
      pc manager installazione
      2 Avviamo l’eseguibile, mettiamo la spunta sul riquadro al fianco di “I accept end user license and privacy agreements” e clicchiamo su lnstall. Come indica la finestra, il tool è ancora in versione beta, non definitiva.
      pc manager boost
      3 Per migliorare rapidamente le prestazioni del PC, con PC Manager aperto, facciamo clic sul pulsante Boost presente nella pagina principale della scheda Cleanup. Questo comando applica tutti i miglioramenti in un colpo solo.
      pc manager health check
      4 Cliccando su Health Check, Storage Manager o Process Management accediamo ai singoli strumenti per la gestione dello spazio di archiviazione, dei processi in esecuzione o dei file da eliminare.
      pc manager security
      5 Facciamo clic su Security nella parte bassa della finestra per cambiarne il contenuto. Facciamo clic su Scan per attivare una scansione con Windows Defender e cercare di isolare e risolvere problemi di sicurezza.
      scan
      6 Facendo clic sull’ingranaggio nella parte alta dello schermo accederemo alle impostazioni. Qui decidiamo se attivare gli aggiornamenti automatici dell’app o il suo avvio automatico all’accensione del computer.

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      Redo rescue: salva il pc con una pen drive

      Documenti personali, foto di famiglia e file privati sono in ostaggio di un computer che non ne vuole sapere di avviarsi? Niente panico! Ecco redo rescue, il tool che recupera facilmente tutti i tuoi dati preziosi tramite una pen drive.

      Secondo un sondaggio effettuato da Backblaze a inizio 2022, il 30% degli utenti di computer non ha mai effettuato un backup. La cifra è davvero impressionante, soprattutto se si considera il fatto che la quantità di possibili cause di perdita di dati è costantemente in aumento.

      Indice

      • Rottura? No: malware!

      • Sistema bloccato? Nessun problema

      • Un bel ripristino e tutto funziona

      • Creiamo la pen drive salva-PC

      • Mettiamo al sicuro i nostri documenti

      • “Montare” il disco? Che vuol dire?

      • Backup dell’intero sistema

      • Redo Rescue: cosa c’è di nuovo!

      • Ripristiniamo il computer in caso di blocco

      • A proposito di Rufus!

      • Rottura? No: malware!

        La rottura di un disco rigido, nonostante molti pensino sia l’evento peggiore che possa capitare, non è di certo una cosa frequente. L’affidabilità, sia dei dischi rigidi che degli SSD, ormai è talmente elevata che è molto più probabile un guasto ad altri componenti, la vendita o la dismissione del computer per obsolescenza, che non la rottura di un disco.

        Molto più subdoli e frequenti sono, invece, i malware. Tra questi grande pericolosità hanno i ransomware, che si installano sul computer criptando silenziosamente tutti i documenti rendendoli così illeggibili, a meno di non conoscere la chiave con la quale sono stati codificati. Purtroppo per avere questa chiave o si tenta un attacco brute force senza alcuna certezza di riuscita, oppure si paga per farsela mandare dai criminali che gestiscono il malware e, anche in questo caso, non ci sono certezze che questi mantengano la parola. Ma i malware non sono l’unica causa di perdita di dati: grande rilevanza hanno anche le “distrazioni”. Può capitare, ad esempio, di cancellare dei file o delle cartelle per errore e non accorgersene subito rendendo inutile ogni tentativo di recupero dei file.

        Sistema bloccato? Nessun problema

        Cosa possiamo fare per evitare disastri con i nostri file importanti? Semplice: un backup. La realizzazione di un backup del disco rigido non sempre è facile: per fortuna possiamo utilizzare uno strumento potente e semplice da utilizzare: Redo Rescue. Grazie al fatto che Redo Rescue è contenuto su un sistema basato su Linux totalmente indipendente dal sistema presente sul nostro computer, potremo recuperare i file presenti sul nostro disco rigido anche quando il sistema operativo si rifiuta di avviarsi per un qualunque motivo.

        Prossimamente vedremo come utilizzare Redo Rescue per effettuare un backup completo del sistema, così da poterlo ripristinare in un qualunque momento. Non solo: vedremo anche come con Redo Rescue sia possibile salvare file e cartelle su un disco esterno. Quest’opzione è importante perché permette di non perdere documenti anche quando il sistema non si avvia più.

        Un bel ripristino e tutto funziona

        Ovviamente Redo Rescue dopo averci messo in grado di salvare tutto con un backup, permette anche di fare la cosa opposta, ovvero ripristinare in pochi clic un backup per riportare in vita un computer in panne. Ovviamente, condizione indispensabile affinché tutto ritorni a funzionare correttamente è che il disco rigido non abbia problemi hardware. In questo caso, infatti, l’unica soluzione è la sostituzione del disco rigido prima di effettuare il ripristino. Ma vediamo come recuperare i nostri dati più importanti in caso di PC bloccato e come effettuare una copia di backup del nostro sistema.

        Creiamo la pen drive salva-PC

        Per creare una chiavetta USB avviabile che permetta l’uso di Redo Rescue ci serviamo del tool Rufus. Vediamo la procedura.

        rufus
        1) Muoviamo i primi passi
        Preleviamo sia Redo Rescue che il tool Rufus e copiamoli in una cartella del nostro disco rigido. Colleghiamo una chiavetta USB da almeno 32GB al computer e avviamo Rufus con un doppio clic sull’eseguibile.
        rufus
        2) Selezioniamo l’unità da usare
        All’avvio il programma seleziona automaticamente la prima unità USB disponibile, nel nostro caso E: Se non dovesse essere quella giusta possiamo selezionarne una diversa cliccando sulla freccia in fondo alla casella di selezione Dispositivo/unità.
        rufus
        3) Scegliamo la ISO
        Clicchiamo sulla casella Seleziona e sfogliamo alla ricerca dell’immagine di Redo Rescue. Dopo averla trovata, selezioniamola, clicchiamo su Apri per caricarla nel programma, che la analizzerà velocemente e imposterà automaticamente l’etichetta e il tipo di file system da utilizzare.
        rufus
        4) Pronti alla scrittura!
        A questo punto siamo pronti per creare la chiavetta avviabile con
        Redo Rescue. Clicchiamo sul pulsante Avvia in fondo alla schermata; riceveremo un alert che ci informerà del fatto che una volta creata la chiavetta questa potrà essere utilizzata per contenere ulteriori file. Clicchiamo su Ok per proseguire.

