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Formazione

Copiare files col wifi

Copiare i files con il wifi grazie alla funzione chiamata “Condivisione di prossimità”, presente nelle versioni più recenti di Windows 10 e in Windows 11, ci permette di copiare dei file da un PC all’altro in modalità wireless.

Ogni volta che ci capita di avere la necessità di copiare un file da un computer all’altro siamo sempre costretti a utilizzare una chiavetta USB, un server esterno o la posta elettronica.

Fortunatamente, dalla versione 1803 di Windows 10 in poi, Microsoft ha reso disponibile la funzione Condivisione di prossimità (Condivisione nelle vicinanze in Windows 11) che ci consente di trasferire documenti, immagini, link Web e altri tipi di file dal proprio PC a qualsiasi altro computer che si trovi a portata della trasmissione wireless, che utilizza una combinazione di Bluetooth e Wi-Fi.

Quando decidiamo di condividere il file non dobbiamo far altro, dopo esserci accertati di avere la funzione attiva e disponibile, che selezionare il computer destinatario da un elenco di quelli a portata di connessione e avviare il trasferimento.

Ricordiamo che la funzione Condivisione di prossimità richiede necessariamente le interfacce Wi-Fi e quella Bluetooth.

Vediamo come fare:

1.Per prima cosa verifichiamo che la Condivisione di prossimità sia presente fra le opzioni disponibili nel Centro notifiche di Windows, sia nel computer sorgente che in quello destinatario.

Se non abbiamo il Bluetooth la funzione non sarà utilizzabile.

2.Se la Condivisione di prossimità non è presente, da Impostazioni, selezioniamo Sistema e quindi Esperienze condivise.

Verifichiamo che la funzione sia attiva ed eventualmente impostiamo le altre opzioni, come il percorso di salvataggio del file.

3.Per condividere un file dobbiamo solo fare clic sulla sua icona con il tasto destro del mouse e selezionare la voce Condivisione (a sinistra).

Ci apparirà un pannello (a destra) che ci mostrerà i computer nelle vicinanze a cui possiamo inviare il file.

4.Completiamo la condivisione del file selezionando il destinatario e avviando il trasferimento (a sinistra).

Sul PC destinatario apparirà la richiesta di conferma: per terminare chi riceve deve solo selezionare la voce Salva o quella Salva e apri (a destra).

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PowerPoint: scontorniamo le immagini

PowerPoint ha un comodo strumento interno per scontornare le immagini senza bisogno di uscire dal programma. Ecco come funziona.

PowerPoint continua ad arricchirsi con funzionalità sempre più interessanti: oggi non è più un semplice strumento per impaginare slide, ma offre una serie di altre opzioni che vanno dal design vero e proprio fino al fotoritocco.

Come abbiamo già detto molte volte su queste pagine, molte funzioni passano inosservate, semplicemente perché l’abitudine ci induce a guardare altrove quando abbiamo bisogno di uno strumento.

Se dobbiamo scontornare un’immagine, per esempio, la prima idea è quella di pensare a programmi specializzati, primo fra tutti Adobe Photoshop, oppure ai servizi online che offrono questa funzionalità.

In realtà è sufficiente guardare “nel posto giusto” all’interno di PowerPoint.

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Semiautomatica ed efficace

Naturalmente lo scopo finale dei programmi del pacchetto Office è quello di portarci al risultato senza troppa fatica, quindi anche lo strumento per scontornare le immagini risponde a questa logica, permettendoci di fare il lavoro senza troppo sforzo.

Come sempre non è facilissimo indagare il funzionamento vero e proprio delle funzionalità incluse nel pacchetto Office, ma l’impressione è che si tratti di uno strumento che fa uso di quella che oggi viene impropriamente chiamata Intelligenza Artificiale per proporre la base da cui partire con l’operazione di scontorno.

Dal punto di vista pratico, quello che è davvero interessante è il fatto che l’operazione richiede solo pochi minuti.

Basta usare la funzione Rimuovi sfondo nella scheda contestuale che si attiva selezionando un’immagine.

Risultato apprezzabile

Se consideriamo che si tratta di un “accessorio”, che per di più opera in modo praticamente automatico, il risultato che otteniamo è molto interessante.

Se pensiamo, poi, che lo scopo ultimo di PowerPoint è quello di creare presentazioni, che quindi saranno fruite da una certa distanza e su videoproiettori, quello che otteniamo è più che sufficiente per non richiedere l’uso di strumenti esterni.

Naturalmente c’è qualche limite, per esempio la funzione Rimuovi sfondo funziona molto meglio sulle immagini in cui il soggetto principale è molto più a fuoco del resto della scena, tuttavia possiamo sempre correggere il risultato usando gli strumenti a disposizione, anche questi semi assistiti.

Insomma, anche se dobbiamo ritoccare il risultato che PowerPoint propone, non è necessario sforzarsi di farlo in modo preciso al pixel.

Provvederà infatti lo strumento a sistemare il risultato, che eventualmente potremo modificare ancora.

Una volta rimosso lo sfondo, questo sarà a tutti gli effetti trasparente per Office: anche se l’area di selezione dell’immagine rimarrà invariata, tutte le zone in cui lo sfondo è stato rimosso saranno viste come inesistenti da sfondi, testo e dalle altre immagini presenti nella presentazione.

Le basi dello strumento rimuovi sfondo

1. Lo strumento per lo scontorno automatico funziona con i principali tipi di immagine, compresi quelli messi a disposizione dalle librerie interne di PowerPoint.

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2. Una volta inserita e selezionata l’immagine, noteremo in fondo al menu la scheda Formato immagine. La voce che ci serve è Rimuovi sfondo, che dovrebbe essere la prima a sinistra. Basta fare clic.

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3. Dopo una rapida analisi il sistema ci propone lo sfondo da rimuovere, evidenziato in un colore appariscente.

In questo caso, visto che vogliamo aggiungere una parte da conservare, useremo lo strumento Segna area da mantenere.

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4. Aiutandoci con lo zoom, disegniamo il contorno della zona da mantenere. Se notiamo che la selezione si sposta mentre la tracciamo, è perché il sistema di analisi è già al lavoro.

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5. Completato il contorno, l’area che abbiamo circoscritto verrà aggiunta automaticamente fra quelle da conservare.

Se siamo convinti del risultato facciamo clic su Mantieni modifiche.

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6. In questo caso per rendere più evidente il risultato abbiamo aggiunto una seconda immagine, come sfondo della slide. Come possiamo vedere il contorno è stato rimosso in modo più che buono.

