Sicurezza informatica

Dov’è il mio smartphone?

Dov’è il mio smartphone? Che tu l’abbia perso o che ti sia stato rubato, poco importa! Ecco i modi per scoprire che fine ha fatto.

Sempre più frequentemente, oggi usiamo il cellulare per archiviare dati importanti e sensibili, che riguardano il lavoro e la vita privata, ad esempio per conservare password, effettuare pagamenti, autenticarci sui portali della pubblica amministrazione e così via.

Ecco perché perderlo o subirne il furto può rivelarsi fonte di grande stress. Come fare per minimizzare il problema?

Una soluzione, per ogni piattaforma

Beh, innanzitutto sfruttando le funzionalità native del telefono che ne permettono la localizzazione tramite servizi Web da una postazione remota, ad esempio un computer. A questo proposito, i possessori di terminali Android possono fare affidamento sullo strumento “Trova il mio dispositivo’’ Gli utenti iPhone, invece, devono affidarsi al servizio “Dov’è”.

Esistono anche sistemi proprietari e customizzati: ad esempio per gli utenti Samsung è disponibile la
piattaforma “Find My Mobile“.

Oltre a individuare la posizione del terminale smarrito o rubato, questi sistemi offrono funzionalità aggiuntive come l’inizializzazione e il ripristino delle condizioni di fabbrica, una procedura estrema ma necessaria in tutte quelle situazioni in cui il recupero del dispositivo possa rivelarsi difficoltoso o dall’esito incerto.

Per i più smanettoni, inoltre, è possibile ricorrere all’utilizzo di app di terze parti che implementano funzionalità anche piuttosto sofisticate, come ad esempio la possibilità di cogliere il ladro in flagranza di reato scattandogli una foto mentre sta tentando di sbloccare il telefono.

Vediamo ora, un po’ più da vicino, come attivare i vari sistemi nativi di localizzazione.

Il “trova dispositivo” di Android

Ecco come configurare il sistema nativo di localizzazione da remoto del proprio terminale utilizzando uno degli smartphone più popolari tra quelli oggi in circolazione: Xiaomi Redmi Note.

1.Verifiche preliminari

Dalla schermata principale clicchiamo Impostazioni, selezioniamo Stato Sicurezza e leggiamo se accanto alla voce Trova dispositivo ci sia scritto Attivato o Disattivato.

Se disattivato, dalla schermata Impostazioni scorriamo fino a trovare Mi Account e clicchiamoci sopra. Clicchiamo su Dispositivi. Selezioniamo il terminale in nostro possesso, quindi clicchiamo la voce Trova dispositivo.

2. Attiviamo “trova dispositivo”

Nella pagina Trova ofcpos/f/izo abilitiamo la funzionalità omonima tramite l’interruttore corrispondente.
Fatto questo, per procedere è necessario digitare le credenziali d’accesso al proprio account Xiaomi (Mi
Account).

Una volta digitata la password clicchiamo OK. Ora siamo pronti per provare se tutto è funzionante.

3. Accediamo a Xiaomi Cloud

Colleghiamoci a https://i.mi.com dal PC. Clicchiamo Accedi con Xiaomi Account. Digitiamo le nostre credenziali d’accesso. Premiamo Accedi. Una volta autenticati, accediamo a Trova dispositivo cliccando il pulsante corrispondente.

Il sistema andrà a rilevare quali sono i dispositivi collegati all’account Xiaomi visualizzandoli in alto a destra.

4. Vediamo dov’è il cellulare

Selezioniamo il terminale da localizzare cliccandolo nella finestra in alto a destra. Pochi secondi e il
sistema visualizza la posizione del device sulla mappa.

Nel caso di furto possiamo anche seguire gli spostamenti di chi lo ha sottratto aggiornando di volta in volta la posizione, semplicemente cliccando il pulsante Trova di nuovo.

E SE POSSIEDI UN SAMSUNG?

Se il tuo smartphone è un Samsung puoi sfruttare il servizio proprietario creato ad hoc dal rinomato produttore coreano, che si chiama FindMy Mobile.

Ad esempio sui telefoni della serie Galaxy, una volta attivata la funzionalità Trova dispositivo personale, la piattaforma FindMy Mobile permette di localizzare il cellulare anche quando è offline.

Inoltre, una volta localizzato è possibile controllarlo da remoto, bloccarne l’accesso a SamsungPay, effettuare un backup dei dati su Samsung Cloud e così via.

Il tutto in modo semplice ed intuitivo, collegandosi alla Rete e visitando il sito: https://findmymobile.samsung.com/

FindMy Mobile

Cercare il dispositivo tramite Google

Anche il colosso di Mountain View offre ai propri utenti un servizio di localizzazione da remoto, utile soprattutto quando sul tuo smartphone gira una versione di Android non proprio di ultima generazione.

1. Attiviamo il servizio

Innanzitutto assicuriamoci di aver abilitato la funzionalità di localizzazione da remoto tramite Google. Dalla schermata principale clicchiamo su Impostazioni, scorriamo verso il basso e selezioniamo la voce Google.
Scorriamo in basso fino a individuare la voce Trova il mio dispositivo. Clicchiamoci sopra. Nella schermata successiva abilitiamo il servizio tramite l’apposito interruttore.

2. Colleghiamoci al nostro account Google

Dal browser del computer digitiamo l’indirizzo www.google.com/android/find, digitiamo le nostre credenziali di accesso relative all’account Google a cui è collegato il terminale (username e password) e attendiamo qualche secondo che compaia la posizione del dispositivo sulla mappa.

3. Et voilà!

Una volta intercettato il terminale, il sistema offre diverse possibilità.

Ad esempio possiamo fare in modo che squilli per 5 minuti, anche se è in modalità silenziosa, cliccando su Riproduci Audio.

In questo modo sarà più facile localizzarlo fisicamente qualora ci troviamo in prossimità del luogo in cui, ad esempio, lo abbiamo smarrito.

4. Altre funzioni

Possiamo bloccare il device tramite l’opzione Blocca il dispositivo, aggiungendo perfino un messaggio e/o un numero di telefono a cui poter essere contattati per chiunque lo ritrovi.

