Monthly: Giugno 2021

INTEL PRESENTA I NUOVI PROCESSORI CORE I7-1195G7 E CORE I5-1155G7 TIGER LAKE
Formazione, Hardware, Tech

Intel presenta Tiger Lake-U Refresh

A distanza di circa nove mesi dal debutto dell’architettura, Intel presenta due nuovi processori al Computex 2021, Core i7-1195G7 e Core i5-1155G7, sono i primi modelli della serie Tiger Lake-U Refresh con TDP compreso tra 15 e 28 Watt. L’azienda californiana ha presentato anche un modem 5G realizzato in collaborazione con MediaTek. Destinati ai laptop a bassa potenza, i chip sono in grado di offrire prestazioni migliorate grazie a velocità di clock più elevate.

Entrambi sono basati sul processo SuperFin a 10nm e sono progettati per piattaforma che operano nell’intervallo 12-28W. Ma vediamo quali sono le specifiche. Partendo dal Core i7-1195G7, si tratta di una CPU octa-core con frequenza base di 2,9 Ghz e massima di 5Ghz. Integrata la GPU Intel Iris X, mentre la cache L3 è da 12MB, come mostriamo nella slide in calce diffusa direttamente da Intel.

Intel Tiger Lake-U Refresh

Il suffisso Refresh è riferito unicamente alle maggiori frequenze di clock. Entrambi i processori sono realizzati con tecnologia di processo SuperFin a 10 nanometri. Il Core i7-1195G7 ha otto core con frequenza base (a 28 Watt) di 2,9 GHz e massima di 5 GHz (singolo core con Turbo Max 3.0), una novità assoluta per un chip delle serie U. La GPU Intel Xe-LP integrata ha 96 unità di esecuzione e una frequenza massima di 1.400 MHz. La cache L3 è da 12 MB.

Il Core i5-1155G7 ha otto core con frequenza base (a 28 Watt) di 2,5 GHz e massima di 4,5 GHz (singolo core con Turbo Max 3.0). La GPU Intel Xe-LP integrata ha 80 unità di esecuzione e una frequenza massima di 1.350 MHz. La cache L3 è da 8 MB.

Intel presenta Tiger Lake-U Refresh

Intel ha sottolineato che entrambi i processori supportano fino a 64GB di RAM DDR4-3200 e 32GB di RAM LPDDR4x-4266. Il supporto è già stato annunciato per oltre 60 notebook, che arriveranno sul mercato nei prossimi mesi.

contattaci
chrome android
Digitalizzazione, Formazione, Internet, Smartphone, Telefonia Mobile

Chrome Android: aggiunta funzione Screenshot

Gli screenshot arrivano direttamente all’interno di Google Chrome per Android: aggiunta la funzione attraverso il menu Condividi. Avevamo parlato già in precedenza di come fosse possibile condividere gli appunti, attraverso Chrome, tra diversi dispositivi. Il menu, rivisitato con la versione 85 la scorsa estate, presenta ora un nuovo pulsante. La funzione Screenshot, visualizzabile toccando l’opzione Condividi dal menu principale di Chrome per Android che permette di scattare, modificare e condividere un’immagine della pagina che si sta navigando in quell’istante. L’opzione, riportata dagli utenti con installato Chrome 91, può essere attivata anche manualmente per chi non riuscisse a visualizzarla, attivando semplicemente questa flag:

chrome://flags/#chrome-share-screenshot

Catturato lo schermo, comprensivo di tutta la Omnibox, abbiamo tre opzioni: Ritaglia, Testo e Traccia. Queste danno modo di modificare a piacimento l’immagine prima di condividere il risultato tramite le consuete app, salvarlo sul dispositivo oppure eliminarlo.

Screenshot nel menu Condividi chrome android
opzione ritaglia chome android
ritaglia chrome android

Mentre Ritaglia non necessita di grandi spiegazioni, Testo e Traccia danno entrambe accesso a un totale di 18 colori. La prima permette di spostare, ridimensionare e copiare il box prodotto. La seconda invece offre sei diversi tratti differenti, più o meno spessi, per disegnare a mano libera.

aggiungi testo chrome android

Si tratta solo dell’ultima aggiunta all’interno di un menù, quello di condivisione, che come dicevamo l’agosto scorso si è arricchito con una serie di aggiunte tra cui “Codice QR” e “Stampa”.

L’update dell’OS alla versione 12 di Android, verrà rilasciato per primo su smartphone Pixel. Questo porterà infatti con sé diverse novità, come per esempio delle piccole ma significative modifiche all’interfaccia, con un completo ridisegnamento dell’UI, widget impilati, una schermata di blocco inedita con un testo dell’orologio più grande e, in generale, un sistema operativo più colorato e personalizzabile.

contattaci
whatsapp si fa in 4
Formazione, Smartphone, Social media, Telefonia Mobile

WhatsApp si fa in 4

WhatsApp si fa in 4. Ebbene si, l’app di messaggistica immediata su 4 dispositivi contemporaneamente, e non sarà necessario che quello principale sia connesso. La piattaforma di messaggistica sta per far proprie alcune novità che da una parte promettono di cambiare non poco l’esperienza sulla chat, presentandosi quindi come estremamente innovative, ma dall’altra ricordano molto da vicino quanto Telegram consenta già di fare da tempo, presentandosi quindi come qualcosa di noto e riciclato. Resta la novità di alcune funzioni che, applicate su una community tanto ampia, promettono di ridefinire il modo di utilizzare l’app da parte dell’utenza.