        Mettiamo al sicuro i nostri documenti

        Se il nostro computer non ne vuole proprio sapere di avviarsi, con Redo Rescue possiamo far partire il sistema in una particolare modalità operativa e recuperare i nostri dati più importanti. Vediamo come procedere.

        redo rescue
        1) Troviamo il disco con i dati…
        Inseriamo la chiavetta sulla quale abbiamo caricato Redo Rescue e avviamo il computer. Una volta che la Redo si è caricata dovremo “montare” il disco sul quale sono contenuti i dati da copiare, per cui clicchiamo sull’icona a forma di ingranaggio in basso a sinistra per aprire il menu. Nella lista di applicazioni a destra facciamo un doppio clic su Disks per avviarla.
        redo rescue
        2)… e montiamolo nel sistema
        Avviata l’utility Disks ci troveremo di fronte una finestra con tutti i dischi presenti sul nostro computer. Nella colonna di sinistra clicchiamo sul disco sul quale sono presenti i dati da copiare. Solitamente l’unità C: è la prima in alto. Spostiamoci poi nella finestra al centro, selezioniamo la partizione sulla quale sono presenti i dati e clicchiamo sull’icona a forma di “play” per montarla nel sistema.
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        3) Apriamo il file manager…
        Clicchiamo sul link presente dopo la scritta Mounted at, portiamoci nuovamente nel menu della Redo Rescue e stavolta avviamo l’utility File manager. Portiamoci nella casella degli indirizzi, eliminiamo il contenuto e con Ctrl+V incolliamo il link copiato al passo precedente, quindi premiamo OK per aprire la partizione precedentemente montata.
        redo rescue
        4)… e copiamo i dati
        Avviamo una seconda volta File Manager, selezioniamo file e cartelle da copiare, clicchiamo su di esse e trasciniamole nella seconda istanza di File Manager per copiarle nella root della chiavetta USB dalla quale abbiamo avviato il sistema. Quando avremo ultimato le operazioni di copia potremo arrestare il sistema cliccando sull’icona in basso a sinistra.

        “Montare” il disco? Che vuol dire?

        Redo Rescue è una straordinaria utility che viene però eseguita su sistema Linux, e questo può creare dei problemi all’utente. Il fatto è che Linux non è un sistema operativo user friendly come Windows e per questo, nonostante permetta di fare cose straordinarie, a volte rende complicate anche delle semplici operazioni. Ad esempio, mentre quasi tutte le moderne distribuzioni Linux, compresa quella che fornisce la base per poter avviare Redo Rescue, permettono di utilizzare chiavette o dischi USB immediatamente dopo che questi sono stati collegati alla porta del computer, lo stesso non si può dire per i dischi rigidi non removibili.

        Questi ultimi, per poter essere utilizzati hanno bisogno di essere “presentati” al sistema, che dovrà riconoscerli come memorie di massa e consentire l’accesso in lettura e scrittura a essi. Quest’operazione si chiama “mount” (montaggio). In passato l’operazione di mounting era prettamente manuale: da una finestra terminale si digitava una serie di comandi creando un Punto di mount all’interno della cartella di sistema Media. Questi comandi servivano per comunicare al sistema il nome del disco e le partizioni in esso presenti e alle quali si voleva accedere. Le moderne distribuzioni Linux, invece, permettono di utilizzare un sistema decisamente più semplice: l’utility Disks, come visto nel Macropasso B.

        Backup dell’intero sistema

        Uno dei principali vantaggi di Redo Rescue è quello di poter creare un’immagine dell’intero sistema che, all’occorrenza, può essere ripristinata in pochi clic.

        redo rescue backup sistema
        1) Scegliamo cosa salvare
        Clicchiamo sul pulsante Backup, poi scegliamo il disco del quale effettuare una copia completa. Solitamente in presenza di più dischi rigidi, troveremo selezionato il disco principale, ovvero quello sul quale è presente il sistema operativo. Clicchiamo Next per proseguire e selezioniamo le partizioni delle quali effettuare il backup.

        redo rescue backup sistema
        2) Teniamo tutto!
        Solitamente il disco principale ne contiene almeno due, ma possono essere anche molte di più perché di solito il produttore crea automaticamente delle partizioni di recupero e supporto dalle quali è possibile reinstallare il sistema operativo (posto che il disco rigido non si danneggi irreparabilmente). Di default troveremo tutte le partizioni selezionate; lasciamo così e proseguiamo con Next.
        redo rescue backup sistema
        3) Dove salvare la copia?
        Scegliamo adesso il disco sul quale effettuare la copia (ovviamente deve avere spazio disponibile a sufficienza) e proseguiamo con Next per scegliere la cartella nella quale memorizzare il backup. Clicchiamo su Select per aprire il file manager sul disco scelto, poi clicchiamo sull’icona a forma di cartella con il “+” in alto a destra e inseriamo “Backup” come nome per la cartella che stiamo creando. Un clic su Create finalizzerà il processo.
        redo rescue backup sistema
        4) Avviamo il backup dell’intero sistema
        Clicchiamo infine sul pulsante OK in basso a destra per selezionare la cartella. Clicchiamo su Next per proseguire e inseriamo un commento al backup, ad esempio “Backup completo del 20/11/2022” e clicchiamo su Next per proseguire. Al termine del backup basterà cliccare sul pulsante OK che appare e poi su Exit per ultimare l’operazione.

        Redo Rescue: cosa c’è di nuovo!

        La nuova versione del tool aggiunge alcune interessanti novità a partire dal sistema basato su Debian 10 a 64 bit; include il supporto UEFI Secure Boot e un nuovo e stupendo tema per il bootloader basato sul GRUB con layout dinamico. Redo Rescue funziona con macchine virtuali e reali e permette di ripristinare i vecchi backup creati con la versione 1.0.

        Ripristiniamo il computer in caso di blocco

        Tutte le volte che il PC inizia a manifestare rallentamenti vistosi o blocchi accidentali continui,
        è preferibile procedere a un ripristino del backup creato al Macropasso precedente. Vediamo come fare.