Il sistema offre anche la possibilità di cancellare tutti i dati presenti nel telefono con Resetta dispositivo. In quest’ultimo caso, però, non sarà più possibile localizzato.

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Wi-Fi pubblico in tutta sicurezza

Wi-Fi pubblico in tutta sicurezza. Gli hotspot pubblici sono ormai la norma, in Italia e all’estero, ma è meglio prendere precauzioni quando li si usa.

Ormai i contratti telefo­nici hanno una quanti­tà di Giga enorme, an­che quelli più economici, e a meno di usare lo smartphone come connessione principa­le, esaurirli è molto difficile. Questo in Italia.

Quando però andiamo all’estero, la quanti­tà di Giga utilizzabile gratuitamente cala enormemen­te, anche nei piani con dati illimitati. E ci riferiamo solo all’Europa.

Nei Paesi extra UE, invece, ci tocca pagare a caro prezzo il roaming oppu­re acquistare una SIM locale o, ancora, se non vogliamo spendere nulla, appoggiarci agli hotspot Wi-Fi pubblici.

WI-FI

Sicurezza? Un miraggio

Gli hotspot gratuiti sono or­mai ovunque: stazioni, aeroporti, parchi.

La maggior parte dei locali, oggi, offre ai clienti la possibilità di collegarsi gratis al Wi-Fi senza spesa, catene come Starbucks sono utilizzate spesso come una sorta di spazi per il coworking, grazie alla connettività senza costi.

Purtroppo la sicurezza di queste connessioni è solo un miraggio.

Molto dipende da chi le ha configurate, e se un McDonald si suppone si affidi a professionisti dell’IT, nei locali più piccoli probabilmente tutto è fatto dal gestore, che non è detto abbia le competenze necessarie.

Ma a quali rischi si va incontro? Una rete poco sicura può permet­tere a un attaccante di sot­trarci dati personali, come le credenziali di accesso ai siti o i dati della carta di credi­to.

In pratica, tutti i dati che inviamo o riceviamo quando siamo connessi a una rete pubblica sono potenzialmente intercettabili.

Questo non significa che dobbiamo rinunciare a connetterci a questi servizi, ma è meglio farlo prendendo qualche precauzione.

1. Occhio alle reti

Uno dei classici trucchetti per intercettare dati personali è quello di creare una rete Wi-Fi pubblica dal nome si­mile a un’altra rete e aspettare che qualcuno si connetta.

Chi ha il controllo di questo punto d’accesso è infatti in grado di intercettare tutto quello che transita    per la rete.

Questo non è natural­mente l’obiettivo di chi offre il servizio di Wi-Fi gratuito in albergo, in negozio, o in aeroporto, quindi prestiamo attenzione al nome (SSID): verifichiamo che corrispon­da a quello  dell’attività che lo gestisce (per esempio, il nome dell’hotel o del nego­ zio), facendo anche attenzione a piccole variazioni (una “i” maiuscola e una “I” – elle – minuscola, per dire, si con­ fondono facilmente): potreb­be essere una rete trappola messa in piedi da qualche persona priva di scrupoli.

2.Naviga protetto

Quando ci connettiamo a una rete, Windows ci chiede se si tratta di una rete pubblica o privata e se vogliamo attivare la condivisione di file e stampanti.

Non facciamo mai l’errore di indicare come privata (e quindi considerata più sicura) una rete pubblica né di attivare alcuna condivisione: se lo facciamo, tutte le persone connesse a quell’hotspot potrebbero individuare il nostro computer e le nostre cartelle condivise.

Oltre a questo, ricordiamoci sempre di attivare il firewall, che si tratti di quello integrato in Windows o di una soluzione differente. Per esempio quella inclusa negli antivirus.

Non disattiviamolo mai, soprattutto su reti pubbliche come gli hotspot.

Per verificare che sia attivo, lanciamo l’app Sicurezza di Windows, integrata nel sistema operativo, e verifichiamo che tutte le voci abbiano la spunta verde e non siano presenti avvisi.

3.Solo HTTPS

In teoria il protocollo HTTPS, che cifra tutti i dati trasmessi dal browser ai siti cui ci connettiamo, dovrebbe essere lo standard.

Purtroppo non è così e non è raro incontrare siti che ancora utilizzano il semplice HTTP, con il quale i dati vengono inviati e ricevuti in carico.

Questo significa che chiunque collegato allo stesso hotspot potrebbe (con un semplice programma tipo Wireshark) intercettare tutte queste informazioni, senza alcuna competenza tecnica né fatica.

Se usiamo Chrome, il browser ci avviserà ogni volta che ci connettiamo a un sito che non usa HTTPS, chiedendoci se vogliamo veramente procedere.

A casa nostra il rischio è basso, e possiamo procedere forzando HTTP, ma farlo su una rete pubblica è un po’ come fare bungee jumping senza elastico. Meglio rinunciare a visualizzare siti poco sicuri, insomma.

WI-FI free

4. Attiviamo una VPN

La VPN oggi è uno strumento indispensabile per navigare in sicurezza. Protegge la nostra privacy, in particolare da eventuali spioni che cercano di intercettare la nostre comunicazioni.

Se anche qualcuno dovesse intercettare il nostro traffico di rete, vedrebbe solo dati totalmente illeggibili. Oltre a questo, c’è il vantaggio che usandola potremo simulare la nostra presenza in uno specifico Paese. Potremo quindi accedere al catalogo italiano di Sky, Netflix e altri servizi dall’estero, e viceversa naturalmente.

Basterà selezionare il Paese da cui vogliamo simulare la presenza per sfruttare questa opportunità. Solitamente, i servizi di VPN sono a pagamento ma Microsoft ha aggiunto una VPN gratuita sulle ultime versioni di Edge.

Per scaricarla, dobbiamo essere iscritti al programma Windows Insider e scaricare l’ultima versione disponibile. Una volta avviato il browser Edge, andiamo quindi nelle Impostazioni e cerchiamo la voce Rete sicura.

