Lo sapevi che puoi usare la fotocamera del tuo smartphone come webcam per il tuo Pc? E’ semplicissimo, basta seguire questa nostra guida.
Non riesci più ad avviare videochiamate su Skype, Teams e Zoom per colpa della Webcam? Tranquillo, puoi chiedere aiuto al tuo cellulare. Molti computer non hanno una webcam e, vista la grande richiesta derivante dalle esigenze collegate alla DAD (la didattica a distanza) adottata da moltissime scuole, trovarne una in negozio non sempre è una cosa semplice.
Se poi la si trova, spesso questa ha costi esagerati rispetto a qualche mese addietro perché l’enorme e improvviso aumento della richiesta ha fatto lievitare notevolmente anche i relativi prezzi, per cui spesso anonime webcam di dubbia qualità, con risoluzioni ben al di sotto del comune senso del pudore video-comunicativo, vengono venduti come fossero dei gioielli tecnologici di altissima qualità. In realtà, non abbiamo certo bisogno di acquistare una webcam per completare la con-figurazione del nostro computer. Possiamo tranquillamente utilizzare a questo scopo la fotocamera dello smartphone o del tablet Android o iOS che utilizziamo tutti i giorni.
Così facendo, oltre a risparmiare, potremo sfruttare una videocamera con risoluzione e qualità video sicuramente superiore a quella della gran parte delle webcam presenti in commercio. Due vantaggi da non sottovalutare di certo. Com’è possibile realizzare questa magia? In effetti non serve molto: basta avere uno dispositivo mobile Android o iOS e installare una delle tante applicazioni disponibili. Tra le di-verse che si possono reperire gratuitamente sul Play Store di Google o sull’App Store di Apple, ne abbiamo scelta una particolarmente semplice da utilizzare, ma non per questo meno efficace: DroidCam. Per il suo funzionamento, dopo aver installato l’app sullo smartphone, occorre procedere con l’installazione di un client sul computer dove verrà utilizzata la webcam. La configurazione è molto semplice da eseguire: occorre inserire solo l’indirizzo IP di connessione. Vediamo come procedere.
Installiamo l’app sullo smartphone
Avviamo lo store presente sul nostro smartphone (Google Play o App store) e scarichiamo l’applicazione DroidCam. Una volta installata tappiamo su Apri, scorriamo i suggerimenti che saranno proposti e infine su Got It. L’applicazione chiederà l’autorizzazione per accedere a microfono e camera. Concediamoli e proseguiamo.
2. Prepariamo il computer
Dal PC colleghiamoci al sito http://bit.ly/pcdroidcam e clicchiamo su Download Windows Client per scaricare l’applicazione DroidCam sul PC. Autorizziamo l’esecuzione e seguiamo i passi per installarla cliccando su Next, I Agree, Nexte Install. Terminiamo con un clic su Finish.
3. Avviamo il client
Da telefono e computer colleghiamoci alla stessa rete, avviamo DroidCam sullo smartphone e prendiamo nota dell’indirizzo IP visualizzato. Eseguiamo DroidCam Client sul PC, inseriamo l’IP nella casella Device IP, attiviamo l’audio (se voglia-mo) cliccando su Audio e infine clicchiamo su Start. Fatto!
4. Qualche impostazione
Tappando sulle impostazioni dell’app Android, e poi su Camera N° è possibile scegliere se utilizzare la fotocamera predefinita, cioè quella posteriore, oppure quella frontale. Sull’app iOS, invece, sempre dalle impostazioni, potremo anche scegliere la qualità video per ottimizzare la trasmissione delle immagini.
Oggi parleremo di come affrontare una delle situazioni più comuni tra gli utenti: ripristino della rete. Internet nelle nostre case è ormai fondamentale quanto la stessa energie elettrica. La connessione ci permette infatti di lavorare in smart working, di seguire la didattica a distanza, guardare contenuti video tramite piattaforme di streaming, gaming, etc. Tuttavia, a casa come in ufficio, può capitare che Internet si blocchi, apparentemente senza un motivo.
I motivi possono essere tra i più disparati ed a volte addirittura nascosti (le limitazioni dei device, ad esempio, hanno portato in molti casi Google Meet al blocco durante le lezioni, ma quello che sembrava un problema di connettività era in realtà una mera lacuna legata ai requisiti hardware).
Tra le prime soluzioni che ci vengono in mente c’è sicuramente spegnere e riaccendere. Questa opzione è infatti immediata e perentoria, che può mettere in atto chiunque senza saper leggere né scrivere. Spesso e volentieri questa non risolve affatto, benché spegnere e riaccendere possa aiutare a ripristinare una situazione pregressa o a mettere da parte un qualche evento intervenuto ad ostacolo della connessione.
Abbiamo quindi stilato dieci consigli utili da tenere in considerazione quando si hanno problemi con Internet e non è facile comprendere e risolvere la causa del problema. Teniamo sempre a mente che la casistica è talmente ampia da non poter essere espletata certo in un decalogo di consigli. Tuttavia tra questi spunti è molto probabile che possa scaturire quello che porterà al ripristino della propria connettività.
10 consigli per ripristinare Internet
Spegnere e riaccendere il router Soluzione ovvia ma non da scartare. Un problema di linea, ovvero di comunicazione con il proprio ISP (Internet Service Provider), potrebbe infatti essere la causa del malfunzionamento. Consigliamo allora di riavviare il router premendone il pulsante d’accensione e riaccendendolo dopo qualche minuto. Un ulteriore tentativo consiste nel disconnettere il dispositivo dall’alimentazione staccando la spina e riattaccandola dopo 2-3 minuti. Se al riavvio si notano problemi nell’accensione delle spie si può consultare il manuale del modem per valutare se vi siano guasti e, quindi, acquistarne uno nuovo o chiedere, qualora si rientrasse nei termini, accesso ad una riparazione in garanzia.