Sembrano quindi finalmente maturi i tempi per l’apertura di WhatsApp alla cosiddetta funzione multi-dispositivo ossia alla possibilità di accedere a un’unica utenza su fino a quattro differenti apparecchi come possono essere smartphone, tablet o computer. Non sarà necessario che il dispositivo principale sia sempre connesso, dato che non si tratta di una semplice duplicazione come avviene ora.

WhatsApp su 4 dispositivi contemporaneamente

Ad anticipare l’attesa (non) novità è stato il portale numero uno sulle anticipazione della celebre app di messaggistica istantanea ossia Wabetainfo. La novità è stata svelata all’interno di un’interessante intervista nientemeno che con Mark Zuckerberg e con il numero uno di WhatsApp, Will Cathcart. Viene data anche una tempistica piuttosto breve con la disponibilità che cadrà durante l’estate (massimo due mesi) per la versione beta di test e, verosimilmente, una diffusione al pubblico entro la fine dell’anno.

WhatsApp, 4 dispositivi e messaggi effimeri

La prima novità è relativa alla sincronizzazione tra più device. Mentre oggi l’account WhatsApp è univoco tanto per l’utente quanto per il device (un solo account per ogni smartphone), presto ogni singolo utente potrà portare il proprio account su quattro dispositivi contemporaneamente. Non si tratta dunque di effettuare un mirroring su WhatsApp Web col proprio account attraverso la compresenza dello smartphone. Si potrà usare un device indipendente in tutto e per tutto, sfruttando anche nuove versioni in arrivo per portare il clienti su più terminali (ad esempio su iPad). Se dunque lo smartphone andrà a scaricarsi improvvisamente, non si rimarrà fuori del tutto dalle comunicazioni. Basterà dotarsi di un device di backup, il quale sarà lecitamente autorizzato all’uso sincronizzato delle chat.

Come funzionerà il multi-dispositivo su WhatsApp? Un po’ come per altri rivali – Telegram o WeChat, giusto per citare gli esempi più consistenti – si potrà effettuare l’accesso sul proprio computer fisso o portatile, su un altro smartphone (anche di altro sistema operativo rispetto al principale) o su un tablet, incluso iPad che finalmente avrà una propria versione ottimizzata

Zuckerberg ha assicurato che sarà mantenuta la crittografia end-to-end per proteggere conversazioni, dati e file diffusi. Arriveranno anche altre funzioni interessanti come foto e video che svaniranno dopo averli visualizzati. Così come nel caso precedente, anche questa funzione è già propria del mondo Telegram. In pratica i messaggi si autodistruggeranno dopo un tot di tempo, tipo 24 ore o una settimana.

contattaci
fringe benefits
Cloud Computing, Formazione, Internet, Sistemi, Smart working

Smart working: prorogato e raddoppiato il “fringe benefit”

Con un emendamento della Camera al Decreto Sostegni, lo smart working ha trovato estensione fino a fine 2021. Prorogando lo status quo che è andato affermandosi durante i mesi della pandemia. In particolare la Camera ha approvato un “fringe benefit” detassato per lavoratori in smart working portato anzitempo a quota 516,46 euro (di fatto raddoppiandolo) e così mantenuto fino a fine anno (nonostante sia stato fin qui ancora poco sfruttato). Ogni intervento più radicale sul tema “home working” sarà possibile dunque a partire dal 2022. Nel frattempo il voto dei deputati ha voluto porre l’accento sulle misure con cui aziende e lavoratori possono affrontare questo periodo di adattamento ad una nuova realtà che sta andando via via istituzionalizzandosi.

Questa misura dovrebbe consentire ai datori di lavoro di elargire bonus ai dipendenti che si organizzano in casa con l’acquisto di beni e servizi utili all’allestimento di una postazione di lavoro domestica.

Fringe benefit: soglia di esenzione

L’articolo 6-quinquies del dl 41/2021 prevede che, anche per il 2021, «l’importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall’azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito» in base all’articolo 51 del Testo unico imposte sui redditi (dlgs 917/1986), sia elevato a 516,46 euro (il doppio rispetto ai 258,23 euro previsti normalmente). Si tratta dell’estensione di una misura già prevista dal Decreto Agosto (all’articolo 112). I fringe benefit possono essere destinati a diverse spese, catalogabili come welfare aziendale. Questo di fatto può favorire lo smart working laddove si ricorra a piattaforme che offrono beni e i servizi per il lavoro da remoto, non solo beni tecnologici ma anche arredi per ufficio domestico, ad esempio.

prorogato e raddoppiato il "fringe benefit"

Benefit per lo smart working

Il benefit contempla spese in mobili per l’ufficio, scrivanie, sistemi di illuminazione e altro ancora. Da una parte v’è una mano tesa ad aziende e dipendenti affinché possa essere semplificato il ricorso allo smart working. Dall’altra v’è un indiretto incentivo per il rilancio di aziende duramente colpite in questi mesi. Ad esempio, tutto il settore della produzione di mobili e strumenti ergonomici per il lavoro di ufficio.

