Apple rilascia nuovo aggiornamento per MacOS Big Sur: si tratta dell’update 11.3.1. Versione che contiene nuovi importanti aggiornamenti di sicurezza per i propri software, uno dei quali è relativo al mondo Mac.A distanza di pochi giorni dal rilascio della versione 11.3 di macOS, infatti, ecco già in distribuzione la release MacOS Big Sur 11.3.1.
macOS Big Sur 11.3.1
Data la tempistica estremamente ravvicinata alla precedente release, si tratterebbe con ogni probabilità o di un nuovo motivo di sicurezza particolarmente rilevante o di un qualche difetto ravvisato nel precedente rilascio.
Cupertino non ha rilasciato alcuna nota specifica circa le cause che hanno portato a questo nuovo aggiornamento, ma si limita ad indicare “importanti aggiornamenti di sicurezza” ed a raccomandare la quanto più solerte installazione da parte di tutti gli utenti.
Apple spiega che l’aggiornamento risolve un problema di corruzione della memoria e di overflow di numeri interi (Integer overflow), – un problema che si verifica quando un’operazione aritmetica tenta di creare un valore numerico al di fuori dell’intervallo che può essere rappresentato con un determinato numero di cifre, sia superiore al massimo o inferiore del valore rappresentabile minimo.
Apple ha rilasciato anche iOS 14.5.1 (per iPhone 6S e successivi), iPad OS 14.5.1 (per iPad mini 4 e successivi) e watchOS 7.4.1 (per Apple Watch Series 3 e successivi), contemporaneamente al nuovo MacOS,
L’aggiornamento può essere forzato tramite le preferenze di sistema, ma potrebbe volerci qualche ora in alcuni casi alla luce dei tempi di rilascio internazionale del pacchetto di update.
Il metodo trattato in questo articolo va ad agire sulle dimensioni del file di paging, ossia una parte dell’HD che viene utilizzata dal Sistema Operativo per alleggerire la RAMquando quest’ultima scarseggia. In pratica quando apriamo molti programmi con dei relativi file abbastanza grandi, il Sistema Operativo ,quando la RAM è al limite, sposta i file e i programmi sull’Hard Disk. Tramite questa operazione è quindi possibile potenziare virtualmente la RAM in Windows 10.
In buona sostanza si tratta di una parte dello storage che viene utilizzata dal sistema operativo per andare “in soccorso” della RAM quando quest’ultima è “satura”. Su Windows 10 è quindi possibile aumentarla. Si tratta di un metodo ben conosciuto dagli utenti più “smanettoni”. Lo chiariamo subito: effettuare quest’operazione non farà “miracoli”, ma potrebbe tornare utile in determinati contesti. Nel corso degli anni, gli utenti, per semplicità, hanno fatto riferimento a questo metodo affermando che è possibile “potenziare la RAM in modo virtuale“.
D’altronde, non tutti conoscono l’esistenza del file di paging e dunque non è un male descrivere in questo modo il “meccanismo”, così da far comprendere a tutti di cosa si tratta. In ogni caso, chiaramente non è esattamente corretto dire che si sta “incrementando la RAM”. Il file di paging torna utile in contesti in cui la RAM scarseggia. In genere, questo “meccanismo” può “fare il suo” quando si dispone, ad esempio, di 2GB o 4GB di RAM (alcune persone ritengono che già con 8GB di RAM a disposizione abbia senso fino a un certo punto sfruttare questa possibilità). In ogni caso, si fa riferimento principalmente a PC con poca RAM. Pensiamo, ad esempio, a un computer economico o datato.
Tuttavia, questo metodo non è in grado di stravolgere la vostra esperienza gaming ad esempio. Accingiamoci quindi ad entrare “nel vivo” e scopriamo a cosa serve e come modificare le dimensioni del file di paging. In ogni caso, solitamente i contesti in cui questo metodo torna più utile sono l’editing di video e immagini. Infatti, quando si fa riferimento all’assenza di memoria virtuale per quel che riguarda queste operazioni, in genere gli utenti provano a migliorare le performance tramite il file di paging.