Controllare la connessione con altri device Per stabilire la causa del malfunzionamento, si può provare a connettersi e navigare sia da un computer che da uno smartphone o tablet. Se la connessione non funziona per entrambi i dispositivi è molto probabile che il problema sia da attribuire al router o al fornitore della linea Internet. Se invece funziona solo con uno dei device è più probabile che il problema risieda nel dispositivo stesso. A questo punto si può tentare come prima cosa di riavviarlo.
Controllare la ricezione del Wi-Fi Se la connessione risulta essere più forte nelle immediate vicinanze del router ma più debole o assente poco distante, prima di tutto si può tentare di cambiare la posizione del router. In secondo luogo è possibile installare degli amplificatori Wi-Fi per aumentare la portata del segnale.
Verificare che la scheda di rete funzioni e sia aggiornata Per capire se il problema dipenda dal dispositivo si può verificare lo stato e il funzionamento della scheda di rete. Generalmente, questa operazione può essere fatta dalle impostazioni del computer, dove è possibile disattivarla e riattivarla. Nella gestione dispositivi di Windows si può inoltre verificare la presenza di nuovi driver della scheda e installare un aggiornamento. Allo stesso modo, su dispositivi Mac, tramite la funzione Aggiornamento Software si può verificare se siano disponibili correzioni per il sistema operativo. Qualora la scheda di rete fosse rotta o vecchia, una soluzione rapida potrebbe essere quella di acquistarne una nuova esterna che migliori la ricezione del wi-fi da parte del computer.
Eseguire diagnosi della rete Sui sistemi Windows e Mac ci sono funzioni per eseguire una semplice diagnostica della rete che ricerchi e corregga autonomamente eventuali errori. Su Windows è sufficiente cliccare con il tasto destro del mouse sull’icona della connessione e poi sulla voce “Risoluzione dei problemi”. Su computer Mac si deve invece tenere premuto il tasto Opzione per poi cliccare sull’icona di stato del Wi-Fi nella barra del menù e scegliere l’opzione “Apri Diagnosi wireless”.
Utilizzare un cavo ethernet o modificare il canale Wi-Fi del router Un ulteriore esperimento da fare per valutare se la rete funzioni correttamente è quello di collegare il router al computer direttamente con un cavo ethernet. Se così la connessione migliora o riprende a funzionare è molto probabile che ci siano problemi con la scheda di rete Wi-Fi oppure che vi siano interferenze nel segnale. In quest’ultimo caso, è possibile tentare di modificare il canale Wi-Fi del router. Per farlo è sufficiente inserire nella barra degli indirizzi del browser l’indirizzo IP del router, che solitamente corrisponde a 192.168.1.1. Accedere poi con le credenziali al menù di configurazione del dispositivo (nome utente e password si trovano o nella scatola d’acquisto o, tradizionalmente, per default corrispondono ad “admin” e “password”). Nelle impostazioni sarà a questo punto sufficiente cambiare il canale radio della banda di frequenza a 2.4 GHz (scegliendone uno tra 1, 6 e 11) e/o il canale radio della banda di frequenza a 5 GHz.
Speed test Se tutto funziona a livello hardware, suggeriamo di verificare l’esatta velocità di connessione a Internet effettuando uno speed test, in grado di restituire sia la velocità di download che quella di upload. Più queste velocità sono alte, migliori sono le performance della rete.
Cambiare i DNS Scegliere i migliori server DNS permette di semplificare la navigazione e aumentare la velocità. Tra i migliori disponibili, consigliamo di aggiungere nelle impostazioni del browser (nella sezione DNS) i seguenti codici: 8.8.8.8 e/o 8.8.8.1 che corrispondono ai DNS di Google.
Svuotare la cache DNS Per ottimizzare i tempi di risoluzione dei DNS, i sistemi operativi come Windows e MacOS compilano su una piccola memoria gli indirizzi già visitati e quelli già risolti. Questa memoria è detta cache DNS. Sia per ragioni di sicurezza informatica che di risoluzione di problemi di navigazione può essere utile svuotare la cache DNS, ovvero cancellare i dati memorizzati.
Capire se il router è adatto alle proprie necessità A esigenze diverse corrispondono dispositivi (e prezzi) differenti. Ad esempio per una casa in cui diverse persone in contemporanea si connettono saturando la linea e provocando di conseguenza continui cali di prestazioni. In questi casi potrebbe essere quindi opportuno valutare l’acquisto di un modem di fascia alta.
Oggi parleremo di un prodotto molto interessante: reMarkable 2, tablet-carta di prossima generazione, il più sottile del mondo. L’innovativo dispositivo per le annotazioni e l’esame di documenti senza distrazioni proviene dagli sviluppatori norvegesi autori del tablet-carta originale. Ha sbaragliato tutti i record di prenotazione durante il lancio avvenuto nel 2017.
Markable ha sede a Oslo (Norvegia) ed è il maggiore innovatore nella categoria dei tablet-carta attraverso lo sviluppo di innovativi tablet-carta digitale destinati all’annotazione, alla lettura e all’esame di documenti. La sua visione è creare prodotti amici dell’uomo, che aiutano le persone a pensare meglio.