Lo smart working è uno dei cambiamenti nel mondo del lavoro abilitati dalla pandemia. In base alla stragrande maggioranza delle analisi di mercato, è destinato a restare anche nel new normal. Secondo la survey sulle PMI innovative di Willis Tower Watson, solo il 17% delle imprese non prevede di cambiare le proprie policy rispetto al passato, mentre il 39% prevede di far lavorare in smart working i propri dipendenti per un determinato numero di giorni alla settimana e il 33% continuerà il lavoro agile senza vincoli di orario da rispettare. Un caso studio condotto sull’INAIL indica che quasi la totalità dei rispondenti riterrebbe utile lavorare ancora in modalità di lavoro agile.

Con 516,47 euro è sicuramente possibile acquistare una scrivania, una luce dedicata e una seduta ergonomica. Tutta strumentazione minima essenziale per l’allestimento di una postazione comoda e sicura. Spendendo di più ci si può sistemare ancor meglio, attrezzandosi davvero con tutto quanto necessario, ma nel fringe benefit non vuole esserci la soluzione ad ogni problema: vuole celarsi semmai una mano tesa, un incoraggiamento, un modo per avvicinare le parti e favorire un passo utile e virtuoso. Per le decisioni permanenti è tutto rinviato all’anno 2022, quello che si auspica depurato dalle deviazioni della pandemia.

contattaci
Digitalizzazione, Formazione, GDPR, Intelligenza artificiale

Sottoscritto protocollo tra Garante privacy e Fondazione Leonardo

Una delle sfide principali che affronterà ogni comparto che attraversa la propria inevitabile fase di transizione digitale, è quella della privacy, e in tal senso il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, e il Presidente della Fondazione Leonardo-Civilta’ delle Macchine, Luciano Violante, hanno sottoscritto un protocollo d’intenti della durata di due anni per l’avvio di una reciproca collaborazione istituzionale. Si lavorerà congiuntamente per definire la direzione che il tema della tutela della protezione dei dati personali dovrà intraprendere negli anni a venire.

Protezione dei dati e digitalizzazione

L’Autorità e la Fondazione, infatti, sono chiamate ad affrontare, pur sotto profili diversi, le sfide connesse all’accelerazione dei processi di digitalizzazione. Inoltre, la collaborazione volge a stimolare il dibattito sugli effetti e i potenziali benefici che queste importanti innovazioni comportano per la società civile. La finalità è quella di «accrescere, attraverso studi, ricerche e progetti, la consapevolezza e la rilevanza del ruolo dell’innovazione e delle
tecnologie per la società civile, stimolando il dibattito sull’impatto e sui potenziali benefici che queste
comportano, in un’ottica proiettata al futuro», attività meritevoli di interesse per il Garante.

Spiega il Protocollo all’articolo 1 che definisce oggetto e finalità della cooperazione:

Con il presente atto, le Parti intendono avviare, nell’ambito delle rispettive competenze, una collaborazione al fine di favorire le reciproche sinergie volte alla realizzazione di attività di interesse comune in relazione alle implicazioni giuridiche delle nuove tecnologie, con particolare riguardo al loro impatto sulla protezione dei dati personali, restando inteso che eventuali effetti vincolanti per le Parti sorgeranno solo con la sottoscrizione di eventuali specifici accordi che potranno essere oggetto di successiva negoziazione.

E aggiunge all’articolo 3:

Tra le attività e i progetti di comune interesse per le Parti, da avviare prioritariamente, è compresa, in particolare, la collaborazione del Garante nell’ambito della costituzione di un “Laboratorio sulla transizione digitale” funzionale allo svolgimento delle attività di cui in premessa, da realizzarsi secondo modalità che saranno definite dalle Parti con successivo accordo.

l Garante per la protezione dei dati personali

Accordo di 2 anni

Il protocollo sottoscritto ha la durata di due anni, e sia il Garante della privacy che la Fondazione Leonardo, si impegnano anche a organizzare incontri periodici su materie di interesse comune. In più lo sforzo verrà volto a promuovere campagne di informazione e attività formative. Affrontare temi come studio e divulgazione, per far sì che il tema centrale della privacy in epoca di rapida transizione digitale non resti questione accademica. Si auspica inoltre che possa invece diventare pubblica discussione in pubblico dibattito.
Le modalità di svolgimento delle attività saranno definite di volta in volta con specifici accordi tra le parti.