        1) Scegliamo il disco con il backup
        Dal menu principale della Redo Rescue clicchiamo su Restore per avviare la procedura di ripristino. Nella schermata successiva dovremo selezionare il disco sul quale sono contenuti i file di backup. Clicchiamo quindi sulla freccia accanto alla casella Local Disk e scegliamolo, quindi clicchiamo su Next.
        2) Selezioniamo il backup Dopo qualche istante durante il quale il sistema leggerà il contenuto del disco scelto, apparirà una nuova schermata dalla quale scegliere il backup da ripristinare. Clicchiamo sul pulsante Select per far apparire il file manager e da qui sfogliamo il disco fino a selezionare il backup desiderato. Premiamo Ok per proseguire, poi Next.
        3) Individuiamo la destinazione…
        Nella schermata successiva dovremo scegliere il disco sul quale effettuare il ripristino. Clicchiamo quindi sulla freccia in fondo alla casella di selezione Target poi sul disco scelto e infine proseguiamo con un clic su Next. Ci verrà chiesto quali partizioni ripristinare. Se il sistema non si avviava conviene effettuare un ripristino totale, quindi clicchiamo direttamente su Next.
        4)… e attendiamo la fine
        Rispondiamo con un clic sul pulsante Yes, I’m sure! alla richiesta di conferma per l’operazione e attendiamo pazientemente il completamento. La percentuale di completamento verrà evidenziata nella barra colorata in alto, mentre in basso vedremo l’avanzamento per file. Al termine un clic del mouse su Ok e poi su Exit ci consentirà di chiudere la procedura.

        A proposito di Rufus!

        Quando si avvia il tool Rufus e si sceglie il file ISO da inserire nell’unità USB che si vuole rendere avviabile (pulsante Seleziona a destra del menu a tendina Selezione boot), il tool si fa carico di impostare automaticamente il file system (menu File system) sulla base del contenuto dell’immagine utilizzata. La selezione dello Schema partizione (MBR o GPT) è importante perché selezionando GPT la chiavetta avviabile non potrà essere utilizzata sui dispositivi più vecchi dotati di vecchi BIOS (non UEFI per intenderci).

        Rufus è uno dei pochi tool che permette di creare unità USB avviabili compatibili sia con i vecchi BIOS che con i sistemi più moderni facenti uso di UEFI (Unified Extensible Firmware Interface: il successore del tradizionale BIOS che si trova sui nuovi personal computer). Selezionando la voce GPT, nel menu a tendina Sistema destinazione l’unica voce che apparirà sarà UEFI; diversamente, optando per MBR, verrà mostrato BIOS o UEFI CSM.

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      Syncthing: crea il tuo cloud personale e sicuro

      Syncthing è un software che ci aiuta a non perdere i file importanti come le foto dello smartphone. È disponibile per numerosi sistemi operativi e può collegare tra loro più dispositivi.

      Indice

      Accedi ai tuoi file ovunque senza regalare dati ai big del web

      In un mondo in cui la mag­gior parte dei documenti più importanti e le foto­grafie sono in formato digita­le diventa sempre più rilevante se non essenziale tenerne una copia di riserva. In caso contrario rischiamo di perdere, per esempio, le foto scattate con lo smartphone in vacanza oppure le garanzie degli oggetti acquistati onli­ne.

      Dobbiamo inoltre sotto­lineare che dispositivi come lo smartphone o il disco fisso si possono guastare senza alcun preavviso, con l’utente che spesso si giustifica con la frase “Funzionava fino a un istante fa!”.

      Possibili soluzioni

      Esistono due tecniche differenti per mettere al sicuro i dati: la sincronizzazione e il salvatag­gio (backup). Nel primo caso si crea una seconda cartella che conterrà esattamente gli stessi file di quella originale, mentre nel secondo si memorizzano le informazioni su un dispositivo remoto scegliendo se mantenere anche le versioni meno recenti dei documenti. Il principale vantaggio della sincronizzazione consiste nella possibilità di utilizzare immediatamente i file di riserva mentre con il salvataggio è possibile risparmiare spazio comprimendo i dati. In entrambi i casi è importante far intervenire automaticamente il programma all’insorgere di determinate circostanze oppure a orari prestabiliti, per esempio quando non siamo al computer. Scegliendo il salvataggio manuale è infatti facile dimenticarsene oppure attivarlo solo saltuariamente.

      versione file
      Funzione indispensabile
      Ci è tornata utile tante volte, in caso di cancellazioni o modifiche accidentali: la gestione delle versioni dei file è davvero top.

      Tra i software gratuiti per la sincronizzazione scaricabili da Internet abbiamo testato Syncthing, soluzione che offre numerosi vantaggi, primo tra tutti la possibilità di lavorare sia tramite LAN che Internet e di essere utilizzata su diverse piattaforme, Windows e Android compresi. Tra le altre caratteristiche salienti ricordiamo che tutte le comunicazioni sono crittografate per impedire intercettazioni da parte di malintenzionati e ogni dispositivo è protetto contro utilizzi illeciti. Da non sottovalutare che Syncthing non richiede di configurare opportunamente il router o di conoscere l’indirizzo IP di ogni computer, ma basta leggere semplicemente l’identificativo assegnato automaticamente dal programma a ogni dispositivo. Ricordiamo inoltre che si tratta di software Open Source con il codice sorgente disponibile qui.

      Non tutti i file vengono persi

      Poiché Syncthing riporta automaticamente tutte le modifiche effettuate sulle due cartelle collegate, può accadere che eliminando per errore un file nella prima perdiamo anche la copia presente nella seconda. Per questa ragione Syncthing è in grado di conservare anche i file cancellati o le diverse versioni degli stessi. Questa funzione Offre quattro possibilità: Controllo Versione con Cestino. Controllo Versione Semplice. Controllo Versione e Controllo Versione Esterno. Nel primo caso i file rimossi o sostituiti li troveremo in una cartella che può essere svuotata dopo un determinato numero di giorni.

      Con “Controllo Versione Semplice” vengono trasferiti in una cartella predefinita e ne vengono tenute un determinato numero di versioni. Se per esempio, impostiamo quest’ultimo valore su 5 e modifichiamo un file 10 volte troveremo solo le ultime 5 versioni. Scegliendo “Controllo Versione Cadenzato” si definisce per quanti giorni tenere una versione mentre con “Controllo Versione Esterno” rimandiamo la verifica a dei comandi specifici.