4,7 mm
ReMarkable 2 ha uno spessore di 4,7 mm (0,19″) ed è il tablet più sottile al mondo. E’ dotato di una batteria che dura settimane. Presenta inoltre un display innovativo di seconda generazione CANVAS, che in parte si avvale della tecnologia e-ink, ed è il dispositivo digitale più affine alla carta che si sia mai visto nel settore.
ReMarkable si ispira alla carta ed è uno strumento per le annotazioni, la lettura e il commento di documenti privo di distrazioni. “Il mondo di oggi è un luogo frenetico affollato di tecnologia in continua evoluzione che richiede una porzione sempre maggiore di tempo e attenzione da parte nostra. ReMarkable 2 rappresenta un passo che va maggiormente in direzione dell’uomo. È studiato per aiutare le persone a “pensare”, ha affermato Wanberg, CEO di reMarkable.
reMarkable 2 offre la possibilità di convertire in testo le note scritte, oltre alla possibilità di organizzare, condividere, annotare e ricercare documenti. Tra le svariate altre caratteristiche digitali, il servizio su cloud di reMarkable rende accessibile il contenuto attraverso le app satelliti multipiattaforma per desktop e per dispositivo mobile. La sua serie di funzionalità è destinata a chiunque ami scrivere a mano, ma voglia riutilizzare quanto ha scritto nel suo flusso digitale.
L’azienda ha passato gli ultimi sei anni a sviluppare e perfezionare il suo innovativo tablet-carta per fornire un’esperienza realistica simile a quella su carta. Questa favorisce la concentrazione dell’attenzione e un pensiero migliore, conservando però il legame con il mondo digitale.
Vediamo insieme cosa dice la legge riguardante la protezione dei dati pubblici sulle fan page social.
Purtroppo, spesso accade che nel corso di una delle troppe telefonate che riceviamo, nonostante le sanzioni già emesse dal Garante, alla domanda “Come avete ottenuto il mio numero di telefono?” tra le farfuglianti giustificazioni dell’operatore possiamo trovare quella fornita principalmente a imprenditori e professionisti troviamo “E’ un dato pubblico possiamo usarlo.”E’ sicuramente vero che i recapiti telefonici e gli indirizzi mail di aziende, commercialisti, avvocati e altri professionisti sono pubblici perché trovati in albi o pagine web.
Tuttavia è altrettanto vero che mettere a disposizione il proprio telefono o una email di contatto non autorizza in alcun modo ad usarli per comunicati o promozioni commerciali. La stessa problematica riguardante la protezione dei dati pubblici si presenta anche nel contesto delle cosiddette fan page social.
GDPR e fan page
Con maggiore delicatezza abbiamo lo stesso problema per quanto riguarda le pagine social e, in particolar modo, per le popolarissime fan page.
Questi specialmente su Facebook sono tra gli strumenti più utilizzati da aziende e professionisti. Infatti, tramite loro possono così farsi conoscere e aumentare il proprio bacino di utenza. Non dimentichiamo, infatti, che anche un semplice like su una pagina o un post è elemento che permette di conoscere chi lo ha messo e, magari unendolo ad altri elementi facilmente reperibili in rete, profilarlo per individuare le sue preferenze.
Un’attività tra quelle a cui, maggiormente, il GDPRcerca di mettere un freno per tutelare gli utenti dalle invasione della propria privacy.
Facebook inoltre mette a disposizione del gestore della fan page la possibilità, tramite cookie e insight, di reperire numerosi dati personali per capire da chi è composto il pubblico della pagina, provenienza, età e a quale sesso appartiene, oltre ovviamente alle sue preferenze.
È proprio questo lo strumento che serve per poter creare campagne pubblicitarie mirate. Allo stesso modo vengono utilizzati i risultati dei test e sondaggi di opinione che molte aziende lanciano sempre sui social. Mettere in rete quello che sembra un sondaggio lanciato da un qualsiasi utente è un modo ideale ed economico, oltreché subdolo, di venire a conoscenza di gusti e preferenze dei propri potenziali clienti.
Art. 6 del Regolamento
Il trattamento di questi dati è chiaramente limitato dall’articolo 6 del Regolamento. Essi infatti sono utilizzabili laddove funzionali ad adempiere obblighi legali gravanti sul titolare ovvero, se non funzionali, quando questi siano necessari per l’esecuzione di un contratto (esecuzione, dice la norma, non proposta o offerta).
Ricordiamo oltretutto che è sempre necessaria una forma di una forma di consenso espressa. La forma del silenzio assenso non è quindi prevista dal GDPR. Queste osservazioni devono essere anche alla base di ogni forma di trattamento dei dati. Questi vengono messi a disposizione sui social network e, in particolare, proprio sulle fan page, alle quali accedere e commentare rivela gusti e preferenze dell’utente se non addirittura un pensiero politico o l’orientamento sessuale di una persona.
Così il gestore della fan page diventa anche il Titolare del trattamento di dati che un utente crede di aver concesso solo a Facebook. Il gestore così imposta i parametri del trattamento ad obiettivi di gestione aziendale determinandone le finalità; lo stesso gestore può chiedere di ricevere da Facebook, in forma anonima, i dati raccolti dai cookie per finalità di webtracking.
La sentenza della corte Europea
Sul punto si è pronunciata la Corte Europea. Quest’ultima in una sua sentenza, ha di fatto nominato l’amministratore di una pagina fan di Facebook responsabile del trattamento dei dati. Facebook a sua volta, insieme all’amministratore, sarà responsabile di tale trattamento che quest’ultima raccoglie e mette a sua disposizione. Il Gestore della pagina dovrà quindi procurarsi una valida base di trattamento per poterli utilizzare e creare le campagne mirate di advertising.