Ci verrà chiesto di loggarci con il nostro account Microsoft.

A questo punto, dovrebbe apparire un’icona a forma di scudo nella cornice del browser che ci conferma che stiamo navigando protetti dalla VPN.

Il servizio e affidabile e veloce ma ha un limite: abbiamo a disposizione solamente 1 GB di dati mensile, abbastanza per navigare in sicurezza qualche ora, ma non certo per lo streaming video o per applicazioni come Teams o Zoom.

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Gif animate: ecco come crearle

Creare una GIF animata usando la fotocamera dello smartphone o caricando un video presente in galleria è facile, e con alcune app è possibile anche inserire filtri e adesivi. Per poi condividere tutto con gli amici nei programmi di messaggistica o sui social network.

Sempre più spesso capita di trovare all’interno di WhatsApp e degli altri programmi di messaggistica brevi clip video divertenti.

Si tratta delle GIF animate, speciali file video compressi che hanno la caratteristica di mantenere una buona qualità dell’immagine pur pesando pochi KB.

Utilizzando le tante app disponibili negli store di Android e iOS è possibile realizzare una nostra GIF animata ritagliando un file video che abbiamo in Galleria, oppure anche unendo più fotografie.

In alternativa è possibile riprendere un video direttamente con la fotocamera dello smartphone, che poi verrà trasformato in GIF animata.

Ora vediamo insieme le migliori app per creare le tue GIF.

IMGPLAY -GIF MAKER

gif maker

Crea e condividi GIF usando le foto già presenti sul dispositivo, oppure registrando nuovi contenuti.

Non bisogna avere particolari esperienze come videomaker per realizzare una GIF animata con ImgPlay – GIF Maker.

Basta avere a disposizione delle immagini o dei video sul dispositivo, o anche scattare al momento le immagini che andranno a formare il breve spezzone video che poi potremo condividere sui social o sui programmi di messaggistica.

Se per esempio abbiamo deciso di riprendere al momento un normale video da cui estrarre la GIF animata, dovremo semplicemente fare tap sul simbolo della fotocamera e selezionare il video che ci interessa che verrà immediatamente caricato nell’app.

A questo punto nella parte superiore della schermata apparirà una time line con i singoli fotogrammi e noi dovremo usare le maniglie laterali per selezionare la clip che vogliamo trasformare in GIF animata.

Essa può durare al massimo 15 secondi, ma è meglio non superare i dieci secondi.

Le impostazioni standard prevedono 10 fotogrammi al secondo, ma possono essere modificate.

Dopo avere tagliato lo spezzone che ci interessa, potremo inserire un testo, applicare dei filtri e anche far muovere la clip in avanti e indietro.

Una volta soddisfatti, potremo salvarla o condividerla sui social.

MOTION STILLS

gif ar

Aggiungi personaggi in realtà aumentata, velocizza fino a otto volte le clip e realizza mini GIF da 3 secondi.

Creata da un gruppo di ricercatori di Google, permette di realizzare speciali GIF a cui grazie alla Modalità AR è possibile aggiungere figure in realtà aumentata come dinosauri, cani, robot o galline, modificandone la posizione e le dimensioni all’interno della clip.

Selezionando la modalità Motion Stills, invece, vengono realizzate mini GIF della durata di soli 3 secondi che possono essere stabilizzate e fatte andare in loop continuo in avanti, indietro o in entrambe le direzioni.

Lo strumento Avanti Veloce consente invece di aumentare la velocità della clip di 2, 4, 6 o 8 volte.

La qualità della GIF che viene esportata può essere bassa (Low, 320×240 pixel), media (Medium, 480×360 pixel) oppu-e alta (High, 640×480 pi-xel).

Naturalmente il peso del video cambierà proporzionalmente, anche se non ci saranno particolari problemi nel condividere una GIF animata in alta definizione su WhatsApp o sui vari social.

Si possono anche unire più GIF per realizzare un video della durata massima di un minuto.

Come tutte le app Google, non contiene pubblicità e non richiede pagamenti di alcun tipo.

Al momento l’app è presente solamente nel Play Store di Google ma dovrebbe arrivare presto in quello di Apple.

GIF ME! CAMERA GIF MAKER

gif me

Crea e personalizza le GIF animate con sticker e filtri colorati e ottimizzale regolando luminosità e contrasto.

Per creare una GIF animata della lunghezza massima di 15 secondi con questa app è sufficiente selezionare il tipo di clip che vogliamo realizzare e scegliere se usare la fotocamera posteriore o quella anteriore.

Oltre alla ripresa standard, potremo optare per quella al rallentatore e con i singoli fotogrammi.

Una volta premuto il tasto rosso, partirà la registrazione e al termine verrà visualizzata la finestra delle modifiche.

Potremo per prima cosa regolare luminosità, contrasto e gamma dei colori ed eventualmente eliminare qualcuno dei fotogrammi che compongono la GIF animata.

Quindi potremo velocizzare la clip fino a ridurla a tre secondi, inserire del testo scegliendo il colore e il tipo di formattazione tra gli oltre 30 stili già pronti.

Quindi potremo inserire uno sticker tra quelli disponibili. Inoltre potremo selezionare la cornice e la sua forma e infine applicare uno dei 12 filtri.

Una volta soddisfatti del risultato, potremo scaricare la clip come GIF o file MP4 direttamente nella memoria interna del telefono oppure condividerla su WhatsApp o sui social.

GIPHY

giphy

Cerca, realizza, modifica e condividi GIF animate di ogni tipo sui social e sui programmi di messaggistica.

Dal Web è possibile scaricare liberamente milioni di GIF animate di ogni tipo. Basta sapere dove e come cercarle.

Un buon punto di partenza è sicuramente un’app come GIPHY che non solo mette a disposizione le proprie GIF ma permette anche di realizzarne di nuove e di modificarle con sticker ed effetti speciali.

Per cercarne una nuova, il modo migliore è quello di inserire una parola chiave all’interno della barra di ricerca in alto.