      Un aiuto

      Uno dei problemi che si possono incontrare utilizzando software Open Source riguarda la soluzione di eventuali problemi. Con Syncthing tutto diventa più facile poiché esiste un forum dedicato a questo software, lo troviamo all’indirizzo web https://forum.syncthing.net. Raggiungendo queste pagine entriamo in contatto con la comunità che segue il progetto ed è quindi facile trovare una risposta ai propri interrogativi oppure chiedere un aiuto ai partecipanti.

      traduzione syncthing
      In inglese, ma …
      Grazie al traduttore di Chrome possiamo leggere
      i messaggi nella nostra lingua. Dovremo però scrivere i nostri post in inglese, ma possiamo affidarci a Google Translate, translate.google.com

      L’interfaccia è in inglese ma con il traduttore automatico di Chrome è possibile averla in italiano. Ricordiamo, inoltre, che è possibile consultare la documentazione di questo prodotto all’indirizzo https://docs.syncthing.net/.

      Il contributo della comunità

      Syncthing è un’applicazione gestita tramite riga di comando, eseguita in background nella classica ma fastidiosa finestra nera, in cui vedremo scorrere le varie istruzioni. Possiede però anche una semplice interfaccia utente integrata, basata su HTML e JavaScript da sfruttare con più facilità da un browser Web. Poiché si tratta di una soluzione Open Source è possibile trovare numerose utility gratuite scritte dagli appassionati che aggiungono interessanti funzionalità a Syncthing.

      comunità

      Basta andare alla pagina https://docs.syncthing.net/users/contrib.html per avere un elenco di integrazioni, componenti aggiuntivi e pacchetti creati dalla community. Tra i tool disponibili ricordiamo SyncTrayzor e sync-macos, due utility che trasformano Syncthing in un’applicazione in stile Windows e macOS, applicazione che è possibile lanciare automaticamente all’avvio del sistema operativo.

      Syncthing non ha bisogno di indirizzi IP o di configurazioni avanzate ed è disponibile per i sistemi operativi più importanti. Possiamo installare Syncthing anche su una Raspberry Pi che ha consumi energetici ridotti.

      Installazione sotto Windows

      windows syncthing
      Per prima cosa dobbiamo andare all’indirizzo Web https://syncthing.net/downloads/ per scaricare la versione desiderata. Troviamo quella per i sistemi operativi più diffusi tra cui Windows, macOS e Linux. Ricordiamo che è necessario installare Syncthing anche sul computer remoto.
      windows syncthing
      Estraiamo il contenuto del file scaricato in una cartella a nostra scelta. per esempio “C:\syncthing”, e facciamo doppio clic sull’eseguibile syncthing.exe che comparirà nella stessa. Se appare il box PC protetto da Windows bisogna cliccare su Ulteriori informazioni e poi su Esegui comunque.
      windows syncthing
      A questo punto vengono eseguite automaticamente le operazioni necessarie all’installazione tramite riga di comando nella classica finestra con sfondo nero e viene quindi aperto il menu per la gestione di Syncthing all’interno del browser pre­definito.
      windows syncthing
      Prima di effettuare qualsiasi operazione è preferibile inse­rire il nome utente e la password di autenticazione per evi­tare che chiunque possa accedere al software. Scegliamo quindi impostazioni, poi la scheda Interfaccia Grafica Utente e inseriamo Utente/Password dell’interfaccia Grafica.

      Installazione su Android

      syncthing android
      Per prima cosa apria­mo il Play Stare dello smartphone e cerchia­mo l’app Syncthing. Ora dob­biamo scegliere Installa e attendere che venga scaricata e attivata sul dispositivo. Fac­ciamo tap quindi Apri e leggiamo l’introduzione che il­lustra le potenzialità offerte dall’app.
      syncthing android
      Poiché questa app de­ve accedere alla memo­ria dello smartphone è necessario concederne l’au­torizzazione. Possiamo inoltre accordare l’uso del GPS interno per gestire la sincro­nizzazione in funzione delle reti wireless a cui è collegato e disattivare l’ottimizzazione della batteria poiché potreb­be interrompere la sincronizzazione.
      syncthing android
      A questo punto viene aperta la finestra princi­pale che mostra le car­telle condivise. Di base tro­veremo quella Camera che contiene le immagini ripre­se con la fotocamera dello smartphone. Per evitare er­rori, questa cartella viene condivisa in modalità “Invia­re soltanto” con i file protetti dalle modifiche apportate su altri dispositivi.
      syncthing android
      Come per la versione per PC, per prima cosa dobbiamo connettere il computer remoto. Selezionia­mo la scheda DISPOSITIVI e quindi il simbolo +. Nella fi­nestra che appare premiamo sulla piccola icona che mo­stra un QR Code di fianco alla scritta ID Dispositivo in mo­do da leggere (o meglio, in­quadrare con la fotocamera del telefono) il QR Code generato dal computer remoto quando si attiva “Mostra ID”.
      Dopo aver collegato il di­spositivo remoto al no­stro smartphone tornia­mo nella scheda CARTELLE, scegliamo quella denomina­ta “Camera” e attiviamo la condivisione con il compu­ter appena collegato (INTEL). Quest’ultimo ci chiederà automaticamente se vogliamo aggiungerla tra quelle condivise. Scegliamo Aggiungi.
      Ora le due cartelle ver­ranno sincronizzate automaticamente. E sempre possibile decidere la posizione della cartella del PC che conterrà le foto presenti in quella DCIM dello smartphone. Anche con
      Android è possibile attivare
      Controllo Versione File.

      Configuriamo il nostro cloud

      Terminata l’installazione bisogna richiamare il software digitando http://localhost:8384/ nel browser e collegare i dispositivi con i file da sincronizzare. La pagina che compare riporta sul lato sinistro le cartelle condivise e sul destro le informazioni sui dispositivi coinvolti.
      Per prima cosa dobbiamo connettere il PC remoto. Selezioniamo Aggiungi dispositivo Remoto (su cui abbiamo installato Syncthing come suggerito prima) e inseriamo nella scheda Generale il codice che viene mostrato sul computer remoto scegliendo la voce Azioni/Mostra ID.
      Passiamo ora alla scheda Aggiungi dispositivo/Condivisione e mettiamo il segno di spunta su Cartella predefinita sotto la scritta Cartelle non condivise, scritta tradotta in modo errato da quella originale in inglese (“Share folders With Device”). Premiamo quindi Salva. Ripetiamo questi due ultimi passi anche sul computer remoto.
      A questo punto i due dispositivi condividono una directory vuota. Per sapere dove si trova questa cartella basta fare clic su Cartella predefinita del PC locale e controllare il percorso riportato di fianco alla scritta Percorso Cartella. Nel nostro caso “C:\Utenti\sagra\Sync”.
      Ora la cartella locale conterrà sempre i medesimi file di quella remota e viceversa. Per sincronizzare altre cartelle basta scegliere + Aggiungi Cartella, inserirne il relativo percorso e nella scheda Condivisione mettere un segno di spunta sui dispositivi che condividono questa cartella (nel nostro caso Asus e Smartphone).
      Poiché quando si cancella un file l’operazione viene eseguita automaticamente su entrambi i computer è possibile eliminare per errore un documento. Fortunatamente Syncthing offre l’opzione Controllo versione file utile per salvare anche le vecchie versioni dei file. Per attivare questa funzionalità basta fare clic sulla cartella desiderata, scegliere Modifica e andare nella scheda Controllo Versione File.

