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A prima vista il nuovo Nest Hub sembra esattamente identico al predecessore, da cui eredita lo schermo da 7 pollici con cornici molto vistose di colore bianco e tre aperture sulla parte superiore. Sotto alla scocca, realizzata con il 54% di plastica riciclata, troviamo però un sacco di novità, a partire da uno speaker migliorato rispetto a quello del modello originale.

In particolare Google afferma che i bassi sono più potenti del 50%, andando così a colmare una delle lacune più importanti del modello di prima generazione che, nonostante le dimensioni della base, non era in grado di offrire una qualità audio soddisfacente. Diventa così più soddisfacente ascoltare la musica dai propri servizi di streaming preferiti, con una grande novità, che vi anticipiamo con questa animazione.

Google presenta il nuovo Nest Hub, più potente e con radar Soli 1

Ebbene si, Google non ha abbandonato la tecnologia Soli, che aveva fatto il suo debutto sulla serie Google Pixel 4: ha deciso di riproporla sul proprio smart display. Il primo utilizzo è intuitivo, e permette di avviare o fermare la riproduzione musicale, o dei video, con un gesto davanti al display.

Prima di parlare della funzionalità principale del chip Soli però, accenniamo alla gestione migliorata dei dispositivi della casa connessa, raggruppati in un unico punto, seguendo gli standard definiti dal progetto Connected Home over IP, a cui partecipano anche Apple e Amazon e che viene gestito dalla Zigbee Alliance.

Le funzioni legate al sonno

I ritmi frenetici che a volte ci impone la vita quotidiana ci portano troppo spesso a sottovalutare l’importanza del sonno e dell’effetto benefico che ha sulla nostra salute, e il nuovo Nest Hub prova ad aiutarci a capirne l’importanza con una serie di informazioni, senza che sia necessario indossare alcun dispositivo che potrebbe risultare fastidioso.

Grazie a Motion Sense, che si basa sulla tecnologia Soli, la funzione Sleep Sensing di Nest Hub è in grado di analizzare come dorme la persona più vicina al display, basandosi sui movimenti e sulla respirazione, senza che sia necessario utilizzare una telecamera o un qualsiasi altro sensore da indossare. Grazie agli altri sensori (luce, temperatura e microfono), il software è in grado di riconoscere i colpi di tosse, il russare, e le variazioni di luminosità e temperatura, per riuscire a capire in maniera più chiara il loro impatto sul sonno.

Al risveglio l’utente riceverà un riepilogo personalizzato sullo schermo, con la possibilità di rivederlo in qualsiasi momento della giornata con una semplice domanda. I dati possono inoltre essere trasmessi all’app Google Fit per avere tutte le informazioni sulla propria salute in un unico posto.

Se il report è utile per individuare eventuali problemi, molto comodi saranno anche i suggerimenti forniti da un team di scienziati, che si basano sulle linee guida dell’accademia Americana della medicina del sonno. Se siete attenti alla vostra privacy, e non volete che i dati di Sleep Sensing vengano raccolti in alcun modo, potete disabilitare la funzione, ricordando che non verranno in alcun modo identificarti corpi e volti, e che i suoni registrati vengono analizzati in locale, senza finire sul cloud.

 Sleep Sensing è disponibile in anteprima gratuita fino al prossimo anno, e Google promette interessanti integrazioni con i dispositivi Fitbit, azienda da poco entrata a far parte del gruppo californiano. Anche con la funzione disabilitata sarà possibile farsi accompagnare nel sonno da suoni rilassanti e farsi risvegliare da un suono a volume crescente, accompagnato da una maggiore luminosità dello schermo. E se volete dormire ancora cinque minuti basterà passare la mano davanti al display per un rapido snooze.

Google Nest di seconda generazione è preordinabile negli USA. in Canada, Germania, Francia e Australia presso i rispettivi Google Store e nei principali negozi di elettronica. In patria il prezzo di vendita è fissato a 99 dollari.

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