Trattandosi di un’app americana, il maggior numero di risultati si avranno con termini in inglese, ma abbiamo trovato molti risultati anche inserendo parole in lingua italiana.

Se dopo avere visto qualche esempio di GIF vogliamo costruirne una nostra, ci basterà fare tap su Create in alto a destra e scegliere se creare al momento una clip oppure caricarne una già presente in Galleria.

In entrambi i casi potremo arricchire e modificare lo spezzone video inserendo effetti speciali, filtri e sticker di ogni tipo.

Se il risultato ci è piaciuto, potremo condividerlo con gli amici sui social oppure scaricarlo in locale.

VIDEO2ME

video2me

Passa da un video o dalle immagini alla GIF animata e viceversa aggiungendo effetti speciali e adesivi divertenti.

Tutti noi, probabilmente, abbiamo diversi video archiviati sullo smartphone che sono troppo lunghi e pesanti per essere condivisi o anche solo per essere rivisti con gli amici.

Una soluzione molto pratica è quella di estrarre da ciascun video solo una piccola parte che poi potrà essere trasformata in una GIF animata, modificata aggiungendo dei testi o degli adesivi e dei filtri particolari e magari anche velocizzata e fatta girare in loop avanti e indietro.

Una delle app più complete e facili da usare per trasformare ogni formato video o anche delle semplici fotografie in una GIF animata èmsicuramente Video2Me: Gif Maker e Video Editor.

Come indica il nome dell’app, si tratta di uno strumento di modifica con oltre venti funzioni disponibili anche nella versione gratuita.

Questa è anche una delle poche app che permette di effettuare l’operazione inversa, passare cioè da una GIF animata a un video, magari unendone due o più e inserendo anche l’audio che nelle GIF non è presente.

C’è anche lo strumento per ritagliare l’audio da un qualsiasi file MP3.

BOOMERATE VIDEO INVERTITO

boomerate

Carica o realizza una nuova GIF, falla muovere in avanti e indietro alla velocità che preferisci e poi condividila.

Le GIF animate più divertenti sono quelle in cui la scena si muove a differenti velocità, in avanti e indietro.

Un’app come Boomerate – Video invertito e in loop nasce proprio con questo scopo ed è oltretutto molto semplice da usare.

Come le altre app di creazione e modifica delle GIF, consente di trasformare un video presente in Galleria o di realizzarne uno nuovo.

A differenza delle altre, però, mette a disposizione diverse funzioni per quanto riguarda la velocizzazione o il rallentamento di singole parti della GIF animata.

Potremo così impostare una velocità da 0 a 100 sia in avanti che indietro, e poi stabilire quante volte il video si dovrà riavviare in loop.

Oltre a queste funzioni particolari, restano comunque molte di quelle delle classiche app di modifica a partire dall’inserimento di filtri e dalla possibilità di tagliare ulteriormente la clip.

Dalla finestra Impostazioni è possibile selezionare la lunghezza della GIF animata e scegliere la qualità del file esportato.

È comunque possibile aumentare volta per volta la lunghezza della GIF mantenendo premuto il pulsante di acquisizione.

Boomerate è tra le poche app di creazione e modifica video a essere completamente gratuita e anche la pubblicità inserita non è particolarmente opprimente.

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Non farti hackerare Instagram

Occhio ai messaggi diretti dei vostri contatti Instagram che vi chiedono codici di accesso o screenshot: è un trucco per hackerarvi l’account!

Il miglior modo di fregare l’account Instagram di qualcuno ha ben poco di tecnologico e sfrutta una delle tecniche più utilizzate dai pirati da sempre: l’ingegneria sociale.

Ultimamente sempre più persone stanno cadendo vittime di attacchi al proprio account tramite una tecnica ben poco sofisticata, accessibile a chiunque, anche poco esperto, ma particolarmente efficace.

In questo articolo spieghiamo come funziona questo attacco e come proteggersi, ma anche come tentare di recuperare l’account se ci siamo cascati.

instagram

1. Tutto parte da un amico

Lo scenario è molto semplice: riceviamo un messaggio diretto su Instagram da un amico che ci chiede di cliccare su un link (che riceveremo via email o SMS) e poi inviare uno screenshot o il codice che ci è apparso.

Le scuse possono essere di vario tipo: aiutarli a vincere un contest online, a recuperare l’account, a risolvere una magagna tecnica.

Se la richiesta arrivasse da uno sconosciuto non avremmo problemi a ignorarla ma quando arriva da un caro amico, parente o collega, le naturali difese si abbassano e magari si accetta di fare quanto richiesto.

Del resto, chi non aiuterebbe un amico se costa così poco? Ecco: una volta fatto quanto richiesto, siamo fregati e il nostro account a questo punto è nelle mani del malfattore.

2. Come è possibile?

La tecnica alla base di questo attacco è estremamente banale: il link inviato dal malintenzionato è quello che serve per resettare la nostra password di Instagram.

Il pirata ci chiede di passargli il codice che gli permetterà di cambiarla al posto nostro (i pirati non hanno infatti accesso alla nostra email o ai nostri SMS).

Inviandogli lo screenshot o il codice richiesto, gli stiamo dando tutto quello che serve per prendere possesso del nostro account.

Come detto, nessuno sano di mente accetterebbe di cliccare su un link proveniente da uno sconosciuto, ma se arriva da un conoscente, magari con il quale abbiamo parlato fino a poco tempo prima, è facile farsi trarre in inganno.

In realtà quando si cade vittima di questa truffa non sono i nostri amici a tentare di hackerarci, ma a loro volta sono stati violati.

La questione è piuttosto semplice: a un pirata basta violare un singolo account, magari protetto da una password debole e facile da indovinare o utilizzando credenziali sottratte e pubblicate sul Dark Web.

Il passaggio successivo è quello di tentare di prendere il controllo dei profili degli amici collegati utilizzando l’escamotage prima descritto.

Se caschiamo nel tranello, l’attaccante ne approfitterà per connettersi, scollegare tutte le sessioni e i dispositivi collegati e a questo punto avrà totale controllo sul profilo.