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Formazione

File spariti? No problem!

File spariti? No problem. File corrotti o cancellati per errore, CD e DVD illeggibili, computer colpiti da ransomware: ecco la guida completa per recuperare i dati in queste situazioni.

Il miglior modo per recuperare dati da un hard disk o una scheda di memoria che ha smesso di funzionare? Molto semplice: recuperare il backup.

Bastano pochi clic e qualche minuto di pazienza per riprendere possesso di tutto quello che si temeva perduto.

C’è un problema, però: bisogna ricordarsi di fare le copie di sicurezza e, soprattutto, di aggiornarle frequentemente.

Ed è qui che casca l’asino: se chiedessimo ai nostri lettori se considerano fondamentale avere copie di sicurezza custodite in maniera sicura e sempre aggiornate, siamo certi che tutti risponderebbero affermativamente.

Se però andassimo a verificare in quanti hanno adottato una politica anche solo sufficiente per i backup, siamo altrettanto certi che in molti casi i backup saranno inesistenti o, più probabilmente, vecchiotti.

Non ci stupirebbe, anche perché sono dinamiche che ci capita di vedere non solo fra gli utenti comuni, ma anche fra le aziende e spesso anche in alcune Pubbliche Amministrazioni.

Insomma, è statisticamente probabile che più di qualcuno abbia bisogno di recuperare informazioni e non abbia a disposizione una copia recente dei dati.

Fortunatamente, anche in questi casi ci sono alcune soluzioni che possiamo adottare, soluzioni che torneranno utili anche ai più diligenti, per esempio per recuperare le immagini da una scheda di memoria che ha improvvisamente smesso di funzionare prima ancora che potessimo mettere in sicurezza i file.

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Il backup che (forse) non sai di avere

Se un giorno, accendendo il PC, scopriamo di essere vittima di un ransomware o di aver cancellato erroneamente dei dati importanti, non perdiamo la calma, anche se non abbiamo effettuato copie di sicurezza.

Potrebbero esserci copie dei documenti sul cloud. Windows, infatti, integra OneDrive che automaticamente salva alcune cartelle, come Documenti, Immagini e il desktop, sul cloud di Microsoft.

A meno di aver disabilitato il servizio, insomma, avremo una copia di sicurezza costantemente aggiornata alla quale accedere in qualsiasi momento, anche da altri dispositivi, semplicemente facendo login con le nostre credenziali sul sito onedrive.live.com.

Se abbiamo installato il pacchetto Microsoft 365 (Office), tutti i documenti aperti e creati saranno salvati automaticamente su OneDrive, a meno di specificare il contrario, e recuperarli sarà un gioco da ragazzi: basta cliccare sopra al file in questione con il tasto destro e selezionare Scarica.

E se il file lo abbiamo cancellato per errore?

Anche in questo caso, nessun problema: il cestino di OneDrive è infatti indipendente da quello di Windows e conserverà tutti gli elementi cancellati per 30 giorni.

Se quindi in un eccesso di zelo nel ripulire il computer abbiamo erroneamente cancellato per sempre alcuni file o cartelle, abbiamo sempre la possibilità di recuperarli dal cestino del servizio cloud di Microsoft, a patto di accorgercene in tempi brevi, non più di 30 giorni.

Non è l’unica opzione utile di OneDrive. Può infatti capitare di aver fatto un errore magari sovrascrivendo un file, o dando il comando Salva nel momento sbagliato.

In tal caso, clicchiamo sul file incriminato con il tasto destro e selezioniamo Cronologia versioni: cliccandoci sopra potremo accedere alle precedenti versioni del file, visualizzare le differenze e ripristinare quella che desideriamo.

OneDrive non è l’unico servizio di backup automatico che gli utenti non sempre sanno di avere a disposizione.

Nel caso di Android, per esempio, le immagini scattate con la fotocamera dello smartphone vengono sincronizzate con Google Foto e lo stesso avviene con gli iPhone, che sono sincronizzati con iCloud.

Se quindi è il telefono a fare le bizze, possiamo recuperare velocemente dal cloud i nostri scatti, sia sul dispositivo stesso, sia su altri dispositivi.

Dobbiamo semplicemente “ringraziare” il modo in cui sono concepiti i file system.

Quando cancelliamo un file dal nostro disco, non stiamo eliminando fisicamente le informazioni ma, più semplicemente, togliendolo “dall’indice”.

Non sarà elencato in Esplora file e i settori su cui sono conservate le informazioni verranno indicati come “liberi” per successive scritture, ma quei dati saranno ancora registrati.

Software come Disk Dril o Recuva effettuano un’analisi del disco e, in molti casi, riescono a ripristinare i dati eliminati.

Questo, però, a patto che i settori su cui sono archiviati non siano stati sovrascritti da altri dati, rendendo quindi l’operazione impossibile.

Se il file è appena stato cancellato, è estremamente probabile riuscire a recuperarlo interamente.

Se sono passati mesi, durante i quali abbiamo continuato a usare il computer, l’esito del recupero non è così scontato.

Entrambi i software che abbiamo citato funzionano piuttosto bene e sono anche semplici da usare.

Se però Recuva è gratuito, almeno per le funzioni che ci interessano in questa sede, lo stesso non si può dire di Disk Drill.

La versione gratuita di quest’ultimo, infatti, è limi-tata al ripristino senza alcuna spesa di un massimo di 500 MB. Per recuperare una maggiore quantità di informazioni, è necessario acquistare la versione PRO, venduta a poco più di 108 dollari.

DMDE, complesso ma estremamente potente

Se i software citati in precedenza non hanno risolto il problema, è possibile tentare soluzioni più evolute, come DMDE.

Questo programma è basato su algoritmi molto avanzati ed è in grado di recuperare partizioni eliminate per errore e di ricostruire array RAID che esibiscono problemi, recuperando le informazioni presenti sui dischi.

Fra le funzioni più interessanti troviamo una serie di strumenti per ripristinare dati.

Recuperare dati dal cestino di Onedrive

1. Indirizziamo il browser e utilizziamo le nostre credenziali per accedere. Se richiesto, autorizziamo l’accesso tramite Microsoft Authenticator o usando l’OTP ricevuto.