Consulenza, Formazione, Hardware, Smart working, Software

Come collegare due monitor su MacBook Air e Pro con Chip M1

Oggi vedremo come ovviare al limite del nuovo Chip M1 di casa Apple, che purtroppo non permette di collegare più di un solo monitor esterno. Vedremo quindi passo per passo come collegare due o anche più monitor su MacBook Air e Pro che montano il nuovo e tanto blasonato Chip M1.

Come ben saprai già, i nuovi Chip M1 installati nei nuovi Macbook Air e Pro, non possono supportare più di un monitor esterno.

Questo molto spesso può essere un limite non da poco, visto che solitamente chi acquista Laptop come questi necessita si, di avere uno strumento portatile che sia leggero, facile da trasportare e poco ingombrante. Spesso si ha la necessità di lavorare anche da casa o in ufficio “trasformando” un portatile in un vero computer desktop collegando più monitor per avere appunto una facilità di lavoro più agiata e più performante.

Vediamo quindi ora come rimediare a questo fastidioso limite imposto da Apple.

Come collegare due monitor su MacBook Air e Pro con Chip M1

Collegare due monitor su MacBook M1: cosa serve

Innanzi tutto l’unica maniera (al momento) che ti può permettere di collegare due o più monitor al tuo nuovo MacBook, è di collegare un adattatore che supporti la tecnologia DisplayLInk a una delle due porte Usb-c del tuo Laptop.

Gli adattatori DisplayLink infatti, grazie a un apposito driver che dovrai installare, ti permetteranno di aggirare questo fastidioso limite.

Dopo giornate di estenuanti ricerche sul web, finalmente sono riuscito a trovare uno di questi adattatori DisplayLink che faceva al caso mio, sia in termini di prezzo che di grandezza (mi serviva un qualcosa dalle dimensioni non troppo ampie). L’adattatore in questione è il Wavlink – Adattatore USB 3.0 a HDMI che al momento in cui sto scrivendo questo articolo ha un prezzo che si aggira intorno hai 45€; Dispone della tecnologia DisplayLink necessaria e ha delle dimensioni abbastanza ridotte.

Se ne possono trovare anche altri modelli con altre caratteristiche ma quelli adatti a questo scopo e cioè con tecnologia DisplayLink sono pochi e difficili da trovare.

Se ricerchi dispositivi come questo ricordati di verificare attentamente che sulla descrizione sia presente la dicitura “Compatibile con DisplayLink” altrimenti l’intero processo non funzionerà.

Come effettuare il collegamento al MacBook M1

Visto e considerato che il MacBook ha solo due uscite Usb-C, ho optato per la soluzione con un Hub mantenendo così libera una porta Tunderbolt per connettere l’alimentazione. Consigliamo comunque di non connettere mai l’alimentazione passando attraverso un Hub o Dock Station, ma di collegarla direttamente al tuo MacBook.

L’ hub in questione che ho scelto è il VAVA Adattatore USB C 9 in1, ma in rete e soprattutto su Amazon.it ne puoi trovare di tantissime marche e modelli, l’importante è che esso abbia almeno un’uscita HDMI, e naturalmente un connettore di collegamento Usb-C.

Catena di connessione per collegare due monitor su MacBook m1

Partendo dal tuo MacBook, collega il l’Hub tramite Usb-C e successivamente collega il tuo adattatore DisplayLink all’Hub. Fatto ciò potrai collegare il primo Monitor con un cavo HDMI che parte dall’Hub principale, successivamente collega il secondo monitor sempre usando un cavo HDMI che parte dall’adattatore DisplayLink. Può a un primo impatto sembrare un collegamento difficile ma ti assicuro che non lo è, e per semplificarti le cose ti lascio qui sotto uno schema illustrativo.

schema collegamento monitor

Come puoi vedere il procedimento è davvero semplice e intuitivo, in questo esempio ti ho illustrato come collegare 2 monitor su MacBook Air e Pro, ma volendo grazie agli adattatori DisplayLink puoi arrivare fino a 6 monitor condivisi, non male no?

Bene, ora una volta capita la catena di collegamenti passiamo al lato software e ti mostrerò come installare il driver DisplayLink sul tuo MacBook.

Installare questo driver è davvero semplicissimo, ti basterà recarti sul sito DisplayLink.Com e successivamente cliccare sulla sezione Download che trovi nella barra del menù in alto a destra.

Una volta effettuato il download clicca sul file e inizia l’installazione dell’app DisplayLink

Ad installazione avvenuta recati sulle tue applicazioni clicca e apri l’app DisplayLink Manager, apparirà quindi un messaggio che ti chiederà di autorizzare le impostazioni della privacy per la registrazione dello schermo.

Clicca su preferenze di sistema consenti l’accesso alle impostazioni della privacy cliccando sul lucchetto in basso a sinistra e inserisci la tua password di sistema.

Spunta la casella inerente a DisplaLink Manager e successivamente clicca su esci e riapri. Fatto ciò sarai pronto ad usare i tuoi due monitor esterni.