3. C’è un rimedio? Nì

hacker

Una volta che siamo stati sbattuti fuori dal nostro account, è praticamente impossibile riprenderne possesso senza un intervento diretto del social network, ma se siamo fortunati, e veloci, possiamo “fregare” a nostra volta il pirata.

Come? Molto semplicemente, se ci accorgiamo di aver fatto una sciocchezza, ma siamo ancora collegati, dobbiamo andare il prima possibile sulle impostazioni di sicurezza di Instagram, dallo smartphone o dal computer, e visualizzare l’attività di accesso.

Da qui vedremo tutti i dispositivi che si sono collegati nel tempo, e quando.

Uno di questi sarà evidenziato in verde, ed è quello relativo al dispositivo che stiamo utilizzando.

Non ci resta che selezionare tutti gli altri e cliccare su Esci così da “sbattere fuori” l’antipatico attaccante e mantenere il totale controllo del profilo.

4. Come evitare di cascare nella truffa?

Il modo più semplice è quello di non cliccare mai sui link, ma sappiamo benissimo che è molto difficile resistere alla tentazione: alla fine, tutti riceviamo link innocui a meme, immagini, notizie e via dicendo, e i social network sono progettati anche per facilitare questo scambio di informazioni.

In questo caso, però, all’attaccante non basta che clicchiamo: per portare a compimento il suo piano, dobbiamo inviare un codice o uno screenshot.

Ecco, se un contatto, ci chiede qualcosa del genere, accendiamo un campanello d’allarme ed evitiamo di fare quanto chiede.

Se ci teniamo, possiamo comunicare con il nostro contatto tramite altri canali, per esempio il telefono, così da assicurarci che sia stato veramente lui.

Probabilmente cascherà dalle nuvole: approfittiamone per avvisarlo che il suo account è a rischio e forniamogli le indicazioni per tentare di recuperarlo.

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Technology

Telecamera per la tua auto!

Telecamera per la tua auto 4K con sistema di visione notturna e registrazione automatica in caso di incidente. Wi-Fi e sincronizzazione con lo smartphone.

Sulle automobili di fascia alta più recenti è normale avere installata una telecamera in grado di riprendere quello che avviene durante il viaggio o anche quando la vettura è parcheggiata.

Oggi è possibile installare una telecamera come la Beptap 4K Dash Cam su qualsiasi automobile e avere la sicurezza che in caso di incidenti o di tentato furto quando è parcheggiata ci sia una prova video di quello che è successo.

Grazie al sensore Sony STARVIS IMX335, la dash cam è in grado di gestire automaticamente l’esposizione in situazioni sia di massima luminosità che di oscurità, in modo da acquisire chiaramente i numeri di targa e altri dettagli importanti.

Inoltre il sensore di gravità integrato, molto sensibile, si attiverà in caso di collisione, registrando automaticamente quello che succede e impedendo eventuali possibili sovrascritture.

Wi-Fi integrato!

Grazie alla fotocamera frontale grandangolare da 170° non restano praticamente punti ciechi, mentre la presenza di un sensore Wi-Fi permette di sincronizzare in tempo reale la dash cam con lo smartphone.

Oltre alla presa USB, necessaria per l’alimentazione, è presente anche una porta HDMI a cui collegare un visore esterno.

Sulla dash cam è comunque presente un piccolo display da 3 pollici.

Attenzione che la scheda di memoria non viene fornita in dotazione. Un modello da 64 GB costa comunque solo 10 €.

telecamera

Modalità parcheggio

La dash cam 4K di Beptap può funzionare anche in nostra assenza.

Basta impostare la modalità parcheggio direttamente dal display.

In questo modo ogni volta che la videocamera rileverà un movimento nel suo raggio d’azione, inizierà a registrare un video.

Naturalmente nella maggior parte dei casi non si tratterà di tentativi di effrazione, ma nel caso qualcuno dovesse danneggiare l’auto o tentare di rubarla, tutto verrà salvato come video sulla scheda di memoria.

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Formazione

Alla scoperta del nuovo Ubuntu

Alla scoperta del nuovo Ubuntu, la versione 22.04 si candida a rappresentare il punto di riferimento per il settore delle distribuzioni Linux destinate ai computer desktop, workstation e notebook.

L’arrivo di una nuova versione Lts (Long Term Support) di Ubuntu è sempre accolta con interesse da tutta la comunità degli appassionati e dei professionisti che lavorano con Linux.

Il team Ubuntu rilascia queste release con cadenza biennale, nel mese di aprile degli anni pari, e includono la garanzia di supporto esteso per ben cinque anni.

Si tratta, delle varianti più adatte a essere distribuite negli ambienti professionali, negli uffici e in tutti i contesti in cui il sistema operativo deve svolgere un ruolo di supporto.

Garantisce un funzionamento senza problemi, senza grosse novità che costringano a dover reimparare a utilizzare gli stessi strumenti e le stesse funzioni.

ubuntu

Anche quest’anno, ad aprile è stata rilasciata la versione 22.04 di Ubuntu, nelle versioni desktop e server, a cui sono seguite poi le moltissime derivate che completano l’ecosistema dei sistemi operativi curati dal produttore Canonical.

L’oggetto principale di questa prova rimane comunque la versione desktop di Ubuntu che, può essere scaricata in formato Iso direttamente dal sito Web del produttore e da moltissimi mirror distribuiti in tutto il mondo.

Sempre secondo tradizione, Ubuntu è scaricabile anche dalla rete Bittorrent, che garantisce ottime velocità di download senza appesantire i server del produttore.

I link di scaricamento indirizzano automaticamente l’utente all’edizione più adatta per il proprio computer;

ubuntu

Diversi installer

la versione più comune è quella a 64 bit per l’architettura Intel/Amd, ma non è l’unica.

Ubuntu è infatti disponibile già da qualche tempo anche per i sistemi basati su Arm e in diverse varianti.

Oltre a quella predefinita è disponibile anche un Network Installer, che integra un insieme minimo di pacchetti e necessita di una connessione attiva a Internet per completare l’installazione.