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2. Clicchiamo sul Cestino per accedere a tutti i file che abbiamo cancellato, anche dal PC personale, dalle cartelle sincronizzate con OneDrive. Selezioniamo i file che ci interessa recuperare.

onedrive 2

3. Clicchiamo con il tasto destro e selezioniamo la voce Ripristina per recuperare i file che avevamo spostato nel cestino.

onedrive 3

4. Cliccando con il tasto destro sui file di OneDrive possiamo recuperare anche le precedenti versioni del file, se disponibili. Possibilità molto utile se abbiamo sovrascritto per errore un file di Office.

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Come recuperare i dati con Disk Rill

1. Andiamo all’URL www.cleverfiles.com/it/data-recovery-software.html e scarichiamo la versione gratuita di Disk Drill, che ci consentirà di recuperare un massimo di 500 MB di dati. Installiamo il software e riavviamo il PC.

2. Riavviato il PC, eseguiamo Disk Drill. Al primo avvio ci verrà chiesto se vogliamo abilitare la protezione dati per incrementare le chance di recupero in caso di problemi. Mettiamo la spunta per confermare e clicchiamo su Iniziamo.

3. Selezioniamo il disco o la partizione contenente i dati che desideriamo recuperare. Se la partizione interessata non è accessibile, selezioniamo l’intero disco.

4. Possiamo selezionare il metodo di recupero dal menu sulla destra. Il nostro consiglio è però quello di lasciare fare al programma, che utilizzerà in serie tutti i metodi, partendo dal più veloce e approfondendo la scansione se questo fallisce.

5. Clicchiamo su Cerca dati persi per avviare la ricerca di file e partizioni perse. Una ricerca che può durare a lungo, soprattutto su hard disk di grandi dimensioni. Possiamo usare il PC nel frattempo.

6.Terminata la scansione, i file verranno suddivisi per tipologia (immagini, documenti, archivi) e verrà indicata una stima sulla possibilità di recupero. Selezioniamo i file e clicchiamo su Recupera.

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Hardware, Technology

HP 470-G7: il notebook giusto per l’ufficio

L’HP 470-G7, laptop giusto per la scrivania.

L’HP 470-G7 è un model­lo di notebook inte­ressante. Ha tutte le carte in regola per chi ricerca un sistema potente con cui so­stituire, anche solo tempora­neamente, ad esempio quan­do si è fuori casa o ufficio, il proprio computer fisso.

HP 470-G7

Tra le sue specifiche più interessanti, infatti, spicca la diagonale del­lo schermo. Ben 17,3 pollici, che unitamente alla risoluzio­ne Full-HD, lo rendono idoneo anche per l’impiego di applica­zioni che esigono ampie aree di visualizzazione.

L’HP 470-G7 risulta eccellente quando si eseguono programmi di progettazione e grafica, oppure quelli per l’elaborazione video o il fotoritocco.

Si in­tegra con facilità in qualsiasi contesto lavorativo o ludico, grazie all’ampia dotazione di connessioni e terminazioni di cui è dotato.

Indice

Prestazioni

Progettato per la produttività, il notebook HP 470-G7 offre tutta la potenza e la versatilità essenziali per i professionisti di oggi. L’accattivante design e il display antiriflesso con diagonale da 17” offrono un’esperienza di visualizzazione straordinaria per tutte le vostre applicazioni.

Aumentate l’efficienza e la produttività grazie a un notebook che vi offre prestazioni e funzionalità degne di un PC desktop. Scoprite le prestazioni impareggiabili di un processore Intel® Core™ i5 di decima generazione, della scheda grafica dedicata AMD e dell’ampio storage per tutti i vostri dati più importanti.

Lavorate con la massima produttività e flessibilità nel vostro ufficio, grazie a funzionalità come HP Fast Charge[5], webcam HD e microfono integrato. Visualizzate al meglio il vostro lavoro sul display con diagonale da 17”. L’HP 470-G7 ha una memoria ram da 8gb e una ssd da 256 gb con Windows 10 Pro 64 bit.

Rimanete produttivi

Per il vostro business, serve un PC al passo con i tempi. L’HP 470-G7 con diagonale da 17”, dotato di caratteristiche quali un tastierino numerico completo, un touchpad di precisione e la protezione firmware TPM, vi consentirà di restare al passo con il vostro business, in ufficio e ovunque vi porti il lavoro.

Convenienza 8

Caratteristiche 8

Innovazione 8

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Formazione

Aggiornare i driver del pc in automatico

Guida definitiva per scaricare driver mancanti o aggiornare quelli obsoleti e assicurarsi un Pc super-stabile!

In informatica i ”driver’; come suggeri­sce la parola, che letteralmente signi­fica “conducente”; non sono altro che programmi appositamente realizzati per consentire l’interazione con il sistema ope­rativo dell’hardware interno al computer (controller, schede video, schede audio…) e delle periferiche esterne (tastiere, mou­se, stampanti, webcam e così via) a esso collegate.

Per disporre di un ambiente di lavoro, di studio o di gioco che operi alla perfezione è essenziale installare le versioni corrette di tali programmi, ma soprattutto aggiornarle quando il produttore ne rila­scia di nuove per aggiungere funzionali­tà, risolvere eventuali bug o aumentare la compatibilità con applicativi/ giochi o nuove versioni dei sistemi operativi.

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L’ignoranza non paga mai!

Capita sovente di vedere amici e parenti che corrono ad acquistare nuove stam­panti perché passando da Windows 7 a Windows 11 si sono resi conto che queste non funzionavano più. Spesso l’ignoranza (intesa non in senso offensivo, ov­viamente) dei proprietari mina la longevità di tali dispositivi.
Non ha alcun senso provare a installare su Windows 11 il CD fornito in dotazione per aggiornare o installare i driver con una stampante acquistata anni or sono, quando a malapena esisteva Windows 8.

Ogni versione di Windows, infatti, apporta profonde modifiche al co­dice che coinvolgono le librerie di sistema, rendendo così impossibile per i vecchi driver riuscire a parlare la stessa lingua. L’unica soluzione, se non si vuole spendere soldi nell’acquisto di un nuovo dispositi­vo, è quella di cercare in Rete se esistono dei driver più aggiornati che risolvano il problema. E qui viene la parte difficile. Pochi sanno infatti che pesci prendere…

Windows Update? Forse!

Per facilitare la vita degli utenti, questo problema è stato in parte risolto negli ulti­mi anni da Microsoft. Da Windows Update, vengono scaricati anche i driver dei vari dispositivi hardware; ma ciò non sempre funziona.

