Monthly: Settembre 2021

Formazione, Internet, Sicurezza informatica, Sistemi

Cos’è e a cosa serve il file hosts

Vediamo cos’è il file hosts e a cosa serve. In questa guida vediamo passo passo come modificare il file hosts di Windows in base alle nostre esigenze.

Cos’è il file hosts

Il file hosts è un file di testo senza estensione utilizzato dal sistema operativo per mappare i nomi host negli indirizzi IP. Consente ad esempio di assegnare un IP arbitrario ad un nome di dominio (Es. dominio.it).

file hosts

Come possiamo notare la sintassi del file è molto semplice: a ciascuna riga corrisponde una coppia di valori, il primo rappresentato da un indirizzo IP e il secondo dal nome del sito. È possibile aggiungere commenti anteponendo il cancelletto (#) alla riga da commentare.

A cosa serve

Ci sono diversi motivi per modificare il file hosts, di seguito ne elenchiamo alcuni:

  1. Visualizzare anteprima sito web. Utile in caso di trasferimento di un sito web da un hosting ad un altro, in quanto possiamo visualizzare l’anteprima del sito web che andrà in produzione, e quindi controllare che tutto sia configurato correttamente, senza dover attendere l’aggiornamento dei DNS.
  2. Bloccare accesso sito web indesiderato. È possibile usare il file hosts per impedire la navigazione di siti con virus o malware, oppure siti di spam.
  3. Assegnare un nome mnemonico al router di casa. Per visualizzare la pagina di configurazione del tuo router casalingo, digitando non più il classico IP 192.168.0.1 ma un nome più facile da ricordare (es. router)

Importante!

Prima di procedere assicuriamoci che il nostro antivirus non abbia attiva l’impostazione che blocca la modifica del file hosts, in caso contrario dobbiamo disattivarla temporaneamente.

Nel caso di Avira Antivir:

  1. Tasto destro sull’icona dell antivirus e clic su “Gestione Antivirus”
  2. Selezionare la tab “Generali” quindi “Sicurezza”
  3. Spuntare la casella “Proteggi il file host di Windows da modifiche”
  4. Clic su Applica.
avira file hosts

Aprire il file hosts in Windows

Per aprire il file hosts in scrittura è sufficiente utilizzare il classico Blocco Note di Windows:

  1. Aprire il menù Start
  2. Digitare blocco note
  3. Tasto destro sull’icona del Blocco Note, selezionare Esegui come amministratore (Figura 1)
  4. Se si apre la finestra di Controllo account dell’utente cliccare su Si
  5. Selezionare File quindi Apri
  6. Selezionare Tutti i file (.) dal menù a tendina in basso a destra
  7. Sfogliare le cartelle fino a C:\Windows\System32\drivers\etc
  8. Doppio clic sul file hosts (Figura 2)
blocco note
file hosts

Testare le modifiche al file hosts

L’immagine successiva mostra il contenuto di default del file hosts.

modifiche file hosts

Se ad esempio vogliamo bloccare l’accesso al sito sitospam.it, posizioniamoci col cursore del mouse alla fine del file e digitiamo la seguente riga:

127.0.0.1 sitospam.it

Quindi dal menù del Blocco Note andiamo su Apri e Salva, apriamo il nostro browser preferito e proviamo a navigare sitospam.it.

Il sito risulterà irraggiungibile.

impossibile raggiungere il sito

Se invece vogliamo accedere alla schermata di configurazione del router attraverso un nome facile da ricordare anziché digitare l’IP, dobbiamo aggiungere la seguente riga:

192.168.1.1 router

dove 192.168.1.1 è l’IP per del nostro router casalingo.

ip router

Ripristinare il file hosts

Per poter ripristinare il file hosts allo stato originale eliminiamo la riga o le righe che abbiamo aggiunto, quindi salviamo nuovamente il file.

Assicuriamoci che le modifiche abbiano avuto effetto, in caso contrario dobbiamo svuotare la cache DNS locale, eseguendo questi semplici passaggi:

  1. Aprire il menù Start
  2. Selezionare Esegui
  3. Digitare ipconfig /flushdns e premere Invio

Programmi per modifica file hosts

Se dovessimo trovare qualche difficoltà con la procedura manuale, possiamo modificare il file hosts con un programma specifico come ad esempio Hostsman, un piccolo tool freeware disponibile per Windows, oppure in alternativa Hosts File Editor+. Entrambi hanno un’interfaccia molto intuitiva da usare quindi facilitano la procedura di modifica del file.

Conclusioni

In questa guida abbiamo visto quanto sia semplice modificare il file hosts in Windows per cambiare il comportamento dei DNS in locale sul nostro PC, e come questa viene in aiuto nel caso di migrazione sito web da un server all’altro.

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Formazione

Spegnere o sospendere il computer?

Quando si finisce di lavorare con il portatile basta chiuderlo per fare in modo che il sistema entri in standby. Questo è davvero il modo migliore per mettere a riposo il proprio computer? Andiamo a scoprire insieme se è meglio spegnere o sospendere il computer oppure ricorrere ad altre opzioni, come ad esempio l’ibernazione.

Meglio spegnere o sospendere il computer?

Spegnere o sospendere il computer?

Quando si compra un PC con Windows è bene sapere come spegnerlo in modo corretto e quali sono le differenze fra il tasto Sospendi, Iberna o Spegni. Una delle prime cose che si impara quando si compra il primo computer è quello di spegnerlo in modo corretto in modo da non rovinarlo con il passare del tempo

Quando si deve spegnere il computer quasi tutti danno per scontato l’utilizzo della funzione “arresta” che porta il pc a spegnersi del tutto. Esistono tuttavia delle valide alternative tra cui troviamo certamente la “sospensione”, tenendo in considerazione anche l’alternativa “ibernazione”. Queste tre modalità differiscono l’una dall’altra per numerosi aspetti e sono state studiate per soddisfare le esigenze di ogni tipo di utente. Andiamo ad analizzarle una per una per poi capire quando sia preferibile spegnere, sospendere o ibernare il proprio computer.

