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Satispay: pagamenti veloci

Attraverso l’app Satispay, pagamenti veloci e commissioni gratis fino a 10 euro.

Le commissioni bancarie, che in qualche caso possono arrivare anche al 2% del totale da pagare, sono una delle ragioni per cui molti negozianti preferiscono non accettare bancomat e carte di credito. In questi ultimi anni sta invece riscuotendo molto successo un’app particolare come Satispay. Questa infatti non chiede commissioni per acquisti fino a 10 euro e oltre questa cifra chiede al commerciante solo un importo fisso di 20 centesimi. Insieme a questa politica di commissioni minime, Satispay sta portando avanti un’operazione pubblicitaria molto aggressiva. Operazione che le ha permesso di convincere oltre 180.000 negozi in tutta Italia a convenzionarsi.

Indice

Semplice e veloce

Si tratta, in pratica, di incentivi forniti ai clienti come cashback che possono arrivare al 3% anche condizioni speciali per chi paga con Satispay. Il sistema di localizzazione dell’app è molto ben realizzato e consente di visualizzare in tempo reale i negozi convenzionati più vicini a dove ci troviamo e per ciascuno di mostrare la percentuale del cashback o la presenza di offerte dedicate. Il meccanismo di pagamento è veramente semplice e veloce: basta aprire l’app, selezionare il negozio in cui ci si trova, digitare l’importo e confermare. Il trasferimento di denaro sarà immediato e l’esercente dovrà solo accettare la richiesta affinché il pagamento vada a buon fine. Non occorre quindi nemmeno il chip NFC, come per i pagamenti con le carte tradizionali, basta avere una connessione Internet attiva.

Budget su misura

Satispay non si appoggia alle carte di credito. È connesso direttamente al nostro conto corrente, creando uno speciale conto parallelo che potremo usare per le piccole spese di tutti i giorni. Il sistema utilizzato per alimentare questo conto è particolare. In pratica dovremo scegliere quanti euro avere a disposizione, da un minimo di 25 a un massimo di 300.

satispay budget
1. Dopo avere scaricato l’app Satispay dal Play Store e averla installata, dovremo registrarci inserendo i dati del nostro cellulare e dell’email, poi fornire i nostri dati personali, compreso il codice fiscale e la scansione di un documento d’identità. Quindi dovremo inserire il codice IBAN del nostro conto corrente da cui verranno prelevati i fondi. A questo punto a Satispay effettueranno i controlli di documento e IBAN e in un paio di giorni ci verrà attivato il conto. Dovremo quindi decidere quanto prelevare dal nostro conto corrente bancario da un minimo di 25 € fino a un massimo di 300 €.
pagamenti satispay
2. Una volta trasferito l’ammontare desiderato dal nostro conto corrente, verranno visualizzati gli esercizi commerciali convenzionati più vicini a dove ci troviamo. A oggi oltre 180.000 negozi accettano Satispay come metodo di pagamento e gran parte di questi offrono anche un cashback che può arrivare fino al 3% e anche condizioni speciali nel caso di primo acquisto. I commercianti amano Satispay, che può essere usato anche solo per pagare un caffè, in quanto non devono versare le commissioni normalmente richieste dai gestori di carte di credito e bancomat.

Alla fine della settimana se la cifra è inferiore a quella stabilita, questa verrà rimpinguata direttamente dal nostro conto corrente, il tutto senza alcuna commissione. Solo per il primo trasferimento dal nostro conto corrente sarà necessario attendere un paio di giorni.

Non solo negozi

Satispay nasce come app per acquisti al volo nei negozi. Oltretutto con un budget massimo di 300 euro non potremo, nemmeno volendo, acquistare prodotti pregiati come computer o capi di abbigliamento firmati. Con Satispay, però, è possibile effettuare alcuni tipi di pagamento online, come l’acquisto di ricariche telefoniche il pagamento di multe o bolli. Per eseguire un pagamento online, dopo esserci accertati di avere un saldo sufficiente, dovremo fare tap sull’opzione Servizi collocata nel menu in basso e scegliere il tipo di pagamento che ci interessa.

Satispay Enjoy promo

Potremo anche creare un Salvadanaio su misura all’interno del quale andrà in automatico l’importo del cashback che otteniamo dagli acquisti e anche il resto fino a un euro. Se così, per esempio, abbiamo pagato 1,60 € per un cappuccino, i 40 centesimi residui andranno in automatico nel salvadanaio e nel nostro conto principale avremo solamente importi arrotondati all’euro.

Trasferimento veloce in tempo reale

Sempre dall’app potremo trasferire del denaro a un amico che come noi utilizza Satispay senza pagare alcuna commissione e in tempo reale. Basterà selezionare la voce Busta Regalo, selezionare il destinatario, l’importo ed eventualmente aggiungere anche un messaggio. Si tratta di una modalità utile anche per saldare piccoli debiti. Infine la voce Donazioni consente di contribuire anche con pochi euro a iniziative benefiche, in questo momento il beneficiario è l’associazione Save The Children per l’Ucraina.

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Come trovare la password Wi-Fi su Windows 11

Come trovare la password Wi-Fi su Windows 11. Impossibile accedere alla propria rete domestica? Niente paura!


La password Wi-Fi è una delle chiavi di accesso che più ci si dimentica facilmente.

Tutta “colpa” dell’opzione che consente di memorizzare in automatico le credenziali associate alla rete Internet di casa dopo il primo collegamento, tanto sul computer quanto su smartphone e tutti gli altri dispositivi mobili.

A complicare ulteriormente le cose ci si è messo pure il tasto WPS (Wi-Fi Protected Setup) presente nella stragrande maggioranza dei router in commercio: è sufficiente premerlo per connettere in automatico il dispositivo desiderato alla rete Wi-Fi domestica, senza la necessità di digitare (e dunque ricordare) la parola chiave.

Ci sono però alcune situazioni in cui conoscere la password Wi-Fi è ancora importante. Ad esempio quando si riceve la visita di un amico o un parente a casa e una delle prime richieste è appunto la password Wi-Fi del router.

Oppure quando si acquista una nuova Smart TV e la si deve configurare per la prima volta, senza disporre dell’utile funzione offerta dal pulsante WPS.

Ma ora, scopriamo insieme come trovare la password Wi-Fi dimenticata.

Scopri la password Wi-Fi tramite Impostazioni

impostazioni Windows 11

Uno dei metodi più intuitivi per recuperare la password su Windows 11 prevede l’utilizzo delle Impostazioni e della scheda Rete e Internet.

Ecco nel dettaglio la procedura:

1.Fai clic sul menu Start (icona con il logo Microsoft) e nella finestra che si apre, seleziona Impostazioni (icona a forma di ingranaggio). Per aprire le Impostazioni di Windows 11 puoi anche usare la scorciatoia da tastiera Win + I.

2.Nella finestra Impostazioni seleziona dal menu laterale a sinistra la scheda Rete e Internet.

3.Nella nuova schermata visualizzata clicca sulla scheda Impostazioni di rete avanzate, ultima opzione in fondo.