Windows 10
Basta infatti recarsi nelle impostazioni dell’OS, premere sul riquadro “Sistema”, fare clic sulla voce “Informazioni del sistema” e premere poi sul collegamento “Informazioni di sistema”. Si aprirà, dunque, il caro “vecchio” Pannello di controllo.
Da qui bisogna premere sull’opzione “Impostazioni di sistema avanzate”, presente sulla sinistra, facendo poi clic sul pulsante “Impostazioni”, che si trova all’interno del riquadro “Prestazioni”. Dopodiché, risulta necessario spostarsi nella scheda “Avanzate”, premendo sul pulsante “Cambia” disponibile in basso.
A questo punto, è necessario togliere la spunta dall’opzione “Gestisci automaticamente dimensioni di file di paging per tutte le unità”. Una volta fatto questo, nella sezione “Dimensione personalizzate”, bisogna inserire dimensioni iniziali e dimensioni massime in MB (ovviamente fate i vostri calcoli). Basta poi premere sul pulsante “Imposta”, fare clic su “OK” e dare un riavvio per applicare le modifiche.
Chiaramente non vedrete alcun cambiamento nelle indicazioni relative alla RAM nel Pannello di controllo, in quanto non si sta incrementando fisicamente quest’ultima. Lo stesso Windows 10 spiega che “un file di paging è uno spazio del disco fisso utilizzato dal sistema operativo come se fosse RAM“.
Gucci fa provare le scarpe, Amazon la pettinatura, L’Oréal il trucco. Il mercato della realtà aumentata è in forteespansione, e un consumatore su due è disponibile al sovrapprezzo. Moda, visite virtuali, ma soprattutto acquisti online, quello della realtà aumentata è un mercato in piena crescita.
Questi i settori cresciuti nel 2020, in tempo di pandemia. Dietro l’incremento dell’offerta, che ha saputo rispondere in modo efficace alla domanda digitale generata dalla chiusura di negozi e musei, ci sono le nuove piattaforme software in realtà aumentata, l’Augmented reality (Ar). Una tecnologia semplice e immediata da usare, con in più servizi via smartphone quasi sempre gratuiti. Basta inquadrare gli oggetti di interesse per ottenere informazioni e immagini che aumentano le percezioni sensoriali.
I numeri
Il mercato mondiale della realtà aumentata è in forte crescita. Secondo le stime di ReportLinker, è passato dagli 8,8 miliardi di dollari del 2019 ai 12,6 miliardi dello scorso anno e la stima per il 2023 è intorno ai 58 miliardi.
Sono questi gli effetti secondari del Covid. Eventi e manifestazioni sono stati tra i primi settori a essere trasmessi con sistemi digitali. È avvenuto lo scorso febbraio con la Milano Fashion Week, per esempio: 61 sfilate e 57 presentazioni.
Secondo la Camera nazionale della moda italiana, l’evento ha raccolto oltre 50 milioni di visualizzazioni sul portale e sui canali streaming. Sfilate dal vivo e visite agli showroom, grazie alla piattaforma creata da Accenture Interactive e Microsoft che già aveva reso digitale la settimana della moda nel luglio dello scorso anno.
Si contribuisce così a mantenere le relazioni all’interno del settore e ad affrontare le sfide dell’attuale contesto di mercato. L’esperienza di acquisti su misura è tra le maggiori richieste dei clienti. Così i grandi marchi della moda hanno iniziato a offrire prodotti differenziati.
I grandi marchi
Gucci dà la possibilità agli utenti di visualizzare sul cellulare i suoi modelli di scarpe e di provarli in modo virtuale. Basta inquadrare i piedi con la fotocamera dello smartphone.
Anche L’Oréal sfrutta le potenzialità della tecnologia Ar: la principale azienda mondiale del settore beauty e cosmetici ha lanciato Signature Faces, un software di realtà aumentata per truccarsi virtualmente, scegliendo tra diversi prodotti di make up.
Amazon invece ha debuttato nel mondo delle acconciature. La scorsa settimana il colosso dell’e-commerce ha aperto a Londra il primo parrucchiere in realtà aumentata. I clienti possono valutare sullo smartphone tagli e tinte, guardandosi sullo schermo con le diverse acconciature, prima di procedere con il taglio o la piega nel salone tradizionale.