Tutto sulla modalità “Sospensione”

Piccola premessa: per trovare la funzione di sospensione, ibernazione e spegnimento sarà sufficiente cliccare sul pulsante Start in Windows XP, 7, Vista e altre versione precedenti a Windows 8. Da Windows 8 in poi invece potrete trovare queste voci andando con il puntatore del mouse in alto a destra in modo da far apparire il menu apposito.

La sospensione è certamente una modalità molto efficiente dal punto di vista del risparmio energetico. Poiché consente di mettere a riposo il proprio dispositivo senza però arrestarlo completamente. Per attivarla basterà cliccare su “Start” e poi su “Sospendi”, oppure alternativamente, nel caso in cui si stia utilizzando un laptop, chiudendo semplicemente il coperchio.

ll tasto sospendi serve per poter risparmiare la batteria del computer pur sapendo che dovremo riprendere quello che stavamo facendo in un lasso di tempo breve. Selezionando il tasto Sospendi tutto quello aperto rimarrà aperto e sarà pronto per poter essere ripreso il più velocemente possibile.

Utilizzando questa modalità tutto il lavoro in corso fino a quel momento e tutti i processi in esecuzione saranno conservati nella memoria RAM del computer. Quando si andrà a riattivare il computer sarà quindi possibile ricominciare ad utilizzalo dal punto in cui lo si era lasciato. Nel frangente in cui è stato in stato di sospensione il pc avrà consumato soltanto l’energia necessaria a far funzionare la RAM. Mentre tutti gli altri componenti integrati saranno spenti per evitare sprechi di energia.

La modalità sospensione presenta ovviamente anche degli svantaggi, poiché consuma in ogni caso un po’ di carica della batteria. Ovviamente questo consumo è estremamente lento, ci vorrebbero molti giorni infatti per far scaricare completamente un portatile in stato di sospensione. Tuttavia se la batteria non si trova in uno stato di carica sufficiente al momento in cui si sospende il notebook, potrebbe capitare di notare che l’autonomia della stessa sia ridotta al lumicino quando si decide di riattivarlo.

Tutto sulla modalità “Arresto”

Parliamo adesso dell’arresto, questa modalità termina tutti i programmi in esecuzione e spegne del tutto il pc o il laptop. In seguito all’arresto, avverrà la cancellazione della memoria, quindi al riavvio la vostra macchina (soprattutto se Windows o Mac) sarà più veloce e reattiva.

Si tratta insomma di una vera e propria funzione interruttore. Chiude in un solo colpo tutti i programmi aperti, il sistema operativo e stoppa sia la scrittura che la lettura dei file. La potenza della vostra macchina si riduce gradualmente fino a che non viene scollegata l’alimentazione.

arresto pc

Quando si arresta un computer è sempre bene attendere che l’operazione vada a buon fine, senza forzare tenendo premuto il tasto di spegnimento o scollegando l’alimentazione. Questo perché altrimenti è possibile che i file presenti sul disco siano corrotti e quindi poi inutilizzabili.

La modalità arresto non comporta dei veri e propri svantaggi, quando vi si ricorre bisogna tuttavia ricordarsi di salvare tutto il lavoro fino a quel momento in esecuzione e attendere che l’arresto sia completo.

Questo stato va utilizzato quando sappiamo che non dovremo più utilizzare il computer e quindi dovrà stare completamente spento fino al giorno successivo. O comunque un lasso di tempo in cui è opportuno spegnere completamente il PC.

Riavvio: un piccolo arresto

Ovviamente non possiamo non dedicare qualche parola anche alla modalità Riavvio. Riavviando il proprio computer, proprio come avviene con l’arresto, tutte le applicazioni, i programmi, saranno chiusi, tuttavia la vostra macchina si riaccenderà immediatamente. Quando il vostro computer vi sembra troppo lento, potete utilizzare il riavvio per farlo tornare in carreggiata.

Tutto sulla modalità “ibernazione”

ibernazione pc

Per finire vogliamo parlarvi anche della modalità “Ibernazione” che consente di riprendere tutto il lavoro dal punto esatto in cui lo si è lasciato. Proprio come suggerisce il nome infatti, con l’ibernazione viene congelato tutto quello che è in esecuzione ed archiviato sul disco rigido all’interno dei file di ibernazione.

Il computer viene poi spento, azzerando il consumo di energia. Per riprendere dall’esatto punto in cui si era lasciato il lavoro basterà premere il pulsante di accensione, il sistema in questo modo si sbloccherà e sarà possibile ricominciare a lavorare.

Lo svantaggio di mettere il proprio computer in modalità di ibernazione è dovuto al tempo. Questa modalità infatti richiede una certa quantità di tempo sia per attivarsi, sia per far ripartire il pc, a seconda delle app che saranno in esecuzione al momento dell’ibernazione (tutti i dati saranno salvati sul disco rigido) potrebbe volerci più o meno tempo.

Quando spegnere o sospendere il computer?

Ora che abbiamo chiarito le differenze che ci sono tra sospensione, spegnimento e anche ibernazione del computer, andiamo a vedere insieme quando è il caso di utilizzare una modalità piuttosto che l’altra.

Per quanto riguarda la modalità sospensione vediamo che questa è certamente la più efficace quando si decide di prendersi una breve pausa dal lavoro che si sta svolgendo, in particolare se la batteria è abbastanza carica o se il vostro laptop è collegato alla presa elettrica. Utilizzando questa modalità sarà possibile riutilizzare immediatamente il proprio pc, riprendendo il lavoro dall’esatto punto in cui lo si era lasciato, ritrovando tutte le applicazioni ancora in esecuzione.

Quando invece è opportuno arrestare il computer? Sicuramente è l’opzione migliore nel caso in cui si sia completato un lavoro e non sia necessario iniziarne subito uno diverso. Bisogna poi considerare di arrestare il proprio computer quando questa operazione non è stata compiuta da un po’ di tempo, massimo tre giorni, per consentire al sistema di correggere gli errori che si verificano in fase di funzionamento. Se si avverte qualche rallentamento o peggioramento nelle condizioni del proprio computer è sempre il caso di considerare un arresto o un riavvio.