4.Ora individua l’intestazione Impostazioni correlate e fai clic su Più opzioni per la scheda di rete.

5.Pochi istanti dopo si aprirà la nuova finestra Connessioni di rete. A questo punto sposta il cursore del mouse in corrispondenza della tua rete Wi-Fi, fai clic destro e, dal menu a tendina che si apre, seleziona la voce evidenziata in grassetto Stato.

6.Nella finestra Stato di Wi-Fi fai clic sul pulsante Proprietà wireless.

7.La nuova schermata mostra in automatico le informazioni correlate al tab Connessione. Per vedere invece la password Wi-Fi occorre selezionare il tab Sicurezza.

8.Adesso non ti resta che fare clic sul quadratino accanto a Mostra caratteri per visualizzare la password Wi-Fi del router.

Ora che hai trovato la password puoi connettere un altro dispositivo alla rete Internet o condividerla al tuo ospite.

E se per la prossima volta non vuoi ripetere l’intera procedura, dovendo accendere il computer e ricordare tutti i passaggi elencati qui sopra, la soluzione migliore è copiare la chiave di sicurezza della tua rete e conservarla in un luogo sicuro.

Volendo puoi salvarla sulla rubrica del telefono, assegnandole un nome fittizio.

Password Wi-Fi in chiaro tramite PowerShel

PowerShel

Un altro metodo per vedere la password della tua rete Wi-Fi prevede l’utilizzo di PowerShell, la shell avanzata disponibile su tutti i PC con a bordo il sistema operativo Windows, e l’inserimento di una riga di comando.

Rispetto alla soluzione precedente richiede meno passaggi, ma per chi ha poca dimestichezza con i comandi avanzati di Windows è preferibile sfruttare la procedura di sopra, essendo più intuitiva per la maggior parte degli utenti comuni.

Ecco quali sono i passaggi da seguire:

1.Fai clic destro sul menu Start (icona del logo Microsoft) e, dal menu a tendina che si apre, seleziona la voce Terminale Windows (Admin).

2.Nella finestra Controllo dell’account utente, alla domanda “Vuoi consentire a questa app di apportare modifiche al dispositivo?” seleziona il pulsante Sì.

3.Ora che hai aperto la finestra PowerShell, digita la seguente riga di comando e premi Invio sulla tastiera del computer:

netsh wlan show profiles

4.Fatto questo, digita la seguente riga di comando (in sostituzione di Wi-Fi Profile dovrai inserire il nome della rete Wi-FI per cui intendi trovare la password) e premi di nuovo Invio della tastiera:

netsh wlan show profile name=”WiFi-Profile” key=clear

5.Individua adesso l’intestazione Impostazioni sicurezza: la password Wi-Fi del router di casa è mostrata accanto alla voce Contenuto chiave.

Una volta che hai individuato la password vale lo stesso discorso fatto in precedenza.

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Smartphone

Scopri se qualcuno ha usato il tuo smartphone

Hai lasciato incustodito il cellulare sulla scrivania dell’ufficio e temi di essere stato spiato? Scopri se qualcuno ha usato il tuo smartphone!

Come controllare se qualcuno ha usato il mio smartphone?”. Sicuramente ti sarà capitato di farti questa domanda. Oggi gli smartphone sono le scatole nere della nostra vita, contengono nostre informazioni che spesso non conosce nemmeno l’amico più stretto.

Si può ben comprendere quanto ci possa inquietare il pensiero che qualcuno possa aver avuto accesso al dispositivo in nostra assenza.

Per incastrare il curioso di turno ecco alcune pratiche soluzioni che fanno al caso nostro, sia per smartphone Android che per dispositivi Apple. Vedremo come fare a scoprire se il curioso di turno è riuscito ad accedere ai nostri dati o se è stato bloccato dalle misure di sicurezza. Le soluzioni si baseranno su funzioni incluse nei sistemi operativi e su app dedicate.

Il primo indizio: la schermata di blocco

Può sembrare banale ma la schermata di blocco è il primo bastione che difende la nostra privacy, per questo è sempre meglio utilizzare PIN non ovvii (alcuni codici sono sicuramente da evitare, per esempio, 1234, 0000 o la propria data di nascita) oppure pattern di sblocco banali. Le schermate di sblocco mostrano un avviso quando si supera il numero di tentativi previsti (in genere 5). Se noti l’avviso è chiaro che qualcuno ha digitato il codice di accesso più volte per tenta-re di accedere al tuo dispositivo (senza successo).

schermata di blocco

Secondo indizio: il consumo di batteria

Se temiamo che il malintenzionato abbia superato la schermata di blocco e sia riuscito a utilizzare il nostro smartphone, un metodo da investigatori per scoprirlo è semplicemente esaminare i dati dettagliati dell’utilizzo della batteria. Sia il sistema Android che iOS (il sistema di iPhone e iPad) offrono infatti statistiche di utilizzo dettagliate dei consumi.

Per trovarle su Android, basta:

  • Aprire il menu Impostazioni.
  • Premere sulla voce Batteria.
  • Qui alcune personalizzazioni di Android mostrano un grafico dettagliato dei momenti in cui lo smartphone è stato utilizzato.

Analogamente su iOS esiste una funzione davvero molto simile, per trovarla basta:

  • Aprire l’app Impostazioni.
  • Quindi premere su Tempo di utilizzo e poi su Visualizza tutte le attività.
  • Infine scorrere fino alla sezione Attivazioni schermo dove è presente un comodo grafico con tutti gli orari in cui lo schermo del dispositivo è stato acceso.

Se si nota che lo schermo è stato acceso e ha consumato energia quando noi non stavamo utilizzando il telefono, vuol dire chiaramente che qualcuno ha usato lo smartphone a nostra insaputa.

Inoltre, si consiglia di controllare anche quali siano le app che consumano più energia, se per caso è qualche app misteriosa (di cui non riconosci il nome) a consumare molta energia che non sia un’app di sistema o il Google Play Service, conviene disinstallarla, potrebbe essere un’app per spiare lo smartphone installata da qualcun altro a nostra insaputa.

batteria scarica

Terzo indizio: scoprire se qualcuno ha usato il mio smartphone

Dopo aver modificato il PIN di sblocco o il pattern con uno sicuro, è il momento di tendere una trappola allo spione di turno.

App per Android

Play Store

Farlo su Android è semplice, sul Play Store di Google sono presenti un paio di ottime app apposite:

  • Lockwatch
  • Third Eye – Intruder Detection
  • CrookCatcher

Tutte e tre funzionano in modo molto simile, sostituendo la schermata di blocco classica di Android con un’altra e scattando una foto con la fotocamera frontale del dispositivo se qualcuno cerca di accedere sbagliando il PIN o il Pattern di sblocco.

Lockwatch e CrookCatcher sono anche particolarmente utili contro i ladri, in quanto inviano un’email con la foto della persona che tenta di sbloccare il telefono e la sua posizione GPS.

La versione a pagamento di Lockwatch permette di prendere più istantanee in serie dello spione e di registrare un breve audio dopo il tentativo di sblocco fallito.

