• 3 anni fa
  • 10Minuti
  • 2032Parole
  • 59Visualizzazioni

È un nuovo social. Diverso dagli altri perché permette di utilizzare solamente la voce. In una ”stanza virtuale” potete parlare (ad alzata di mano), potete ascoltare e niente altro. Tutto però in diretta e tutto con la libertà che comporta questo tipo di utilizzo.

Clubhouse è senza dubbio la parola più ricercata e utilizzata del momento. Chiaramente non stiamo parlando di un bar o di un qualche locale dove ritrovarsi, anche se come vedremo non si differenzierà poi troppo da questi, bensì stiamo parlando del nuovo social network che sta imperversando un po’ ovunque in queste ultime settimane. Che poi tanto nuova non è perché in USA è già attiva da circa un anno, con addirittura 2 milioni di utenti e 100 milioni di dollari di investimento dalla nota società di venture capital Andreessen Horowitz.

La sua caratteristica principale è quella di semplificare al massimo tutti gli artefizi che troviamo su altri social network in giro. Niente foto da scattare, niente video da condividere, niente post da scrivere. Solo una foto profilo, una piccola biografia (se la si vuole) e la possibilità di entrare in una stanza (o room come viene denominata in Clubhouse) per ascoltare gli altri o per dire anche la propria, raccontando quello che si vuole o quello che riguarda l’argomento della conversazione. Tutto qui. Un vero e proprio grande “circolo” (appunto Club) in cui creare stanze dove rinchiudersi per parlare proprio come si farebbe fisicamente in una casa con amici o magari all’università.

Al momento però Clubhouse è accessibile solo agli utenti iOS ossia con un iPhone o un iPad. E non solo perché è possibile accedere al social solo tramite un invito di chi è già in possesso di un account attivo all’interno di Clubhouse. Questo significa che per il momento la nuova piattaforma possiede un accesso limitato, una specie di Beta che permetterà agli sviluppatori di sistemare il tutto per poi promuovere il social in futuro anche ad utenti Android e senza inviti.
In questo articolo vi spieghiamo come funziona, per chi è fatta e soprattutto quale sarà il suo futuro soprattutto in concorrenza con i vari Facebook, Instagram, LinkedIn e chi più ne ha più ne metta.

La storia del nuovo ”audio” social

Partiamo innanzitutto dal capire come è nato Clubhouse. L’idea è partita da due sviluppatori, Paul Davison e Rohan Seth, che nel 2011 si sono conosciuti grazie all’amore condiviso per i social. All’epoca, Rohan stava lavorando ad alcune app per aiutare gli amici a ritrovarsi nelle loro città e Paul stava creando un’app chiamata Highlight per aiutare le persone a stringere amicizie. Come spiegano loro stessi “Nei dieci anni successivi abbiamo entrambi continuato a lavorare su prodotti social, sperimentando nuove app, fallendo e ricominciando.” Nell’autunno del 2019, si sono ritrovati e hanno deciso di collaborare e creare un qualcosa insieme.

Dopo molte iterazioni nello spazio audio hanno partorito Clubhouse nel marzo dello scorso anno. Il loro obiettivo era creare un’esperienza social che sembrasse più umana possibile, dove invece di postare pensieri o foto, sarebbe stato possibile riunire le persone con altre persone e parlare. “La nostra stella polare era creare qualcosa per cui una volta chiusa l’app al termine della sessione, ci si sarebbe sentiti meglio di quando era stata aperta, perché avevi stretto amicizie, incontrato nuove persone e imparato molte cose”. Questo era l’obbiettivo di Clubhouse e dei suoi realizzatori.

E il successo degli ultimi mesi ha premiato i due fondatori. Clubhouse infatti, avvantaggiata sicuramente dalla pandemia e dalla necessità di dover stare in casa forzatamente a causa del distanziamento sociale, è riuscita in pochissimo tempo a divenire già una comunità di oltre due milioni di persone in tutto il mondo dai musicisti, scienziati, creatori, atleti, comici, genitori, imprenditori, operatori di borsa, leader senza scopo di lucro, autori, artisti, agenti immobiliari, appassionati di sport e altro. Tutti sono entrati in Clubhouse per parlare, imparare, ridere, intrattenere, incontrare e connettersi. Praticamente una famiglia digitale (ma poi nemmeno tanto) dove poter parlare liberamente.