Scatta oggi l’entrata in vigore dei nuovi (e controversi) termini di utilizzo di WhatsApp, annunciati per la prima volta a gennaio. Oggi, 15 maggio, scatta la giornata in cui WhatsApp impone a tutti la scelta: o si accettano le nuove policy del servizio, o non le si accetta.
Se dapprima la minaccia era quella dell’esclusione dall’uso dell’app (imponendo di fatto l’accettazione delle policy), in seguito il gruppo ha rettificato la propria azione ed ora ha trovato una nuova via.
Chi non accetterà le regole di WhatsApp sarà impossibilitato ad accedere alle sue funzioni. Per oltre due miliardi di utenti in tutto il mondo è scattato l’ultimatum.
Nessuno sarà escluso dall’app. Anche chi non accetta i nuovi termini d’uso, quindi, potrà continuare ad utilizzare WhatsApp senza che venga accompagnato forzatamente alla porta. Tuttavia la sua esperienza sarà profondamente differente e tale da imporre di fatto l’accettazione dei termini.
Inizialmente l’aggiornamento era stato programmato per l’8 febbraio. Tuttavia le proteste degli iscritti, di cui hanno giovato le rivali Telegram e Signal, e le reazioni di diverse autorità nazionali e sovranazionali – tra cui il Garante italiano per la privacy – hanno spinto Menlo Park a rinviare la scadenza di oltre tre mesi per illustrare con maggiore chiarezza le novità in arrivo.
In Europa
In Europa l’aggiornamento non comporterà (quasi) nessuna modifica della privacy, I garanti non sembrano dello stesso parere. Come ad esempio Johannes Caspar, commissario di Amburgo per la protezione dei dati e la libertà di informazione, che giusto martedì ha intentato un procedimento contro la divisione europea di Facebook chiedendole di non raccogliere né elaborare alcun dato dagli utenti tedeschi di WhatsApp. In più ha invocato l’intervento dell’European Data Protection Board (Edpb) affinché approfondisca la questione e prenda una decisione vincolante in tutta Europa (qui il comunicato). Tra i problemi riscontrati, informazioni «non chiare», dal «contenuto fuorviante» e «notevoli contraddizioni».
Si legge ancora: «Anche dopo un’analisi approfondita non si comprende quali conseguenze possa avere il consenso per gli utenti». Di fatto, nulla di diverso rispetto a quanto osservato tre mesi fa dal già citato Garante italiano, che aveva definito impossibile per gli utenti sia «evincere quali siano le modifiche introdotte» che «comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica». WhatsApp però tira dritto e va al muro contro muro. Un portavoce della piattaforma ha fatto sapere agli organi di stampa che, «poiché le affermazioni del commissario di Amburgo sono errate, il suo ordine non avrà alcun impatto sul lancio dell’aggiornamento». Né in Germania né tanto meno negli altri Paesi.
In USA
Negli Stati Uniti e in altre zone del mondo, invece, diventa obbligatorio accettare che Facebook possa impiegare dati come il numero di cellulare o la rubrica di WhatsApp per mostrare pubblicità personalizzate. Delineati i possibili scenari, la domanda di fondo è: davvero, come sostiene WhatsApp, le uniche modifiche saranno legate agli account Business? «Non ho né strumenti né motivi per credere che ciò non sia vero – dichiara l’avvocato Ivan Rotunno, special counsel dello Studio Orrick ed esperto in materia di privacy e questioni regolatorie del web –.
In assenza di accettazione, le limitazioni previste sono le seguenti:
Non potrai accedere all’elenco delle chat, tuttavia potrai rispondere alle chiamate e alle videochiamate in arrivo. Se hai abilitato le notifiche, potrai toccarle per leggere o rispondere ai messaggi, o richiamare in caso di chiamata o videochiamata persa. Dopo alcune settimane con funzionalità limitate, non potrai ricevere chiamate in arrivo o notifiche e WhatsApp interromperà l’invio di messaggi e chiamate al tuo telefono.
Chi dava per morto il Pc dieci anni fa si sbagliava, e di grosso. Il 2020-2021 è stato l’anno d’oro dei notebook. Il mercato dei Pc è tornato a crescere dopo un decennio in calo, grazie alla pandemia che ha chiuso in casa milioni di persone a causa del lockdown.
Se c’è un dato che può ben fotografare cosa sia stato un anno di pandemia, questo è il numero di notebook venduti dal primo trimestre 2021 a questa parte. Vede vendite in crescita di oltre l’80%, con HP, Apple, Acer e Chrome OS ad ottenere i risultati migliori anno su anno. Secondo stime di Canalys, le vendite di Pc hanno raggiunto 297 milioni di unità nel 2020, in aumento dell’11% rispetto al 2019. Secondo IDC la crescita è stata di vendite annua è stata del 13,1%, con Gartner a certificare l’anno d’oro dei notebook nel 2020-2021, il migliore dal 2010 a oggi.
Il ruolo della pandemia
In tempi di pandemia, l’isolamento e i lockdown del resto, non potevano che portare gli utenti online. I numeri risultanti ad un anno di distanza sono il segno di un mercato che, pur stagnante fino a un anno fa, ora vive una nuova improvvisa ed inattesa rinascita. Jitesh Ubrani, research manager per Mobile Device Trackers di IDC, ha affermato: “La domanda non soddisfatta dello scorso anno è proseguita nel primo trimestre, a cui si è aggiunta quella causata dalla pandemia, tale da generare elevati volumi di vendita. Inoltre l’ultimo report della società di analisi Idc, riporta come, in questa prima parte dell’anno, siano stati spediti 83.981 milioni di dispositivi. Un netto balzo in avanti in confronto ai 54.123 del primo trimestre 2020.