Inoltre permette di scattare foto anche dopo il riavvio del telefono e la sostituzione della SIM.

Sono tutti software abbastanza leggeri e quindi dal bassissimo impatto sulla batteria e sulle prestazioni dello smartphone.

Tutte queste soluzioni, per funzionare a dovere, al primo avvio hanno bisogno che si forniscano dei permessi, la procedura è guidata.

App per iOS

App Store

Per iOS e per Mac è molto apprezzata l’applicazione antifurto Prey Find my Phone, che è gratuita nella sua versione base.

Già con la versione gratuita Prey Find my Phone offre varie funzionalità utili per la protezione e monitoraggio del dispositivo.

Tra queste, per esempio, troviamo la possibilità di creare una “zona di sicurezza” e attivare alcune azioni nel caso in cui il dispositivo esca o entri dalla zona di sicurezza impostata: come, per esempio, scattare una foto con la fotocamera anteriore e posteriore per “immortalare” il presunto malintenzionato.

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Reazioni ai messaggi di WhatsApp

Reazione ai messaggi di WhatsApp, come funziona? La svolta social della piattaforma è servita. Nel giro di qualche giorno, dopo l’atteso aggiornamento, tutti gli utenti potranno sperimentare la nuova funzione.

Dopo aver annunciato la funzione Community, WhatsApp compie un passo ulteriore verso l’universo social con un’altra importante novità.

La piattaforma di messaggistica istantanea ha infatti introdotto la possibilità di inserire reazioni con emoji direttamente a contenuti e messaggi scambiati in chat, secondo un meccanismo identico a quello previsto ad esempio da Facebook a partire dal 2016.

La nuova funzionalità era stata annunciata a metà aprile, ma per arrivare al rilascio effettivo si è dovuti passare attraverso tempi tecnici tutto sommato contenuti.

Quante e quali reazioni si potranno mettere

reaction

Saranno 6 le emoji disponibili inizialmente per le reaction: il pollice alzato, il cuore rosso, la faccina che ride con le lacrime agli occhi, l’espressione stupita, quella triste e, infine, le mani giunte.

Quest’ultima emoji viene largamente utilizzato per indicare la preghiera, ma in realtà si tratta di una sorta di “batti cinque” concepito per dire “grazie”, molto utilizzato in Giappone.

Reazioni ai messaggi di WhatsApp come funziona?

reaction ai messaggi

Come accennato, la reazione potrà essere inserita con le stesse modalità di Facebook.

Sarà sufficiente selezionare un messaggio, tenendo premuto sullo stesso per almeno un secondo, e comparirà a tendina una stringa con le 6 reaction in dotazione.

L’utente dovrà dunque sceglierne una, rilasciando poi il dito.

Il meccanismo sarà uguale sia per dispositivi Android sia per iPhone.

Una volta scelta e inoltrata la reazione, l’autore del messaggio riceverà in automatico una notifica che lo informerà in tempo reale.

A livello di interfaccia, la notifica sarà visibile come tutte le altre notifiche di WhatsApp.

A cosa servono le reaction

Come era avvenuto per Facebook, anche per WhatsApp si è tornati a chiedersi: ma a cosa servono le reazioni? Le abitudini comunicative sono state rivoluzionate dall’arrivo dei social e sono evolute con l’evolversi delle stesse piattaforme.

Anche e soprattutto per quanto riguarda le tempistiche di pubblicazione e risposta.

Le reaction rappresentano in questo senso un sistema più pratico e immediato per indicare gradimento o altro a un messaggio ricevuto, senza prendersi la briga di inviare a propria volta un messaggio di risposta, magari contenente soltanto un emoji.

Soprattutto Instagram ha confermato l’ormai diffusa abitudine di “chiudere” le conversazioni in chat con una reaction “cuore” all’ultimo messaggio.

La funzione si rivela particolarmente utile nelle chat di gruppo, per ridurre la mole di messaggi scambiati e “reagire” più agevolmente a contenuti inviati tempo prima dai partecipanti.

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Come aggiungere canzoni nelle storie Instagram

Aggiungere le canzoni nelle storie di Instagram, il trucco da veri influencer per rendere il tuo account più cool.

Instagram è uno dei social network più apprezzati degli ultimi tempi e si può dire che ha preso il posto di Facebook, facendo breccia soprattutto nel pubblico più giovane.

In questa guida scopriremo tutti i modi per inserire della musica nelle Storie Instagram: un semplice trucco che è in grado di renderle ancora più coinvolgenti.

La musica non si compone solo della melodia, ma spesso sono i testi a fare la differenza. Sono i testi che possono aiutarci a esprimere meglio i nostri stati d’animo ed è con questo scopo che nasce l’adesivo Musica su Instagram che ci permette non solo di aggiungere le canzoni come sottofondo delle nostre Storie, ma anche di mostrarne il testo alla stregua di un vero e proprio “karaoke”.

Scopriamo insieme come fare.

In primo luogo si deve creare una nuova Storia.

Per farlo basta:

  • Avviare l’App Instagram.
  • In alto premere il tasto caratterizzato dal + per entrare nella schermata di creazione di un nuovo contenuto.
  • In basso premere Storia.

A questo punto si potrà scegliere se scattare una foto, o se tenere premuto il tasto di scatto per creare un video, o se importare una foto o un video prelevandolo dai nostri file multimediali.

Una volta scelto il contenuto, foto o video che sia, si può procedere all’inserimento del Widget dedicato alla musica.

Farlo è molto semplice, basta:

  • Premere in alto a destra l’icona raffigurante un volto sorridente a forma di sticker.
  • Fra le molte alternative proposte premere su Musica. Quindi scegliere una canzone dalla lista.

Quest’ultima è suddivisa in due sezioni: Per te, dove saranno elencati una serie di brani che l’app ci consiglia in base ai nostri gusti; Cerca, utile per trovare un brano specifico.

  • Per essere sicuri che la scelta sia corretta si può premere sull’icona tonda col triangolino posta accanto al nome del brano per ascoltarne un’anteprima.
  • Si può quindi procedere alla scelta dalla canzone da inserire nella Storia facendo tap sul titolo della canzone.
  • A questo punto si aprirà la schermata per scegliere la parte del brano musicale da inserire e se si vuole mostrare o meno il testo della canzone (e con quale layout).

Se ci serve solo la musica come sottofondo, possiamo utilizzare lo slider giallo e viola a fondo pagina per trovare la parte preferita del brano di nostro interesse, e scorrere fra le opzioni fino a mostrare il solo riquadro o la copertina.

Il widget musica è facilmente raggiungibile seguendo il percorso +/Stickers/Musica.

Una volta scelto dove collocare il widget si può completare la nostra Storia e pubblicarla premendo il tasto Fine.

Canzoni nelle storie

Inserire il testo delle canzoni

La procedura è analoga a quella che abbiamo visto nel paragrafo precedente, di cui si devono ripetere i sei passi.

A questo punto, nella schermata che si apre una volta fatto tap sull’icona Musica, si possono premere le icone in basso che ci consentono di scegliere l’animazione da dare alle parole.