Con i laptop recenti non sussi­stono grossi problemi, ma con i laptop più datati e i PC desktop le cose diventano ben più rognose. Inoltre, non tutti i produttori (in particolar modo quelli meno blasonati) rilasciano driver firmati sulla piattaforma Microsoft; il che rende doveroso ricorrere a soluzioni alternative o manuali. In pratica, difficilmente con una passata di Windows Update si riescono a installare tutti i driver necessari. Che fare?

La strada del fai da te

Tra le varie soluzioni esistenti in Rete abbia­mo optato per Snappy Driver Installer Origin (SDIO), un tool che individua le versioni datate dei driver installati nel sistema ope­rativo e provvede ad aggiornarli alle ultime versioni disponibili.

Il bello di SDIO è che permette di scaricare non pacchetto completo di driver (collezione ”driver pack”) da usare anche in modalità offline. Poiché il tool non richiede installa­zione può essere comodamente avviato da chiavetta USB e quindi può tornare utile per aiutare amici e/ o parenti in difficoltà. Ovviamente, se il PC è collegato a Inter­net possiamo fare una scansione veloce, scaricando solo gli indici (circa 20 MB) che permettono di verificare quali driver andran­no installati e/ o aggiornati.

Ciò è possibile cliccando sul terzo pulsante dell’interfaccia di SDIO (Scarica solo indici). Nei casi più ostici vedremo invece come individuare manualmente il vendor (produttore) e il product ID (identificativo del prodotto) di un dispositivo hardware non riconosciuto per cercarlo manualmente su Internet e cercare così di risolvere il problema.

Districarsi nel pannello di gestione Windows

Cercando Gestione Computer nella barra di ricerca di Windows e avviando l’applicazione si accede a una finestra che permette di gestire driver, dischi collegati al PC e tanto altro ancora. Da questa finestra possiamo verificare se vi sono problemi di compatibilità dei driver.

driver windows
  1. UTILITÀ DI PIANIFICAZIONE: Permette di creare e gestire attività che il computer eseguirà automaticamente nei giorni e negli orari specificati. Utile, ad esempio, per programmare interventi di manutenzione, sicurezza, backup ecc.
  2. VISUALIZZATORE EVENTI: Tiene traccia di tutti gli eventi che si sono verificati nel computer. È utile per diagnosticare l’origine di eventuali problemi verificatisi nel sistema (ad esempio BSOD: la classica schermata blu di errore).
  3. CARTELLE CONDIVISE: Visualizza la lista di tutte le cartelle condivise. Utile quando a distanza di tempo non si ricorda più quali directory sono state esposte in Rete.
  4. PRESTAZIONI: Consente di monitorare in tempo reale dati relativi alle prestazioni delle risorse hardware (CPU, disco, rete, RAM) e delle risorse di sistema (handle e moduli) usate dal sistema operativo.
  5. ESTIONE DISPOSITIVI: È il cuore nevralgico per la gestione dei driver installati nel sistema operativo. Mostra l’elenco di tutti i dispositivi (interni ed esterni) installati e/o collegati al PC. In caso di periferiche non riconosciute (e quindi di driver mancanti) viene mostrata la voce Altri dispositivi. Se un driver già installato o aggiornato ha problemi di compatibilità verrà mostrato un alert giallo con un punto interrogativo.
  6. GESTIONE DISCO: Da qui è possibile visualizzare i dischi collegati al PC (interni ed esterni) con le relative partizioni. È possibile formattare dischi, creare nuove partizioni, ridimensionare quelle già esistenti o cambiare le lettere di unità ad esso associate.
  7. SERVIZI E APPLICAZIONI: Consente di gestire l’esecuzione dei programmi in background, che si avviano in automatico con Windows o a un particolare evento. Qui si può smanettare (con cognizione di causa) quando si vuole ottimizzare il tempo di caricamento del sistema operativo.

Teniamo aggiornata la scheda video

I driver della scheda video sono tra i più importanti da aggiornare, non importa se si tratti di una GPU discreta o integrata. Sono sempre più numerose, infatti, le applicazioni che sfruttano questo componente e un suo eventuale malfunzionamento potrebbe comprometterne le funzionalità. La prima cosa da fare è controllare con precisione il modello di scheda video installata nel computer andando in Gestione Dispositivi. A questo punto colleghiamoci sulla pagina del produttore per scaricare i driver più recenti.

Per NVIDIA andiamo su qui, per AMD colleghiamoci qui e per INTEL qui.

Il tool magico che aggiorna i driver

Si chiama Snappy Driver lnstaller Origin, è gratuito, non richiede installazione e permette di scaricare in un sol colpo un mega pacchetto di driver da usare anche offline con una chiavetta USB da almeno 32GB.

Installiamo

driver snappy
Procuriamoci il software 1 Installiamo Snappy Driver lnstaller Origin (SDIO) da https://www.glenn.delahoy.com/snappy-driver-installer-origin/). Estraia­mo il contenuto del file ZIP, copiamo la cartella SD/0_ 1.12.5. 7 45 sulla pendrive e avviamo il software (SDIO_x64_R745.exe se Windows è a 64 bit, SDIO_R745.exe se a 32 bit).
driver snappy 2
Il mega driver pack!
2 Accettiamo le condizioni della licenza d’uso e concediamo l’accesso a Internet quando appare la finestra di Windows Defender Firewall. Successivamente, clicchiamo su Scarica tutti i pacchetti di dri­ver. Partirà il download del pacchetto: trattandosi di 29,4GB occorrerà un po’ di pazienza. I driver verranno salvati nella cartella drivers (nell nostro caso in SDJ,0_ 1.12.5.745\update\SDIO_Update).

Aggiorniamo

driver snappy 3
Maggiori informazioni
3 Al termine del download dei pack necessari, nella finestra principale del programma appaiono i risultati della scansio­ne, con indicazione dei driver mancanti e di quelli che richiedono un update. Usando il cursore del mouse e premendo Ctrl sulla tastiera
viene mostrato un popup con maggiori dettagli (produttore, data di
rilascio, versione del driver e tanto altro).
Una scelta sicura
4 Innanzitutto spuntiamo Crea un punto di ripristino: ci aiuterà a ripristinare Windows se qualcosa dovesse andare storto. Mettia­mo poi la spunta sui driver che vogliamo installare/aggiornare. Di default S010 pone in cima alla lista le ultime release, ma se preferiamo usare driver più datati (può capitare che una nuova versione non funzioni a dovere) usiamo l’icona a doppia freccia per cambiare scelta.