Notebook 4g e 5g
Le vendite globali di Pc muniti di connessione 4G e 5G è aumentata del 70% nel 2020, superando quota 10 milioni di unità. Un trend di crescita alimentato dalla sviluppo di massa dello smart working e della chiusura degli uffici. Condizione questa che ha costretto milioni di persone a lavorare da casa.
Lo rende noto la società Strategy Analytics, che ha analizzato il mercato globale evidenziando che il Nord America ha rappresentato circa la metà delle vendite di Pc 3G, 4G e 5G venduti lo scorso anno, a fronte di Europa e Asia-Pacifico che insieme rappresentano il 45% del mercato.
Lenovo miglior venditore
A festeggiare maggiormente per questa crescita sono nomi quali HP, Apple, Acer e altri ancora. Tutti depositari di una crescita stimata tra il 90 ed il 100% rispetto al Q1 2020. Dell è l’unico elemento del gruppo che non riesce a raggiungere performance in linea con il mercato, fermandosi ad un comunque lusinghiero +37%. Lenovo, numero uno del comparto, passa da 8,9 a 16,3 milioni di unità vendute nel trimestre, con un trend relativo pari a +84%.
Hub USB Wenter a 11 porte l’offerta su Amazon da non perdere.
7 slot per il trasferimento dati 3.0; supporta il trasferimento dati ultraveloce fino a 5 Gbit / s, dieci volte più veloce dell’hub USB 2.0. Puoi guardare film, valutare film o trasferire file ad alta risoluzione in pochi secondi. 4 per la ricarica rapida che possono rilevare automaticamente il protocollo di ricarica rapida del dispositivo e caricare il telefono cellulare di oltre il 50% a una velocità fino a 2,4 ampere entro 30 minuti.
Tutti controllabili singolarmente, comprensivi di led. Proposto oggi con un doppio sconto su Amazon grazie all’offerta lampo di queste ore, l’hub USB Wenter a 11 porte, da tenere sulla scrivania per collegare o ricaricare qualsiasi dispositivo. Garantita la compatibilità con Windows, MacOS, Linux e Chrome OS. Tutti i dettagli nella scheda del prodotto.
A rendere particolarmente interessante l’accessorio proposto da Wenter sono i pulsanti che affiancano ogni slot. E’ possibile agire per controllarli singolarmente, attivandoli o disattivandoli a seconda delle esigenze.
Trattandosi di un’ offerta lampo proposta su Amazon solo per poche ore e fino all’esaurimento delle unità disponibili, il consiglio è di non perdere tempo.
Tutto il WiFi è o perlomeno sembrerebbe vulnerabile dal 1997 a causa di un nuovo bug: “FragAttack”, scoperto da una serie di ricercatori.
Si chiama FragAttack (da “fragmentation and aggregation attacks“) e rappresenta l’insieme delle vulnerabilità che sono state scoperte da una serie di ricercatori, uno tra tutti il belga Mathy Vanhoef, nello standard WiFi.
Si manifesterebbero su tutti i dispositivi che usano il protocollo “Wi-Fi” dal 1997 (praticamente dal suo esordio). Vulnerabilità potenzialmente gravi e tali da compromettere dati e dispositivi. Questi FragAttack sfruttano le vulnerabilità dei dispositivi collegati ad una rete Wi-Fi per attaccarli e rubare loro le informazioni archiviate.
Permetterebbero quindi a un intruso di raccogliere informazioni sul proprietario di un dispositivo all’interno del suo raggio radio Wi-Fi. Tale vulnerabilità contiene una serie di attacchi, che permettono di attaccare il Wi-Fi con più di una modalità.
La frammentazione delle stesse apre ad ulteriori scenari di pericolo, tali da poter colpire anche reti sotto protezione WPA3. I Frag Attack sfruttano il modo in cui il WiFi “rompe” e riassembla i pacchetti di rete. Sono questi i momenti in cui è possibile intervenire sul codice introducendo dei contenuti dannosi.
In pratica la falla sfrutta difetti di progettazione dello standard WiFi e in altri casi usa errori nella programmazione dei dispositivi.
Il rischio maggiore è che, attraverso un Frag Attack, si possano effettuare attacchi ransomware come quello che il gruppo DarkSide ha condotto contro l’oleodotto Colonial negli USA. A peggiorare il tutto, anche il fatto che i dispositivi sono vulnerabili anche se i protocolli di sicurezza Wi-Fi, come la password WEP o WPA, sono attivi.
Come intervenire?
Un intervento massivo di correzione sarà pertanto giocoforza necessario ed ogni utente dovrà prestare attenzione all’aggiornamento dei propri smartphone, pc, router e smart device nei mesi a venire.
Fortunatamente sono molti gli elementi che portano a contenere la pericolosità del problema. I ricercatori ritengono che il pericolo sia limitato: per compiere effettivamente l’attacco bisogna che vi sia un’interazione con l’utente, e che l’hacker operi all’interno del segnale Wi-Fi stesso. Quindi come prevenire i FragAttack? Con un casino di patch.
Tuttavia il modo più efficiente per proteggersi è utilizzare solamente siti con protocollo HTTPS e aggiornare i propri dispositivi alle versioni più recenti del firmware. Bisogna inoltre assicurarsi che il proprio router stia criptando i dati e utilizzare una password complicata.
Infine, l’associazione WiFi Alliance rassicura gli utenti.