Scelto lo stile di animazione, si può andare avanti e indietro nel testo della canzone tramite lo slider così da scegliere la parte di canzone di nostro gradimento.

Una volta selezionato tutto, si può finalizzare la Storia per pubblicarla premendo in alto sul tasto Fine.

Usare una canzone non presente nel widget Musica

Il widget Musica permette di utilizzare una varietà davvero sterminata di brani, ma può capitare che si abbia in mente una canzone specifica perfetta per un dato momento e che si voglia utilizzare per inserirla come sottofondo in una Storia.

In questo caso si può utilizzare un servizio di streaming musicale come Spotify, Deezer, Apple Music e YouTube Music, per avere in riproduzione il brano desiderato.

Quindi, mentre la musica è in riproduzione, si può procedere alla creazione della Video Storia, girando un video tramite la fotocamera del telefono, oppure girandolo direttamente dall’app tenendo premuto a lungo il tasto di scatto.

In questo modo, durante la ripresa del video sarà registrata anche la musica riprodotta dal servizio di streaming e si riuscirà a ottenere la propria musica preferita nelle Storie Instagram.

È consigliabile utilizzare questo metodo durante la registrazione di video in luoghi non troppo rumorosi per evitare che il chiasso sovrasti l’audio della canzone.

Musica in un Reel Instagram

Musica in un Reel Instagram

Oltre alle Storie esistono anche i Reel, ovvero dei brevi video aggiunti nelle ultime versioni dell’app Instagram con l’obiettivo di battere la concorrenza spietata di TikTok.

In questo paragrafo vedremo come inserire musica all’interno dei nostri Reel.

Come i muser di TikTok sanno bene, così come gli hashtag, anche le canzoni sono fondamentali per il successo di un contenuto.

Anche su Instagram la situazione è analoga. Andiamo quindi a scoprire la semplice procedura:

Per realizzare un Reel innanzitutto dobbiamo avviare l’app Instagram.

Quindi premere il tasto + per aggiungere un contenuto.

In basso premere su Reel.

Nella barra a sinistra fare tap sull’icona a forma di nota musicale.

Qui si potrà scegliere uno dei brani consigliati oppure utilizzare la barra di ricerca in alto.

Per controllare che il brano sia quello scelto da noi, possiamo fare tap sul tasto Play presente di fianco al nome per riprodurre una breve anteprima.

Individuato il brano d’interesse, tramite il comodo slider in basso, possiamo scegliere la parte di canzone da usare.

Infine si fa tap su Fine.

Terminata la procedura, a lato, al posto della nota musicale, comparirà la copertina del brano presente nel Reel. A questo punto siamo pronti per creare il nuovo coinvolgente video con sottofondo musicale.

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Da smartphone a microfono pro

Da smartphone a microfono pro in poco tempo grazie all’app magica che trasforma il tuo cellulare in un dispositivo per la registrazione e la manipolazione audio.


La sempre più crescente versatilità d’utilizzo degli smartphone di ultima generazione, permette oggi di utilizzarli per gli impieghi più disparati.

Tra le tante possibilità funzionali di questi formidabili dispositivi, spicca quella d’impiegarli per la registrazione e la manipolazione audio.

La dotazione di microfoni integrati sempre più sensibili e la disponibilità di potenza computazionale e memoria interna in quantità, consentono infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, anche di poter fare a meno di attrezzature dedicate.

Ecco come fare

Complice di questa vocazione tecnologica ad ampio spettro, la presenza nei vari Store di applicazioni specifiche e ben fatte che, gratuitamente o al costo di pochi euro, trasformano un telefono di recente fabbricazione in una sofisticata stazione di elaborazione e produzione audio.

Tra le tante app disponibili, la nostra scelta è ricaduta su Lexis Audio Editor, per la sua versatilità e la sua estrema facilità di utilizzo.

Lexis Audio Editor è compatibile sia con sistemi Google Android che Apple iOS.

Installiamo il tool per manipolare l’audio

Lexis Audio Editor

Colleghiamoci al Play Store dal nostro terminale Android, digitiamo Lexis Audio Editor.

Visualizzati i risultati, selezioniamo Lexis Audio Editor di PamSys, dopodiché clicchiamo Installa, quindi attendiamo il termine dello scaricamento e dell’installazione.

Autorizzazioni

consensi

Lanciamo l’app. Al primo avvio, Lexis Audio Editor richiede l’autorizzazione per accedere alle foto e ai contenuti multimediali presenti nel dispositivo.

Per proseguire clicchiamo Consenti. Alla richiesta successiva, ossia di consentire all’app la possibilità di registrare audio, clicchiamo nuovamente Consenti.

Interfaccia principale

Interfaccia principale

L’interfaccia di Lexis Audio Editor è organizzata in 3 aree principali.

In alto a sinistra sono visibili due vu meter che permettono di monitorare i livelli audio. Più a destra, invece, una serie di pulsanti permette di controllare le operazioni di trasporto, come play, stop, pausa e così via.

In basso, invece, troviamo l’area di visualizzazione della forma d’onda.

Regoliamo il bitrate di salvataggio

Regoliamo il bitrate di salvataggio

Clicchiamo i tre puntini visibili in alto nell’interfaccia. Selezioniamo l’ultima voce in basso Options/Help. Clicchiamo Options/Quality e scegliamo 320kb/s.

Selezioniamo la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata precedente. Clicchiamo nuovamente la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata principale.

Mono o stereo?

Mono o stereo

Clicchiamo i tre puntini visibili in alto nell’interfaccia. Selezioniamo Options/Help/Options. Scorriamo in basso fino a trovare Record stereo into a mono channel.

Per mantenere la registrazione in stereo deselezioniamo la casella di controllo omonima.

Per acquisire in mono selezioniamo la casella di controllo. Clicchiamo la freccia in alto a sinistra per tornare alla schermata precedente.

Inizio registrazione

registrazione

Puntiamo lo smartphone verso la sorgente audio da acquisire e premiamo Rec (pallino rosso).

Osserviamo il livello della sorgente tramite i Vu Meter a sinistra. Se è troppo basso scorriamo verso destra lo slider Rec Vol per aumentare il livello del segnale in ingresso.

Al termine della registrazione clicchiamo Stop (quadratino).

Fatto questo, Lexis Audio Editor visualizza la forma d’onda relativa all’audio acquisito.

Riascoltiamo e salviamo

registra e salva

Per riascoltare la registrazione premiamo Play. Se l’audio soddisfa le aspettative procediamo al salvataggio: clicchiamo il pulsante Save visibile in alto a destra.

Clicchiamo nello slot Name, assegniamo un nome al file e scegliamo Fine.

Clicchiamo nello slot Format, e selezioniamo un formato di salvataggio tra quelli disponibili. Infine completiamo con Save.

Dissolviamo in entrata

dissolvenza in entrata

Per evitare clic all’inizio e alla fine della registrazione applichiamo una dissolvenza in entrata.

Teniamo premuto il cursore visibile all’inizio della forma d’onda e trasciniamolo a destra per regolare il punto d’inizio della dissolvenza.