Fatto!

I driver sono aggiornati!
5 Quando siamo pronti clicchiamo su Installa, a sinistra (o premiamo Ctrl+􀀜, per avviare la procedura di installazione/aggiornamento dei driver selezionati. Al termine, SDlO evidenzierà in verde quelli aggiornati con
successo e in arancione gli eventuali driver che necessitano di un riavvio del sistema operativo per poter funzionare correttamente. Se necessario,
riavviamo il PC e godiamoci il nostro “nuovo” hardware.
driver snappy 4
Uno sguardo in profondità
6 Se il tema di grafico di default (Metro) di SDIO dovesse renderci difficoltosa la lettura dei testi, possiamo cambiare aspetto sele­zionando Coax in Tema (o quello che più ci aggrada).
Inoltre, spuntando Modalità esperto possiamo filtrare i risultati della scansione per mostrare i driver che preferiamo (attuali, vecchi, scono­sciuti e altre opzioni).

Driver non trovati? Cerchiamoli a mano!

Può capitare che Snappy Driver lnstaller Origin o CCleaner non siano in grado di rilevare i driver necessari per far funzionare alcuni dispositivi. In tal caso possiamo aiutarci con Gestione dispositivi di Windows.

driver windows gestione dispositivi
lnfo su produttore e prodotto
1 Cerchiamo Gestione dispositivi nella: barra di ricerca di Windows e avviamo l’applicazione. Clicchiamo poi col tasto destro sul componente hardware di cui si vuole cercare o aggiornare i driver e selezioniamo la voce Proprietà.
Andiamo in Dettagli e nel menu a tendina Proprietà selezioniamo ID Hardware. Clicchiamo col tasto destro sul Valore desiderato e sce­gliamo Copia per aggiungerlo agli appunti di Windows.
driver identifier
A caccia sul Web!
2 Avviamo il motore di ricerca e incolliamo ( Ctrl+ V quanto in precedenza copiato. Avviando la ricerca verranno mostrati siti come www.driveridentifier.com che, analizzando il codice VEN (Vendor) e PID (Product ID) utilizzato, ci restituiranno informazioni utili per aiutarci a cercare il driver sul sito ufficiale del produttore. Se ciò non fosse possibile (produttore non più esistente) possiamo usare questi siti per scaricare un driver idoneo.

Per chi non si accontenta… c’è CCleaner

Se vogliamo essere proprio sicuri che il nostro hardware goda di ottima salute e non presenti problemi di compatibilità, allora possiamo ricorrere alla consulenza di uno dei nostri tool indispensabili: CCleaner, uno dei migliori tool in circolazione per ripulire Windows dalle chiavi di registro non valide e da file temporanei/indesiderati che occupano spazio su disco, c’è la funzionalità Driver Update, che si occupa di scansionare il sistema operativo per evidenziare la necessità di driver mancanti o che richiedono un update.

ccleaner

È sufficiente avviare l’applicazione, cliccare sulla voce Driver Updater e premere Visualizza i driver. In questo modo verrà analizzata la situazione attuale del sistema in uso con indicazione dei Driver aggiornati e dei Driver da aggiornare. In quest’ultima scheda sarà possibile procedere all’aggiornamento dei singoli driver o, se si ritiene che siano tutti da aggiornare, procedere in un sol colpo cliccando sul pulsante Aggiorna tutto.

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Sicurezza informatica

Wi-Fi pubblico in tutta sicurezza

Wi-Fi pubblico in tutta sicurezza. Gli hotspot pubblici sono ormai la norma, in Italia e all’estero, ma è meglio prendere precauzioni quando li si usa.

Ormai i contratti telefo­nici hanno una quanti­tà di Giga enorme, an­che quelli più economici, e a meno di usare lo smartphone come connessione principa­le, esaurirli è molto difficile. Questo in Italia.

Quando però andiamo all’estero, la quanti­tà di Giga utilizzabile gratuitamente cala enormemen­te, anche nei piani con dati illimitati. E ci riferiamo solo all’Europa.

Nei Paesi extra UE, invece, ci tocca pagare a caro prezzo il roaming oppu­re acquistare una SIM locale o, ancora, se non vogliamo spendere nulla, appoggiarci agli hotspot Wi-Fi pubblici.

WI-FI

Sicurezza? Un miraggio

Gli hotspot gratuiti sono or­mai ovunque: stazioni, aeroporti, parchi.

La maggior parte dei locali, oggi, offre ai clienti la possibilità di collegarsi gratis al Wi-Fi senza spesa, catene come Starbucks sono utilizzate spesso come una sorta di spazi per il coworking, grazie alla connettività senza costi.

Purtroppo la sicurezza di queste connessioni è solo un miraggio.

Molto dipende da chi le ha configurate, e se un McDonald si suppone si affidi a professionisti dell’IT, nei locali più piccoli probabilmente tutto è fatto dal gestore, che non è detto abbia le competenze necessarie.

Ma a quali rischi si va incontro? Una rete poco sicura può permet­tere a un attaccante di sot­trarci dati personali, come le credenziali di accesso ai siti o i dati della carta di credi­to.

In pratica, tutti i dati che inviamo o riceviamo quando siamo connessi a una rete pubblica sono potenzialmente intercettabili.

Questo non significa che dobbiamo rinunciare a connetterci a questi servizi, ma è meglio farlo prendendo qualche precauzione.

1. Occhio alle reti

Uno dei classici trucchetti per intercettare dati personali è quello di creare una rete Wi-Fi pubblica dal nome si­mile a un’altra rete e aspettare che qualcuno si connetta.

Chi ha il controllo di questo punto d’accesso è infatti in grado di intercettare tutto quello che transita    per la rete.

Questo non è natural­mente l’obiettivo di chi offre il servizio di Wi-Fi gratuito in albergo, in negozio, o in aeroporto, quindi prestiamo attenzione al nome (SSID): verifichiamo che corrispon­da a quello  dell’attività che lo gestisce (per esempio, il nome dell’hotel o del nego­ zio), facendo anche attenzione a piccole variazioni (una “i” maiuscola e una “I” – elle – minuscola, per dire, si con­ fondono facilmente): potreb­be essere una rete trappola messa in piedi da qualche persona priva di scrupoli.

2.Naviga protetto

Quando ci connettiamo a una rete, Windows ci chiede se si tratta di una rete pubblica o privata e se vogliamo attivare la condivisione di file e stampanti.