Per finire, vediamo quando mettere il pc in ibernazione. Questa modalità vi permette di interrompere l’utilizzo della macchina per un periodo temporaneo azzerando il consumo di energia o di batteria. Quando non si ha a disposizione una presa elettrica a cui attaccare il proprio notebook ma si deve completare un lavoro nell’arco di qualche ora o giorno, allora è il caso di preferire l’ibernazione alla sospensione.

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Formazione, Internet, Sicurezza informatica

Password e passphrase: cosa cambia?

Differenze tra password e passphrase: cos’è la passphrase e cosa cambia dalla password?

Sappiamo tutti quanto è di vitale importanza scegliere password sicure per gestire i nostri account online. Eppure quando ci ritroviamo ad impostare le password durante la fase di registrazione, l’utente finisce con dare poca importanza alla combinazione di numeri e parole che useremo.

In nostro aiuto arrivano i vari servizi online che offrono delle linee guida obbligatorie da seguire quando si creano delle password, come:

  • Lunghezza minima 12 caratteri
  • Presenza di almeno un numero e un carattere speciale
  • Presenza di un carattere maiuscolo

Molti siti suggeriscono anche quanto sia “forte” la password che si sta creando, suggerendo se migliorarla o se invece si tratta di una password sicura. Ma creare e poi ricordare tutte queste password diventa molto rapidamente un peso. In un sondaggio online effettuato nel 2017 su 1000 utenti internet in Europa, si è scoperto che il 70% dispone di almeno 10 account online differenti.

Come creare una passphrase: il modo più semplice per password sicure

Proteggere la propria navigazione in rete significa prendere misure di sicurezza adeguate sia nel caso si creino account online, sia quando si visitano siti internet. Da un lato possiamo proteggerci usando una rete VPN sicura, che ci permette di navigare protetti grazie una crittografia a 256 bit e cambiando il nostro indirizzo IP.

Password e passphrase: cosa cambia?

Dall’altro lato, quando apriamo un nuovo account online dobbiamo:

  • Assicurarci di essere su un sito sicuro (è importante anche la presenza del classico “lucchetto verde” nella barra degli indirizzi, ovvero la connessione HTTPS);
  • Scegliere un indirizzo email che utilizzate quotidianamente;
  • Inserire tutti i dati richiesti, ma occhio ai termini e condizioni (spesso spuntando le giuste caselle si può evitare di accettare l’invio di email promozionale, se non ci interessa);
  • Scegliere una password inviolabile.

In questo ultimo punto, potete fare affidamento sulla tecnica della passphrase: un modo per creare password a prova di hacker che sono al tempo stesso facili da ricordare.

Come prima cosa, scegliete una frase che vi riguardi. Per esempio, il vostro piatto di pasta preferito: “Il mio piatto di pasta preferito è la carbonara.” Adesso, prendiamo solo le lettere iniziali delle parole presenti nella nostra frase.

Ci ritroveremo quindi con “Impdppèlc”. Poi mettiamo in maiuscolo la prima lettera e l’ultima di questa frase rimasta, aggiungendo anche almeno un carattere speciale e tre numeri. Proseguendo con l’esempio, ci ritroveremo con: “LmpdppèlC-874”.

Come vedete, in giusto un paio di passaggi siamo partiti da una frase semplice, come quella indicante il vostro piatto di pasta preferito, e siamo arrivati invece a creare una password sicura. Basta insomma davvero poco, per evitare di usare password troppo semplici e poco sicure.

L’importanza di cambiare password

Infatti, con il passare del tempo diventa sempre più facile craccare le password. Prendendo come esempio la password “security1”, nel 2000 ci volevano 3 anni e 10 mesi per riuscire a craccarla. Nel 2016, il tempo richiesto invece è calato a circa 3 mesi. Più passa il tempo, più le tecniche di furto password diventano performanti (complice i balzi in avanti della tecnologia e della velocità dei processori).

Cambiare password però non significa “riciclare” password vecchie, bisogna sempre inventarne di nuove (e soprattutto, mai usare la stessa password per più account). Non bisogna mai sottovalutare questa misura di sicurezza: più passa il tempo, più ci si espone al rischio del furto della password.

Noi possiamo prendere tutte le misure di sicurezza possibili:

  • Installare un antivirus sempre aggiornato;
  • Non aprire mai email sospette;
  • Usare reti VPN per proteggere la propria connessione;
  • Utilizzare Adblock o altri sistemi per fermare pubblicità invasive e/o dannose;
  • Non cliccare mai su link che non conosciamo.

Però c’è sempre un fattore che non possiamo controllare: i servizi o piattaforme dove ci registriamo con un account. Dai Social ai siti di e-Commerce, dalle piattaforme di Home Banking fino ai forum o blog. Tutti questi servizi/portali web archiviano le nostre password e indirizzi email, oltre a svariati dati personali.

E sfortunatamente gli hacker prendono spesso di mira i server di queste compagnie, rubando costantemente una ingente mole di dati ogni anno (i cosiddetti “data breach”). Probabilmente anche il vostro indirizzo email potrebbe essere già stato “compromesso”, ovvero sottratto durante uno o più data breach.

Uno dei servizi più efficienti per scoprire se la propria email è stata vittima di un data breach è haveibeenpwned: basta inserire il proprio indirizzo e scoprire subito se l’indirizzo email inserito risulta coinvolto in uno o più data breach. Cambiare però regolarmente password ci permette di proteggere sempre i nostri account ed indirizzi email, anche in caso che i nostri dati (o parte di essi) ci vengano sottratti durante un data breach.

Come gestire le proprie password?

Ammettiamolo: quanti di noi ricorrono a carta e penna per scriversi il PIN del proprio bancomat? O quanti di noi scrivono le password del proprio account su qualche post-it o su una pagina di un’agenda?

È normale, gestire tanti account online può diventare difficile, considerando che poi ogni account dovrebbe disporre di una password sicura e differente. Sconsigliamo caldamente di scrivere “in chiaro” le proprie password su un file Word sul proprio computer, o anche salvarle sul proprio telefono.

Archiviare le proprie password con il tradizionale metodo di carta e penna può sempre tornare utile, salvo adottare le dovute misure di sicurezza: assicuratevi di non scriverle su post-it volanti, ma in un’agenda tenuta in un posto sicuro che solo voi conoscete in casa.