Teniamo premuto il cursore alla fine della forma d’onda e trasciniamolo a sinistra per regolare il punto di fine.

Clicchiamo i tre puntini in alto a destra. Selezioniamo Effects. Clicchiamo Fade In.

Dissolviamo in uscita e salviamo

Dissolvenza in uscita

Teniamo premuto il cursore visibile all’inizio della forma d’onda e trasciniamolo a destra per regolare il punto d’inizio della dissolvenza in uscita.

Teniamo premuto il cursore alla fine della forma d’onda e trasciniamolo a sinistra per regolare il punto di fine della dissolvenza. Clicchiamo i tre puntini in alto a destra.

Selezioniamo Effects. Clicchiamo Fade Out. Ascoltiamo il risultato.

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Applicazioni, Formazione

La Pubblica Amministrazione a portata di app

Grazie alle app disponibili per i tanti servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione, da quelli fiscali a quelli medici o automobilistici, è finalmente possibile dire addio una volta per tutte alle file di ore nei vari uffici per ottenere il certificato che ci serve.

Siamo convinti che gran parte dei nostri lettori possa raccontare esperienze disastrose nei loro rap­porti con la Pubblica Ammini­strazione. Come ad esempio attese di ore al telefono o di persona con in mano un numerino. La buro­crazia è sempre stata una delle bestie nere di noi italiani, ma ora sembra che qualcosa stia finalmente cambiando.

Le nuove app della Pubblica Amministrazione sono sicura­mente complesse. Eppure sembrano funzionare abba­stanza bene, anche quando si tratta di gestire miliardi di dati fiscali, medici o automobilisti­ci. In realtà l’app IO, quella cioè che dovrebbe mettere a dispo­sizione dei cittadini gran parte delle informazioni che li riguar­dano, è probabilmente quella che al momento funziona meno. Si è rivelata utile per controllare l’andamento del cashback e dei vari bonus. Mentre sono ancora pochi i co­muni convenzionati che permettono di utilizzarla per ne­cessità importanti come l’iscrizione dei bambini alla scuola materna o alla mensa.

Indice

­Sicurezza massima

Trattandosi di app che gesti­scono dati riservati è indispen­sabile che siano a prova di pi­rata. Per questo viene richiesta per tutte l’identità digitale SPID. Oppure in alternativa la Carta di Identità Elettronica con il PIN, che pochi però hanno a disposizione. In ogni caso sono ormai oltre 26 milioni (dati uffi­ciali fino a novembre) gli italiani che dispongono dell’i­dentità SPID. Ottenerne una è sempre più semplice: basta recarsi in un ufficio postale o farsi riconoscere da un’app come PostelD.

Stiliamo una breve guida sulle app utili per la Pubblica Amministrazione che a nostro parere sono indispensabili per i cittadini sia in ambito medico (Fascicolo Sanitario), che fiscale (Equi­click), che automobilistico (iPatente). L ‘ultima arrivata, poi, non è nemmeno un app, ma un sito Internet (anpr.in­terno.it) da cui scaricare tutti i certificati anagrafici in carta li­bera e da bollo. Lo abbiamo provato e siamo riusciti ad ave­re in pochi secondi il certificato che ci serviva. Sembra proprio che le file agli uffici anagrafe sa­ranno solo un brutto ricordo!

PosteID

poste id logo
PosteID

Per accedere a tutti i servizi della Pubbli­ca Amministrazione è ormai indispensabile ave­re a disposizione l’identità digitale SPID. Questa richiede il riconoscimento certifica­to e l’accesso protetto at­traverso l’app di un gestore abilitato. Chi ha già un con­to con Poste Italiane o una carta PostePay, e per que­sto ha anche il suo numero di telefono confermato, po­trà ottenere facilmente l’abilitazione all’identità digitale SPID attraverso un codice di verifica SMS.

app posteid
Per chi non ha ancora l’identità digitale SPID, Poste Italiane è uno dei gestori più affidabili e disponibili.

Tutti gli altri potranno recarsi direttamente in un uf­ficio postale per l’identifica­zione (costo 12 euro). Oppure identificarsi con la Carta di Identità Elettronica o con iI Passaporto Elet­tronico direttamente da ca­sa. Lo si può fare utilizzando l’app PostelD, la stessa che poi sarà neces­saria per confermare la pro­pria identità ogni volta che vorremo usare lo SPID per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione. Il servizio è gratuito per chi ha il PIN collegato alla car­ta di identità o al passapor­to. Gli altri invece dovran­no pagare un contributo di 10 euro necessario per il ri­conoscimento attraverso la webcam. Infine c’è anche la possibilità di registrarsi ese­guendo un bonifico di un euro dal proprio conto cor­rente e in questo modo uti­lizzare il riconoscimento ef­fettuato dalla propria banca.

IO

IO logo
App IO

Secondo i piani del go­verno, grazie alI’ app IO dovrebbe essere possibile entrare in contatto con tutti gli enti pubblici della Pubblica Amministrazione. In realtà finora l’app IO si è rive­lata preziosa per consultare il cashback sui pagamenti elettronici, ottenere il bonus biciclette e quello vacanze e per scaricare il certificato Green Pass. La disponibili­tà dei servizi locali per quanto concerne la Pubblica Amministrazione dipende in gran parte dai singoli co­muni. Alcuni ad esempio con­sentono anche di iscriver­si a servizi essenziali come i prescuola, i centri estivi, le scuole materne o gesti­re i tributi locali come rifiu­ti, IMU e ICI. Altri comuni, invece, non sono nemmeno presenti: per accertarsene occorre controllare diretta­mente il menu Servizi Loca­li.

app IO
Dovrebbe diventare l’app principale della PA ma è usata in modo sporadico da enti e comuni

In ogni caso per accede­re all’app è necessario avere l’identità digitale SPID o una carta di Identità Elettronica con il PIN fornito dal comu­ne al momento dell’emissio­ne. Oltre agli enti locali ci so­no quelli nazionali come ACI, Agenzia delle Entrate, lnail, INPS e lstat. Purtroppo però nella mag­gior parte dei casi si viene rimandati ad altre app dei sin­goli gestori. Interessante, invece, la possibilità di pa­gare direttamente gli avvisi di pagamento della Pubbli­ca Amministrazione inqua­drando semplicemente il QR Code presente sul bollettino e utilizzando la carta di cre­dito per pagare.

iPatente

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iPatente

Un’unica app permette di avere sempre sot­tocchio i punti che ci restano sulla patente e lo storico di quelli che abbiamo guadagnato e perso nel cor­so degli anni precedenti. Si tratta di iPatente, l’app uffi­ciale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.­ Direttamente dall’app è possibile conoscere i dati relativi alla revisione e all’assicura­zione non solo dei veicoli che possediamo, ma attraverso una ricerca basata sul nu­mero di targa, anche di tut­ti quelli immatricolati in Ita­lia.