Non facciamo mai l’errore di indicare come privata (e quindi considerata più sicura) una rete pubblica né di attivare alcuna condivisione: se lo facciamo, tutte le persone connesse a quell’hotspot potrebbero individuare il nostro computer e le nostre cartelle condivise.

Oltre a questo, ricordiamoci sempre di attivare il firewall, che si tratti di quello integrato in Windows o di una soluzione differente. Per esempio quella inclusa negli antivirus.

Non disattiviamolo mai, soprattutto su reti pubbliche come gli hotspot.

Per verificare che sia attivo, lanciamo l’app Sicurezza di Windows, integrata nel sistema operativo, e verifichiamo che tutte le voci abbiano la spunta verde e non siano presenti avvisi.

3.Solo HTTPS

In teoria il protocollo HTTPS, che cifra tutti i dati trasmessi dal browser ai siti cui ci connettiamo, dovrebbe essere lo standard.

Purtroppo non è così e non è raro incontrare siti che ancora utilizzano il semplice HTTP, con il quale i dati vengono inviati e ricevuti in carico.

Questo significa che chiunque collegato allo stesso hotspot potrebbe (con un semplice programma tipo Wireshark) intercettare tutte queste informazioni, senza alcuna competenza tecnica né fatica.

Se usiamo Chrome, il browser ci avviserà ogni volta che ci connettiamo a un sito che non usa HTTPS, chiedendoci se vogliamo veramente procedere.

A casa nostra il rischio è basso, e possiamo procedere forzando HTTP, ma farlo su una rete pubblica è un po’ come fare bungee jumping senza elastico. Meglio rinunciare a visualizzare siti poco sicuri, insomma.

WI-FI free

4. Attiviamo una VPN

La VPN oggi è uno strumento indispensabile per navigare in sicurezza. Protegge la nostra privacy, in particolare da eventuali spioni che cercano di intercettare la nostre comunicazioni.

Se anche qualcuno dovesse intercettare il nostro traffico di rete, vedrebbe solo dati totalmente illeggibili. Oltre a questo, c’è il vantaggio che usandola potremo simulare la nostra presenza in uno specifico Paese. Potremo quindi accedere al catalogo italiano di Sky, Netflix e altri servizi dall’estero, e viceversa naturalmente.

Basterà selezionare il Paese da cui vogliamo simulare la presenza per sfruttare questa opportunità. Solitamente, i servizi di VPN sono a pagamento ma Microsoft ha aggiunto una VPN gratuita sulle ultime versioni di Edge.

Per scaricarla, dobbiamo essere iscritti al programma Windows Insider e scaricare l’ultima versione disponibile. Una volta avviato il browser Edge, andiamo quindi nelle Impostazioni e cerchiamo la voce Rete sicura.

Ci verrà chiesto di loggarci con il nostro account Microsoft.

A questo punto, dovrebbe apparire un’icona a forma di scudo nella cornice del browser che ci conferma che stiamo navigando protetti dalla VPN.

Il servizio e affidabile e veloce ma ha un limite: abbiamo a disposizione solamente 1 GB di dati mensile, abbastanza per navigare in sicurezza qualche ora, ma non certo per lo streaming video o per applicazioni come Teams o Zoom.

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Technology

Speaker per PC dallo spazio contenuto

Un ottimo speaker per PC per chi gioca ma ha poco spazio sulla scrivania.

Anche se impegnata in molti altri settori, Razer non dimentica il gaming, che resta il cuore del marchio. Con il nuovo speaker per PC Leviathan v2 la natura del gaming emerge sin da subito dettata dal design. Compatto e con una nuova illuminazione RGB molto coinvolgente, che non nasconde le ottime caratteristiche audio in una soluzione che può dare ampie soddisfazioni.

Indice

Razer Leviathan v2: perfetto per il PC

La proposta di Razer per l’audio da postazione consiste in uno speaker a barra orizzontale il cui ingombro è di 500×91,3×84 millimetri. A questi vanno aggiunti i 220x220x241,5 millimetri del subwoofer a corredo. L’ ingombro è tale per cui il sistema sta comodamente sotto la maggior parte dei monitor. Occupando molto poco la scrivania rispetto alle tipiche soluzioni composte dai satelliti. La connessione USBC è molto pratica quando usato con un PC. Dato che il connettore è ormai comune anche nei modelli più economici. Peccato però che questa scelta tagli in effetti altri utilizzi “alternativi”. Come ad esempio la possibilità di utilizzarla sotto la TV, cosa possibile se ci fossero stati altri connettori come HDMI o jack analogico.

Un altro aspetto controverso è il cavo che collega lo speaker principale con il subwoofer, che offre un connettore USB proprietario, che funziona bene ma che potrebbe rivelarsi un problema in caso di rottura (anche se sembra abbastanza robusto). Va detto però che è disponibile anche una connessione Bluetooth che si apre sia ai dispositivi mobili sia a eventuali altri PC. Un metodo complementare che è interessante sempre in ottica gaming mobile, settore in crescita proprio in questi giorni grazie alla recente uscita di Diablo Immortal, titolo di grido di Blizzard. L’aspetto principale dal punto di vista estetico è rappresentato sicuramente dalla barra LED colorata posta nella posizione inferiore. Questa spara una luce a 16 milioni di colori perfettamente personalizzabile nella tinta, nel ritmo e nella progressione. Un effetto davvero interessante, specie se abbiamo una scrivania di colore scuro.

Posizionamento

Il subwoofer è necessario per offrire una risposta sonora completa e appagante, ma serve fare qualche prova prima di raggiungere il risultato desiderato. Se la posizione più naturale, proposta anche da Razer nelle foto ufficiali, è accanto alla barra principale, le cose potrebbero essere diverse in base alla posizione della scrivania, della stanza o anche dalla vicinanza dai muri.

Gran parte del lavoro lo fanno i driver Razer Synapse (solo per Windows). Questi difatti permettono un’ampia personalizzazione di tutti i parametri audio dello speaker e delle luci. È possibile cambiare l’equalizzazione del suono ottimizzandolo per i giochi, per la musica o per la visione di un film, anche se probabilmente la soluzione migliore è quella di utilizzare l’audio THX, società acquisita da Razer nel 2016. Se abbiamo altri device Razer come mouse, tastiere, luci o cuffie, è possibile sincronizzare il tutto per avere lo stesso tema lo stesso setup di luci sincronizzate: un effetto “wow” da mostrare a parenti e amici.

speaker leviathan
Controllare la soundbar dal PC.
Tramite il software di gestione Synapse, la soundbar offre un ampio spettro di personalizzazioni, dalle luci all’equalizzazione dell’audio: per il mobile, invece, ci si affida a un’apposita app.