Altrimenti potreste fare affidamento su un Password Manager, un software che si occupa di immagazzinare e tenere al sicuro le vostre password. Come per esempio LastPass, un Password Manager compatibile con tutti i browser, che da poco ha cominciato a collaborare con il servizio VPN di ExpressVPN, offrendo 1 mese di prova gratuita della rete virtuale più veloce in circolazione.

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Formazione, GDPR, Internet

Regno Unito: privacy e cookie, modifica del consenso?

Il Regno Unito vuole la modifica dell’attuale legge sulla privacy ed eliminazione dei pop-up legati ai cookie visualizzati sui siti per chiedere il consenso al tracciamento.

Da oltre un anno si parla delle possibili conseguenze della Brexit sul trattamento dei dati personali degli utenti del Regno Unito. Il governo ha ora annunciato che apporterà alcune modifiche alla legge attuale basata sul GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati) e metterà dunque fine agli irritanti pop-up per il consenso dei cookie.

Nuova legge sulla privacy nel Regno Unito

Il GDPR è in vigore dal 25 maggio 2018. Il Regno Unito è uscito dall’Unione europea il 1 gennaio 2021. Il governo guidato da Theresa May ha introdotto il Data Protection Act nel 2018 che contiene regole equivalenti al GDPR. Oliver Dowden, Segretario di Stato per il digitale, la cultura, i media e lo sport, ha dichiarato che è arrivato il momento di riscrivere la legge sulla privacy e di sottoscrivere accordi internazionali per lo scambio dei dati.

Regno Unito: privacy e cookie. Modifica del consenso?

Tuttavia qualsiasi modifica dovrà adeguarsi all’Unione europea, altrimenti partirà il blocco del trasferimento dei dati degli utenti tra Regno Unito e altri paesi. L’importante cambiamento sarà affidato alla supervisione del nuovo commissario. Il governo ha proposto come candidato John Edwards, attualmente garante della privacy in Nuova Zelanda.

Anche se il famoso consenso per i cookie è previsto dalla direttiva ePrivacy del 2002 (quindi precedente al GDPR), il Regno Unito approfitterà dell’occasione per eliminare i fastidiosi pop-up dai siti web. Non è chiaro però come ciò verrà attuato in pratica, visto che il consenso è obbligatorio nell’Unione europea. I siti potrebbero considerare la posizione geografica (tramite indirizzo IP). Ma tuttavia potrebbero continuare a mostrare i pop-up agli utenti del Regno Unito, anche se non più necessario.

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Formazione, Hardware, Internet, Tech

Annuncio di Amazon: Smart tv basata su Alexa

Amazon sarebbe ormai prossima all’annuncio di una propria smart tv, forse prodotta in partnership con TCL, basata su Alexa.

Amazon sta per immettere sul mercato la propria smart tv. Sarà ovviamente basata su Alexa e, secondo i rumor che ne hanno annunciato l’arrivo, l’esordio sarebbe ormai imminente. Con ogni probabilità la stagione natalizia sarà il momento più propizio. Se così fosse, inevitabilmente le curiosità nei confronti della novità potrebbero trasformare l’idea nella grande novità dell’anno.

Amazon produrrà televisioni?

Entrare nel mercato dei televisori non è sicuramente semplice per Amazon sia in virtù della propria posizione di rivenditore, sia per gli ostacoli tecnici esistenti. Ma anche per i risicati margini che il comparto ha maturato in anni di innovazione continua. L’esordio potrebbe avvenire con un modello sviluppato in partnership con TCL (già produttore di televisori di questo tipo), ma in futuro potrebbe essere la stessa Amazon ad imprimere il proprio marchio sulla scocca.

Amazon produrrà televisioni?

Un po’ Amazon Echo e un po’ Fire TV, nel corpo di un pannello che è stimato tra 55 e 75 pollici: questo, idealmente, è il profilo di una tv Amazon. L’esordio dovrebbe comunque avvenire soltanto negli USA, dunque non vedremo molto probabilmente questa novità in Europa prima del 2022. Se è vero che Amazon sta lavorando su questo progetto ormai da 2 anni, c’è da chiedersi quali altre novità possa avere in serbo il gruppo per monetizzare il progetto meglio di quanto i produttori attuali non siano già in grado di fare.

Una cosa è certa: se Amazon entra nel comparto, inevitabilmente sarà una presenza molto ingombrante per gli altri: le logiche smart e low cost che hanno fin qui portato avanti i progetti del gruppo si sono rivelate vincenti, ma in un settore dominato dalla corsa verso la qualità gli equilibri potrebbero essere più complessi. In passato il gruppo ha già esordito nel mondo dei televisori, ma con impegno limitato: solo in India, sulla scia dei principi AmazonBasics. Un precedente importante, tuttavia, che dimostra come il gruppo fosse attivo e attento su questo fronte. Il salto USA potrebbe essere determinante ed il trampolino internazionale sarebbe in seguito alla portata.

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Formazione, Hardware, Sicurezza informatica, Smartphone, Tech

iOS 15 e iPhone: rintracciabili anche da spenti

iOS 15 scoraggia il furto di iPhone: si possono rintracciare anche i dispositivi spenti! Un IPhone a prova di furto.

OS 15 introduce diverse novità che migliorano l’esperienza utente sotto molti punti di vista. Particolarmente interessante è la possibilità di utilizzare il network di Dov’è per trovare un iPhone anche se il dispositivo è spento.

Con questa nuova funzione lo smartphone non risulterà mai completamente spento, ma entrerà in una sorta di modalità super low-power e si comporterà come un AirTag. Se qualche malintenzionato ci ruberà l’iPhone e come prima azione istintiva gli verrà da spegnerlo, noi potremo comunque individuarlo su una mappa e vedere dove si trova!

Low-Power Mode

La low-power mode è stata introdotta a partire da iOS 9. E’ la modalità basso consumo in grado di garantire una maggiore autonomia del dispositivo. Con il Low Power Mode attivo, il sistema disattiva alcune processi di sistema come le notifiche delle mail, l’aggiornamento delle applicazioni in background, i sensori di movimento, alcune animazioni e altre funzioni che richiedono un elevato dispendio energetico. Con questo sistema l’azienda di Cupertino promette fino a tre ore di autonomia in più. Dai recenti test effettuati su Geekbench emerge tuttavia che la nuova modalità, non solo disattiva alcuni processi, ma riduce le prestazioni del processore.