Lo studio
A fotografare la crescita sull’uso delle tecnologie di realtà aumentata per gli acquisti online è la recente indagine di Accenture«Try it, trust it, buy it».
Condotta su un campione di oltre 3 mila consumatori in Europa (Italia inclusa), Nord America e Asia-Pacifico, la ricerca ha indagato su come la tecnologia sta cambiando le abitudini degli acquirenti digitali. Interessanti i risultati per il nostro Paese.
Il 65% degli intervistati conferma di comprare con più facilità dai marchi che usano sistemi di realtà aumentata (54% la media europea). Il 58% ritiene che l’Ar consenta di «sentire» fisicamente un prodotto (44% Europa). Ma, soprattutto, «oltre un consumatore su due è disposto a pagare di più per i prodotti da personalizzare — dice Zanotti — proprio in seguito all’uso della realtà aumentata».
In questo scenario da Minority Report, anche il mondo della scuolascopre le applicazioni Ar. A Bari, l’istituto “Preziosissimo Sangue” è il primo che in tempo di pandemia ha consentito ai genitori di visitare da casa la scuola durante gli Open Day.
Lo smartphone diventa un vero e proprio cicerone virtuale. Attraverso il quale si visitano aule, laboratori e spazi comuni, con informazioni aggiuntive e contenuti grafici degli studenti: la trasposizione digitale delle tradizionali visite con i professori. Tutto questo grazie all’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni digitali.
Il progetto è stato condotto dalle Medie e dal Liceo linguistico, guidati dagli esperti di Augmented. City, startup barese dell’associazione VRARA, che già nel 2019 ha mappato, in realtà virtuale, l’intera città di Bari.
Un’app “Ac Turist” utile a turisti e cittadini per scoprire la cultura e i tesori architettonici del capoluogo pugliese.
Chi utilizza più monitor, finalmente, non dovrà più preoccuparsi della distribuzione non corretta delle finestre al risveglio dallo standby. Microsoft ha annunciato di aver corretto il bug multi monitor in Windows 10 tramite fix.
Il termine tecnico usato dal software house per descrivere l’anomalia è Rapid Hot Plug Detect. Il comportamento anomalo, ha a che fare con la tecnologia DisplayPort, che negli ultimi anni si è imposta come standard per la connessione display-computer, soprattutto sulla fascia alta e sui notebook.
L’intervento sulle pagine del blog ufficiale si riferisce esclusivamente ai display connessi tramite DisplayPort, ma possiamo confermare che a esserne interessati sono anche quelli collegati tramite slot e cavi di altro tipo, incluso HDMI. Il problema era noto da tempo e la soluzione in effetti si poteva già testare da diverso tempo – per la precisione dalla build 21287 in avanti nel circuito Insider.
Nel video qui sotto possiamo vedere il comportamento di Windows 10 che ha creato molti fastidi.
Come abbiamo detto, per il momento la patch è disponibile solo per chi fa parte del programma Insider con la build 21287 (e successive).
Per tutti gli altri ci sarà da aspettare: la fix sarà distribuita con un aggiornamento in arrivo nel prossimo autunno, forse con il secondo update semestrale.
Qui sotto un immagine della schermata di Windows 10 e del team che ha corretto il bug multi monitor.
Rimanendo in tema, il primo di quest’anno debutterà entro le prossime settimane: May 2021 Update o 21H1 non porterà ad ogni modo con sé grandi novità. In questi giorni il gruppo ha celebrato il raggiungimento di un ennesimo obiettivo in termini di distribuzione di Windows 10, quello che vede il raggiungimento su 1,3 miliardi di device attivi su base mensile.
Al via la fase di beta test per la versione Android di Clubhouse: ora è ufficiale, ma per il momento sono pochi gli utenti coinvolti.
Ormai da qualche mese al centro dell’attenzione, Clubhouse è senza alcun dubbio l’app più chiacchierata dall’inizio del 2021 a oggi. Ha fondato il proprio successo su una formula che, anziché aggiungere qualcosa, l’ha tolto, eliminando la componente video dalle conversazioni di gruppo proprio nel momento dominato da soluzioni come Google Meet, Microsoft Teams e Zoom.