Impostazioni monitor collegati al Macbook Air e Pro

Eseguiti tutti questi passaggi finalmente potrai goderti i tuoi due monitor esterni e se vuoi, potrai anche tenere attivo il monitor del tuo MacBook ed avere quindi tre schermi separati.

Apri Preferenze di Sistema sul tuo Mac e clicca sull icona Monitor, seleziona la voce “Disposizione” ecco che ti apparirà il menù per gestire i tuoi monitor.

In questa sezione potrai gestire come posizionare i tuoi monitor condivisi compreso quello principale del tuo MacBook, il monitor principale sarà quello con la barra bianca nel caso tu decida di tenere attivi tutti e tre gli schermi.

Potrai quindi selezionare i tuoi monitor e spostarli a tuo piacimento.

Se vuoi utilizzare solo i due monitor esterni tenendo chiuso il tuo MacBook Air o Pro dovrai necessariamente tenere collegata l’alimentazione al tuo dispositivo, altrimenti solo uno dei due esterni potrà funzionare.

N.b. Se ti preoccupa il fatto di lasciare l’alimentazione inserita, non devi aver nessuna paura nel farlo, anzi se utilizzi molto il tuo laptop è sicuramente meglio lasciare l’alimentazione collegata.

Infatti il Macbook è provvisto di un dispositivo che automaticamente stacca la carica della batteria interna (una volta raggiunta la piena carica) e si alimenta solo tramite l’alimentatore esterno salvaguardando la durata nel tempo della batteria.

Se invece vorrai mantenere attivi solamente i due monitor esterni ti basterà chiudere il tuo MacBook Air o Pro con Chip M1e collegare il cavo di ricarica.

Conclusioni

Come vedi ovviare a questa limitazione del nuovo Chip M1 Apple è molto semplice e sicuramente per chi ha questa esigenza e per chi lavora dall’ufficio o da casa in Smart Working utilizzando MackBook M1 è “una vera manna dal cielo”

L’unico limite se così vogliamo chiamarlo è che non è possibile attivare l’opzione Night Shift nativa, infatti se proverai ad attivarla questa verrà impostata solo su un monitor.

Il mio consiglio se vorrai usare questa modalità è di attivarla direttamente dal menù dei tuoi monitor.

contattaci
Digitalizzazione, Formazione, Internet, Social media

Indagine antitrust su Facebook

Dopo Apple e Amazon, anche Facebook nel mirino dell’antitrust, infatti la Commissione Europea sarebbe pronta ad aprire un’indagine formale. Indagine che riguarderebbe il modo in cui Facebook ha fatto valere la propria posizione sul mercato, creando di fatto una posizione disequilibrata rispetto ad altri gruppi che sono in qualche modo in concorrenza con il proprio marketplace.

L’ipotesi è scaturita dal Financial Times e mancano, al momento, ancora notizie ufficiali dalla Commissione. Ciò ci impedisce di conosce nel dettaglio il tenore delle accuse. Tutto sarebbe focalizzato sulla “classified advertising” e sul modo in cui Facebook avrebbe abusato delle dimensioni della propria community. Il lancio dell’indagine, è atteso a giorni: la tempistica esatta così come l’ampiezza dell’inchiesta sono ancora in via di definizione.

Concorrenza sleale

Le indagini antitrust sarebbero finalizzate alla verifica delle azioni Facebook con il proprio marketplace. Cioè nel modo in cui potrebbe aver agito ai danni dei marketplace rivali promuovendo gratuitamente il proprio. Insomma, avrebbe portato avanti una condotta scorretta in termini di concorrenza, traendo vantaggio diretto dalla propria posizione dominante nel mondo dei social network per trasferirne gli effetti nel mercato degli annunci economici.

antitrust su facebook
L’Ue verso un’indagine antitrust su Facebook

L’Ue ha già inviato a Facebook e alle sue società rivali almeno tre round di domande per capire se il social abbia distorto il mercato della pubblicità promuovendo i suoi servizi su Marketplace gratuitamente ai suoi 2 miliardi di amici. Infatti Facebook ha lanciato Marketplace nel 2016 consentendo ai suoi utenti di vendere o acquistare prodotti senza commissioni.

Dopo Amazon e Apple, anche Facebook nel taccuino

Si attendono ora una presa di posizione ufficiale da parte delle autorità europee (che potrebbe arrivare a breve) e la conseguente reazione di Facebook prima che le indagini possano aver inizio. La Commissione UE, già attiva in ambito antitrust con pressoché tutte le big della Silicon Valley, ancora non aveva sul proprio taccuino Facebook sebbene il social network fosse probabilmente in agenda ormai da tempo. La questione del marketplace sembra poter essere una sorta di sfida diretta tra le autorità europee e il gruppo di Mark Zuckerberg. Quest’ultime infatti chiedono di non invadere campi contigui a quello dei social network o di farlo senza trarre vantaggio dalla posizione già conseguita nel proprio mercato di riferimento.