Per individuare un iPhone spento è necessario che un altro dispositivo Apple si avvicini al telefono entro il raggio di portata del Bluetooth (10m). L’iPhone rubato si collegherà a questo dispositivo ed utilizzerà la sua connessione ad internet ed il suo GPS per aggiornare la posizione sulla mappa al fine di essere ritrovato.

Allo stesso modo, grazie a Find My Network sarà possibile lanciarsi alla ricerca di un iPhone tra le quattro mura di casa che magari “si è nascosto” sotto ad un cuscino e che nel frattempo si è spento perché completamente scarico.

Inoltre, Apple dichiara che il tracciamento della posizione è supportato anche nel caso in cui un iPhone venga riportato ai dati di fabbrica, grazie al Blocco Attivazione.

iOS 15 e iPhone: rintracciabili anche da spenti

iOS 15 informerà l’utente di questa nuova funzionalità con una tradizionale notifica, starà poi allo stesso utente decidere se abilitarla o meno. Per disattivarla (ma vi consigliamo di non farlo), cliccate il tasto volume su, poi volume giù ed infine tenete premuto il tasto laterale. Proprio nella classica schermata di spegnimento, visualizzerete una scritta “iPhone rilevabile anche dopo lo spegnimento”. Cliccando sulla stessa apparirà un popup attraverso il quale potremo disattivare la funzione.

Ulteriori miglioramenti IOS 15

Apple ha presentato in anteprima la prossima iterazione del suo sistema operativo iPhone, iOS 15 al WWDC21. iOS 15, tra le novità introdotte, porta anche una nuova esperienza di notifiche che include le icone delle app e le foto dei contatti. Apple ha detto che iOS 15 utilizza l’intelligenza sul dispositivo per capire quali notifiche sono una priorità e le dispone per prime. La stessa intelligenza sul dispositivo alimenta anche nuove caratteristiche. Ad esempio il Live Text, la nuova ricerca Spotlight, e l’integrazione di Memories con Apple Music per offrire suggerimenti di canzoni per personalizzare le foto.

Apple ha anche mostrato i miglioramenti in arrivo per l’app Mappe. Il nuovo aggiornamento offre una navigazione migliorata e dettagli per i quartieri, i distretti commerciali, l’elevazione e i punti di riferimento insieme a una nuova modalità notturna al chiaro di luna. In alcune città selezionate, Mappe offre anche un’esperienza di guida 3D. Inoltre gli utenti possono ora tenere il loro iPhone per fornire indicazioni in realtà aumentata.

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general motors crisi chip
Formazione, Hardware, Tech

Crisi chip: General Motors chiude due stabilimenti

General Motors chiude due stabilimenti poiché impossibilitata a produrre oltre: mancano i chip e il danno per l’industria sarà estremamente elevato a causa della crisi.

Il mercato automotive sta tentando di nascondere i cocci sotto il tappeto, ma la situazione è destinata a deflagrare: dopo gli allarmi lanciati da gruppi come Ford, Volkswagen e Toyota, ora è la General Motors a fare i conti con la realtà. Quella di un mercato ostacolato dalla cronica carenza di chip da poter utilizzare in fase di sviluppo, elemento che impedisce lo sviluppo di vetture in linea con le aspettative degli utenti. La domanda era tornata a crescere dopo lo stop imposto dalla pandemia, ma l’offerta non sa più tenere il passo. Il rischio è di vivere un ulteriore periodo a basso regime, senza la possibilità di sfruttare appieno la crescente richiesta.

General Motors: linee ferme, mancano i chip

General Motors si è trovata addirittura costretta a fermare alcuni siti produttivi: per due settimane, a partire dal 6 settembre, due stabilimenti si fermeranno in attesa di nuovi approvvigionamenti. Il gruppo spiega che la situazione resta “complessa e fluida”, testimoniando come la speranza è che il collo di bottiglia possa presto risolversi. Ma le previsioni non vedono cambi di rotta imminenti: che sia per auto o console da gioco, fino al 2022 non ci si aspetta un pieno rientro alla normalità (le previsioni Dell sono però ancor più pessimistiche).

Crisi chip: General Motors chiude due stabilimenti

Nel frattempo ognuno cerca soluzioni con creatività, sfruttando chip differenti (con differente programmazione). Oppure ricalibrando i ritmi di lavoro per poter portare sul mercato quante più auto possibili. La situazione ha però inevitabilmente un impatto economico pesante, che a livello mondiale è già calcolato in termini di decine di miliardi di dollari.

Anche Ford e Toyota colpite

Questa settimana anche Ford ha annunciato che taglierà anche la produzione di camion la prossima settimana a causa della carenza di chip. Toyota Motor a settembre ridurrà la produzione globale del 40% rispetto al suo piano precedente.

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Formazione, Hardware, Smartphone

Raddoppia la batteria del tuo smartphone con Witty

Raddoppia la batteria del tuo smartphone con Witty: un piccolo dispositivo che è in grado di raddoppiare il ciclo di vita della batteria del tuo smartphone. Pochi euro per una grande idea.

La batteria è uno dei colli di bottiglia nella vita di uno smartphone. Le sue performance deteriorate, infatti, tendono a renderne meno appetibile l’uso dopo pochi mesi. Mettendo ansia nei cicli di ricarica e di fatto riducendo il ciclo di vita del dispositivo. La soluzione è tuttavia semplice, costa molto poco ed ha il valore aggiunto di essere un’idea intelligente tutta italiana.

Witty difende la batteria del tuo smartphone

Il suo nome è Witty. Witty è un dispositivo che può essere inserito tra il caricatore e lo smartphone, lasciandolo lavorare in silenzio affinché possa controllare che l’operazione di ricarica avvenga in modo corretto. Così facendo è come se si stesse togliendo dalla batteria un’alta dose di stress. Questo, alla lunga, porterebbe altrimenti al deterioramento delle capacità della batteria medesima.