“Non ci sono prove delle vulnerabilità utilizzate contro gli utenti Wi-Fi in modo dannoso, e questi problemi sono mitigati attraverso aggiornamenti di routine del dispositivo che consentono il rilevamento di trasmissioni sospette.”
Devi reinstallare Windows su un computer sprovvisto di unità ottica o con il lettore DVD rotto e non sai come riuscirci? Niente paura. Puoi creare una pendrive avviabile con all’ interno tutti i file necessari per installare Windows, al posto del classico CD, per ripristinare il tuo sistema operativo.
Sembra un’operazione abbastanza complessa, invece niente di più facile.
Esistono dei tool gratuiti che permettono di creare delle chiavette USB con Windows in maniera davvero semplicissima.
Cosa serve? Nulla che tu non abbia già a portata di mano o che possa procurarti con facilità.
Per primo, una chiavetta USB sufficientemente capiente, una connessione a Internet e/o un’immagine ISO del disco d’installazione di Windows. I requisiti esatti variano a seconda della versione del sistema operativo da trattare.
Backup dei dati
Ci sono alcune operazioni preliminari che devi eseguire. Innanzitutto, devi preoccuparti di effettuare un backupdei dati presenti sul tuo PC per evitare che questi vadano persi con la nuova installazione dell’OS. Dopodiché devi scaricare il sistema operativo.
Effettua quindi un backup dei dati presenti sull’hard disk del computer su cui desideri installare il sistema operativo. In questo modo, ti assicurerai di potervi accedere nuovamente in un secondo momento.
Per riuscirci, ti basta usare un hard disk esterno o una pendrive USB e trasferire tutti i tuoi file personali su di esso.
Scaricare Windows
Se hai il CD d’installazione di Windows e hai la possibilità di usufruire di un altro computer con un lettore CD/DVD funzionante, puoi servirtene per ricavare l’immagine ISO del sistema operativo. Per creare un ISO, cioè un file immagine che contiene la copia esatta del disco, puoi installare ImgBurn. Si tratta di un software di masterizzazione gratuito focalizzato sulla copia e la masterizzazione di file ISO. Per scaricare ImgBurn, devi collegarti al sito Internet del programma e cliccare prima sulla voce Mirror x – Provided by MajorGeeks che si trova al centro della pagina e poi sul link Download@MajorGeeks. A download completato apri, facendo doppio clic su di esso, il file appena scaricato (SetupImgBurn_xx.exe) e clicca prima su Sì e poi su Next.
Per impostazione predefinita, ImgBurn è in lingua inglese. Per tradurre il programma in italiano, chiudi il programma (se si è aperto) e scarica la traduzione in Italiano da qui.
Estrai quindi il file “italian.lng” contenuto nell’archivio appena scaricato nella cartella “C:\Program Files (x86)\ImgBurn\Languages” e avvia il programma.
Quando compare la finestra principale di ImgBurn, recati nel menu Tools > Settings, seleziona la voce “Italiano (Italia)” dal menu a tendina “Language” e clicca su “OK2 per salvare i cambiamenti.
Ora che ImgBurn è in Italiano, inserisci il CD/DVD da cui vuoi ottenere un’immagine ISO e clicca sulla voce “Crea l’immagine di un disco” presente nella schermata principale del programma.
Nella finestra che si apre, assicurati che nel menu a tendina “Origine” ci sia selezionata l’unità del tuo masterizzatore CD/DVD. In seguito clicca sulla piccola “icona a forma di cartella” che si trova sotto la voce “Destinazione“, scegli la cartella in cui vuoi salvare l’immagine ISO del tuo dischetto e seleziona la voce “ISO files (*.iso)” dal menu a tendina “Salva come“.
A questo punto, pigia sul pulsante “Salva“. Poi fai clic sull’”icona” grande con il CD e il foglio che si trova in basso a sinistra e attendi il completamento della procedura di estrazione dell’immagine ISO.
Se non hai il invece il CD a portata di mano, puoi scaricare Windows direttamente dal sito Internet di Microsoft. Per quel che concerne Windows 10, esiste un tool, denominato “Microsoft Media Creation Tool“, reperibile visitando questa pagina.
Effettuiamo il download cliccando sul bottone “Scarica ora lo strumento“, il quale preleva da solo l’immagine ISO del sistema operativo e crea chiavette o DVD per l’installazione dello stesso.
Nel caso specifico del download diretto del file ISO di Windows 10 e di Windows 8.1, per procedere con lo scaricamento seleziona dal menu a tendina “Seleziona edizione” e scegli l’edizione dell’OS da scaricare e clicca sul bottone “Conferma“.
In secondo luogo seleziona “Italiano” dal menu a tendina “Seleziona la lingua del prodotto” e premi ancora sul bottone “Conferma“. Per concludere, scegli se scaricare Windows a 64 bit oppure a 32 bit cliccando sul pulsante corretto e attendi che il download termini.
Configurare il BIOS
Per installare Windows da una pendrive USB, devi modificare l’ordine di avvio del computer facendo in modo che venga avviata prima la pendrive con l’OS.
Per compiere quest’operazione, devi andare ad agire sul BIOS, accedendo a quest’ultimo e cambiando l’ordine dei dispositivi d’avvio. Assicurati che la porta USB in cui andremo ad inserire la pendrive venga prima dell’hard disk del computer.
Sempre a proposito del BIOS, ti faccio notare che se è tua intenzione installare Windows 7 a 32 bit sui sistemi UEFI (ovvero la versione più evoluta e aggiornata del BIOS), devi avvalerti della funzione Legacy BIOS. Quest’ultima permette di emulare il vecchio BIOS, e devi provvedere a disattivare il Secure Boot, cioè quella funzione di sicurezza che impedisce l’esecuzione di sistemi operativi sprovvisti di apposita firma digitale.