La richiesta di informazioni e la raccolta di prove ha rivelato da subito tensioni fra la Commissione Europea e Facebook. Quest’ultima si è addirittura rivolta a un tribunale per sollevare i suoi timori sull’invadenza delle domande dell’Ue in termini di privacy dei suoi dipendenti. Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha accusato formalmente Apple di distorcere la concorrenza imponendo elevate commissioni su servizi di streaming rivali. Nel mirino c’è anche Amazon per aver danneggiato i rivali più piccoli. Il faro è stato acceso anche sul potenziale comportamento anti competitivo di Google e di Coca-Cola.

accedere fastgate
Formazione, Hardware, Internet, Sicurezza informatica, Smartphone

Accedere al nuovo router Fastweb

Oggi parleremo di come accedere al router Fastweb da Windows. Ecco la procedura completa che ci permetterà di effettuare l’accesso all’interno del nostro modem seguendo dei facili e rapidi passaggi.

Per accedere all’interno del nostro router dobbiamo sapere l’indirizzo IP esatto del nostro dispositivo. Ricordiamo che l’indirizzo IP è un codice numerico usato da tutti i dispositivi (computer, server web, stampanti, modem) per navigare in Internet e per comunicare in una rete locale. In parole povere rappresenta l’indirizzo chiaramente identificabile di un dispositivo.

Di solito, l’indirizzo IP del router Fastweb è il seguente 192.168.1.254 o 192.168.1.1. Oppure puoi digitare http://myfastgate. Come puoi vedere gli indirizzi d’accesso sono abbastanza diversi rispetto a quelli disponibili su altri tipi di router. Conviene subito ricordarteli o segnarteli come preferiti all’interno del tuo browser Web.

Nel caso in cui l’indirizzo IP non dovesse essere corretto, controllate nella parte superiore del vostro dispositivo dove troverete una piccola etichetta con l’indirizzo corretto da inserire.

Di solito potete trovare questo dato del vostro router anche direttamente sul manuale utente incluso nella confezione di vendita, o scaricabile tranquillamente via Internet dal sito del produttore stesso.

Trovare l’indirizzo IP da Windows

Se ancora non siete riusciti a trovare l’indirizzo IP, né sull’etichetta né sul manuale, potete scovarlo direttamente tramite computer, eseguendo questi semplici passaggi. Se state usando un computer fisso o portatile che sia con piattaforma operativa Windows usatela funzione cerca e inserite correttamente la parola chiave cmd.

comando cmd

Dalla nuova finestra che appare inserire il comando ipconfig e premete il pulsante Invio.

A questo punto troverete immediatamente l’indirizzo IP del vostro router Fastweb vicino alla voce Gateway predefinito. Ora sapete l’indirizzo IP esatto del vostro router Fastweb e potete accedervi molto facilmente.

indirizzo ip tramite ipconfig

Al primo accesso al pannello di controllo il Fastgate ti chiederà di scegliere un username e una password per i futuri accessi; scegli queste informazioni con cura per vedere apparire la finestra d’accesso (d’ora in avanti comparirà solo questa utilizzando gli indirizzi indicati in alto). Per quanto riguarda il primo accesso, i codici da inserire sono nel 99% dei casi admin/admin o admin/password.

login

Accedere al router Fastweb da smartphone

Il FASTGate è gestibile con facilità anche da smartphone sia utilizzando l’indirizzo d’accesso nel browser di qualsiasi dispositivo connesso al FASTGate (come visto qui in alto) sia utilizzando l’app MyFastweb. Questa mostra nel menu laterale una voce relativa al modem.

Puoi scaricare l’app MyFastweb dai seguenti link  MyFastweb per Android e MyFastweb per iOS.

myfastgate smartphone

Tramite l’app puoi controllare da remoto le impostazioni del FASTGate. Per esempio spegnere il WiFi quando non sei in casa o cambiare le impostazioni d’accesso con alcuni semplici tap sullo schermo del tuo smartphone.

Alcune opzioni avanzate sono però disponibili solo se sei sotto la rete WiFi del FASTGate.

Come navigare tra i menu

Una volta effettuato l’accesso con le credenziali create ti verrà offerta la schermata Home, dove potrai controllare tutte le principali funzioni del tuo modem ed aprire subito quella di tuo interesse.

myfastgate
myfastgate avanzate

In alto sono disponibili tutti i menu del modem; qui in basso ti spiegherò a cosa servono:

1) WiFi: permette di cambiare nome alla rete WiFi, cambiare la password d’accesso e decidere se utilizzare o meno il WPS (l’accesso automatico alla rete WiFi tramite tasto a sfioramento sul modem a forma di +).

Con questa opzione puoi anche scegliere se gestire separatamente le due reti WiFi (2,4 e 5 GHz). Se programmare o meno lo spegnimento automatico del WiFi e se attivare la rete Ospiti. Utile per far connettere persone che vengono a trovarti a casa senza dover comunicare la tua password d’accesso principale (avranno una rete e una password tutta loro).