Come funziona Clubhouse?

Clubhouse dunque è un nuovo tipo di social basato sulla voce. La sua struttura è decisamente semplice ma anche immediata e comoda per tutti, anche per i meno conoscitori dei mezzi digitali. La home si divide in modo abbastanza netto, mettendo in primo piano le stanze suggerite: non appena si fa tap su una di queste si entra nella conversazione ed è possibile ascoltare fin da subito cosa stanno dicendo gli utenti al loro interno. Entrare dunque in ogni stanza è come diventarne parte anche se di default come spettatore, perché in questo caso non si ha la possibilità di interagire ma solo di ascoltare.

Se l’argomento è interessante e si ha la volontà di dire la propria, ecco che basterà tappare sull’icona a forma di mano e come per magia si farà capire al moderatore della stanza che si vuole prendere la parola. A questo punto, se il moderatore lo vorrà, ci si trasformerà in ”Speaker” ossia un membro della stanza con la possibilità di parlare. In questo caso si avrà la possibilità di attivare il microfono e dunque di poter interagire con la stanza e gli altri membri sempre nel rispetto delle regole di Clubhouse e soprattutto nel rispetto anche del moderatore, il quale in qualunque momento potrà comunque togliere la voce agli speaker.

La base dunque su cui è stata creata Clubhouse è quella delle ”Rooms” ossia delle stanze. Una casa con tante stanze dove poter parlare di argomenti differenti in ognuna. Chiunque avrà la possibilità di creare una propria stanza dove avere i poteri di moderatore (poteri che potrebbero anche essere donati ad altri membri della stanza). Tre le differenti modalità con cui creare la nuova room: Open, Social e Closed. I nomi parlano chiaro perché si avrà la possibilità di aprire una stanza completamente pubblica dove tutti potranno entrare liberamente. Se invece si vorrà creare una stanza solo per pochi intimi ossia dove le persone potranno entrare solo ed esclusivamente se invitate si dovrà creare una stanza Closed e in questo caso la stanza non sarà visibile agli altri pubblicamente. E poi la Social che sarà invece visibile solo alle persone interconnesse tra di loro ossia quelle che ogni utente segue.

Le varie stanze vengono proposte sulla Home principale dell’applicazione in una sorta di lista verticale con in alto, fissati, gli appuntamenti della giornata per le stanze che sono state ”programmate”. E poi via via tutte le altre rooms già attive in quell’istante. Facile trovare quella più interessante visto che ogni stanza potrà menzionare il proprio topic, ossia l’argomento su cui basare la conversazione. Oltre a questo è presente in alto l’icona della lente che permetterà di fare una ricerca specifica per trovare gli utenti su Clubhouse o anche per le stanze su di un argomento specifico.

C’è poi anche la sezione degli inviti. Sì, perché come detto in apertura per il momento Clubhouse è un ”circolo per pochi eletti” che possono entrare solo se vengono invitati dagli altri già dentro. Ogni nuovo utente ha la possibilità di sfruttare 2 o 5 inviti personali da donare a chi meglio vuole. C’è anche la sezione ”Upcoming” ossia una pagina in cui l’app non fa altro che riepilogare tutte le stanze e le conversazioni in programma durante la giornata. Una sorta di agenda che permetterà di non perdere mai una conversazione di interesse. E infine la campanella che indica la sezione “Activity” ossia la vera sezione delle notifiche dove vengono menzionati all’utente tutti i nuovi follower ma anche tutte le conversazioni a cui lui stesso ha chiesto la notifica.

Privacy e sicurezza: più facile con la sola voce?

Quando si parla di Social non si può non pensare subito alla Privacy e alla sicurezza per gli utenti. In questo caso Clubhouse sembra partire avvantaggiata visto che l’esperienza vocale è più semplice da proteggere rispetto ad una piattaforma dove tutto viene scritto e reso visibile. Se l’utente è un mero ”ascoltatore” chiaramente l’applicazione lo lascia in muto e non interviene nell’attivare il suo microfono. Di fatto se l’ascoltatore diviene uno speaker tutte le conversazioni risultano criptate e si dissolvono nel momento in cui la stanza viene disattivata e quindi chiusa.