Microsoft Media Creation Tool
Per installare Windows tramite USB, devi per prima cosa procurarti una pendrive da almeno 8 GB (vuota o senza file importanti all’interno, in quanto verrà formattata) e collegare quest’ultima al PC.
Successivamente, avvia il “file .exe” relativo al Microsoft Media Creation Tool che hai scaricato dal sito Internet di Microsoft seguendo le indicazioni di inizio post, fai clic sul pulsante “Sì” nella finestra che ti viene mostrata su schermo e premi sul bottone “Accetta“.
In seguito, seleziona l’opzione “Crea supporti di installazione (unità flash USB, DVD o file ISO) per un altro PC” e premi sul bottone “Avanti“.
Se devi installare Windows 10 su un PC diverso da quello in uso, rimuovi poi la spunta dalla casella “Usa le opzioni consigliate per questo PC” e seleziona dai menu a tendina su schermo le impostazioni corrette relative a 2lingua“, “edizione” e “architettura” del sistema.
Successivamente, fai clic sul bottone “Avanti” e scegli di creare una chiavetta USB d’installazione selezionando l’opzione “Unità flash USB“. Attendi quindi che il tool scarichi i file da Internet, formatti la chiavetta USB e la imposti come unità di boot.
Successivamente, se vuoi installare Windows sul computer corrente, riavvia il PC lasciando collegata la pendrive, altrimenti scollega la chiavetta USB, collegala al computer su cui desideri andare ad agire e accendilo. Esegui quindi il boot dall’unità che contiene il setup dell’OS.
Aspetta che risulti visibile la schermata per avviare l’installazione dell’OS. In seguito scegli “lingua“, “formato orae valuta” e “layout” della tastiera utilizzando gli appositi menu a tendina che ti vengono mostrati. In seguito, fai clic sul bottone “Avanti” e su quello “Installa“.
Fornisci ora il product key di Windows 10 in tuo possesso (oppure scegli di immetterlo successivamente, selezionando la voce “Non ho un codice Product Key“). Indica poi l’edizione di Windows 10 che vuoi installare (se richiesto) e clicca ancora sul bottone “Avanti“.
Accetta quindi le “condizioni d’uso” del software spuntando la casella apposita e premi nuovamente sul bottone “Avanti“.
Ora scegli, cliccando sulle voci apposite, se eseguire un “aggiornamento” della copia di Windows già presente sul computer oppure se effettuare un’”installazione personalizzata“.
Se opti per quest’ultima dovrai formattare l’hard disk scegliendo se installare l’OS su una partizione. Segui poi le indicazioni che ti vengono fornite per avviare la procedura e attendi che l’installazione di Windows 10 venga completata. In seguito, il computer verrà riavviato. Dopodiché dovrai attenerti alla semplice “procedura di configurazione iniziale” di Windows 10 durante la quale puoi regolare varie impostazioni del sistema operativo come meglio credi.
Microsoft Teams è uno spazio di lavoro via chat concepito con in mente Office 365, e come suo complemento per la gestione del flusso di lavoro di aziende e organizzazioni. Annunciato alla fine del 2016, e poi lanciato ufficialmente nel Marzo 2017, comprende una suite di comunicazione completa, integrando chat testuale, riunioni video virtuali, storage su cloud e integrazione con applicativi di terze parti.
Inizialmente una semplice evoluzione di Skype for Business, è diventato un punto nevralgico dell’offerta della compagnia di Redmond per aziende ed organizzazioni di ogni composizione. È possibile considerare Microsoft Teams come la piattaforma di lavorocondiviso, creata da Microsoft e omologa per molti aspetti a quella di Google, denominata G Suite.
Ecco una breve guida all’uso di Microsoft Teams e allo sfruttamento delle sue potenzialità.
Come si usa
Come funziona Team, esattamente? Molte persone sono confuse dal suo funzionamento, in quanto non riescono a comprendere il modo in cui la piattaforma ed i servizi offerti da Microsoft Teams possano aiutare piccoli gruppi aziendali o grandi compagnie a migliorare la produttività.
Con Teams è possibile interagire in più persone sugli stessi file di lavoro, grazie all’integrazione con strumenti di lavoro Office tra cui anche Microsoft 365.
Se volete sapere come usare Microsoft Teams al meglio, sappiate che la sua forza risiede nella sua versatilità e le sue spiccate funzioni dedicate alla collaborazione e alla comunicazione. Si possono gestire ed integrare vari team all’interno di una stessa realtà aziendale, separati ma all’occorrenza capaci di collaborare insieme.
Per iniziare, collegati al sito dedicato a Microsoft Teams e clicca sui pulsanti “Scarica per il desktop” e “Scarica Teams“. Dopo qualche secondo, inizierà il download del file eseguibile per installare Teams (Teams_windows_x64.exe).
Al termine potrai avviare l’installazione di client di Teams con un doppio clic sul file in questione.
Il processo d’installazione di Teams inizia dopo che clicchi sul tasto “Esegui” ed è la stessa schermata di installazione del software che ti propone di effettuare l’accesso al tuo “account Microsoft” (quello da usare in Microsoft Teams). Inserisci, quindi, l’Indirizzo di accesso nel campo apposito, clicca sul pulsante “Accedi”, immetti anche la Password nell’apposito box e clicca, infine, sul pulsante “Accedi”.
Dato che è la prima volta che avvii Microsoft Teams dal tuo PC, l’installazione stessa ti notificherà la necessità di iscriverti a Teams, premendo il pulsante “Iscriviti a Teams“.