2) Connessione: in questo menu puoi controllare la velocità di allineamento della tua linea (velocità della portante) con test manuali e automatici (pianificabili). In più puoi controllare i canali e la larghezza di banda delle reti WiFi (2,4 e 5 GHz).

3) Dispositivi: qui potrai controllare tutti i dispositivi connessi al modem, inserendoli nella tua cerchia familiare.

Per i dispositivi inseriti nella tua cerchia famigliare puoi gestire la modalità Boost (per velocizzare un dispositivo riservandoli più banda) o la modalità Stop (per bloccare un dispositivo che sta usando troppo Internet).

4) Avanzate: in questo menu puoi impostare il Parental Control (davvero molto utile se si hanno minori in casa). Restringere gli accessi a determinati dispositivi, aprire le porte del router (sia in versione semplificata che in versione manuale), configurare l’utilizzo delle porte USB e dei servizi associati (Stampa di rete, DLNA e File Server) ed infine gestire l’indirizzo del FASTGate e come esso assegna gli indirizzi IP agli altri dispositivi (DHCP).

NOTA1: A tal proposito ricordo che è possibile richiedere gratuitamente un IP pubblico contattando Fastweb Help su Twitter. Prima con un tweet pubblico e poi con un messaggio privato per comunicare il proprio codice cliente.

NOTA 2: Il router Fastgate manca di molte funzionalità, come quella per cambiare DNS e quella di attivare QoS.

5) Modem: qui puoi trovare un resoconto sul funzionamento del FASTGate, con un’indicazione sullo stato delle luci LED, sullo stato della linea, delle reti WiFi attive e sullo stato delle porte USB e Ethernet.

Oltre alle funzioni di controllo puoi trovare il pulsante per attivare o meno la luce di presenza (puoi programmare anche lo spegnimento di questa luce bianca nelle ore notturne).

6) Informazioni: qui trovi le informazioni generali sul tuo FASTGate come versione firmware, l’indirizzo MAC, il tempo d’accensione e l’IP del Gateway (sulla rete Fastweb, non sulla rete interna).

7) Telefono: l’ultimo menu ti offre una sorta di registro chiamate per i telefoni fissi collegati tramite prese dedicate. Così da poter vedere chi ti ha chiamato, la durata delle chiamate e le eventuali chiamate perse.

contattaci
attacco ransomware bose
Formazione, Internet, Sicurezza informatica

Bose: attacco ransomware confermato

La prima metà dell’anno che si appresta ad avviarsi verso la conclusione, vede la presenza massiccia, dal punto di vista della cybersecurity, di una serie di violazioni attribuibili ai ransomware e tra le vittime spicca anche Bose, il celebre produttore statunitense di apparecchi e sistemi audio, che conferma l’ attacco avvenuto nel mese di marzo.

Un rappresentante del produttore di apparecchiature audio Bose Corporation ha confermato una violazione dei dati. Infrazione questa, confermata come derivante da un attacco ransomware che ha compromesso i sistemi informatici dell’azienda un paio di mesi fa. Il rappresentante ha presentato una notifica di incidenti di sicurezza all’ufficio del procuratore generale del New Hampshire in conformità con la legge locale. L’azienda sta già collaborando con specialisti della sicurezza informatica per completare il processo di ripristino dei sistemi interessati. Collaborano anche con un team forense digitale per determinare se i responsabili delle minacce sono riusciti ad accedere a informazioni sensibili.

Nella notifica inviata al New Hampshire’s Office of the Attorney General, la società rende noto che il trafugamento riguarda i dati appartenenti ai propri dipendenti. Fortunatamente, non ve n’è traccia sulle bacheche del Dark Web, almeno per il momento.

Trafugati i dati di alcuni collaboratori

bose colpita da ransomware

L’incidente è avvenuto il 7 marzo o almeno è quella la data in cui i tecnici Bose si sono resi conto della violazione, mettendosi subito al lavoro per minimizzarne l’impatto e arrivando poi (non è dato a sapere in quanto tempo) al pieno ripristino dei sistemi intaccati.

Il 29 aprile, grazie alle indagini condotte, l’azienda ha scoperto che gli autori dell’attacco sono riusciti ad accedere ad alcuni file contenenti nomi, cognomi, numeri di previdenza sociale e dettagli sui compensi percepiti da alcuni collaboratori, attuali e passati.

D’altra parte Joanne Berthiaume, direttore delle pubbliche relazioni di Bose, afferma che la società non pagherà alcun riscatto: “Stiamo recuperando le informazioni impegnate a fornire consulenza a specialisti della sicurezza informatica con una vasta esperienza in casi come questo”, afferma Berthiaume.

In un aggiornamento successivo, Bose ha confermato che alcune

informazioni sui dipendenti potrebbero essere essere state interessate: “Abbiamo identificato la compromissione delle informazioni di un piccolo gruppo di persone. Quindi il nostro team legale fornirà consulenza alle persone interessate. Continueremo a concentrarci per fornire ai nostri clienti e dipendenti la migliore esperienza possibile”.