Il supporto Arm per i computer single board Raspberry Pi: Canonical ha completato l’iter di certificazione della famiglia RaspberryPi 4, a partire dalla variante con 2 Gbyte dimemoria Ram;

è sufficiente una scheda micro-SD da almeno 16 Gbyte e una versione recente del software Raspberry Pi Imager;

dopo aver fatto clic su Scegli S.O. si può trovare Ubuntu nella sezione Other general-purpose OS.

Le varianti disponibili sono quelle Desktop, Server e Co-re, ma la prima è installabile soltanto sui computer di quarta generazione.

Installazione senza sorprese

La procedura di installazione chiede se aggiungere al sistema anche i software e i driver di terze parti distribuiti come file binari.

L’opzione è disattivata per default, per questioni legate alle formule di licenza.

Durante l’installazione, Ubuntu può essere configurato per interfacciarsi con un dominio Active Directory; una funzione non troppo comune e molto interessante per gli ambienti enterprise.

Il tema di default di Ubuntu è disponibile nelle due varianti Lighte Dark.

La pagina di configurazione dell’aspetto permette anche di personalizzare il colore di accento per gli elementi dell’interfaccia.

schermata

La schermata con l’elenco delle App è stata ridisegnata e ora ospita anche due anteprime per raggiungere rapidamente i desktop virtuali

La nuova impostazione è efficace per la navigazione touch.

L’editor di testi predefinito è stato completamente rinnovato, passando al tool proposto nella suite Gnome.

Il nuovo software offre la colorazione della sintassi, la numerazione delle righe e altro ancora.

Gli aggiornamenti del sistema e delle applicazioni è gestito sia dall’Ubuntu Software Center sia dal tool dedicato Aggiornamenti software.

La duplicazione è un retaggio storico, ma può confondere i meno esperti.

Il browser predefinito di Ubuntu (Mozilla Firefox) è ora installato come pacchetto snap:

questa decisione ha avuto un impatto negativo misurabile sulle sue prestazioni.

Il motore di ricerca integrato nel sistema si conferma molto efficace: individua con precisione gli elementi desiderati ed è praticamente istantaneo nelle risposte.

Ubuntu integra un nuovo strumento di cattura delle schermate, si tratta di un tool piuttosto semplice ma intuitivo e ben realizzato.

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Applicazioni

Maghi del fotoritocco

Maghi del fotoritocco con un solo clic. Con la suite grafica targata Google è possibile applicare oltre 100 effetti speciali ai tuoi scatti e renderli unici.

Nel 2016 Google ha fatto un enorme regalo a tutti i fotografi professionisti, o aspiranti tali, rilasciando gratuitamente la Nik Collection, una rinomata suite di fotoritocco funzionante su Windows e MacOS sia in modalità stand-alone sia come plugin per Photoshop, Lightroom, Aperture ecc.

Tale decisione fu presa per dare la possibilità a chiunque di migliorare i propri scatti grazie ai potenti tool in essa presenti, che vanno dallo sviluppo fotografico a sofisticate tecniche di invecchiamento.

Più nel dettaglio:

Analog Efex simula lo scatto fotografico di una vecchia reflex permettendo di scegliere il modello di macchina, la pellicola e l’obiettivo;

Color Efex e Viveza consentono di occuparsi delle correzioni cromatiche e del controllo cromatico selettivo;

Silver Efex Pro è dedicato agli amanti della fotografia in bianco e nero;

HDR Efex Pro consente di creare foto artistiche sfruttando la magia dell’HDR;

Sharpener Pro riesce a mette in evidenza i dettagli più nascosti delle foto;

DFine riduce il rumore digitale degli scatti in base alla fotocamera utilizzata.

Nel 2017, la svolta!

Nel 2017, però, Google ha deciso di vendere la Nik Collection all’azienda francese DxO che ne ha continuato lo sviluppo portandola sino all’attuale versione 4, scaricabile in versione trial e acquistabile a 143 euro.

Funzioni per professionisti

Uno dei punti di forza della Nik Collection è la tecnologia U Point: è sufficiente un clic sulla zona da correggere per far comparire un’icona con i cursori che servono a determinare l’intensità della modifica.

I principali parametri del filtro e la zona di influenza in base alla similitudine con il colore del punto selezionato.

Grazie ai punti di controllo si può intervenire sulle immagini con la massima precisione, aggiungendo o rimuovendo un effetto in modo selettivo senza utilizzare maschere o livelli.

Tutti gli strumenti per il fotoritocco integrati nella google nik collection

strumenti

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Formazione

Dati a confronto con grafici radar

Dati a confronto con i grafici radar. Oggi parliamo del grafico radar, una tipologia di rappresentazione che serve per ottenere un confronto tra diverse categorie di valori in relazione a un punto centrale.

Analisi visiva

Per definizione il grafico radar è quel tipo di grafico che permette la visualizzazione di una o più serie di dati i cui valori vengono disposti lungo assi radiali; in base al numero di elementi della serie di dati si avrà un poligono risultante (se la serie di dati ha tre elementi parleremo di un triangolo, se ne ha quattro di un quadrato e così via).

Il suo utilizzo principale è l’analisi visiva di quale direzione viene assunta dai valori contenuti all’interno della serie di dati.

Utilizzando due serie di dati che puntano a diversi periodi temporali è possibile vedere con i propri occhi quali sono gli andamenti dei valori.

In questo caso i valori possono riferirsi al fatturato, ai costi sostenuti, ai canali di vendita e così via; la versatilità di un grafico radar ne permette l’utilizzo anche in contesti decisamente diversi tra loro.

Non un solo tipo di radar

Per far sì che un grafico radar risulti efficace dobbiamo tenere presente che i valori confrontati devono soddisfare due requisiti: da una parte i dati non devono essere molto distanti tra loro (perché questo renderebbe difficile mantenere visivamente le proporzioni del grafico) e dall’altra i valori devono basarsi sulla stessa scala di lettura.

Excel contiene tre diverse tipologie di grafico radar: quello classico, quello dotato di indicatori e quello riempito.

Il grafico dotato di indicatori aggiunge dei marcatori che permettono di leggere più semplicemente il valore che si desidera.