Raddoppia la batteria del tuo smartphone con Witty

Il ragionamento è semplice: vuoi raddoppiare la vita della batteria del tuo smartphone e, di conseguenza, il ciclo di vita dello smartphone stesso? Bastano pochi euro.

Witty: quanto costa?

Partiamo dal prezzo, affinché sia chiaro che non si tratta certo di un costo, quanto di un utile investimento. Bastano infatti appena 29,99 euro per far tuo un Witty (del tuo colore preferito: nero, arancio o azzurro). Nel giro di 48 ore si potrà dare inizio alla propria nuova ricarica intelligente.

colore

Con 29,99 euro non solo si prolunga la vita della batteria, ma si ha inoltre il beneficio ulteriore di un ciclo di vita nel quale ogni singolo giorno lo smartphone potrà durare di più. Un beneficio che può durare anni, insomma, e che si ripaga ampiamente grazie al suo lavoro silente di lungo periodo.

Come funziona?

Witty è una sorta di tutore che opera a monte delle batterie al litio del tuo smartphone. Il suo compito è quello di regolare, gestire e limitare all’occorrenza la fase di ricarica, così da ridurre gli oneri a capo della batteria per ottimizzarne durata e performance. In particolare Witty si propone di gestire la ricarica notturna, pratica del tutto abituale per chiunque. Quando si mette in carica la sera uno smartphone per ritrovarlo al mattino a pieno regime, si opera nel modo più comodo per la propria organizzazione quotidiana ma al tempo stesso si appesantisce ogni singolo giorno la batteria di una qualche scoria di troppo.

Il motivo lo spiega il team Witty: “la batteria viene mantenuta alla sua tensione di fine carica di 4.35V anche dopo aver raggiunto il 100% per far sì che non si scarichi durante la notte“. E questo pesa: si stima che una cattiva gestione delle ricariche possa far perdere alla batteria anche l’1% della sua capacità ogni singolo mese che passa.

witty

Witty interviene su questo fronte, gestendo in modo più intelligente la fase di carica:

Tutti i dispositivi portatili che ricaricano la propria batteria tramite USB interrompono la fase di carica dopo aver raggiunto il 100% ma continuano a mantenere la batteria alla sua tensione di fine carica di 4.35V. Come riportato da vari studi del settore (ad esempio “Battery University”, un sito web pubblicato dal noto provider di tecnologie Cadex Electronics Inc.), non disconnettere la carica porta ad una rapida usura della batteria diminuendone i cicli di carica/scarica da quasi 500 a circa 200.

Se si riflette su quanto sia complesso cambiare una batteria (operazione talvolta addirittura impossibile) è chiaro come una semplice cattiva abitudine possa pesare fortemente sulla durata di uno smartphone e sui costi di cambio dello stesso quando le performance della batteria sono ormai eccessivamente erose. Il grande vantaggio offerto da Witty sta nella tecnologia brevettata ASO (frutto della ricerca di ricercatori dell’Università di Roma “La Sapienza”):

Evitare uno stress inutile e continuativo

L’ASO è in grado di leggere l’energia richiesta dallo smartphone al caricabatterie e scollegare, grazie ad un interruttore elettromeccanico, la batteria dalla rete elettrica nel momento in cui il fabbisogno energetico del dispositivo in carica è stato soddisfatto. Al contrario di tutti i regolatori di carica, l’ASO non legge la tensione o la capacità della batteria ma analizza il flusso di corrente tra il dispositivo in carica ed il caricabatterie.

Scollegando la batteria quando completamente carica si evita che rimanga alla sua tensione di fine carica di 4.35V anche dopo aver raggiunto il 100%, situazione estremamente dannosa per gli elettrodi della cella di litio, permettendo così alla batteria di iniziare il proprio ciclo di scarica.

Lo spegnimento della carica avviene tra i 10 ed i 30 minuti dopo aver raggiunto la soglia del 100% di carica. In linguaggio meno tecnico, “è come rilassare i muscoli dopo un allenamento intenso“: Witty consente alla batteria di evitare uno stress inutile e continuativo, ripristinando così il corretto ciclo di vita della stessa e allungando pertanto il ciclo di vita dello smartphone.

Come si usa?

Per usare Witty durante le ricariche notturne è sufficiente eseguire due semplici operazioni:

  1. inseriscilo tra smartphone e caricatore, collegando Witty direttamente dentro quest’ultimo
  2. premi l’apposito pulsante che avvia la ricarica: un piccolo led rosso segnala l’avvenuto avvio della ricarica
  3. dormi sonni tranquilli: penserà a tutto Witty
come funziona witty

Se è necessaria una presa USB Type-C è disponibile in confezione dedicata un apposito riduttore. Unico requisito è la ricarica di un solo terminale (che tramite pad wireless) per ogni singola unità di Witty. La quale ha la necessità di monitorare le fasi di ricarica del singolo device per poter in seguito operare con un’azione di salvaguardia sulla batteria.

Il mio smartphone ha una ricarica intelligente: quindi?

Il tuo telefono ha una ricarica intelligente e quindi ritieni che Witty non ti serva? Sbagli. Sebbene gli iPhone di nuova generazione (ad esempio) abbiano fatto non poco per migliorare le abitudini di ricarica dell’utente, in verità l’intervento è stato più che altro posticcio e non sostituisce in alcun modo ciò che Witty può offrirti. Questo perché l’apprendimento si basa su abitudini. Le eccezioni però sono in realtà all’ordine del giorno. Ciò implica che la cosiddetta “intelligenza” dell’apporto del sistema operativo è in realtà una operazione di facciata. Questa difatti non può realmente gestire al meglio la ricarica sulla base di elementi propri della batteria e delle sue dinamiche di ricarica.

Witty sfrutta la notte per regalare alla batteria ore di autentico relax. La ricarica lenta e limitata ottimizza la durata e la capacità dell’accumulatore. Questo evita che possa incorrere in fasi di extra-carica nelle quali le performance vengono meno. Ecco perché il team Witty scoraggia la ricarica veloce se non per i momenti più importanti: meglio procedere con lentezza, sfruttando tutta la notte per arrivare al mattino con batterie cariche e performance ottimizzate.