Rimane al momento un’esclusiva iOS, ma il debutto della versione Android sembra ormai non troppo lontano. I primissimi beta test per la versione Android di Clubhouse sono iniziati. Annunciato ieri dagli sviluppatori nell’ultimo post di aggiornamento sul canale beta dell’app per iOS. Per il momento non è ancora scaricabile liberamente. Si prevede il rilascio entro maggio.
La data, specificano, è indicativa e potrebbe dunque subire variazioni. A gennaio, Clubhouse aveva confermato il programma di espansione ad Android, anche se i lavori non erano ancora iniziati. Clubhouse, che si potrebbe definire il social network dei messaggi vocali, è il grande trend del momento: nonostante sia disponibile solo su iOS, ha accumulato già milioni di download e di utenti, aiutata anche dall’interesse di personalità di spicco come Elon Musk e Mark Zuckerberg.
Clubhouse su Android in beta, solo per pochi
La realizzazione dell’app per Android, in corso da qualche settimana, dovrebbe essere conclusa per fine aprile, con un lancio globale entro maggio. C’è un riferimento esplicito a inizio dei test beta su Android, ma soprattutto un indizio concreto alle tempistiche necessarie per il lancio o quantomeno per un ampliamento degli utenti coinvolti: se ne saprà di più entro le prossime settimane.
Assieme alla versione Android, Clubhouse potrebbe eliminare la necessità di ottenere un invito per entrare, allargando così a tutti le opportunità di accesso. Questo, secondo gli esperti, dovrebbe essere un modo per riaccendere l’interesse intorno ad un social che, dopo un lancio globale di successo, sembra aver arrestato la sua crescita.
Tuttavia, stando alle ultime statistiche di febbraio 2021, Clubhouse ha superato quota 8 milioni di download globali, nonostante sia ancora in beta e solo su iPhone e iPad. Ma la concorrenza non sta a guardare: Twitter ha lanciato “Spaces“, in versione di prova. Così come Facebook, che sta sperimentando la piattaforma “Hotline”, simile a Clubhouse ma con l’aggiunta della modalità video.
La nuova funzione, che permetterà di realizzare videochiamate di gruppo, sarà disponibile con un aggiornamento di Telegram previsto per il mese di maggio. E’ partita ufficialmente la sfida tra Meet, Zoom e Teams. L’annuncio arriva direttamente dal CEO che fissa anche la tempistica per il debutto ufficiale. A breve sarà quindi possibile avviare videoconferenze di gruppo direttamente da Telegram.
L’annuncio arriva direttamente dal CEO Pavel Durov: il mese prossimo le chat vocali di gruppo offerte da Telegram si arricchiranno di una inedita “dimensione video”. Questa la prossima evoluzione del software che da applicazione per chat e messaggistica si appresta a diventare una vera e propria piattaforma per le videoconferenze.
Videochiamate di gruppo su Telegram
Se lo strumento sarà in grado o meno di rosicchiare una fetta di utenti ad alternative affermate (soprattutto lato business) come Google Meet, Zoom e Microsoft Teams è forse troppo presto per stabilirlo, ma l’intento sembra quello. Monetizzare l’attività di un servizio con circa 500 milioni di account attivi a livello globale. Potrebbe trattarsi di una delle caratteristiche a pagamento per le quali lo scorso anno è stato previsto il debutto.
A proposito di videochiamate, aggiungeremo una dimensione video alle nostre chat vocali entro maggio, rendendo Telegram una potente piattaforma per le videochiamate di gruppo. Condivisione dello schermo, crittografia, cancellazione del rumore, supporto per desktop e tablet: tutto ciò che vi aspettate da uno strumento moderno per le conferenze video, ma con un’interfaccia al livello di Telegram, velocità e crittografia. Rimanete sintonizzati!
Nel filmato qui sopra è possibile dare un primo sguardo all’interfaccia della funzionalità in esecuzione su iPhone.
Pieno supporto sia all’orientamento verticale che a quello orizzontale dei dispositivi, con gli elementi dell’UI organizzati in modo automatico a ogni rotazione.
Oltre alla possibilità di effettuare videoconferenze di gruppo, Telegram aveva introdotto nei giorni scorsi la possibilità di eseguire pagamenti in app. Non resta che rimanere in attesa per saperne di più, entro il mese prossimo. La nuova funzionalità verrà quasi certamente introdotta tramite un aggiornamento.