Il radar riempito, invece, ha senso quando si deve fare un confronto tra due serie di dati.

Quello che succede in questo tipo di grafico è che l’area del poligono legato alla rappresentazione dei dati viene colorata; per questo motivo è bene far sì che la prima serie di dati da analizzare sia quella con i valori più elevati, altrimenti si corre il rischio di nascondere la rappresentazione della successiva serie di valori.

Inseriamo e gestiamo un grafico radar

1. Apriamo il foglio di lavoro dove sono inseriti i dati su cui vogliamo lavorare. Assicuriamoci che le due serie di dati siano disposte su colonne diverse e facciamo clic su Inserisci nella barra multifunzione.

inserisci grafico

2. Selezioniamo con il mouse la serie di dati e tutti i riferimenti associati. All’interno della categoria Grafici facciamo clic su Inserisci grafico a cascata, a imbuto, azionario, superficie o radar. Facciamo clic sul grafico radar che preferiamo.

scegliamo il grafico radar

3. Per modificare l’aspetto visivo del grafico basta far clic su Struttura grafico nella barra multifunzione. All’interno del carosello Stili grafici è possibile selezionare l’aspetto che si preferisce.

Struttura grafico

4. Poi selezionando i vari elementi del grafico (serie di dati, tracciato, etichette di categorie) e dirigendoci su Formato possiamo modificarne l’aspetto visivo. È possibile aprire un Pannello di personalizzazione equivalente con un doppio clic.

formato

5. Ora selezioniamo entrambe le serie di dati e andiamo a inserire il grafico radar con gli indicatori seguendo le indicazioni del secondo step. Facciamo clic su Layout rapido e scegliamo un’opzione per rendere più leggibile il grafico.

layout rapido

6. Se vogliamo utilizzare un grafico radar riempito assicuriamoci di aver inserito la serie di dati con i valori più elevati sulla colonna più a sinistra; Excel, infatti, legge i dati da sinistra verso destra. In questa maniera minimizzeremo le sovrapposizioni.

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Excel: inseriamo i caratteri più strani

Una funzione di Excel ci permette di “scrivere” i caratteri all’interno delle celle a partire dai codici UNI, utilissimi per i caratteri che non ci sono sulla tastiera.

Se si deve scrivere un carattere ma questo non è presente sulla tastiera, come si fa?

La soluzione più semplice, ma anche la più scomoda, sarebbe quella di copiare il simbolo da qualche parte per poi incollarlo all’interno di una cella di Excel.

Questo metodo ha però due controindicazioni: prima di tutto non tutti i caratteri sono semplici da trovare su Internet, poi in Excel alcuni caratteri hanno funzioni particolari usate nella sintassi delle formule.

Per rendere questi ultimi semplici caratteri e non operatori è necessario sfruttare in maniera intelligente una particolare funzione del programma.

Parliamo di CARATT.UNI, una funzione che ha il compito di mostrare a schermo il simbolo tipografico associato a un particolare numero della codifica Unicode, andando a risolvere problemi anche molto diversi tra loro nell’utilizzo quotidiano di Excel.

Come funziona?

CARATT.UNI è una funzione che ha un compito specifico: restituire il carattere Unicode corrispondente al valore numerico che si specifica all’interno della formula.

Questa è una delle funzioni centrali di Excel e si appoggia sul sistema di codifica Unicode. Si tratta di uno schema standard che assegna a ogni carattere uno specifico simbolo tipografico.

Il bello di Unicode è il suo funzionare in maniera indipendente dalla lingua, dalla piattaforma informatica e dalla tipologia di programma utilizzato.

Inoltre comprende tutti i caratteri, inclusi quelli che non fanno parte del nostro set nazionale o quelli “impossibili” come la famigerata tilde ( ̃ ) o il poco noto backtick ( ` ).

All’interno dello standard Unicode, oltre a tutte le lettere che vengono utilizzate solitamente per l’alfabeto occidentale, troviamo anche quello arabo, il cirillico, il greco, il mondo degli ideogrammi orientali, l’alfabeto tailandese e anche diversi simboli appartenenti a lingue morte come il gotico, il runico, il cuneiforme o l’antico italico.

Attraverso CARATT.UNI, in sostanza, è anche possibile scrivere in lingue o utilizzare simboli che non si potrebbero recuperare in maniera immediata dalla tastiera o da Internet.

Al momento la codifica Unicode, arrivata alla quattordicesima versione, include 144.697 caratteri.

Quando usiamo CARATT.UNI?

La funzione CARATT.UNI in Excel, oltre a far comparire a schermo simboli provenienti dai contesti più disparati, può essere utilizzata in maniera molto intelligente per bypassare i caratteri jolly.

I simboli ?, * e ̃, infatti, vengono interpretati dalla sintassi delle formule come degli input per particolari funzioni di ricerca avanzate.

Questo significa che, se non si vogliono richiamare le funzioni associate a tali simboli, usare CARATT.UNI è il modo migliore per visualizzare a schermo i caratteri tipografici.

La funzione in questione possiede un’unica variabile e questa sua semplicità ne rende molto facile la concatenazione di più istanze; per poterlo fare sarà semplicemente necessario utilizzare la &, che sappiamo essere l’operatore di giunzione delle stringhe.

In questa maniera un utente può digitare intere parole richiamando a schermo i caratteri associati a particolari decimali dello standard Unicode.

C’è un elemento a cui bisogna fare attenzione per utilizzare correttamente questo strumento: i decimali.

Il valore a cui bisogna guardare quando si cerca una tabella Unicode è il decimale legato alla codifica UTF-8 (Unico-de Transformation Format, 8 bit) e nient’altro; inserire il valore esadecimale genererà soltanto confusione.

Come usare CARATT.UNI in un foglio excel?