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      Formazione, Software

      Raccogliere dati dalle immagini

      Una funzione già presente da tempo in Office Mobile sbarca finalmente anche in Excel per computer: la possibilità di acquisire e raccogliere direttamente i dati a partire dalle immagini. Ecco come funziona.

      Le immagini, e soprattut­to le fotografie, stanno guadagnando sempre più importanza nel mondo dei computer e nelle nostre vite. Grazie anche agli smartpho­ne, oggi spesso ci troviamo a usare le fotografie anche al posto dei promemoria o degli appunti.

      Fotografare una lo­candina, un volantino o una tabella è abbastanza comune e per questo gli sviluppatori di Excel hanno messo a pun­to già da tempo nella versione mobile del programma uno strumento in grado di acqui­sire dati dalle immagini. Oggi questo strumento arriva an­che in Excel per desktop, dove possiamo farne un uso leg­germente diverso ma non per questo meno efficace.

      Indice

      Quanto è utile?

      Al momento lo strumento incluso in Excel per desktop non offre, come invece la con­troparte mobile, un processo per raddrizzare le immagini prima di cercare di leggere i dati, quindi l’idea di usarlo come pseudo-scanner non è proprio quella migliore. Tutta­via ci sono decine di possibili applicazioni. Immaginiamo per esempio, tutto il patrimo­nio di informazioni mal acqui­site presenti online, ma anche nei nostri dischi fissi.

      File PDF acquisiti in modo errato, per esempio, ma anche informa­zioni che non abbiamo avuto modo di ottenere in formati diversi. Oppure fotografie di tabelle a cui abbiamo fatto un piccolo aggiustamento attraverso un programma di fotoritocco. Insomma ci sono ottimi margini per sfruttare questa funzionalità in molti modi diversi.

      Un po’ di lavoro

      Si tratta di una funzione ag­giunta da poco in Excel e, come sempre succede con le novità. è probabile che venga migliorata in futuro. Ma già oggi fa un ottimo lavoro. In questa prova la redazione ha deliberatamente usato un file di scarsissima qualità, che ha richiesto numerosi aggiusta­menti, ma nonostante questo il tempo richiesto per inserire i dati in una tabella è stato in­feriore a quello necessario per digitarli a mano.

      Abbiamo già accennato più volte in queste pagine come questa sia preci­samente la filosofia dietro alle nuove funzioni dei prodotti Microsoft: farci risparmiare tempo, anche senza bisogno di raggiungere la perfezione. Nell’esempio il risparmio di tempo non è poi molto (la ta­bella è piuttosto piccola) ma immaginiamo cosa potrebbe succedere se, per esempio, avessimo la scansione di un vecchio foglio A4 pieno di ci­fre che aspetta da tempo che troviamo la voglia di riversarle in un foglio Excel.

      Non la trovi? Forza l’aggiornamento

      Una nota importante: la funzionalità per raccogliere dati dalle immagini è piuttosto nuova e, come sappiamo, anche Office risponde a un sistema di aggiornamenti che non è sempre chiarissimo. Se non la troviamo ancora, proviamo a forzare un aggiornamento di Office.

      tabella dati

      Acquisizione dati passo a passo

      acquisizione dati
      1. Per raccogliere dati da immagini dobbiamo spostarci nella scheda Dati. Qui, nella zona Recupera e trasforma dati, scegliamo la voce Da immagine e poi Immagine da file.
      acquisizione dati 2
      2. Nella finestra di Esplora file che si apre possiamo scegliere l’immagine da acquisire. Come possiamo vedere il sistema supporta tutti i formati più comuni.
      acquisizione dati 3
      3. L’elaborazione richiede pochi secondi, poi si aprirà la scheda Dati da immagine: al di sopra troviamo l’immagine, al di sotto i dati che il sistema ha estratto.
      acquisizione dati 4
      4. Facendo clic su Revisione, possiamo scorrere tutte le aree che richiedono attenzione, confrontarle ed eventualmente correggerle, per poi fare clic su Accetta.
      5. Quando abbiamo finito con le correzioni, clicchiamo su Inserisci dati. La piccola finestra che si apre ci ricorda che è compito nostro assicurarci della loro validità. Per confermare facciamo clic sul secondo Inserisci dati.
      acquisizione dati 6
      6. I dati vengono inseriti a partire dalla cella che era selezionata prima di avviare il processo. Come possiamo vedere il processo ha margini di miglioramento, ma la tabella ottenuta è decisamente fedele.
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      Software

      Google Chrome: il browser numero uno al mondo

      Scopri le mille risorse messe a disposizione da Google Chrome, software di navigazione numero uno al mondo.

      Software indispensabile tra quelli che non dovrebbero mai mancare nella dotazione standard di un PC, Chrome è uno dei browser tra i più diffusi oggi disponibili in Rete. Veloce, potente ed evoluto, permette una navigazione sicura ed efficiente, la gestione multischeda e multifinestra, la navigazione in modalità anonima, la personalizzazione del layout di visualizzazione e il potenziamento delle proprie funzionalità tramite componenti aggiuntivi. Vediamo da vicino alcune delle sue più interessanti caratteristiche.

      Indice

      Installiamo il software

      Per installare Chrome su sistemi operativi che utilizzano Windows 10/Windows 7 a 64 bit scarichiamolo da qui. Nel caso di OS Windows a 32 bit, invece, clicchiamo qui. Una volta lanciato l’eseguibile
      prescelto, seguiamo alcune semplici istruzioni a video per portare a termine l’installazione. Una volta lanciato l’eseguibile prescelto, seguiamo alcune semplici istruzioni a video per portare a termine l’installazione.