In arrivo su Teams la registrazione automatica per le riunioni. Scopriamo questa nuova funzionalità insieme.
Non è ancora noto quando la nuova funzionalità verrà introdotta, se con il prossimo update, atteso entro il mese di maggio oppure più avanti. Ad ogni modo arriverà, come si legge in una conversazione sul forum riservato ai feedback degli utenti. Ad oggi gli utenti di Microsoft Teams non sono in grado di impostare il servizio affinché avvii la registrazione automatica degli incontri, a differenza di quanto avviene ormai da tempo ad esempio con il concorrente Zoom. Il gruppo di Redmond sta cercando di colmare la lacuna, come testimonia la conferma giunta in via ufficiale nei giorni scorsi.
La replica è giunta in seguito a una richiesta specifica, che riportiamo di seguito in forma tradotta.
Per ragioni legate alla tutela della privacy, continuerà ad essere mostrato un avviso come già accade.
Per le registrazioni delle riunioni su Teams, in attesa della nuova caratteristica che permette di impostarla in automatico, riportiamo la guida per effettuarla manualmente.
I file generati sono salvati all’interno di OneDrive e SharePoint. Novità che può tornare utile a coloro che si trovano quotidianamente alle prese con meeting da remoto lavorando in smart working e alle classi ancora impegnate con le lezioni online della didattica a distanza.
Dal blog ufficiale di Workspace l’annuncio di una nuova funzionalità che interessa Gmail, un’aggiunta prettamente grafica, ma potenzialmente utile per garantire una maggiore tutela delle informazioni scambiate in ambito aziendale. Google introduce così l’etichetta “Esterni” su Gmail, questa la novità presente nella suite Workspace.
Prima di parlare di Google Workspace, diamo un’occhiata a G Suite. Il servizio è partito nel 2016 come un modo per le aziende di utilizzare i servizi di Google sui propri domini, con un abbonamento mensile. Piuttosto che mantenere il proprio spazio di archiviazione di rete, il server di posta elettronica e altri vari strumenti, G Suite ha consentito alle aziende di utilizzare la suite di strumenti di collaborazione e produttività basata su cloud di Google come back-end della loro attività.
Google Workspace è un’evoluzione di G Suite. D’altronde, non è nemmeno il primo cambio di nome. Il servizio era originariamente chiamato “Google Apps per il tuo dominio”. Successivamente, è stato rinominato semplicemente “Google Apps”, prima di essere rinominato “G Suite” nel 2016.
Destinatari esterni all’organizzazione
“Esterni”, l’etichetta che Google ha introdotto in Gmail e l’avviso relativo alle risposte costituiscono un promemoria per gli utenti. Questa li invita a trattare i messaggi esterni con attenzione. E inoltre aiuta ad evitare la non intenzionale condivisione di informazioni confidenziali e private con destinatari esterni all’organizzazione.
Se proviamo a rispondere al messaggio compare un ulteriore avviso (diverso da quello mostrato in precedenza), anch’esso evidenziato da un colore che spicca all’interno dell’interfaccia, così da richiamare l’attenzione. Recita quanto segue, specificando tra le altre cose anche se il contatto non è presente nella rubrica.
Negli ultimi anni si è parlato moltissimo di smart working o lavoro agile, una modalità di lavoro che permette di svolgere i propri compiti e mansioni a distanza, da casa o da un altro luogo che non sia la postazione di lavoro fissa.
Questa modalità ha portato sicuramente molti vantaggi, primo fra tutti un risparmio di denaro e tempo per i lavoratori – non più costretti a muoversi in auto o con i mezzi – e la possibilità di conciliare al meglio impegni lavorativi e vita privata. In crescita non solo nelle grandi aziende ma anche nelle piccole/medie imprese e nella pubblica amministrazione. Lo smart working porta dei benefici anche per l’azienda, che vede aumentare la produttività e l’efficienza dei propri dipendenti.
Lo smart working è reso possibile dalle innovazioni tecnologiche che permettono lo svolgimento del lavoro a distanza. Internet, smartphone e app innovative assumono un ruolo fondamentale permettendo la condivisione e il controllo di dati e progetti. Tra queste innovazioni, un grande aiuto lo porta anche il cloud computing.