  1. Il nostro obiettivo sarà scrivere la parola CIAO utilizzando soltanto CARATT.UNI. Facciamo clic sulla cella nella quale vogliamo scrivere e clicchiamo il pulsante FX a sinistra della barra della formula.
caratt.uni

2. All’interno del campo Cerca una funzione digitiamo la parola CARATT. Ora facciamo clic su CARATT.UNI all’interno del campo Selezionare una funzione e poi facciamo clic su OK.

formula

3. All’interno del campo compilabile Num sarà necessario inserire il decimale del carattere che desideriamo codificato in UTF-8. In questo caso la C corrisponde al numero 67.

numero carattere

4. Facciamo clic sulla barra della formula e posizioniamoci alla fine di ciò che abbiamo scritto. Premiamo una volta la barra spaziatrice e poi inseriamo una e commerciale (&). Ora potremo scrivere il resto della funzione.

caratt.uni


5. Facciamo copia e incolla sulla funzione CARATT.UNI e modifichiamo il valore tra parentesi con i decimali corrispondenti alle lettere I (73), A (65), e O (79). Tra una lettera e l’altra ricordiamo di inserire le & per collegare le varie parti della funzione.

caratteri

6. Una volta terminata la funzione da scrivere, premiamo Invio per vedere il risultato all’interno della cella. Ciò che avremo scritto sarà a tutti gli effetti indistinguibile dal testo, se non osservando la barra della funzione.

Scritta finale con formula

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Come trovare la password Wi-Fi su Windows 11

Come trovare la password Wi-Fi su Windows 11. Impossibile accedere alla propria rete domestica? Niente paura!


La password Wi-Fi è una delle chiavi di accesso che più ci si dimentica facilmente.

Tutta “colpa” dell’opzione che consente di memorizzare in automatico le credenziali associate alla rete Internet di casa dopo il primo collegamento, tanto sul computer quanto su smartphone e tutti gli altri dispositivi mobili.

A complicare ulteriormente le cose ci si è messo pure il tasto WPS (Wi-Fi Protected Setup) presente nella stragrande maggioranza dei router in commercio: è sufficiente premerlo per connettere in automatico il dispositivo desiderato alla rete Wi-Fi domestica, senza la necessità di digitare (e dunque ricordare) la parola chiave.

Ci sono però alcune situazioni in cui conoscere la password Wi-Fi è ancora importante. Ad esempio quando si riceve la visita di un amico o un parente a casa e una delle prime richieste è appunto la password Wi-Fi del router.

Oppure quando si acquista una nuova Smart TV e la si deve configurare per la prima volta, senza disporre dell’utile funzione offerta dal pulsante WPS.

Ma ora, scopriamo insieme come trovare la password Wi-Fi dimenticata.

Scopri la password Wi-Fi tramite Impostazioni

impostazioni Windows 11

Uno dei metodi più intuitivi per recuperare la password su Windows 11 prevede l’utilizzo delle Impostazioni e della scheda Rete e Internet.

Ecco nel dettaglio la procedura:

1.Fai clic sul menu Start (icona con il logo Microsoft) e nella finestra che si apre, seleziona Impostazioni (icona a forma di ingranaggio). Per aprire le Impostazioni di Windows 11 puoi anche usare la scorciatoia da tastiera Win + I.

2.Nella finestra Impostazioni seleziona dal menu laterale a sinistra la scheda Rete e Internet.

3.Nella nuova schermata visualizzata clicca sulla scheda Impostazioni di rete avanzate, ultima opzione in fondo.

4.Ora individua l’intestazione Impostazioni correlate e fai clic su Più opzioni per la scheda di rete.

5.Pochi istanti dopo si aprirà la nuova finestra Connessioni di rete. A questo punto sposta il cursore del mouse in corrispondenza della tua rete Wi-Fi, fai clic destro e, dal menu a tendina che si apre, seleziona la voce evidenziata in grassetto Stato.

6.Nella finestra Stato di Wi-Fi fai clic sul pulsante Proprietà wireless.

7.La nuova schermata mostra in automatico le informazioni correlate al tab Connessione. Per vedere invece la password Wi-Fi occorre selezionare il tab Sicurezza.

8.Adesso non ti resta che fare clic sul quadratino accanto a Mostra caratteri per visualizzare la password Wi-Fi del router.

Ora che hai trovato la password puoi connettere un altro dispositivo alla rete Internet o condividerla al tuo ospite.

E se per la prossima volta non vuoi ripetere l’intera procedura, dovendo accendere il computer e ricordare tutti i passaggi elencati qui sopra, la soluzione migliore è copiare la chiave di sicurezza della tua rete e conservarla in un luogo sicuro.

Volendo puoi salvarla sulla rubrica del telefono, assegnandole un nome fittizio.

Password Wi-Fi in chiaro tramite PowerShel

PowerShel

Un altro metodo per vedere la password della tua rete Wi-Fi prevede l’utilizzo di PowerShell, la shell avanzata disponibile su tutti i PC con a bordo il sistema operativo Windows, e l’inserimento di una riga di comando.

Rispetto alla soluzione precedente richiede meno passaggi, ma per chi ha poca dimestichezza con i comandi avanzati di Windows è preferibile sfruttare la procedura di sopra, essendo più intuitiva per la maggior parte degli utenti comuni.

Ecco quali sono i passaggi da seguire:

1.Fai clic destro sul menu Start (icona del logo Microsoft) e, dal menu a tendina che si apre, seleziona la voce Terminale Windows (Admin).

2.Nella finestra Controllo dell’account utente, alla domanda “Vuoi consentire a questa app di apportare modifiche al dispositivo?” seleziona il pulsante Sì.

3.Ora che hai aperto la finestra PowerShell, digita la seguente riga di comando e premi Invio sulla tastiera del computer:

netsh wlan show profiles

4.Fatto questo, digita la seguente riga di comando (in sostituzione di Wi-Fi Profile dovrai inserire il nome della rete Wi-FI per cui intendi trovare la password) e premi di nuovo Invio della tastiera:

netsh wlan show profile name=”WiFi-Profile” key=clear

5.Individua adesso l’intestazione Impostazioni sicurezza: la password Wi-Fi del router di casa è mostrata accanto alla voce Contenuto chiave.

Una volta che hai individuato la password vale lo stesso discorso fatto in precedenza.

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