Non solo, ma attraverso il database nazionale potre­mo conoscere la classe am­bientale del veicolo e quindi sapere se può circolare nelle zone soggette a limiti. Inoltre possiamo con­trollare se può essere guida­to dai neopatentati e natu­ralmente accertarci che sia assicurato. Si tratta di da­ti fondamentali per chi vuo­le acquistare un’automobi­le oppure anche solo venirne a conoscenza in caso di sini­stro. È anche possibile verifi­care lo stato di avanzamento del processo di lavorazione delle nostre pratiche presso gli uffici della Motorizzazio­ne Civile. Anche in questo ca­so per accedere all’app è in­dispensabile avere l’identità digitale SPID o in alternati­va una Carta d’Identità Elet­tronica con codice PIN. La precedente possibilità di ac­cedere con nome utente e password non è più valida.

app ipatente
Tutti i servizi per i quali è necessario interagire con la Motorizzazione e i promemoria per patente e veicoli

Equiclick

equiclick app
Equiclick

Non fa piacere a nes­suno mettersi in con­tatto con Equitalia, il gestore delle tasse per tutti i cittadini italiani. E, tuttavia, piuttosto che perdere una giornata di lavoro per ottene­re informazioni di persona, è sicuramente più comodo uti­lizzare un’app come Equi­click. Anche in questo caso per accedere all’area riserva­ta occorre avere un account SPID o in alternativa la Car­ta di Identità Elettronica con il PIN fornito dal comune. O in alternativa le vecchie credenzia­li necessarie per accedere al sito di Equitalia. Nell’area riservata è possibile conosce­re in ogni momento la no­stra situazione debitoria aggiornata, con le cartelle da pagare, quelle che posso­no essere rateizzate e anche quelle già saldate.

app equiclick
Documenti saldati e la situazione debitoria verso Equitalia con la possibilità di essere avvisati con una notifica.

Particolarmente utile la pos­sibilità di consultare la lista dei pagamenti rateizzabili, ottenere la rateizzazione del debito (è possibile rateizzare un debito fino a un massimo di 60.000 euro) e comincia­re subito a pagare dall’app. Inoltre è possibile chiedere di sospendere la riscossione, se possiamo dimostrare di non dover pagare gli impor­ti richiesti dall’ente credito­re. Particolarmente interes­sante è anche la possibilità di attivare il servizio Se Mi Scordo, in modo da esse­re avvisati attraverso SMS o email quando è necessario saldare i pagamenti.

Fascicolo Sanitario

logo fascicolo sanitario
Fascicolo Sanitario

In Italia sono le regioni a gestire la sanità pubblica e per questo non esiste una sola app, ma tanti fasci­coli sanitari regionali. Il Fa­scicolo Sanitario Elettro­nico (FSE) è lo strumento attraverso il quale il cittadi­no può tracciare e consulta­re tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendo­la con i professionisti sani­tari per garantire un servi­zio più efficace ed efficiente.

Tra i servizi disponibili ci so­no le ricette prescritte dal medico di base che possono essere scansionate diretta­mente dalla farmacia. Inoltre è possibile consultare i re­ferti specialistici e di labora­torio e salvarli direttamente sullo smartphone. Sono presenti referti risalenti al 2009, cioè 13 anni fa. E’ pos­sibile comunque filtrarli per categoria e visualizzare, per esempio, solo quelli delle analisi di laboratorio.

app fascicolo sanitario
Tutte le informazioni mediche, gli appuntamenti, i referti dei laboratori, le ricette elettroniche di ogni cittadino in un’app.

Inoltre dall’app è possibile visualiz­zare i dati sul medico di ba­se, consultare e gestire gli appuntamenti e gestire le in­formazioni per eventuali fi­gli minorenni. Infine, sempre dall’app, è possibile consul­tare le informazioni riferite alle varie vaccinazioni e sca­ricare la versione più recente del Green Pass.

Anagrafe Nazionale

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ANPR

Da pochi mesi è final­mente disponibile per tutti l’Anagrafe Na­zionale della Popolazione Residente. In questo caso non si tratta di un’app, ma di un servizio Web che permet­te di scaricare gratuitamen­te i certificati dal sito anpr.in­terno.it o di riceverli tramite email. E possibile scaricare o ricevere in pochi secondi tut­ti i certificati anagrafici, da quello di nascita al certificato di matrimonio o di residenza, compresi quelli per altri com­ponenti della propria famiglia anagrafica.

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Un unico archivio contiene le anagrafi di tutti i Comuni italiani e rende disponibili gratuitamente i certificati

I certificati vengo­no scaricati in formato PDF e possono essere stampati e utilizzati quando necessario. A partire dal primo febbra­io, alcuni Comuni inizieranno inoltre a offrire il servizio per il cambio di residenza o di do­micilio all’interno dello stes­so comune, occorre solo con­trollare dal sito se il nostro comune è tra questi. Per ac­cedere al servizio dell’ Anagra­fe Nazionale è possibile utiliz­zare l’identificazione digitale SPID oppure la Carta d’Iden­tità Elettronica, ma solo se si ha il PIN fornito dal Comune. Una volta selezionato il cer­tificato che ci interessa, per noi o per un altro componen­te della nostra famiglia, po­tremo scegliere se scaricarlo in carta libera o in bollo. Fino al 31 dicembre di quest’anno non sarà necessario pagare nessuna imposta anche nel caso di richiesta di certifica­to in bollo. Quest’ultimo è forse il passo più importante che ha fatto la Pubblica Amministrazione verso la digitalizzazione.

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Consulenza, Formazione

Brave, il browser Web attento alla privacy

Brave, il browser Web attento alla privacy. Questo software indipendente promette una navigazione più veloce grazie al blocco dei cookie di tracciamento e degli annunci pubblicitari.

Progettare un nuovo browser rappresenta sicuramente una sfida tra le più ardue da accettare per chi sviluppa software. Occorre in primis puntare su caratteristiche che distinguano il nuovo programma e lo rendano unico; è il caso di Brave.

Questo browser open source nato nel 2016. Realizzato da Brave Software e basato su Chromium, il progetto open source sviluppato da Google da cui discendono anche Chrome, Mozilla Firefox e Opera.

Brave si distingue per una rigorosa attenzione alla protezione della privacy. Caratteristica che si riflette anzitutto nel blocco dei cookie di tracciamento e degli annunci pubblicitari.

A ciò si accompagna un’esperienza utente più che soddisfacente. Caratterizzata da una velocità di navigazione che è più elevata rispetto a quella di altri browser concorrenti.

Brave web

Dove scaricarlo

Per scaricare il browser basta accedere al sito www.brave.com e fare clic sul pulsante “Download Brave“, quindi lanciare la semplice procedura di installazione.

Come passo successivo, Brave propone all’utente l’importazione di preferiti e impostazioni provenienti dagli altri browser già installati sul sistema. Nello specifico, si può scegliere se importare la cronologia di navigazione, l’elenco di preferiti e segnalibri, le password salvate e le impostazioni attive per i motori di ricerca.

Completata questa fase, ci si può dedicare alla navigazione Web.

La comune matrice di provenienza rende Brave molto simile a Chrome, e ciò ne facilita l’utilizzo.