Lavorare in cloud: perchè?
Il Cloud Computing infatti dà la possibilità di gestire lavoratori e lavoro stesso attraverso la rete. Negli ultimi anni la crescita del cloud è pari a quella dello smart working in Italia, che registra un +30%. Il cloud – come lo smart working – permette alle persone di gestire le proprie attività e anche il rapporto con i clienti e i consumatori a distanza. Altri settori influenzati dal cloud sono la contabilità, la gestione delle risorse umane e lo storage – dunque la conservazione – dei dati aziendali.
Sia il cloud computing sia lo smart working inoltre hanno un forte impatto sulla mobilità delle persone. Addio posto fisso in scrivania, ora il luogo di lavoro diventa qualunque posto con una connessione internet ottimale che permetta di rimanere collegati. Questa trasformazione radicale ha spinto moltissime aziende ad investire su software in cloud, sia gestionali sia per consumer relationship management.
L’approccio di questi software è molto semplice: tramite account è possibile accedere al programma di cui l’azienda ha bisogno in rete, senza la necessità di dover installare e salvare su un dispositivo fisso i file e l’applicazione.
Ecco che allora un dipendente da casa può accedere al gestionale, un esperto di marketing può utilizzare piattaforme di creazione e analisi di contenuti, e così via. Anche pagamenti, risorse e personale possono essere gestiti in cloud, naturalmente proteggendo la connessione con strumenti digitali altrettanto utili, come ad esempio le VPN.
Il mercato è naturalmente influenzato dalle innovazioni tecnologiche, ed è indubbio che grazie a queste spunteranno sempre più realtà smart e digitali anche nel nostro paese.
Ecco perchè Enjoy System ha preparato un prodotto denominato “Enjoy Cloud”, che consentirà alle aziende e ai suoi dipendenti di lavorare ovunque, con qualsiasi dispositivo, come se fossero in ufficio.
Con la nuova funzionalità introdotta da Apple ad aprile con IOS 14.5, App “Tracking Transparency”, ovvero la richiesta del consenso per il tracciamento da parte delle app, sia Facebook, che aveva criticato la novità fin dal principio, sia Instagram, stanno ipotizzando l’eventualità di chiedere una somma di denaro per l’accesso ai servizi tramite un avviso. Entrambe le app mostrano una schermata “minacciosa” che ipotizza la possibilità di versioni a pagamento dei due servizi.
In realtà si tratterebbe soltanto di un tentativo per spaventare gli utenti qualora non si conceda il permesso al tracciamento su iOS. L’azienda di Menlo Park, che inizialmente aveva criticato la decisione di Apple, ha poi fatto marcia indietro affermando che Facebook si troverà in una buona posizione quando Apple inizierà ad applicare la trasparenza del tracciamento delle app e che potrebbe persino trarre vantaggio da questi cambiamenti.
A pagamento su IOS?
Facebook e Instagram quindi a pagamento su IOS? Per ora no.
Si tratta quindi di un chiaro avviso attraverso cui la società americana vuole scoraggiare il tanto discusso e criticato sistema di tracciamento di iOS 14.5, che è stato al centro di un aspro confronto a suon di pagine dei giornali tra Facebook ed Apple. Questa è la prima posizione di apertura di Facebook verso le nuove regole della privacy integrate in iOS 14.5, che obbligheranno gli sviluppatori a chiedere il consenso esplicito degli utenti prima di attivare il tracciamento tramite IDFA. Prima ancora dell’arrivo di ATT, Facebook aveva evidenziato le possibili conseguenze per le PMI che ricavano profitti dalle inserzioni pubblicitarie. Sembra che comunque Facebook sia intenzionata ad introdurre una versione a pagamento. Da circa due anni, sulla home page del social network è stata eliminata la frase “È gratis e lo sarà sempre“. Zuckerberg aveva dichiarato nel 2018 che ci sarà sempre una versione gratuita di Facebook. Ciò non esclude che possa essere introdotta una versione a pagamento dell’app in futuro.
Gli utenti iOS hanno iniziato a vedere una schermata informativa che elenca tre motivi per cui è necessario attivare il tracciamento nell’app Facebook e Instagram:
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