Chiaramente le regole sono quelle di un classico social. L’iscrizione avviene con il proprio nome e cognome e numero di telefono ed è possibile solo dopo aver compiuto 18 anni. In essa non sono consentiti “abusi, bullismo e molestie nei confronti di nessuna persona o gruppo”. Tutti possono segnalare queste situazioni. In questo caso seppure violenza e incitamento all’odio siano vietati, come detto, le eventuali infrazioni devono sempre passare da una segnalazione egli utenti. E visto che alla chiusura della stanza il social cancella gli audio, i tempi e i modi di una possibile indagine sono ristretti. Sarà dunque efficace effettuare una segnalazione in tempo reale durante la conversazione. Secondo il regolamento, nel caso in cui l’indagine interna desse esito positivo, la piattaforma prevede una serie di provvedimenti, che vanno dall’ammonimento alla sospensione, fino all’espulsione e alla segnalazione alle forze dell’ordine.

Clubhouse e il suo futuro

Tutto bello o forse non tutto. Se da una parte Clubhouse sembra aver catturato l’attenzione di tutti coloro ingordi di social network è altrettanto palese che ci sono dei limiti che al momento l’applicazione non risolve e che riguardano non solo cose pratiche come l’esistenza solo su iOS ma anche cose più legali come il GDPR. Da una parte infatti la nuova piattaforma è per ora disponibile solo sugli smartphone di Apple, come spesso accaduto anche con altre applicazioni in sviluppo. La volontà degli sviluppatori è chiaramente quella di ampliare l’accesso anche a coloro che sono in possesso di uno smartphone Android ma i tempi non sono ancora noti. Questo aspetto chiaramente taglia, e di molto, l’accesso alla maggior parte degli utenti che magari sono in possesso di un solo smartphone e per giunta Android.

Altro limite è senza dubbio quello degli inviti. Gli utenti che posseggono già un account e sono entrati in Clubhouse hanno a disposizione un numero fortemente limitato di inviti per altre persone. In questo caso 2 o al massimo 5. Tutto ciò comporta una limitazione forte per quanto concerne l’espansione del social in tempi in cui invece è proprio la velocità di diffusione che rende una piattaforma più o meno interessante per i nuovi digital.

Altro aspetto importante riguarda anche l’impossibilità, più o meno generica, di moderare “super partes” una stanza e i loro argomenti. Sì, il moderatore può togliere la parola ad uno speaker ma non c’è modo di evitare che vengano create delle rooms in cui magari si diffondono fake news o si discutono argomenti poco legali. È accaduto già che in alcune stanze create ad hoc si parlasse di attentati terroristici in cui sono uscite affermazioni poco veritiere o addirittura pericolose. Il piano per moderare meglio queste situazioni non è chiaro e questo potrebbe essere poco vantaggioso per l’intera piattaforma, una volta presa d’assalto.

E poi c’è anche la questione dei contatti. L’applicazione infatti, come altri social, non fa che chiedere in fase di registrazione di poter accedere alla rubrica completa presente nel proprio smartphone in modo da poter rendere più facile l’invio degli inviti ai propri amici o conoscenti o colleghi. A detta di esperti di cybersecurity, Clubhouse non rispetterebbe i requisiti del Regolamento europeo sulla privacy, il GDPR. Questo perché nella dichiarazione del social sulla protezione dei dati degli utenti non viene menzionata una spiegazione su dove finiscano i dati importati della rubrica.

Di fatto, almeno al momento, Clubhouse sembra essere più che una mera piattaforma social, un vero e proprio club di esperti digital, imprenditori, marketer, esperti tech e altri del settore che si incontrano, chiedono consigli, parlano delle loro esperienze e mettono sul tavolo delle rooms argomenti più o meno interessanti. C’è quel sapore di podcast ”live”, quella volontà di creare un evento a cui partecipare ma da smartphone e c’è anche quell’essenza di nuovo che poi tanto nuovo forse non è.

Per ora però sembra funzionare: l’app si ascolta bene, il sistema è fluido e tutti sembrano essere davvero contenti di poter parlare con altri anche a distanza di chilometri e non davanti ad una classica videocamera del proprio computer.

contattaci