      Impostiamo Chrome come browser predefinito

      Per scegliere Google Chrome come browser predefinito di sistema clicchiamo su Start di Windows e successivamente su Settings. Clicchiamo Apps/ Default Apps.

      browser predefinito

      Nella colonna di destra clicchiamo l’ultima icona in basso nella sezione Web Browser, quindi selezioniamo l’icona corrispondente a Google Chrome dal menu Choose an App. Chiudiamo la finestra Settings/Default Apps cliccando la X visibile in alto a destra.

      Selezionare la lingua

      Per impostare una lingua in Google Chrome, ad esempio l’italiano quando quella attivata di default è l’inglese, clicchiamo il pulsante con i tre punti verticali visibile in alto a destra nell’interfaccia principale, quindi clicchiamo Settings dal menu. Dalla colonna di sinistra scegliamo Advanced/Languages. Clicchiamo la freccina a destra della sezione Language.

      browser chrome lingua

      Clicchiamo il link Add languages. Scorriamo fino a trovare Italian – Italiano, spuntiamo la casella corrispondente e clicchiamo Add. Attendiamo qualche secondo che la lingua selezionata venga caricata. Clicchiamo i tre puntini verticali visibili a destra della lingua Italian, spuntiamo la casella Display Google Chrome in this language, clicchiamo Relaunch e il gioco è fatto.

      Navighiamo in incognito

      Chrome mette a disposizione una modalità di navigazione che consente, sia pur con qualche limitazione, di navigare in Rete in maniera anonima, ossia senza lasciare traccia sul computer locale di siti visitati e pagine aperte, ma anche senza memorizzare cookie o dati inseriti nei moduli di compilazione.

      navigazione incognito

      Per abilitarla clicchiamo i tre puntini visibili in alto a destra nell’interfaccia, quindi clicchiamo la voce di menu Nuova finestra di navigazione in incognito. In alternativa possiamo premere la combinazione di tasti Ctrl + Maiusc + N. Una schermata e una modalità di visualizzazione apposite ci avvertono che ci troviamo in modalità Incognito.

      Personalizziamo il layout

      Google Chrome permette di personalizzare alcuni aspetti relativi alla visualizzazione, come le dimensioni del carattere, il tipo di font, lo zoom delle pagine. Clicchiamo i tre puntini visibili in alto a destra nell’interfaccia, clicchiamo Impostazioni. Clicchiamo, nella colonna di sinistra, la voce Aspetto.

      layout chrome

      Per modificare il corpo-carattere clicchiamo il menu Dimensioni carattere e selezioniamo l’opzione desiderata tra quelle disponibili. Cambiamo font cliccando sul menu Personalizza caratteri, quindi selezioniamo il tipo di carattere prescelto. Per modificare lo zoom di default delle pagine quando accediamo a un sito, clicchiamo il menu Zoom delle pagine, quindi selezioniamo la percentuale che meglio si adatta alle nostre esigenze.

      Le estensioni

      Google Chrome può essere arricchito di funzionalità interessanti installando componenti di terze parti chiamate Estensioni. Colleghiamoci qui. Selezioniamo, nella colonna di sinistra, la voce Estensioni.

      estensioni

      Per installare un’estensione tra quelle disponibili clicchiamo sulla miniatura corrispondente all’estensione prescelta. Clicchiamo il pulsante Aggiungi visibile in alto a destra e successivamente su Aggiungi estensione. Qualche secondo e il gioco è fatto.

      La cartella download

      Tutto quello che scarichiamo durante la navigazione in Rete, Google Chrome lo archivia in una cartella predefinita. Per modificarla e personalizzarla procediamo nel modo seguente. Clicchiamo il pulsante con i tre puntini in alto a destra nell’interfaccia e scegliamo Impostazioni.

      cartella download chrome

      Nella colonna di sinistra clicchiamo la voce Avanzate e quindi Download. Nella colonna di destra clicchiamo Cambia. Selezioniamo il percorso relativo alla cartella in cui desideriamo salvare i file scaricati tramite Google Chrome, quindi clicchiamo Select Folder per completare le impostazioni.

      Nuove estensioni

      Tutte le estensioni (funzioni extra per Chrome) possono essere gestite in una sezione specifica del programma che consente di abilitarle/disabilitarle o rimuoverle. Clicchiamo sul pulsante con i tre puntini in alto a destra e accediamo a Impostazioni; poi su Estensioni.

      nuove estensioni

      Per rimuovere un’estensione usiamo Rimuovi visibile nella sezione corrispondente all’estensione che desideriamo eliminare. Per abilitare/disabilitare un’estensione è sufficiente utilizzare l’interruttore visibile in corrispondenza dell’estensione. Da Dettagli possiamo visualizzare le informazioni inerenti l’estensione selezionata.

      Puliamo la cronologia

      Google Chrome tiene traccia dell’attività di navigazione in una sezione denominata Cronologia, utile per aumentare la velocità prestazionale del programma e per andare a recuperare, all’occorrenza, siti e pagine visitate tempo prima e di cui non si ricorda l’indirizzo. Ma Chrome trattiene anche tutta una serie di dati, dai cookie alle password che si è deciso di memorizzare per la compilazione automatica tramite browser. Ebbene, per motivi di sicurezza e di privacy, è consigliabile eliminare periodicamente questi dati.

      Per farlo clicchiamo il pulsante con i tre puntini in alto a destra nell’interfaccia, quindi clicchiamo Impostazioni. Accediamo a Cronologia, e ancora Cronologia. In alternativa possiamo premere la combinazione di tasti Ctrl + H. Dal menu di sinistra clicchiamo Cancella dati di navigazione. Nel menu Intervallo di tempo selezioniamo l’opzione Dall’Inizio e clicchiamo il pulsante Cancella Dati.

      Aggiorniamo Chrome

      Google Chrome viene costantemente aggiornato per potenziarne le funzionalità, aumentarne la velocità di esecuzione e innanzitutto la sicurezza. Per verificare la disponibilità di un nuovo aggiornamento e procedere all’upgrade clicchiamo il pulsante con i tre puntini visibile in alto a destra nell’interfaccia. Clicchiamo su Impostazioni e, dalla colonna di sinistra, Informazioni su Chrome.

      aggiorna chrome

      Da qui verifichiamo se il programma è aggiornato all’ultima versione disponibile, ed eventualmente procediamo all’aggiornamento cliccando il pulsante corrispondente.

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      Software

      Avg Driver Updater: pc sempre in buona salute

      Avg Driver Updater offre strumenti e funzioni che permettono di mantenere aggiornate le periferiche di sistema.