Leviathan v2, budget abbordabile

Via Bluetooth è possibile utilizzare le due app suggerite dalla casa madre. Che però se è vero che dal punto di vista delle luci permettono lo stesso livello di personalizzazione, per quanto riguarda le opzioni audio perdono qualche cosa. Probabilmente perché sia iOS che Android cedono il passo nell’utilizzo di codec audio rispetto a una piattaforma desktop, di certo più versatile sotto questo punto di vista. In definitiva, chi sta cercando una soluzione per l’audio da scrivania, che rispetti il sempre poco spazio a fianco al PC, può certamente prendere in considerazione il nuovo Razer Leviathan v2. Esistono soluzioni migliori nel mercato, ma a budget più alti e nessuna con un look così accattivante.

PRO Soluzione audio compatta di qualità.
CONTRO Manca un ingresso HDMI o analogico.

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Formazione

Alla scoperta del nuovo Ubuntu

Alla scoperta del nuovo Ubuntu, la versione 22.04 si candida a rappresentare il punto di riferimento per il settore delle distribuzioni Linux destinate ai computer desktop, workstation e notebook.

L’arrivo di una nuova versione Lts (Long Term Support) di Ubuntu è sempre accolta con interesse da tutta la comunità degli appassionati e dei professionisti che lavorano con Linux.

Il team Ubuntu rilascia queste release con cadenza biennale, nel mese di aprile degli anni pari, e includono la garanzia di supporto esteso per ben cinque anni.

Si tratta, delle varianti più adatte a essere distribuite negli ambienti professionali, negli uffici e in tutti i contesti in cui il sistema operativo deve svolgere un ruolo di supporto.

Garantisce un funzionamento senza problemi, senza grosse novità che costringano a dover reimparare a utilizzare gli stessi strumenti e le stesse funzioni.

ubuntu

Anche quest’anno, ad aprile è stata rilasciata la versione 22.04 di Ubuntu, nelle versioni desktop e server, a cui sono seguite poi le moltissime derivate che completano l’ecosistema dei sistemi operativi curati dal produttore Canonical.

L’oggetto principale di questa prova rimane comunque la versione desktop di Ubuntu che, può essere scaricata in formato Iso direttamente dal sito Web del produttore e da moltissimi mirror distribuiti in tutto il mondo.

Sempre secondo tradizione, Ubuntu è scaricabile anche dalla rete Bittorrent, che garantisce ottime velocità di download senza appesantire i server del produttore.

I link di scaricamento indirizzano automaticamente l’utente all’edizione più adatta per il proprio computer;

ubuntu

Diversi installer

la versione più comune è quella a 64 bit per l’architettura Intel/Amd, ma non è l’unica.

Ubuntu è infatti disponibile già da qualche tempo anche per i sistemi basati su Arm e in diverse varianti.

Oltre a quella predefinita è disponibile anche un Network Installer, che integra un insieme minimo di pacchetti e necessita di una connessione attiva a Internet per completare l’installazione.

Il supporto Arm per i computer single board Raspberry Pi: Canonical ha completato l’iter di certificazione della famiglia RaspberryPi 4, a partire dalla variante con 2 Gbyte dimemoria Ram;

è sufficiente una scheda micro-SD da almeno 16 Gbyte e una versione recente del software Raspberry Pi Imager;

dopo aver fatto clic su Scegli S.O. si può trovare Ubuntu nella sezione Other general-purpose OS.

Le varianti disponibili sono quelle Desktop, Server e Co-re, ma la prima è installabile soltanto sui computer di quarta generazione.

Installazione senza sorprese

La procedura di installazione chiede se aggiungere al sistema anche i software e i driver di terze parti distribuiti come file binari.

L’opzione è disattivata per default, per questioni legate alle formule di licenza.

Durante l’installazione, Ubuntu può essere configurato per interfacciarsi con un dominio Active Directory; una funzione non troppo comune e molto interessante per gli ambienti enterprise.

Il tema di default di Ubuntu è disponibile nelle due varianti Lighte Dark.

La pagina di configurazione dell’aspetto permette anche di personalizzare il colore di accento per gli elementi dell’interfaccia.

schermata

La schermata con l’elenco delle App è stata ridisegnata e ora ospita anche due anteprime per raggiungere rapidamente i desktop virtuali

La nuova impostazione è efficace per la navigazione touch.

L’editor di testi predefinito è stato completamente rinnovato, passando al tool proposto nella suite Gnome.

Il nuovo software offre la colorazione della sintassi, la numerazione delle righe e altro ancora.

Gli aggiornamenti del sistema e delle applicazioni è gestito sia dall’Ubuntu Software Center sia dal tool dedicato Aggiornamenti software.

La duplicazione è un retaggio storico, ma può confondere i meno esperti.

Il browser predefinito di Ubuntu (Mozilla Firefox) è ora installato come pacchetto snap:

questa decisione ha avuto un impatto negativo misurabile sulle sue prestazioni.

Il motore di ricerca integrato nel sistema si conferma molto efficace: individua con precisione gli elementi desiderati ed è praticamente istantaneo nelle risposte.

Ubuntu integra un nuovo strumento di cattura delle schermate, si tratta di un tool piuttosto semplice ma intuitivo e ben realizzato.

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Applicazioni

Maghi del fotoritocco

Maghi del fotoritocco con un solo clic. Con la suite grafica targata Google è possibile applicare oltre 100 effetti speciali ai tuoi scatti e renderli unici.

Nel 2016 Google ha fatto un enorme regalo a tutti i fotografi professionisti, o aspiranti tali, rilasciando gratuitamente la Nik Collection, una rinomata suite di fotoritocco funzionante su Windows e MacOS sia in modalità stand-alone sia come plugin per Photoshop, Lightroom, Aperture ecc.

Tale decisione fu presa per dare la possibilità a chiunque di migliorare i propri scatti grazie ai potenti tool in essa presenti, che vanno dallo sviluppo fotografico a sofisticate tecniche di invecchiamento.