Ciò che colpisce dopo le prime sessioni di navigazione è la velocità di caricamento con cui vengono mostrati i siti cercati.

Il merito va alle funzioni di protezione presenti, definite all’interno della componente Shields. Difatti nella modalità standard (attiva in automatico) permette di bloccare indicatori, annunci e relativi tracciamenti, nonché cookie cross site.

Questa impostazione non solo riduce i tempi di caricamento delle pagine, agevolando quindi la navigabilità, ma migliora anche la protezione. Tutto questo grazie anche all’utilizzo di connessioni sicure mediante il protocollo Https.

Basta un click

Per capire meglio cosa accade, basta posizionarsi su una pagina Web caricata da Brave e fare clic sull’icona di Brave Shields presente accanto alla barra che ospita l’indirizzo della pagina.

Nella finestra che si apre si possono scoprire gli effetti dell’applicazione delle impostazioni predefinite e cosa cambia variandole.

Le statistiche permettono di sapere quanti indicatori e annunci, script e cookie cross site sono stati bloccati, se ci sono connessioni aggiornate a Https e se è stato bloccato o meno il tracciamento via finger Printing.

Come si può intuire, l’impostazione predefinita rappresenta la classica via di mezzo tra un approccio permissivo e uno invece più rigido e attento.

Si consiglia di mantenere poiché consente di proteggersi senza subire eccessive restrizioni.

Protezioni

Volendo comunque modificare le impostazioni predefinite, basta accedere al gruppo “Protezioni” della sezione “Impostazioni”. Si può anche modificare la visualizzazione in Shields evitando di far comparire sull’icona il numero di oggetti bloccati.

Sicurezza e Privacy

Altre impostazioni su cui operare interessano il gruppo “Sicurezza e privacy”, a partire dal completamento automatico di ricerca e Url, con la possibilità di decidere se inviare o meno al motore di ricerca predefinito alcune ricerche dalla barra degli indirizzi e dalla casella di ricerca, nonché alcuni cookie.

Nello stesso gruppo si possono gestire la cancellazione dei dati di navigazione, il comportamento da intraprendere in relazione ai cookie, con possibilità di adottare strategie personalizzate abilitando eventuali siti che possono essere invece esentati dal blocco, e poi ancora le impostazioni di navigazione sicura, per proteggere da siti non sicuri già noti o per avvisare l’utente quando sta per aprire siti che non supportano il protocollo Https.

Blocco dei social media

Un’altro gruppo delle impostazioni è “Blocco dei social media”, dove si può decidere se permettere il pulsante di accesso Google su siti di terze parti, gli accessi a Facebook, post e tweet incorporati e i post integrati di Linkedin.

InterPlanetary File System

 Brave Web InterPlanetary File System

Più complessa è l’area Ipfs, dove si gestiscono gli aspetti di privacy del nodo locale e del gateway del protocollo di comunicazione InterPlanetary File System (Ipfs), in sostanza una rete peer-to-peer per l’archiviazione e la condivisione di dati in un file system distribuito.

La logica adoperata in questo caso è quella di uno spazio di archiviazione associativo, nel quale ogni file viene identificato in modo univoco e dove tutti i dispositivi di calcolo sono connessi tra loro.

È quindi un sistema distribuito alternativo a quello centralizzato basato sul protocollo Http, in cui accedere a un contenuto significa raggiungere uno specifico server.

Brave è il primo browser con supporto nativo Ipfs, poiché consente a ciascun suo utente di installare e avviare un nuovo nodo da utilizzare per connettersi ad altri nodi sulla rete Ipfs, allo scopo non solo di raggiungere risorse appartenenti alla rete, ma di erogare a sua volta contenuti distribuiti.

Questa impostazione porta con sé alcuni vantaggi, a partire da una velocità di navigazione più elevata, poiché i contenuti più cercati sono custoditi in nodi che si trovano più vicino e quindi più facilmente raggiungibili, con costi più bassi rispetto a un hosting tradizionale.

Ci sono però altri aspetti da tenere in conto, primo fra tutti il fatto che, scegliendo di attivare il protocollo Ipfs, si decide indirettamente di venir censiti sull’apposita tabella Dht Distributed Hash Table con uno specifico identificativo PeerID associato al proprio indirizzo Ip.

Questo rappresenta senz’altro un limite ai fini del mantenimento della privacy.

Estensioni

La homepage di Brave si caratterizza per uno sfondo con foto che funge da dashboard, rivelando le principali informazioni statistiche sull’attività registrata dal browser nel corso del suo utilizzo.

In alto a sinistra sono riportati il totale di indicatori e annunci bloccati, nonché i risparmi in termini di banda e tempo: ovviamente si tratta di informazioni che iniziano ad avere senso man mano che l’utilizzo di Brave cresce.

Più in basso, troviamo le icone dei siti più visitati o di quelli visitati di recente, integrabili con altre voci secondo le preferenze dell’utente.

Troviamo le news, personalizzabili in base a un sistema di preferenze che offre tante alternative spaziando per tipologia di fonti.

Nella homepage troviamo la cronologia di navigazione, per Ricompensee Criptovalute e per Brave Talk, la sezione che permette di avviare videochiamate private invitando amici.

Consente di effettuare chiamate con un numero massimo di quattro partecipanti.

La comune matrice Chromium rende Brave capace di installare le estensioni di Chrome.

Quelle già disponibili all’interno delle “Impostazioni” comprendono Hangouts, Media Router e Widevine.

È garantito anche il supporto del software open source Tor per la navigazione privata; utilizzando questa tecnologia, la connessione non avviene direttamente al sito Web.

In questo modo viene garantito un buon livello di sicurezza e privacy, a fronte tuttavia di una maggiore lentezza nelle sessioni di navigazione.

Brave Wallet

Brave Wallet

Esiste un portafoglio di criptovalute, chiamato Brave Wallet, il cui scopo è memorizzare, gestire e scambiare varie tipologie di moneta virtuale.

Il wallet è accessibile direttamente dalla sezione “Portafoglio” del browser.

Numerose sono le divise supportate, che possono essere aggiunte al portafoglio dopo aver creato una propria utenza, con la possibilità di operare mediante acquisto, invio e swap, oltre a tener traccia in tempo reale del saldo.

Rewards

Rewards

L’utente può incrementare il proprio salvadanaio fatto di Bat, visualizzando i banner pubblicitari e facendo sì che una parte dei guadagni sia riconosciuta anche a chi ha creato contenuti ritenuti di interesse.

Essi possono essere utilizzati per acquistare criptovalute, e tutto avviene senza che Brave raccolga i dati personali degli utenti né la cronologia di navigazione.

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Formazione, Sistemi

Cosa presenterà Apple l’8 marzo?

Cosa presenterà Apple l’8 marzo?; nell’invito si fa riferimento alle prestazioni dei nuovi dispositivi ma come sempre non si svela nulla. Però tutte le indiscrezioni online puntano a tre nuovi dispositivi.

Dopo molte indiscrezioni, la conferma: il prossimo evento di Apple si terrà l’8 marzo.