L’indagine di Bose ha identificato il vettore di attacco utilizzato dagli hacker. Ha aggiunto inoltre che “L’analisi forense ha stabilito che l’incidente si è verificato alla fine di aprile, quando gli aggressori hanno avuto accesso a un piccolo numero di fogli di calcolo con le informazioni amministrative dell’ultima coppia di anni. Questi file memorizzavano le informazioni dei dipendenti vecchi e attuali di Bose”. 

Bose promette di fortificare le proprie difese informatiche sia a livello client sia a livello server; e sta ancora conducendo un’analisi forense approfondita sui suoi server. I file che hanno causato l’attacco sono stati bloccati, e tutti gli account interni dovranno inevitabilmente cambiare password.

contattaci
Formazione, Internet, Smartphone, Software

Condividere gli appunti di Chrome tra diversi dispositivi

Una funzione introdotta nella versione 79 di Chrome ci permette di condividere gli appunti fra i dispositivi collegati al nostro account Google. Tra le funzioni software più amate e utilizzate di Apple ci sono senza dubbio Handoff e Continuity. Servizi questi che consentono a tutti gli utenti di creare una sorta di rete di dispositivi capaci di interfacciassi tra loro in semplicità.

Inclusa in questa rete ritroviamo anche la funzione per condividere gli appunti di Chrome, la quale permette a chiunque di copiare un testo, link, immagine o file su un dispositivo e subito incollarlo su un altro con accesso allo stesso account come accennato sopra. Ciò è reso possibile principalmente dal fatto che l’azienda di Cupertino produce internamente sia l’hardware che il software. Situazione essenzialmente ineguagliabile da parte di Google a causa della frammentazione sproporzionata nel mondo dei dispositivi Android.

Tuttavia, tale problema può essere parzialmente aggirabile sfruttando un servizio sviluppato proprio da Google e universalmente compatibile con la maggior parte dei device in commercio. Stiamo parlando di Chrome, il Browser Web, tra le altre cose, più installato ed utilizzato al mondo. Grazie ad una nuova funzionalità (attualmente in beta) infatti, sarà possibile sfruttare il suddetto programma per far dialogare tutti gli smartphone, i tablet e i computer in cui risulta installato, consentendo quindi la condivisione rapida degli appunti. Infatti una nuova funzione di Google Chrome consentirà agli utenti di copiare i contenuti su un dispositivo e incollarli su un altro. Tutto questo indipendentemente dalla piattaforma su cui è in esecuzione il browser.

Condividere gli appunti di Chrome

Gli Appunti sono una delle funzioni più antiche e “tipiche” dell’informatica, ed esistono praticamente in tutti i sistemi operativi. Per intendersi, sono lo strumento alla base del Copia e incolla che conosciamo tutti. Quello che manca praticamente da sempre è uno strumento facile e veloce per condividere gli appunti fra diversi dispositivi.

Attivare i flags

Attualmente però, per attivare l’opzione bisognerà passare per i “Flags”, funzioni che, per un motivo o per un altro, non sono abilitate di default. Queste potranno essere attivate su Chrome per Windows, macOS, Linux, Chrome OS e Android, restano quindi fuori, almeno per ora, tutti i dispositivi iOS (iPhone, iPad e iPod touch). Inoltre, c’è da segnalare il fatto che la condivisione degli appunti funzionerà solo sui device in cui il “Flag” su Chrome sarà abilitato e, soprattutto, su quelli con accesso allo stesso account Google.

Questa nuova funzione si basa su Chrome Sync ed è già attiva su Windows 10, MacOS e Android. A breve è previsto il rilascio anche su iOS. Quindi, il primo passaggio per poterla attivare è assicurarci che stiamo già usando la sincronizzazione fra dispositivi.

attivare flags

Sarà sufficiente evidenziare la parola o la frase da condividere, cliccarci su utilizzando il tasto destro del mouse (oppure un semplice tap con il dito sullo schermo dello smartphone o del tablet) e subito dopo scegliere di continuare con “Copy to your device”, che in italiano diventa banalmente “Copia sul tuo dispositivo”. A questo punto si aprirà un piccolo menu contestuale, in cui verranno elencati tutti i dispositivi abilitati alla ricezione degli appunti (e quindi quelli con il flag attivo e l’accesso allo stesso account Google).

copia su

Una volta selezionato quello preferito, quest’ultimo riceverà una notifica, la quale avviserà di aver ricevuto e copiato del testo negli appunti. Ora non servirà altro che impugnare il device ricevente e letteralmente “incollare” il testo dagli appunti. Automaticamente verrà quindi incollato il testo condiviso dal dispositivo mittente. Tutto molto più semplice a farsi che a dirsi.

appunti smartphone

Dal nostro smartphone possiamo quindi incollare i nostri appunti semplicemente tenendo premuto, scegliere Appunti, e a questo punto apparirà ciò che avevamo selezionato dal browser Chrome.

incollare appunti smartphone
incolla appunti chrome
contattaci