      L’aggiornamento dei driver costituisce una tappa fondamentale per avere un Pc sempre in buona salute. Di contro, la presenza di uno o più driver obsoleti può causare problemi nelle prestazioni o nell’affidabilità, rischiando di compromettere l’operatività quotidiana. Questo non solo in termini di velocità, ma anche di sicurezza, considerando che un driver non aggiornato può essere vulnerabile e quindi offrire un punto di accesso a un eventuale attacco virale. Appare allora evidente quanto sia importante disporre di un software che si preoccupi di scansionare il sistema con l’obiettivo di aggiornare automaticamente i driver. Avg Driver Updater è stato progettato proprio per questo scopo. Forte di un archivio che può contare su oltre 1.300 produttori di hardware, promette la piena affidabilità.

      Indice

      Operazioni con i driver

      Avg Driver Updater analizza periodicamente lo stato dell’arte e poi fornisce all’utente un resoconto dettagliato della situazione. L’installazione dell’applicativo è semplice, ed è disponibile anche una versione di prova gratuita, utile per testarne l’interfaccia e le funzioni.

      Scansiona

      Avg Driver Updater
      Completata l’installazione, l’utente inizia a familiarizzare con l’interfaccia dell’applicativo, assai intuitiva. Il primo passo da compiere consiste
      nel fare clic su Scansiona driver per avviare il processo di verifica.

      Completata l’installazione, il primo passo consiste nel fare clic su Scansiona driver per avviare il processo di verifica. Trascorsi pochi secondi si ottiene il risultato dell’analisi, con il responso che riporta il numero dei driver obsoleti individuati nel sistema, con il relativo elenco delle anomalie riscontrate. Accanto a ogni voce sono presenti una casella di selezione, un’icona per identificare la tipologia del driver (audio, Usb, sistema e così via) e il collegamento Mostra dettagli che permette di accedere a una nuova schermata popup in cui poter approfondire la versione, l’autore e la data di rilascio del driver di riferimento tra quello più aggiornato e quello che invece è installato sul sistema, allo scopo di offrire all’utente tutte le informazioni importanti. Le azioni che l’utente può compiere sono di fatto tre: aggiornare il driver corrente, ignorare l’aggiornamento o escludere il driver da eventuali nuove ricerche.

      Aggiorna

      Avg Driver Updater oboleti
      Il risultato dell’analisi mostra il responso del processo, con il numero dei driver analizzati e, tra questi, l’elenco dei driver obsoleti individuati sul sistema.
      Il pulsante Aggiorna selezionati comanda l’avvio dell’operazione di upgrade.

      L’attivazione della procedura di aggiornamento, singolarmente per un singolo driver o in maniera massiva, ha luogo attraverso il pulsante Aggiorna selezionati. Parte così un processo la cui durata dipende ovviamente dalla complessità dell’operazione, legata a variabili tra cui il numero e la tipologia dei driver da aggiornare. Ciò che viene raccomandato all’utente è di seguire ogni eventuale indicazione del programma e riavviare il Pc nel corso dell’operazione solo se espressamente indicato a video. In alcuni rari casi, potrebbe capitare che il programma non riesca ad aggiornare un driver in modo corretto, e perciò mostri il messaggio Impossibile aggiornare il dispositivo. Se ciò accade, è buona norma proseguire per completare l’aggiornamento dei driver obsoleti restanti o chiudere l’operazione nel caso in cui non dovessero essercene.

      Aggiorna singolarmente

      Avg Driver Updater driver obsoleto
      L’opzione Mostra dettagli permette di approfondire le ragioni dell’obsolescenza di un determinato driver. L’applicazione informa puntualmente l’utente in merito alla versione, all’autore e alla data di rilascio di ciascuna release.

      Avg lascia l’utente libero di operare, consentendo di gestire i driver singolarmente. Tra le altre azioni permesse, si segnala quella grazie alla quale si può salvare una copia di backup delle versioni precedenti del driver, da prendere in considerazione qualora fosse necessario sbloccare una eventuale situazione di stallo. Interessante anche il fatto che l’app avvisi l’utente nel caso in cui tra i driver installati ve ne fossero di vulnerabili, così definiti perché introducono potenziali porte d’ingresso per eventuali attacchi al sistema. Come appare evidente, l’aggiornamento di driver ritenuti vulnerabili ha la massima priorità per garantire la sicurezza.

      Nel caso in cui dovessero invece subentrare particolari problematiche a seguito di un aggiornamento, attraverso l’opzione Risolvi subito l’applicazione attiverà un sistema di intervento che, in base al problema riscontrato, indirizzerà l’utente verso la relativa risoluzione, suggerendo di procedere al ripristino dei driver il cui aggiornamento potrebbe aver causato la criticità riscontrata.

      Gestire le impostazioni

      L’interfaccia del programma è dotata di una sezione Impostazioni, interna alla voce Menu, che ospita le sottosezioni Informazioni generali e Driver Updater. Nella prima trovano posto le opzioni Lingue, che consente di scegliere tra diverse alternative (compreso anche l’italiano) e Notifiche, la cui attivazione abilita l’invio di alert quando il programma rileva driver obsoleti.

      Avg Driver Updater 2
      Nel caso in cui si dovessero notare problemi dopo un aggiornamento, l’opzione Risolvi subito attiverà un immediato sistema di intervento. Occorrerà indicare anzitutto la tipologia di problema riscontrata dopo l’upgrade.

      Ci sono anche le voci Privacy personale, dove si sceglie se condividere i dati sull’utilizzo dell’app con Avg per contribuire a migliorare la ricerca software o a fini di marketing. Risoluzione dei problemi, attraverso cui si possono salvare log degli errori, creare punti di ripristino del sistema e inviare report su eventuali arresti anomali. Ci sono poi le voci Impostazioni sviluppatore e Aggiorna Driver Updater.

      Avg Driver Updater causa
      In base alla tipologia di problema, AVG Driver Updater indirizzerà l’utente in modo opportuno, suggerendogli di procedere al ripristino dei driver il cui aggiornamento potrebbe aver causato la criticità riscontrata.

      La prima permette di mantenere attivo il programma alla chiusura. Azione che consente alle scansioni in background e agli elementi grafici di continuare con l’operatività anche quando si chiude l’app. La seconda consente invece di scegliere tra aggiornamenti in background, controllo delle nuove versioni all’apertura con possibilità di aggiornare il programma in automatico alla chiusura o aggiornamenti manuali. Driver Updater, invece, offre un collegamento alla cartella in cui Avg Driver Updater salva le versioni precedenti dei driver.