L’azienda di Cupertino ha infatti diramato gli inviti ufficiali, accompagnati come di consueto, da uno slogan: “Peek Performance”, gioco di parole tra “peak”, picco, e “peek”, sbirciare.

Comunque si parlerà di prestazioni, quindi verosimilmente al centro dell’attenzione ci saranno i processori: quelli per computer e quelli per iPhone. 

Quasi certo, un nuovo iPhone, la versione 5G del modello SE, risalente a due anni fa.

Il dispositivo sarà caratterizzato da un design identico all’attuale, ma con l’ultimo chip A15 Bionic, e dunque prestazioni molto superiori.

Potrebbe arrivare un nuovo iPad Pro con ricarica MagSafe, ma certamente ci sarà un iPad Air di quinta generazione con connessione 5G. 

apple

 I Mac

Cook aveva dichiarato che ci sarebbero voluti due anni per completare la transizione dei computer Mac su Apple Silicon, e per la WWDC 2022 il traguardo potrebbe essere raggiunto. 

Apple sta preparando i nuovi Mac Pro basati sui chip M1 Pro e M1 Max già visti sul MacBook Pro.

Secondo gli ultimi rumor, ci sarebbero dunque un Mac Pro più piccolo con fino a 40 core di CPU e 128 core grafici, un nuovo Mac mini e un iMac Pro che sostituisce il modello attuale Intel da 27 pollici. 

Atteso entro l’anno anche un MacBook Air profondamente rinnovato, non tanto nel processore, che si aspetta un po’ più potente di quello attuale, quanto nel design che dovrebbe ispirarsi agli attuali iMac: vari colori e cornice del display bianca.

Dovrebbe essere aggiornato anche il MacBook Pro entry level.

Si parla pure di un display marchiato Apple, con prezzo più abbordabile del Pro Display XDR. 

Cosa presenterà Apple l’8 marzo? Probabilmente un MacBook Pro base, senza touchbar, e un Mac mini. 

L’uovo di Pasqua

Nell’invito Apple ha nascosto un easter egg, una sorpresa.

Per scoprirla basta andare alla pagina Eventi di Apple usando iPhone o iPad, toccare il logo dell’evento/logo in alto per far partire l’esperienza AR.

Si aprirà una galleria spazio temporale con onde colorate, come si può vedere qui: 

Al prossimo evento, Apple dovrebbe anche lanciare iOS 15.4, un aggiornamento gratuito inviato agli iPhone e iPad più recenti.

L’azienda ha già annunciato che sarà presente una funzione per sbloccare Face ID anche con la mascherina, e importanti cambiamenti agli avvisi anti-stalking dei tracker intelligenti AirTag.

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Formazione

Come amplificare le cuffie

Segui questa guida su come amplificare le cuffie e ti assicuro che riuscirai ad alzare un bel po’ il volume delle tue canzoni preferite.


Indice

Amplificare le cuffie su Android

aumento volume

Per regolare il volume di sistema, vai su Impostazioni di Android, seleziona Suoni e vibrazione e successivamente Volume, quindi porta al massimo l’indicatore Multimedia.

Su alcuni smartphone, come quelli prodotti da Huawei, il pannello di configurazione dell’audio potrebbe presentare anche un’opzione per attivare l’effetto SWS (Super Wide Suond) e rendere più “avvolgente” l’audio riprodotto dagli auricolari.

Se hai uno smartphone Samsung più in basso troverai l’opzione Qualità audio ed effetti.

Al suo interno potrai attivare la funzione Dolby Atmos e Dolby Atmos per i giochi premendo sugli interruttori accanto alle due voci.

Subito sotto troverai anche l’Equalizzatore.

Altri modelli di smartphone, invece, come quelli di Xiaomi, offrono impostazioni dedicate alla riproduzione multimediale, con la possibilità di regolare in maniera precisa l’equalizzatore del suono.

Vai in Impostazioni > Impostazioni Aggiuntive > Cuffie & Effetti Audio, sposta su Attivo l’interruttore relativo all’opzione di Ottimizzazione Mi Sound, seleziona il tipo di cuffie e fai clicca Equalizzatore.

volume Android

Amplificare l’audio attraverso le App

Se il tuo modello di smartphone (o di tablet) non offre un equalizzatore integrato, ti cohnsiglio alcune app.

Una delle più popolari disponibili sul Play Store è Equalizer FX.

Questa app è molto intuitiva: dopo aver installato l’app sul tuo smartphone o tablet, avviala, clicca su No, see ads that are less relevant e Agree per evitare un tracciamento pubblicitario invasivo, sposta su ON la levetta relativa all’equalizzatore e usa gli indicatori in basso per regolare il suono come più preferisci.

Nel menu Effetti sono disponibili delle funzioni, come Loudness EnhancerBass Boost e Virtualizzazione, che consentono, di amplificare il volume delle cuffie, enfatizzare i bassi e applicare l’effetto surround virtuale al suono riprodotto dal dispositivo.

Nel menu Profili, invece, ci sono dei preset per ottimizzare il suono in base a vari generi musicali.

volume Android

Infine, ti segnalo che alcune applicazioni per lo streaming e la riproduzione musicale offrono un equalizzatore integrato, il quale permette di migliorare il suono e amplificare il volume delle cuffie.

Ad esempio, non tutti sanno che Spotify offre un equalizzatore, al quale si può accedere cliccando sull’icona dell’ingranaggio posta in alto a destra nella schermata Home dell’app e poi selezionando la voce Equalizzatore dal menu che viene visualizzato.

Amplificare le cuffie su iOS

volume iPhone

Se hai un iPhone o un iPad, puoi amplificare il volume delle cuffie agendo sulle impostazioni e sull’equalizzatore di sistema.

In alternativa, puoi scaricare un player di terze parti con equalizzatore integrato e usare quello per ascoltare la musica.

Purtroppo non ci sono equalizzatore “universali” come su Android, in quanto iOS non consente alle app di terze parti di modificare l’equalizzazione dei suoni al livello del sistema.

Per regolare il volume delle cuffie in iOS, premi i tasti Volume + e Volume – e sullo schermo ti mostrerà il livello del volume.

In alternativa, richiama il control center di iOS effettuando uno swipe dalla parte bassa dello schermo verso l’alto e regola la barra con l’icona dell’altoparlante all’interno.

Per attivare e utilizzare l’equalizzatore di sistema, invece, apri le Impostazioni e vai prima su Musica e poi su EQ.

Metti la spunta sul profilo di suono che intendi utilizzare (es. Amplificazione alti o Amplificazione bassi) e il gioco è fatto.

Nel menu delle impostazioni relativo alla Musica è disponibile Limite volume che, se attiva, non permette di spingere al massimo il volume delle cuffie.

Selezionala e assicurati che la funzione Limite volume UE sia disattivata e, se necessario, porta al massimo l’indicatore del volume collocato in alto.

Un’ultima opzione che potrebbe interessarti attivare è Verifica volume.

Renderà il volume delle varie canzoni che ascolti più simile tra di loro, evitando canzoni dal volume alto al più basso.

Di fatto “normalizza” il volume evitando gli estremi.

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