Witty: conveniente per te e per l’ambiente

L’idea, firmata da Lorenzo Craia, Luca Martini e Andrea Tognoli, ha importanti ripercussioni non soltanto sulle tasche di chi cambierà così le proprie abitudini di ricarica, ma anche sull’ambiente.

idea witty

Stiamo infatti parlando anzitutto di un dispositivo che allunga il ciclo di vita delle batterie e che riduce quindi il quantitativo di Litio immesso in discarica; inoltre si tratta di un device totalmente riciclabile, sostenibile dunque per vocazione; infine per ogni Witty acquistato verrà impiantato un nuovo albero, contribuendo così in modo positivo all’impronta ambientale del progetto.

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iPhone 13: uscita, prezzo, novità del modello più venduto

Curiosità e info sul nuovo iPhone 13: uscita, prezzo, novità del modello più venduto

iPhone 13, iPhone 13 mini, iPhone 13 Pro e iPhone 13 Pro Max sono stati svelati la sera del 14 settembre 2021 durante l’evento California Streaming insieme ai nuovi iPad (2021), iPad mini 6 e Apple Watch 7.

Apple ha dato il via ai preordini di iPad mini 6 nello stesso giorno della presentazione, ed a quelli dei nuovi iPhone 13 venerdì scorso. I nuovi smartphone e il nuovo tablet saranno disponibili sul mercato a partire dal 24 settembre, ma non tutti gli utenti interessati a riceverli subito potrebbero riuscire nell’intento. Chi ha piazzato subito l’ordine tramite l’Apple Store online probabilmente lo riceverà, ma al momento per alcuni modelli i tempi di consegna previsti slittano a ottobre, e nel caso di iPad mini 6 anche sino ai primi giorni di novembre.

Il più venduto

I nuovi termini di consegna sembrano riflettere l’interesse manifestato dal pubblico nei confronti dei nuovi prodotti Apple. Così come emerso anche nel nostro sondaggio, gli iPhone 13 Pro quelli più desiderati dal pubblico, nonché quelli che stanno registrando i nuovi termini di consegna spostati ad ottobre. Stesso dicasi per iPad mini 6, che ha convinto in effetti per il grande passo avanti compiuto rispetto al precedente modello. Infatti le consegne di iPad mini 6 sono state spostate ben oltre il termine del 24 settembre. Alcuni esempi, più nel dettaglio:

iPhone 13
  • iPhone 13 Pro, tutti i tagli di memoria, tutte le colorazioni – consegne tra il 19-26 ottobre
  • iPhone 13 Pro Max, tutti i tagli di memoria, tutte le colorazioni – consegne tra il 19-26 ottobre
  • iPad mini:
    • Grigio siderale:
      • 64GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi + Cellular – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
    • Viola:
      • 256GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi + Cellular – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
    • Rosa: 256GB, WiFi + Cellular – consegne 5-12 ottobre
    • Galassia:
      • 256GB, WiFi – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre
      • 256GB, WiFi + Cellular – consegne tra il 19 ottobre e il 3 novembre

A qualcuno piace Oro, Argento o Grafite, a molti piace Sierra: è infatti proprio questa la colorazione preferita da chi ha scelto Amazon per acquistare il nuovo iPhone 13 nella sua versione Pro Max. Il modello più venduto è proprio il top di gamma, nella sua incarnazione con 256 GB di memoria interna.

iphone 13 più venduto
L’ IPhone 13 Sierra (azzurro) è il modello più venduto

Disponibilità

Ricordiamo che l’intera linea iPhone 13 è disponibile in preordine, con la consegna inoltre delle unità acquistate garantita per il 24 settembre. Alcuni modelli risultano già sold out, a causa delle richieste elevate: il consiglio per gli interessati è quello di non perdere tempo e prenotare subito la propria, scegliendo tra le quattro versioni disponibili, ognuna con tagli di memoria e colorazioni differenti: mini, Standard, Pro e Pro Max.

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Come masterizzare o aprire un file ISO

In questa guida vi mostreremo come masterizzare o leggere in modo corretto i file ISO, cioè file immagine.

Un file ISO è genericamente detto “immagine” a causa del significato del termine ISO, che deriva dal greco “isos” ossia “uguale”. Un’immagine ISO è quindi un unico file che contiene esattamente gli stessi file e la stessa struttura (“uguale”) di un CD/DVD di cui è l’esatta copia, in tutto e per tutto. In questo modo il CD/DVD può essere diffuso in Internet con maggiore semplicità.

Avere tra le mani un file ISO, però, non serve a nulla finché non se ne ricostruisce la struttura su un CD/DVD. Per fare questo non è sufficiente prendere il file ISO e masterizzarlo, dal momento che l’unico risultato che si otterrebbe sarebbe di copiare il singolo file. Per arrivare al nostro scopo si deve sfruttare l’opzione “scrivi immagine ISO” che quasi tutti i programmi di masterizzazione mettono a disposizione.

Prendiamo ad esempio un paio di programmi per la masterizzazione e come usarli per masterizzare:

1. Utilizzando Nero bisogna andare sul menu Copia e Backup, scegliere Copia immagine da disco, selezionare il file e avviare il processo. O ancora, da Nero Burning Rom, andare su Masterizzatore, Scrivi immagine.

2. Con CDBrunerXP PRO: Download Cd Burnerxp le operazioni sono simili. Bisogna cliccare su File, Write Disc from ISO File, quindi è sufficiente selezionare il file ISO voluto e avviare la masterizzazione.

Chi non ha a disposizione un programma che masterizzi le immagini ISO può usare il piccolo software freeware.

3. BurnCDCC: Download BurnCdcc di Terabyte. BurnCDCC fa solo l’operazione di scrittura di file ISO su CD/DVD e non ha bisogno di installazione. L’archivio burncdcc.zip va decompresso in una qualsiasi cartella, quindi si fa doppio clic su “burncdcc.exe” e si sceglie l’immagine da masterizzare.

Aprire file ISO senza masterizzarli

file ISO

ISO non è l’unico formato di file che sta a indicare una immagine disco e si potrebbero incontrare anche file di tipo img, bin, mdf, mds ed altri meno comuni.

Per aprire quindi un file ISO IMG o simili, le opzioni sono:

– Con Windows 10 e Windows 8, non servono programmi aggiuntivi e basta cliccarci sopra col tasto destro del mouse e poi premere sull’opzione Monta.