Una volta cliccato su quest’ultimo, chiudi la finestra e attendi l’apertura della pagina di iscrizione, da cui puoi cliccare sul pulsante viola “Iscriviti gratis“.
Per proseguire, inserisci ancora una volta il tuo indirizzo email e rispondi alla domanda Come si vuole usare Teams?. Nel caso scegliessi “Per il lavoro“, dovrai inserire le tue informazioni personali come amministratore, quindi “Nome, Cognome, Nome azienda e Paese o area geografica“.
La scelta “Per la scuola” richiede invece l’inserimento dell’indirizzo email in modo tale da iscriversi a “Office 365 Education“. Ovviamente, c’è anche la possibilità di iscriversi “Per amici e parenti” per un uso personale e gratuito.
Completata l’iscrizione apri il client di Microsoft Teams. Lo stesso programma riconoscerà l’associazione o l’azienda con cui sei iscritto a Teams. Nel caso ne avessi più d’una, potrai cambiarla tramite l’apposito menu a tendina e confermarla, cliccando sul tasto “Continua” collocato al centro.
A questo punto, la prima finestra che si apre ti avverte della creazione di un “link di collegamento” al tuo team, che puoi condividere con le persone con cui vuoi collaborare.
Clicca, dunque, sulla voce “Copia collegamento“, per poter incollare il link in questione e condividerlo con chi vuoi; dopodiché clicca sul tasto “OK“.
Bene, così facendo sei dentro il programma Microsoft Teams. La parte sinistra della schermata ti mostra il menu Team, il quale mostra il o i team di cui fai parte. In questa schermata, subito sotto la voce “Generale2, c’è un sottomenu del team, ovvero un canale: quest’ultimo può essere tematico, dedicato a un gruppo più specifico di collaboratori.
Per avviare una conversazione con il team, ti basta scrivere qualcosa nella barra bianca sotto con la scritta “Avvia una nuova conversazione“, mentre se intendi indirizzare un messaggio a una specifica persona puoi usare la formula “@nomeutente“.
Prima di fare questo però, potresti avere la necessità di aggiungere persone al tuo team. Questa operazione è fattibile cliccando sul pulsante “Aggiungi altre persone” posto nella parte centrale della schermata.
Il pulsante accanto, “Crea altri canali“, serve invece per aggiungere dei canali di conversazione a quello Generale già esistente.
Dal menu delle schede in alto puoi passare dal tab “Post” a quello “File2, utile per visualizzare l’elenco dei file del team, oppure a quello “Wiki” dove invece si condividono guide e nozioni importanti al gruppo.
Successivamente, c’è il menu “Chat” che viene popolato dalle conversazioni private o di gruppo alle quali si è preso parte. Anche qui è presente una funzione di “filtro“, più quella per “invitare persone2 (posta in basso), utile per creare nuove conversazioni.
Riunioni
Il menu successivo si chiama “Riunione” ed è utile nel caso volessi creare una Riunione immediata, oppure accedere allo strumento “Pianifica una riunione2. Con la prima scelta il programma ti chiede di inserire i nomi dei partecipanti, con la seconda, oltre ai nomi devi anche inserire data e orario.
Il terzultimo menu a sinistra è quello “Chiamate“, da cui puoi importare i contatti Skype,fare una chiamata tramite l’opzione “Composizione veloce“, sfogliare la lista dei tuoi “Contatti“, la “Cronologia” delle chiamate e ascoltare la “Segreteria” delle chiamate perse.
Per aggiungere un nuovo contatto da chiamare, clicca sulla voce “Contatti” e poi sul tasto “Aggiungi contatti“, al centro.
Esiste quindi sia la possibilità di comunicare personalmente con i membri del team, attraverso la chat privata singola o di gruppo. Cioè poter parlare all’intero gruppo di lavoro attraverso i post dei canali.
All’inizio sembra che tutta l’organizzazione sia confusionaria, ma la verticalità di Microsoft Teams è a tutto vantaggio di chi esige un controllo capillare sul flusso di lavoro. Il programma punta ad una efficiente comunicazione con tutti i membri dello staff che lavorano su di un obbiettivo comune.
App disponibile per tutte le piattaforme desktop (Windows/Mac/Linux) e mobile (Android/iPhone/iPad)
Versione web accessibile tramite browser
Organizzazione riunioni fino ad un massimo di 10.000 persone
Riunioni sicure con audio, video e condivisione schermo di alta qualità
Storage condiviso tra i membri del team
L’ultimo menu che puoi vedere, distaccato rispetto a quelli che ti ho descritto prima, è chiamato “App“. Si tratta di vere e proprie applicazioni da integrare in Microsoft Teams. Ce ne sono tra le più svariate, come YouTube, Wikipedia, Zoom e tantissime altre ancora.
Per facilitarti la ricerca delle applicazioni di tuo interesse, ti suggerisco di cliccare sulla barra “Cerca tutte” e digitarne il nome, oppure puoi aiutarti cliccando sulle “categorie” poste più sotto la barra di ricerca.
Questo è quanto puoi fare su Microsoft Teams, ma non è ancora tutto.
Infatti, è possibile regolare le impostazioni personali del profilo, come il proprio stato, il messaggio di stato e altre preferenze d’uso.
Per farlo, clicca da qualsiasi schermata sull’icona raffigurante un omino con un pallino verde accanto. Qui tramite il menu tendina che si apre, esprimi le tue preferenze. Oppure effettua un controllo degli aggiornamenti, così da assicurarti di usare sempre l’ultima versione di Teams.
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