Più nel dettaglio:

Analog Efex simula lo scatto fotografico di una vecchia reflex permettendo di scegliere il modello di macchina, la pellicola e l’obiettivo;

Color Efex e Viveza consentono di occuparsi delle correzioni cromatiche e del controllo cromatico selettivo;

Silver Efex Pro è dedicato agli amanti della fotografia in bianco e nero;

HDR Efex Pro consente di creare foto artistiche sfruttando la magia dell’HDR;

Sharpener Pro riesce a mette in evidenza i dettagli più nascosti delle foto;

DFine riduce il rumore digitale degli scatti in base alla fotocamera utilizzata.

Nel 2017, la svolta!

Nel 2017, però, Google ha deciso di vendere la Nik Collection all’azienda francese DxO che ne ha continuato lo sviluppo portandola sino all’attuale versione 4, scaricabile in versione trial e acquistabile a 143 euro.

Funzioni per professionisti

Uno dei punti di forza della Nik Collection è la tecnologia U Point: è sufficiente un clic sulla zona da correggere per far comparire un’icona con i cursori che servono a determinare l’intensità della modifica.

I principali parametri del filtro e la zona di influenza in base alla similitudine con il colore del punto selezionato.

Grazie ai punti di controllo si può intervenire sulle immagini con la massima precisione, aggiungendo o rimuovendo un effetto in modo selettivo senza utilizzare maschere o livelli.

Tutti gli strumenti per il fotoritocco integrati nella google nik collection

strumenti

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nordpass
Applicazioni, Sicurezza informatica

Password al sicuro con NordPass

Grazie a questa utility possiamo archiviare in totale sicurezza i dati e password di accesso di tutti i nostri account e recuperarli facilmente quando ci servono, sia su un qualsiasi computer sia sullo smartphone.

La sicurezza del nostro computer e delle password di accesso ai vari servizi online è un problema che ci accomuna tutti. Ormai sono decine i siti ai quali ci siamo registrati e che richiedono un login quando dobbiamo accedervi, con altrettanti nomi utente e password da ricordare, e che magari devono essere
forzatamente cambiati di tanto in tanto.

Vista la quantità di dati da memorizzare e da tenere al sicuro, faremmo bene ad affidarci a un cosiddetto password manager, ovvero a un’applicazione progettata per memorizzare le credenziali di accesso ai vari servizi online, archiviandole in modo sicuro con una crittografia efficace, magari disponibile per diverse piattaforme, non solo su PC ma anche su smartphone e addirittura in grado di compilare autonomamente i campi di nome utente e password quando richiesti. In questo caso abbiamo scelto NordPass, perfetta per lo scopo anche nella versione gratuita. Ecco come utilizzarla.

Scarica e Installa

nordpass windows
1 NordPass è disponibile sul sito nordpass.com, per scaricarla scorriamo la pagina fino in fondo e selezioniamo, nella sezione APP, il sistema operativo del nostro computer. NordPass è compatibile con sistemi Windows, Mac e Linux.
nordpass windows 2
2 Per installare NordPass ci verrà richiesto di registrarci. Possiamo creare un nuovo account a partire da un nostro indirizzo email oppure sfruttare account esistenti dei più noti siti di servizi Web quali, per esempio, quelli di Google.

Crea account e password

nordpass windows 3
3 Completata la registrazione a NordPass ci verrà mostrato un avviso di conferma. A questo punto siamo pronti per iniziare a utilizzare NordPass: clicchiamo l’opzione Ritorna all’app per proseguire con la configurazione.
nordpass windows 4
4 La prima cosa che ci chiederà NordPass, dopo aver terminato la prima fase della configurazione, è una Master Password, che è quella che ci verrà richiesta per accedere alle password già memorizzate. È l’unica da ricordare sempre.
nordpass windows 5
5 Al primo avvio NordPass ci presenterà una serie di operazioni da effettuare per completare la configurazione. l’interfaccia del programma ci apparirà in lingua inglese, per impostare l’italiano dovremo procedere manualmente.
nordpass windows 6
6 Clicchiamo l’icona a forma di ingranaggio nella parte superiore sinistra della finestra per accedere alle impostazioni di NordPass. Scorriamo la schermata che apparirà fino a trova re la sezione Language, dove potremo selezionare Italiano.

Importa password

nordpass windows 7
7 NordPass ci permette di importare le password già memorizzate in altri sistemi, per esempio quelle archiviate nel browser in altri password manager. Possiamo effettuare l’importazione dalla procedura iniziale o tramite le impostazioni dell’app.
nordpass windows 8
8 Selezionando l’importazione delle password da un browser, vedremo l’elenco degli elementi che potremo importare. NordPass supporta l’importazione dei dati di accesso memo rizzati nei più diffusi browser Web, come Edge, Firefox o Chrome.
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9 NordPass permette di memorizzare i nostri dati personali, che potremo poi utilizzare per compilare in automatico i relativi campi per la registrazione a qualche sito Web. Non dovremo così più compilarli a mano ogni volta che ci verrà richiesto.
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10 Un’altra comoda funzione di NordPass è quella che ci permette di memorizzare i dati della nostra carta di credito. Anche in questo caso potremo richiamarli per la compilazione automatica ogni volta che ci viene richiesto.

Installa l’estensione

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11 Possiamo sfruttare i 30 giorni di prova della versione Premium (che poi costerebbe 1,39 € al mese) per verificare che le nostre password non siano apparse in qualche fuga di dati. In tal caso provvediamo immediatamente a sostituirle.
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12 Per utilizzare NordPass da browser Web, dovremo installare la relativa estensione. Clicchiamo l’opzione per aggiungere l’estensione e selezioniamo il nostro browser preferito. Possiamo anche installarla in diversi browser.
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13 Ogni volta che installiamo l’estensione NordPass nel browser ci verrà richiesto un codice di conferma, per essere certi che siamo effettivamente noi quelli autorizzati sere certi che siamo effettivamente noi quelli autorizzati.
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14 Con NordPass non dovremo più digitare i nostri dati di accesso nei siti memorizzati. Nelle caselle di testo dei dati da inserire apparirà l’icona di NordPass: clicchiamo e se lezioniamo l’utenza da usare, se ne abbiano registrata più di una.
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15 L’estensione NordPass per browser rileva l’inserimento dei dati di accesso a un sito e ne propone l’archiviazione, così che possano essere richiamati quando necessario. I dati vengono memorizzati nel cloud con la crittografia XChaCha20.
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16 NordPass è disponibile anche per iOS e Android. Installiamo l’app, accediamo con il nostro account e inseriamo la Master Password. Attiviamo la compilazione automatica seguendo le istruzioni nella relativa voce in Menu/Impostazioni.

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