In questo modo si troverà il contenuto dell’ISO come fosse un CD inserito nel lettore del computer, in Esplora risorse. Per smontarlo, premere col tasto destro sull’icona del CD virtuale creato poi su Espelli.

Aprire il file ISO o IMG come se fosse un archivio usando WinRar anche se, in questo caso, se all’interno vi fosse un programma o un videogioco da installare, non sarà utile la semplice estrazione dei file.

– Senza comprare e usare dischi che poi si rovinano, si tiene la copia di questo file iso sull’hard disk e lo si apre, all’occorrenza con un semplice programma gratuito che fa da drive virtuale ed emulatore di un lettore cd /dvd. Questa operazione prende il nome di “montare” un cd o dvd virtuale e per qualsiasi di questi programmi è indicato con la parola inglese “mount”. Su Windows 8 questo programma è già integrato. Infatti se si preme col tasto destro su un file ISO, compare la parola “Monta”.

Alcohol 120

Un programma molto popolare per montare immagini iso si chiama Alcohol 120 che però non è gratuito ed è pure molto pesante. Siccome qui preferiamo sempre la leggerezza e la velocità rispetto alla potenza ed alla eventuale presenza di opzioni che si usano una volta nella vita, citiamo i migliori programmi free che servono a montare un file iso ed a creare un cd rom virtuale. Tutti questi funzionano con qualsiasi versione di Windows 10 e 7.

Microsoft Virtual CD-ROM Control Panel

1) Microsoft Virtual CD-ROM Control Panel è il programma ufficiale per Windows 7, che non serve in WIndows 10, Windows 7 ed altre versioni.

Daemon Tools Lite

2) Daemon Tools Lite è uno dei programmi più popolari per montare immagini iso. Esistono varie versioni ma, quella gratuita, un po’ nascosta sul sito, si chiama Daemon Tools Lite. Questo software viene spesso aggiornato ed è uno dei programmi preferiti dai cracker di videogiochi perché riesce ad emulare anche le protezioni dei dischi originali (laserlock, securerom e altre). Usare Daemon Tools è facilissimo perché il programma installa un driver virtuale e, quando lo si avvia, in esplora risorse segnala un nuovo lettore cd/dvd che in realtà non esiste. Per montare l’immagine basta cliccare con il tasto destro sull’icona che appare in basso vicino all’orologio e poi selezionare “Mount”.

Con Daemon Tools si possono montare file immagine di tipo IMG, B5T, B6T, BWT, CCD, CDI, CUE, ISO, mds, nrg, pdi, ISZ. Si possono installare fino a quattro unità drive virtuali contemporanee. L’utilità Imaging fa l’operazione inversa ossia serve a creare i file immagine in MDS o in formato ISO da dischi fisici. I dati possono anche essere compressi o crittografati con una password. Non so dire se sia il miglior programma, di sicuro è uno dei più anziani e collaudati ma è anche il più pesante e grosso di questa lista. Durante l’installazione state attenti a non mettere anche la noiosa barra di gestione che non serve a nulla.

Virtual CloneDrive

3) Virtual CloneDrive è un programma di appena 1,5 MB che supporta tutti i formati di immagine più comuni quali ISO, BIN, IMG, CCD, UDF, DVD, e cosi via. Durante l’installazione viene chiesto di associare tutti questi tipi di file a CloneDrive in modo che poi, quando si scarica una di queste immagini, per montarla sul cd virtuale basta fare un doppio click sull’icona del file…

Virtual CloneDrive può montare fino a 15 drive virtuali contemporaneamente.

Nota: Durante l’installazione appare l’avviso che Virtual CloneDrive non ha superato il test dei driver compatibili con Windows ma è un avvertimento da ignorare perché non dà alcun problema futuro.

MagicDisc

4) MagicDisc è un altro software gratuito per creare un cd virtuale e supporta un gran numero di formati di immagine, come BIN, IMA / IMG, CIF, NRG, IMG / CCD, MDF / MDS, VCD, VaporCD, P01/MD1/XA, VC4/000, VDI, C2D, BWI / BWT, CDI, TAO / DAO e PDI.

MagicDisc consente la creazione di 15 unità virtuali e si possono anche montare le immagini su un computer collegato in rete.

Anche qui per aprire il file immagine è molto semplice e supportato anche dal programma che rileva automaticamente le immagini cd o dvd presenti sul computer.

Opzionale è la funzione di auto-montare le immagini ogni volta che se ne scarica una nuova.

MagicDisc, tra le altre cose, può anche creare immagini ISO da un disco fisico e le può comprimere e proteggere con password.

Virtual CD-ROM Control Panel

5) L’unico programma portable e anche il più leggero in assoluto di questa categoria si chiama Virtual CD-ROM Control Panel, sviluppato da Microsoft e gratuito. Il software si può copiare su una chiavetta USB e si può usare su qualsiasi pc anche se si devono avere i privilegi da amministratore. Il problema infatti è che, per farlo funzionare, si deve premere il tasto “Install Driver” e poi su “Start”. Al termine, dopo aver smontato tutte le immagini con il tasto “Eject”, si deve premere su “Stop” e poi su “Remove Driver” per farne scomparire le tracce.

Prismo File Mount

6) Pismo File Mount permette di montare anche i file ZIP oltre che le immagini CD, facendole visualizzare come normali cartelle. Si può quindi accedere ai contenuti di un archivio o di una immagine, senza dover masterizzare alcun CD o estrarre il file zip su una cartella separata.

WinCdEmu

7) WinCdEmu è considerato, per semplicità ed efficacia, il migliore programma che emula un lettore cd o dvd e che serve a montare i file immagine ISO. Molto simile a Daemon Tools ma molto meno pesante e capace di non fallire mai alcuna lettura.

ISO Toolkit

8) Un ottimo programma per montare ISO su cd virtuale è anche ISO Toolkit, uno strumento di cui si parla in un altro articolo.

OSF Mount

9) OSF Mount è un ottimo e semplice programma per montare immagini disco ISO o IMG in modo da poterne sfogliare i file e poterli eseguire come se ci fosse davvero un disco nel lettore DVD del computer.

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