      Conclusioni

      Avg Driver Updater offre all’utente un efficace strumento software di gestione dei driver. Se da un lato l’applicazione copre un vasto ventaglio di produttori e quindi di dispositivi hardware (l’azienda parla di oltre 8 milioni di driver), dall’altro la sua interfaccia semplice e intuitiva permette a chiunque di entrare subito in azione con l’esecuzione automatica delle scansioni. Inoltre, i dettagli offerti sul singolo driver garantiscono un elevato livello di informazione. La funzione di ripristino che permette di ritornare alla versione precedente di un driver, a seguito di criticità successive all’installazione di un aggiornamento, offre la concreta possibilità di sbloccare fastidiose situazioni di stallo.

      Avg Driver Updater sviluppatore
      Nella sezione Impostazioni sviluppatore si trova l’opzione per mantenere attiva l’app alla chiusura: l’azione consente di garantire operatività alle scansioni in background anche quando si chiude il programma.

      Ma c’è anche il rovescio della medaglia, che per dovere di cronaca è giusto evidenziare. Manca per esempio uno strumento di pianificazione, che renda possibile schedulare scansioni automatiche periodiche allo scopo di monitorare lo stato dei driver. Certo, esiste l’opzione che mantiene attive le scansioni in background, ma l’esecuzione permanente non è certo la strada migliore per ottimizzare l’uso delle risorse. Rispetto alla concorrenza, manca anche una funzione di ottimizzazione delle prestazioni del Pc. Alcuni software di gestione dei driver la includono già al loro interno (pensiamo per esempio a Driver Genius o Smart Driver Updater).

      Avg Driver Updater aggiornamento
      L’opzione Aggiorna Driver Updater, interna al menu Impostazioni, definisce la modalità di aggiornamento del programma: si può scegliere tra aggiornamento automatico in background, controllo della disponibilità di aggiornamenti all’apertura del programma o controllo e aggiornamento manuale.

      Prezzo

      A questa considerazione se ne accompagna un’altra legata al prezzo del prodotto. Avg Driver Updater offre un periodo di prova gratuita pari a 30 giorni, terminati i quali l’utilizzo sarà soggetto alla sottoscrizione di un abbonamento. Il costo di licenza parte da 39,99 euro all’anno, un prezzo piuttosto elevato rispetto agli altri concorrenti. Per esempio, la licenza annuale del già citato Driver Genius costa 29,95 dollari Usa, mentre per la versione Pro di Smart Driver Updater è previsto un costo di 39,90 euro una tantum.

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      Sicurezza informatica, Software

      Excel: giù le mani dalle nostre tabelle

      Non c’è niente di peggio che dare un foglio Excel in mano a colleghi o amici e vederlo tornare stravolto. Per fortuna possiamo proteggerlo con una password.

      Lavorando spesso con Microsoft Excel sicuramente avremo anche documenti importan­ti, su cui abbiamo investito molto tempo per sistemare le formattazioni, l’aspetto e i dati contenuti all’interno. Se questo è un documento in qualche modo ”circolante”, ci sarà già capitato di veder­lo tornare indietro ”massa­crato” da qualcuno che ha provato a fare modifiche con scarso successo.

      Se queste situazioni non ci sono nuove, la soluzione è facile e veloce: proteggere il file Excel, maga­ri utilizzando una password. Fortunatamente per poterlo fare non è necessario scari­care nuovi applicativi ma ba­sta sfruttare correttamente un preciso strumento inclu­so nel foglio di calcolo.

      Indice

      Protezione comoda

      Microsoft Excel include un sistema di protezione dedi­cato a tutti quelli che voglio­no mettere al sicuro da mani troppo intraprendenti i file e i dati. Questo sistema ha il notevole vantaggio di esse­re ampiamente personaliz­zabile in base alle esigenze dell’utente. Ma soprattutto hail vantaggio di essere una funzionalità di base del pacchetto Office. Grazie a questa protezione è possibile scegliere agilmen­te se bloccare l’intero documento con una password o impedire soltanto la modifi­ca.

      Excel proteggi tabelle

      Un’altra interessante ca­ratteristica è la sua capacità di includere esclusivamente un foglio di lavoro invece che un altro, lasciando ampio spazio di manovra al proprie­tario del file per scegliere cosa può venir modificato da un utente esterno o meno.

      excel proteggi password

      Questa caratteristica è con­divisa con tutte le applica­zioni principali della suite Office ma soltanto in Excel raggiunge tali livelli di perso­nalizzazione. Le opzioni mes­se a disposizione dell’utente sono tali da permettere la ge­nerazione di diverse versioni del documento, ognuna con la possibilità di modificare un singolo parametro.

      Il pac­chetto Office, a partire dalla sua versione 2016, utilizza un algoritmo crittografico AES a 256 bit per proteggere i file attraverso le password. Questo non significa che si tratti di un tipo di protezione ”ad alta sicurezza” (in fondo anche la password viaggia con il documento stesso), ma è più che sufficiente, nel­la normale vita da ufficio o casalinga, per segnalare agli altri utenti più “curiosi” che preferiamo che il file non sia modificato.

      Perché farlo?

      La procedura per proteggere un file Excel attraverso l’u­tilizzo del la crittografia e lo sblocco del file con una pas­sword è molto importante da conoscere se si utilizza Excel a un certo livello.

      Questa funzione, infatti, non è tanto dedicata ai singoli utenti quanto alle organizza­zioni o alle aziende che utiliz­zano Excel come strumento per l’elaborazione dei dati. La password verrà richiesta all’utente nel momento stes­so in cui tenterà di aprire il file, sia con Excel che con un simile programma per la produzione e gestione dei fogli elettronici.

      Il modo migliore per poter assicurare un alto livello di sicurezza a un file protetto da password è l’utilizzo di una chiave d’accesso robu­sta. Una password robusta si intende un codice alfanu­merico di minimo 8 carat­teri dove sono presenti let­tere maiuscole, minuscole, numeri e caratteri speciali (come _, $, !, per esempio) senza alcun tipo di associa­zione a parole realmente esi­stenti. Per assicurarsi che il file protetto sia quello origi­nale è possibile anche usare a proprio vantaggio un’altra delle funzioni di protezioni, ovvero una firma digitale. Questa firma, applicabile con un procedimento molto simile alla password, serve a garantire l’integrità della cartella di lavoro.

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